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martedì 30 ottobre 2012

Il vino delle nostre terre



L’Associazione Circuito socio-Culturale Caleno  anche quest’anno presenta Terre di Vino, che è giunta alla sua terza edizione. Non bisogna assolutamente sottovalutare questa iniziativa che ha lo scopo di celebrare il vino delle nostre terre, intorno al quale  girava tutta l’economia del territorio. Ager Falernus  era infatti sinonimo di vino, ma non uno qualsiasi, bensì un vino celebrato e apprezzato in tutto il mondo romano. Il Falerno si  versava sulle tavole dei più illustri personaggi, si proponeva ai migliori ospiti e poteva avere un’ invecchiamento anche di 50 anni. In quel caso, un bicchiere di Falerno d’annata era una raffinatezza che solo pochi intenditori potevano gustare.

Gli studi e i pochi scavi archeologici della zona, hanno evidenziato la presenza di numerose ville romane sul territorio e di altrettante fornaci che si occupavano della cottura delle anfore, le dressel 2-4, che servivano per la commercializzazione  del vino su larga scala. Le ville non erano solo “case di campagna” di antichi patrizi romani, ma erano vere e proprie aziende vinicole, su base schiavistica, che si occupavano della fornitura del vino in tutto il mondo romano. C’era tutta una filiera produttiva che girava intorno al Falerno che,  attraverso il Savone e il porto di Sinuessa, veniva avviato verso Roma.
Per saperne di più, è bene partecipare a questa splendida iniziativa che valorizza il nostro vino e in cui sicuramente non mancherà un saporito assaggio di questo nostro magnifico prodotto.
 
Bibens



domenica 28 ottobre 2012

Cambiare conviene...

Non c'è cambiamento che riesca a coinvolgere il popolo carinolese. Fermi, immobili, rallentati, dopati, dal nulla. Dall'immobilismo, dalla fiacca, dalla depressione. Tutto ciò che a fare con la cultura termina con il periodo scolastico. Dopodichè l’unica attività praticata è il pettegolezzo, l’inciucio, mescolati con goliardia ambiuità e sfessataggine cronica. 
Poi ci lamentiamo che i nostri figli nascono ruspanti paesani sempre più spesso con bicchieri in mano che con le braccia a lavorare. Che l’unica lingua parlata sia rigorosamente il dialetto. Ma ci siamo mai chiesti quali esempi positivi siamo riusciti a mettergli a disposizione? Purtroppo al mondo d’oggi, per stimolare un giovane occorrono l’insieme di tante situazioni, che non possono essere solo affidate all’onesta lavorativa della famiglia. 
Quando si sente che in giro che un giovane fà uso di sostanze stupefacienti ci si meraviglia quando proviene da proprio da una buona famiglia. Questa è la prova che non c’è da lavorare sul contesto interno della famiglia, ma su quello esterno. Un’amministrazione di sessantenni e cinquantenni potrà mai avere una buona applicazione di politiche giovanili? A voi la risposta.
C’è una pubblicità famosa che recita cosi: “cambiare conviene”! Carinola quando cambierà???

Per ora mai!

Perché ci dobbiamo tenere Gigino che si deve mettere la fascia altrimenti piange! Perché a Grimaldi serve un uomo che sorbo-licamente non rompa i coglioni agli Orsi, come il famoso detto aversano! E tutto gira intorno al cimitero, all’illuminazione pubblica, alla munnezz, alle donne mute, a quelle sempre assenti, a marcantanio a antimucc. I giovane bevono e sorridono; Pasquale si compra un altro fay; le ruote della macchine si consumano per fare le sgommate la domenica con il capello tutto brillantinato!

Nessuno ha il coraggio di cambiare, tanto alla bottega il pacco di pasta costa sempre 70 centesimi. Le pummarole si fanno la stagione, il vino ad ottobre, e con la pensione di mammà si può tirare avanti.

Che schifezz!

Amaro Averna

venerdì 26 ottobre 2012

Considerazioni sulla fauna politica comunale

 Il Trota, figlio di Umberto, cosi ribattezzato dal Senatur in persona, non solo non si scompone di fronte a chi lo chiama con tale esilarante nome d’ arte, ma perfino si diverte, compiaciuto, calandosi nella parte di un personaggio un po’ somaro, anzi un bel po’, ma pur sempre ingenuo e franco e, per ciò stesso, meritevole di consenso e simpatia. Una categoria di gente invece, attestata sulla via di mezzo tra il bigotto e il grottesco, apostrofa l’ ormai ex leader del Pirellone, Formigoni Roberto, con l’ aggettivo “Celeste”. Ironizzando sulla mai troppo nascosta tendenza dell’ ex Governatore per la castità, concepita come servigio solennemente reso a chi ci guarda da lassù. 

