Ho letto con molta attenzione tutti i commenti ai due posts che riguardano l’associazione Nessun Dorma, e mi sono resa conto che non tutti hanno le idee chiare in proposito, come su tante cose del resto. Il confronto dialettico è però sempre positivo, bisogna ammetterlo, perché aiuta a capire.
A parte l’amicizia che ci può legare alle persone che compongono un’associazione e che va al di là di qualsiasi cosa, mi è sembrato giusto e bello che ci sia stata una discussione critica così animata e corretta sull’argomento. Dovrebbe essere sempre così.
Mi va però di dare il mio contributo esponendo le mie idee che, accettate o non accettate che siano, poggiano su un’analisi quasi scientifica del problema (i miei studi, che non sono di Legge, mi danno una mano) e che può aiutare a chiarire alcuni punti oscuri.
Il termine associazione può avere diversi significati, ma indica sempre un’aggregazione di individui. In diritto, essa è un’aggregazione volontaria di persone che si costituiscono per perseguire uno scopo comune. Quindi, prima che un gruppo di persone decida di costituirsi legalmente in un organismo, deve esserci la motivazione che le aggrega e lo scopo che vogliono perseguire, altrimenti non può chiamarsi associazione.
E’ d’obbligo uno Statuto in cui si mettono per iscritto gli scopi che si vogliono perseguire e le norme che ne regolano la vita.
Quando un’associazione si autodefinisce: di promozione sociale che ha interesse a migliorare il territorio; operativa in modo a-politico e a-partitico nel mondo dell’ambiente, del sociale e della cultura; di seguire gli sviluppi del territorio mediante un’azione informativa non solo verso i soci, ma verso tutti coloro che ne sono interessati, ecc. ecc., è legittimo che orienti il proprio cammino in quella direzione. Come? Operando e attivando i canali informativi necessari a rendere pubblico il proprio operato.
La cosa fondamentale è che sia sempre l’associazione ad essere vicina agli altri e non pretendere che gli altri siano vicino all’associazione. D’altra parte, è uno degli scopi per cui essa si è costituita. Infatti, è l’associazione che, costituendosi, si carica di responsabilità e non viceversa. Se poi altre persone, stimolate dall’operato del gruppo, decidono di dare una mano e avvicinarsi, ben venga il loro aiuto e le loro adesioni.
Tutti i commenti di parte che ho letto ai due posts li reputo assolutamente fuori luogo, soprattutto quello che afferma la difficoltà dell’associazione ad operare per mancanza di appoggi politici.
Beh, mi sembra che questa sia stata una scelta, o no? Se un’associazione nasce a-politica ed a-partitica, come ci si può lamentare della mancanza di appoggi politici? Non sembra una grossa contraddizione? Si sapeva fin dall’inizio che gli appoggi non ci sarebbero stati, quindi si era già preparati ad un’esistenza abbastanza difficoltosa.
O quell’altro commento sulle aspettative…
Le aspettative le crea l’associazione stessa nel momento in cui si costituisce legalmente e rende pubblici i propri scopi. Gli altri non si aspettano altro che l’associazione faccia il cammino per cui è nata.
Non voglio però alimentare una discussione che è stata ampiamente affrontata. Voglio sottolineare soltanto che ogni associazione che si costituisce per nobili fini è sempre una grossa risorsa per il territorio, qualunque sia lo scopo: ambientale, sociale, politico, culturale, teatrale, mediatico e via dicendo. E’un canale che unisce le diverse realtà del territorio perché in essa convergono forze ed idee che vengono poi ridistribuite e da cui il territorio stesso riceve impulsi di crescita.
Nel proprio specifico, un’associazione apporta dei contributi positivi alla vita del comune anche nel piccolo, ma bisogna che sia aperta alle sollecitazioni che vengono dall’esterno e pronta ad operare e collaborare con altre realtà, istituzionali e non, su cui svolge anche un’azione di controllo.
Il vero problema delle associazioni è però quasi sempre endemico: non tutti i soci ci credono allo stesso modo e non offrono il proprio aiuto come dovrebbero. Questo spesse volte decreta la stasi del gruppo che è costretto ad arenarsi per mancanza di apporti operativi da parte dei soci. In tal caso, o si cercano forze nuove o si è costretti a vivacchiare alla meno peggio.
L’esperienza dimostra che solo se ci si crede si riesce a far funzionare un’ associazione, altrimenti essa rimane solo un nome votato alla sterilità.
Micetto miao miao