Chat
lunedì 23 novembre 2009
Silvio, hai perso, ritirati
giovedì 19 novembre 2009
La cultura non paga
Succede così che quelle poche persone che si erano impegnate gratuitamente per la diffusione pubblica della cultura mettendo al servizio della comunità il proprio tempo e le proprie competenze, si ritrovano ad essere come tanti don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento.
Snobbati e presi per i fondelli dai pubblici amministratori, i componenti del GOB (Gruppo Operativo Biblioteca) si sono dimessi in massa dietro il fallimento di un progetto che poteva diventare un fiore all’occhiello del Comune. Grazie agli amministratori che non hanno saputo e non hanno voluto credere a questo progetto. Semplicemente perché se ne fregano. Sia quelli di destra che di sinistra; sia la maggioranza che l’opposizione. Tanto la cultura non paga.
Per fare in modo che il servizio decollava, erano necessari dei finanziamenti comunali per comprare altri libri, allestire una saletta informatica da mettere a disposizione degli studenti, ma questi finanziamenti promessi e ripromessi tanti volte, in una sorta di gioco del tira e molla, non sono mai arrivati. C’è sempre qualcosa di più urgente da fare, qualche buco da tappare, qualcuno da accontentare. E la biblioteca? Può aspettare.
Sono anni che si aspetta.
Allora, a questo punto, alla presa in giro di persone serie che non meritano tali comportamenti da parte degli amministratori, si mette un punto. Tutti a casa!
Peccato. Perché era un progetto valido. Perché le persone che lo portavano avanti erano altrettanto valide e lo avrebbero sicuramente fatto crescere sempre più, impegnandosi al massimo.
Peccato davvero.
Ma ai nostri amministratori non sembra interessare la politica della crescita sociale e culturale del Comune; solo quella clientelare. D’altra parte, parafrasando un famoso spot pubblicitario: più li tieni giù, più ti tiri su.
Altro che cambiamento! E’ proprio tutto come prima, se non peggio.
Che delusione!
Libro Parlante
lunedì 16 novembre 2009
Carinola parte integrante del sistema
“la richiesta presentata dal Pubblico Ministero in data 16.2.2009 dà conto, [..], di come la ECO4 s.p.a. riuscì a realizzare il primo e fondamentale obiettivo strategico della partnership Orsi – Bidognetti: l’accaparramento del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani presso quasi tutti i comuni consorziati L’obiettivo è nitidamente esposto dal collaboratore Vassallo nelle dichiarazioni rese il 3.6, il 5.6,il 18.6 e il 1° luglio 2008: “……Gli Orsi mi diedero ragione ma dissero che il loro progetto era quello di essere il braccio operativo del consorzio pubblico “CE 4” il cui presidente è Giuseppe Valente di Mondragone, mentre il direttore del Consorzio CE 4 è l’Arch. Di Biaso che “erano persone Loro”; gli Orsi mi dissero che non dovevano fare solo il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Mondragone, bensì in tutti i Comuni che fanno parte del bacino di utenza del Consorzio Caserta 4 e dovevano fare anche lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani con l’ampliamento la vecchia discarica di “ Parco Saurino “ e farne una nuova; per far questo si doveva costituire una società mista il cui 51% è del pubblico ( Consorzio dei Comuni Bacino Caserta 4) ed il 49% ai privati della “ FLORA AMBIENTE Srl ”. In tal modo avrebbero preso gli appalti per tutta la provincia di Caserta della n.u.” (interrogatorio del 3.6.08). “Compresi immediatamente le specificazione di Sergio ORSI, e capii che quello era un progetto eccezionale: si trattava del primo caso di una società mista pubblico-privata, che avrebbe monopolizzato la raccolta degli R.S.U. sull’intero bacino consortile. Da quando era iniziato il commissariamento del ciclo