E nemmeno in questo caso, il diretto interessato, si attarda a menar fendenti all’ indirizzo di certa stampa pervasiva e indiscreta, sempre alla ricerca dello scoop e del nomignolo che faccia al caso! Financo il “Piacione” Rutelli non sembra destarsi più di tanto verso chi gli addebita un faccione da Pupone sempiterno. Sono solo alcuni degli esempi che si possono fare quando si prende in esame la casistica di personaggi importanti, di richiamo e di impatto mediatico, altrimenti definiti con l’ utilizzo di nomignoli ad hoc. Ne discende che, per analogia, il nostro Assessore giovanissimo, non dovrà prendersela con chi gli affibbia il nomignoletto   di chiaro stampo ornitologico. 
La satira è il sale della politica. Chi si getta nell’ agone, proprio come ha fatto il Nostro Assessore casanovese, lo deve sapere e deve accettarne gli effetti. Deve essere consapevole di poter andare incontro a sferzanti giudizi, ad esortazioni confezionate con dose notevole di vetriolo, a neo denominazioni coniate sulla base di attenti, studiati, approfonditi esami della personalità, non sempre edificanti. Il Pinto, dunque, non deve dolersene. Mai. Non so se possa essere paragonato al mitico Forrest come qualcuno azzardava in un precedente e fortunatissimo post,  ma di certo ha dalla sua una serie di carte che, indubbiamente, qualche primato glielo guadagnano, eccome. 

Assessore più giovane, primatista del tiro a piattello, infermiere altamente professionale, candidato vincente fin dalla prima volta. Scusate se è poco. Il suo pezzo forte, la sua referenza più qualificante,  è tuttavia un’ altra, non facilmente coglibile al primo menar dell’ occhio, ma emergente da un’ analisi obiettiva e certosina della sua fulminea (e fulminante) carriera: l’aver battuto, annichilito, declassato al rango di uno qualsiasi, forse addirittura di uno inutile (politicamente s’ intende), l’ attuale Presidente del Consiglio comunale di Carinola, già Assessore alle politiche sociali, Dott. Giuseppe Del Prete.
Già, è proprio cosi. Il Pinto, senza nemmeno faticare più di tanto, ha prevalso in una singolar tenzone sul malcapitato medico carinolse che, suo malgrado, ha dovuto segnare il passo, soccombente e tramortito, proprio mentre si spalancavano le porte della Giunta per il Francesco casanovese,  con grande orgoglio per l' intera casata dei Pinti. De Risi sembra aver fatto capire attraverso il lancio di un messaggio inequivoco: che me ne faccio di Del Prete e del suo spigolosissimo consigliere Caputo alla mia corte? Niente, solo rogne potrebbero portarmi costoro. Meglio puntare sul giovane Pinto, uno che mi sarà fedele e sostenitore per l’ intera durata del mio mandato. Inoltre, avrà ragionato Gigi, Francesco ha sponsor autorevoli e capaci di assicurare buona protezione. Di questi tempi con Marcantonio e Antimus e forse anche Rosetta sempre pronti a uccellarmi perché fortemente critici del mio operato, esaurita la scia profetica del superAssessore Pagano, avere un approdo sicuro sotto l' ala di Grimaldellus fa bene, rassicura, risolleva. 

Francescone ha dunque trionfato autorizzando gli osservatori a porsi una domanda, per molti versi addirittura inquietante. Come mai De Risi ha preferito il Pinto a Del Prete?? Mah, chissà. Certo è che Del Prete oggi è un anonimo Presidente del Consiglio, mentre il Pinto, pur tale con tutto ciò che questo significa, quantomeno nel gergo casanovese, passa per colui che l’ ha spuntata sul  Medico. Anzi, a volerla dire tutta senza scadere nel prosaico, viene percepito dall’ opinione pubblica come colui che ha trombato il Medico. Come dire, Pinto si, Del Prete no. Cosi sia scritto, cosi sia fatto. Parola di Gigi!! Rendiamo grazie a Massimo.

Anonimo

domenica 21 ottobre 2012

LO SKIATTAMUORTO

Il casanovese quando deve parlare non parla. Proprio così, dopo uno delicato studio antropologico posso affermare che il popolo casanovese si contraddistingue proprio per una particolare attitudine, ovvero stare zitto quando dovrebbe parlale e viceversa. Esempio emblematico è il silenzio verso l’apertura dello skiattamuorto sessano in piazza. Ok, ora tutti diranno che al di la di tutto lo skiattamuorto è un lavoro come tanti e che è un servizio necessario che, in un certo senso, riguarda tutti ( mi gratto in questo momento) ma per me non è così. 

