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giovedì 25 febbraio 2010

Il Censore che andava in vacanza coi mafiosi….

Travaglio
Marcio Fravaglio, che assieme al compagno Santoro fanno gli sputa fango per professione, (VERGOGNOSAMENTE SULLA SECONDA RETE DI STATO PER LA QUALE NOI TUTTI PAGHIAMO IL CANONE), ha minacciato di lasciare la trasmissione (monnezza) Annozero. Tutta colpa di quei due “bontemponi” di Maurizio Belpietro e Nicola Porro, i quali durante la scorsa puntata del “Processo del Giovedì” hanno tirato fuori la vecchia storia delle vacanze di Fravaglio con il maresciallo della Dia Giuseppe Ciuro condannato per favoreggiamento di tipo mafioso. Ma come? Il Solone Marcio Fravaglio che se ne va in vacanza con un mafioso? Mmmmhhh !!!
La notizia, già circolata ad onor del vero su “La Repubblica”(delle banane!) , articolo a firma di D’Avanzo, e giovedì scorso ribadita da Porro e Belpietro appunto, ha evidentemente fatto tanto stizzire il Marcio giustizialista e fustigatore che si è inscenato una sorta di battibecco epistolare fra lui e Santoro sulle pagine, manco a dirlo, di quel giornalaccio che è “Il Fatto”. Alla fine della sceneggiata però, l’esito peraltro scontato della querelle è stato confermato : Marcio Fravaglio non schioda il culo dalla poltrona degli studi Rai...(e ci credo!!!)
Ma andiamo a ripercorrere gli avvenimenti scendendo un pò di più nei particolari.
Fravaglio quella sera stava sparando su Bertolaso, attribuendogli come colpa le sue cattive frequentazioni, descrivendolo testualmente come "un signore che non sa chi lavora nella stanza accanto, che non sa chi sono le persone di cui si circonda e che non considera l'inopportunità di instaurare rapporti con personaggi sospetti".
E' a questo punto che Nicola Porro interviene e gli dice: "Travaglio, sarà capitato anche a te di frequentare qualcuno che non andava frequentato"...alludendo quindi alle vacanze col mafioso Ciuro. Il vice direttore de “Il Giornale” voleva dimostrare che la cultura del sospetto non fa bene a nessuno. Il senso del suo intervento è tutt'altro che calunnioso, anzi all'opposto: dice in sostanza che si può rimanere delle persone per bene anche se si hanno degli amici che poi si rivelano dei furfanti. Vale per Travaglio ma deve valere anche per Bertolaso o chiunque altro. L'osservazione era dunque congrua con il tema della puntata e niente affatto offensiva. Ma niente da fare...Fravaglio imbestialito, scrive al guru Michele che ormai forse sembra risentire anche lui il peso del”Travaglio” addosso....chiedendo di non invitare più Porro e Belpietro alla trasmissione.
Si ! Proprio lui ! Marcio Fravaglio...il paladino della libertà di stampa e d'opinione.....quello che ha manifestato per la libertà di stampa e opinione appunto qualche mese fa.....
MA SI SA CHE A LUI TUTTO E’ CONCESSO, LA DOPPIA MORALE ALLA QUALE IL SOLONE SI ISPIRA E’ : CIO’ CHE VALE PER IL CENTRO-DESTRA NON VALE PER IL CENTRO-SINISTRA E VICEVERSA…..
E chissà che alla fine tutta la la lite epistolare tra Marcio e Michele non sia stata almeno in parte studiata a tavolino, orchestrata magistralmente per tenere Annozero alla ribalta delle cronache sperando in un aumento degli ascolti televisivi.
Un Disgustato abbonato Rai.

martedì 23 febbraio 2010

Acqua e divertimento

Strada allagata




Un manifesto fatto affiggere dai Giovani Democratici (e chi sono?) sulle bacheche lamentano la cattiva manutenzione delle strade. Questi baldi giovanotti non hanno per niente il senso dell’umorismo e non sanno apprezzare il divertimento che deriva dall’asfalto che si sbriciola, dalle buche che sembrano pozzi, dai fossi vergini come foresta equatoriale dove sguazzano toponi grandi come nutrie. Uno l’ho visto nei pressi della cosiddetta Torretta qualche giorno fa. Ho sterzato con la macchina perché avevo paura di investire quello che pensavo fosse un gatto grigio e invece era uno “zoccolone” dal pelo così lucido che sembrava appena uscito dal parrucchiere. Stava molto meglio lui che tutti i cani randagi del Comune.
Quando vado a piedi mi diverto a giocare a saltafossi e ad arrotolarmi i jeans sul polpaccio, mentre quando guido, mi piace fare gimcane tra le buche che conosco a menadito, salvo andare a finire dritto dritto in una nuova buca sfuggita al mio inventario perché si è aperta magari durante la notte.
Ogni tanto qualche buca viene coperta dagli operai comunali con un po’ d’asfalto e, in mancanza di rullo, l’asfalto viene pressato pesantemente con i loro piedi, ma per fortuna la pioggia è più tenace perché, dopo qualche giorno, la buca è di nuovo lì e le gimcane possono ricominciare.
Quello che però mi piace particolarmente è l’acqua che scorre gorgheggiando lungo le strade ogni volta che piove perché trova le fogne otturate o non riesce a scovare uno spazio, una feritoia lungo i fossi in cui incanalarsi. Guidare su strade che sembrano fiumi è veramente divertente: a volte la macchina se ne va per conto suo e si mette di traverso, oppure schizzi tanta di quell’acqua sui passanti che li senti benedirti nei modi più fioriti: “puozzi schiatta’!”, “ te c’hann’ annea’ rentu!”, “ Vallu piglia’ ‘nculu, stu strunzu!”
Forse, se le strade venissero rifatte regolarmente e i fossi ripuliti prima della stagione delle piogge, non avremmo un simile divertimento. E come passeremmo il lungo e monotono inverno carinolese?
Un’altra cosa che mi diverte ogni giorno, è l’osservazione della montagna. Onestamente, quello che sta succedendo in Calabria e in Sicilia, dove montagne intere franano a valle, mi ha fatto fischiare un campanello nell’orecchio. Poi dico a me stesso che non tutte le montagne sono uguali. Là è tutta terra, qua sono tutte pietre. Ben solide e fisse al loro posto. Mi sento così tranquillo e sicuro da questi disastri che ogni mattina scherzo con la montagna e le dico: “Non ti muovere, eh! Resta ferma là!”
I Giovani Democratici hanno scritto che dobbiamo urlare che Carinola merita molto di più…. Mah! Che altro vorrebbero? Questi giovani non sono mai contenti di niente!

