DOVE
ANDIAMO?
Dove
andiamo?
I
poeti, gli artisti, i filosofi ispirati, i saggi sinceri, le menti
esasperate lo sanno: verso l’abisso.
Ma,
dalla nostra origine, durante i secoli, le religioni, soprattutto le
tre grandi religioni monoteiste, hanno anestetizzato la follia
primitiva del pensiero che esiste in ciascuno di noi. Così la
risposta sensata “noi andiamo all’abisso” eccede il nostro
vocabolario, le nostre conversazioni immaginabili, può essere gli
stessi nostri così tragici monologhi segreti. Noi non andiamo da
nessuna parte che non sia un luogo abitabile. Ecco venire a noi il
tempo delle convulsioni.
Lo
spirito più normale,
per
esempio quello di un uomo politico,
lo
sente, lo sa, se ne spaventa:
noi
andiamo verso l’abisso.
Tuttavia,
noi
viviamo e siamo degli esseri viventi.
In
vita ancora.
Ora,
gli uomini sfidano tutto,
sfidano
il destino, sfidano i pronostici,
sfidano
Dio.
L’uomo,
è colui che tenta L’Impossibile.
In
vita ancora,
noi
tentiamo l’impossibile.
Noi
non eviteremo l’abisso.
Ma
noi vogliamo immaginare, quindi creare al di là
dell’abisso
prossimo,
orribilmente
prossimo,
le
comunità, le città
un’altra
presenza sulla terra,
un
altro modo di abitare qui,
un’altra
maniera di passare il tempo
della
nostra vita sulla terra.
INTERRUZIONE
I
pensieri antichi sono dei virus, essi sterminano silenziosamente
miliardi di particelle di poesie, di filosofie, di società di
aforismi in via di costituzione, di popoli dalle intuizioni selvagge.
Nei licei, le università, nelle istituzioni culturali, nei media,
in
questi ospedali del sapere, agonizzano e muoiono di queste malattie
nosocomiali che sono i pensieri antichi, i geni, gli inventori, gli
insensati.
Come
fare?
Suscitare
in tutti i campi la venuta di un’ INTERRUZIONE.
Provocare
un GUASTO.
Che
nasca e si prolunghi in un’immensa esitazione
delle
coscienze,
che
s’apra e si ingrandisca all’infinito come un vortice
tra
tutte le attività,
che
alcun avvenimento non sia d’ora in poi
vicino
di un altro avvenimento,
ognuno
gironzolando solo giorno e notte in un mondo
inedito
senza continuità,
come
se apparisse, fragile poi infrangibile
nel
silenzio infine regnante,
la
parola innocente che si prenderà gioco di tutto.
Queste
linee non sono incantesimi
né
delle nuove superstizioni,
esse
vogliono parole sagge,
essere
vengono a voi in un pensiero di precisione :
dove
andiamo? verso l’abisso.
Impossibile!
Ma
ancora?
Eh
bene si, noi siamo in vita ancora.
Noi
vogliamo offrire delle nuove città
e
delle comunità che verranno dopo l’interruzione,
aldilà
dell’abisso.
(Traduzione
tratta da un manifesto letterario a firma di Michel Buttel, apparso
in agosto 2012 sulla rivista francese
L’Impossible)
MiSo
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