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lunedì 15 dicembre 2014

Auguri a Sua Eccellenza il Vescovo



Eccellenza carissimo,
la Diocesi di Sessa è veramente sorpresa dalla vivacità della sua azione pastorale e dalla velocità con cui la mette in opera! 
In poco più di un anno lei è riuscito a rendersi antipatico a quasi tutto il suo gregge! Bravo! Nessuno dei suoi predecessori è stato tanto veloce nell’attirarsi addosso gli anatemi di tutti e il desiderio che ci si liberi di lei al più presto!
Il popolo diocesano, pur apprezzando la sua cultura e la sua preparazione, non riesce a capire la sollecitudine con cui lei è intervenuto e  interviene nella vita pastorale delle comunità, cambiando i parroci da un giorno all’altro, vietando gruppi di preghiera, chiudendo le porte di diverse chiese, vanificando il difficoltoso cammino che tanti parroci avevano fatto per arrivare a quel punto. Interventi messi in atto senza guardarsi prima intorno, senza analizzare con perspicacia le situazioni delle singole parrocchie…. O lei è stato così bravo da aver capito tutto nel giro di un anno (beato lei!) oppure si è affidato alla voce di altri. Che fa, si lascia  mal consigliare o si lascia manovrare?
Ci sarebbe anche una terza possibilità, ma la vedo molto remota: che a lei non gliene importa nulla né delle situazioni parrocchiali, né delle comunità parrocchiali, ma solo di arrivare ben in alto. Vuoi vedere che ce la ritroveremo Papa?....
Ora leggo sui giornali locali una piccola diatriba tra lei e il padre guardiano del Convento di San Francesco. E’ vero, padre Giovanni è un po’ ribelle, non sta tanto alle regole, ma a chi fa del male? E’ un sacerdote molto scrupoloso, molto buono e disponibile e non credo che questo sia un male. Vogliamo parlare di altri sacerdoti della sua diocesi?.... E’ sicuro che siano tutti così bravi anche se  più allineati?... Via Eccellenza! Lei è molto intelligente; il fariseismo non dovrebbe rientrare tra le sue prerogative. In fondo, il primo ribelle alle regole fu proprio Gesù. E non si può negare che noi Lo amiamo moltissimo.
Certo, il Convento è molto bello, vi si respira un’aria mistica unica e attira i fedeli più di ogni altra chiesa. Cosa c’è di male?.... Lei  lo sa meglio di me che Francesco di Assisi è stato il protagonista di un’avventura spirituale unica e in quel Convento si sente la sua presenza, la sua aura. Vuole togliere ai fedeli tutto questo?... Togliendo una messa domenicale e quella della notte di Natale lei sta condannando tanti fedeli a non andare a messa in quella santa notte. E non dica “Ognuno vada nella sua parrocchia!” sarebbe molto riduttivo. Le anime bisogna aiutarle ad elevarsi con tutti i mezzi e non schiacciarle al suolo con  regole e precetti.
O vuole liberarsi di un ostacolo per poter acquisire il Convento?... Non lo pensi neppure, Eccellenza. Per amor di pace, è bene che il Convento rimanga nelle mani dei Frati Minori a cui appartiene dalla sua fondazione.
Che altro dirle?.... Non mi resta che farle gli auguri di un santo e felice Natale. Che il Buon Gesù le porti tante cose belle e buone, soprattutto la voglia di essere vero pastore di questo gregge,.... piu' che dittatore.

Voce di uno che grida....  

 

giovedì 10 luglio 2014

Stay Human-Restiamo Umani

La redazione del Quiquirì esprime tutta la propria solidarietà alle vittime dell’aggressione israeliana a Gaza. Denunciamo fortemente quello che è un evidente tentativo di genocidio e pulizia etnica. Bombardare una città come Gaza, chiusa su tutti i lati, bombardare civili innocenti, continuare a sganciare bombe pur sapendo che solo il 5% di queste colpiscono obbiettivi che solo in parte possono chiamarsi militari, beh questo è il volto inumano dell’uomo. Chiunque di noi quando andava a scuola, studiando le stragi e gli eccidi della seconda guerra mondiale, o meglio del periodo appena precedente a questo, si sarà chiesto almeno una volta: ma come la gente non si è ribellata? Come è possibile che sia stata data la possibilità ad una nazione di compiere stermini così efferati con il silenzio, che a volte è un avallo, di tutti? Beh ci ritroviamo a 70 anni da quel conflitto e ci ritroviamo con le stesse dinamiche, con le stesse bende avanti agli occhi, con gli stessi innocenti che perdono la vita nell’anonimato e nell’indifferenza più assoluta. E come 70 anni fa la parte più infame la fa la propaganda, un utile mezzo perpetratore di soprusi e ingiustizie, che tace mille angherie ed aggressioni sofferte da un popolo vittima, per piangere fatti di cronaca subiti da un popolo retto da un governo carnefice, che fomenta e fomenta finché non sia il popolo a reclamare il sangue finanche dell’ultimo neonato.
Andando avanti con l’età ci si rende conto di quanto poco giusta sia la vita, ma pare che questa amara scoperta non debba mai finire. Non entro nel merito del conflitto pur con centinaia di risoluzioni internazionali di cui parlare, centinaia di atti illegali perpetrati in modo militarmente metodologico su civili, non voglio entrare nella discussione di quanti anni indietro abbiamo percorso nella costruzione di un nuovo muro, che questa volta peggio che in passato, rinchiude persone in un lager da due milioni di abitanti. Vorrei parlare o meglio riflettere sull’idea sottesa alla difesa di un governo che sgancia bombe sui civili, con persone che lo difendono e che a momenti addirittura ne gioiscono. Vorrei parlare di che violenza abbiamo insita come esseri umani, se non ci si raggela il sangue a pensare che bombe vengano sganciate al centro di una città, che bimbi piccoli come i nostri figli o i nostri nipoti si trovino d’un tratto, in uno scocchiar di dita, in un inferno chiamato bombardamento. La guerra, seppur di guerra non si può parlare, l’unilaterale guerra, che si sta portando avanti in Palestina deve farci riflettere su dove la nostra coscienza di uomini e donne col sorriso sulle labbra, che accarezzano un bimbo per strada, che abbracciano un fratello o una sorella, che vanno a trovare i genitori lontani o vicini e che scambiano una parola sincera con un amico/a, sia davvero finita.
No justice No peace.

Restiamo Umani… Please.. 

giovedì 20 dicembre 2012

Corsi e ricorsi storici


Sono anni che è in corso l'unificazione dell'Europa con passo lento ma inarrestabile. Presentata sotto una veste romantica questa futura unione di popoli è pur sempre una unificazione forzata come tante altre già verificate nei secoli scorsi. 
Un popolo dovrà giocoforza sottomettersi ad un altro rininciando a tutta o in parte della propria storia e della propria autonomia per confluire in un organismo pù grande. Una volta le unificazioni avvenivano tramite guerre sanguinose che duravano  tanti anni. Basti pensare alle guerre interne che portarono alla costituzione del regno di Francia o altrettanto sanguinose per quella del regno di Inghilterra. Oppure basti ricordare l'unificazione che ci ha interessato più vicino, cioè quella italiana. 
Accompagnata da un aureola romantica  tra versi poetici e con le musiche sublimi di Verdi in effetti è stata una annessione  forzata e sanguinosa allo Stato più forte da parte di quelli più deboli. 
Il prezzo dell'unificazione fu pagato dalle popolazioni meridionali con tante tasse e con l'emigrazione di massa per alcuni,  per altri che si ribellarono con la morte. Oggi l'unificazione  non si fà più a colpi di cannone ma a colpi di spred e di tassi monetari. Questi mezzi più sofisticati ma non meno efficaci permettono ai paesi forti di assoggettare quelli più deboli. L'orgogliosa  Grecia, a dispetto della sua storia, è costretta a chiedere l'elemosina alle altre nazioni. L'Italia che si vede dettare la linea economica e   addirittura il nome dei governanti. 
Anche questa è guerra, con le sue  vittime che sono sia i numerosi suicidi sia la condanna alla disoccupazione di milioni di persone. Tutti insieme obbligati a sventolare la bandierina dell'unione europea come i bambini della scuola all'arrivo del presidente della repubblica. 
Come ogni guerra non ci sono solo vittime ma anche chi si arricchisce come la grande finanza mondiale che specula sui debiti degli Stati, facendo utili a dismisura, o come tanti politici che sono riusciti a procurarsi un posticino nel governo europeo. 
L'Italia oltre ad essere un paese debole economicamene ha anche la disgrazia di avere una classe politica mediocre interessata solo agli interessi personali. Questi due gravi handicap comporteranno  che i cittadini italiani sono e saranno quelli che sopporteranno più di tutti il peso di questa Unione tanto  desiderata. Su di loro pende anche un'altra grande minaccia: quella di non raggiungere mai la parità con gli altri paesi europei. Se la storia si ripeterà,  anche quando l'unificazione sarà funzionante a pieno titolo,  ci sarà differenza tra italiani e tedeschi come oggi a distanza di un secolo e mezzo tra gli italiani del nord e quelli del sud.

Europeista scettico  


giovedì 2 febbraio 2012

Terra rubata - Viaggio nell' Italia che scompare

Un’Italia erosa dalle lobby del cemento e del mattone che fagocitano per sempre, al ritmo di 75 ettari al giorno, tesori naturalistici e paesaggistici, terreni agricoli e spazi di aggregazione sociale che non saranno più restituiti all’ambiente e alla collettività.

