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martedì 28 gennaio 2014

La nascita della Pro Loco


La seconda riunione per la formazione della Pro Loco a Carinola si è svolta lunedi' sera con la partecipazione allargata alle associazioni attive sul territorio. Si è formato un comitato promotore il quale si riunirà a breve per elaborare un atto costitutivo, lo statuto, un bilancio preventivo quindi le attività da sviluppare. Chiunque è invitato ed è libero  d'iscriversi per poter partecipare all'assemblea costituente la Pro Loco il giorno 06 FEBBRAIO ore 19,00 - Palazzo Petrucci. 

In questa sede sarà votato e approvato il direttivo della Pro Loco, lo statuto e il bilancio preventivo. 

Ebbene, senza essere troppo naif, cerchiamo di proporre un contributo a chi vuole impegnarsi nella Pro Loco. Gli sforzi per rilanciare le attività di promozione in un Comune come il nostro sono enormi, occorre tanta determinazione, competenza e idee che altrove hanno funzionato. Le difficoltà sono dietro l'angolo, come il rischio che vi s'infiltri la mala-politica, l'affiatamento nel gruppo direttivo, l'appoggio della comunità locale. Ma tutto cio' è superabile, in quanto ci sono menti giovani e competenti nel gruppo promotore a cui si affiancano uomini e donne con tanta esperienza e conoscenza del  territorio. 

E ora per aprire un dibattito costruttivo vediamo insieme quali potrebbero essere le attività e le idee per favorire lo sviluppo turistico e naturale del territorio. Cosa suggerireste alla Pro Loco? E' possibile creare occupazione con la valorizzazione dei prodotti, la cultura ed il turismo a Carinola? E come?


Danton





lunedì 27 maggio 2013

Oggi vi presento un paesologo



Franco Arminio è uno scrittore e poeta nato in Irpinia che se ne va in giro per i paesi d’Italia a vederli per poi raccontarli. Viaggia parecchio, ascolta la voce di chi non ha niente o poco da dire, poi scrive, parla, incontra le facce dei paesi desolati, stringe mani vigorose e sporche di chi fa cose e  ricostruisce pian piano dalle macerie. A tutti parla di paesologia, una fusione tra poesia e geografia ha detto qualcuno, una scienza che inizia proprio con lui. La sua scrittura mi ha fatto bene, la sua visione dei paesi mi aiuterà a capire cosa siamo diventati. Qualche giorno fa è uscito il suo ultimo libro (Geografia commossa dell’Italia interna, Bruno Mondadori ) ma in attesa di averlo riproponiamo scorci di qualche anno fa. Ora sotto gli occhi abbiamo un suo pezzo, la Repubblica della paesologia. 
Alcuni passaggi mi hanno colpito. “…I paesi non sono morti, ci sono ancora, sono malati, esattamente come è malato tutto il pianeta. C’è una parola che può riassumere tutto: desolazione. Si tratta di una malattia nuova per i paesi. Prima c’era la miseria, c’era il mondo mirabilmente descritto da Carlo Levi, c’era la lontananza e l’oppressione, c’era la comunità dei poveri, degli umili. Siamo passati dalla civiltà contadina, a volte crudele, perfino spietata, a questa cosa oscena che chiamo modernità incivile”. Penso a Ventaroli, San Donato, Casanova. Carinola il comune dei paesi disgiunti e dei borghi abbandonati alla loro bellezza fatta di rovi e solitudine. E ancora, “Scrivo a oltranza di luoghi che perdono abitanti e di abitanti che hanno perso i loro luoghi”. Dalle nostre parti accade qualcosa di simile, siamo proprio noi che perdiamo ogni giorno i nostri palazzi, ruscelli, fontane, case, strade di campagna, casini.

Qualcuno di noi si emoziona ancora per tutto questo perdere e cerca disperatamente aiuto. Altri hanno dimenticato come si fa. Le occasioni e le soluzioni giungeranno se saremo capaci di ritrovare “una nuova etica, un umanesimo delle montagne” scrive ancora Arminio.
Ecco che oggi piu’ che mai, tornando in città lontane dopo qualche giorno in paese sento che dovremmo semplicemente provare a fare qualcosa. 

Basta una passeggiata, 
il sole che passa nelle fronde di quercia,
che acceca di bellezza. Della nostra bellezza. 

Micco

martedì 30 ottobre 2012

Il vino delle nostre terre



L’Associazione Circuito socio-Culturale Caleno  anche quest’anno presenta Terre di Vino, che è giunta alla sua terza edizione. Non bisogna assolutamente sottovalutare questa iniziativa che ha lo scopo di celebrare il vino delle nostre terre, intorno al quale  girava tutta l’economia del territorio. Ager Falernus  era infatti sinonimo di vino, ma non uno qualsiasi, bensì un vino celebrato e apprezzato in tutto il mondo romano. Il Falerno si  versava sulle tavole dei più illustri personaggi, si proponeva ai migliori ospiti e poteva avere un’ invecchiamento anche di 50 anni. In quel caso, un bicchiere di Falerno d’annata era una raffinatezza che solo pochi intenditori potevano gustare.

Gli studi e i pochi scavi archeologici della zona, hanno evidenziato la presenza di numerose ville romane sul territorio e di altrettante fornaci che si occupavano della cottura delle anfore, le dressel 2-4, che servivano per la commercializzazione  del vino su larga scala. Le ville non erano solo “case di campagna” di antichi patrizi romani, ma erano vere e proprie aziende vinicole, su base schiavistica, che si occupavano della fornitura del vino in tutto il mondo romano. C’era tutta una filiera produttiva che girava intorno al Falerno che,  attraverso il Savone e il porto di Sinuessa, veniva avviato verso Roma.
Per saperne di più, è bene partecipare a questa splendida iniziativa che valorizza il nostro vino e in cui sicuramente non mancherà un saporito assaggio di questo nostro magnifico prodotto.
 
Bibens



venerdì 22 giugno 2012

Quando non puoi fare meglio, fai di peggio!


