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giovedì 15 maggio 2008
mercoledì 14 maggio 2008
167, la Festa di Maggio e' per voi, benvenuti!
Ecco che arriva l’attesa Festa di Maggio: un appuntamento atteso da tutti i casanovesi e non solo, un occasione per rivedere i tantissimi amici che per motivi di lavoro sono sparsi per l’ Italia e oltre. Un momento di grande felicità per tutti noi compaesani che per un volta all’anno si gustano le strade del nostro paese piene di visitatori. Gente che colora le strade di allegria, che riempie i bar con sane e rumorose risate, bambini che corrono alle giostre e tutto ciò che da sempre caratterizza la nostra cara festa di Maggio.
Tutto uguale, tutto nuovo: è questo che garantisce la sopravvivenza della nostra festa paesana che conserva intatto lo spirito di partecipazione. Infiorata, banda musicale, processioni e botti ma, soprattutto Gianluca Capozzi. Io amo Gianluca Capozzi, grazie al quale vedremo le nostre strade piene dei suoi sostenitori provenienti da tutto l’agro aversano e da tutto l’hinterland napoletano. Che uomo, Gianluca Capozzi, con il suo stile inconfondibile da tamarro da rete privata. Che fortuna sentire il martedì della festa una musica così soave, altro che Bennato che per quattro soldi suonerà la stessa sera a Cellole la solita musica. Grazie alla commissione della festa, finalmente Casanova si accoderà agli usi e costumi dell’intera provincia casertana e napoletana, fatta di neomelodici e grezzarie varie, grazie. Capozzi, un nome una garanzia.
Scusate sono tornato in me: per capire chi fosse sto neomelodico ho ascoltato qualcosa e sono stato rapito dalle sue note ma fortunatamente il pranzo e' pronto e le grida di mia madre mi hanno distolto dall’ipnosi neomelodica. Ecco, sono lucido. Non so cosa ho detto fino ad ora ma posso soltanto dire : ma chi cazzo è sto Capozzi e che cazzo viene a fare a Casanova ma non era decisamente meglio Giovanni il barista che ha una bella voce, un ottimo approccio scenico ed è anche un bell' uomo? Capozzi Capozzi si te vedo ti prendo a cazzotti.
Jakualazione Feroce.
lunedì 12 maggio 2008
Poveri Rumeni, Poveri Campani
Inoltre quasi tutti i comuni sono attrezzati con campi nomadi ubicati in posti strategici delle città da usare come basi per attività illecite o al limite della legalità. E' da far notare però che insieme a questi elementi su descritti sono giunti anche lavoratori seri e volenterosi che apportano un contributo determinante per il buon andamento della nostra economia e sono la stragrande maggioranza. Senza dimenticare l'esercito di badanti rumene che sono quasi indispensabili nell'assistenza agli anziani. Questi sono i poveri rumeni che quotidianamente vengono sottopagati, maltrattati e tartassati dalla ottusa burocrazia italiana quando chiedono un permesso o una certificazione. Questa categoria è totalmente ignorata dalla stampa che dedica la propria attenzione esclusivamente alla minoranza dedita al crimine in tutte le varie sfaccettature. Così oltre al sacrificio materiale che devono sopportare per vivere onestamente del proprio gravoso lavoro devono anche subire quello morale. Infatti grazie a certa stampa la parola rumeno è equiparata a delinquente zingaro o prostituta. Come i rumeni, in Italia abbiamo un'altra popolazione sottoposta ad una vessazione simile ed è il popolo campano. Per popolo campano si intende gli abitanti di tutte le province della Campania escluso l'area metropolitana di Napoli conosciuti come “ napoletani”. La popolazione campana per cultura, per tradizione di educazione si dedica quotidianamente al lavoro con dedizione ed onestà. E' da precisare che su cinque milioni di residenti in Campania quattro milioni sono campani e un milione “napoletani”. Questa maggioranza deve convivere col crimine organizzato , comune e politico, servizi inefficienti per tasse esorbitanti obbligata a consumare gran parte dello stipendio solo per recarsi al lavoro. Come i rumeni onesti sulla stampa italiana non si parla di loro ma esclusivamente dei criminali dediti allo spaccio di droga , della raccolta dei rifiuti inefficiente o del potere sospetto di Mastella e Bassolino,così qualunque campano è equiparato al napoletano ovvero delinquente, nel migliore dei casi scansafatiche. Anche la stampa locale tende solo a trattare ed amplificare i fenomeni criminali in ogni forma ignorando il sacrificio giornaliero a cui è sottoposta la parte sana di queste popolazioni che sono la maggioranza. Purtroppo, oltre qualche modesta riflessione come questa, espressa su piccoli blog, sicuramente dal tipo di informazione che vige da noi, non saranno mai presi in considerazione perciò devono rassegnarsi: i rumeni onesti ad essere considerati delinquenti e zingari ed i campani ad essere passati per camorristi e zozzi.