Chi si accontenta gode

sabato 20 febbraio 2010

scempio delle scale - alcune domande



Ho appena finite di leggere l’articolo precedente, il quale in modo amaramente ironico ci fa notare la bassezza culturale alla quale ci siamo ridotti. Ho apprezzato il tono allegro, utilizzato per dare un messaggio che allegro non è. Ho l’impressione che il post sia stato scritto da una persona con una certa esperienza di vita, qualcuno che sa come funzionano le cose e allora non si stupisce, ma preferisce ironizzare, esorcizzando l’avvelenamento del fegato.

Io, che quell’esperienza e “scorza” invece non ce l’ho, sono incazzato nero. Lo so che vivo in un paese ormai abbandonato, rassegnato a vedersi inondare lentamente dalle logiche gomorristico-politichesi che lo circondano; non sono talmente ingenuo da pensare che è possibile cambiare, quando intorno a me nessuno in realtà vuole cambiare, per cui mi fermo qui.

Però pretendo, anche a nome dei miei concittadini, di conoscere delle cose:

1 – chi ha autorizzato i lavori (chiamarli lavori è un complimento, in realtà sarebbe “chi ha autorizzato lo scempio?”)

2 – quanto sono costati e da quali casse si è attinto (se sono stati davvero gratuiti, scopriremo che anche il proverbio “a caval donato non guardare in bocca” ha un’eccezione)

3 – questa è diretta per il sindaco: sei soddisfatto del risultato?

4 - chi (diavolo, ci azzecca proprio) è il responsabile della serie di goffaggini attentate alla dignità della nostra comunità, altrimenti chiamate "lavori di restauro"?



Nero, via web

venerdì 19 febbraio 2010

La Scala Santa


la magnifica "Scala Santa di Casanova"


La scorsa settimana ho avuto il piacere di essere ospite di un mio parente di Carinola. Per me, che vivo in una città caotica come Napoli, godere una giornata nella pace di questa bellissima campagna è stato un’ esperienza da ripetere. Il mio amico dopo avermi fatto gustare un ottimo pranzo con vino Falerno mai assaggiato nelle enoteche mi ha portato a visitare le bellezze della zona. Anche senza scendere dalla macchina ho ammirato il castello di Carinola, la cattedrale, palazzo Novelli, il convento di S. Francesco ed infine mi ha portato al santuario della Madonna della Grangelsa. Appena giunto ho potuto ammirare questo gioiellino bianco immerso nel verde dei boschi in una posizione che domina e vigila la pianura dell'Ager Falernus che si intravede in lontananza. Ai miei complimenti si sono associati quelli del mio accompagnatore che mi ha illustrato la storia del Santuario e quella degli ultimi lavori di restauro che sono ancora in atto. Mi ha raccontato del contributo regionale che è stato speso con tanta oculatezza dalla ditta e dai tecnici, i quali hanno rinunciato anche alla parcella. Mi ha anche informato delle critiche di alcuni detrattori di professione che hanno definito un monumento così interessate, dal colore unico nel suo genere, come il “mulino bianco”. Mi ha riferito pure di criticoni che sostengono che con gli stessi fondi si poteva costruire una chiesa nuova dalle fondamenta. Per confortarlo gli ho detto che purtroppo tutte le società sono piene di individui che si dedicano solo alla critica. Il mio amico ha continuato col dirmi che le persone che si interessano ai lavori di restauro, oltre che dai migliori della soprintendenza ai beni culturali, sono le più colte del comune e sono supportate dai migliori tecnici e legali presenti sulla piazza. Il risultato della loro grande perizia e competenza è sotto gli occhi di tutti, basta guardare la chiesa per restarci gli occhi…


Ha continuato anche col parlarmi di tanti finanziatori generosi ed anonimi per cui mai nessuno è riuscito a conoscere l'entità delle varie spese effettuate. Oltre ai finanziatori, non si conoscono nemmeno i committenti dei lavori perché essendo persone molto schive non hanno mai voluto cartelli con queste notizie come previsto per legge per ogni lavoro.. Su questo lavoro hanno chiesto una deroga particolare all'ufficio tecnico comunale che prontamente l'ha concessa per "evidente trasparenza, competenza ed onestà degli addetti ai lavori".