E pensare che con Giorgio alla cultura pensavamo di aver toccato il fondo e invece per la serie “quando non puoi fare meglio, fai di peggio! Cit.” abbiamo scavato oltre il fondo. Ma per seguire a pieno e in modo oltremodo stakanovista la precedente citazione, gli abbiamo dato anche deleghe per l’ecologia e questo visti i suoi vizietti notturni in montagna è un tutto dire. Ma centriamoci in un solo discorso e torniamo alla cultura.
Se dico arte catalana, congiuntivo, arte paleocrstiana, associazionismo, caro assessore Di Spirito lei non ne comprende il significato, ma tanto l'istruzione, l'erudizione o la dialettica non sono cose necessarie a Carinola per dilettarsi nella cultura. Il guaio è fatto e alla fine di tutto, in pieno stile Grimaldi lei non offrirà nulla ai carnolesi, in quanto è agli antipodi delle deleghe a lei assegnate. Sono sicuro che sempre in pieno stile Grimaldi, lei con spocchia e arroganza si limiterà al massimo a mettere qualche maxi schermo per gli europei o organizzerà feste di cattivo gusto contraddistinte dal flop così come ha già fatto a natale. Non è colpa sua,  la cultura non è cosa di tutti, la colpa è del Grimaldi che ha determinato questa vergogna, che ha umiliato due volte i casanovesi prima con Giorgio e ora con lei, che chiaramente non è neppure capace di esprimersi in un corretto italiano. Lei è un bravo ragazzo, vittima di questi Giuda che fanno del nostro territorio cosa loro, seguendo i propri capricci e i propri interessi. Spero vivamente che lei conosca il termine ETICA ed il termine MORALE e si cerchi in un vocabolario l'etimologia del significato della parola POLITICA. Caro assessore Di Spirito, so che alcuni potranno criticarmi dicendo “ma alla fine chigliu e nu buon waglion è colpa d’altri” dunque a parer mio la cosa migliore che in questo momento può fare è abbassare il capo e in piena umiltà chiedere aiuto a chi di cultura si nutre e a chi alla cultura da valore. A Casanova e nel comune ci sono molte persone che per istintiva passione vivono di cultura ed è a loro che potrebbe chiedere aiuto, a loro deve chiedere consiglio. Adesso che ha coronato il suo sogno, in piena umiltà accetti le sue falle formative e che la madonna ci aiuti. A questo punto posso solo ribadire il mio punto di vista: meglio nessun assessore per Casanova che un Lei in tale ruolo. Che pena che monotonia…

Sturm und Drang

lunedì 26 marzo 2012

Terre di vino


Terre di Vino, nuovo appuntamento del Circuito socio-Culturale Caleno, in programmazione per sabato trentuno marzo a partire dalle diciannove. Così mentre i colossi del Falerno – Cantine Papa, Fattoria Pagano, e tanti altri ancora- si sono precipitati nello scorso weekend al Vinitaly di Verona - i ragazzi del Circuito continuano un percorso di ricerca di vini dei vitigni autoctoni, in occasione di una serata didattico-degustativa presso la sede operativa - sita in Borgo Laurenzi, Via Grangelsa n° 87 – Casanova di Carinola per sabato prossimo. Diverse le adesioni fino a questo momento così come buona è la dose di entusiasmo che si registra nella comunità per questa seconda edizione. A spiegare bene l’evento ci pensa Antonio Papa, produttore di vino Falerno, dottore in lettere classiche che collabora con l’associazione. Infatti, “Ritengo queste occasioni, utili per ristabilire un rapporto sano e genuino con il nostro territorio. Ho deciso di appoggiare i progetti (didattici) del circolo caleno già da qualche tempo, offrendo la mia esperienza, con la speranza di contribuire ad alimentare la fame di conoscenza e l'ambizione, e tutelare le nostre tipicità e la nostra storia”. In effetti, sembra di capire che Terre di Vino cerca di stimolare i piccoli e medi produttori che si affacciano per la prime volta alla produzione di nicchia del mitico vino Falerno, un’occasione didattica per stabilire la creazione di contatti fra studiosi, appassionati e produttori così da stimolare la crescita e il miglioramento di una produzione vitivinicola tutta da valorizzare. Terre di Vino comincerà con un seminario sulle tecniche di produzione del falerno: una viticoltura eroica in chiave moderna a cura di Antonio Papa, tecnico sommelier AIS. Dopodiché saranno trattati i principi della tecnica di degustazione dei vini, a cura di Guido Di Cresce sommelier AIS. A seguire una degustazione e piatti tipici di stagione. Per i produttori è possibile comunicare le loro adesioni fino a sabato pomeriggio.

Circuito Caleno


domenica 22 maggio 2011

La festa che riequilibra


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Gli echi delle sofferte elezioni della scorsa settimana vanno infine affievolendosi per lasciare il posto alla normalità. Una normalità che per alcuni ha il sapore amaro della sconfitta, per altri l’esaltazione della vittoria.
Si continuerà  a parlare di queste elezioni ancora per qualche tempo, ma intanto i cittadini stanno lentamente rientrando nei ranghi, occupandosi delle proprie quotidiane faccende; cercando di allontanare  le ostilità politiche che ha diviso gli animi.
Ed ecco subito la “festa di maggio” che riporta un po’ di equilibrio in una comunità troppo manipolata dagli interessi politici, troppo sballottolata di qua e di là senza troppo rispetto: ciò che la politica divide e invelenisce, la festa unisce.
Dopo l’esperienza elettorale che li ha visti antagonisti ed avversari, i casanovesi si stringono ora intorno alla loro Madonna, ritrovando il piacere di essere una comunità unita, pacifica e collaborativa; mettendo definitivamente da parte le ostilità trasportate negli animi dai tanti signori della guerra che pur ci sono, e tanti!
Già da diversi giorni, mentre molti ancora discutevano sui risultati elettorali, moltissime persone si dedicavano alla raccolta del mirto e dei fiori e alla loro preparazione serale in diverse case.

La suggestiva fiaccolata notturna di venerdì verso la Chiesetta della Grangelsa ha contribuito grandemente ad infondere negli animi la pace perduta nei giorni scorsi, fino ad arrivare a sabato notte, clou  della  preparazione alla processione domenicale.
Come sempre, dopo la mezzanotte, si da inizio all’ Infiorata, lo stupendo tappeto floreale che si snoda lungo via Grangelsa. Tutti presenti; tutti e più ancora: Antonio, Palmina, Giovanni, Lucia, Maria, Antonetta, Giovanna, Giacomo, Mariano, Michele, Pasquale, Olga e tanti, tanti giovani. 
28Si bisbiglia, ci si organizza, ci si predispone per le varie mansioni, ci si piazza ai posti di “combattimento”, si inizia ad apparecchiare la strada…. Ed ecco che lentamente, ma incessabilmente il tappeto comincia prendere forma, a srotolarsi… Molti caffè accompagnano la nottata; molte battutine e prese in giro allietano la stanchezza e le lunghe ore di lavoro, ma lo spirito di aggregazione è più vivo che mai. La comunità è di nuovo coesa, unita, ben desta, pronta ricostruire ciò che molti vorrebbero distruggere: il proprio senso di appartenenza e la propria rispettabilità.


martedì 1 marzo 2011

Soldi al vento?...