Poveri rumeni onesti , poveri campani!!
sabato 10 maggio 2008
La Tragicomedia dei Sentimenti
Si tranquillizzi pure chi suda freddo: non vuole essere questa l’inaugurazione di una nuova sezione sulla scia de ‘LA POSTA DEL CUORE’, anche se ammetto mi sarebbe sempre piaciuto gestire una rubrica del genere…se non altro per sciogliere nell’acido del disincanto i turbamenti amorosi e non di ignari e sfortunati lettori.
Che volete farci: ognuno soddisfa come può il proprio sadismo!!!
Ma veniamo al dunque…sempre che un dunque ci sia!
Oggi, dopo molti mesi, ho risentito una delle mie più care amiche che vive lontano.
Come ben potete immaginare, tra le ciarle femminili al primo posto spiccano inevitabilmente “angosce cardiologiche” quotidiane e avventure con improbabili principi azzurri camuffati da comuni mortali di sesso maschile (o è il contrario???).
Lei mi racconta, quindi, di questo suo nuovo “incontro” col quale è nato un certo feeling.
Mi descrive quanto lui sia meraviglioso, che persona sensibile, matura e intelligente sia e di che perla rara nel duro mondo dei rapporti di coppia abbia avuto la fortuna di incontrare..e via continuando con una profusione di elogi vari (prerogativa squisitamente femminile!) che paiono rasentare l’impossibile.
Alla sua sfilza di lodi, una piccolissima pulce ha cominciato ad insinuarsi pian piano nel mio orecchio e a sussurrarmi insistentemente: “Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però!..”
Mi son salite le lacrime agli occhi tentando di trattenere, abbastanza invano a dire il vero, la mia ilarità…dato che la mia intuizione (anche questa prerogativa femminile per luogo comune) era già andata chilometri e chilometri oltre durante la colorita narrazione.
Mi faccio coraggio, dando finalmente ascolto all’esausta pulce e le dico: “Ok, va bene! Però?”
Prosegue:
“Lui dice di continuo che con me sta benissimo, che sembro la persona giusta per lui, che mi vuole bene e via dicendo…PERO’…non vuole che ci leghiamo!!!
Ti giuro **** (mio nome!), avrei mille volte preferito mi dicesse che gli faccio schifo, o cose del genere!!! Questo è scemo!!! Ma che vuol dire? Uno è GIA’ legato nel preciso momento in cui decide di intraprendere un rapporto del genere! E non è neppure un giovincello! …Ma secondo te sono scema io?!?!”.
Giunta a questo punto non ce l’ho proprio più fatta, nonostante la mia buona volontà, e sono scoppiata in una lunga, sonora, isterica ristata che ha da principio indispettito non poco la mia amica.
In realtà, come le ho poi spiegato tranquillizzandola, ridevo perché con la sua storia lei mi ha involontariamente raffigurato una situazione che attualmente vivo io stessa!
Tanto è vero che le ho chiesto nome e descrizione del principe in questione, temendo un miracoloso caso di ubiquità!
Com’è poi proseguita la telefonata poco importa. La tragedia, o meglio, la “tragicommedia”, è iniziata quando ho riattaccato. Sì, perché è li che è cominciato “l’autointerrogatorio”!
Poco a poco, dal divertimento per le assurde analogie delle due situazioni, sono sprofondata in uno stato malinconico che si è prepotentemente tramutato in rabbia, via via che le domande prendevano corpo.
Ora non voglio parlarvi delle mie prosopopee sentimentali e della fantozziana e persistente sfiga della sottoscritta in tal sfera, anche se, mi ci gioco la mano, vi divertireste da matti tante ne ho collezionate!
Piuttosto, vorrei capire assieme a voi se le mie sono soltanto stupide impressioni, infondate per giunta, o se qualcosa è davvero mutato.
Chiariamoci, non voglio parlare dell’amore con la ‘A’ maiuscola (sarebbe troppo e mi impelagherei in discorsi senza uscita), quanto della “genuinità” dei rapporti affettivi in generale. Ergo, voglio proporre oggi, a voi e a me stessa, una riflessione sul delicato argomento degli “approcci” con l’altro sesso…soltanto fare una serie di domande che non necessariamente hanno chiare risposte.
Mi chiedo allora in primis come mai, oggi, avvertiamo un disperato bisogno di razionalizzare e schematizzare tutto, sentimenti compresi; di dare una precisa “collocazione spazio-temporale” a moti dell’animo che nulla avrebbero di razionale.
Come mai è diventato tutto ad un tratto così fondamentale precisare all’altro: “Questo è il mio spazio, tu puoi arrivare fino a questo limite!”…quasi si temesse la riduzione in schiavitù della propria persona.
Magari mi sbaglio, lo spero tanto anzi, e sicuramente il mio è un punto di vista parziale e non obiettivo…ma ho l’impressione si sia persa quella naturalezza che di certe cose era la prerogativa. Io non vedo più, guardandomi attorno, che so, il piacere dell’imparare a conoscere l’altro un po’ per volta, passo passo, gesto dopo gesto. Non riconosco più il “batticuore”! Non vedo più il sincero e spensierato piacere dello stare assieme di due persone che si trovano bene. C’è sempre, incombente come una spada di Damocle, la paura del legame e di quel che sarà il futuro.