È la fotografia di un processo irreversibile e in crescita, quello della perdita di territorio, che FAI e WWF tracciano nel Dossier sul consumo del suolo “Terra Rubata – Viaggio nell’Italia che scompare”, presentato ieri a Milano, in cui vengono illustrate le analisi e le proposte delle due associazioni. Secondo il Dossier, nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di circa 600mila ettari, pari ad una conversione urbana di 75 ettari al giorno, raffigurabile come un quadrato di 6.400 chilometri quadrati.
La stima, emerge da un’indagine condotta su 11 regioni italiane, corrispondenti al 44% della superficie totale, secondo cui l’area urbana in Italia negli ultimi 50 anni si è moltiplicata, secondo i dati ufficiali, di 3,5 volte ed è aumentata, dagli anni ’50 ai primi anni del 2000, di quasi 600mila ettari - oltre 33 ettari al giorno e 366,65 mq a persona, con valori medi oltre il 300% e picchi di incremento fino al 1100% in alcune regioni – equivalenti all’intera regione del Friuli Venezia Giulia, come risulta da un progetto di ricerca promosso dall’Università degli Studi dell’Aquila in collaborazione con il WWF Italia, l’Università Bocconi, l’Osservatorio per la Biodiversità, il Paesaggio Rurale e ilProgetto Sostenibile della Regione Umbria.
E in 50 anni (1951 – 2011) persino quei comuni che si sono svuotati a causa dell’emigrazione sono cresciuti di oltre 800 mq per ogni abitante perso.
Resta la piaga dell’abusivismo edilizio, che dal 1948 ad oggi ha ferito il territorio con 4,5 milioni di abusi edilizi, 75mila l’anno e 207 al giorno, e in favore negli ultimi 16 anni ci sono stati 3 condoni (1985, 1994 e 2003). Poi ci sono le cave che nel solo 2006 hanno mutilato il territorio escavando 375 milioni di tonnellate di inerti e 320 milioni di tonnellate di argilla, calcare, gessi e pietre ornamentali. I progetti delle grandi infrastrutture, invece, mettono a rischio 84 aree protette, 192 Siti di Interesse Comunitario e 64 International Bird Area.

Si registra poi, in agricoltura, dal 2000 al 2010 una diminuzione della Superficie Aziendale Totale (SAT) dell’8% e della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) del 2,3%, mentre il numero delle aziende agricole e zootecniche diminuisce, nello stesso periodo, del 32,2% in meno di aziende agricole e zootecniche. Il risultato è un territorio meno presidiato e più fragile: in Italia circa il 70% dei Comuni è interessato da frane che, tra il 1950 e il 2009, hanno provocato 6.439 vittime tra morti, feriti e dispersi. Allarmante anche il rischio desertificazione: il 4,3% del territorio italiano è considerato “sensibile a fenomeni di desertificazione” e il12,7% come “vulnerabile”.
Tra le proposte di FAI e WWF contenute nella road map per fermare il consumo del suolo, ci sono:
- severi limiti all’urbanizzazione nella nuova generazione di piani paesistici e, in attesa della loro definitiva redazione, la richiesta di una moratoria delle nuove edificazioni su scala comunale;
- il censimento degli effetti dell’abusivismo edilizio su scala comunale per contrastare più efficacemente il fenomeno;
- dare priorità al riuso dei suoli anche utilizzando la leva fiscale per penalizzare l’uso di nuove risorse territoriali;
- procedere ai Cambi di Destinazione d’Uso solo se coerenti con le scelte in materia di ambiente, paesaggio, trasporti e viabilità.
- rafforzare la tutela delle nostre coste estendendo da 300 a 1000 metri dalla linea di battigia il margine di salvaguardia;
- difendere i fiumi non solo attraverso il rispetto delle fasce fluviali ma con interventi di abbattimento e delocalizzazione degli immobili situati nelle aree a rischio idrogeologico;
- farsi carico degli interventi di bonifica dei siti inquinati, escludendo che i costi di bonifica vengano compensati attraverso il riuso delle aree a fini edificatori.

Fonte: Greenews.info

domenica 6 novembre 2011

Il sindaco dei bambini


In questo periodo di crisi, gli enti locali, in particolare i Comuni, sono attanagliati dalla forte crisi economica che interessa tutta l'economia mondiale. La mancanza di fondi si ripercuote sulle normali attività amministrative dei Comuni con conseguente taglio di risorse per l 'assistenza sociale e per le manifestazioni culturali. Tra tutti i Comuni d'Italia ce n'è uno solo che non soffre di questa situazione. L'intelligenza dei suoi cittadini ha fatto sì che sia stato eletto un sindaco con tante idee innovative rivolte in particolare ai bambini. Lui è convinto che gli adulti siano irrecuperabile e pertanto bisogna pensare al domani, dedicandosi ai cittadini più piccoli.

Il sindaco di questo Comune fortunato non è quello stereostipato in giacca e cravatta; lui veste sempre in tenuta sportiva con qualche capo di colore rosso. Gli avversari sostengono che lo faccia per ricordare le sue origini di comunista, la verità è che lo fa è per essere più simpatico ai bambini. La sua azione è dedicata solo a loro ignorando completamente le esigenze delle persone mature che se la sanno vedere da soli. Lui non si interessa di lavori pubblici, tanto meno di lavoro per i giovani o delle esigenze del personale comunale. Unico atto sul personale è stato il licenziamento del comandante dei vigili urbani in modo da non dare fastidio ai cittadini indisciplinati.

Non vuole sentir parlare di bollette dell'acqua né della raccolta dei rifiuti e della relativa tassa. Non gli interessano i depuratori, tanto meno la viabilità o le telecomunicazioni. L'unica attività che lo assorbe completamente è organizzare iniziative per i bambini in modo da essere ricordato come il sindaco di questi. Ha ideato il consiglio comunale per i ragazzi per insegnare loro come si vincono le elezioni anche con pochi voti. Poi ha organizzato una conferenza sulla legalità per illustrare loro come si vive bene a Scampìa.

Allo scopo ha invitato un prete molto pratico della vita di quelle parti. Perfino i manifesti per la festa delle Forze Armate sono stati stampati con protagonisti i bambini. Invece del solito militare con il solito mezzo militare ha voluto due bambini che tenendosi per mano fanno gli auguri.
La sua idea più geniale è quella di mandare i bambini a scuola a piedi, peccato che ogni volta piova a dirotto.

Che bravo questo sindaco, che fortuna per i suoi amministrati che vengono tenuti lontani dai grattacapi che infastidiscono i cittadini degli altri Comuni! Che bello avere un sindaco dei bambini! Si pensa al bello del futuro, ignorando il brutto del presente. Tutti gli augurano di restare in carica a vita per rendere felici tutti per sempre, rendendo il suo comune il più invidiato. Volete sapere questo comune felice quale è? Semplicissimo girateli tutti e quando troverete un sindaco vestito di rosso siete arrivati.

Un bambino felice

lunedì 17 ottobre 2011

La casta zittisce gli indignati

Sono due giorni che tutti i media, carta stampata e televisioni, dibattono dei gravi incidenti di Roma durante la manifestazione degli indignati. Cinquecentomila persone, forse più, sabato scorso hanno marciato su Roma per gridare la loro indignazione nei confronti dei potenti che governano il paese. Intelligentemente, le loro proteste non erano rivolte esclusivamente ai governanti di turno, ma a tutta la casta politico-finanziaria che schiavizza gli italiani che non vi appartengono.
Sono partiti da tutta Italia, isole comprese, per gridare la loro rabbia ed i loro insulti nei confronti di chi ha rubato il loro futuro. Contro chi non solo ha cancellato il futuro. ma non ne promette nessun altro, per incapacità e perchè loro stanno bene così. Preoccupati da questa marea arrabbiata che stava per riversarsi sulla capitale hanno studiato le contromosse per mettere il silenziatore a quelle, che anche per loro, sono giuste proteste e rivendicazioni.
Conoscendo la beata innocenza della gioventù che in gran parte formava la massa dei manifestanti, la casta ha messo in atto la strategia più opportuna per neutralizzarli. Loro sanno benissimo che nei cortei di manifestanti spontanei si mischia di tutto, dal ragazzotto ingenuo fino al terrorista. Quindi per raggiungere lo scopo è bastato non fare nulla.
Non ci è voluto molto ai più scalmanati per capire che il servizio d'ordine era carente, anzi del tutto assente. La conseguenza è stata un sacco di Roma in piccolo, perchè circoscritto a piazza San Giovanni e dintorni. Hanno iniziato una decina, visto che quelli avevano mano libera, da poche decine sono diventati centinaia.
Dopo che li hanno fatti sfogare per alcune ore sono arrivati gli eroi di Maroni che hanno riportato la calma. Ormai quello che si doveva fare era fatto, l'operazione era perfettamente riuscita. Subito sono usciti dalle tane tutti i politici lanciando i loro anatemi contro i nuovi barbari. La curiosità è stata che tra i primi a condannare c'è stato il sindaco di Roma che sulle manifestazioni di piazza ha creato la sua fortuna politica, seguito dai degni compari, Gasparri e La Russa. In ultimo la ciliegina del ministro degli interni che ha elogiato il prefetto ed il questore fino all'ultimo poliziotto per la splendida operazione portata a termine.
Dal loro punto di vista è andato tutto benissimo, adesso e per giorni si parlerà dei danni alle auto, della Madonna in frantumi o del crofifisso divelto. Nessuno ha ricordato o discuterà delle motivazioni che ha spinto tante persone al sacrificio di recarsi a Roma. Nessuno ha parlato delle aspirazioni e dei progetti cancellati, addirittura hanno tolto loro anche lo sfizio di gridare buffoni ai loro tiranni. Giustamente meritano elogi il prefetto ed il questore, nell'essere riusciti a tappare la bocca a tanta gente. Nemmeno un milione di poliziotti sarebbero stati in grado di ammutolirli, loro ci sono riusciti con pochissimi uomini, anzi con nessuno. Il ministro leghista si sentrà in dovere di assegnare loro una onorificenza ed una promozione in quanto pochi sarebbero riusciti a portare a termine una operazione quasi impossibile.
I danni materiali e di immagine per la capitale e la nazione? Quisquilie, si approverà un'altra manovra e si pagheranno tutti i danni, anche maggiorati nel prezzo. Se poi ci sarà urgenza di pagare, si prenderanno i fondi stanziati per la banda larga e si devolveranno per Roma, tanto a chi conta internet non serve, anzi se funziona male avranno meno grattacapi.