La mia attenzione è stata attirata poi dalle due maestose ed imponenti scale d'accesso al Santuario. Ho notato subito la qualità della pietra ed ho apprezzato la geniale intuizione del tecnico che ha scelto una qualità di pietra inesistente nella zona in modo da creare contrasto con la chiesa. Stavo per esprimere qualche perplessità sulla ripidità di quelle scale ma sono stato interrotto dal mio amico in modo alquanto brusco dandomi quasi del bestemmiatore per non aver compreso il significato dell'opera. Mi ha illustrato l'ingegnoso progetto dell'architetto che ha voluto creare un luogo di culto che sicuramente sarà meta di migliaia di pellegrini. Le scale sono state costruite apposta in quel modo, affinché l'accesso alla chiesa sia possibile solo in ginocchio, perciò il nome di Scala Santa di Casanova che ben presto oscurerà la fama di quella di Roma.

Unica eccezione: per gli sposi che desidereranno unirsi in matrimonio nella chiesa, che potranno accedervi in piedi sfidando il pericolo come prova d 'amore tra di loro. Per tutti i morti ed i feriti nel tentativo di salire la scala è prevista l'indulgenza plenaria dai loro peccati.

Per i devoti che proprio non ce la facessero a salire, col prossimo finanziamento, sempre rigorosamente segreto, sarà costruito un comodissimo ascensore che li porterà direttamente in chiesa. L'amico mi ha detto che l'architetto ha previsto anche un congruo numero di loculi all'interno della chiesa, riservati gratuitamente ai fedeli che dovessero morire nel tentativo di scalata. Dopo queste delucidazioni sono rimasto ulteriormente ammirato dal genio creativo del progettista, che ha trasformato una semplicissima scala in un’attrattiva di fede e in un ponte verso il paradiso.




Un ammiratore del genio degli uomini buoni

mercoledì 17 febbraio 2010

11 domande per Di Pietro

PER DI PIETRO, GRANDE TEORICO E PROTAGONISTA DI "MANI PULITE"...UNA BELLA SCIACQUATINA ALLA COSCIENZA NON FAREBBE MALE....
Il grande "moralista" e "difensore" della legalità, TONINO DI PIETRO, non solo non ha le mani pulite....ma ha soprattutto la coscienza sporca.

Prendendo spunto da alcuni importanti quotidiani nazionali che hanno rivolto allo stesso leader dell'Italia dei Favori...alcune interessanti domande...rimaste però ancora senza risposta... colgo l'occasione per riproporle ai lettori del Quiquiri sperando inoltre di trovare qualcuno che sappia dare valide e concrete spiegazioni sulle ombre inquietanti che riguardano il Tonino nazionale.

1)Se in quelle foto con Contrada, una settimana prima dell'arresto, vi fosse stato Berlusconi, cosa gli sarebbe successo?

2)Dal momento che lo stesso Di Pietro si vantava di avere ottimi rapporti con la Procura di Palermo, probabilmente sapeva che Contrada stava per essere arrestato perchè colluso con la mafia : perché Di Pietro è andato a mangiare con lui?

3) Perché quelle foto che ritraggono Di Pietro e Contrada a cena sono state occultate per anni?

4) All'epoca che danni avrebbe provocato al pool di mani pulite la pubblicazione di quelle immagini?

5) Perché Di Pietro, dopo l'arresto di Contrada non avvertì il capo del pool, Borrelli, di essere andato a cena con un capo dei servizi segreti in odore di mafia?

6) Nel 1992 si seppe che la mafia preparava attentati contro Borsellino e Di Pietro. Perché Di Pietro fu mandato in Costa Rica con un passaporto falso e Borsellino fu lasciato a Palermo?

7) In quei giorni Di Pietro avvertì o no Borsellino della minaccia che riguardava entrambi?

8) Di Pietro interrogò a Rebibbia il mafioso Vito Ciancimino, ma perché non lo disse ad "Annozero" quando fu affrontato l'argomento? E cosa rivelò a Di Pietro l'ex sindaco di Palermo?

9) Cosa fu davvero Mani pulite?

10) Perché tutti i vecchi partiti finirono in galera mentre l'ex Pci finì al governo?

11) Perchè Di Pietro leggeva di nascosto il noto quotidiano comunista "Il Manifesto"? E perchè quando un suo collaboratore gli scattò una foto che avrebbe potuto provarlo venne immediatamente ricattato e minacciato da Di Pietro affinchè la foto fosse occultata?

Confidando nelle vostre risposte, saluto tutti.

L'amico di Zio Paperone.
 
 
Nota del Quiquirì: "Prendere spunto" e "copiare" sono due concetti diversi. In questo caso si tratta di "copia" (Il Giornale, 3 Febbraio 2010). La prossima volta ti preghiamo di citare la fonte, grazie