La maggior parte delle storie d’amore porta già scritta nel proprio destino per questo, ancor prima di iniziare davvero, la parola FINE. Come se dividere la vita o parte di essa con una persona sia un grave torto alla propria autonomia, un insulto alla crescita dell’ “io”. Egoismo? In molti casi decisamente, ma altre volte non è così semplice… Paura? Forse. Ma allora perché abbiamo gradualmente sviluppato siffatti timori, che in certi casi specifici rasentano la paranoia? E perché questa forte ritrosia a concedersi, quando lo scambio di sé, il donarsi, è una delle poche gioie che ancora ci rimangono? Paura di ripetere esperienze negative? Niente e nessuno può realmente preservarci da quelle. Perché allora negarsi tutto in partenza nel timore di una possibile sofferenza?
Personalmente vivo i sentimenti nel modo più semplice possibile, in maniera quasi fanciullesca a volte, lo concedo. Se una persona mi piace e ci sto bene, ho voglia di imparare a conoscerla, avidamente, di passarci assieme molto tempo, di lasciare che quel che provo dia i suoi frutti…commestibili o meno!
Ho una profonda nostalgia di tempi e dinamiche che non ho conosciuto, ma che avevano nella spontaneità la propria peculiarità. Ci si innamorava oppure no, ed il resto veniva matematicamente e inevitabilmente da sé, ma senza tutte le sovrastrutture, le congetture e le conseguenti frustrazioni che si incontrano oggi.. niente vie di mezzo.
Io trovo che i sentimenti siano la sola cosa che nel mondo odierno dia un vero senso all’esistenza, la parte più vera dell’animo umano…ma stiamo imparando a controllare e definire pure quelli…(ci voleva un po’ di retorica, no?)!
Ecco.. ma perché?
..Dove voglio arrivare con questo? E che ne so!!!! Se lo sapessi avrei cercato di fare in modo di arrivarci prima possibile!!!
Allora, un po’ come una canzone, dedico queste righe confuse alla mia amica, perché trovi la forza di mandare al diavolo una persona che non sa o non vuole “donarsi”..
..A voi, che purtroppo avete capito di cosa parlo (io ancora non del tutto!) e che vivete le stesse perplessità..
A me stessa, affinché la smetta una buona volta di farmi domande inutili e vada avanti accantonando “l’autoerotismo cerebrale”..
…E infine a voi che, invece, non avete capito un tubo di quel che ho scritto (fortunati!!!!), perché possiate mandarmi a quel paese a cuor leggero!
Viva l’amore!
venerdì 9 maggio 2008
A.A.A. - coscienza ambientalista cercasi
Mi piace passeggiare all’aperto, guardarmi intorno e scoprire sempre qualcosa di bello della nostra terra. Mi piace guardare le montagne che rinverdiscono e che mi danno un senso di sicurezza, di appartenenza e mi piace, attraverso di esse, salire verso l’alto perché, insieme al corpo, sale anche lo spirito.
Quando torno da Napoli o da altri luoghi, le riconosco da lontano e sono per me il punto fermo a cui faccio riferimento, come buone nonne che stanno lì a proteggerci e ad aspettarci da sempre.
Le mie montagne. Neanche tanto alte da essere classificate montagne, ma la loro linea morbida e flessuosa è un conforto per gli occhi…. Le vedrò bruciare di nuovo questa estate?
Non tutti, infatti, le amano alle stesso modo. Chi le usa e chi ne abusa…
Forse quelli che le amano di più sono proprio i cacciatori, anche se a loro vengono attribuite colpe che non sempre hanno. Sono i cacciatori che conoscono l’importanza della corretta conservazione dell’ambiente; certamente c’è un interesse di parte, ma almeno ci tengono a tutelare il nostro patrimonio naturale…
Nel corso degli anni ho assistito alle inevitabili trasformazioni che l’ambiente ha subito per cause naturali o da parte dell’uomo e, usando una frase scontata, devo dire che eravamo migliori quando stavamo peggio. Oggi violentiamo con irriverenza l’ambiente che è stato per i nostri padri fonte di sostentamento; forse proprio perché per noi non è più tale. Il rapporto con la terra non è più quello di rispetto ma solo di sfruttamento intensivo ed utilitaristico. La Grande Madre è stata declassata al ruolo di schiava da cui si pretende tanto concedendole ben poco.
E’ inutile dire che tutto ciò è profondamente sbagliato ed è necessario restituire all’ambiente il ruolo che gli spetta.
Il nostro Comune non è purtroppo immune da certi atteggiamenti sbagliati nei confronti dell’ambiente. Anche se le recenti vicende delle ecoballe hanno dato uno scossone alla nostra sensibilità ecologica, siamo ancora ben lontani dal raggiungere un comportamente di civile rispetto per l’ambiente che ci circonda.
