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lunedì 4 maggio 2009

Il ritorno del “vecchio”….



Ci risiamo, a Carinola non si fa in tempo a fare qualcosa che il giorno dopo sono subito pronte le polemiche i sospetti e le accuse. Ma andiamo con ordine….
Circa un mese fa l’Amministrazione comunale sbandierava con orgoglio ai quattro venti il nuovo bando di concorso per l’assunzione di nuovi Vigili Urbani, sottolineando che una nuova promessa era stata mantenuta. Dopo circa un mese però, il giorno dopo gli scrutini, lo scenario è di colpo cambiato, il Sindaco dai giornali affermava: “se verrà approvato il bilancio verranno chiamati i primi 14 vigilini, sempre che il ricorso dei consiglieri di opposizione non sia fondato”. Ebbene come avete potuto notare è apparso un “se” che un mese fa non c’era, ma perché? C’è forse qualcuno che minaccia di non votare il bilancio se si assumono i vigili forse? E perché dovrebbero farlo quando fino a poco tempo fa per loro era un vanto questo concorso? La risposta è tutta nei risultati del concorso, risultati che hanno visto venire meno molte “speranze” da parte di giovani che dopo avere studiato e quindi essere stati assicurati dai propri “libri” di farcela, sono rimasti delusi! Per non parlare poi del povero Mario che dopo avere accettato di prendersi tutte le responsabilità del concorso ora si trova travolto dalle polemiche.
Ricapitolando: Il Sindaco dopo il concorso si trova con il problema di approvare il bilancio ed includervi i risultati del concorso per poi procedere alle assunzioni; I ragazzi che hanno superato i quiz dopo la felicità della “vittoria” ora sono preoccupati che rimanga tutto fermo; Mario, come detto, è sommerso da accuse e polemiche, mentre il resto della maggioranza è sommersa da dubbi atroci.
Ma allora chi ha davvero vinto questo benedetto concorso? Semplice…..il “Vecchio”!!
Perché da un lato con il concorso c’entra ben poco, ma dall’altro visto i risultati che politicamente sono nettamente a suo favore, quei “malpensanti” dei suoi nemici hanno iniziato con attribuire ogni vincitore ad un politico, disegnando così un vero e proprio accordo bipartizan, o meglio tripersonam (Gennaro Mario e Pasquale), e quindi minacciano guerra sul bilancio, perché si sentono tutti esclusi da un banchetto al quale avrebbero voluto partecipare, ma soprattutto al quale sono convinti si sia seduto il Vecchio al posto loro.

Ing. Rompillo

venerdì 1 maggio 2009

Il trucco c'è... e si vede..



Grazie comandante per la tua trasparenza, per aver messo a tacere tutti quelli che vedono il marcio in tutto e in tutti che, forse, invidiosi della tua rettitudine, della tua etica e onestà professionale non riescono proprio ad ammettere che tu, puro e limpido come l’acqua delle sorgenti zampillanti alpine, hai fatto semplicemente il tuo dovere senza guardare in faccia a nessuno ( ma solo a chi sapete voi). Anche il sindaco Mannillo non riesce a farsi capace di tanta onestà intellettuale tanto che  non può che inchinarsi e dire, grazie. Si proprio lui il dinoccolato Gennarone che tante te ne ha dette alle spalle e in pubblico, ma mai in faccia, non può che togliersi il cappello e imparare da uno come te, come si riesca  ha partorire un’operazione travagliata, meticolosa, sudata, contrastata, complicata, insperata, ma che alla fine, dopo tutto ha veramente accontentato tutti ma soprattutto i vincitori. E che se ne dica che alcuni dei selezionati sono figli di vigili. E quindi? Anzi meglio è una cosa di sangue  sentita dalla nascita, e poi vuoi mettere che si risparmia anche sulle divise? Per non parlare poi dei soliti maliziosi che vigliacchi e infimi sostengono che tutto era già deciso e che molti anche quelli di fuori sede sono cambiali politiche doverose sia per le passate amministrative sia per le prossime manovre future. I nuovi vigili carinolesi abbracciano tutte le frazioni ma soprattutto tutti i partiti ehm scusate volevo dire tutti i cittadini che sicuramente si sentiranno più sicuri per le nuove e giovani leve arrivate a dar manforte al santo comandante Tuozzi esempio di legalità e serietà. Proprio lui che all’ultimo concorso li ha bocciati tutti perché non idonei mentre oggi eccoli tutti e 14 i provetti vigili.
   Comunque, per chiudere per bene questa sporca operazione, che vi ha finalmente ripagato  agli occhi di chi ancora si affida  come un cieco al bastone alla vostra politicuccia, sappiate,  tutti voi che avete sguazzato in  questa faccenda, che avete spaccato la misura. Tutti a braccetto andrete, nei vari bar, con bicchieri stracolmi della vostra sfacciata sete di marciume, di quei consensucci che sognate a prima mattina e che inevitabilmente ormai vi tormentano e vi logorano occhi, bocca ,mani e perfino il naso. Quel circolo vizioso che imperterriti continuate a far girare vi inghiottirà e con voi purtroppo anche i molti che sotterraneamente sperano e si illudono ad ogni levarsi del sole di non vivere a Gomorra. Ma la realtà è dura e sputa in faccia la sua verità ad ogni occasione e la vostra saliva diventa inevitabilmente più  strafottente e acida di giorno in giorno. 
Ten years after