Questurino


domenica 9 ottobre 2011

Federalismo alla napoletana

L'argomento più discusso da tempo è il federalismo. Tutti ne parlano e tutti lo vogliono, almeno a parole. Nei fatti gli unici che si sforzano seriamente di arrivare all'approvazione definitiva sono i leghisti. Sostengono con forza la tesi federalista per opportunità elettorali ed anche per convinti tornaconti economici. Acconsentono alle continue richieste di solidarietà invocate da tutti i partiti per raggiungere i loro obbiettivi consapevoli che dopo poco tempo gli accordi saranno dimenticati. L'elemosina che inizialmente dovranno versare al sud, nel giro di qualche decennio sarà sempre più assottigliata e potranno tenersi tutte le tasse che versano come è nei loro progetti.
Nel frattempo anche al sud hanno iniziato a masticare di federalismo affrontando la nuova situazione. Così hanno iniziato a stilare i rendiconti delle spese affrontate per la sanità all'avanguardia che viene offerta nel meridione. Sembra una sciocchezza che si incomincino a tirare le somme invece è un fatto serio in quanto da queste parti i conti nella sanità non si sono mai fatti. Tutt'ora in Calabria non si sa quali e quante siano le spese affrontate per il settore sanitario nella regione.

In Campania invece subito si sono allineati alle nuove regole aumentando considerevolmente le tasse introitate dalla regione, quali, il bollo delle auto, tasse sulla benzina ed altre. Oltre a queste è stata incrementata notevolmente anche l'aliquota della tassa regionale che grava sull'irpef degli sfortunati residenti.
Tutto bene sembrerebbe invece no, ad un incremento delle tasse gli ineffabili amministratori campani hanno fatto corrispondere un altissimo aumento della spesa. Pertanto alla resa dei conti i cittadini saranno costretti a subire un ulteriore aumento delle tasse. Questo giochino sarà continuato dai nuovi arrivati che quando andranno via faranno trovare sempre un notevole disavanzo che i cittadini dovranno cercare di ripianare senza riuscirci.
Se le somme introitate fossero spese per curare i cittadini nulla di male invece vengono usate in gran parte per foraggiare politicanti e portaborse. Tra questi bisogna annoverare i manager delle ASl, i primari, i direttori sanitari, medici senza incarico serio, pseudo infermieri, pseudo assistenti per i meno abili ecc. ecc.

L'altro fronte dove si sta sperimentando il feferalismo alla napoletana è quello della raccolta dei rifiuti. Senza allontanarci nelle intricate vicende Bassoliniane l'esperimento lo si può seguire anche a Carinola.
L'amministrazione che doveva cambiare, come succede da queste parti, ha cambiato solo i nomi dei politici ed anche quelli molto poco. Hanno sbandierato raccolta porta a porta, pulizia di siti inquinati, pulizia delle strade mettendo in campo un numero illimitato di personale. Tutti apprezzavano ma nessuno si chiedeva chi paga, a giorni tutti avranno la risposta e che risposta. Ovviamente l'avranno i cittadini onesti regolarmente rilevati nei tabulati non i furbi che non sono stati mai registrati. A Carinola il giochetto realizzato in campo regionale non è riuscito in quanto gli amministratori si sono momentaneamente autosospesi. Temporaneamente in quanto torneranno quasi tutti di nuovo ai loro posti dopo opportuna rotazione.
Se non avessero litigato avrebbero aumentato leggermente ogni anno la tassa e aumentando sempre del doppio le spese restando sempre un grosso passivo per il futuro. La loro sfrenata ambizione li ha traditi e il buco è stato scoperto subito. Adesso bisogna riempirlo e per questo vengono chiamati a farlo i soliti noti. E loro? Per niente turbati rispondono"amici sono gli inconvenienti del federalismo". Alla napoletana ovviamente.

Anonimo

sabato 30 luglio 2011

Così vero, così irreale

Quando una persona lascia per sempre questo stupido mondo non è mai una cosa bella; meno che mai lo è se quella persona è una giovane donna sola.
Ci si abitua, tuttavia, a sentire queste notizie che diventano sempre più parte di una quotidianità che però non ci appartiene. Fino a quando qualcosa non viene a spezzare il sottile filo della normalità.
E Casanova si è trovata all’improvviso proiettato nella realtà mediatica che tutti i giorni ci bombarda con immagini crude, fredde, ma anche così lontane. Come appartenessero ad un sogno o ad un incubo sognato da qualcun altro.
Poi, all’improvviso, quel sogno diventa reale, visibile, tangibile: davanti ad una casa si raggruppano carabinieri, poliziotti e uomini della scientifica con le loro tute bianche e la mascherina sul volto perché una donna è morta da circa dieci giorni e nessuno se n’era accorto.
Se non fosse spietatamente vero, sembrerebbe una scena di uno di quei film polizieschi che siamo abituati a vedere o, ancora peggio, uno delle tante tragedie che rimbalzano sui teleschermi.

Ma anche questa è una tragedia; una vera tragedia della solitudine accaduta proprio da noi.

Ora, non voglio alimentare la curiosità morbosa di chi ama leggere dettagli macabri e raccapriccianti; voglio solo farmi delle domande. Come può accadere tutto questo in uno dei nostri paesi? Come è possibile non accorgersi che una vicina non si vede e non si sente da più giorni? Come si può non capire in quale disperata solitudine si è costretti a vivere e a morire?... Eppure, si può. L’indifferenza, la piaga più grossa della moderna società, rende tutto possibile. Anche in un paese come il nostro.

Il sentirci immuni da certe cose, in realtà ci rende solo più fragili e impreparati. Non vogliamo ammettere che neanche noi siamo più gli stessi; non siamo più quelli che sapevano ascoltare, che sapevano vedere e tendere la mano. Quelli che sapevano perdere i giorni e le notti per chi ne aveva bisogno. Ora, anche noi tiriamo dritti per la nostra strada senza mai guardarci intorno, muti e sordi verso tutti; preoccupati solo della difesa del nostro piccolo mondo.
E mentre l’amministrazione sonnecchia, il popolo vivacchia nelle piazze o si accapiglia miseramente per questo e per quel politico, c’è chi muore nel più drammatico silenzio, completamente ignorata dalla sua gente che neanche sa di quell’esistenza.

n.n.

lunedì 23 maggio 2011

Gli indignados e gli ammosciados

Sono giorni che la nomenklatura spagnola trema sotto l'assedio democratico di migliaia di giovani che hanno deciso di prendere in mano il loro destino. La reazione è stata subito di repressione invece che di ascolto, per sentire e capire il motivo della protesta. Forse sanno benissimo quali sono le rivendicazioni anche senza averle ascoltate.
I giovani vogliono semplicemente lavorare, anche ad uno stipendio inferiore dei loro genitori. Non è possibile che nel cuore del vigore si stia con le mani in mano. Giustamente i giovani spagnoli hanno deciso di far sentire la loro voce e di premere su chi può e deve affinchè risolva il loro problema primario quello dell'occupazione.

Mentre in Spagna c'è il movimento degli indignados, in Italia c'è quello degli ammosciados. Una massa di giovani che dalle alpi a Pantelleria dormono di giorno e bevono di notte. Hanno perso, forse mai sentito, il sacro furore dell'indignazione. Non si indignano per niente, i potenti italiani piccoli o grandi che siano, possono passare sulle loro palle che tanto loro non si indignano. Non si indignano per la piena disoccupazione in cui li fanno vivere, non si indignano per la mancanza di prospettive future, non si indignano nemmeno quando affermano che loro alcuni lavori non li vogliono fare, come se stessero ad offrirli tutti i giorni. Non si indignano quando, con questa scusa, fanno arrivare centinaia di migliaia di stranieri, ammantando l'operazione come assistenza umanitaria. Non si indignano quando costringono questi poveretti a contendersi i pochi posti di lavoro con gli italiani a prezzi sempre più bassi.
Loro sono sempre più ammosciados, al sud bevono soltanto, al nord il sabato ascoltano anche la musica di Vasco Rossi e dopo di nuovo a dormire. Qualcuno che si indigna lo fa in modo sbagliato, partecipando alla lotta di una fazione politica contro l'altra, cadendo nel tranello del sinistra e destra ed attualmente Berlusconi ed anti Berlusconi. Questi ammosciados non comprendono che tutti i politici sono loro nemici, loro sono quelli che succhiano la linfa vitale di questa nazione, accumulando solo per loro grandi fortune che restano inutilizzate.
Loro fidano sulla mancanza di indignazione degli ammosciados perciò si permettono tre o quattro stipendi e macchine di lusso a spese di quella minoranza che lavora . Gli ammosciados non si indignano se questi personaggi, la gran parte mediocri ed incolti, godano di appannaggi favolosi come il presidente dell'ultima provincia d' Italia: Caserta. Il suo presidente gode di tre o quattro stipendi ed usa come auto blu, una cinquemila di cilindrata biturbo rottamando la ancora efficientissima Lancia Thesis. Inoltre ha nominato un suo parente direttore generale che gestisce quasi venti incarichi (anche Carinola) che gli fruttano quasi un milione di euro l'anno.
Loro possono, sanno che qui nessuno si indigna perchè non comprendono che se alcuni hanno tanti incarichi gioco forza altrettanti saranno disoccupati. Se un medico lavora in ospedale, a casa e per l'assicurazione è logico che tanti medici sono disoccupati. Se ingegneri, architetti, avvocati, fisici, chimici ecc. insegnano e poi esercitano la libera professione è logico che tanti sono disoccupati. Se i magistrati restano in servizio fino a settatacinque anni è logico che tanti siano disoccupati. Tutto questo accade perchè in Italia i giovani sono quasi tutti ammosciados, se non diventeranno indignados per loro i tempi saranno sempre più cupi. Tranne per i figli e nipoti dei politici, ovviamente.

