L’indifferenza
uccide.
Una scritta su un muro, un batter di mani, un passo di un
romanzo, un film di Monicelli, una canzone dei Beatles, fare l’amore
sotto la pioggia, il Natale, la febbre, un viaggio in India, il mare
al tramonto, le prime ciliegie, la vendemmia, la mamma di domenica.
Quante emozioni raccolte e sprigionate tutti i giorni. Ma quante per
il nostro paese, la comunità di cui facciamo parte? Quanto amiamo
davvero la città invisibile in cui viviamo? Tanto certamente, ma non
sappiamo o piuttosto non vogliamo mostrarglielo.
Cosi’
a partire dal giorno dopo il voto comunale, provinciale, nazionale ed
europeo che sia, sprofondiamo nel sonno dell’indifferenza,
cominciando dalle cose che si deliberano in Comune tutti i giorni;
seppellendo i problemi e le bellezze del nostro ambiente naturale,
umiliato, violentato, sottrattoci giorno dopo giorno.
Lasciamo
correre per i servizi per cui paghiamo e che per tutta risposta si
tramutano in mezzi favori, fumo negli occhi, quando va bene.
Indigniamoci, come consiglia Stephen Hessel. Scuotiamoci dal sonno
che ci imprigiona in questa fumosa cortina di indifferenza. Mentre
certa politica si trasforma in divisione settaria (Pd e Pdl
soprattutto), le iniziative apertamente popolari si possono contare
sulla dita di una mano negli ultimi anni. Troppo poche. Leggevamo su
questo sito di portare davanti al comune (quindi davanti la Nostra
Cas(s)a Pubblica) sacchetti di rifiuti per protestare contro il
sindaco.
Sicuramente la stampa avrebbe acceso i riflettori, qualcosa
sarebbe accaduto, il popolo avrebbe mostrato che sa tirare fuori i
denti, i politici avrebbero avuto un buon motivo per nutrire maggiore
riguardo verso la comunità. Non sappiamo cosa sarebbe cambiato ma
un’azione, spontanea, improvvisa e feroce del popolo mette paura.
Diverso quando un’iniziativa viene portata avanti da un
professionista della politica. L’ex assessore alle finanze sta
facendo rumore con una raccolta firme per l’Imu. Molti vi vedono
ambiguità, altri la sostengono non trovandovi nulla di male. Ma non
è di questo che stavamo parlando, ma della nostra genetica
indifferenza verso cio’ che di bello e di brutto ci circonda.
L’indifferenza partorisce la facilità a delegare qualcun’ altro
(a volte sempre lo stesso ) di occuparsi degli affari comunali. Come
invertire la rotta? Nelle scuole. Gli insegnanti, durante le ore di
educazione civica, dovrebbero parlare agli alunni sempre piu’ dei
problemi e delle risorse del territorio, di ambiente, di
partecipazione attiva alla vita amministrativa, di sentirsi parte di
una comunità, di associazionismo. Ecco, noi abbiamo anche un
consiglio comunale dei ragazzi: bene rompete il muro di indifferenza
che ci imprigiona. Rompiamolo anche noi. Tutti. Oraaaaaaaaaa!
Masase
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