Quando le donne usano il cervello

Chissà perché è sempre colpa della sinistra quando i piani del Premier Berluska incontrano qualche ostacolo. Tutto il male viene dalla sinistra, tutto il bene viene dalla destra. Secondo lui, anche sua moglie Veronica è stata influenzata così pesantemente da certa stampa di sinistra che non ha avuto remore a dire che le probabili candidate del Pdl alle europee sono delle stronzette e offendono la dignità di donne che per il bene del paese si sono impegnate sul serio.
Come si permette la signora Veronica di usare il cervello per conto suo! In questo Bel Paese, dove la maggior parte dei cervelli sono stati omologati a quello del number one, proprio lei si permette di pensare autonomamente? Ma non è accettabile!
A dire il vero, mi sono sempre chiesto come faccia una donna intelligente e indipendente come lei
a vivere fianco a fianco ad un uomo simile senza sentirne la nausea, il viscidume. Senza desiderare di scappare.
Vuoi vedere che quel momento è arrivato?
A furia di subirne i sorrisetti sarcastici, di vederne le scelte plateali, di sentirne magari le sfuriate prepotenti, la primadonna si sarà resa conto che quella mezza cartuccia d’uomo che ha al fianco non è altro che un comico da avanspettacolo di bassa lega, uno di quelli che vogliono far ridere a tutti i costi anche quando piangono; uno di quei venditori di fumo e di illusioni tanto pericolosi per la povera gente veramente colpita da disgrazie e da problemi pratici, che andrebbero risolti in ben altro modo, e che a certe bugie si aggrappa pur di avere una speranza qualsiasi.
La sua ultima arena è L’Aquila. E’ là che sta dando il meglio della sua esibizione mediatica, sfruttando l’inconsapevole collaborazione dei terremotati abruzzesi che gli fanno da spalla in questa sua performance. I poveri abitanti di Onna sono diventati i burattini preferiti di questo teatrino e vengono continuamente messi in mostra come gli ultimi sopravvissuti di una specie in via d’estinzione, ma di ricostruzione vera e propria, nisba! Forse si farà prima o poi, ma per ora devono servire allo scopo e subirsi la continua presenza di persone troppo caritatevoli  e poco costruttive.
Poi arriveranno i ‘grandi’ del G8 ad accarezzarli come cagnolini a cui dare l’ossetto per farli stare buoni e a mostrare al mondo quanto sono solidali con i meno fortunati. 
Se qualche abruzzese più temerario grida al nostro eroe “vattene buffone, non tornare più in Abruzzo” come è successo a Napoli, altra arena di spettacolo, allora la Digos è lì pronta a zittire chi cerca di ostacolare la sua bella esibizione. Ciò che deve trasparire sono solo i consensi della gente, le accoglienze plateali, gli applausi. Tutto il resto va cestinato.
Molto si parla dell’ottima organizzazione della Protezione Civile, del pregevole lavoro che svolgono volontari e vigili del fuoco, degli spettacolini per bambini fatti per alleggerire il trauma del terremoto, ma ben poco si parla di responsabilità nel crollo degli edifici pubblici, delle ditte costruttrici, degli ingegneri che hanno progettato e supervisionato. E’ in atto un ennesimo insabbiamento?  Sembra proprio di si…
In Italia ci sono più cose sotto la sabbia che sopra!
Ma torniamo all’allestimento dello spettacolo europeo che il Berluska  sta preparando.
Tempo fa disse che alle europee avrebbe candidato solo gente “altamente qualificata….capace di difendere i nostri interessi”  Be’, forse voleva dire i ‘suoi’ interessi.
Ogni tanto si concede qualche lapsus.
Promessa mantenuta? Mah! Vediamo chi sono le persone “altamente qualificate capaci di difendere i ‘nostri’ interessi” in selezione per la candidatura europea.
Barbara Matera, letterina di Mai dire domenica e comparsa in Carabinieri; Eleonora Gaggioli, attricetta che ha partecipato a serie televisive come Don Matteo e Elisa di Rivombrosa; Camilla Ferranti, impegnata nella soap opera italiana Incantesimo; le gemelle De Vivo, provenienti da L’isola dei famosi; Angela Sozzio, proveniente dal Grande Fratello. Eccole le persone ‘altamente qualificate’ a difendere gli interessi del premier perché, come lui, sono disposte a tutto. Tutte donne.
La signora Veronica, che evidentemente le conosce bene, non è riuscita a tenere la bocca chiusa e da vera signora quale deve essere, nonostante lei stessa sia stata attrice, non se la sente di acconsentire alle scelte del marito e mettere delle decisioni importanti in mano a delle bamboccione  disposte  a farsi tirare i fili da  Mangiafuoco pur di arrivare.
Pensate davvero che vengano candidate perché altamente qualificate? Ma no… perché prenderanno i voti del vastissimo popolo dei vari Grande Fratello, L’Isola dei famosi e porcherie simili.
E’ questa l’Italia che sogna Mr. Berluska: un palcoscenico pieno di stelline e di lustrini dove il primo attore sarà sempre e solo lui e dove i problemi (quelli veri) della gente (quella vera), possono tranquillamente aspettare.
Winterhawk

