“Ma chi ce lo fa fare!”, ovvero, “Inno all’amore”.
Cari lettori, chiedo umilmente venia se non intendo toccare con questo mio post i nobili argomenti in vetta alle classifiche di interesse nel nostro blog. Non parlerò dunque né di Mannillo, né di Berlusconi, né di Monnezza… ma, un bel po’ brilla e un po’ confusa (e chiedo scusa anche per questo!) voglio trattare un argomento evergreen quale, udite udite!, l’AMORE!!!
Si tranquillizzi pure chi suda freddo: non vuole essere questa l’inaugurazione di una nuova sezione sulla scia de ‘LA POSTA DEL CUORE’, anche se ammetto mi sarebbe sempre piaciuto gestire una rubrica del genere…se non altro per sciogliere nell’acido del disincanto i turbamenti amorosi e non di ignari e sfortunati lettori.
Che volete farci: ognuno soddisfa come può il proprio sadismo!!!
Ma veniamo al dunque…sempre che un dunque ci sia!
Oggi, dopo molti mesi, ho risentito una delle mie più care amiche che vive lontano.
Come ben potete immaginare, tra le ciarle femminili al primo posto spiccano inevitabilmente “angosce cardiologiche” quotidiane e avventure con improbabili principi azzurri camuffati da comuni mortali di sesso maschile (o è il contrario???).
Lei mi racconta, quindi, di questo suo nuovo “incontro” col quale è nato un certo feeling.
Mi descrive quanto lui sia meraviglioso, che persona sensibile, matura e intelligente sia e di che perla rara nel duro mondo dei rapporti di coppia abbia avuto la fortuna di incontrare..e via continuando con una profusione di elogi vari (prerogativa squisitamente femminile!) che paiono rasentare l’impossibile.
Alla sua sfilza di lodi, una piccolissima pulce ha cominciato ad insinuarsi pian piano nel mio orecchio e a sussurrarmi insistentemente: “Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però!..”
Mi son salite le lacrime agli occhi tentando di trattenere, abbastanza invano a dire il vero, la mia ilarità…dato che la mia intuizione (anche questa prerogativa femminile per luogo comune) era già andata chilometri e chilometri oltre durante la colorita narrazione.
Mi faccio coraggio, dando finalmente ascolto all’esausta pulce e le dico: “Ok, va bene! Però?”
Prosegue:
“Lui dice di continuo che con me sta benissimo, che sembro la persona giusta per lui, che mi vuole bene e via dicendo…PERO’…non vuole che ci leghiamo!!!
Ti giuro **** (mio nome!), avrei mille volte preferito mi dicesse che gli faccio schifo, o cose del genere!!! Questo è scemo!!! Ma che vuol dire? Uno è GIA’ legato nel preciso momento in cui decide di intraprendere un rapporto del genere! E non è neppure un giovincello! …Ma secondo te sono scema io?!?!”.
Giunta a questo punto non ce l’ho proprio più fatta, nonostante la mia buona volontà, e sono scoppiata in una lunga, sonora, isterica ristata che ha da principio indispettito non poco la mia amica.
In realtà, come le ho poi spiegato tranquillizzandola, ridevo perché con la sua storia lei mi ha involontariamente raffigurato una situazione che attualmente vivo io stessa!
Tanto è vero che le ho chiesto nome e descrizione del principe in questione, temendo un miracoloso caso di ubiquità!
Com’è poi proseguita la telefonata poco importa. La tragedia, o meglio, la “tragicommedia”, è iniziata quando ho riattaccato. Sì, perché è li che è cominciato “l’autointerrogatorio”!
Poco a poco, dal divertimento per le assurde analogie delle due situazioni, sono sprofondata in uno stato malinconico che si è prepotentemente tramutato in rabbia, via via che le domande prendevano corpo.
Ora non voglio parlarvi delle mie prosopopee sentimentali e della fantozziana e persistente sfiga della sottoscritta in tal sfera, anche se, mi ci gioco la mano, vi divertireste da matti tante ne ho collezionate!
Piuttosto, vorrei capire assieme a voi se le mie sono soltanto stupide impressioni, infondate per giunta, o se qualcosa è davvero mutato.