Lo skiattamuorto è un lavoro normale magari nei territori anglosassoni ma non qui, in terra di sud, dove morti e spazzatura sono purtroppo (quasi) spesso sinonimi di ideologia camorrista (parliamo di ideologia intesa come modalità, approccio e non di azione camorrista intesa come atto criminale). Nei bar già si vocifera che lo skiattamuorto si è insediato grazie ad accordi territoriali e grazie al beneplacito di qualche rappresentante politico ma la cosa che noto e che il casanovese, appunto, parla dopo il fatto compiuto, parla quando dovrebbe stare zitto, sta zitto quando dovrebbe parlare. L’insediamento di questo “negozio” non ha trovato il vocione del popolo a cui ovviamente, senza mezze misure non piace proprio, l’insediamento dello skiattamuorto evidenzia proprio il torpore di questo popolo che nel caso dell’agruturismo in Grangelsa non ha perso tempo per meschine spie che hanno affossato letteralmente un progetto che avrebbe potuto dare una scossa anche se minima all’economia di un paese. Un paese che ha preferito stare zitto di fronte all’apertura di un confezionatore di casse da morto che padroneggia in piazza. 

Un esempio che evidenzia come il popolo casanovese è un popolo di quaquqraqua e non di quiquirì che almeno ha cercato di aprire una discussione in merito. I molti diranno che alla fine dei conti le insegne nere che possiamo condividere mentre ci grattiamo tutti insieme appassionatamente sono migliori delle gigantografie mortuarie dell’idea originale ma per quanto mi riguarda non è questione di insegna ma una questione di carattere, di stile e di come si sente il territorio. I casanovesi hanno preferito far bloccare i lavori dell’agriturismo in Grangelsa e hanno tremato di fronte alla morte vestita da skiattamuorto. Mi piacerebbe molto dire allo skiattamurto che a Casanova non si muore e quindi non può fare affari da noi ma, invece, si muore e soprattutto si muore dentro, ogni qual vota si sta zitti quando si deve parlare e si parla quando bisogna stare zitti. Buona grattata a tutti e a tutte.  

Sigò

domenica 14 ottobre 2012

De Risi sarà dimissionato?




Sui quotidiani di oggi si legge che l'amministrazione di Carinola è a rischio scioglimento in quanto non ha raggiunto il cinquanta per cento di differenziata nella raccolta rifiuti. Siccome la legge prevede tassativamente di raggiungere almeno il cinquanta per cento la fine di De Risi sembra segnata. Sicuramente, visti i potenti protettori di cui gode, si troverà una scappatoia per farlo restare in sella. 

Quello che colpisce maggiormente è la giustificazione che il sindaco dà all'ipotesi di scioglimento. Lui asserisce che la raccolta dei rifiuti viene eseguita da una ditta esterna e se quella non ha raggiunto la percentuale prefissata per legge non è colpa del sindaco. Seguendo la moda di questi giorni afferma che la cattiva gestione dei rifiuti è fatta a sua insaputa. Lui non lo sa ma i cittadini sì in quanto subiscono gli effetti di un servizio precario e tanti soffrono nel vivere in mezzo alla sporcizia nonostante le somme che sborsano. Come simbolo del degrado basta percorrere la tangenziale di Casale per ritrovarsi nella peggiore periferia di Napoli. Qualcuno spieghi a questo sindaco che  nel momento che è stato eletto è diventato il responsabile di tutti gli atti dell'amministrazione, raccolta rifiuti compresa. I vigili ed i funzionari del comune che vengono pagati con le tasse dei cittadini, alcuni con doppio stipendio, hanno l'obbligo di controllare l'operato della ditta appaltante ed in caso di inadiempienze di sanzionarla. Il sindaco a sua volta ha l'obbligo di controllare i dipendenti e costringerli a quel lavoro. Troppo comodo dire io non sapevo o non mi compete, il sindaco deve sapere tutto e deve avere competenza su tutto. 

Si spera che in un prossimo futuro si approvi una legge che sancisca anche la sua responsabilità materiale non solo politica su tutte le eventuali inadiepienze del'amministrazione... Questo in futuro, per adesso si aspetta l' espletamento della gara per assegnare l'appalto rifiuti ad una nuova ditta per i prossimi anni.  Ascoltando qualche amico molto informato sembra che le speranze di un miglioramento del servizio siano poche in quanto sembra che la nuova gara d'appalto sia stata cucita addosso a qualche ditta amica degli amici.

Informato sui fatti

mercoledì 3 ottobre 2012

Forrest Gump di Carinola


Tutti conoscono il film Forrest Gump interpretato magistralmente da Tom Hanks.

Nel film  si narra la storia di un giovanotto un pò imbranato che diventa il protagonista di tanti avvenimenti storici degli Stati Uniti. Tutte le sue imprese vengono compiute e vissute nella più completa normalità senza rendersi conto della grandezza delle stesse. Milioni di persone si sono appassionate a quella storia ed a quel personaggio che rappresenta il mito della persona normale che può compiere imprese all'apparenza impossibili. 