Non posso fare a meno di notare l’ inciviltà di alcuni cittadini che, con grande irresponsabilità, abbandonano sacchetti di spazzatura d’ogni genere, o quelli in cui era contenuto il concime, lungo le strade vicinali là dove nessun netturbino li andrà a raccogliere! Il risultato di questo irresponsabile comportamento è che i sacchetti si rompono e rovesciano il loro contenuto dappertutto, deturpando luoghi che dovrebbero essere preservati da qualsiasi tipo di inquinamento. Già ci è stata inquinata Selleccola, ora contribuiamo anche noi cittadini ad imbruttire quello che ancora può essere salvato! Eppure basterebbe così poco! Basta portarsi a casa i sacchetti colmi dei resti delle nostre scampagnate e metterli fuori la porta per la raccolta! Sembra così difficile farlo?...
Oggi abbiamo una nuova Amministrazione che ci ha promesso la tutela e la bonifica del territorio e a cui voglio credere perché c’è in me un bisogno di crederci, ma, allo stesso tempo, non possiamo scaricare tutte le responsabilità sugli amministratori. I primi a tutelare il nostro territorio dobbiamo essere noi, con dei comportamenti corretti e civilmente responsabili.
Dalle pagine di questo blog, invito il sindaco a far ripulire la strada vicinale che porta verso la Creta e, allo stesso tempo, invito tutti i cittadini ad avere più rispetto dell’ambiente in cui viviamo, adottando comportamenti di tutela e difesa e non di aggressione. E chi una coscienza ambientalista ce l’ha già, sia veicolo di formazione e informazione per gli altri, affinchè tutti, e dico tutti, possiamo collaborare alla crescita sempre più civile di questo nostro Comune. Grazie.
Galatea
Siamo tutti troppo Io
"Brava, sono assolutamente d’accordo, ma forse una volta a settimana è un pò troppo, per me basterebbe una volta al mese!
A questo punto una signora appena arrivata s’intromise nella piacevole conversazione ed esclamò, guardando sbigottita le due donne negli occhi: " ma che cazz’ state a dice? Non vi fidate di questi che stanno mò sul comune? Ma che gente siete! Che gente mal –stava per dire, quando la prima signora la interruppe e disse molto ragionevolmente : "mi scusi signora, per adesso abbiamo solo affidato ai nuovi amministratori la gestione della cosa pubblica, tanto che li abbiamo votati, ma interessarsi di quello che ci riguarda, delle decisioni che prendono è cosa ben diversa dal non fidarsi! Per giunta controllare l’operato è un sacrosanto dovere che abbiamo purtroppo dimenticato di svolgere".
"Oh si è proprio vero, sono d’accordo- fece l’altra donna, quasi sull’onda di uno slancio eroico neo-giacobino- e quindi lei dovrebbe sapere che ora noi faremo.., ma non fece in tempo a finire, che a quel punto cominciarono ad uscire gli Io dal giardino, che il Sole stava per tramontare cosi che le spine, sentendosi sole, li fecero tutti fuggire.
Non so come concludere questa storia , perchè non oso rivelarvi la verità su quello che fecero gli Io, dopo il ritorno alle tribù. D’altronde il fato così volle, anche perchè da tempo gli uomini e le donne non sono più artefici del proprio destino.
venerdì 2 maggio 2008
Il segreto del Conte Biasox
...ma serviva per giustificare il suo lauto appannaggio e per procurare qualche incarico ai valvassini amici. Le altre giornate il conte le passava godendosi il sole, curando le rose del meraviglioso giardino pertinente la sua villa. Un pomeriggio, proprio mentre era intento a godersi i suoi fiori il servitore gli annunciò la visita del suo valvassore più fidato, Don Juan de Bufalarinis. Il conte diede ordine di farlo passare subito e dopo averlo accolto con un abbraccio affettuoso lo fece accomodare in giardino. Don Juan senza perdere tempo lo aggiornò sulle vicende della contea, riferendogli delle feste e degli sfottò degli avversari.
mercoledì 30 aprile 2008
Ritorno a Gomorra
Delirium munnezzis
Ma quest’ accigliato individuo fu già bello e digerito, risucchiato, senza più voce, insomma come può parvi un uomo che si sgola dentro una campana di vetro. Questa strana impressione mi scosse di primo mattino, ma fu lì per lì scacciata dal sole splendente nel cielo e mi si figurò innanzi la letizia di un estate gialla, con spiagge vergini per contare i baci dell’amore. Dal balcone di rimpetto però si affacciò, il fratello del signore finito per sbaglio da un campana di vetro in bocca al lupo. Questo poi mi invitò a salire, affinché mi potesse chiarire, per bene, le profonde ragioni dell’ineluttabile destino del Meridion d’Italia. Non le racconteremo purtroppo, però posso dirvi che erano molto precise e sfacciatamente inquietanti. Questo c’aveva ragione se volete, tanto diceva, ormai a noi del resto non ce ne deve importà un cazzo, se abbiamo una ditta esterna che gestisce tutto l’apparato dei rifiuti, speriamo solo che lo fanno bene!..E’ certo a questi mica li paghiamo con le canzoni.?! Seguitando ad ammiccare, come per dire "eh, i soldi sò soldi"
***
Insomma del più e del meno si è parlato stamattina col fratello di quello là, ma non era questo il punto. Ora che potevo fare?Di chi fidarmi?Di nessuno, pensai tosto, e mi incamminai per cinque giorni, senza incontrare anima viva, meditando sul cammino delle stelle e di metafisica.