Ignazyo Lorca

lunedì 28 marzo 2011

Chi paga?







In questi giorni stiamo assistendo all'arrivo ininterrotto di migliaia di extracomunitari. Tutti cercano di raggiungere Lampedusa con qualunque mezzo, per loro l'Italia è l'Eldorado, o così credono che sia. Stiamo assistendo ad una gara di  di solidarietà da parte di tutti i nostri governanti. Chi offre 2000 euro, chi offre vitto ed alloggi gratuiti, chi la cittadinanza a tutti. Una gara di bontà a spese degli italiani. Non solo con l'aumento delle tasse e dei carburanti, ma soprattutto con il blocco del futuro del paese. Infatti l'Italia ha la più grande percentuale di giovani disoccupati di tutta Europa. Ci si preoccupa e si sperperano ingenti risorse per i tunisini, gli iracheni,  per i libici e niente per chi rappresenta il futuro della nazione. Questa massa di incoscienti, con le tasche piene, sono insensibili alla esigenza  primaria dei propri comnnazionali, cioè il lavoro. Con gli extraxcomunitari tanta indulgenza e generosità, con i propri cittadini: tasse e polizia se protestano.
Gli unici che si distinguono, sono gli esponenti della Lega Nord, che difendono i loro territori da questa invasione ed invocano l'espulsione di tutti questi irregolari. A loro risponde Vendola, che subito ha offerto ospitalità a chiunque, per rimarcare la sua diversità e la sua super generosità. Come presidente di una regione che, grazie a lui, non ha più disoccupazione, niente criminalità e tutti i servizi funzionano benissimo, può offrire asilo a tutti. I  pugliesi possono pagare, vivono tutti benissimo da quando c'è lui. Le altre regioni meridionali chi li difenderà ? Già sono in forte difficoltà a causa della crisi economica che qui è perenne. Adesso, le poche risorse disponibili le devolvono in beneficenza, per il semplice gusto di passare per buoni. Non comprendono che con loro comportamento irresponsabile,possono favorire l'arrivo di milioni di disperati col conseguente collasso del nostro sistema. A loro, poco importa delle conseguenze, tanto non saranno loro a pagare, ma la parte più debole della cittadinanza.


Pantalone


martedì 22 marzo 2011

I soliti italiani


Meno di un anno fa abbiamo accolto il dittatore libico Gheddafi, con tutti gli onori. Il capo del governo italiano gli ha perfino baciato la mano, in segno di ossequioso rispetto. Forse meritava di essere ricevuto, per aver sottoscritto parecchi trattati economici di interesse bilaterale, e per aver chiuso l'annoso contenzioso del colonialismo italiano.  
Tutti, o quasi tutti contenti, anche perchè Gheddafi assicurava di frenare gli sbarchi dei clandestini, che stavano diventando un problema. 

Adesso tutto è cambiato, addirittura ci troviamo inquadrati in una coalizione che gli fa la guerra. Eppure, Gheddafi non è venuto meno agli impegni sottoscritti, nè ha pensato di farlo. Il presidente francese, per interessi elettoralistici personali, e per interessi commerciali francesi, ha voluto questa guerra ad ogni costo. Di guerra si tratta, nessuno crede agli aiuti umanitari o aiuto alla democrazia: ci sono due fazioni che si contendono il potere in Libia, e la coalizione intenazionale appoggia quella contro Gheddafi. L'Italia ha fatto la solita figuraccia,  mentre è amica di una nazione si allea con chi la combatte. Ha ripetuto in piccolo l'8 settembre '43, quando da alleati dei tedeschi, in un giorno diventammo nemici. 

Allora avemmo la fortuna di allearci con gli americani, che saranno pure guerrafondai, ma gli alleati li sostengono e li rispettano. Adesso, abbiamo girato la faccia a Gheddafi, per allearci con la Francia, il finale per noi, molto probabilmente sarà disastroso. In questa avventura abbiamo tutto da perdere, se vince Gheddafi avremo la rescissione dei contratti perchè lo abbiamo tradito. Se vincono, come è probabile gli altri, i  francesi prenderannono tutto, ed in più, avremo tanti profughi. Profughi veri, non come i tunisini: libici che dovranno scappare per salvarsi la pelle dai "democratici" che prenderanno il potere. In tutti i casi saremo penalizzati, ed in più saremo additati come i soliti italiani inaffidabili.

Estore

venerdì 4 marzo 2011

I nostri Gheddafi

10.000 morti, fosse comuni, raid aerei, bombe, militari uccisi perché si rifiutano di sparare alla folla, tolleranza zero contro i rivoltosi. Queste le parole che rimbalzano in questi giorni sul web e l’Intalia invece per bocca della merda umana Frattini risponde: “L’Europa non deve esportare la democrazia. Non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo libico” smentendo praticamente se stesso e l’intera politica internazionale ( se così si può definire) della sua italietta in merito alle invasioni di Afghanistan e Iraq. Infatti, sono diventati proverbiali gli slogan sbandierati dal minchia ministro Frattini e del minchia ministro La Russa che hanno sempre fatto dell’esportazione della democrazia un chiodo fisso. Slogan e niente più per mascherare, ovviamente, gli interessi e i leccaculismi americani, slogan, quelli di oggi per difendere l’indifendibile ovvero l’amico beduino Gheddafi.
Le sfilate del beduino a Roma sono cronaca, le sviolinate del Silvio sono ormai negli annali della schifezza così come le lezioni-bunga del corano e  tutte le bizzarrie concesse al dittatore nord-africano con umiliante devozione da parte dei così detti garanti della democrazia e della libertà. Difendere l’indifendibile è un metodo chiaro del popolo dei leccaculo che senza etica e senza imbarazzo passano dalla difesa aprioristica della deplorevole condotta del Silvio ( e non mi riferisco ai festini anzi credo che sia la cosa minore) alla difesa dei suoi amici. Il genocidio che in queste ora si sta consumando in Libia non sembra preoccupare il popolo dei leccaculo anzi fino all’ultimo il frattina ha cercato di “ammorbidire” le decisione della Ue quasi per dimostrare all’amico del suo padrone di aver fatto il possibile. 10.000 morti, fosse comuni, raid arei, bombe, militari uccisi perché si rifiutano di sparare alla folla, tolleranza zero contro i rivoltosi e per i nostri leccaculi la cosa che preoccupa sono esclusivamente la salvaguardia dei loro interessi, proprio così i loro interessi non del popolo italiano. Affari di petrolieri,costruttori e intrallazzieri  questo preoccupa i “nostri” rappresentanti, mica i 10.000 morti. Interessi garantiti dal colonnello che ora rintanato nel suo bunker potrebbe lasciare il controllo del territorio libico determinando così non pochi problemi ai guadagni dei nostri intrallazzieri e quindi ecco l’ennesima strategia del difendere l’indifendibile sparando stronzate come il rischio di un potere islamico, dell’arrivo dei rifugiati, e dalle macchinazioni di Al Qaeda. Tutto per difendere fino all’ultimo l’amico di bunga bunga che da 40 anni controlla la Libia come una proprietà privata. La primavera nordafricana ,qualcuno prova a definire l’ondata a catena di ribellione e la cacciata dei dittatori amici dell’occidente. Adesso mandiamo via i dittatori democratici occidentali.

Al Jafhar Budhassar

mercoledì 2 febbraio 2011

Faraoni globali


Guerra all'Irak: governati e oppressi da un dittatore.

Guerra all'Afghanistan: governati e oppressi da talebani dittatori e terroristi.

Guerra all'Iran: governati da un maniaco assassino che si permette di definire Israele stato nazista.

Guerra al Venezuela: governato e oppresso da un pazzo protezionista e in più grasso.

