La redazione del Quiquirì esprime
tutta la propria solidarietà alle vittime dell’aggressione israeliana a Gaza.
Denunciamo fortemente quello che è un evidente tentativo di genocidio e pulizia
etnica. Bombardare una città come Gaza, chiusa su tutti i lati, bombardare
civili innocenti, continuare a sganciare bombe pur sapendo che solo il 5% di
queste colpiscono obbiettivi che solo in parte possono chiamarsi militari, beh
questo è il volto inumano dell’uomo. Chiunque di noi quando andava a scuola,
studiando le stragi e gli eccidi della seconda guerra mondiale, o meglio del
periodo appena precedente a questo, si sarà chiesto almeno una volta: ma come
la gente non si è ribellata? Come è possibile che sia stata data la possibilità
ad una nazione di compiere stermini così efferati con il silenzio, che a volte
è un avallo, di tutti? Beh ci ritroviamo a 70 anni da quel conflitto e ci
ritroviamo con le stesse dinamiche, con le stesse bende avanti agli occhi, con
gli stessi innocenti che perdono la vita nell’anonimato e nell’indifferenza più
assoluta. E come 70 anni fa la parte più infame la fa la propaganda, un utile
mezzo perpetratore di soprusi e ingiustizie, che tace mille angherie ed
aggressioni sofferte da un popolo vittima, per piangere fatti di cronaca subiti
da un popolo retto da un governo carnefice, che fomenta e fomenta finché non
sia il popolo a reclamare il sangue finanche dell’ultimo neonato.
Andando avanti con l’età ci si
rende conto di quanto poco giusta sia la vita, ma pare che questa amara
scoperta non debba mai finire. Non entro nel merito del conflitto pur con
centinaia di risoluzioni internazionali di cui parlare, centinaia di atti
illegali perpetrati in modo militarmente metodologico su civili, non voglio
entrare nella discussione di quanti anni indietro abbiamo percorso nella
costruzione di un nuovo muro, che questa volta peggio che in passato, rinchiude
persone in un lager da due milioni di abitanti. Vorrei parlare o meglio
riflettere sull’idea sottesa alla difesa di un governo che sgancia bombe sui
civili, con persone che lo difendono e che a momenti addirittura ne gioiscono.
Vorrei parlare di che violenza abbiamo insita come esseri umani, se non ci si
raggela il sangue a pensare che bombe vengano sganciate al centro di una città,
che bimbi piccoli come i nostri figli o i nostri nipoti si trovino d’un tratto,
in uno scocchiar di dita, in un inferno chiamato bombardamento. La guerra,
seppur di guerra non si può parlare, l’unilaterale guerra, che si sta portando
avanti in Palestina deve farci riflettere su dove la nostra coscienza di uomini
e donne col sorriso sulle labbra, che accarezzano un bimbo per strada, che
abbracciano un fratello o una sorella, che vanno a trovare i genitori lontani o
vicini e che scambiano una parola sincera con un amico/a, sia davvero finita.
No justice No peace.
Restiamo Umani… Please..