50.000 euro per il premio Matilde Serao. Questa è la somma destinata al premio  grazie al’impegno di Massimo Grimaldi.
Questo apprendiamo da Carinola punto net. Questo mi lascia sbigottito. 50.000 euro per un premio che, diversamente da come dice il gestore del sito, non coinvolge la comunità ma quella parte che definirei i “signori dalle unghie spezzate”.  Ovviamente non tutti, ma è chiaro che questi premi, così come il premio Moscati, si presentano come un semplice momento autocelebrativo degli organizzatori e della politica. I momenti più interessanti, ovvero le letture degli scritti della Serao, le vicende di vita vissuta della scrittrice nel nostro comune, vengono percepiti dai presenti come una parentesi noiosissima, prima dell’atteso buffè.
Certo che con 50.000 euro il buffè si trasformerà in una opulenta cena di gala dove tutti, mettendo da parte cravatte e pellicce di pessimo gusto,  piomberanno come libici affamati sulle pietanze, con consequenziale sacchetto da portare a casa e riscaldare, come si fa in ogni matrimonio paesano che si rispetti. Non voglio assolutamente sparare sulla figura di Matilde Serao che forse lo stesso Grimaldi non conosce (anzi lo invito a leggere Le virtù di Checchina  in modo da capire che la scrittrice non sarebbe tanto in linea con gli “ideali” del partito del massimone), ma non posso assolutamente concepire una mercificazione gratuita della cultura che, alla fine, non si rivela tale ma semplice ostentazione, proprio come il concerto della  Ricciarelli (mamma mia che brutta immagine vedere tutti i cafonacci a sentire l’opera). E’ chiaro che i premi non mi piacciono in quanto, come ho già detto, non coinvolgono la cittadinanza se non per il cibo gratuito e credo che 50.000 euro potrebbero essere usati per fare iniziative collaterali e formative, come ad esempio un seminario di giornalismo,  un concorso letterario per gli alunni delle scuole di Carinola e molte altre cose.

Con 50.000 euro comprerei la casa della scrittrice, oggi disabitata se non sbaglio, e ne farei un museo a lei dedicato. Con 50.000 euro si potrebbero fare tantissime cose di forte valenza culturale che sul serio coinvolgerebbero la cittadinanza e non solo gli appassionati del buffè. Al di là di tutto, che arrivino soldi per la cultura è sempre buono, ma è degradante vedere (mi auguro che non sia così) come i fondi vengano sperperati per l’autocelebrazione di pochi,  e la qual cosa offende ciò che ha scritto e detto Matilde Serao nella sua fortunata carriera.

Anima Perplessa








venerdì 31 dicembre 2010

Bbuche bbuche


Gentilissimi miei signori, noi vi faremo un grande inchino
siamo sinceri di vero cuore e siamo afflitti pellegrini.

Siamo stati a Bettelemme la capanna a visitare
ru giureo de Gerusalemme non può reggersi e camminare.

Siamo giunti nella grotta giusto a coro di mezzanotte
dove nacque il divino Agnello tra il bue e l’asinello.

Centoquarantaquattromila di fanciulli preparati
furono messi a fila a fila quegli agnelli immacolati.

E San Pietro riparava quelle grandi coltellate.

Ih che fece quel gran Santo venne in sogno a Costantino
e che San Silvestro aveva una specifica divina

Costantino imperatore fu lebbroso di natura
per sanarsi il suo malore ne voleva sentir la cura.

Chiamò dentro il suo capitano e col suo reggimento intero
dette ordine di partire Santo Silvestro a visitare.

Mentre Messa lui diceva poche rape seminava
poche rape lui faceva per far mangiare ai soldati.

Dai soldati istupiditi furono cotte e ben mangiate
con quell’acqua battesimale solo quella lo poté salvare

Bbuche buche e violino cu’ chitarra e mandolino
Mamme e figli  tutti  uniti se ne andavano in allegria.

Nuj tenemmu nu ciucciariegliu ca l’avemma scurtecane
la carne la ramm’a ri gliupi e la pelle a ru bbuche bbuche.

Quant’onore avemm’avuto rent’a sta casa ammu trasutu
e tenetece sempe a mmente ca nuj semmu brava ggente.

Oi Sperlonga mia Sperlonga e persino alla Maddalena
e che Dio ve la guarda a questa vostra bella mugliera.

Oi Sperlonga mia Sperlonga e persino a Santo Vito
e che Dio ve lo guarda  a questo vostro bello marito.

Oi Sperlonga mia Sperlonga e persino a San Giovanni
e che Dio ve li guarda i vostri figli e tutti quanti.

E a voi padrona di casa e cacciatece ‘na bella spasa
d’auciati e susamiegli e ‘na trentina de beccheriegli.

E se poi ci canta il gallo
a tutti quanti buon principio d’anno.

L’anno vecchio se n’è andato e domani è l’anno nuovo
comme ce semmu arrivati auannu, arriveremo da cca a cient’anni (x 3).

Oi Maronna ca ‘Mparavisu stai
libera ‘sta casa da le pene e da ri ‘uai.
Oggi è San Silvestro e nui facemmu festa,
curri padrone ca la 'otta  cola
fa priestu e fa currenne c’amma ine camminenne
fa priestu e nun tardà ru bbuche bbuche  ‘o camminà
ru bbuche bbuche  ‘o camminà
ru bbuche bbuche  ‘o camminà!