Le guerre sono tante, appoggiate dalle tv, dagli stati, dai politici, ma ancor di più dagli imprenditori, dai magnate delle armi, dei medicinali, delle droghe, delle industrie in genere.
Il Cairo e l'Egitto sono da giorni nel caos, la ribellione del popolo è sfociata come un fiume in piena come pochi avrebbero immaginato potesse accadere. E tanti in Europa e ancor di più in Italia si augurerebbero lo stesso per il proprio paese. In effetti da noi la situazione non è poi così diversa, laureati senza un posto nè prospettiva, costretti ad emigrare o a prostrarsi al politico di turno. Diritti cancellati e straziati, tasse sproporzionate e redditi miseri. Oligarchia allo stato puro. Beh! Io personalmente mi auguro una vera e feroce ribellione come quella in Egitto o in Tunisia.
Ma torniamo al primo discorso introdotto.
Stranamente in questa occasione non sentiamo, tranne che con accenti poco interessati, grandi nazioni parlare di democrazia e libertà civili, non sentiamo presidenti di stati detentori della libertà e democrazia mondiale appoggiare quelle persone che soffrono e subiscono una dittatura ventennale. Questa volta il più grande stato “democratico” del medio-oriente ad esempio, non parla di liberare i popoli dalla schiavitù del dittatore e neanche sentiamo gli americani parlare più di tanto di libertà, democrazia e bla bla bla.. li sentiamo stranamente parlare dell'importanza dello stretto di Suez,  o sentiamo i loro amici israeliani parlare della paura dei partiti islamici e così via. Questo stato di cose, questo tipo di ribellioni così spontanee purtroppo le vediamo poche volte, e non perchè ci siano pochi dittatori in giro, ma perchè i dittatori fanno comodo e tanto.  Dittatori ce ne sono dovunque, in quasi tutti gli stati dei nostri o meglio “loro” amici (o meglio servi) americani e israeliani su tutti. Basti pensare a paesi come l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, Qatar, Kuwait ecc ecc. A pensarci bene ed a riflettere su come il mondo giri veramente, siamo tutti rinchiusi ed oppressi da un'enorme dittatura o meglio ci sono due o tre dittature mondiali che si confrontano.
I poveri egiziani avranno la loro gloria forse nell'abbattere il vecchio dittatore Mubarak ma non sanno purtroppo che ne arriveranno altri che sotto le mentite spoglie di democratici inizieranno ad affossare il paese in modo forse più dolce.. diciamo più democratico, ossia un po' uno e un po' un altro ma sempre con ben fisso lo scopo e cioè arricchire se stessi e i loro supporter americani e israeliani. La situazione è critica e potrebbe scappare di mano, circolano già voci su alti ufficiali Usa ed ebrei arrivati in Egitto per far procedere il processo di ribellione e deposizione del loro dittatore al meglio. Questo in base alle mie previsioni è ciò che accadrà.
In effetti a pensarci bene è lo stesso che è successo con noi, se solo pensiamo che ancora oggi a distanza di 70 anni dalla fine del fascismo ancora siamo costretti ad andare a combattere guerre  e far morire nostri soldati per guerre che non ci interessano minimamente. Guerre fatte, generate e provocate su misura dei forti industriali, politici e banchieri americani ed internazionali. Guerre atroci ed assassine, che non trovano spiegazione ne prima ne dopo il loro compimento. Guerre che tutti sanno che sono illegali e illegittime, ma che per forza di cose dobbiamo andare a combattere. Sempre ovviamente per lo stesso discorso. I nostri politici sono una metastasi di un cancro più grande. Un cancro mondiale. Un malanno psicologico, una disfunzione brutale assassina e avida di potere che si protrae tra tutti i governanti del nostro beneamato continente come in tutti quei paesi satellite di USA in primis.
Non so se riusciremo mai a risorgere, non so se il nostro futuro sarà un giorno quello di vederci liberi per davvero, di esser governati da un pizzico di buon senso globale, da un pizzico di giustizia globale. Devo dire che non ne sono cosi convinto ma la speranza si sa è l'ultima a morire..
La speranza che la nostra società, come una fenice si distrugga e divenga cenere per poi rinascere è l'ultimo amo a cui aggrappare la nostra seppur ormai flebile essenza di esseri umani giusti. 

 Sutekh, Setesh o Set

giovedì 9 dicembre 2010

La sottile linea grigia

Viviamo nel tempo della legalità, tutti la predicano istituendo addirittura assessorati ad hoc.  A fianco della legalità si sbandiera la trasparenza sancita addirittura con una legge dello stato alquanto farraginosa. Tra legalità e trasparenza e l'opposto cioè illegalità e burocratese c'è una sottile linea grigia che non permette di capire in quale parte si opera. Per esempio un animale macellato è sano o meno a secondo che sia timbrato dal veterinario o meno. La sua legalità dipende da un timbro che è qualcosa di molto labile. Una vendita  è legale se accompagnata da una fattura se questa viene sostituita con una bolletta di accompagnamento a cui non segue fattura siamo nella zona grigia. L'acqua è potabile o meno, quindi legale se supera una percentuale di purezza stabilita per legge. Se si varia i valore di un elemento da inquinata diventa potabilissima. Un rifiuto urbano che non si può smaltire tale e quale se si approva una deroga da illegale diventa ultra legale. Se una amministrazione comunale paga un sito web ufficiale come simbolo di trasparenza ma non incarica nessun funzionario di curarlo siamo nella zona grigia. Se una amministrazione aumenta le tariffe comunali a dismisura senza pubblicare le motivazioni ci troviamo nella zona grigia che divide la legalità dalla illegalità.  Allo stesso modo se si incarica una ditta privata di depotenziare l'illuminazione publica con la scusa che le luci troppo appariscenti rovinano l'ambiente.

La sottile linea grigia diventa doppia quando in cambio di un servizio ridotto come quello della raccolta dei rifiuti si raddoppia la tariffa. La sottile linea diventa più ampia quando in presenza di tante problematiche si limita l'accesso agli uffici ai cittadini forse per scoraggiarli a protestare.

L'inconcepibile è che questa sottile linea grigia che divide la legalità della politica dall'affarismo politico invece di essere eliminata a Carinola negli ultimi mesi è stata ampliata. L'arrivo dei commissari sul comune di Carinola era stato salutato da molti come un momento di pulizia ed incremento della legalità e della trasparenza.Si aspettavano che avessero esaminato i vari contratti stipulati dagli amministratori uscenti pure per capire se la crisi fosse scatuirita da questi. Ci si aspettava che avessero portato a conoscenza tutti i loro provvedimenti amministrativi e le relative motivazioni. Si ha l'impressione che invece si sia peggiorato e di molto, zero informazioni zero motivazioni. L'unico contatto con la popolazione l'invio quasi settimanale di bollettini sempre più esosi in cambio di un peggioramento quotidiano dei servizi. Si ha quasi l'impressione dell'imposizione di una tangente che si deve versare dietro minaccia,  non il pagamento dovuto di un servizio. Se un delinquente chiedesse mensilmente una tangente sicuramente incorrerebbe nei rigori della legge a Carinola amministratori e funzionari invece le impongono in nome della legge. Chi  giudica e controlla i controllori? E' la domanda senza risposta che aleggia da decenni in Italia.

Carinolese taglieggiato

mercoledì 3 novembre 2010

ELOGIO DELL'INEFFICIENZA

Quando si parla di emergenze ed inefficienze tutti si affannano a cercare i colpevoli di tali catastrofi quasi tutte facilmente evitabili. Senza allontanarmi troppo verso la diga del Vajont ma restando ai nostri giorni mi sono sforzato di quardare da altra angolazione qualunque inefficienza analizzandone qualcuna in dettaglio. L'autostrada Salerno-Reggio Calabria per esempio fu progettata male ubicandola in un sito sbagliato e realizzata peggio da ditte improbabili per cui è stata ed è pericolosa. Quella che sembrava una grave inefficienza si è rilevata una grossa risorsa economica per una regione notoriamente svantaggiata economicamente. Quando fu realizzata si arrichirono i progettisti ed i costruttori altri, facilmente i figli, continuano ad arricchirsi oggi su quella tratta di autistrada. Non bisogna dimenticare l'effetto economico benefico che ha avuto quella inefficienza su tanti comuni della Calabria.Gran parte dei loro abitanti nei decenni  passati e ancora oggi sono vissuti bene grazie a quel lavoro. Personalmente ho sempre condannato il comportamento di chi aveva realizzato quell'opera e invocato per loro il carcere. Man mano che sono passati gli anni mi sono convinto che se l'avessero realizzata dei tecnici seri avremmo avuto un grosso discapito economico e sociale. Esaminando la crisi attuale dei rifiuti in Campania anche qui ho dovuto ricredermi. Quando fu bocciato il primo ciclo dei rifiuti stilato dalla giunta Rastrelli sono stato tra quelli che ha inveito contro coloro che chiaramente stavano creando i presupposti per un disastro. Anche su questo negli anni mi sono convinto che a parte l'immagine è stata una operazione che ha portato benessere economico a molti. Come tutti sanno il piano Rastrelli prevedeva la costruzione di sette inceneritori con due sole discariche in cui dovevano andare le ceneri di combustione e l'unido.Bocciato si passò alle discariche private, uno dei capitoli più neri per l'ambiente della Campania. In questa regione visto il basso costo di smaltimento fu portato di tutto da tutta Italia ed anche da altre nazioni europee. Mi hanno raccontato di camionisti che davano un assegno in bianco al gestore della discarica dopo di che si liberavano de loro carico velenoso. Di giorno si scaricavano i rifiuti urbani di notte quelli industriali che venivano nascosti sotto di essi. Questa attività ha portato tanti soldi a tanta gente che li hanno riciclati  in attività legali incrementando l'economia dei singoli e della comunità campana. Dopo è arrivato il maestro dei maestri Bassolino con i suoi esperti Ricordo uno in particolare un certo Facchi per la sua faccia particolarmente intelligente.In quindici anni sempre emergenza rifiuti e sempre dando alla gente l'impressione che la situazione era stata risolta.Fra squilli di trombe annunciò il nuovo piano di smaltimento che prevedeva la chiusura delle discariche private e la costruzione degli inceneritori con qualche discarica pubblica. In pratica si tornava al passato sostituendo gli inceneritori con i termovalorizzatori. Chiuse le discariche private non furono realizzate quelle pubbliche e per anni non si è saputo dove mettere i rifiuti. I consulenti di Bassolino ebbero la geniale idea di imballarli e stoccarli in vari siti dove ancora si trovano. Il risvolto economico dell'operazione è stato grandioso. Sette centri di vagliamento con centinaia di addetti, camion che portavano rifiuti da un capo all'altro della regione e l'affitto dei terreni, una manna per i proprietari. Dimenticavo i treni ed i camion che partivano per la Germania e per tutte le regioni italiane. Un giro di affari  immenso. soldi per tutti, per amici ed avversari, infatti tutti zitti tranne gruppi di cittadini che a turno hanno protestato. Arrivati al punto che si rischiava che mezza regione fosse occupata dalle balle di rifiuti e danche per far fronte alle crescenti proteste della popolazione arrivò lo specialista delle emergenze, Bertolaso. Questo anzianotto con vesti di giovanotto sempre in tuta e golfino per sprizzare giovinezza ed efficienza  in pochi giorni trovò la soluzione. Fece scavare un paio di buchi e fece buttare tutto dentro oltre a far completare la costruzione dell'unico inceneritore di cui era iniziata la costruzione. Ovviamente l'inceneritore come l'autostrada è stato costruito male in modo che non assolva in pieno al suo compito. Fra qualche anno produrrà anche emissioni velenose e dovremo risolvere un'altra emergenza ambientale. Ancora oggi lo specialista è tornato per risolvere l'ultima crisi con epicentro Terzigno con un borsa una ventina di milioni di euro da distribuire.. Un centinaio di camion di terra ed il problema è stato risolto.... per ora. Venticinquemila addetti, migliai di camion e rusope impegnate, milioni di euro di affitto annuali. erogati oltre alla grande miniera d'oro rappresentata dai depositi di balle da smaltire. Questo il grande giro economico creato dall'inefficienza di tutti questi anni. Un calo di immagini e qualche problema ambientale ma in compenso un grande ritorno economico per gran parte della popolazione che vive di rifiuti. Ovviamente non è finita il buco tra poco si riempirà e nessuno ne vuole altri quindi si ripeterà il teatrino. Si indicherà un altro sito , si costituiranno i comtiati civici, la polizia farà finta di essere sopraffatta . Nel frattempo non avendo dove sversare i rifiuti resteranno nelle strade e scoppierà un'altra emergenza finanziata da somme sempre molto cspicue. Spero  di aver fatto comprendere lo sdegno personale nei confronti dei comportamenti  che ho descritti. Comunque nonostante il mio biasimo e quello di tantissimi i fatti, anche se raccontati in minima parte, restano quelli senza tema di smentita.