dei rifiuti in Campania, praticamente tutti i privati erano stati esclusi dalla gestione diretta e i consorzi erano interamente Comunali. La previsione, di cui mi parlò ORSI Sergio di una società mista pubblico-privato, costituiva una breccia fondamentale per consentire nuovamente ai privati e, conseguentemente anche ai gruppi organizzati mafiosi, quali quello di BIDOGNETTI, di ingerirsi direttamente nella gestione. “Una volta costituita l’ECO 4, la stessa iniziò a ricevere gli affidamenti da parte dei comuni; si trattava di affidamenti diretti, senza alcuna gara, e proprio la previsione di affidamenti diretti alla ECO 4 da parte dei comuni del consorzio, costituiva una delle ragioni fondamentali per cui si era inteso dare seguito a questo progetto; faccio presente che i Comuni partecipavano al consorzio CE 4, ente presieduto da VALENTE Giuseppe e il cui direttore generale era Claudio DE BIASIO, uomini legati agli ORSI, la presenza dei quali dunque garantiva i successivi affidamenti da parte dei singoli comini. Compresi agevolmente che si trattava di accordi prestabiliti e posso dire con sicurezza che vi fu anche il contributo del Commissariato di governo nel consentire l’attuazione di questo progetto.…[..]”.
Il riscontro documentale delle aggiudicazioni per affidamento diretto e senza gara è incorporato nell’informativa della Tenenza di Mondragone del 22.10.08 che riporta l’analisi delle procedure di affidamento seguite nei comuni di Bellona, Calvi Risorta, Carinola, Castel Volturno, Cellole, Falciano del Massico, Francolise, Giano Vetusto, Grazzanise, Mondragone, Pastorano, Pignataro Maggiore, Roccamonfina, Santa Maria La Fossa, Sessa Aurunca, Sparanise, Teano, Vitulazio. La notevole acquisizione documentale consente di apprezzare innanzitutto il generalizzato sistema di affidamenti diretti, realizzato: ora con la proroga reiterata di affidamenti temporanei (13 proroghe per il comune di Bellona; 10 proroghe per il comune di Calvi Risorta; 10 per il comune di Sessa Aurunca); ora con affidamenti diretti di durata quinquennale o decennale (Carinola; Castel Volturno, dopo 5 proroghe di affidamento temporaneo; Cellole; Falciano del Massico; Grazzanise; Mondragone; Pastorano; Pignataro Maggiore).
Scarica l' Ordinanza di custodia cautelare
P.S. Per dovere di cronaca, va notato che Il Quiquirì non era stato a dormire durante il periodo dell'affidamento alla Eco Quattro e, anzi, si può dire sia stata una delle rarissime voci che si erano alzate a suo tempo per richiedere spiegazioni, la prima volta nel Giugno 2003 e la seconda nel Settembre 2003, venendo bollati dall' allora assessore all'ecologia Mannillo come "Borghesetti Alternativi e Vigliacchetti".
giovedì 12 novembre 2009
Randagismo: una piaga periodica
iscriviti al gruppo facebook "denunciamo i bastardi che avvelenano i cani a Casanova"
--------------------------------------------------
lunedì 9 novembre 2009
Festa della vendemmia: da ubriaconi a intenditori
La vestale di Bacco
sabato 7 novembre 2009
Crucifige… il crocifisso
Beh, che male ci sarebbe?
Qui siamo in Italia. Il Paese dove è stato crocifisso San Pietro e dove è stato decapitato San Paolo. Dove migliaia di martiri cristiani sono stati trucidati negli anfiteatri per soddisfare un popolo pagano che sapeva divertirsi solo con la violenza e la morte degli altri fino a quando non ha scoperto il cristianesimo. E’ il Paese dove si sono susseguiti centinaia di Papi. Dove sono state indette ben nove Crociate per la liberazione della Terra Santa e dove è nato San Francesco che la Terra Santa l’ha conquistata con i suoi frati e non con le armi dei crociati. E potrei andare avanti per molto ancora, ma non voglio sembrare una bigotta inguaribile, perché non credo di esserlo.