Questa lunga e bella canzone augurale di fine anno quasi certamente è giunta a noi dal sessano. Non sappiamo, originariamente, in quale periodo possa  essere collocata, ma sicuramente, passando di anno in anno e di bocca in bocca, ha subito molte modifiche ed alterazioni al punto che alcune parole o frasi sembrano non avere un senso logico.
La canzone si appoggia sulla leggenda e sulla storia di San Silvestro I, Vescovo di Roma, il quale liberò la città da un drago  che seminava fetori e malattie   e che riuscì a guarire l’imperatore Costantino dalla lebbra. Facendolo immergere in una vasca con acqua battesimale invece che in una vasca piena del sangue di fanciulli appena nati, come gli avevano suggerito i medici di corte, il Santo guarì completamente l’ imperatore. La leggenda continua con un documento agiografico dove si afferma che Costantino, prima di imbarcarsi per l’ Oriente, per riconoscenza della sua guarigione donò l’Italia e l’Occidente a Silvestro e depose personalmente  l’atto di donazione sulla tomba di San Pietro. Nello stesso documento fu riconosciuta la supremazia del Vescovo di Roma sui Patriarchi di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e Costantinopoli. Questa grande mistificazione della donazione di Costantino  a San Silvestro andò avanti per tutto il medioevo e solo nel 1440 fu dimostrata  da Lorenzo Valla la falsità del documento che Papa Stefano II aveva divulgato nel 756 per  sottrarre la Chiesa al potere patriarcale bizantino.
Questo canto è il frutto che quel periodo ci ha elargito? In che modo e con quali mezzi è arrivato fino a noi?
Se qualcuno ha delle ulteriori informazioni e se esiste una versione diversa, lo faccia sapere. Saremo ben lieti di ampliare la nostra conoscenza e i nostri studi.
Buon anno a tutti.

Anno Vecchio

martedì 1 giugno 2010

Foro Popilio: soldi sprecati?

Il titolo è lo stesso di altri articoli di questi giorni riportanti dichiarazioni del soprintendente dei beni archeologici di Caserta, Benevento, Salerno ed Avellino, con la differenza di un punto interrogativo in più. 
Il soprintendente in una intervista ad un blog locale ha rilasciato alcune dichiarazioni che esplicitano in modo perentorio il proprio pensiero. 
La dott.ssa Maria Luisa  Nava è da pochi mesi a capo di questa soprintendenza immensa che abbraccia quasi tutto il territorio campano ed importantissima per la quantità di beni archeologici sottoposti alla sua tutela, contando ben ventuno musei. Le dichiarazioni hanno sucitato qualche perplessità fra quelli che conoscono il curricula del soprinterndente in oggetto.  La dott.ssa Nava non solo è una brillante dirigente del ministero dei beni culturali  ma è anche e soprattutto una studiosa ricercatrice di fama internazionale, autrice di innumerevoli pubblicazioni di grande pregio scientifico. Destano meraviglia le sue dichiarazioni che hanno annullato la ricercatrice per dare spazio assoluto al funzionario preoccupato solo di tutelare i beni esistenti a lei affidati. Dal  punto di vista del freddo funzionario il discorso di preoccuparsi delle fasi successive prima di iniziare uno scavo e quindi evitarne di nuovi è giustissimo ma non  da parte di una cittadinanza proprietaria di un tesoro di cui non può usufruire. Dall'intervista si ha la sensazione che non conosca perfettamente Foro Popilio, quasi fosse una delle tante ville romane dell'Ager Falernus e quindi  viene liquidato come uno spreco di soldi. 

Mai i soldi dei cittadini sono stati spesi così bene e per un fine tanto nobile. Poi forse non si è informata che si parla di meno di ventimila euro e non dei milioni spesi per il convento di San Francesco a Casanova e per il restauro infinito di Foro Claudio. Quei pochi spiccioli sono serviti a portare all'attenzione della comunità scientifica internazionale un tesoro nascosto e inutilizzato per l'incuria di tanti e per tanti anni. Sono serviti per un corso generale di aggiornamento culturale che milioni di ore di lezioni universitarie non sarebbero riuscite ad ottenere. Si ricorda l'interesse di tutta la popolazione per quel lavoro e l'entusiasmo di tutti i giovani della zona per la scoperta della storia inedita delle loro nobili origini. Stupisce che si condanni un' operazione tanto meritoria forse perchè non la si conosce o forse per giustificare il suo diniego alla richiesta  presentata dall'amministrazione comunale per ottenere fondi per il prosieguo degli scavi. Quei fondi sarebbero serviti anche alla sistemazione definitiva del sito con la creazione di un parco archeologico ed anche la sua messa in sicurezza. Evidentemente la limitata disponibilità di fondi l'hanno indotta ad utilizzarli in altri siti più sponsorizzati. Si comprende anche questo ma non si comprende l'attacco denigratorio dei lavori eseguiti  parlando di tombaroli fingendo di ignorare che da decenni questi scavano indisturbati in quell'area nel disinteresse delle autorità competenti, soprintendenza in primis. 
Il tono del nordico che pensa di essere arrivato nelle terre di Gomorra tra camorristi ignoranti volendo portare la voce della verità ha ricordato l'arrivo delle truppe piemontesi all'indomani dell'unità d'Italia. Non sono i lavori di Foro Popilio gli sprechi da combattere ma quelli milionari già citati o del castello ducale di Mondragone. Lavori di semplice muratura spacciati come restauro facendo lievitare i costi  dieci volte di più raggiungendo così cifre stratosferiche per ogni intervento . Questi sono i veri soldi sprecati , ne parlasse col suo ministro nordico e decidessero di separare in ogni progetto di restauro il lavoro di normale muratura dai lavori di restauro vero e proprio,  ed avrebbero la sorpresa di ritrovarsi con milioni di euro da impegnare anche a Foro Popilio.
Queste polemiche non devono scoraggiare quelli che credono nella bontà e nobiltà di quel progetto e devono  spronare i rappresentanti politici a continuare a chiedere i fondi nonostante i pareri contrari , convincendoli che si combatte per una buona causa  e per l'interesse generale della comunità carinolese anche contro le opinioni del soprintendente di turno.