mercoledì 29 aprile 2009

Cavalca l'Honda

Oggi è il giorno fortunato
per chi molto ha già sperato,
ma non sa, povero allocco,
che non caverà un baiocco.
Se ha già preso il patentino
per l’innocuo motorino,
non ha fatto un buon affare
pur se ben lo sa guidare,
tutto ciò non lo confonda:
deve cavalcare l’Honda!
Quella anomala, diversa
un po’stronza, un po’ perversa
che travolge, e mai ha rimorso,
chi gli ostacola il percorso,
che si intrufola spietata
dove trova l’abbuffata,
perché quella che controlla
è una pancia mai satolla;
chi non ha niente da offrire
può mollare e scomparire.
I giochetti son già fatti:
pochi qui saran gli eletti
che con fulgido sorriso
entreranno in paradiso
dove i santi sono tanti
ma chi conta è un soltanto.
Oggi il più miracoloso,
con potere prodigioso,
non è certo San Gennaro
ma San Mario, il carbonaro.

Pasquino






domenica 26 aprile 2009

sciacallaggio e…. SCIACALLAGGIO

Tra la variegata fauna che si aggira tra le macerie del terremoto in Abruzzo, la specie peggiore è sicuramente quella degli sciacalli. Ce ne sono essenzialmente di due tipi.
C’è un primo tipo: gli sciacalli, sono facilmente riconoscibili: sono quelli che di notte si aggirano tra i cumuli di calcinacci, tra i solai crollati delle abitazioni sventrate, fra le travi in bilico, tra le mura che stanno ancora in piedi per scommessa e su cui si accettano scommesse, visto che lo “sciame sismico” (ohibò!) non è ancora finito.
Certo, la turpitudine dell’animale “homo” non conosce confini! Però questa prima specie di sciacalli a volte rischia la vita, girando, rovistando, grufolando tra quelle macerie, fra quelle mura in bilico che possono crollare inopinatamente sulla testa mentre sottraggono denaro, gioielli o quant’altro, ai morti ed ai vivi che non hanno il coraggio di tornare fra quello che resta delle loro abitazioni.
Potrebbe essere che una percentuale di questi sciacalli, 1 o 0,50% , lo faccia per FAME? Possibile, anche se poco probabile:
C’e poi un secondo tipo: gli SCIACALLI. Sono i più pericolosi.
Perché?
Perché sono una specie mutante e opportunista, che si traveste e si camuffa sotto i veli impenetrabili e compiacenti di certa informazione.
Difficile riconoscerli subito, perché loro non rovistano, non grufolano ma si aggirano tra le macerie in blazer blu scuro e maglioncino nero, in giacca e cravatta, in maglioncino blu e bianco , a volte in sottana nera e papalina viola. Spesso sfoggiano sorrisi a sessantaquattro denti; non fidatevi, perché dietro la prima è celata una seconda fila, ma non sono denti, sono zanne affilate fatte per divorare, anche i morti.
Loro non rischiano la pelle, tutt’al più qualche applauso. A differenza del primo tipo, i loro atti di sciacallaggio sono dettati, in toto, dalla fame: FAME DI POTERE.
Esiste un metodo per riconoscerli?
Purtroppo no, sono come i terremoti, si riconoscono solo dopo gli eventi.
Però li troverete tutti in prima fila, soprattutto ai funerali. A volte qualcuno sembra che pianga.
Hanno al loro servizio una torma di animali spazzini i quali hanno il compito di fare pulizia degli avanzi di carogna che si lasciano alle spalle.
Chi sono questi spazzini?
Sono i giornalisti di certi quotidiani, settimanali, rotocalchi, mensili, di certi telegiornali. Sono i direttori di alcuni telegiornali pubblici e privati, i conduttori di alcune trasmissioni televisive, i buonisti, i falsi moralisti, arcivescovi che “cristianamente” non perdonano a vignettisti blasfemi. Tutti quelli che per loro deontologia dovrebbero fare “Pubblica Informazione”.
A loro gli SCIACALLI offrono il premio di spartirsi la carogna della VERITA’, perché questa non generi puzza quando comincia ad imputridirsi.
Dal primo tipo: gli sciacalli, non dobbiamo difenderci, ci pensano le Forze dell’ Ordine.
Dal secondo tipo invece dobbiamo difenderci, eccome, per non esserne divorati.
Come?
Ascoltando tutto e tutti, ma non con le orecchie. Leggendo, osservando, di tutto e di tutti ma non con gli occhi. Usando una unica parte del corpo che fortunatamente qualcuno sembra ancora possedere: la testa.
Alla fine denunciando, quando c’è da denunciare. Parlando quando c’è da parlare.
Così come fa il popolo dell’Aquila.
Peccato che quando lo fa non trova spazio sui media ufficiali, sui quali non ha voce se non per applaudire e ringraziare.
Questa gente solo sulla rete può urlare la propria verità e riappropriarsi della propria dignità.
Seguitela!!!
Abbiamo assistito, prima, ad un autocelebrarsi ed in seguito ad un ignobile quanto ridicolo rimpallarsi di responsabilità tra Enti Locali, Centrali, Istituzioni e gli stessi vertici (e ribadisco vertici) della Protezione Civile, alla fine qualcuno ha incominciato a scuotersi dal torpore.
Qualcuno ha incominciato a parlare, sia pure per pararsi il culo.
Incominciano a spuntare telegrammi, si incomincia a parlare di verifiche non fatte o fatte non si sa da chi, di disastro annunciato e sottovalutato.