Quello che invece voglio mettere in evidenza è il cammino storico di questa nazione strettamente legato alla religione cristiana, che nel bene e nel male, ne ha condizionato la crescita sociale e culturale. Eliminarne il simbolo principale è un po’ come voler rinnegare la storia italiana che pur è cresciuta e si è formata con tale simbolo. Personalmente, quando guardo il crocifisso, non penso al potere dell’istituzione Chiesa, che può essere condiviso o no, ma penso al sacrificio di un uomo e ai tanti valori positivi ad esso legati. Vogliamo privare le nuove generazioni italiane persino della curiosità di conoscere questa Persona e i valori che può tramandare? E con quali saranno sostituiti quelli cristiani emanati dal crocifisso? Questo mi piacerebbe proprio saperlo. Non mi sembra che la nostra società moderna attuale sia ricca di valori positivi da offrire alle nuove generazioni. Tutt’altro.
Parlare di laicità dello Stato potrebbe anche essere giusto, ma è alquanto riduttivo. Non esiste nessuno stato e nessun popolo che non sia stato condizionato nei propri comportamenti sociali, civili e culturali dalle proprie credenze religiose, anzi, la religione è una componente essenziale del processo di maturità storica che caratterizza ogni popolo.
Chiunque venga in Italia o viva in Italia, non dovrebbe far altro che prendere atto della realtà delle cose e accettarne tutte le componenti storiche, compreso il crocifisso nelle aule e negli uffici. D’altra parte, si può benissimo praticare la propria religione senza sentirsi offesi dalla presenza di una croce appesa alla parete.
Chi ce l’ha una fede, dovrebbe averla soprattutto nel cuore.
Cristiana delusa
giovedì 5 novembre 2009
Palloni gonfiabili
Aureliano Babilonia
martedì 3 novembre 2009
E se lo trasformassimo in qualcosa di utile?
Osservandolo più attentamente, ho capito di aver preso un grosso abbaglio in quanto trattavasi della chiesa nuova di Nocelleto, come si evinceva dalla croce installata sul tetto. E’ vero che ho preso un granchio, ma a mia discolpa vi era la zona degradata, un cancello dì ingresso sgangherato, un albero che copriva la facciata ed il solito bruttissimo palo della luce messo dall’ENEL ad ornamento di ogni casa che si rispetti. Ho espresso le mie critiche ad un gentile signore che si trovava sul posto, il quale si è alquanto risentito e mi ha spiegato che quella era una chiesa all’avanguardia in quanto progettata in modo rivoluzionario. Visto che la porta era aperta me l’ha mostrata all’interno ed in effetti era diversa dalle altre avendo una sola navata posizionata parallela all’altare in modo da permettere a tutti i fedeli di stare vicini all’altare. Si vantava inoltre che era simile a quella più famosa di Casapesenna, accostamento che a dir la verità non mi è suonato particolarmente lusinghiero.
Uscendo, ho notato a lato della chiesa un altro grande ammasso informe di cemento ancora allo stato grezzo. Approfittando della disponibilità del mio occasionale interlocutore gli ho chiesto cosa fosse quell’obbrobrio. Mi ha spiegato che sarà il futuro impianto polisportivo di Carinola. Incuriosito, gli ho chiesto quante persone conoscesse che praticassero sport nella zona o se avesse mai visto qualcuno almeno fare jogging. La risposta mi ha fatto sorridere in quanto ha detto che pochi masticano le gomme americane da quelle parti e quando gli ho spiegato cosa fosse lo jogging ha detto che anche quello lo fanno pochi tranne qualcuno che d’estate viene in vacanza.