lunedì 15 febbraio 2010

C'era una volta...Carnevale

Tanti anni fa il carnevale, più di oggi, non era un solo giorno di festa ma un periodo abbastanza lungo. Nei giorni di carnevale era lecito qualunque scherzo anche un pò pesantuccio come lanciare farina o altro, l'uovo no, quello si preferiva mangiarlo. Gruppi di tre o quattro ragazzi con la mascherina tipo Zorro, ricavata dalla copertina nera del quaderno di scuola, giravano di casa in casa chiedendo"ventresca e sauciccia"e cantando" carnevale ngricca ngricca mangia pane e sauciccia...." Uno del gruppo portava uno spiedo di legno, di castagno o di nocciolo accuratamente pulito della scorza, in cui si infilavano le offerte che si ricevevano. Alla fine del giro ci si riuniva in qualche casa e si consumava tutto quello che si era raccolto. La quantità dipendeva dal numero di case visitate ma soprattutto dalla qualità delle case visitate. A quei tempi non tutti si potevano permettere di ammazzarsi il maiale e quindi poter regalare salsiccia, pancetta e forse nemmeno il guanciale. Qualcuno dovrebbe sciogliere il dubbio se sia nata prima questa tradizione delle nostre parti o la festa di halloween, quasi certamente la festa americana è scaturita da queste nostre consuetudini importate e fatte loro. Come oggi fanno i ragazzi americani che chiedono il dolcetto minacciando scherzetti, allora si minacciava di bussare al portone per tutta la sera se non si cacciava "a sauciccia" o simili. In questo periodo, e solo in questo, qualche sera ci si riuniva in casa di parenti o di qualche vicino per fare la zeppola che era ed è un dolce tipico di Casanova, Carinola e dintorni. Questo dolce si ottiene versando un impasto molto liquido di latte, farina, uova e sugna in un tegame di terracotta detto "ruoto" costruito apposta per questo dolce dai maestri della terracotta di Cascano. Guardando quel tegame sembra di vedere ancora le donne anziane mentre controllavano se avesse raggiunto la giusta temperatura col vecchio sistema di mettervi dentro un carbone ed aspettare che fumasse dando il segnale per versare il liquido. E' da ricordare e lodare un gruppo di donne di Santa Croce di Carinola che hanno ripreso la tradizione della zeppola e la preparano in svariate occasioni raccogliendo l'apprezzamento di tutti quelli che la mangiano. Il carnevale di una volta finiva con la morte di Carnevale che logicamente si celebrava la sera del martedì grasso. Dopo aver consumato una cena pesante a base di carne di maiale innaffiata con grandi quantità di vino Falerno, allora sempre ottimo, si usciva per la processione di "Carnevale muortu". Questa processione era una parodia blasfema della processione del Cristo morto del Venerdì Santo e per questo era messa all'indice dal parroco. Inutile dire che delle prediche e delle scomuniche del parroco pochi tenevano conto e pertanto la processione godeva di una folta partecipazione. Il corteo era aperto da incappucciati che rappresentavano la congrega, quasi sempre l'abito era lo stesso usato per le processioni religiose. Dietro la congrega seguivano i notai che avevano il compito di scrivere le ultime volontà di Carnevale. L'abbigliamento di questi notai era vario ma comunque abbastanza elegante, di singolare avevano il libro dove dovevano scrivere le ultime volontà che era il basto dell'asino, in gergo la "varda". Dopo seguiva Carnevale sdraiato su di un catafalco coperto da un lenzuolo bianco. In verità non era sdraiato ma camminava con le sue gambe con la testa infilata in una scala sorretta da molte persone. La faccia di Carnevale era stata truccata con abbondante farina in modo che spiccasse il colore bianco nel buio della sera. Il feretro era seguito dal prete con vari chierichetti, il prete portava in una mano un secchio e nell'altra una scopa che usava per benedire la folla. Ogni volta che iniziava a benedire si scatenava un fuggi fuggi generale perchè quella che arrivava non era proprio acqua benedetta, anzi, molte volte non era nemmeno .... acqua!.Dietro al prete c'era tutta la popolazione che accompagnava Carnevale nel suo ultimo viaggio. Durante tutto il tragitto si salmodiava come una cantilena tra i notai e la folla che numerosa si accalcava dietro a Carnevale morto, sia le domande dei notai che le risposte del popolo avevano lo stesso tono cantilenante. I notai chiedevano"la sauciccia a chi la rimani?" tuti rispondevano "cà stammu nui"dopo "la ventresca a chi la rimani?"tutti rispondevano "cà stammu nui"dopo chiedevano della cantina, della ‘nnoglia , del maiale, della moglie e tutti rispondevano allo stesso modo. Sembrerà strano ma non c'era la richiesta a chi restasse i soldi, forse perché ce ne erano pochi ma forse perché si dava più importanza al vino ed alla salsiccia che non ai soldi. In mezzo a queste richieste ogni tanto i notai chiedevano" i debiti a chi li rimani?"e tuti rispondevano "libera me domine" in perfetto latino. Stessa risposta alle domande a chi restava, il lavoro," à fatica", le malattie ed altro che resto all'immaginazione in quanto vocaboli altamente censurabili. Ogni tanto la cantilena veniva sospesa per permettere al parroco di benedire e chi non si spostava in tempo veniva benedetto da acqua poco santa. Il corteo dopo aver fatto tutta la strada del paese raggiungeva i pressi della chiesa dove si scioglieva dopo l' ultima cantata e parecchie benedizioni da parte del falso parroco tra risate e schiamazzi. Era una serata piena di risate interminabili e sguaiate con lazzi e scherzi di ogni genere e nonostante quasi tutti fossero oltre ogni limite di sopportabilità alcolica non si registravano mai zuffe o alterchi violenti come invece capita frequentemente nelle manifestazioni dei nostri giorni.


Pantalone

venerdì 12 febbraio 2010

Dubbi sulla differenziata

Potrei passare per uno che cerca il pelo nell’uovo, ma nutro molti dubbi sulla raccolta differenziata che pratichiamo nel nostro Comune. Qualcuno potrebbe dire: ma che te ne frega? Basta che ti tolgono la monnezza da sotto il naso! In effetti è così. Per fortuna le strade sono più pulite, i paesi più vivibili, anche se rimane il problema delle varie discariche abusive che deturpano le nostre campagne e che andrebbero ripulite.