IL CONSULENTE 

giovedì 14 ottobre 2010

La scuola tra passato, presente e futuro

“Tutto ciò che non abbiamo alla nascita e di cui abbiamo bisogno da grandi, ci è dato dall’educazione. Questa educazione ci viene dalla natura, o dagli uomini, o dalle cose. Lo sviluppo interno delle nostre facoltà e dei nostri organi è l’educazione della natura; l’uso che ci si insegna a farne è l’educazione degli uomini; l’acquisto di una nostra propria esperienza sugli oggetti che ci colpiscono è l’educazione delle cose”. Jean Jack Rousseau  
                                                                    
Non è facile parlare del mondo della scuola in questi anni di tagli e di contro-rivoluzioni didattiche. Non so quanto sia cambiata la scuola da quando la frequentavo dieci anni fa, ma ho l’impressione che nei nostri paeselli sia rimasta più o meno la stessa, con gli stessi metodi d’insegnamento, programmi leggermente diversi, con qualche insegnante più giovane che ha voglia di cambiare il mondo. Sono sempre convinto però che in un futuro non troppo lontano, la formazione nella scuola primaria e secondaria sarà la base per una nuova società, ricca di idee e d’immaginazione, di spirito critico, capace di discernere le cose giuste da quelle sbagliate. Ma ora senza andare troppo lontano ritorniamo al presente.
Come sapete nelle primarie di Casanova, sono state momentaneamente dislocate due sezioni delle medie (B-C), mentre la sezione A nelle primarie di Carinola, struttura altrimenti inutilizzata. Questo si è deciso in un tavolo dove hanno partecipato funzionari del comune, la commissaria, e naturalmente il Consiglio scolastico, riunitisi per prendere delle decisioni su come organizzarsi in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico. Per chi non lo sapesse le scuole medie sono oggetto di lavori di ristrutturazione interna ed esterna, adeguamento alle vigenti norme di sicurezza, di igiene, e di abbattimento delle barriere architettoniche. Lavori per trecentomila euro, con fondi arrivati dall’Inail, durante la scorsa gestione Mannillo. Qualcuno temeva disagi, e invece sembra di no. Una maestra mi faceva notare, l’altro giorno, come tutto fosse stato organizzato con attenzione, cominciando dal fatto che i ragazzini delle medie non entrano dalla porta principale, utilizzata invece da quelli delle elementari. Così come per l’uso dei bagni, sono stati presi dei semplici accorgimenti. Insomma, a parte qualche scritta sui muri in più, tutto fila liscio, anche perché per dicembre l’edificio delle medie dovrebbe essere consegnato dalla ditta. Ma per ora il paese sembra un altro la mattina, non si vedevano da tempo così tanti genitori accompagnare decine di ragazzini allegri.

Pensate un po’, come sarebbe se tutti gli alunni del comune crescessero in un’unica struttura pubblica, oppure tutti quelli delle elementari insieme e tutti quelli delle medie in un'altra struttura. Un sogno? Forse, no. Se solo si capisse qualcosa in più sul famoso Polo Scolastico. Sappiamo per ora che i lavori, assegnati dalla Stazione unica appaltante verso i primi di agosto alla ditta Vincenzo Modugno Costruzioni e Restauri, sembra prevedano la costruzione di una sola struttura dal costo di due milioni di euro (finanziamenti arrivati nella scorsa gestione). Lavori tuttavia non ancora cominciati. A quei soldi vanno però inclusi costi di progettazione ed il costo del terreno espropriato ad un cittadino di Carinola. Verrà realizzato un quarto di Polo quindi, se non dovessero arrivare altri quattro milioni? Sembra proprio di si. E allora la popolazione in che modo può “pretendere” che la struttura si trasformi da sogno in realtà? Diamoci delle risposte, concrete possibilmente.
                                                                           
A proposito di sogni…
Ricordo una mia professoressa delle scuole medie, gentile, preparata e con una vocazione. Per quanto fossi un ragazzino abbastanza diligente, spesso capitava di distrarmi, ma pochissimo durante le ore della prof.ssa S., sempre pronta a crearci attività interessanti, divertenti e ora capisco, molto istruttive. Fra queste ,ricordo quelle in scienze naturali, in cui lei approfittava per parlarci di tutto, dall’importanza della tutela dell’ambiente (per lei questa era la vera fissa), alla prevenzione all’Aids, alla distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti, quindi l’educazione sessuale, anche con convegni nell’atrio. E poi gli opuscoli della prof.ssa S. sull’ecosistema del territorio carinolese a cui seguivano le “gite”, che credo non siano state più fatte. Un giorno ci portarono su Monte Massico, noi ragazzini di terza media, consigliandoci di indossare scarpe adatte alla camminata. Ci mostravano le piante, ci facevano associare il nome delle piante alle splendide forme arboree delle nostre montagne. Speravamo di vedere qualche animale, ma non ricordo se riuscimmo a vederlo. Pranzammo lassù. Poi stanchissimi scendemmo, felici come può esserlo un bambino dopo una bella gita di primavera. Per buona sorte, oltre al piacevole ricordo, mi sono rimaste impresse anche quelle leggere lezioni sulla natura e sull’ambiente, così come mi sono rimaste impresse l’a, la b, la c… imparate alle elementari.

Emilio Voltaterra

sabato 26 giugno 2010

Una casa famiglia molto manesca

Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. E’ un detto che non si smentisce mai, neanche per le intenzioni più nobili… come  le case famiglie.
Il decreto ministeriale per la Solidarietà Sociale del 2001, con l’istituzione delle  case famiglie   per l’accoglienza dei minori, degli anziani, dei disabili e delle persone con problemi psico-sociali, sicuramente intese offrire un clima positivamente familiare a chi proveniva da una situazione di grande svantaggio sociale. Una casa famiglia è quindi un’alternativa a orfanotrofi e altri tipi di istituti, quali i carceri minorili,  e richiede delle figure parentali che possano sostituire il padre e  la madre, oltre ad altro personale altamente professionale.
Non sempre è così. L’apertura di case famiglie sono oggi diventate l’occasione per crearsi un lavoro e non sempre le problematiche portate dagli ospiti che le abitano trovano la risposta giusta in fatto di competenza e professionalità. Succede così  che i requisiti organizzativi richiesti, adatti alle necessità educative degli ospiti, siano invece inadeguati e le figure che dovrebbero essere punto di riferimento non sono in grado di gestire una situazione che può sfuggire facilmente di mano.
E’ quello che purtroppo è successo più volte con gli ospiti della casa famiglia per minori, l’Anthea, che si trova a Casanova.  
Questi ragazzi vivono sul nostro territorio da qualche anno, ma da quel che mi risulta, hanno sempre creato dei grossi problemi, sia a scuola che fuori. L’ultimo spiacevole episodio risale a due giorni fa, quando tre di loro si sono avventati su un giovane casanovese e l’hanno letteralmente riempito di botte, facendolo abbondantemente sanguinare. Ne è nata una rissa tra giovani residenti e gli ospiti dell’Anthea che ha richiesto l’intervento dei carabinieri e l’arrivo dell’ambulanza. Quello che più preoccupa è che un giovane della casa famiglia ha tirato fuori un coltello e se ne faceva scudo contro i residenti.
Non so quali siano stati esattamente i motivi che hanno provocato l’episodio, ma non è questo il vero problema. Il vero problema è che i ragazzi dell’Anthea  non sembrano fare grandi passi verso comportamenti più civili. Non riescono a superare la loro aggressività che li tiene ben lontani dall’integrarsi con gli altri, anzi, qualora si trovano con gli altri adolescenti per esigenze  educative, il gruppo scuola ad esempio, non esitano ad esibire il loro comportamento deviante come fosse qualcosa di cui andare molto fieri. C’è sempre un coltello alla loro portata che stabilisce le distanze tra loro e i normali adolescenti.
Viene automatico chiedersi: qual’è l’utilità delle case famiglie se non riescono ad assolvere alla funzione per cui sono state istituite? E per quale motivo non ci riescono? Qual’è l’utilità di questa specifica casa famiglia  di Casanova?
La dura realtà di questa spiacevole situazione che si è venuta a creare è che i giovani casanovesi non vogliono più in paese i loro coetanei difficili;  non gradiscono più la loro presenza perché non si riconoscono in loro e non riescono ad accettare comportamenti ed atteggiamenti così diversi ed aggressivi.
Possiamo biasimarli?