Osservando attentamente la costruzione ho costatato che lo spazio permetterebbe la creazione di qualcosa molto più utile e fruibile da tutto il comune, ovvero un mercato ortofrutticolo. Questo servirebbe in particolar modo ai nocelletesi, che sono i maggiori produttori di frutta del comune e forse della provincia. Si potrebbe usare la struttura come mercato coperto e all’esterno costruire tanti stand da utilizzare per il conferimento dei prodotti ortofrutticoli. Sono rimasto particolarmente colpito dalla parte superiore della costruzione, che sembra progettata apposta per ospitare il futuro ed immancabile consiglio di amministrazione indispensabile per il funzionamento dell’attività.
Quasi ogni anno gli agricoltori sono costretti a svendere il loro prodotto con grosse perdite in particolare nella campagna 2009, la quale è stata particolarmente disastrosa, e questo sarebbe un valido sostegno alla loro attività. Il signore, molto informato, mi ha interrotto dicendomi che il mio progetto era irrealizzabile in quanto l’opera ha quella destinazione e non può essere cambiata. Anche volendo cambiare il progetto, i fondi che dovrebbero arrivare per ultimare l’opera non potrebbero essere stornati per altri utilizzi. Sentendolo così preparato mi sono incuriosito ed alla fine ho scoperto che quelle informazioni così precise e dettagliate le aveva avute dall’assessore ai lavori pubblici e quindi, per lui, certissime ed inconfutabili. Ho salutato il mio cortese occasionale accompagnatore senza contraddirlo anche per la venerazione che ho sentito nelle sue frasi verso l’assessore, di cui sicuramente avevo intuito era fedele elettore.
Personalmente non sono d’accordo, penso che la politica quando vuole possa tutto: se è riuscita a far diventare difensore civico un impiegato di albergo non si comprende perché non potrebbe fare questo. Penso che potrebbe chiedere il cambio di destinazione della zona, come da villa comunale è stata trasformata in area per impianti sportivi potrebbe ancora cambiare in mercato ortofrutticolo. Penso che sarebbe un’operazione veramente utile alla comunità carinolese. Non penso che il grosso impegno di risorse economiche sia indispensabile per far divertire la squadretta di terza categoria di Nocelleto, la quale potrebbe benissimo servirsi del campo comunale di Carinola, in quanto è notorio che a Nocelleto hanno tre quattro macchine per famiglia.
Speriamo che l’assessore all’agricoltura abbia un’ ispirazione come la mia e la esponga al suo collega dei lavori pubblici rendendola realtà. I progettisti e la ditta saranno sicuramente d’accordo: per loro o impianto sportivo o mercato è lo stesso e anzi saranno contenti, più si cambia più si guadagna.
Vagabondo carinolese
lunedì 2 novembre 2009
Una morte scomoda
Le dichiarazioni che leggo sui giornali, mi fanno inorridire.
Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, dice che Stefano Cucchi è semplicemente caduto per le scale….. Che ne sa lui? C’era? E comunque le avete viste le foto del corpo di Stefano? Vi sembra il corpo di uno caduto per le scale? Se così fosse, deve aver fatto un ruzzolone eccezionale, rimbalzando come una palla di faccia e di schiena da chissà quale altezza! E se così fosse, perché ai suoi familiari è stato vietato di vederlo in ospedale? Forse perché già stava morendo o per paura che parlasse e raccontasse la verità?....
Ignazio La Russa ha invece affermato che i militari hanno “adottato un comportamento corretto” ma allo stesso tempo invoca di fare piena luce con le indagini. C’era anche lui? Mah! Come fa a dire che i militari hanno adottato un comportamento corretto, proprio non lo so. Tanto corretto che ora Stefano si ritrova al cimitero e non si sa come e perché!
Tutta questa brutta storia, come tante altre che l’anno preceduta, mi porta a fare delle serie e preoccupanti considerazioni. Che tipo di Stato è il nostro? Uno Stato che tutela il cittadino o uno Stato di cui il cittadino deve aver paura?.... Un genitore che ha la sfortuna di avere un figlio un po’ ribelle e problematico, può sperare nell’aiuto dello Stato o nell’eliminazione del problema mediante la soppressione fisica? Come avveniva qualche millennio fa a Sparta o a Roma.