Chiariamoci, non voglio parlare dell’amore con la ‘A’ maiuscola (sarebbe troppo e mi impelagherei in discorsi senza uscita), quanto della “genuinità” dei rapporti affettivi in generale. Ergo, voglio proporre oggi, a voi e a me stessa, una riflessione sul delicato argomento degli “approcci” con l’altro sesso…soltanto fare una serie di domande che non necessariamente hanno chiare risposte.
Mi chiedo allora in primis come mai, oggi, avvertiamo un disperato bisogno di razionalizzare e schematizzare tutto, sentimenti compresi; di dare una precisa “collocazione spazio-temporale” a moti dell’animo che nulla avrebbero di razionale.
Come mai è diventato tutto ad un tratto così fondamentale precisare all’altro: “Questo è il mio spazio, tu puoi arrivare fino a questo limite!”…quasi si temesse la riduzione in schiavitù della propria persona.
Magari mi sbaglio, lo spero tanto anzi, e sicuramente il mio è un punto di vista parziale e non obiettivo…ma ho l’impressione si sia persa quella naturalezza che di certe cose era la prerogativa. Io non vedo più, guardandomi attorno, che so, il piacere dell’imparare a conoscere l’altro un po’ per volta, passo passo, gesto dopo gesto. Non riconosco più il “batticuore”! Non vedo più il sincero e spensierato piacere dello stare assieme di due persone che si trovano bene. C’è sempre, incombente come una spada di Damocle, la paura del legame e di quel che sarà il futuro.
La maggior parte delle storie d’amore porta già scritta nel proprio destino per questo, ancor prima di iniziare davvero, la parola FINE. Come se dividere la vita o parte di essa con una persona sia un grave torto alla propria autonomia, un insulto alla crescita dell’ “io”. Egoismo? In molti casi decisamente, ma altre volte non è così semplice… Paura? Forse. Ma allora perché abbiamo gradualmente sviluppato siffatti timori, che in certi casi specifici rasentano la paranoia? E perché questa forte ritrosia a concedersi, quando lo scambio di sé, il donarsi, è una delle poche gioie che ancora ci rimangono? Paura di ripetere esperienze negative? Niente e nessuno può realmente preservarci da quelle. Perché allora negarsi tutto in partenza nel timore di una possibile sofferenza?
Personalmente vivo i sentimenti nel modo più semplice possibile, in maniera quasi fanciullesca a volte, lo concedo. Se una persona mi piace e ci sto bene, ho voglia di imparare a conoscerla, avidamente, di passarci assieme molto tempo, di lasciare che quel che provo dia i suoi frutti…commestibili o meno!
Ho una profonda nostalgia di tempi e dinamiche che non ho conosciuto, ma che avevano nella spontaneità la propria peculiarità. Ci si innamorava oppure no, ed il resto veniva matematicamente e inevitabilmente da sé, ma senza tutte le sovrastrutture, le congetture e le conseguenti frustrazioni che si incontrano oggi.. niente vie di mezzo.
Io trovo che i sentimenti siano la sola cosa che nel mondo odierno dia un vero senso all’esistenza, la parte più vera dell’animo umano…ma stiamo imparando a controllare e definire pure quelli…(ci voleva un po’ di retorica, no?)!
Ecco.. ma perché?
..Dove voglio arrivare con questo? E che ne so!!!! Se lo sapessi avrei cercato di fare in modo di arrivarci prima possibile!!!
Allora, un po’ come una canzone, dedico queste righe confuse alla mia amica, perché trovi la forza di mandare al diavolo una persona che non sa o non vuole “donarsi”..
..A voi, che purtroppo avete capito di cosa parlo (io ancora non del tutto!) e che vivete le stesse perplessità..
A me stessa, affinché la smetta una buona volta di farmi domande inutili e vada avanti accantonando “l’autoerotismo cerebrale”..
…E infine a voi che, invece, non avete capito un tubo di quel che ho scritto (fortunati!!!!), perché possiate mandarmi a quel paese a cuor leggero!
Viva l’amore!
Si tranquillizzi pure chi suda freddo: non vuole essere questa l’inaugurazione di una nuova sezione sulla scia de ‘LA POSTA DEL CUORE’, anche se ammetto mi sarebbe sempre piaciuto gestire una rubrica del genere…se non altro per sciogliere nell’acido del disincanto i turbamenti amorosi e non di ignari e sfortunati lettori.
Che volete farci: ognuno soddisfa come può il proprio sadismo!!!