Anche Carinola ha il suo Forrest Gump del quale per la privacy non si rivela il nome. E' un giovane che poco più che ventenne ha tagliato già tanti traguardi prestigiosi nella più grande semplicità e normalità proprio come il suo omonimo famoso. Poco più che quattordicenne vide un amico di famiglia che tirava ai piattelli e decise di diventare campione di tiro al piattello. Nel giro di qualche mese superò le selezioni provinciali e regionali guadagnando l'accesso alla finale nazionale. Senza sforzo batté tutti e si classificò primo diventando campione italiano di piattello junior.

Poi lui che non sapeva se Parigi si trovasse in Italia o in Svizzera decise di mettersi a studiare. Si iscrisse alla scuola superiore e nello stretto tempo necessario si diplomò. Decise poi di diventare infermiere e dopo aver superato agevolmente i test di ingresso si laureò nel tempo strettamente necessario. Un giorno vide dei vecchietti giocare a carte si fece spiegare le regole principali del gioco ed incominciò a giocare a carte. Nel giro di qualche mese diventò imbattibile ed al primo torneo a cui partecipò arrivò primo. Un giorno decise di darsi alla politica, anche se non sapeva di che si trattasse, si candidò e risultò il primo eletto diventando l'assessore più giovane di Carinola. Siccome è torturato da un mal di testa continuo che lui attribuisce all'invidia sembra stia pensando di diventare medico per auto-curarsi  Se  deciderà  di iscriversi a medicina sicuramente fra qualche anno Carinola avrà un nuovo medico. 

Zemekis

giovedì 27 settembre 2012

La morte in centro


Quello delle onoranze funebri è un rito vecchio, antico. Fin dagli egizi, passando per etruschi e romani, sorvolando sui riferimenti mitologici che in quanto tali erano pur sempre partoriti da umani pensieri di popoli sviluppati, le attenzioni dedicate all’ ultimo viaggio, al distacco dalla vita terrena, sono state intense, trasversali, caratterizzanti, nazionalpopolari e regali. Lo scorrere del tempo, scandito dal susseguirsi di civiltà, epoche auree e buie, ha piuttosto che affievolito l’ espletamento del rito,  con a corredo tutti i suo inserti, destato ulteriore concentrazione e, quando ci si è accorti che il percorso d’ addio di un corpo passato a miglior vita,  potesse addirittura rappresentare,  per chi aveva l’ incombenza di sopperire, per manifesta impossibilità del beneficiario, allo svolgimento di tale percorso stesso, un momento di facile guadagno, all’ insegna del sempre attuale “mors tua vitae mea”, ci si è accapigliati, profusi, spesi e spasi, perché la moltitudine umana diventasse, all’ atto della fine, l’ inizio di aurifera risorsa. Fin qui, pur con eccessi  di gusto, di stile, di pacchetti completi  o integrati che dir si voglia, offerti al limite del digeribile e della decenza, poco male. Le risse per l’ accaparramento del servizio, talvolta con piglio troppo buonista, venivano rubricate quali scontate conseguenze di una competizione senza quartiere. Con buona pace della scaramanzia e degli scongiuranti di tutte le logge. Poi, manco a dirsi, il mai distratto sguardo della malavita, di chi delinque o di chi ne fa le veci, ha notato che da li, dai morti, dalla pratica dell’ ultimo accompagnamento, potesse derivarne un affare praticamente senza fondo. Una sorta di vincita perenne ad una lotteria che non avesse mai fine. Anzi una lotteria senza costi di start up che esaltasse la fine della testimonianza terrena di un’ anima, offrendo una panoramica coglibile ad occhio nudo,  sull’ essenzialità dell’ uomo….. da principio…..a fine. Un vitalizio. Come a dire,siamo buoni anche da morti, forse addirittura migliori! Come dei porci non si butta nulla, cosi anche di noi si può chiedere e ottenere il massimo, sempre. Vacche da mungere. Una volta morti possiamo trasformarci e diventare quello che non siamo stati da vivi. L’ occhio però, si sa, ama farsi attirare dal bello, storce e appare svogliato alla vista del così così, e addirittura aziona lo stomaco,  che risponde immediato,  con conati di vomito a stento trattenibili, quando è invece il brutto, il grottesco, lo schifoso a mettersi davanti. Quand’è cosi, l’ occhio non transige. Il troppo, come suol dirsi, disturba. Ogni limite, ha una pazienza, ammoniva il Principe della risata. Plastico esempio, ne è   ciò che si è verificato nella piazza Maggiore De Rosa della frazione Casanova del Comune di Carinola. Una ditta di “schiattamorti”, munita di permesso o forse di compiacenti omissioni di controllo,  garantite a mezzo di un assordante silenzio da parte dell’ Amministrazione retta dall’ “Uomo Libero”(si fa per dire) De Risi, ha ritenuto di dover adibire un locale privato,  con affaccio fronte strada,  a sede del proprio esercizio erogante servizio per la miglior pratica funeraria. E lo ha fatto nel modo più stomachevole possibile, triturando come una zolla incappata tra i denti di una zappatrice, le esigenze di pubblico decoro. Lo ha fatto offendendo. Oltraggiando. Calpestando il glorioso passato di una piazza di un piccolo centro, i cui marciapiedi sono stati calcati da uomini che poi hanno onorato la loro terra d’ origine nel mondo. L’ occhio, ne ha risentito, contrariato. E ha suscitato reazioni  a catena, energiche. Ora basta, gridano i Casanovesi. Non ne possiamo più. Dopo le panchine “trampolino”, praticamente un attentato ai più piccoli, rimosse solo dopo vibrate proteste di cittadini ancor provvisti di materia grigia, dopo l’ acqua mancante tanto di sera quanto di giorno, dopo le strade e i marciapiedi che non esistono, dopo la munnezza ovunque, le erbacce lungo i cigli della strada, il depauperamento di qualsivoglia politica culturale, ora anche un mausoleo mastodontico, un autentico pugno nell’ occhio, nel cuore della cellula pulsante di una comunità già alle prese con un vuoto amministrativo senza precedenti e su cui, del resto lo stesso obbrobrio mortifero lo annuncia greve e  profetico, sembra essere calato l’ odore mefitico della morte, della fine appunto. Dove altro, se non  in quei luoghi, come è divenuto per l’ appunto Casanova, sprovvisti di guide, di fari amministrativi,  poteva trovare diritto di domicilio una indecenza di tal fatta? A furia di gufare, i soliti soloni nei cui confronti la vita è stata matrigna, hanno ottenuto, assicurando al timone del Comune la guida di De Risi, cioè di uno che spara solo cazzate, forte con i deboli e debole con i forti, che non è mai intervenuto e che mai interverrà  a tutela del pubblico decoro, ciò che volevano:fare del paese una terra di nessuno. Aggredibile con incontrastate scorribande dal primo energumeno. Una terra da conquistare, perché Terra arida di idee. Perchè terra violentata, ormai priva di un’anima..Quella insegna, non ce ne voglia il proprietario di casa, che  pur legittimamente intende trarre vantaggio dalla percezione del canone di fitto mensile del locale, sa da levare! Fa schifo, genera imbarazzo, autorizza scongiuri al limite del protopornografico, ancorchè efficaci. De Risi, se ha a  cuore la comunità, deve e può intervenire con la messa a fuoco di quegli strumenti che afferiscono alle competenze di un Sindaco. Lo faccia presto. La faccia rimuovere. Ora basta. De Risi faccia in mondo che la repressione e rimozione dello sconcio della “promozione della fine” possa, soprattutto per lui, coincidere con l’ avvento di un principio di buona politica , anche dell’ immagine.