Siamo in una democrazia o siamo in un regime fascista, uno dei peggiori di cui le forze dell’ordine sono il braccio armato contro i cittadini dissidenti e scomodi?
Non è possibile fare le asserzioni che hanno fatto i due ministri sopra citati, dimostrando squallidamente di difendere gli interessi di pochi a discapito di tutti i cittadini italiani. Non è possibile che un ragazzo di 31 anni, fermato per 20 grammi d’erba, si ritrovi al cimitero. Questo non è uno Stato che recupera o perdona, è uno Stato che punisce con la violenza più nera e gratuita chi non si allinea allo strapotere dominante e che invece non punisce i potenti colpevoli di ben altre cose.
Questo è uno Stato di cui aver paura! E per favore…. non venitemi a raccontare balle!
Nuvola Rossa
venerdì 30 ottobre 2009
Io odio mio padre
L’ideale comune è diventato essere un ignorante, seduto su una bella poltrona imbottita e felpata dalla quale potrai costruirti il futuro e l’avvenire. I giovani lo percepiscono, anzi solo alcuni giovani lo percepiscono, quegli stessi che avrebbero qualcosa nella mente da insegnare, da mettere in atto, da far crescere e invigorire. Gli altri, sono figli di quelli che ci hanno portato a questo e non si rendono conto che di qui a dieci venti anni siccome burattini, non riusciranno a tener duro senza le menti che scappano e hanno reso l’Italia forte nel passato. Senza genio non ci sarà mai gloria ne passi in avanti; e il genio fugge il nostro paese ormai. Si cercano vie disperate e disparate e nella mente c’è solo l’illusione che diviene a volte certezza, di luoghi dove l’intelletto e la cultura non siano un suppellettile o un inutile optional. Ma la marcia dei marcificatori del mio amato paese è forte e le mie parole verranno messe sotto sopra da quei che sono gli artefici o da quegli altri che hanno appreso le arti del parlare senza cognizione di causa e che alla fine, tra le menti grette trovano un positivo riscontro. Come si ama Napoli ma a tratti si odiano i napoletani, lo stesso accade per l’Italia intera. Gente inetta a capo di persone dalle qualità infinite, gente inetta che occupa posizioni inutili e da quelle accresce la convinzione di essere persona rispettabile e potente, gente ignobile che con il solo dono della lingua pensa di esser nobile nell’ingannare gli altri. Odio mio padre, a simbolo di una generazione che ha strappato il futuro dei propri figli, che ha passato tutta la propria vita nell’intento di un infanticidio avvenuto nel momento in cui la propria prole è già adulta e seppur arrivata a tale età, deceduta nella realtà ancora prima dell’adolescenza. L’importante non è più neanche la moneta ma la soddisfazione dell’inganno, l’arrivismo sfrenato, gettare l’umiltà di Cristo giù in un pozzo ma lodarne le azioni e gli insegnamenti e avere la presunzione di poter fare qualsiasi cosa, ricoprire qualsiasi ruolo senza rispondere a terzi, senza interessarsi dei risvolti e delle conseguenze.
Siete voi cari mio padre al cubo che avete creato o avete forse inconsapevolmente aiutato a creare questo stato di cose. Siete voi quegli individui che continuano a portare avanti questa baracca chiamata nazione, che farebbe piangere chiunque ed a volte anche noi. Un luogo dove non esiste responsabilità perché chi ha mansioni che la pretenderebbero sanno di non essere in grado a far più di nulla e quindi: deresponsabilizzazione di tutto.
Vorrei poter dire che il mio obiettivo è far si che i miei figli non vorranno dire la stessa cosa di ciò che noi vogliamo dire dei nostri padri, ma un dubbio mi sovviene: ci saranno mai, i nostri figli?"