In tutto questo merdaio, il mio sconfinato “amore cristiano” và ai ragazzi della Casa dello Studente, che hanno visto estrarre i loro compagni “sfrittellati” (come ha detto con rabbia una di loro), da sotto le macerie e che oggi si sono costituiti Parte Civile.
Và a quei genitori che hanno mandato i loro figli a studiare ed hanno dovuto andare a riconoscerli da morti, anche questi genitori si sono costituiti Parte Civile, a tutta la gente d’Abruzzo che si è costituita Parte Civile in un processo ancora contro “Ignoti”.
A tutti loro “cristianamente” mi sento di dire: NON PERDONATE!!!
Non fate sconti, a nessuno, perché nessuno merita il vostro dolore di giovani vite troncate, di padri sopravvissuti ai figli. In quel processo, oggi ancora contro “Ignoti”, chissà che un PM con gli attributi giusti al posto giusto e libero da corruzione e pastoie politiche non riesca ad imputare facce molto note. Alla fine dovrà pur esserci un barlume di verità e di giustizia, e chissà che tra le maglie di una giustizia giusta non resti intrappolato, oltre agli sciacalli, anche qualche SCIACALLO.




Jack lo Squartatore

giovedì 23 aprile 2009

Diplomazia vuol dire ipocrisia



L’altro giorno a Ginevra, in modo frettoloso e inusuale, è stato approvato il documento conclusivo della Conferenza Mondiale sul razzismo. Come tutti hanno potuto sentire dai telegiornali, la conferenza è stata segnata dall’intervento del presidente dell’Iran, definito detestabile per gli occidentali, ma eroico per i musulmani. Questi ha tra le altre cose definito Israele uno stato razzista e criminale per il genocidio dei palestinesi e per la continua negazione dei loro diritti più elementari. (per il testo completo clicca qui)
 Alle sue affermazioni, i rappresentanti di alcuni paesi occidentali si sono allontanati dall’aula in segno di protesta.  L’Italia non ha proprio partecipato in quanto ormai con questo governo e’ di fatto uno stato satellite di Israele. Il capo del governo, con il suo lacchè il ministro degli esteri, si affannano a giustificare il loro atteggiamento con nobili motivazioni, ma tutti gli addetti ai lavori sanno che è dovuto ai voti della lobby ebraica romana e dagli ingenti affari che li tiene legati soprattutto nel campo dell’editoria. 
In verità il presidente iraniano non fa niente per rendere più presentabili le sue idee, ed anche il suo laido aspetto fisico e il suo vocabolario certamente non aiutano . Il suo modo di comunicare è sempre rivolto ai suoi sostenitori invece che agli ascoltatori del momento, come se stesse sempre nella piazza di Teheran. Questo tuttavia non può bastare per emarginare una grande nazione, solo perché i suoi dirigenti non condividono la politica espansionistica di una piccola entità creata con la forza. Se gli atteggiamenti delle grandi potenze mondiali non fossero dettate dall’ipocrisia, si potrebbe proporre una commissione di inchiesta internazionale per verificare la veridicità delle dichiarazioni fatte. Si andrebbe a verificare se è vero che gli israeliani hanno massacrato migliaia di donne e bambini nei bombardamenti di Gaza. Se, nel rispetto delle leggi internazionali, tutti gli abitanti dello stato di Israele godono degli stessi diritti civili e politici, indipendentemente dalla razza e dalla religione. Si potrebbe verificare se nel governo sono presenti ministri razzisti come quello che predica l’esilio di tutti quelli che non sono ebrei e che minaccia di distruggere gli stati confinanti con le atomiche. Si potrebbe verificare se è vero che oltre a centinaia di ordigni nucleari Israele possieda ed usi armi non riconosciute dalle convenzioni internazionali; verificare se rispetta le risoluzioni delle Nazioni Unite….. Se,  dopo tutte queste verifiche, si riscontrasse che nessuna di queste affermazioni o gran parte di esse risultassero false, allora e solo allora si dovrebbe aggredire chi le ha fatte. Non solo condannare lui ma applicare al suo paese le sanzioni più gravi senza escludere l’opzione militare. Nel caso in cui però le accuse risultassero fondate, bisognerebbe indurre Israele ad adeguarsi ai dettami e ai principi legali e morali della comunità internazionale.
Non si comprende perché si considera questo stato come appartente all’ ordine degli stati democratici,  per legge imposta, e chi non la rispetta rischia l’isolamento o di essere paragonato a Hitler. Come si fa a non comprendere che il permanere di tale situazione è una minaccia seria e costante per la pace mondiale?
Ma forse lo sanno benissimo e rotolandosi nella loro meschina ipocrisia vogliono che ci siano conflitti perenni. Come al solito hanno ragione questi mercanti di morte, ed infatti l’unica voce in attivo della finanza mondiale in questo periodo di crisi nera è il commercio delle armi, che ha avuto anche nell’ultimo anno un fortissimo incremento.
Eforo