Ma siccome sono un tipo molto curioso, mi piacerebbe veramente sapere che fine fanno i rifiuti della raccolta differenziata. Dove fanno a finire?... quali sono, insomma, le tappe di questa filiera, dalla prima all’ultima?

Penso sia una buona cosa che i cittadini siano informati, così saranno più motivati a collaborare.

Ogni mattina vedo che i rifiuti vengono raccolti secondo la scheda che tutti conosciamo, o quasi tutti, salvo vedere che spesso la plastica viene messa nel grosso camion della raccolta e pressata come normale immondizia. Questo chiaramente mi lascia un po’ perplesso. Se la raccolta venisse fatta in modo corretto, le buste con la plastica e le lattine dovrebbero essere portate in centro di raccolta dove possano essere selezionate e avviate verso la tappa successiva.

Viene fatto tutto questo? Ci sono tali centri di raccolta in Campania? Boh! Non ne ho mai sentito parlare.

Le voci che invece girano tra i cittadini non sono affatto lusinghiere. Sembra che il nostro Comune, come tanti altri, abbia allestito alla meno peggio una differenziata solo per ottenere i fondi previsti. In realtà, poi, ogni tipo di rifiuto viene portato alle comuni discariche.

Non so se questa sia la verità, né sono un giornalista d’assalto che si mette a pedinare i camion dell’immondizia per uno scoop giornalistico, ma da buon cittadino carinolese, preoccupato della salvaguardia del proprio ambiente e della buona amministrazione della sua terra, mi piacerebbe conoscere come è stata organizzata la differenziata dalle nostre parti.

Spero di non chiedere troppo.



Ugolino il Conte

martedì 9 febbraio 2010

Leghisti fa rima con comunisti?

il figlio di Umberto Bossi, Renzo

Da tempo si legge su tutti i giornali e si sente dire in tutte le trasmissioni televisive di approfondimento politico che al nord quasi tutti gli operai che votavano comunista adesso votano lega. Tutti si sbizzarriscono a dare le motivazioni più consone al proprio pensiero. Chi sostiene che la lega sia più vicina ai lavoratori ed ai loro territori, chi sostiene che siano rimasti delusi dalla loro lunga militanza nel partito comunista. Inoltre alcuni sostengono che votino lega perchè questo partito fa loro intravedere la liberazione dal giogo romano fatto di tasse e di privilegi. Logicamente le tasse sono per i lavoratori e i privilegi per i politici che bivaccano a Roma.Quelle fiere ed oneste popolazioni delle valli prealpine da generazioni si sono dedicate al lavoro agricolo ed industriale dando credito alle promesse di chi carpiva il loro voto promettendo uno stato più giusto e meno esoso nella raccolta delle tasse. Per decenni hanno seguito quei pifferai votandoli senza riserve senza notare in cambio alcun miglioramento delle strutture o dei servizi, tantomeno una riduzione delle tasse. Invece di ricevere l'aiuto sperato e promesso, dallo stato solo leggi e leggine tese a complicare la loro attività e ad emungere quante più tasse e balzelli possibili . L'unico risultato visibile era quello dei vari personaggi che nominati onorevoli si arricchivano ed erano quasi infastiditi dalla loro presenza tranne che nelle tornate elettorali. Un giorno dalle sorgenti del Po emerse Alberto da Giussano del XX secolo, all'anagrafe un certo Umberto Bossi, che incominciò a predicare la crociata contro gli oppressori e ladroni di Roma. Come i comunisti promettevano loro benessere ed uguaglianza con la consegna del potere nelle mani dei lavoratori questi prometteva il benessere e la sicurezza economica e sociale con la secessione da Roma. Il suo programma era rendere quei territori indipendenti e tutte le tasse versate dovevano essere spese sul territorio per migliorare i servizi la sicurezza e principalmente contribuire alla riduzione delle tasse stesse. Iniziò subito una campagna informativa sugli sperperi di Roma ladrona e di tutti gli sfaccendati meridionali, che a suo dire, vivevano alle spalle del nord. Inutile precisare che alcune affermazioni erano vere mentre altre solo fandonie ingigantite per raccogliere quanti più consensi possibili. Le classi lavoratrici furono le più leste a raccogliere il messaggio ed in forze andarono ad ingrossare le fila del nuovo partito che prometteva autonomia e benessere. In pochi anni la lega è diventato un partito di rilevanza nazionale e di importanza strategica per la maggioranza che sostiene il governo. Importanti ministeri come quello degli interni e del tesoro sono stati e sono appannaggio degli esponenti della lega che in cambio dei posti di prestigio hanno trasformato la guerra per la secessione in guerra per il federalismo sostenendo che fosse la stessa cosa per loro. Le operose popolazioni del nord continuano a lavorare, pagare tasse esorbitanti ed aspettare che Bossi porti la rivoluzione fiscale e sociale. Bossi sostiene che tramite il federalismo le regioni del nord con gli immensi fondi a disposizione in pochi anni saranno trasformate con la realizzazione di infrastrutture all'avanguardia e con la creazione di una polizia locale sarà annientata la delinquenza che ormai la fa da padrona anche nel più piccolo villaggio. Ma quando si farà questo non si sa, presto molto presto si avrà il federalismo e la realizzazione di quanto promesso. Per adesso è necessario continuare a votare lega sempre più numerosi in modo da avere tantissimi deputati, tantissimi consiglieri regionali, tantissimi consiglieri provinciali e comunali che insieme agli altri si arricchiranno alle loro spalle. Al federalismo ci si penserà tra qualche anno, allora si diminuirà il numero di deputati, di consiglieri, di assessori, di comunità montane, di consigli di amministrazione inutili e si aboliranno anche le province, per adesso si sta benissimo così almeno gli eletti. Sicuramente i neo leghisti ex comunisti non faranno mancare il loro apporto compatto e numeroso che adesso, come prima, servirà solo al benessere degli eletti e dei loro portaborse. Il loro capo per mettere alla prova la loro fedeltà ha candidato una trota di nome Renzo ed è sicurissimo che anche la trota verrà votata ed eletta dai leghisti quasi tutti ex comunisti.
post-moderno