POPILIO LENATE

sabato 6 marzo 2010

Cultura, tarallucci e vino

Convegno
un'immagine del convegno a Carinola


È strano come può sembrare inusuale agli occhi dei visitatori  che in un piccolo centro come Carinola sia diffuso l’interesse per la cultura, e come sia forte la convinzione che i cittadini carinolesi siano spinti a partecipare a manifestazioni culturali con il solo scopo di “scroccare” una  cena usufruendo del buffet, tanto ormai tutti sanno che una degna manifestazione deve concludersi a “tarallucci e vino”!
E cosi ti ritrovi con un coordinatore della serata che non fa altro che ribadire la presenza della tavola imbandita sottintendendo il timore che prima o poi i convenuti si alzino e scappino via!
 In realtà la presentazione del libro del dot. Ugo Zannini è stata interessante dall’inizio alla fine, il suo studio sui Fora rappresenta un contributo importante su una realtà urbana ed istituzionale romana molto diffusa nel territorio italiano.
Credo però che la presentazione abbia avuto un cosi ampio riscontro per la presenza di un illustre studioso, il quale con la sua cultura ed eloquenza ha dato maggiore spessore all’evento.
Il prof. Coarelli è un esponente internazionale dell’archeologia, docente all’università di Perugia è autore di  innumerevoli articoli e libri sulle antichità romane come Il foro romano,pubblicato nel 1983 o Il foro boario dalle origini all’età repubblicana, pubblicato nel 1988, fino ad arrivare al 2008 con un importante ed interessante studio sulla colonna di Marco Aurelio.
La sua lezione è stata stimolante non solo per gli studiosi o gli appassionati di archeologia ma per tutti coloro che sentono la necessità di conoscere meglio la società di oggi che è il risultato ed il riflesso di anni ed anni di storia.
L’organizzazione amministrativa moderna molto deve alla tradizione e alla cultura romana, quest’ultima rispecchia le esigenze della società del passato che risultano essere estremamente simili alle nostre.
La sua lezione ha senza dubbi suscitato maggiore interesse per la storia e l’archeologia, ha reso evidente come conoscere il passato aiuta a leggere e comprendere meglio il presente e in alcuni casi a “prevenire” il futuro e ha senza dubbio appagato gli animi desiderosi di conoscenza e del “bel parlare”.

Traul

lunedì 15 febbraio 2010

C'era una volta...Carnevale

Tanti anni fa il carnevale, più di oggi, non era un solo giorno di festa ma un periodo abbastanza lungo. Nei giorni di carnevale era lecito qualunque scherzo anche un pò pesantuccio come lanciare farina o altro, l'uovo no, quello si preferiva mangiarlo. Gruppi di tre o quattro ragazzi con la mascherina tipo Zorro, ricavata dalla copertina nera del quaderno di scuola, giravano di casa in casa chiedendo"ventresca e sauciccia"e cantando" carnevale ngricca ngricca mangia pane e sauciccia...." Uno del gruppo portava uno spiedo di legno, di castagno o di nocciolo accuratamente pulito della scorza, in cui si infilavano le offerte che si ricevevano. Alla fine del giro ci si riuniva in qualche casa e si consumava tutto quello che si era raccolto. La quantità dipendeva dal numero di case visitate ma soprattutto dalla qualità delle case visitate. A quei tempi non tutti si potevano permettere di ammazzarsi il maiale e quindi poter regalare salsiccia, pancetta e forse nemmeno il guanciale. Qualcuno dovrebbe sciogliere il dubbio se sia nata prima questa tradizione delle nostre parti o la festa di halloween, quasi certamente la festa americana è scaturita da queste nostre consuetudini importate e fatte loro. Come oggi fanno i ragazzi americani che chiedono il dolcetto minacciando scherzetti, allora si minacciava di bussare al portone per tutta la sera se non si cacciava "a sauciccia" o simili. In questo periodo, e solo in questo, qualche sera ci si riuniva in casa di parenti o di qualche vicino per fare la zeppola che era ed è un dolce tipico di Casanova, Carinola e dintorni. Questo dolce si ottiene versando un impasto molto liquido di latte, farina, uova e sugna in un tegame di terracotta detto "ruoto" costruito apposta per questo dolce dai maestri della terracotta di Cascano. Guardando quel tegame sembra di vedere ancora le donne anziane mentre controllavano se avesse raggiunto la giusta temperatura col vecchio sistema di mettervi dentro un carbone ed aspettare che fumasse dando il segnale per versare il liquido. E' da ricordare e lodare un gruppo di donne di Santa Croce di Carinola che hanno ripreso la tradizione della zeppola e la preparano in svariate occasioni raccogliendo l'apprezzamento di tutti quelli che la mangiano. Il carnevale di una volta finiva con la morte di Carnevale che logicamente si celebrava la sera del martedì grasso. Dopo aver consumato una cena pesante a base di carne di maiale innaffiata con grandi quantità di vino Falerno, allora sempre ottimo, si usciva per la processione di "Carnevale muortu". Questa processione era una parodia blasfema della processione del Cristo morto del Venerdì Santo e per questo era messa all'indice dal parroco. Inutile dire che delle prediche e delle scomuniche del parroco pochi tenevano conto e pertanto la processione godeva di una folta partecipazione. Il corteo era aperto da incappucciati che rappresentavano la congrega, quasi sempre l'abito era lo stesso usato per le processioni religiose. Dietro la congrega seguivano i notai che avevano il compito di scrivere le ultime volontà di Carnevale. L'abbigliamento di questi notai era vario ma comunque abbastanza elegante, di singolare avevano il libro dove dovevano scrivere le ultime volontà che era il basto dell'asino, in gergo la "varda". Dopo seguiva Carnevale sdraiato su di un catafalco coperto da un lenzuolo bianco. In verità non era sdraiato ma camminava con le sue gambe con la testa infilata in una scala sorretta da molte persone. La faccia di Carnevale era stata truccata con abbondante farina in modo che spiccasse il colore bianco nel buio della sera. Il feretro era seguito dal prete con vari chierichetti, il prete portava in una mano un secchio e nell'altra una scopa che usava per benedire la folla. Ogni volta che iniziava a benedire si scatenava un fuggi fuggi generale perchè quella che arrivava non era proprio acqua benedetta, anzi, molte volte non era nemmeno .... acqua!.Dietro al prete c'era tutta la popolazione che accompagnava Carnevale nel suo ultimo viaggio. Durante tutto il tragitto si salmodiava come una cantilena tra i notai e la folla che numerosa si accalcava dietro a Carnevale morto, sia le domande dei notai che le risposte del popolo avevano lo stesso tono cantilenante. I notai chiedevano"la sauciccia a chi la rimani?" tuti rispondevano "cà stammu nui"dopo "la ventresca a chi la rimani?"tutti rispondevano "cà stammu nui"dopo chiedevano della cantina, della ‘nnoglia , del maiale, della moglie e tutti rispondevano allo stesso modo. Sembrerà strano ma non c'era la richiesta a chi restasse i soldi, forse perché ce ne erano pochi ma forse perché si dava più importanza al vino ed alla salsiccia che non ai soldi. In mezzo a queste richieste ogni tanto i notai chiedevano" i debiti a chi li rimani?"e tuti rispondevano "libera me domine" in perfetto latino. Stessa risposta alle domande a chi restava, il lavoro," à fatica", le malattie ed altro che resto all'immaginazione in quanto vocaboli altamente censurabili. Ogni tanto la cantilena veniva sospesa per permettere al parroco di benedire e chi non si spostava in tempo veniva benedetto da acqua poco santa. Il corteo dopo aver fatto tutta la strada del paese raggiungeva i pressi della chiesa dove si scioglieva dopo l' ultima cantata e parecchie benedizioni da parte del falso parroco tra risate e schiamazzi. Era una serata piena di risate interminabili e sguaiate con lazzi e scherzi di ogni genere e nonostante quasi tutti fossero oltre ogni limite di sopportabilità alcolica non si registravano mai zuffe o alterchi violenti come invece capita frequentemente nelle manifestazioni dei nostri giorni.