P.s. Premesso e ribadito che la location in cui si è inteso ubicare un cosi particolare esercizio commerciale è assolutamente fuori luogo, il materiale usato per l’ insegna è oggettivamente disgustoso, reso ancora più orribile dalle scritte contenenti messaggi promozionali per una pratica che non si sa quanti abbiano in animo di prendere in esame o  accelerare. Avessero usato un po’ di  marmo, giusto un po’, con poche, pochissime, anzi una sola scritta  discreta , sempre altrove ovviamente e non in piazza, lo avremmo forse, con sommesso disappunto, fatto pure passare. Avremmo chiuso gli occhi e pensato che quel marmo fosse come quello della vetrina della premiata pasticceria “Pintauro” di via Toledo a Napoli. Ci saremmo illusi di inalare l’ inebriante profumo delle mitiche sfogliatelle. Se le cose resteranno cosi, invece, penseremo sempre che l’ insegna sia identificativa di un’ epoca. Un vero e proprio luttuoso, funereo, funesto affresco, figlio ovviamente del suo tempo e di esso stesso espressione. Un affresco “di…Pinto” a mano. Praticamente doc! Una prece.


AntiBecchini

nota della redazione: non siamo riusciti ad ottenere una foto dell'orribile quanto macabra insegna in quanto nel frattempo è stata rimossa... si spera per sempre

sabato 15 settembre 2012

L’indifferenza uccide



L’indifferenza uccide. 

Una scritta su un muro, un batter di mani, un passo di un romanzo, un film di Monicelli, una canzone dei Beatles, fare l’amore sotto la pioggia, il Natale, la febbre, un viaggio in India, il mare al tramonto, le prime ciliegie, la vendemmia, la mamma di domenica. 

Quante emozioni raccolte e sprigionate tutti i giorni. Ma quante per il nostro paese, la comunità di cui facciamo parte? Quanto amiamo davvero la città invisibile in cui viviamo? Tanto certamente, ma non sappiamo o piuttosto non vogliamo mostrarglielo.
Cosi’ a partire dal giorno dopo il voto comunale, provinciale, nazionale ed europeo che sia, sprofondiamo nel sonno dell’indifferenza, cominciando dalle cose che si deliberano in Comune tutti i giorni; seppellendo i problemi e le bellezze del nostro ambiente naturale, umiliato, violentato, sottrattoci giorno dopo giorno. 