martedì 21 aprile 2009

Processi mediatici


Gira voce … che il maxi processo Cassiopea contro politici e imprenditori che hanno avvelenato la Campania e chissà che altro.., stia per andare in prescrizione perché non si riesce a fare neanche l’udienza preliminare. Chissà perché?....

Nonostante i vari Gomorra, Biutiful Cauntri ecc., che hanno denunciato al mondo intero, quello che le ecomafie hanno combinato in Campania, adesso tutti i riflettori sembrano spegnersi (ammesso che si siano mai accesi) intorno al problema.

I mezzi mediatici italiani sono giustamente più interessati a lasciare spazio alla cronaca quotidiana dei vari processi Chiara Poggi, Meredith Kercher, o caso Englaro… cose che si ci riguardano un po’ ma che sicuramente non coinvolgono un intera regione come il caso del processo Cassiopea.

E non è possibile, con tutto il rispetto per i morti, che quasi tutti i giorni si è costretti a sentire se Amanda ha fatto l’occhiolino a Raffaele, oppure se la bici di Stasi aveva la ruota sgonfia o che Silvio è si è fatto un lifting, o che le vignette ledono la morale… Le vignette??!! Ma la satira è nata proprio per questo e ci scusino se loro non sono capaci di usarla ..ma la satira è la risultante diretta di una cultura un pochino più alta del 1.65 m di certe persone…

Dicevo non è possibile che non c’è un cazzo di tg nazionale che parli di un processo cosi importante.

E non è possibile che noi come Campani non ci indigniamo per questo e per quello che è stato.

Non è possibile che continuiamo a farci prendere per il culo da queste rispettabili persone.

Se il processo va in prescrizione è come se il reato non fosse mai esistito.. e come dire non ci sarà bisogno neanche per una eventuale bonifica… Sveglia gente.

TrIpp

domenica 19 aprile 2009

I luoghi della memoria: Sprecamugliera

 
Una delle frasi che più spesso sentivo dire a mio nonno quando faceva storie con mia nonna era:
“j te portu a sprecamugliera”.
Non avevo idea di cosa stesse dicendo: non conoscendo il luogo, non mi rendevo conto del significato della frase. Ci sono voluti molti anni prima di capirlo.
Il termine “sprecamugliera” ha una radice spagnola: ‘mugliera’ non sta per ‘moglie’ ma per ‘donna’, dal termine spagnolo ‘mujer’ a sua volta proveniente dal termine latino ‘mulier’.
Questa strano nome deriva dal fatto che, in tempi passati, sul luogo esisteva una fittissima ed estesa selva di castagni, solcata da un’ intricata rete di sentieri campestri in cui molte donne che lavoravano in zona, non sapendo ritrovare la strada, si perdevano.
Era una zona bellissima e vergine, piena di verde. E ancora lo è.
La miriade di sentieri e di strade sterrate che si snodano in quel luogo vanno verso terreni privati e verso Carinola e, prima che fosse fatta l’attuale strada asfaltata che unisce Falciano a Carinola, erano quelle le strade che i falcianesi percorrevano per recarsi nel capoluogo, al comune o al mercato.
Prendendo una deviazione, si poteva passare sull’arco naturale di tufo che univa i due lati del burrone sotto cui scorreva un ruscello, o si poteva passare per la fontana della Musica, una sorgente che scaturiva dalle pareti tufacee. Là, presso la sorgente, i passanti si fermavano a fare colazione e ristorarsi dalla fatica del cammino…
Molti anni sono passati e tante cose sono cambiate, ma il luogo conserva ancora quel fascino di mistero che è peculiarità di certi luoghi naturali, i quali potrebbero essere sfruttati in ben altro modo. Sprecamugliera potrebbe essere un secondo sentiero turistico naturale da offrire a eventuali ospiti, oltre a quello degli Spinaruccoli.
Anche questo stupendo luogo però non fa eccezione e, come tanti altri luoghi del comune, è invaso da una marea di immondizia che lo deturpa e lo abbruttisce.

