Erano passati ormai dieci giorni dal suffragio elettorale tenutosi nella contea di Calenum. I valvassori sconfitti avevano incominciato a farsi rivedere in piazza e qualcuno anche in osteria, sfidando sorrisetti e ammiccamenti di qualche servo della gleba più sfrontato.
Il conte Biasox continuava il suo esilio dorato e volontario nella sua villa sulla via Flacca, eretta a picco sul mare, per imitare quella dell’imperatore romano a capri. Quella località da allora viene indicata come Salto di Biasox. Da lì si recava di tanto in tanto dal suo amico Sandrino, il presidente in rosa, ufficialmente per assolvere al suo incarico di responsabile degli acquedotti del regno di Maradonia. In verità gli acquedotti funzionavano anche senza la sua presenza, anzi..
...ma serviva per giustificare il suo lauto appannaggio e per procurare qualche incarico ai valvassini amici. Le altre giornate il conte le passava godendosi il sole, curando le rose del meraviglioso giardino pertinente la sua villa. Un pomeriggio, proprio mentre era intento a godersi i suoi fiori il servitore gli annunciò la visita del suo valvassore più fidato, Don Juan de Bufalarinis. Il conte diede ordine di farlo passare subito e dopo averlo accolto con un abbraccio affettuoso lo fece accomodare in giardino. Don Juan senza perdere tempo lo aggiornò sulle vicende della contea, riferendogli delle feste e degli sfottò degli avversari.
Lo informò dettagliatamente con tono compiaciuto delle difficoltà che Giano de’ Fontanavecchia stava incontrando con i nuovi componenti del gran consiglio della contea per assegnare le varie cariche. Don Juan continuò insistendo sul come e perché di una sconfitta per lui inspiegabile e inimmaginabile anche dagli avversari.
Continuava a chiedere come fosse stato possibile e cosa fosse successo. Il conte Biasox, col tono di chi vuole liberarsi da un peso, dopo aver ripetuto la sua fiducia in don Juan e sulla sua dote principale che era l’omertà, disse che voleva rivelargli un inconfessabile segreto sul suffragio. Esordì ricordandogli l’avviso che un mese prima aveva fatto affiggere nei contadi della contea sull’affare dei cimiteri, fino ad allora tenuto nascosto, aveva inoltre mandato lavoratori stranieri a pulire strade e piazze della contea, irritando così molti servi della gleba che aspiravano a quel lavoro.
Continuò ricordandogli la sua sovraesposizione nella campagna elettorale, quasi incitando le folle contro se stesso e di riflesso contro Antimus Mutus. Don Juan lo guardava a bocca aperta senza comprendere cosa gli stesse dicendo ma intendendo che il conte gli stesse rivelando un suo grande segreto, perciò annuì con la testa invitandolo a continuare. Biasox con il suo tono padronale, continuò rivelandogli che lui aveva scritto quell’insulso programma che Antimus Mutus leggeva, male, ai villici quasi fosse un invito a non votarlo; e che tutti i sotterfugi che aveva messo in atto, li aveva fatti in modo così maldestro che tutti se ne erano accorti, ottenendo l’effetto contrario. Don Juan lo guardava inebetito rifiutandosi di credere a quello che il conte gli stava rivelando e cioè che aveva volutamente procurato la disfatta elettorale. Don Juan ebbe appena la forza di dire, con un gemito, "Ma perchè?" che Biasox, con il suo tono da luminare della politica disse: "Io sono giovane d’età e di spirito non posso abdicare ad altri il mio potere che mi viene direttamente dall’Alto. Ti faccio notare che mio fratello Biasox II, alleato di Antimus Mutus, ha avuto un consenso vastissimo anche senza il mio supporto, infatti non l’ho votato neanche io". Naturalmente Biasox stava pensando che il fratello sarebbe stato il suo naturale successore, oltretutto ben voluto dal popolo.
Il conte vedendo il volto esterrefatto di don Juan disse: "mai possibile che non capisci? Con chi stai? Vuoi o no tornare con me a spadroneggiare nel palazzo della contea?". Don Juan rispose frastornato di sì. "E allora svegliati!!" gli urlò il conte, mettiti al lavoro con gli altri valvassori amici a sobillare i servi della gleba ed anche i valvassori amici di Giano. Create malcontento ed instabilità in modo che si possa arrivare presto ad un nuovo suffragio e il conte Biasox verrà riportato sul trono a furor di popolo, restandovi per tanti e tanti anni.
Don Juan finalmente comprese il segreto che il conte gli aveva rivelato e gli fu talmente grato che il suo viso sembrò quello di una persona di intelligenza normale. Giurò che non avrebbe rivelato a nessuno il segreto e che si sarebbe messo subito al lavoro. Congedandosi si avviò verso la sua fazenda caracollando sul suo destriero, ripensando al segreto del conte Biasox: già si beava rivedendosi seduto nel palazzo al suo fianco col cappello in testa e col grosso sigaro in bocca.
Il Conte del Grillo