Izmirson
giovedì 29 ottobre 2009
Le donne di Nocelleto protestano
Una lezione ci viene dalle donne di Nocelleto che, rifiutandosi di subire le prepotenze del signorotto di turno, si rivolgono alla Regina Elena per avere un po’ di giustizia.
Credo valga la pena leggere questa bella pagina della nostra storia che ci dimostra che nulla è cambiato: è sempre il popolo a soffrire per lo strapotere dei più forti.
Buona lettura.
Clio
******
Nocelleto di Carinola 25 Maggio 1913
Augusta Sovrana!
Noi donne firmatarie non siamo per chiedere alla Maestà Sua grazia pecuniaria e né favori. La grazia che le chiediamo è di raccomandarci al nostro Sovrano e suo augusto sposo che ci faccia fare giustizia. Tutte noi fimatarie siamo povere, viviamo con la giornata e siamo contente, però non vogliamo essere trattate come bestie feroci. Noi non vogliamo seccare la Maestà Sua , perché già contemporaneamente tutto è stato esposto nel piego a Sua Maestà il re della disgrazia che ci ha colpito nell’essere ammorbate dalle bufale in questo nostro ameno villaggio di Nocelleto di Carinola, provincia di Caserta. Noi qui donne accenneremo soltanto a sua maestà, che tra noi è raro che vi è chi tiene tre camice, cosicchè siamo costrette a lavare alla meglio due volte la settimana, e ciò succede di sera, perché il giorno dobbiamo andare a lavorare le terre, in contrario non si mangia. Ebbene siamo private dell’acqua dal proprietario delle mozzarelle che è il cavalier Foglia,
la nostra disgrazia, come sopra abbiamo detto, e i nostri uomini hanno dimostrato contemporaneamente a Sua Maestà il Re. Ora dimo a Sua Maestà, che noi madri e sorelle, quando i nostri figli e fratelli sono chiamati sotto le armi per difendere la Patria e per onore della Nazione, non neghiamo, anzi incoraggiamo i nostri cari a partire per soldati col dire loro: fatevi onore, siate ubbidienti ai superiori. E perciò ripetiamo qui grazia e giustizia a Sua Maestà. Si tratta d’igiene per duemila abitanti che un proprietario, Cavalier Foglia, con l’aiuto del Prefetto ci sta considerando come bestie feroci. Niente di meno, oltre alla malaria, ne (ci) si toglie con prepotenza l’acqua potabile e ne si (la si) impesta l’acqua col farne i bagni alle bufale, e dopo, è il nostro primo alimento.
Si prega Sua Maestà per la giustizia, a farci liberare dalle bufale e restituire l’acqua potabile, che da tanti secoli è stata proprietà del nostro paese ed il nostro primo alimento.
Ecco tutta la grazia che supplichiamo umilmente a Sua Maestà noi donne firmatarie.
Se poche siamo a firmare è perché siamo povere e non tutte le donne sanno leggere e scrivere. La maggior parte delle donne nel nostro villaggio sono analfabete.
Ossequiando le Maestà Loro ci firmiamo:
Carmela Di Fusco
Rosaria Miola
Maria di Fusco
Francesca Cunaro (? quasi illegibile)
Maria Alfieri
Emilia Gianna
Carolina Razzino
Maria Bertolino
Alessandra Russo
Chiara Marafina
Teresa Pallazo
Antonia Passeretti
Anna Lepore
Amelia Bertone
Clementina la Torre
Assunta Marcello
Margherita Razzino
Anna ?
Scansione del documento originale pag. 1 - pag. 2 - pag. 3
venerdì 23 ottobre 2009
I Giochini di Biasox
Vincenzo Cenname, sindaco di Camigliano, dal primissimo momento fortemente e fieramente critico su questa operazione dai contorni tutt'altro che chiari, usa toni ironici dinanzi al dietrofront del presidente Pasquale Di Biasio che in questi giorni ha scritto a tutti i sindaci consorziati smentendo il contenuto della delibera che tante polemiche ha suscitato negli ultimi mesi e anche le parole da lui stesso riportate in una missiva nella quale esprimeva lo scorso 16 luglio stupore per i “metodi allarmistici e poco rispettosi della democrazia assembleare”.