giovedì 4 febbraio 2010

Il bivio dei dannati

Lo strano caso di questi signori politici potrebbe iniziare più o meno così: tutto il casino in casa è rientrato, eppure tutto è di nuovo ricominciato. Ma che cacchio stavo a dire? Boh, che ne so..
Da qualche tempo comunque, so agitati, fanno e sfanno in continuazione, si puntano, si sgraffiano quasi (sembrano gatti in calore sui tetti altissimi) e poi si amano. Nel senso politico della parola. Ma questo che cos’è? dove ci porterà? Qualcuno l’altro giorno sosteneva, sui gradini di una vecchia chiesetta, che nella maggioranza le cose stanno strane, questi qua stanno a pensà ad altri cazzi, ad altre manovre ed il sindaco capisce però che i numeri sono quelli che sono. Ah capi’? Ma da tempo Gennaro lo riconosce, spingendo le situazioni emergenziali verso un bivio, in cui da una parte c’è il suo fronte - con l’assessore Mattia di Lorenzo ( ed i suoi medesimi) e dall’altra c’è il rischio per quiei cinque o sei, seppur lontanamente intravisto, di cadere dalla poltrona.…Ma il suo rischio è maggiore? no? Quando sarà di nuovo sindaco? Per carità, all’inizio e in seguito si è provato a fare cose (maggiore cura urbana, bonifica Selleccola, scavi archeologici, finanziamenti) anche se un ombra di stile radical-Biasox è rimasta nei metodi.
Tuttavia è indubbio che da tempo si decide poco, o niente. Allora? Sti cazzi. Che vuoi? A che pensano?pensano che chiove, e chiove merda! Ma ragiona un po’ in che mese stiamo? Pensano alla Provincia, alla Regione. Questi mo per un po’ penseranno in grande, ai i palazzi, le piazze, le gran palle da dire in questi luoghi. E a Carinola chi ce pensa? C’hanno pensato, e ci penseranno dopo, perché c’avevano pensato già bene prima quando facevano i comizi…In che senso? Aò non capisci niente!!! Mo lavorano di fantasia, come gli stregoni...Aò e questo l’avevo capito da mò!!! cioè, vuoi dire che c’hanno ancora un po’ di tempo prima d’andarsene, è vero, ma ormai la gente non s’aspetta più gran chè, se so dimostrati già…E allora?Allora va ‘a zappà i cetruli, e nce pensà.

Umberico Umbertazzi

lunedì 1 febbraio 2010

Le donne vittime di violenza.

Mettere in discussione la violenza alle donne ha rappresentato, per la prima volta a livello mondiale, la volonta di sapere per capire e intervenire su un fenomeno che per secoli e millenni si è posto come assoluto e indiscutibile, leggittimo a tutti gli effetti.
In particolare le donne sono state le tipiche vittime della violenza domestica, che si è sviluppata in tutte le sue forme, da quella fisica ai rapporti sessuali imposti, dalle percorse all'omicidio, dalle minacce all'abuso psicologico e alla deprivazione economica.
In effetti la coscienza sociale ha per molto tempo considerato queste manifestazioni di violenza come questioni personali fra coniugi e, conseguentemente, le ha relegate nel privato, in tal modo non solo legittimandole ma a volte, riconoscendole ufficialmente.
Definire il significato del termine "violenza", la sua natura, le ripercussioni su chi le subisce e sulla società intera, è un impresa molto ardua: esistono dei luoghi comuni sulla violenza e in particolare sulla violenza contro le donne, che rendono difficile qualsiasi definizione universale condivisa di questo termine.
La violenza sulle donne ha una sua specificità, che è quella della differenza tra chi la agisce e chi la subisce: la differenza di genere. Si tratta cioè di una violenza che un genere(quello maschile) perpetra su un altro genere(quello femminile); non può essere considerata una devianza della sessualità maschile, ma è la componente intrinseca ed essenziale all'esercizio del potere maschile sul corpo femminile("Associazione Donna",dattiloscritto non pubblicato,2005).
IL primo rapporto su Violenza e salute, pubblicato dall'OMS il 4 ottobre 2002, riferisce che delle donne morte in modo violento, tra il 40% e il 70%, è stata uccisa dal proprio partener o marito.
La violenza contro le donne è un vero e proprio fenomeno sociale, diffuso in tutto il mondo, in tutti gli ambienti culturali, religiosi e razziali.
 
