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sabato 10 maggio 2008

La Tragicomedia dei Sentimenti


“Ma chi ce lo fa fare!”, ovvero, “Inno all’amore”.


Cari lettori, chiedo umilmente venia se non intendo toccare con questo mio post i nobili argomenti in vetta alle classifiche di interesse nel nostro blog. Non parlerò dunque né di Mannillo, né di Berlusconi, né di Monnezza… ma, un bel po’ brilla e un po’ confusa (e chiedo scusa anche per questo!) voglio trattare un argomento evergreen quale, udite udite!, l’AMORE!!!
Si tranquillizzi pure chi suda freddo: non vuole essere questa l’inaugurazione di una nuova sezione sulla scia de ‘LA POSTA DEL CUORE’, anche se ammetto mi sarebbe sempre piaciuto gestire una rubrica del genere…se non altro per sciogliere nell’acido del disincanto i turbamenti amorosi e non di ignari e sfortunati lettori.
Che volete farci: ognuno soddisfa come può il proprio sadismo!!!
Ma veniamo al dunque…sempre che un dunque ci sia!
Oggi, dopo molti mesi, ho risentito una delle mie più care amiche che vive lontano.
Come ben potete immaginare, tra le ciarle femminili al primo posto spiccano inevitabilmente “angosce cardiologiche” quotidiane e avventure con improbabili principi azzurri camuffati da comuni mortali di sesso maschile (o è il contrario???).
Lei mi racconta, quindi, di questo suo nuovo “incontro” col quale è nato un certo feeling.
Mi descrive quanto lui sia meraviglioso, che persona sensibile, matura e intelligente sia e di che perla rara nel duro mondo dei rapporti di coppia abbia avuto la fortuna di incontrare..e via continuando con una profusione di elogi vari (prerogativa squisitamente femminile!) che paiono rasentare l’impossibile.