Lasciamo correre per i servizi per cui paghiamo e che per tutta risposta si tramutano in mezzi favori, fumo negli occhi, quando va bene. Indigniamoci, come consiglia Stephen Hessel. Scuotiamoci dal sonno che ci imprigiona in questa fumosa cortina di indifferenza. Mentre certa politica si trasforma in divisione settaria (Pd e Pdl soprattutto), le iniziative apertamente popolari si possono contare sulla dita di una mano negli ultimi anni. Troppo poche. Leggevamo su questo sito di portare davanti al comune (quindi davanti la Nostra Cas(s)a Pubblica) sacchetti di rifiuti per protestare contro il sindaco. 

Sicuramente la stampa avrebbe acceso i riflettori, qualcosa sarebbe accaduto, il popolo avrebbe mostrato che sa tirare fuori i denti, i politici avrebbero avuto un buon motivo per nutrire maggiore riguardo verso la comunità. Non sappiamo cosa sarebbe cambiato ma un’azione, spontanea, improvvisa e feroce del popolo mette paura. Diverso quando un’iniziativa viene portata avanti da un professionista della politica. L’ex assessore alle finanze sta facendo rumore con una raccolta firme per l’Imu. Molti vi vedono ambiguità, altri la sostengono non trovandovi nulla di male. Ma non è di questo che stavamo parlando, ma della nostra genetica indifferenza verso cio’ che di bello e di brutto ci circonda. 

L’indifferenza partorisce la facilità a delegare qualcun’ altro (a volte sempre lo stesso ) di occuparsi degli affari comunali. Come invertire la rotta? Nelle scuole. Gli insegnanti, durante le ore di educazione civica, dovrebbero parlare agli alunni sempre piu’ dei problemi e delle risorse del territorio, di ambiente, di partecipazione attiva alla vita amministrativa, di sentirsi parte di una comunità, di associazionismo. Ecco, noi abbiamo anche un consiglio comunale dei ragazzi: bene rompete il muro di indifferenza che ci imprigiona. Rompiamolo anche noi. Tutti. Oraaaaaaaaaa!

Masase

domenica 2 settembre 2012

Che fine fanno i nostri soldi?



E’ la domanda che tutti si pongono in questi giorni e che merita una veloce e chiara risposta. Non solo è vergognoso, ma e’ soprattutto immorale che si paghino tanti soldi per la Tarsu e si debba avere cumuli di sacchetti di immondizia sparsi per il paese, vicino le case, attaccati alle ringhiere perché la raccolta si è di nuovo fermata. “Il Comune non paga il servizio” è la frase ricorrente. E allora che fine fanno i nostri soldi? In quale tasca vanno a finire? In quella dei tanti capi-settore di cui il Comune inutilmente si fregia? Quali buchi tappano? 
Personalmente pago circa 800 euro annuali di Tarsu e c’è chi arriva  e supera abbondantemente i 1000 euro. Il minimo che l’amministrazione deve fare è garantire un servizio, non dico ottimale, ma almeno discreto. Invece si continua a peggiorare in fatto di raccolta rifiuti. La realtà è che l’amministrazione ci tira fuori dalle tasche, tramite quei ladri legalizzati di Equitalia, fior di quattrini per un servizio pessimo. E allora come cittadino esprimo tutto il mio malcontento e chiedo spiegazioni a questa amministrazione che si professa  limpida come acqua cristallina e invece è più torbida del fango. 
Esigo di sapere perché la raccolta non viene effettuata e soprattutto che fine fanno i soldi dei cittadini carinolesi. 
Un servizio pagato caro come il nostro deve essere assolutamente garantito, altrimenti invito i cittadini a denunciare il Comune.

Disgustato



mercoledì 29 agosto 2012

I politici del qua qua



Non tutti sono a conoscenza della polemica che in questi giorni imperversa in Puglia con contendenti principali Romina Power e l'assessore alle opere pubbliche della regione. Putroppo in Italia la stampa è asservita al potere politico e pubblica solo quello che fa comodo a questo. 
La regione Puglia aveva dato il via alla realizzazione di una condotta fognaria che sfocia nel mare di Manduria sul litorale Salentino. L'operazione stava andando in porto tra l'indifferenza generale degli abitanti della zona, ormai diventati indifferenti a qualunque scempio ambientale come tutti gli italiani. 