Claudia Ciappino

giovedì 28 gennaio 2010

Laurea honoris causa al Conte Biasox



In una radiosa giornata di sole invernale, tutti gli abitanti della contea di Calenum furono svegliati dallo scampanìo delle campane e da festosi squilli di tromba. Più tardi, in ogni angolo del contado il banditore ufficiale della contea si fermò per annunciare la lieta notizia: il Gran Maestro delle Scienzae Paraculae dell’università di Iervolinia, capitale del regno di Maradonia, aveva deciso di assegnare al conte Biasox la laurea honoris causae per i suoi altissimi meriti nel campo della scienza della Paraculapsicologia. La gioiosa notizia era stata comunicata da un corriere inviato personalmente dal re di Maradonia, Don Antonio Afraulanum de Mondezzis. Nel messaggio assicurava anche la sua presenza il giorno della cerimonia del conferimento, confermando così la sua personale amicizia ad uno dei suoi più fedeli vassalli. Il corriere, invece che a cavallo come di solito, era giunto guidando un carro. Questo si era reso indispensabile per trasportare le numerosissime pergamene che erano state necessie per scrivere le motivazioni dell’assegnazione dell’onorificenza.

Inutile soffermarci sull’immensa gioia del conte all’annuncio della notizia: erano anni che la sollecitava e finalmente si erano decisi. Per lui che era riuscito solo ad ottenere titoli di scuole basse grazie ai suoi grandi servigi resi come vassallo, finalmente arrivava un titolo accademico. Finalmente poteva guardare con la solita ma adesso certificata alterigia sia il Duca Giano Trifronte e che l’infido Abner, di cui conosceva i sentimenti di disprezzo nei suoi confronti, senza immaginare che quelli del Conte verso di lui erano ancor maggiori. Le motivazioni della concessione del titolo citate erano innumerevoli, dalle più semplici quali l’attribuzione di onorificenze a persone inutili o di lavori a ditte inefficienti, arrivando alle perle della sua scienza che erano descritte con dovizia di particolari. Vi era minuziosamente descritta la sua abilità nella vendita della concessione dell’illuminazione pubblica della contea ad una ditta sua amica proveniente dalla vicina contea di Tangentonia. Il servizio delle lampade, affidato ad un solo addetto malpagato, alla sua dipartita con abili discorsi fu trasformato in un ricchissimo appalto in favore degli amici del Conte. Riuscì a dimostrare che il costo della ditta era inferiore al compenso pagato per l’unico dipendente, calcolando però che questi avrebbe lavorato duecento anni. Dopo di questo veniva citato l’ampliamento dei cimiteri della contea, che con una brillante trovata erano stati trasformati da cimiteri della contea in cimiteri del regno. Con questo piccolo stratagemma invece di essere progettati per contenere i defunti di una popolazione di otto/diecimila persone, lo furono per cinque/sei milioni. Ovviamente l’appalto era andato sempre agli stessi suoi amici.
Continuando la lettura delle pergamene si arrivava al punto che rappresentava la sua opera più ingegnosa nel campo della paraculapsicologia: Al ministero delle acque dove era stato momentaneamente mandato dal viceré per dotare quell’ente di una guida autorevole, subito aveva messo in azione le sue grandi virtù. Riuscì ad organizzare la cessione di tutta l’acqua della sua giurisdizione ad una ditta sua amica. La giustificazione della cessione era scritta su ben dieci pergamene: con dotte e calzanti osservazioni si dimostrava la bontà dell’operazione che avrebbe dato un servizio più efficiente al suo amato popolo. Ma il punto pregnante che era stato poi determinante nella concessione dell’onorificenza era quello che trattava il rapporto che lui instaurava con gli altri. Veniva descritta la sua grande abilità nel soddisfare gli alti ideali di tutti coloro che gli erano intorno. Lui soddisfaceva i desideri e le virtù di tutti, fossero re o viceré, oppure dei vassalli e valvassini o semplici servi della gleba. Ognuno riceveva per quello che meritava e forse di più a seconda del grado e della collaborazione data nell’iter dell’affare, a Volte anche semplicemente tacendo. La sua arte eccelsa gli aveva permesso di portare a termine tutte le sue grandi opere senza che che mai nessuno si fosse opposto. Anche Giano Trifronte, che attualmente occupava fraudolentemente il suo trono, aveva sempre approvato le sue fantasiose invenzioni dell’amministrazione del bene pubblico della contea. Proprio questa ricerca diurna del soddisfacimento delle esigenze e della felicità dei suoi servitori e collaboratori era citato nella pergamena di attribuzione del titolo.

Inoltre fu data disposizione a tutti i professori e gli istitutori di inserire nei piani di studio le imprese del conte Biasox, in modo che a tutti gli studenti fosse data la possibilità di acquisire sì tanto ingegno. Fu ordinato di scrivere il nome del conte Biasox nell’elenco degli uomini illustri di Maradonia con la motivazione di essere stato il più attivo nella ricerca del benessere del popolo anche se era riuscito solo a realizzare quello suo personale……



IL CONTE DEL GRILLO

martedì 26 gennaio 2010

Il giorno della (s)memoria: il campo di concentramento di Gaza


Enormi manifesti comunali campeggiano sulle belle locandine d’affissione per ricordare uno sterminio che molti vorrebbero dimenticare o di cui molti altri non hanno mai sentito parlare. Campi di concentramento, reticolati, enormi ciminiere stanno lì fotografate a ricordare agli italiani e ai carinolesi che la shoa ebraica è stato uno degli eccidi più crudeli di cui una parte di umanità si è macchiata.

Uno dei più crudeli….Ma non il solo… Tanti sono gli stermini di cui non si parla.