Ma veniamo al dunque…sempre che un dunque ci sia!
Oggi, dopo molti mesi, ho risentito una delle mie più care amiche che vive lontano.
Come ben potete immaginare, tra le ciarle femminili al primo posto spiccano inevitabilmente “angosce cardiologiche” quotidiane e avventure con improbabili principi azzurri camuffati da comuni mortali di sesso maschile (o è il contrario???).
Lei mi racconta, quindi, di questo suo nuovo “incontro” col quale è nato un certo feeling.
Mi descrive quanto lui sia meraviglioso, che persona sensibile, matura e intelligente sia e di che perla rara nel duro mondo dei rapporti di coppia abbia avuto la fortuna di incontrare..e via continuando con una profusione di elogi vari (prerogativa squisitamente femminile!) che paiono rasentare l’impossibile.
Alla sua sfilza di lodi, una piccolissima pulce ha cominciato ad insinuarsi pian piano nel mio orecchio e a sussurrarmi insistentemente: “Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però!..”
Mi son salite le lacrime agli occhi tentando di trattenere, abbastanza invano a dire il vero, la mia ilarità…dato che la mia intuizione (anche questa prerogativa femminile per luogo comune) era già andata chilometri e chilometri oltre durante la colorita narrazione.
Mi faccio coraggio, dando finalmente ascolto all’esausta pulce e le dico: “Ok, va bene! Però?”
Prosegue:
“Lui dice di continuo che con me sta benissimo, che sembro la persona giusta per lui, che mi vuole bene e via dicendo…PERO’…non vuole che ci leghiamo!!!
Ti giuro **** (mio nome!), avrei mille volte preferito mi dicesse che gli faccio schifo, o cose del genere!!! Questo è scemo!!! Ma che vuol dire? Uno è GIA’ legato nel preciso momento in cui decide di intraprendere un rapporto del genere! E non è neppure un giovincello! …Ma secondo te sono scema io?!?!”.
Giunta a questo punto non ce l’ho proprio più fatta, nonostante la mia buona volontà, e sono scoppiata in una lunga, sonora, isterica ristata che ha da principio indispettito non poco la mia amica.
In realtà, come le ho poi spiegato tranquillizzandola, ridevo perché con la sua storia lei mi ha involontariamente raffigurato una situazione che attualmente vivo io stessa!
Tanto è vero che le ho chiesto nome e descrizione del principe in questione, temendo un miracoloso caso di ubiquità!
Com’è poi proseguita la telefonata poco importa. La tragedia, o meglio, la “tragicommedia”, è iniziata quando ho riattaccato. Sì, perché è li che è cominciato “l’autointerrogatorio”!
Poco a poco, dal divertimento per le assurde analogie delle due situazioni, sono sprofondata in uno stato malinconico che si è prepotentemente tramutato in rabbia, via via che le domande prendevano corpo.
Ora non voglio parlarvi delle mie prosopopee sentimentali e della fantozziana e persistente sfiga della sottoscritta in tal sfera, anche se, mi ci gioco la mano, vi divertireste da matti tante ne ho collezionate!
Piuttosto, vorrei capire assieme a voi se le mie sono soltanto stupide impressioni, infondate per giunta, o se qualcosa è davvero mutato.
Chiariamoci, non voglio parlare dell’amore con la ‘A’ maiuscola (sarebbe troppo e mi impelagherei in discorsi senza uscita), quanto della “genuinità” dei rapporti affettivi in generale. Ergo, voglio proporre oggi, a voi e a me stessa, una riflessione sul delicato argomento degli “approcci” con l’altro sesso…soltanto fare una serie di domande che non necessariamente hanno chiare risposte.
Mi chiedo allora in primis come mai, oggi, avvertiamo un disperato bisogno di razionalizzare e schematizzare tutto, sentimenti compresi; di dare una precisa “collocazione spazio-temporale” a moti dell’animo che nulla avrebbero di razionale.
Come mai è diventato tutto ad un tratto così fondamentale precisare all’altro: “Questo è il mio spazio, tu puoi arrivare fino a questo limite!”…quasi si temesse la riduzione in schiavitù della propria persona.