Fortunatamente per loro da anni si è insediata in quei luoghi, adottandoli e venedone adottata, un'americana di nome Romina Power molto conosciuta e stimata in tutto il mondo. Questa signora ha scritto una lettera di protesta al presidente della regione Vendola chiedendogli di rivedere il progetto. Le motivazioni sono semplici: quel mare è uno dei più belli del mondo. Chi va in vacanza in quelle zone resta colpito dalla sua trasparenza degna delle migliori mete turistiche esotiche. Il boom di presenze che sta registrando il Salento in questi anni è dovuto esclusivamente al suo mare. Il reclamizzato presidente della Puglia invece di salvaguardare questa unica risorsa economica permette ogni tipo di attentati, si permette di costruire nell'acqua e di distruggere la bellissima pineta o addiritura di scaricare liquami. 
Anche in questa occasione ha dimostrato la sua fama di paladino dell'ambiente risolvendo immediatamente la questione passando la pratica al suo assessore alle opere pubbliche. 

Questi, un politicante di lungo corso riciclato  democristiano nel Pd , ha risposto alla Power che la depurazione non è come ballare il Qua Qua. Con questa frase ha compendiato l'arroganza autoreferenziale di tutta la politica italiana che non vuole essere contraddetta da nessuno nemmeno per un motivo giusto. 
Forse quell'opera già appaltata dovrà fornire fondi per le prossime elezioni e non si può permettere a nessuno di fermarla. Sfortunatamente per lui ed il suo presidente super ambientalista la sua frase si è ritorta contro di loro. Per incanto  tuti i movimenti ambientalisti stanno facendo sentire la loro voce e perfino Al Bano è sceso in campo per difendere la ex moglie da cui è separato da anni. Tante manifestazioni all'insegna del qua qua per dire a questi politici che sono solo dei quaquaraquà

Gazzettino del Salento

sabato 25 agosto 2012

DOVE ANDIAMO?


DOVE ANDIAMO?

Dove andiamo?
I poeti, gli artisti, i filosofi ispirati, i saggi sinceri, le menti esasperate lo sanno: verso l’abisso.
Ma, dalla nostra origine, durante i secoli, le religioni, soprattutto le tre grandi religioni monoteiste, hanno anestetizzato la follia primitiva del pensiero che esiste in ciascuno di noi. Così la risposta sensata “noi andiamo all’abisso” eccede il nostro vocabolario, le nostre conversazioni immaginabili, può essere gli stessi nostri così tragici monologhi segreti. Noi non andiamo da nessuna parte che non sia un luogo abitabile. Ecco venire a noi il tempo delle convulsioni.
Lo spirito più normale,
per esempio quello di un uomo politico,
lo sente, lo sa, se ne spaventa:
noi andiamo verso l’abisso.

Tuttavia,
noi viviamo e siamo degli esseri viventi.
In vita ancora.
Ora, gli uomini sfidano tutto,
sfidano il destino, sfidano i pronostici,
sfidano Dio.

L’uomo, è colui che tenta L’Impossibile.
In vita ancora,
noi tentiamo l’impossibile.

Noi non eviteremo l’abisso.
Ma noi vogliamo immaginare, quindi creare al di là
dell’abisso prossimo,
orribilmente prossimo,
le comunità, le città
un’altra presenza sulla terra,
un altro modo di abitare qui,
un’altra maniera di passare il tempo
della nostra vita sulla terra.


INTERRUZIONE

I pensieri antichi sono dei virus, essi sterminano silenziosamente miliardi di particelle di poesie, di filosofie, di società di aforismi in via di costituzione, di popoli dalle intuizioni selvagge. Nei licei, le università, nelle istituzioni culturali, nei media,
in questi ospedali del sapere, agonizzano e muoiono di queste malattie nosocomiali che sono i pensieri antichi, i geni, gli inventori, gli insensati.

Come fare?
Suscitare in tutti i campi la venuta di un’ INTERRUZIONE.

Provocare un GUASTO.

Che nasca e si prolunghi in un’immensa esitazione
delle coscienze,
che s’apra e si ingrandisca all’infinito come un vortice
tra tutte le attività,
che alcun avvenimento non sia d’ora in poi
vicino di un altro avvenimento,
ognuno gironzolando solo giorno e notte in un mondo
inedito senza continuità,
come se apparisse, fragile poi infrangibile
nel silenzio infine regnante,
la parola innocente che si prenderà gioco di tutto.

Queste linee non sono incantesimi
né delle nuove superstizioni,
esse vogliono parole sagge,
essere vengono a voi in un pensiero di precisione :
dove andiamo? verso l’abisso.
Impossibile!
Ma ancora?
Eh bene si, noi siamo in vita ancora.
Noi vogliamo offrire delle nuove città
e delle comunità che verranno dopo l’interruzione,
aldilà dell’abisso.