Il popolo ebraico ha oggi la soddisfazione di veder commemorato quel suo grande dolore del passato in tutto il mondo, mettendo sotto gli occhi di tutti la propria immagine di vittima eterna che non ha uguali nella Storia e che, proprio per questa unicità, gode di qualsiasi giustificazione per le sue azioni. Anche del fatto che da vittima si sia trasformato in carnefice.
Il potere cammina con il potere. Ci va a braccetto. Ci va a puttane insieme. E l’Italia, una delle otto potenze mondiali, non può non ricordare l’olocausto ebraico per far piacere agli Stati Uniti e allo stesso Israele.

Il mio giorno della memoria, oggi, sarà leggermente diverso e ricorderà non la vittima Israele, ma le vittime di Israele; coloro che nessuna potenza commemora o vuole ricordare e che anzi vengono indicati come i cattivi della situazione: i palestinesi, quel popolo di straccioni e fetenti che osa opporsi al potere politico e militare israeliano e che osa avere pretese come una casa, un pezzo di terra, del cibo, delle scuole, delle cure mediche. Che osa pretendere semplicemente una vita! Quel popolo su cui piove fosforo bianco e piombo fuso con la scusa che Hamas ha lanciato contro Israele razzi Qassam.

Oggi i palestinesi vivono confinati nella Striscia di Gaza, dove si rifugiarono dopo esser fuggiti o espulsi dalle loro terre nel 1948. Vivono in otto campi profughi gestiti dall’ONU. La Striscia è circondata da una barriera di metallo voluta da Israele e da una zona tampone di 300 metri anch’essa controllata dagli israeliani. Anche dopo il cosiddetto “ritiro” d’Israele dai territori della Striscia nel 2005, l’assedio è continuato e dal 2006 tutti i valichi di accesso sono chiusi o controllati dall’esercito israeliano, con conseguenze disastrose per la popolazione palestinese. Non passano scorte alimentari, non passano medicinali e carburante, né materiale edile per la ricostruzione. Non passa nulla se non quando vuole e ciò che vuole Israele. L’unica cosa che veramente passa è l’odio israeliano.
La chiusura dei valichi è la principale causa di sofferenza della popolazione che vive senza scorte alimentari e senza il carburante necessario a far funzionare i generatori elettrici. Il popolo che fidava solo sugli aiuti umanitari, dopo la vittoria di Hamas, si vede privato anche di questi a causa dei congelamenti degli aiuti internazionali che hanno reso la situazione ancora più disastrosa. L’emergenza sanitaria è grave; i feriti delle incursioni aeree israeliane non sanno dove andare per curarsi perché gli israeliani negano il permesso di andare sia in Israele che in Egitto. Costretto a vivere in un territorio blindato dove vengono affamati di proposito uomini, vecchi, donne e bambini, il popolo palestinese sta vivendo, giorno per giorno, una tragedia che viene nascosta agli occhi del mondo perché chi ha mezzi per diffonderla, non lo fa. Intanto si continua a commemorare, anno dopo anno, le vittime della shoa ebraica offerte al mondo intero sull’altare dell’ipocrisia mediatica.

Ma io non ci sto. Non posso starci. Non mi sento di avere misericordia per chi non ha misericordia.



Nuvola Rossa



domenica 24 gennaio 2010

Mucca pazza o proprietario criminale?

Da qualche anno sulla provinciale Casanova – Falciano si sono verificati gravi incidenti – che per fortuna non hanno generato morti se non nella causa che li ha generati: mucche in libertà. Ebbene si, questo utile e innocuo quadrupede, della cui proprietà molti sanno ivi compresi chi dovrebbe vigilare sull’ordine pubblico e sulla sicurezza dei cittadini, di notte scende dalle montagne che sovrastano gli abitati di Casanova e Falciano e spesso si riversa sulla strada provinciale creando in più di un’occasione gravi incidenti automobilistici. L’unica iniziativa che le amministrazioni dei due comuni sembrano aver preso al momento, per arginare il gravissimo problema – un vero pericolo alla pubblica incolumità, è l’installazione di segnaletica di pericolo con la dicitura “attenzione animali vaganti”. Bene, credo che queste problematiche debbano trovare un posto di rilievo tra chi è preposto alla tutela del cittadino. È inaudito che  tutt’oggi continuino quelle docili mucche a pascolare liberamente e che il proprietario di cui si sa nome, cognome e soprannome continui a non essere responsabilizzato circa questo grave problema di cui lui è il principali responsabile. Qui si tratta di un reato perseguibile penalmente. Gli animali hanno l’unica colpa di poter pascolare liberamente, anche ai danni di proprietari dei numerosi fondi coltivati e di qui ogni tanto riversarsi sulla provinciale schiantandosi sotto la macchina dello sventurato di turno. I loro proprietari sono tenuti alla custodia e vigilanza. Per fortuna che non c’è stato ancora il morto (e speriamo “vivamente” che non ci sia mai) altrimenti il proprietario sarebbe responsabile anche del grave reato di omicidio colposo. È ora che la magistratura, le forze dell’ordine, le amministrazioni locali si pongano seriamente il compito di porre fine a questo grave e decennale problema. Certamente non ci vuole il mago per capire questi animali da dove giungono, basterebbe schiodare il sedere dalle sedie e fare delle indagini approfondite e non limitarsi ad intervenire solo quando, purtroppo, qualcuno ci rimette la propria incolumità e anche la propria auto. Il caso, infatti, non è piccola cosa. Ricordiamo alle persone tenute a fronteggiare questo problema che la salute e l’incolumità del cittadino è la cosa a cui loro per prima devono dedicarsi.


Anonimo via web