Nella stessa lettera sottolineava anche che “le decisioni prese dall’assemblea ( l’acquisizione delle quote) non possono essere sottoposte ad annullamento” sottolineando pertanto che la delibera ormai era fatto avvenuto. Affermazioni seguite alla battaglia intrapresa da Cenname che da subito aveva puntato il dito contro l’illegittimità dell’affidamento, avvenuto senza alcuna evidenza pubblica, e soprattutto contro la pesante ombra di una privatizzazione del bene acqua con conseguente aumento della tariffa idrica. Critiche documentate e ripresentate nell’assemblea del consorzio svoltasi appena due settimane fa, quando Cenname ancora una volta ha evidenziato la gravità del provvedimento del consorzio idrico chiedendone l’annullamento.
Ma dopo le polemiche e l’attenzione diventata sempre più alta sulla questione, Di Biasio, probabilmente in difficoltà per l’errore commesso, che cosa ha fatto?
"Il presidente ha cancellato con un colpo di spugna quanto avvenuto negli ultimi mesi- risponde Cenname- scrivendo una lettera dove senza alcun pudore viene rinnegata l’azione incriminata”. Nella lettera inviata a tutti i sindaci Di Biasio sottolinea infatti che l’acquisizione delle quote della Acquedotti scpa (“che sia chiaro - sottolinea il sindaco di Camigliano - secondo il contratto stipulato, avrebbe facoltà di influenzare la tariffa idrica per garantire la remunerazione d’ impresa) è ancora non formalizzata”.
Insomma una vera e propria negazione di atti e dichiarazioni pubbliche. Di Biasio dice che l’acquisizione delle quote di una società dovrà avvenire attraverso tre fasi salienti: l’acquisto con procedura di evidenza pubblica, mantenimento della tariffa idrica e gestione dei servizi da parte della società. Da luglio ad oggi? Tutto azzerato.
p.t.
NOTA DEL DIRETTORE Non è improbabile che inquesta marcia indietro c'entrino anche le riserve contenute in una missiva riservata, scritta alcuni giorni fa dal prefetto Giliberti, commissario dell'Amministrazione provinciale, azionista di riferimento del Consorzio, lettera che Casertace ha pubblicato in esclusiva. Azione di "moral suaision" o qualcosa in più? Staremo a vedere.
Gianluigi Guarino
lunedì 19 ottobre 2009
PD, ovvero Partito D'Alema
Sembra che i giochi per l’elezione del nuovo segretario del PD siano ormai fatti. Confermando le previsioni, sembra che sarà Bersani a prendere il posto di nuovo candidato a premier, lo si deduce anche dalle sue continue apparizioni nelle trasmissioni televisive. Ormai il suo sponsor, dopo aver sabotato col suo stile levantino la segreteria Veltroni, mira a impossessarsene con un suo prestanome.
Veltroni era riuscito a sedersi sulla sedia di segretario solo per un fatto giudiziario contingente: tutti ricordano che D’Alema era sotto tiro per una storia di banche e cooperative rosse. Approfittando di quel piccolo incidente giudiziario, Veltroni riuscì a farsi eleggere, ma siccome non aveva il permesso del padrone si è visto dove è finito: in Africa. Il nostro eroe invece, dopo aver risolto la grana giudiziaria col quasi arresto del giudice, quella poverina della Forleo che aveva osato importunarlo, è tornato a curare la sua azienda. Come Berlusconi è padrone di Mediaset e De Benedetti di Repubblica, D’Alema è il padrone del PD. Quale proprietario, gli spetta scegliere l’amministratore delegato e la sua scelta è caduta su Bersani come anni fa era caduta su Fassino. Per gli altri due candidati non servirà a nulla affannarsi in comizi e convenzioni varie o addirittura spendere un patrimonio in manifesti come ha fatto Franceschini: si devono convincere che concorrono per il quarantanove per cento, il quanto il cinquantuno è già assegnato. Per convincersene basta analizzare le regioni che sono interamente di D’Alema, ossia tutte le regioni meridionali più la Lombardia, oltre logicamente alla fetta di voti che gli spettano nelle altre regioni.