sprecamugliera sprecamuglierasprecamugliera sprecamugliera


Se è vero che i centri abitati del carinolese sono oggi abbastanza puliti, questo non è però vero per le aree naturali circostanti. Il nostro territorio presenta, in maniera spiacevolmente vistosa, l’azione aggressiva dell’uomo che lo ha sfigurato per anni, gettandovi ogni tipo di immondizia, sia perché non è stato mai offerto ai cittadini uno spazio di smaltimento rifiuti, soprattutto ingombranti, sia perché non è mai esistita un’azione di vigilanza e di controllo, né tanto meno è stata mai organizzata una campagna formativa volta ad educare il cittadino al senso civico e all’abbandono di certe cattive abitudini.
Quello che oggi ci ritroviamo è un territorio tartassato da pattume di ogni genere dove risalta che i cittadini carinolesi non hanno saputo tutelare il loro ambiente naturale. E questo non ci fa certo onore.
Chi si ostina a dire che tutto il territorio è pulitissimo, negando l’evidenza, continua a dire bugie e continua ad ingannare i cittadini.
Forse le loro macchinette fotografiche sono speciali e  non  riprendono immondizia. O forse lo sono le nostre, che invece riprendono soprattutto quella. Mah! Potere della tecnica! 
G.
per la galleria completa clicca qui

mercoledì 15 aprile 2009

Terra di conquista



Da secoli e secoli, dagli albori della storia fino ai nostri giorni, l’Italia è terra di conquista. Nessun popolo straniero o nostrano è sfuggito al fascino di impadronirsi di tutta penisola, neanche i Romani che pure erano di casa.
Il periodo più buio sicuramente l’Italia lo attraversò proprio dopo la caduta dell’impero romano. Non c’erano più le forti ed agguerrite legioni romane a difendere i suoi confini e così essa divenne preda di feroci popoli invasori il cui unico intento era quello di impadronirsi della penisola per appropriarsi  delle sue ricchezze.
Popoli colti e popoli barbari; popoli nordici e popoli orientali. Tutti con lo stesso intento.
Questa abitudine alla spoliazione delle italiche ricchezze e virtù non è ancora finita. Oggi c’è un nuovo popolo che ha invaso l’Italia: il Popolo della Libertà.
Come un’orda di voracissimi barbari, il Popolo della Libertà procede nella marcia all’occupazione dell’intera Italia al seguito di un abile condottiero il quale, dopo aver stazionato per diversi anni in una loggia massonica per imparare bene il mestiere, si è lanciato senza paura alla conquista della penisola.
E’ riuscito a sottomettere, a suon di promesse e doni, varie tribù: la piccola tribù guidata da Alessandra Mussolini, quella più grande guidata da Gianfranco Fini il quale, da quel gran sacerdote che è, ha sacrificato proprio tutto al nuovo condottiero: il nome, i propri usi e costumi, le proprie tradizioni, i propri valori, e si è lasciato acculturare dal nuovo Popolo invasore.
La piccola tribù di Casini ancora tentenna, ma non nasconde la sua propensione per il nuovo condottiero e prima o poi abboccherà all’amo che questi, da grande stratega, gli lancerà.
L’altra grande tribù, quella padana, è più ferrigna e pur alleandosi col nuovo Popolo, ha invece preferito mantenere una propria autonomia ed ha tracciato dei netti confini auto difensivi intorno al proprio territorio, non volendo partecipare alla kermesse in cui il nostro, più come Napoleone Bonaparte che come Carlo Magno, si è incoronato imperatore dell’intero regno italico.
Pronto all’invasione, ha messo a punto una strategia unica nel suo genere: la conquista delle italiche menti.
La campagna invasiva è iniziata lentamente, con l’asservimento del servizio d’informazione. Nome dell’operazione: l’uomo giusto al posto giusto. E così vi frego  il servizio pubblico.
Ormai è tutto nelle sue mani: Rai uno è un suo possesso; Rai due lo è all’80%; Rai tre ancora resiste, fino a quando non si sa. Finché ci saranno cacasotto come Fabio Fazio che si sente in dovere di chiedere scusa per ogni piccolo intervento fuori dagli schemi, Rai tre ha delle buonissime possibilità di cadere in mano nemica.
La fortuna aiuta gli audaci, recita un proverbio e così sembra. Conquistata l’Italia, ora il nostro mira all’Europa e persino un catastrofico evento naturale come il terremoto d’Abruzzo può essere piattaforma di lancio verso la conquista del continente europeo.
Il nostro condottiero-imperatore va e viene continuamente dalle zone terremotate, monopolizzando i riflettori che sono tutti puntati su di lui. I microfoni captano le sue belle parole di incoraggiamento, di solidarietà, ma anche le sue promesse di ricostruzione facile. E sicuramente sarà Impregilo ad occuparsene, come si è occupata di tanti edifici che ora sono crollati, come si occuperà del ponte sullo stretto di Messina….
Consensi, consensi, consensi. La dentiera della signora abruzzese persa nel disastro e subito fatta rifare gli avranno procurato almeno altri cinquanta voti.
Meno felice il povero Santoro che, per non essersi allineato alla volontà dominante di osannare il nuovo messia e tutto il suo establishment, rischia l’allontanamento.
La Lucia Annunziata, quella si, è stata più furba e, dopo aver attaccato Santoro in trasmissione, ora scrive su La Stampa che di sinistra sicuramente non è. Lei si che ci ha saputo fare, vedendosi prima di tutto  i fatti suoi!
Ma tant’è! Michele è abituato a queste rotte di collo: una più una meno non lo scalfiranno più di tanto. Lo eclisseranno sicuramente per qualche anno, ma tornerà, tornerà perché ogni meteora storica che si rispetti fa il suo scorso e poi svanisce nel buio dell’universo.
Anche il Popolo della Libertà farà sicuramente il suo corso, lungo o breve che sia. Chissà. Ma come tutti i popoli invasori, sarà sconfitto e distrutto da quell’unica, grande forza che è l’intelligenza.
Alce Rosso