*** Mi svegliai e venni morso da uno scarafaggio di buon mattino. Dopo altri due giorni invece mi capitò che mi rincorse un topo e mi diede anch’esso un morso, sempre di mattino presto. A quel punto pensai che era meglio muoversi, c’era ancora tutta la giornata davanti.
Il primo morto di sonno.
domenica 27 aprile 2008
e' il momento del fare
Con questa lettera vorrei inaugurare un atteggiamento nuovo nei confronti dell’amministrazione comunale, che non si fermi alla pura critica ma che sappia anche proporre qualche cosa. Vorrei inoltre che ci si allontanasse dai soliti stupidi interrogativi sul se l’amministrazione sia di sinistra o di destra, che pure invece sembrano interessare tanto a qualcuno. Qui trattiamo di politica locale, di temi locali, dove le appartenenze politiche c’entrano ben poco e dove invece si fanno importanti i fatti concreti.
Nella campagna elettorale appena conclusa, se ho ben inteso, hai preso l’impegno di amministrare il nostro comune con l’intento principale di promuoverne il progresso economico e sociale, o almeno provarci. Mi auguro che effettivamente ti impegnerai in un compito gravoso e che molte volte e’ senza riconoscimenti. Credo tu sappia molto bene che è molto più redditizio, politicamente e in riconoscenza, distribuire i fondi della collettività col solo scopo di crearsi amicizie o altro. Sono fiducioso però, che cercherai di imprimere una svolta alla vita di questo comune se non a 360 gradi almeno a 90. Confido che si realizzeranno marciapiedi senza guardare chi ci abita, si approverà il PUC indirizzandolo anche alla utilità e allo sviluppo del comune non solo all’interesse di pochi privati. Credo che ti dedicherai a risolvere nel migliore dei modi l’annoso problema dei rifiuti e un miglior funzionamento della macchina burocratica comunale.
“Sono fiducioso”, “confido”, “credo”: ho usato questi termini non a caso. Li ho usati perche questi sono da oggi i TUOI DOVERI ISTITUZIONALI, in base ai quali sarai, almeno da me, giudicato.
Oltre a quanto sopra, che fa parte dei doveri di normale pubblica amministrazione, propongo che tu faccia tuoi i punti innanzi esposti. Mi sono permesso di dare anche qualche consiglio sul finanziamento di quanto proposto in quanto si vocifera che le casse comunali siano state prosciugate nella passata gestione.
1- Incaricare un avvocato di riabilitare il comune dall’accusa di comune camorristico, provvedendo poi alla cancellazione di Carinola dagli elenchi dei comuni sciolti per camorra.
2- Circonvallazione Casanova nord. Invertendo le logiche di gonfiare i prezzi, incaricare l’ufficio tecnico di effettuare la ricognizione delle particelle interessate e disegnare il tracciato della costruenda strada. In mancanza di fondi, si può realizzare come strada rurale, basta un fondo di ghiaia senza l’asfalto, da realizzare poi in tempi successivi.
3- Collegamento di Carinola con il convento monumentale di S. Francesco. Stessi criteri del punto 2, con una piccola spesa per costruire una briglia sul rivolo detto “Mulinieglio”. Assegnare entrambi i lavori come obiettivo di valutazione 2008 all’ufficio tecnico. Se raggiungono l’obiettivo implementare il premio con una somma aggiuntiva.
4- Richiedere alla Marina Militare, in comodato gratuito, l’uso della galleria ex base Nato per due scopi. Primo: realizzarvi la più grande discoteca d’Europa. Secondo: ci liberiamo dalle chiacchiere e i sospetti sul contenuto della stessa. La Marina non la concederà? Niente di male, ci abbiamo provato. Senza spendere nulla.
5- Taglio dei rovi che dai fondi privati ostacolano il transito sulle strade di qualunque tipologia. L’ultima ordinanza concreta risale al 1325 emanata dal duca pro tempore di Carinola. Per non impegnare il comando dei vigili, già oberato di lavoro, si propone di nominare con un contratto a termine due persone che raccolgano le eventuali segnalazioni dei cittadini e provvedano agli atti consequenziali: segnalazione al comando vigili per stilare la sanzione prevista dalle normative e comunicazione all’ufficio tecnico che provvede a far effettuare il lavoro da una cooperativa precedentemente convenzionata col comune.