Tra qualche mese tutto ritornerà sotto il controllo del legittimo proprietario, Baffino.
Purtroppo non si può fare niente contro questo potere occulto che domina lo stato italiano tramite l’apparato del vecchio partito comunista, che condiziona e danneggia la vita della nazione. Tramite la sottile propaganda e l’azione giudiziaria continua riesce a far credere che il pericolo per la democrazia sia Berlusconi. Niente di più falso: all’indomani della sconfitta elettorale o del suo ritiro dalla politica, che prima o poi arriverà, non si avrà alcun problema. Invece chiunque deve fare i conti con Baffino. Ha piazzato i suoi uomini-partito in ogni dove, ministeri, banche, università, sindacati, oltre a gran parte di settori della magistratura palesemente comunisti.
Questo sistema di cui Baffino è il padrone e custode permette a chi ne fa parte di aver tutto facilitato: lavoro, carriera, incarichi prestigiosi o finanziamenti, senza alcun problema dalle banche amiche. Gli altri invece devono arrancare, sudare e sacrificarsi nel campo del lavoro e dello studio senza mai riuscire a raggiungere i componenti degli apparati. Inutile tesserarsi e votarli, sono cellule che si alimentano una con l’altra e respingono i corpi estranei.
L’esempio più eclatante è proprio il PD. Per esigenze elettorali si è fatta la fusione della margherita con gli ex comunisti, che tanto ex non sono se sono sempre gli stessi come Baffino. Hanno fagocitato gran parte dei votanti margheritini ma adesso è in atto la pulizia etnica degli uomini di apparato della Margherita. Fuori Prodi, Rutelli, Parisi, Castagnetti: man mano saranno espulsi tutti. Resterà solo qualche Iervolino finché servirà alla causa, dopo fuori anche lei.
Il grande delinquente imbroglione che è Berlusconi, visto da diversa angolazione, era un’ opportunità da sfruttare per liberarsi da questa dittatura, ma ormai anche lui è stato sconfitto. Questa subdola organizzazione, ramificata in tutti i gangli della società, ormai è riuscita a far passare il messaggio che lui è un moderno dittatore che vuole impossessarsi del paese. Come si fa a impossessarsi di una nazione senza la polizia, l’esercito, i grand commis di stato e tutti i funzionari pubblici? impossibile.
Sono riusciti a far credere che riuscirà nell’intento con l’appoggio di Emilio Fede e Bruna Vespa, che barzelletta. Baffino sa chi sono i poteri forti, li conosce, li controlla e li rifocilla continuamente. Berlusconi deve pagare i giudici, Baffino, per ricompensarli per i loro servigi, o li promuove o fa avere qualche consulenza milionaria, basta una telefonata a Bassolino. Quando è il momento, sono pronti a ricambiare il favore ricevuto, a quello scopo Baffino li ha piazzati nei posti strategici con largo anticipo riguardo al bisogno. Qualcuno dirà che Bersani non è una marionetta nelle mani di Baffino, e probabilmente anche lui lo pensa. Ma nel momento il cui non seguirà le indicazioni del padrone, si troverà contro tutti i cacicchi di Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Bari e anche Milano, e non potrà fare altro che abbassare la testa e dire obbedisco. Gli italiani nel frattempo resteranno con i propri problemi insoluti a osservare come si spartiscono lo stato e a nulla servirà votarli e dichiararsi loro sostenitori, non li farà mai entrare nell’apparato del partito.
Azeglio