Pantalone

giovedì 19 novembre 2009

La cultura non paga

In questo comune la cultura è un optional. Molto costoso. Perché chi ne vuole usufruire, è meglio che se lo vada a cercare per lidi lontani e privati. Qui a Carinola non è  alla portata di tutti perché la sua diffusione pubblica è negata. Per tanti motivi.  Primo tra tutti i soldi che non ci sono mai per cose edificanti ma che si spendono a fiumi per feste e festarelle che possano allietare gli animi degli apatici carinolesi, perennemente depressi ed afflitti.
Succede così che quelle poche persone che si erano impegnate gratuitamente per la diffusione pubblica della cultura mettendo al servizio della comunità il proprio tempo e le proprie competenze, si ritrovano ad essere come tanti don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento.
Snobbati e presi per i fondelli dai pubblici amministratori, i componenti del GOB (Gruppo Operativo Biblioteca) si sono dimessi in massa dietro il fallimento di un progetto che poteva diventare un fiore all’occhiello del Comune. Grazie agli amministratori che non hanno saputo e non hanno voluto credere a questo progetto. Semplicemente perché se ne fregano. Sia quelli di destra che di sinistra; sia la maggioranza che l’opposizione. Tanto la cultura non paga.
Per fare in modo che il servizio decollava, erano necessari dei finanziamenti comunali per comprare altri libri, allestire una saletta informatica da mettere a disposizione degli studenti, ma questi finanziamenti promessi e ripromessi tanti volte, in una sorta di gioco del tira e molla, non sono mai arrivati. C’è sempre qualcosa di più urgente da fare, qualche buco da tappare, qualcuno da accontentare. E la biblioteca? Può aspettare.
Sono anni che si aspetta.
Allora, a questo punto, alla presa in giro di persone serie che non meritano tali comportamenti da parte degli amministratori, si mette un punto. Tutti a casa!
Peccato. Perché era un progetto valido. Perché le persone che lo portavano avanti erano altrettanto valide e lo avrebbero sicuramente fatto crescere sempre più, impegnandosi al massimo.
Peccato davvero.
Ma ai nostri amministratori non sembra interessare la politica della crescita sociale e culturale del Comune; solo quella clientelare. D’altra parte, parafrasando un famoso spot pubblicitario: più li tieni giù, più ti tiri su.
Altro che cambiamento! E’ proprio tutto come prima, se non peggio.
Che delusione!


Libro Parlante

lunedì 9 novembre 2009

Festa della vendemmia: da ubriaconi a intenditori


foto da "Summa Gallicana
   
La recente Festa del Vino Falerno tenutasi a Carinola pochi giorni fa è passata alquanto in sordina sui giornali locali. E’ stata trattata come la solita sagra, senza dargli il dovuto risalto che una passerella così prestigiosa meritava. Al contrario i mass media nazionali le hanno reso giustizia dedicandole gli ampi spazi che meritava. Ha avuto l’interessamento di  Raiuno con un servizio di più di tre minuti e ampi reportage su alcune riviste di enologia a tiratura nazionale. Grande regista della grandiosa  manifestazione è stato l’assessore all’agricoltura del comune di Carinola. Il successo è dovuto esclusivamente a lui, che si è dedicato anima a corpo per la buona riuscita dell'evento.

Il suo intenso e proficuo interessamento  è stata una sfida a coloro, soprattutto suoi compaesani, che lo hanno osteggiato nella realizzazione della Festa della Vendemmia  a Casale. Tale festa era diventata ormai una realtà tra le più prestigiose tra le varie iniziative organizzate nel comune di Carinola. Non si sa per quali motivi arcani, quest’anno non si è potuta tenere, pur avendo a disposizione un cospicuo contributo previsto dall’assessorato all’agricoltura. Anzi è stata proprio questa ventilata sponsorizzazione a portare alla sepoltura definitiva della festa della vendemmia 2009. L’indomito assessore Giacca ha incassato il  colpo tiratogli dai suoi sinistri oppositori, ma si è preso la rivincita  restituendo loro un colpo con gli interessi. E’ riuscito ad organizzare una Festa del Vino Falerno che resterà negli annali e sicuramente sarà ripetuta negli anni a venire.

La manifestazione, organizzata nel migliore dei modi farà dimenticare quella che a giudizio di molti era la riunione dei beoni del comune di Carinola e viciniori. Invece l’assessore è riuscito a fare una cernita naturale di degustatori e intenditori locali e non, facendoli ritrovare insieme nella splendida sala di palazzo Petrucci. Anche chi non era un degustatore lo è diventato per l’occasione.  Dopo aver ascoltato i discorsi degli esperti che li hanno aggiornati sulle potenzialità del vino Falerno e sulla bella notizia, nota a pochissimi, che Carinola da sola possiede il sessantacinque per cento degli  ettari di vigneti  impiantati in tutta la zona doc del Falerno, tutti si sono cimentati nella degustazione dei vini esposti dalle  case di punta nella produzione del Falerno della zona D.O.C. prevista dal  decreto ministeriale.
Erano  presenti le più accorsate cantine tra cui Villa Matilde, Fattoria Felicia, Nugnes,  Scialla e tante altre, tutte con le loro bottiglie migliori.  Il sommellier Marco Sabelli si è trovato in grande difficoltà nel dover fare una selezione tra vini tutti di così alta qualità ed anche nel design delle bottiglie. Un posto particolare hanno avuto negli assaggi  le bottiglie di don Franchino Bianchini e dei fratelli Migliozzi che a forza di continui assaggi sono state le prime ad essere svuotate. La festa si è conclusa tra i commenti di tutti i degustatori, di professione e non, che discutevano dei profumi,  dei bouqet o dei vari retrogusti assaporati nei vini degustati.