6- Recupero ambientale della cava di Casanova, via Vaglie. L ‘amministrazione decida per un recupero naturalistico o di acquisirla al patrimonio comunale utilizzandola per scopi ludici o sportivi. Campi da tennis, calcetto,tiro a piattello ecc. con fondi del CONI. Come possiamo vedere da queste foto, l’alternativa e’ che diventi l’ennesimo immondezzaio del comune.
7- Recupero dell’area archeologica denominata Forum Popilii, stipulando una convenzione gratuita con l’università Federico II di Napoli. Modificare la destinazione d’uso del carcere mandamentale destinandolo a sede del museo comunale dove allocare i numerosi e sicuramente bellissimi reperti che verranno trovati durante l’esecuzione dello scavo.
Comprendo che per realizzare quanto sopra sia necessario un grande impegno ma ti assicuro che se ci riuscirai il premio sarà grandissimo. Sarai ricordato come il sindaco che ha fatto queste bellissime opere, e non solo come uno dei tanti sindaci di Carinola. Fra cinque anni potrai ripresentarti ai tuoi cittadini rivendicando le opere realizzate e non i favori ..
giovedì 24 aprile 2008
Istruzione a Carinola: il lascito di don Stefano Cecha
La retta annua di ducati 24 permetteva a molti padri di famiglia di educare i propri figli in quel Collegio convenevolmente, con la conseguenza che l’istruzione, nel Comune, raggiunse vette invidiabili: Carinola era senz’altro uno dei territori più istruiti del Regno, e questo era un vanto!
Il Collegio fiorì a tal punto che contò ben più di settanta convittori, e dall’inventario redatto il 21 Aprile 1690 per ordine della Real Camera di quel tempo, la rendita del Collegio stesso venne calcolata ad oltre ducati tremila annui.
Nel 1700 circa, le vistose rendite volontariamente destinate dal benemerito don Stefano Cecha ad
un Collegio Laicale, vennero dai Vescovi di Carinola arbitrariamente incorporate in quelle dell’antico Seminario. Ahi, che passo falso!... Fu questo l’inizio di una serie di errori della Chiesa locale che penalizzarono per sempre l’intera comunità carinolese.
La volontà del testatore fu rispettata sì, mantenendo i quattro posti gratuiti e una camerata per i giovani laici, ma la retta annuale venne aumentata gradatamente da 24 ducati a 30, da 30 a 40, da 40 a 50. Pochi giovani, ora, avevano la possibilità di accedere al Collegio e il Comune precipitò di nuovo nell’analfabetismo.
L’abuso andò sempre più crescendo a danno dello sventurato Collegio Laicale Carinolese e, dopo la morte dell’ultimo vescovo di Carinola Monsignor Salvatore De Lucia, avvenuta il 13 Febbraio 1813, il Seminario di Carinola venne abusivamente trasportato a Teano con gravissimo danno per il Comune. A seguito però delle vivissime rimostranze fatte dalla popolazione e dalle autorità locali di allora, il Seminario stesso fu restituito a Carinola con Real Decreto del 15 Agosto 1815.
Ciò che poi infine determinò il tracollo della provvida istituzione dell’abate don Stefano Cecha fu il Concordato intercorso il 27 Giugno 1818 tra la Corte Papale di Roma e quella Borbonica di Napoli, con il quale, essendo stato soppresso il Vescovado di Carinola e aggregato a quello di Sessa, il Seminario, con la sua cospicua rendita, andò ad impinguare le finanze del Seminario Diocesano di Sessa Aurunca! Ahi, che botta per Carinola!...
E qui bisogna aprire una parentesi e sottolineare che, con Real Decreto del 15 agosto 1789, Ferdinando IV di Borbone aveva istituito a favore del Seminario di Carinola tre posti gratuiti assegnando ad esso, per tale scopo, le rendite dei beni appartenenti alle Cappellanie laicali di S. Giovanni e S. Ilario, i quali beni davano complessivamente la rendita di ducati 159 e grana 12 pari a L. 676,25.
Per effetto del suddetto fatalissimo Concordato, le rendite godute fino ad allora dai giovani carinolesi per la loro istruzione, furono tutte incorporate al Seminario di Sessa! Il lascito dell’abate don Stefano Cecha, creato a favore della gioventù carinolese, svanì completamente così come svanì il lascito concesso da Ferdinando IV a favore del Seminario di Carinola!
Vari reclami, nel corso degli anni, mirarono alla restituzione delle rendite del Seminario e del Collegio Laicale Cecha a Carinola, ma inutilmente. I vescovi, sotto il governo borbonico, erano superiori a qualunque legge e quelli di Sessa non vollero cedere di un passo! Tuttavia si ottenne almeno che nel Seminario Diocesano di Sessa, venissero educati, con vantaggi materiali, i giovani del Comune di Carinola. Questo fino al 1860.