Jaromil, l'insostenibilmente leggero essere



C'è ancora da immaginarseli, i suoi occhi. Avvolti da lunghi capelli, d'un castano chiaro, a scendere su chiara pelle. Non era più che un bambino, in fondo. E soleva correre. Ma correre, in quei prati, non era il correr nostro. Correre, sotto quei raggi, avanzare a quel modo attorniati e colpiti da quei maledetti raggi di sole, non era un giro, neppure nei giardini di città. Maledetti raggi, poi, non lo erano affatto. Come tutto su di lui, erano nobilitanti. Erano il perfetto necessario lodevole emblema della sua virtù, della sua nobiltà, della sua giustificazione. Ecco, correva in mezzo alla sua giustificazione con le braccia aperte, anche nudo, e con sul viso un sorriso di labbra rosse, rosse e sensuali, ricami di vino orgiastico. Superò delle colline, e iniziò a seguire il fluire d'un fiume, osservando e inarcando con simpatia le labbra al riscontrarsi con quelle immagini, con quello scorrere, in quell! 'immobile, con quel semplice congiungersi, stracantato, stralodato, strasparlato. Come l'Amore. E come questo, lui sapeva di sentirlo. Come questo, che sapeva di avere con sè, intrinseco, nelle vene iniettato e lasciato scorrere come dono d'un padre ormai stanco. Ma stanco, stanco lo era lui, il figlio. Ecco perché aveva rubato, perché se n'era infuso, e ne era diventato parte e portatore: tale si sentiva. L'aveva fottuto, e già che c'era, s'era fottuto il vino, ma poco,e aveva adocchiato l'arte del sesso, - sapeste la curiosità che aveva-, ma ne aveva inteso non troppo. Ma, che quel poco di tutto, insieme al resto, che l'avevan reso superbo l'aveva capito. Lo comprendeva, come ora, con le braccia tese, le mani, le sue mani aperte.

Dal fiume si spostò, per percorrere una stradina. Non molto grande, un po' scura. Attraente, indubitabile: e lui, sembrava colorarla. Giunto nei pressi d'un ponte, si fermò. Una bambina, vestita solo di sè, appoggiata al muretto, guardava il cielo. Le si avvicinò, con forza ingenua le si avvicinò, e le prese la testa, tenendole i capelli, le morse le labbra, le si appoggiò al seno, la cinse,fece incontrare le lingue, incrociare, giocare, e lo diresse, lei, lo diresse per terra. Capriole, scherzose capriole, e poi baci. Rotolarono fino a sotto il il ponte, per una strada in discesa, si esiliarono sotto il ponte, tra i grandi spazi di pietra, lasciando quell'acqua bassa l'impregnasse, per poi realizzare quei giochi più intimi che lui aveva un po' intuito. Poi chiusero gli occhi e si riposarono. Uno sull'altro, così che non si capisse chi si appoggiava su chi.
All'aprire degli occhi, lei disse "Un ditale per cucire".
All'aprire degli occhi, lui disse "E' il cielo, scrive Eluard".