Grande soddisfazione per l’assessore Giacca che ha fatto fare un grande balzo in avanti verso il progresso civile del comune di Carinola. Ha  fatto dimenticare i gruppi di persone avvinazzate che si davano appuntamento sulle scale della chiesa di Casale alla fine di quella  festa che è stata ormai archiviata come la festa degli ubriaconi. Essa è stata sostituita dalla festa dei degustatori che a buon  diritto  può entrare nei grandi appuntamenti nazionali.

    La vestale di Bacco

martedì 11 agosto 2009

Generazioni da curare



C’è sempre l’occasione che mi fa rendere conto che il nostro Comune è piena di intelligenze vivaci e di eccellenze che meriterebbero maggior fortuna e maggior attenzione da parte di tutti. Carinola dovrebbe essere fiera di queste menti speciali e vivaci dei suoi figli, e forse lo è, ma troppo poco si fa per aiutarli.

Chi non ha avuto la fortuna di presenziare al Lunarte Festival non può capirlo. Chi non ha visto la commedia della Scarpasciota “Nu pasticcio napoletano”, portata in scena da giovani attori alla prima esperienza artistica, non può capirlo. Chi non vedrà la seconda rassegna di cortometraggi “Corteggiamoci” organizzata dall’Associazione Nessun Dorma e la Compagnia Teatrale ‘A Scarpasciota, col patrocinio del Comune di Carinola, non lo capirà. Giovani menti capaci di organizzare eventi artistici e culturali di grande spessore e fascino con pochi mezzi, capaci di impegnare se stessi  con decisione ed entusiasmo,  capaci di mettersi in gioco in prima persona sfidando un’eventuale critica negativa dei compaesani. Ma non c’è critica negativa che regga.

Tutti bravissimi, ma stupende sono state le esibizioni di Pasquale Passaretti e Alberto Ferraro al Lunarte Festival. Niente  da invidiare a veri professionisti. L’uno ha presentato un monologo sul disagio nel mondo del lavoro scritto e interpretato da lui stesso, l’altro un monologo da un rifacimento del Cirano de Bergerac di Rostand.

Qualche sera dopo, anche i giovani attori della Scarpasciota, diretti  da Tommaso Vingione, hanno esibito la propria bravura con scioltezza e spontaneità in cui ha primeggiato Ivan D’Orso.

Tutto questo mi porta a fare le solite considerazioni trite e ritrite che vanno però fatte: la popolazione e le amministrazioni comunali dovrebbero curare molto di più i propri giovani, evitando che crescano frustrati nelle loro pur legittime aspirazioni o di farli andar via, a portare altrove le loro abilità Non basta essere dispensatori di contributi comunali e dargli i mezzi economici per realizzare un’iniziativa, ma offrirgli la possibilità di crescere anche artisticamente sul territorio. E quando dico crescere artisticamente, parlo in termini soprattutto di strutture che purtroppo non ci sono, ed anche in termini di brevi corsi formativi che potrebbero arricchire e migliorare  le attività più presenti sul territorio.

Per anni la crescita artistica dei giovani carinolesi è stata quasi ignorata o messa a uno degli ultimi posti mentre, in un Comune che si rispetti e vuole rinnovarsi, dovrebbe essere tra i primissimi posti.

Le foto


Quaily

martedì 4 agosto 2009

Tanti simpatici Indiana Jones

Scavi Forum Popilii

Questa prima tornata di scavi a Foro Popilio si è purtroppo conclusa e i giovani studenti o già laureati in Archeologia e Beni Culturali ci lasceranno. Per poco spero. Insieme a loro vanno ricordati anche alcuni soci dell’Archeoclub locale e altri appassionati di storia e  archeologia che  hanno condiviso lavoro, fatica ed entusiasmo
Più volte siamo stati a trovarli e a condividere con loro quest’esperienza unica, faticosa ma elettrizzante, che li ha accomunati negli studi, nel lavoro e soprattutto nel piacere di stare insieme, consapevoli di stare vivendo qualcosa di eccezionale.
Su tutti loro si è distinta  la guida altamente professionale del prof. Carlo Rescigno che  ha diretto, organizzato, spiegato, assegnato compiti, qualche volta rimproverato, si è amareggiato come e più di loro per le visite notturne dei tombaroli, ma soprattutto ha gioito con loro per ogni ritrovamento, piccolo o grande che fosse,  rivelandosi il collante che ha tenuto insieme l’intera squadra. Questo instancabile team operativo è stato seguito costantemente anche dal dott. Francesco Sirano, soprintendente di zona, che non ha fatto mancare la sua presenza e il suo supporto professionale nonché la sua sorveglianza.
E’ stato un piacere conoscere questi ragazzi che con grande abnegazione e  responsabilità hanno portato a termine i compiti loro assegnati giornalmente sotto lo spietato sole estivo  e ci dispiace che sia finita qui per ora, come dispiace anche a loro.
Si è fatto quanto basta per approntare la necessaria documentazione. Ora spetta all’Amministrazione presentare il progetto per ottenere i cospicui fondi necessari a proseguire,   così come spetta all’Amministrazione fare in modo che la zona sia sorvegliata costantemente per evitare gli spiacevoli episodi come quelli che si sono purtroppo verificati e continuano a verificarsi.
Spetta soprattutto alle forze dell’ordine responsabili del territorio staccarsi un po’ dalle comode scrivanie per garantire il proprio servizio di controllo, notturno e diurno, al Comune e alla cittadinanza altrimenti, in meno che non si dica, il luogo diventerà una formaggiera. Forse sarebbe il caso di dotare il sito di un casa-container  dove alloggiare  eventuali custodi. Sarebbe un’ ulteriore spesa per il Comune ma non vediamo  modo diverso per una sorveglianza  costante e continua.
Che  dire? Ci auguriamo che venga adottata ogni possibile precauzione  per mettere il sito in sicurezza  o il nostro patrimonio artistico sarà esposto al feroce vandalismo di questi figuri che vivono solo di espedienti.
Per quanto riguarda i ragazzi che ci lasciano, guardiamola da questo punto di vista: non è la fine di una bella esperienza, ma è solo l’inizio.