Magari mi sbaglio, lo spero tanto anzi, e sicuramente il mio è un punto di vista parziale e non obiettivo…ma ho l’impressione si sia persa quella naturalezza che di certe cose era la prerogativa. Io non vedo più, guardandomi attorno, che so, il piacere dell’imparare a conoscere l’altro un po’ per volta, passo passo, gesto dopo gesto. Non riconosco più il “batticuore”! Non vedo più il sincero e spensierato piacere dello stare assieme di due persone che si trovano bene. C’è sempre, incombente come una spada di Damocle, la paura del legame e di quel che sarà il futuro.
La maggior parte delle storie d’amore porta già scritta nel proprio destino per questo, ancor prima di iniziare davvero, la parola FINE. Come se dividere la vita o parte di essa con una persona sia un grave torto alla propria autonomia, un insulto alla crescita dell’ “io”. Egoismo? In molti casi decisamente, ma altre volte non è così semplice… Paura? Forse. Ma allora perché abbiamo gradualmente sviluppato siffatti timori, che in certi casi specifici rasentano la paranoia? E perché questa forte ritrosia a concedersi, quando lo scambio di sé, il donarsi, è una delle poche gioie che ancora ci rimangono? Paura di ripetere esperienze negative? Niente e nessuno può realmente preservarci da quelle. Perché allora negarsi tutto in partenza nel timore di una possibile sofferenza?
Personalmente vivo i sentimenti nel modo più semplice possibile, in maniera quasi fanciullesca a volte, lo concedo. Se una persona mi piace e ci sto bene, ho voglia di imparare a conoscerla, avidamente, di passarci assieme molto tempo, di lasciare che quel che provo dia i suoi frutti…commestibili o meno!
Ho una profonda nostalgia di tempi e dinamiche che non ho conosciuto, ma che avevano nella spontaneità la propria peculiarità. Ci si innamorava oppure no, ed il resto veniva matematicamente e inevitabilmente da sé, ma senza tutte le sovrastrutture, le congetture e le conseguenti frustrazioni che si incontrano oggi.. niente vie di mezzo.
Io trovo che i sentimenti siano la sola cosa che nel mondo odierno dia un vero senso all’esistenza, la parte più vera dell’animo umano…ma stiamo imparando a controllare e definire pure quelli…(ci voleva un po’ di retorica, no?)!
Ecco.. ma perché?
..Dove voglio arrivare con questo? E che ne so!!!! Se lo sapessi avrei cercato di fare in modo di arrivarci prima possibile!!!
Allora, un po’ come una canzone, dedico queste righe confuse alla mia amica, perché trovi la forza di mandare al diavolo una persona che non sa o non vuole “donarsi”..
..A voi, che purtroppo avete capito di cosa parlo (io ancora non del tutto!) e che vivete le stesse perplessità..
A me stessa, affinché la smetta una buona volta di farmi domande inutili e vada avanti accantonando “l’autoerotismo cerebrale”..
…E infine a voi che, invece, non avete capito un tubo di quel che ho scritto (fortunati!!!!), perché possiate mandarmi a quel paese a cuor leggero!
Viva l’amore!
I'Sotta
I’SOTTA
l'amore è come una foglia in balia del vento... si ferma... si muove... vola... annega e rinasce... non si comanda e non ha mai regole.....
RispondiEliminaL'amour toujour l'amour.