Alla sua sfilza di lodi, una piccolissima pulce ha cominciato ad insinuarsi pian piano nel mio orecchio e a sussurrarmi insistentemente: “Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però!..”
Mi son salite le lacrime agli occhi tentando di trattenere, abbastanza invano a dire il vero, la mia ilarità…dato che la mia intuizione (anche questa prerogativa femminile per luogo comune) era già andata chilometri e chilometri oltre durante la colorita narrazione.
Mi faccio coraggio, dando finalmente ascolto all’esausta pulce e le dico: “Ok, va bene! Però?”
Prosegue:
“Lui dice di continuo che con me sta benissimo, che sembro la persona giusta per lui, che mi vuole bene e via dicendo…PERO’…non vuole che ci leghiamo!!!
Ti giuro **** (mio nome!), avrei mille volte preferito mi dicesse che gli faccio schifo, o cose del genere!!! Questo è scemo!!! Ma che vuol dire? Uno è GIA’ legato nel preciso momento in cui decide di intraprendere un rapporto del genere! E non è neppure un giovincello! …Ma secondo te sono scema io?!?!”.
Giunta a questo punto non ce l’ho proprio più fatta, nonostante la mia buona volontà, e sono scoppiata in una lunga, sonora, isterica ristata che ha da principio indispettito non poco la mia amica.
In realtà, come le ho poi spiegato tranquillizzandola, ridevo perché con la sua storia lei mi ha involontariamente raffigurato una situazione che attualmente vivo io stessa!
Tanto è vero che le ho chiesto nome e descrizione del principe in questione, temendo un miracoloso caso di ubiquità!
Com’è poi proseguita la telefonata poco importa. La tragedia, o meglio, la “tragicommedia”, è iniziata quando ho riattaccato. Sì, perché è li che è cominciato “l’autointerrogatorio”!
Poco a poco, dal divertimento per le assurde analogie delle due situazioni, sono sprofondata in uno stato malinconico che si è prepotentemente tramutato in rabbia, via via che le domande prendevano corpo.
Ora non voglio parlarvi delle mie prosopopee sentimentali e della fantozziana e persistente sfiga della sottoscritta in tal sfera, anche se, mi ci gioco la mano, vi divertireste da matti tante ne ho collezionate!
Piuttosto, vorrei capire assieme a voi se le mie sono soltanto stupide impressioni, infondate per giunta, o se qualcosa è davvero mutato.
Chiariamoci, non voglio parlare dell’amore con la ‘A’ maiuscola (sarebbe troppo e mi impelagherei in discorsi senza uscita), quanto della “genuinità” dei rapporti affettivi in generale. Ergo, voglio proporre oggi, a voi e a me stessa, una riflessione sul delicato argomento degli “approcci” con l’altro sesso…soltanto fare una serie di domande che non necessariamente hanno chiare risposte.
Mi chiedo allora in primis come mai, oggi, avvertiamo un disperato bisogno di razionalizzare e schematizzare tutto, sentimenti compresi; di dare una precisa “collocazione spazio-temporale” a moti dell’animo che nulla avrebbero di razionale.
Come mai è diventato tutto ad un tratto così fondamentale precisare all’altro: “Questo è il mio spazio, tu puoi arrivare fino a questo limite!”…quasi si temesse la riduzione in schiavitù della propria persona.
Magari mi sbaglio, lo spero tanto anzi, e sicuramente il mio è un punto di vista parziale e non obiettivo…ma ho l’impressione si sia persa quella naturalezza che di certe cose era la prerogativa. Io non vedo più, guardandomi attorno, che so, il piacere dell’imparare a conoscere l’altro un po’ per volta, passo passo, gesto dopo gesto. Non riconosco più il “batticuore”! Non vedo più il sincero e spensierato piacere dello stare assieme di due persone che si trovano bene. C’è sempre, incombente come una spada di Damocle, la paura del legame e di quel che sarà il futuro.
La maggior parte delle storie d’amore porta già scritta nel proprio destino per questo, ancor prima di iniziare davvero, la parola FINE. Come se dividere la vita o parte di essa con una persona sia un grave torto alla propria autonomia, un insulto alla crescita dell’ “io”. Egoismo? In molti casi decisamente, ma altre volte non è così semplice… Paura? Forse. Ma allora perché abbiamo gradualmente sviluppato siffatti timori, che in certi casi specifici rasentano la paranoia? E perché questa forte ritrosia a concedersi, quando lo scambio di sé, il donarsi, è una delle poche gioie che ancora ci rimangono? Paura di ripetere esperienze negative? Niente e nessuno può realmente preservarci da quelle. Perché allora negarsi tutto in partenza nel timore di una possibile sofferenza?
Personalmente vivo i sentimenti nel modo più semplice possibile, in maniera quasi fanciullesca a volte, lo concedo. Se una persona mi piace e ci sto bene, ho voglia di imparare a conoscerla, avidamente, di passarci assieme molto tempo, di lasciare che quel che provo dia i suoi frutti…commestibili o meno!
Ho una profonda nostalgia di tempi e dinamiche che non ho conosciuto, ma che avevano nella spontaneità la propria peculiarità. Ci si innamorava oppure no, ed il resto veniva matematicamente e inevitabilmente da sé, ma senza tutte le sovrastrutture, le congetture e le conseguenti frustrazioni che si incontrano oggi.. niente vie di mezzo.
Io trovo che i sentimenti siano la sola cosa che nel mondo odierno dia un vero senso all’esistenza, la parte più vera dell’animo umano…ma stiamo imparando a controllare e definire pure quelli…(ci voleva un po’ di retorica, no?)!
Ecco.. ma perché?
..Dove voglio arrivare con questo? E che ne so!!!! Se lo sapessi avrei cercato di fare in modo di arrivarci prima possibile!!!
Allora, un po’ come una canzone, dedico queste righe confuse alla mia amica, perché trovi la forza di mandare al diavolo una persona che non sa o non vuole “donarsi”..
..A voi, che purtroppo avete capito di cosa parlo (io ancora non del tutto!) e che vivete le stesse perplessità..
A me stessa, affinché la smetta una buona volta di farmi domande inutili e vada avanti accantonando “l’autoerotismo cerebrale”..
…E infine a voi che, invece, non avete capito un tubo di quel che ho scritto (fortunati!!!!), perché possiate mandarmi a quel paese a cuor leggero!
Viva l’amore!

I'Sotta

I’SOTTA