Q8
Scavi Forum Popilii

venerdì 31 luglio 2009

La scaffaloteca

    



Qualche settimana fa, a Carinola, approfittando del premio internazionale di mosaico intitolato a Padre Michele Piccirillo e del ritardo eccessivo (ma forse si usa così) dell’ambasciatrice della Giordania che doveva presenziare alla manifestazione, ho potuto conoscere meglio il bello ed importante palazzo Petrucci dove l’iniziativa aveva luogo. Al termine avendo udito che il piano superiore, quasi il sottotetto dello storico palazzo quattrocentesco, accoglieva la biblioteca del Comune di Carinola, ho voluto dare uno sguardo, ritenendo la cosa molto interessante. Così mi sono accodato al piccolo drappello che saliva ed ho potuto constatare come gli scaffali fossero perlopiù vuoti, talché più che di biblioteca potevasi parlare di scaffaloteca.

Una tarma del venticinquesimo secolo che, vinta dalla fame, riuscisse a salire fino ai vetusti locali che ospitano la biblioteca ( continuo a chiamarla così per comodità e per semplicità di esposizione) per cibarsi di carta di libro, leggera friabile e delicata al palato, rimarrebbe spiacevolmente sorpresa nel constatare che dai suddetti locali quasi niente altro potrebbe addentare se non tavoli, sedie e scaffali, peraltro di pessima qualità, la cui degustazione sarebbe infinitamente più difficoltosa.

La mia curiosità mi ha spinto allora a raccogliere qualche informazione ed ho così appreso che la struttura e’ nata per iniziativa dell’avvocato Abner ed ha, in passato, usufruito dell’apporto di un comitato scientifico, che si avvaleva tra gli altri di cattedratici e di noti esponenti della cultura calena.Essa viene attualmente gestita da una sorta di Comitato di Salute Pubblica nel quale, altra grande sorpresa, abbondano avvocati, avvocaticchi (absit iniuria verbis) e dottori in giurisprudenza. La Facoltà di Giurisprudenza della sola Università Federico II sforna mensilmente parecchie centinaia di laureati; e’ quantomeno singolare che essi, nel comune di Carinola, eccellano nello svolgimento della funzione bibliotecaria più che in quello della professione forense.

Al di là di questi amletici dubbi restano le questioni di sostanza.

E’ mai possibile che cattedratici, avvocati e sapienti abbiano prodotto quell’insieme disordinato e sparuto di libri che, quasi vergognandosi di se stessi, si sono offerti alla mia vista quella sera? E se volessi avvalermi di questa presunta biblioteca a chi rivolgermi? Ad un vigile? Ad un vigilino, magari?, Ad un LSU di passaggio al comune? E come ottenere poi il prestito del libro?
Ma se fosse poi vera la notizia che tutto il poco che ho visto sia frutto di un’unica donazione, altre domande si pongono.
Il comune non ha denaro?
Il comune ha denaro per altro ma non per la biblioteca?
Il comune ha stanziato denaro per la biblioteca ed allora il problema sta nella capacità organizzativa e manageriale di chi quel denaro deve gestire?

Visti i problemi che attanagliano questo povero comune, e considerata anche la scarsa propensione alla lettura dei suoi abitanti (problema nazionale, certo, e non solo carinolese), di una simile “cosa” si poteva fare a meno? E se non se può fare a meno, e’ possibile fare in modo che diventi una cosa seria?
Quelli che sanno possono rispondere?

CONTE VRONSKI (via web)

martedì 21 luglio 2009

Perchè gli scavi a Foro Popilio



In molti in questi giorni avendo saputo dell’inizio degli scavi a Foro Popili si sono chiesti le motivazioni di questi lavori. L’inizio di questa, che si spera una bella storia, ha inizio la primavera del 2008 quando il neoassessore alla cultura di Carinola si recò in sopralluogo in quella località. Finalmente una svolta, un assessore alla cultura di Carinola si interessava dei beni culturali del comune e non solo dei concertini come nel passato. Alla visita era presente,oltre a Di Lorenzo, il sovrintendente di allora di Caserta e Benevento, Mario Pagano e il Professore Michele Raddi da poco nominato consulente del sindaco per i beni archeologici del comune di Carinola. Questo incarico gli fù affidato sia per il curriculum di tutto rispetto presentato ma anche perché Raddi era stato collaboratore e grande amico di p. Michele Piccirillo che lo aveva presentato e garantito per la sua professionalità. La cronaca dell’incontro anche se in forma ridotta, per espresso desiderio del sovrintendente, fu pubblicata sul Corriere di Caserta a firma del giovane corrispondente locale. L’assessore si entusiasmò subito al progetto che incominciò a preparare nei particolari. La novità fu un’altra, il via all’iniziativa fu dato senza calcoli politici, come è stata ed è prassi a Carinola. I proponenti erano persone che non votano a Carinola e chi li accompagnava a stento controlla il proprio voto. L’assessore fu convinto dalle notizie dettagliate che gli furono date dal sovrintendete che da giovane aveva lavorato in zona. Questi gli parlò delle porte della città, dell’anfiteatro e forse dell’esistenza di una cattedrale, in quanto dai suoi studi gli risultava che era stata sede vescovile. Ora quello che sembrava un progetto fantasioso è diventato realtà, da qualche settimana studiosi e volontari stanno portando avanti la prima campagna di scavo a Foro Popili. Le risorse messe disposizione sono limitate, come il bilancio comunale, ma potrebbero essere sufficienti per raccogliere notizie di questa città di cui si conosce pochissimo. Gli scavi potrebbero portare alla luce reperti utili per scrivere la storia della città e dell’intero Ager Falernus. Questi pochi soldi messi a disposizione, che allo stolto sembrano sprecati, potranno essere un investimento validissimo per attrarre finanziamenti consistenti. Serviranno sicuramente per attirare l’attenzione di tutti gli studiosi a livello nazionale ed anche mondiale. I tesori sepolti non servono a nessuno, per tesori intendiamo la storia delle nostre origini e dei nostri antenati, non oro e diamanti come qualcuno si aspetta. Questa è una scommessa in cui tutti devono credere, la cultura come mezzo di sviluppo morale ed economico delle nostre terre. Ormai le automobili sono troppe, gli elettrodomestici sono troppi, perfino i generi alimentari sono troppi: il campo dove investire per attirare capitali abbinati al progresso è solo la cultura. Bisogna predicare questo concetto ai molti che non si sono mai mossi da questi paeselli allargando la loro ristretta visione della vita oltre la Campania e se possibile anche oltre l’Italia. Se si riuscirà a convincere la maggioranza dei Carinolesi sul futuro vantaggio di questo progetto il gioco è fatto, altrimenti continueremo a parlare di percoche e olio che non si vende o che il prezzo è basso.



Il guardiano di Civitarotta