RispondiEliminaE'proprio tutto vero quello che dici,io non ho più l'età per parlare dell'innamoramento giovanile ma poveri voi giovani avete perso la spinta dell'incoscienza e della passione .Noto nella maggior parte di voi una grave forma di egocentrismo,non siete capaci di perdervi nell'altro,annullarvi nell'altro.Non vorrei dirlo ma sarà pure che oggi c'è poco maschio e poco femmina?Questo smussamento dei ruoli ha sicuramente contribuito al raffreddamento dei rapporti.E di una cosa sono sicuro ,abbiamo corticalizzato troppo i rapporti...stiamo perdendo il nostro legame con il mondo animale-naturale e il prezzo che paghiamo è alto.E' stato bello poter leggere qualcosa che non parlasse di politica,ti auguro un rapporto più definito
x I'Sotta
RispondiEliminaleggendoti ho convissuto con te il tuo tormento interiore. Scorrendo le righe ho gioito nel notare che esistono ancora persone dotate di animo sensibile e aperto a pensieri delicati quale l'amore. Non sto facendo retorica, credimi. Chi scrive per natura è un attento osservatore di chi lo circonda, che non deve essere inteso come giudice dgli atteggiamenti altrui. Osservo i bambini e scopro che alcuni dall'asilo sono privi di ogni sentimento e resto sgomento nell'osservare i loro comportamenti pensando cosa faranno da grandi ai loro simili. Tornando al tuo discorso sull'amore per non dilungarmi troppo ti darè solo i risultati delle mie osservazioni con i casi più frequenti. Preciso che sono riferite a Casanova. Rispetto all'amore vi sono varie modalità di approccio Uno\a si innamora e l'altro essendo solo accondiscende, il primo subirà per tutta la vita o... purtroppo questo è il caso più frequente. Poi c'è l'arrivista che deve unirsi col medico, con l'ingegniere ecc. questi subisce per tutta la vita qualunque cosa il patner gli o le faccia. Poi abbiamo quelli che simettono insieme solo dopo uno attento studio delle condizioni economiche e di censo del prescelto. In questo caso se l'altro\a la pensa allo stesso modo si avrà una unione tenace e duratura perchè fondata sul cervello non sul cuore o....Poi ci sono quelli che entrambi si innammorano e stanno insieme senza porsi domande, sono i più felici ma sono molto pochi. Ho riletto il tuo scritto tu sei una di quelle a rischio innammoramento perciò appartieni alla categoria più vulnerabile. Di positivo c'è che non ancora hai preso la cotta buona in quanto ti poni molte domande sul probabile compagno. Il giorno che prenderai, la cotta forte per te non ci sarà scampo, ti concederai senza chiedere niente in cambio.Mi dispiace per te ma da quello che scrivi appartieni alle persone più svataggiate nella società moderna: le persone con l'anima impregnata di sentimenti. Quando hai il sentimento dell'amore sicuramente hai anche gli altri buoni sentimenti.Ti auguro di incontrare un cuore come il tuo.
E' la grettezza dei costumi cara Isotta a renderci così biecamente egoisti.L'imbarbarimento è dilagato anche nei sentimenti e la società sta precipitando sempre più in fondo.il mio Tristano, fortuna per me,è molto diverso da quelli che oggi si trovano in giro,ma persone così sono mosche bianche.Credo che al tuo sentimento profondo debba combaciarne uno uguale,non ti accontentare,pretendine uno vero,senza mezze misure,lo meriti.
RispondiEliminaSecondo me è che oggi c'è semplicemente più libertà, un tempo esistevano i matrimoni combinati, esisteva l'onore da rispettare (tutto di facciata, non credo proprio che uomini e donne fossero santi immacolati)esisteva la clausura per le donne. Io personalmente preferisco le cose come sono ora.
RispondiEliminacara I'sotta, io penso che l'unico modo per non cadere e ricadere continuamente in storie sbagliate sia prima di tutto la ricerca di un equilibrio interiore, che solo tu puoi regalare a te stessa. Sono concetti banali, ma è così: fino a quando vivremo l'amore semplicemente come un tentativo di trovare in un altro le soluzioni per la nostra vita non andremo mai da nessuna parte. Prova a fermarti un attimo e a costruire e capire il tuo vero IO. Chissà, forse poi ti sarà più semplice trovare l'anima gemella, perchè una volta conosciuta te stessa saprai anche come dovrà essere davvero la persona che al tuo fianco passerà tutta la vita...o quasi tutta...l'importante è tentare!!!in bocca al lupo!!!
La maga delle banalità
Cara I'Sotta se ti può consolare credo che ciò che volevi comunicare attraverso il tuo articolo sia arrivato forte e chiaro!!!
RispondiEliminaAimé sei in buona compagnia, purtroppo!!!!!
Non so dare nessuna risposta in merito al tuo dubbio amletico, ma sono certa di una cosa, l'egoismo è uno dei motivi fondamentali per cui nei rapporti di coppia si tende a porre paletti, a razionalizzare e, diciamocelo chiaramente, ad essere "stronzi".
Anche io qualche volta per non pensare a questi insani amori mi faccio una sana sbronza con gli amici e devo dire che dopo mi sento meglio...
In questo caso il grillo parlante ammonirebbe anche me!
Un caro saluto, La Fata Turchina
isotta: !!!!!!!!!!!!
RispondiEliminax anonimo 23.38:
RispondiEliminache è????