Nel 1860, per le ben note vicende politiche, il Seminario di Sessa fu momentaneamenete chiuso e il Vescovo Girardi esiliato a Genova. Carinola, tramite una Commissione eletta allo scopo, sollecitava le nuove autorità competenti ad aprire un Liceo nel nostro Comune e nel contempo, chiedeva la restituzione delle rendite abusivamente tolte all’antico Collegio Laicale Cecha. Ma il Ministero della Pubblica Istruzione insisteva su una conciliazione tra le due parti, proponendo una sezione laicale nel Seminario di Sessa, con l’apertura di un Ginnasio-Convitto che prendesse il nome di Sessa-Carinola, avendo entrambi i Comuni uguali diritti.
Sarebbe troppo lungo elencare tutti i passaggi e le vertenze di questa dolorosa vicenda, fatto sta che non se ne ricavò un ragno dal buco; intanto, subito dopo l’Unità d’Italia, intervennero le Leggi sulla Soppressione, Conversione e Liquidazione dell’Asse Ecclesiastico e i beni dei Seminari di Sessa e di Carinola passarono al Demanio dello Stato!...
Quello che oggi ci resta del lascito di don Stefano Cecha e di quella vertenza protrattasi per circa un secolo, è un semplice manifesto informativo che il Ginnasio-Convitto “Agostino Nifo” di Sessa affigge, ogni anno, sui nostri muri. Quanto ha perso Carinola nel corso degli anni!.
Fonte: documenti di famiglia privata.
CLIO
domenica 20 aprile 2008
LE RAGIONI DI UN NON-VOTO (Elogio alla libertà)
In base a cosa una persona dovrebbe essere in grado di misurarlo?
Quelle che seguono sono riflessioni personalissime di una ragazza che cerca di darsi continuamente delle risposte, e che non dà mai nulla per scontato. Io non vivo più a Casanova già da qualche anno, ma non me ne sono mai distaccata completamente, perché in fondo, anche se oggi in misura minore, mi sento ancora parte integrante del mio paese.
Un po’ mi viene da sorridere, quando ripenso alle settimane prima del voto. Sorrido perché allora pensavo che avrei trovato un forte atteggiamento critico, un bisogno di rivolta (in senso positivo e non violento), credevo avrei trovato gente arrabbiata, delusa, stanca. Mi dicevo “la vicenda Vaglie ci ha sfiancati, molti di noi troveranno il coraggio di manifestare il loro dissenso” e invece…
…invece puntualmente la storia, che in questi casi non si dimostra mai maestra di vita, si ripete. Continuiamo a legittimare in certo tipo di comportamenti. Voti nulli, pochi. Consensi, da una parte e dall’altra, troppi. Ma il nostro voto, che poi equivale alla nostra libertà, vale così poco? Non vale a nulla l’aver combattuto per giorni e notti contro un male che non riuscivamo nemmeno a nominare, tanto era invisibile, eppure tremendamente percepibile? Vale così poco il nostro giudizio,valiamo così poco noi? Se ripenso a quel ridicolo luogo comune secondo il quale i giovani non avrebbero più valori, in casi come questo mi sento smarrita. Se è vero che noi giovani abbiamo bisogno di modelli saldi durante la crescita, per orientarci sulle mille strade che in ogni momento ci ritroviamo davanti senza mai sapere quale scegliere, se è vero che voi, che siete i nostri padri e le nostre madri, avete nei nostri confronti dei doveri imprescindibili… passatevi una mano sul cuore, solo per un momento. Ci avete insegnato che si può vincere anche barando, che tutto è permesso per raggiungere uno scopo, e che la coerenza e la difesa della propria integrità, anche a costo di perdere, non sono che una delle tante possibilità, e non una necessità.
Ho deciso di annullare la scheda perché io non voto chi si vende e si lascia comprare. Io non voto dei prestanome. Una bandiera sarà anche solo un simbolo, ma è un rimando immediato alla nostra identità. Per questo io non voto chi so festeggerà fiero la propria vittoria sventolando una bandiera che fino a quel momento non era la sua, e che anzi aveva denigrato e osteggiato. Non voto chi sostituisce la brama di potere all’ideologia. (Ma poi, ne vale veramente la pena?)
E nel contempo non voto per il potere radicato, non voto i manipolatori e chi si lascia manipolare, non voto chi sfrutta la propria professione per garantirsi consensi. Io non voglio più essere costretta a scegliere tra due tipi diversi di male, perché voglio avere anch’io la possibilità di applaudire un discorso coerente. Voglio avere la possibilità di condividere delle idee pulite, che non siano considerate solo parole, solo un mezzo per arrivare ad altro, ma che possano restare sempre e solo il fine ultimo, l’unico degno di essere perseguito. L’unico degno della mia libertà.