Bruner

lunedì 14 giugno 2010

Marinaleda - dove un mondo diverso e migliore è possibile

Il sindaco Juan Manuel Sanchez Gordillo 
di Douglas Hamilton - Counterpunch

A circa 100 Km a est da Siviglia si trova una cittadina di 2.700 persone chiamata Marinaleda. È una delle numerose città e paesi agricoli nella provincia di Siviglia, circondata da miglia e miglia di distese pianeggianti e agricole. Ciò che contraddistingue Marinaleda da qualunque altro posto in Spagna e, se possibile, anche in Europa è che per gli ultimi trent’anni è stata il centro di continue lotte per il lavoro e un luogo dove è emersa un’attuale forma operante e in evoluzione di socialismo reale. Ho avuto la fortuna di visitare la città la scorsa settimana e, in un momento di profonda crisi economica e di cinismo politico, non sarei potuto rimanere più colpito davanti alle sue irripetibili imprese socialiste.

Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, nel corso di una lotta per il lavoro e per una forma di agricoltura più giusta, i lavoratori di Marinaleda furono coinvolti in varie occupazioni ed espropriazioni di terre agricole in mano ai proprietari terrieri locali e delle loro vaste tenute, tipiche della regione. Le occupazioni erano guidate da un giovane, carismatico, radical-socialista di nome Juan Manuel Sánchez Gordillo, che guidava il Sindicato de Obreros del Campo (SOT) (Unione dei lavoratori agricoli).

Nel 1979 gli attivisti del SOT istituirono il Colectivo de Unidad de los Trabajadores – Bloque Andaluz de Izquierdas (CUT) (Collettivo per l’Unità dei Lavoratori – Blocco andaluso di Sinistra) per poter partecipare alle elezioni locali del 1979. Muovendo da una piattaforma di radical-socialismo che aspirava a una riforma agraria, i rappresentanti del CUT furono subito eletti, e Sánchez Gordillo divenne alcalde (sindaco). Da quel giorno il partito ha avuto la maggioranza nel Comune locale per più di trent’anni. Nel 1986 il CUT divenne parte dell’Izquierda Unida (IU) (Sinistra Unita), il principale raggruppamento politico dei partiti socialisti/comunisti/verdi in Spagna. Il Consiglio comunale di Marinaleda ad oggi ha sette consiglieri della IU e quattro del riformista Partido Socialista Obrero Español (PSOE) (Partito spagnolo dei lavoratori socialisti). Juan Manuel Sánchez Gordillo, che di solito indossa una keffiyeh (sciarpa) palestinese donatagli nel suo viaggio in Palestina, è un insegnante di storia nella città e, oltre a essere alcalde, è un membro della IU nel Parlamento andaluso, il portavoce nazionale del CUT e ministro dell’Edilizia Abitativa presso il comitato esecutivo federale della IU.  

Marinaleda fece notizia quando i suoi lavoratori espropriarono con successo una tenuta di 3.000 acri al Duca di Infantado nel 1991. El Humoso, nome con cui la tenuta è nota, fu affidata alla gente del posto e ora include otto cooperative agricole all’interno della quali lavora la maggior parte della popolazione locale. Le cooperative sono dedite alla coltivazione intensiva di carciofi, peperoni, fagioli e anche grano e uliveti. Ogni lavoratore riceve lo stesso compenso: 47 euro per un giorno lavorativo di sei ore e mezzo. Tutto ciò in controtendenza con gran parte dell’agricoltura di quella zona che è basata sulla massiccia produzione intensiva di girasoli e grano. Secondo le statistiche ufficiali ci sono 130 disoccupati registrati nella città, numero che, in un periodo di profonda crisi economica e di disoccupazione in Spagna, è con ogni probabilità il più basso del paese e testimonia, in effetti, una situazione di piena occupazione. Marinaleda è un meraviglioso esempio di come proprietà sociale e creazione d’impiego possano andare di pari passo.

Oltre alla radicale riforma agraria, Marinaleda ha anche sviluppato una forma del tutto unica di distribuzione davvero socialista delle abitazioni. In contrasto con la dilagante speculazione e follia finanziaria che caratterizzano e hanno rovinato il mercato edilizio spagnolo, gran parte dell’edilizia d’alta qualità di Marinaleda è stata costruita dalle stesse persone del luogo che sono diventate di conseguenza proprietarie delle case a costi minimi. Le case sono costruite sul terreno comunale, con materiali forniti dal governo locale e regionale. Le persone del luogo pagano 15 euro al mese oltre a contribuire con un numero convenuto di ore lavorative al mese alla costruzione delle case. C’è un chiaro accordo che vieta loro di vendere le case in qualunque momento, in futuro. Il sistema fa sì che i proprietari delle case non siano vincolati da ipoteche e che non ci sia nessuna possibilità di speculazione finanziaria. Il lavoro di costruzione compiuto dalla gente è convertito in compensi che vengono sottratti dal costo di costruzione della casa. Il Consiglio promuove una serie di laboratori rivolti all’insegnamento delle tecniche di muratura, di impiantistica elettrica, idraulica, di carpenteria, di agricoltura ecologica, di tutto ciò che può essere usato a beneficio del programma sociale sull’edilizia.

A emblema dell’ideologia socialista di Marinaleda e della credenza che il potere debba essere messo nelle mani della gente del luogo, il Consiglio comunale ha creato delle Assemblee Generali dove si incontrano dalle 400 alle 600 persone del luogo 25 o 30 volte all’anno per dar voce alle loro preoccupazioni e votare sulle questioni all’ordine del giorno. Le Assemblee Locali hanno inoltre luogo, all’interno della città, proprio nelle strade o nei posti dove i problemi in questione si sono sollevati. In più, ci sono Gruppi d’Azione che si occupano di problemi specifici come la cultura, i festival, la pianificazione urbanistica, lo sport, l’ecologia e la pace. Un ulteriore esempio della particolare forma di democrazia locale del Consiglio è l’uso del “bilancio partecipativo” attraverso il quale ogni anno gli investimenti e le spese proposte dal Consiglio sono presentati negli spazi della comunità per essere discussi. Nelle “Red Sundays” [“Domeniche rosse”, ndt] la gente del posto presta servizio volontario per migliorare le strade, i giardini, le case, e fa altri lavori utili, migliorando così lo spazio pubblico ma costruendo anche la coscienza collettiva di chi abita quello spazio.

Un altro esempio delle politiche radical-socialiste della città è il fatto che alcuni anni fa il Consiglio decise di non avere una corpo di polizia locale, proponendosi così di risparmiare quantità significative del denaro delle risorse finanziarie (intorno ai 260.000 euro all’anno) che possono essere utilizzate per altre forme più benefiche di fondi sociali. Questa è con tutta probabilità una posizione politica unica in Spagna, se non nel resto d’Europa, e una posizione che sembra aver avuto successo.

Nel corso della mia breve e approssimativa visita a Marinaleda, i fondi sociali e quelli per l’istruzione della città mi hanno impressionato. Ci sono scuole moderne, un comprensorio sanitario attrezzato di modo che la gente non debba spostarsi per usufruire di trattamenti standard, un attivo ayuntamiento (Edificio Comunale), un centro sportivo moderno e ben equipaggiato, servizi a domicilio per gli anziani, un centro per i pensionati, un ampio centro culturale, una piscina, un campo sportivo da calcio, e un parco con giardini nel pieno rispetto della natura. Forse la cosa che desta più impressione in città è l’asilo, che è aperto dalle 7 alle 16 e costa appena 12 euro per bambino al mese, prezzo che include colazione e pranzo per i bambini: un supporto enorme per i genitori che lavorano. L’ampiezza dei fondi sociali è di gran lunga al di sopra di quel che ci si aspetterebbe in una città di appena 2.700 abitanti.

La città ha anche un proprio servizio di radio e televisione, dal momento che avverte l’esigenza di opporsi ai media mainstream e tradizionali. Oltre a offrire una vasta gamma di musica, dibattiti, notizie e programmi culturali, Radio/TV Marinaleda promuove un’ideologia alternativa basata sulla solidarietà, sulla generosità e sullo spirito collettivo. Radio e televisione sono aspetti importanti della politica del Consiglio per la diffusione di filosofie politiche alternative basate sul pensiero radical-socialista e su una serie di attività solidali, in particolare a supporto delle lotte in Palestina, nel Sahara occidentale e nelle zone dell’America Latina. Mentre girovagavo per la città ho visto strade che portano il nome di Che Guevara e Salvador Allende, e altre chiamate Solidarietà, Fraternità e Speranza. Insieme a molti murales e graffiti a sfondo politico, tutto questo gioca la sua parte nella crescita di una coscienza politica e nell’apporto di valori alternativi a quelli promossi dal capitalismo.
Sullo scudo araldico ufficiale della città si legge: “Marinaleda – Una Utopia Hacia La Paz” (Un’Utopia verso la Pace). Enfatizzando la natura repubblicana della città, lo stemma non ha corona ed è colorato di verde, rosso e bianco. Il verde a rappresentare l’utopia collettiva, il bianco la pace e il rosso la lotta sociale attiva e continua. Lo scudo araldico presenta anche una colomba, un disegno della città che sottolinea la sua natura collettiva, e il sole e i campi le sue priorità ambientali. 

