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domenica 28 ottobre 2012

Cambiare conviene...

Non c'è cambiamento che riesca a coinvolgere il popolo carinolese. Fermi, immobili, rallentati, dopati, dal nulla. Dall'immobilismo, dalla fiacca, dalla depressione. Tutto ciò che a fare con la cultura termina con il periodo scolastico. Dopodichè l’unica attività praticata è il pettegolezzo, l’inciucio, mescolati con goliardia ambiuità e sfessataggine cronica. 
Poi ci lamentiamo che i nostri figli nascono ruspanti paesani sempre più spesso con bicchieri in mano che con le braccia a lavorare. Che l’unica lingua parlata sia rigorosamente il dialetto. Ma ci siamo mai chiesti quali esempi positivi siamo riusciti a mettergli a disposizione? Purtroppo al mondo d’oggi, per stimolare un giovane occorrono l’insieme di tante situazioni, che non possono essere solo affidate all’onesta lavorativa della famiglia. 
Quando si sente che in giro che un giovane fà uso di sostanze stupefacienti ci si meraviglia quando proviene da proprio da una buona famiglia. Questa è la prova che non c’è da lavorare sul contesto interno della famiglia, ma su quello esterno. Un’amministrazione di sessantenni e cinquantenni potrà mai avere una buona applicazione di politiche giovanili? A voi la risposta.
C’è una pubblicità famosa che recita cosi: “cambiare conviene”! Carinola quando cambierà???

Per ora mai!

Perché ci dobbiamo tenere Gigino che si deve mettere la fascia altrimenti piange! Perché a Grimaldi serve un uomo che sorbo-licamente non rompa i coglioni agli Orsi, come il famoso detto aversano! E tutto gira intorno al cimitero, all’illuminazione pubblica, alla munnezz, alle donne mute, a quelle sempre assenti, a marcantanio a antimucc. I giovane bevono e sorridono; Pasquale si compra un altro fay; le ruote della macchine si consumano per fare le sgommate la domenica con il capello tutto brillantinato!

Nessuno ha il coraggio di cambiare, tanto alla bottega il pacco di pasta costa sempre 70 centesimi. Le pummarole si fanno la stagione, il vino ad ottobre, e con la pensione di mammà si può tirare avanti.

Che schifezz!

Amaro Averna

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