(Traduzione tratta da un manifesto letterario a firma di Michel Buttel, apparso in agosto 2012 sulla rivista francese L’Impossible)

MiSo

lunedì 20 agosto 2012

Qualcosa bolle in pentola


Spero di non sbagliarmi, ma percepisco un sommovimento  clandestino, ma non troppo, che sembra appropriarsi  degli animi di molti carinolesi, quasi fossimo al tempo  dei carbonari. Che sia l’inizio di nuovi moti di liberazione? Non è affatto strano che in pieno 2012 e in un paese democratico ci si debba liberare di qualcuno, ma forse ci si deve liberare più da qualcosa che da qualcuno.
Ci si deve assolutamente liberare da un certo modo di fare politica, da quella politica oligarchica che ha penalizzato enormemente il territorio e i cittadini, favorendo solo il signore di turno e la sua corte. I frutti di questa politica li vediamo: territorio economicamente affossato, ambientalisticamente distrutto, culturalmente ottenebrato; centri cittadini sporchi e abbandonati a qualsiasi tipo di degrado, strade cittadine secondarie dissestate fini all’inverosimile, servizi sociali e civici assolutamente inesistenti, cittadini scontenti e trascurati. Niente si è fatto per la comunità! E allora, fino a quando si può essere complici di questa irresponsabile gestione della cosa pubblica? Perché, è bene dirlo chiaro e tondo, chi non si oppone è complice.

I signori di turno hanno sempre adottato una gestione amministrativa, diciamo, molto “disinvolta”, in cui i finanziamenti pubblici andavano a finire dappertutto, ma non dove dovevano andare. E così ci ritroviamo un Comune che fa solo pietà  nel suo avvilente abbandono, ma, in compenso, ci ritroviamo un ex sindaco particolarmente ricco e con la villa al mare, comprata con i soldi pubblici; che si è piazzato molto bene sulla scala lavorativa provinciale e altrettanto bene ha piazzato i suoi figli. La sua politica è stata così disinvolta che oggi, in Comune, ci ritroviamo sette (e dico sette!) capi-settori che mangiano più della metà dei soldi pubblici (i nostri, quelli delle nostre scandalose tasse!) per i loro grassi stipendi e indennità varie e che potrebbero essere spesi in altro modo. Per pagare la ESOGEST ad esempio, altra azienda senza macchia e senza paura,  che senza soldi non canta messe e ci lascia, in piena calura agostina, immersi nell’immondizia. Neanche al Comune di   Roma o di Milano ce ne sono  tanti di capi-settori! 

Ci ritroviamo la SACOM che è entrata di lenza e si è piazzata di chiatto e che non sappiamo come toglierci dal groppone. Il popolo di Carinola non finirà mai di ringraziare l’ intraprendente  ex sindaco per tutti i regali che ha fatto alla comunità. Ma spenta la sua stella, se n’è accesa subito un’altra di uguale splendore e che oggi brilla imperterrita tra Casale di Principe e Carinola, regalandoci tutto il meglio in appalti pubblici. Beh, ogni favore, si ripaga; è giusto che sia così. Solo che i favori personali dei signorotti locali li ripaga sempre e solo la cittadinanza. Consapevolmente o inconsapevolmente. E allora basta! Basta ai  padroni, basta ai sottopadroni, ai lecchini, ai cagnolini, ai topini,  alle zoccole e a chiunque usi la cosa pubblica per scopi personali. E’ ora che Carinola imbocchi la via  del riscatto  e si liberi da ogni traccia di asservimento. Ci riusciremo? Chissà! La battaglia si può vincere solo se si combatte. Con guerrieri valorosi.

giu.ma

martedì 14 agosto 2012

Il Campetto della Vergogna



La  Giunta comunale in data 08/08/2012 ha deliberato le tariffe per il campo di calcetto di Casanova, vi risparmiamo quelle ad ore e a titolo semplificativo vi riportiamo quelle giornaliere per i residenti e per i non residenti  (Turisti, emigrati etc. ):

cinquanta/00 euro per ogni giorno o frazione di giorno (residenti)
cento/00 euro per ogni giorno o frazione  (non residenti)


Manifestazioni non sportive nel campetto ???

218,75 euro per i residenti
437,50 euro per i non residenti

Nella stessa delibera si è deciso di aumentare la mensa scolastica da  TRENTA/00 EURO  a CINQUANTA/00 EURO per ogni alunno.

 C’è crisi, c’è crisi, c’è crisi.

P.S. Il campetto è chiuso o  è aperto? Mi rivolgo ai Vigili di Casanova che noto spesso in piazza.
Un campetto senza spogliatoio è utilizzabile?
La Giunta ha approvato un progetto con indizione di gara per realizzare un impianto fotovoltaico sullo spogliatoio del campetto di Casanova. L’unica parte realizzata dello spogliatoio sono le fondamenta.
Recatevi dietro la villa, ormai abbandonata,  nel degrado totale, così come, puntualmente, denunciato dal Quiquiri e chiedetevi dove potrebbe essere realizzato l’impianto  fotovoltaico. Giggino è un “genio” quando sarete in molti vi farà pagare la tassa, tanto per non smentirsi “Giggino il Tasso”.

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