Un aspetto affascinante della città che mi ha colpito molto è stato che non ci sono quasi cartelli pubblicitari lungo le strade. I negozietti locali non avevano insegne all’esterno o alle vetrine e perfino i bar non avevano le pubblicità della birra fuori. Non so se è una politica intenzionale, ma posso solo supporre che ciò è dovuto al predominio della pubblicità che sfigura il resto della Spagna. Se così fosse, è davvero confortante vedere una città priva di oppressivo mercantilismo.

In un’era di neo-liberalismo globale dilagante e di crisi economica, Marinaleda e il suo percorso di radicalismo politico sono un esempio meraviglioso di ciò che può essere fatto quando la gente si unisce nella lotta per l’attuazione di politiche radical-socialiste. Per qualcuno come me che ancora crede nella speranza di una società basata sull’uguaglianza socialista, sulla giustizia e sullo sviluppo, gli abitanti di Marinaleda meritano la più grande approvazione e supporto per quello che hanno realizzato nel corso degli ultimi trent’anni. Possiamo solo sperare che continuino su questa strada anche in futuro. In un periodo in cui il cinismo è così endemico in politica, Marinaleda offre un esempio meraviglioso e confortante di ciò che si può ancora fare. Un mondo diverso e migliore è ancora possibile.

Titolo originale: "A Town Called Marinaleda"

Fonte: http://www.counterpunch.org
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30.04.2010

dal sito: www.comedonchisciotte.org 

lunedì 7 giugno 2010

dannati della Striscia di Gaza

I dannati della Striscia di Gaza, dove il futuro è negato

Un milione e mezzo in 45 chilometri. Campi profughi infernali, l'unica speranza di sopravvivenza è il contrabbando


«Se fossi nato qui, sarei diventato anche io un “terrorista”», disse Giulio Andreotti visitando Gaza anni fa. La “striscia”, salvo dove la sabbia bianca diventa duna, è quasi piatta. Una terra arida. La poca acqua rimasta nelle falde sa di sale. E’ sempre più inquinata. Questo lembo di terra è una fetta di deserto lunga 45 chilometri, affacciata da una parte sul Mediterraneo, dall’altra su Israele. E’ largo appena 10 chilometri, con a Nord sempre Israele e a Sud l’Egitto.
Se uno percorre la strada dissestata che da Gaza porta a Rafah, non è facile rendersi conto che con il suo milione e mezzo di uomini, donne e tanti bambini e adolescenti, Gaza costituisce uno dei luoghi più densamente abitati del mondo. Basta, però, entrare in internet, cliccare su Google map e zoomare per comprendere ciò che spesso gli articoli dei giornali o le immagini trasmesse nei notiziari televisivi non spiegano a fondo. Intorno al piccolo centro di Gaza City, con il suo retaggio del periodo ottomano, rovine bizantine, resti di antiche sinagoghe e chiese e tracce della presenza della Roma dei Cesari, è cresciuta un ammasso spesso confuso di edifici di ogni genere da quando nel 1948 alle famiglie native del luogo si sono aggiunti centinaia di migliaia di profughi cacciati dalle loro terre in ciò che è oggi Israele. I “campi” dei rifugiati sono divenuti quartieri disordinati, meandri dove è difficile non perdersi. E dove, nel 1987, la rabbia innescò la prima Intifada, la rivolta contro l’occupazione.
Non si muore di fame, a Gaza, come uno potrebbe pensare quando si parla di aiuti umanitari. Ma la maggioranza della popolazione sopravvive con meno di due euro al giorno. Gaza, dal 1967, è occupata da Israele o assediata da Israele. E il blocco in vigore da tre anni, voluto dai governi israeliani e assecondato dall’Egitto per una serie di interessi convergenti e pressioni americane, ha un effetto ancora più deleterio della fame. Qui le nuove generazioni vengono bruciate, il progresso si ferma, il futuro è sempre più incerto. Mancano le scuole, mancano adeguate strutture ospedaliere, la situazione sanitaria - ammonisce l’Onu - è precaria. Manca l’industria perché l’embargo rende difficile importare materie prime ed esportare prodotti finiti. L’odore penetrante delle zagare è ovunque ma l’esportazione degli agrumi e degli altri prodotti della terra è sempre soggetto agli israeliani.
Attraverso i tunnel scavati sotto la frontiera con l’Egitto, spesso bombardati dagli israeliani per impedire il passaggio di armi, arrivano sul mercato generi di ogni sorta: benzina e sigarette, medicinali, abbigliamento e, secondo alcuni, persino automobili giapponesi smontate e da ricomporre. Beni indispensabili e altri meno ma tutti diretti a quella minima parte della popolazione che si può permettere di acquistarli. E’ un’economia di guerra e i contrabbandieri e i loro alleati diventano ricchi. Sono alcuni di loro ma soprattutto giornalisti di passaggio, stranieri delle organizzazioni internazionali, delegazioni varie che si possono permettere una buona cena in uno dei ristoranti in riva al Mediterraneo. I menù esaltano il “pesce fresco” del mare di fronte. Non dicono che non di rado le pattuglie della Marina israeliana e, talvolta, gli egiziani, sparano sui pescatori. La giustificazione: Potrebbero essere contrabbandieri.
La situazione di Gaza è peggiorata dal settembre 2005 ma il blocco, com’è oggi, ha tre anni di vita. Il suo scopo è di punire il movimento islamico ma la vera vittima è l’intera popolazione. E sulla situazione pesa ancora il devastante attacco militare israeliano di fine gennaio 2008. L’anno scorso c’è stata una conferenza per la ricostruzione, ma va tutto a rilento. Cemento, alluminio e altri materiali per l’edilizia e l’industria, sostiene Israele, possono servire a costruire i bunker di Hamas. E così entrano con il contagocce.

Eric Salerno (Il Mattino)

martedì 26 gennaio 2010

Il giorno della (s)memoria: il campo di concentramento di Gaza


Enormi manifesti comunali campeggiano sulle belle locandine d’affissione per ricordare uno sterminio che molti vorrebbero dimenticare o di cui molti altri non hanno mai sentito parlare. Campi di concentramento, reticolati, enormi ciminiere stanno lì fotografate a ricordare agli italiani e ai carinolesi che la shoa ebraica è stato uno degli eccidi più crudeli di cui una parte di umanità si è macchiata.

Uno dei più crudeli….Ma non il solo… Tanti sono gli stermini di cui non si parla.

Il popolo ebraico ha oggi la soddisfazione di veder commemorato quel suo grande dolore del passato in tutto il mondo, mettendo sotto gli occhi di tutti la propria immagine di vittima eterna che non ha uguali nella Storia e che, proprio per questa unicità, gode di qualsiasi giustificazione per le sue azioni. Anche del fatto che da vittima si sia trasformato in carnefice.
Il potere cammina con il potere. Ci va a braccetto. Ci va a puttane insieme. E l’Italia, una delle otto potenze mondiali, non può non ricordare l’olocausto ebraico per far piacere agli Stati Uniti e allo stesso Israele.

Il mio giorno della memoria, oggi, sarà leggermente diverso e ricorderà non la vittima Israele, ma le vittime di Israele; coloro che nessuna potenza commemora o vuole ricordare e che anzi vengono indicati come i cattivi della situazione: i palestinesi, quel popolo di straccioni e fetenti che osa opporsi al potere politico e militare israeliano e che osa avere pretese come una casa, un pezzo di terra, del cibo, delle scuole, delle cure mediche. Che osa pretendere semplicemente una vita! Quel popolo su cui piove fosforo bianco e piombo fuso con la scusa che Hamas ha lanciato contro Israele razzi Qassam.

Oggi i palestinesi vivono confinati nella Striscia di Gaza, dove si rifugiarono dopo esser fuggiti o espulsi dalle loro terre nel 1948. Vivono in otto campi profughi gestiti dall’ONU. La Striscia è circondata da una barriera di metallo voluta da Israele e da una zona tampone di 300 metri anch’essa controllata dagli israeliani. Anche dopo il cosiddetto “ritiro” d’Israele dai territori della Striscia nel 2005, l’assedio è continuato e dal 2006 tutti i valichi di accesso sono chiusi o controllati dall’esercito israeliano, con conseguenze disastrose per la popolazione palestinese. Non passano scorte alimentari, non passano medicinali e carburante, né materiale edile per la ricostruzione. Non passa nulla se non quando vuole e ciò che vuole Israele. L’unica cosa che veramente passa è l’odio israeliano.
La chiusura dei valichi è la principale causa di sofferenza della popolazione che vive senza scorte alimentari e senza il carburante necessario a far funzionare i generatori elettrici. Il popolo che fidava solo sugli aiuti umanitari, dopo la vittoria di Hamas, si vede privato anche di questi a causa dei congelamenti degli aiuti internazionali che hanno reso la situazione ancora più disastrosa. L’emergenza sanitaria è grave; i feriti delle incursioni aeree israeliane non sanno dove andare per curarsi perché gli israeliani negano il permesso di andare sia in Israele che in Egitto. Costretto a vivere in un territorio blindato dove vengono affamati di proposito uomini, vecchi, donne e bambini, il popolo palestinese sta vivendo, giorno per giorno, una tragedia che viene nascosta agli occhi del mondo perché chi ha mezzi per diffonderla, non lo fa. Intanto si continua a commemorare, anno dopo anno, le vittime della shoa ebraica offerte al mondo intero sull’altare dell’ipocrisia mediatica.

Ma io non ci sto. Non posso starci. Non mi sento di avere misericordia per chi non ha misericordia.



Nuvola Rossa