Crisalide
sabato 19 aprile 2008
Il Conte Biasox e la rivolta dei servi della gleba
Il conte aveva messo a punto personalmente l’elenco dei valvassori che dovevano affiancare Antimus Mutus per portarlo sul trono della contea che lui intendeva affidargli per un periodo limitato e sotto la sua tutela. Elementi di spicco della lista erano Franciscus Biasox II e il NH Joannes de Bufalirinis oltre ai cerusici dei contadi e al suo consigliere legal-finanziario Abner da San Ruosi. Quest’ultimo per la verità non era molto entusiasta di dover essere un portatore d’acqua di Antimus, che lui considerava inferiore, ma non aveva avuto la forza di rifiutare l’ordine impartitogli da Biasox, seppur erano stati in molti i plebei a consigliarglielo. Questi aveva fatto il giro dei vari contadi abbassandosi a parlare con i villici, anche se a debita distanza e dal balcone più alto disponibile. Nei suoi discorsi declamava le sue imprese a loro difesa e soprattutto delle tasse che non aveva messo cercando di far intendere che aveva evitato di metterne di più pesanti.
Nei suoi discorsi, Biasox non molto velatamente faceva intendere che a regnare sarebbe stato sempre lui e che Antimus Mutus non era altro che il suo prestanome. Era tanta la considerazione che aveva di sé stesso che pensava che i servi della gleba lo avrebbero seguito in ogni suo desiderio e, preso dalla foga oratoria affermò che, se fosse stato candidato lui invece di Mutus, il suffragio si sarebbe risolto con esito unanime in suo favore. Al seguito del conte viaggiava un carro della vicina contea di Paparconia, che distribuiva dei marchingegni inventati da poco che servivano per lavare gli indumenti ed altri per rinfrescare cibi e bevande. Inoltre i suoi segretari invitavano i giovani a colloqui per avviarli a posti di lavoro, assicurando che avrebbero solo dovuto recarsi presso il palazzo del conte ricevendo uno stipendio senza lavorare. Inoltre, per essere sicuro del risultato, aveva predisposto anche la catena di Sant’Antonio che consisteva nel portar fuori dal seggio una scheda che veniva votata dai suoi segretari, data al servo della gleba che la consegnava nel seggio, il quale poi riportava quella bianca senza farsi scorgere dai sorveglianti elettorali. Oltre a ciò i suoi fedelissimi facevano girare dei ciclostilati con su scritti i nomi degli inadempienti al dovere del voto, i quali venivano avvisati con lusinghe o minacce di recarsi alle urne al più presto. Fece arrivare perfino un carico di schiavi musulmani ai quali aveva concesso per l'occasione il diritto di voto. Questi lavoravano clandestinamente nelle aziende agricole di Franciscus de Giallibus ed erano alloggiati nella sua masseria. Il conte era sicuro del risultato positivo dei suoi piani, ma non aveva fatto i conti con Maxim de Grimaldellis Elettoralis, chiamato così perché tempo prima era riuscito con uno stratagemma a farsi eleggere nel gran consiglio del regno di Maradonia con pochissimi voti. Questi, conoscendo bene tutti i trucchi del conte Biasox per essere stato per anni un suo collaboratore, siccome si era alleato con Giano de Fontanavecchia si impegnò a vanificare tutti gli stratagemmi messi in essere dal Conte. Arrivò addirittura ad organizzare un coro di giovinastri che al passaggio del conte incominciarono ad urlare "te ne vai sì o no—te ne vai sì o no" irritandolo al punto da richiedere l’intervento di Antoninus Biasox III che mise subito in fuga i contestatori. Inoltre organizzò un folto gruppo di suoi sostenitori che si recavano in ogni piazza dei contadi dove si recava Giano de Fontanavecchia facendo credere ai villici che tutto il popolo di Calenum si era unito a lui. Lo stratagemma funzionò: vedendo tutta quella folla al seguito dell’antagonista di Antimus, tutti i servi della gleba indecisi si convinsero che veramente era possibile liberarsi di Biasox, non votando il reggente designato da lui. Il giorno del suffragio votarono compatti per Giano, ma mentre venivano controllate le schede restarono tutti silenziosi e preoccupati perché pensavano che Biasox avrebbe cambiato in qualche modo il risultato in suo favore. Invece sotto lo sguardo vigile delle guardie in abito verdognolo inviate dall’imperatore, le schede furono lette e contate correttamente e Giano de Fontanavecchia fu nominato reggente della contea . Al momento della proclamazione, mentre la marchesina di Corpusbufalorum veniva colta da leggero malore, e i vassalli alleati di Biasox sentivano un incontenibile bisogno di recarsi in bagno, i servi della gleba si diedero alla pazza gioia. Incominciarono con urla, fischi e battimani che si protrassero per tutta la notte principalmente sotto il palazzo del conte il quale, vista la malaparata, si era allontanato dalla contea e i maligni fecero circolare la voce che si era recato nelle sue proprietà acquistate con i fondi della contea nel vicino regno pontificio. Tutti i servi della gleba erano felici e si sentivano sazi di libertà perché si erano liberati dalla tirannia del conte Biasox ma………………
continua, prossimamente su questo blog.
Il Conte del Grillo