La bambina si alzò, ponendosi su di lui. Lo guardò dritto, s'impresse sull'altro la follia dei suoi occhi, per sempre. E con le due dita, sembrava volesse accarezzarlo, sembrava volesse sussurrare anch'io ho imparato il tuo nome, anch'io ho imparato il tuo corpo, anch'io t'ho compreso, sembrava volesse farsi amare ancora una volta, sembrava volesse ritrarsi, sembrava ritornare in forza, sembrava sicura, lo accecò.
Lo accecò
Il tramonto era un'alba e non aveva più il nesso.

Lui pose lei una rana sulla testa, lei gli riempì il cuore di miele e d'api, e divenne il suo bastone. Così resto. Anche ora.

E ancora, come dopo i giochi sotto il ponte, i loro corpi erano appoggiati così che non si capisse chi tenesse l'altro.

sabato 11 aprile 2009

Piccola storia del Convento di S. Francesco – parte III

 

La Chiesa italiana e in particolare quella carinolese, non aveva certo l’animo di festeggiare la tanto desiderata e attesa Unità d’Italia.
L’Unità costò alla Chiesa la perdita di un ingente patrimonio immobiliare e terriero che fu espropriato dal nuovo Stato Unificato e messo in vendita, mediante aste pubbliche, per risanare le casse dello Stato prosciugate dalle Guerre d’Indipendenza.
Neppure il nostro Convento aveva granché da festeggiare. L’ulteriore soppressione di molti ordini religiosi, in seguito alle due leggi di Eversione e Liquidazione dell’Asse Ecclesiastico, determinarono, nel 1866, il definitivo abbandono del Convento da parte dei frati.
Il destino che sembrava delinearsi all’orizzonte per l’antico monumento francescano era quanto mai incerto e cupo, se qualcuno non prendeva a cuore la sua sorte.
Fu il Comune di Carinola, nelle persone degli allora sindaci, sig. Telemaco Trabucco prima e sig. Leopoldo Zampi poi, a prendere a cuore la sorte del Convento.
L’11 Settembre 1873, per effetto dell’art. 20 della Legge del 1866 che permetteva ai comuni di comprare edifici monastici per pubblica utilità, il Comune comprò il Convento per la somma di 4.200  lire.
Il Comune di Carinola fece anche di più: per metterlo al sicuro dagli effetti dell’art. 33 della stessa Legge, ossia per evitarne la chiusura e l’acquisizione al Demanio, fece sì che il Convento fosse riconosciuto come “Monumento” con un decreto speciale del Ministero della Pubblica Istruzione.
Da allora il Convento si pregia del titolo di “monumentale”.
Un passo falso fu comunque fatto: invece di essere risistemato e restaurato dopo anni di incuria, il Convento fu destinato a stazione di monta equina!
L’antico Refettorio fu adibito alla funzione molto poco edificante di ‘camera nuziale’ per la fecondazione equina e un custode ne curava l’ attività.
Fu probabilmente in questo periodo che  davanti al bellissimo affresco “Salita al Calvario” fu eretto un muro di protezione.
L’affresco è rimasto nascosto e dimenticato per circa un secolo; scomparse le generazioni di allora, la sua esistenza cadde nell’oblìo e solo gli studi e le ricerche di p. Cristofaro Bovenzi hanno permesso di recuperarlo negli anni ’70.
Tuttavia, anche la funzione di stazione di monta equina  si esaurì e il Convento rimase inutilizzato per tanti anni, di nuovo abbandonato a se stesso.
Il Comune non sapeva cosa farsene della casa monastica: le spese superavano le entrate e il Convento si trasformò in un peso economico di cui era meglio disfarsi. Restaurarlo o intervenire per  adibirlo ad altro uso, quello di carcere, sarebbe stato troppo oneroso per le casse comunali: le condizioni statiche del Convento non erano affatto buone e richiedevano spese enormi.
In un tristissimo Consiglio Comunale del 9 ottobre 1900 si decise di liberarsi del Convento “come di cosa inutile e dannosa” perché ormai era un peso troppo gravoso, sia per il contributo fondiario da pagarsi, sia per lo stipendio di 120 lire annue da corrispondere al custode. Si decise così per la vendita dell’immobile a privati e il 31 ottobre 1900 fu firmata la delibera per l’alienazione dell’ex Convento di S. Francesco dal sindaco, cav. Ferdinando Budetti, e 14 consiglieri presenti su 20.
Ma quella vendita non trovò acquirenti…. Tristemente, il Convento fu lasciato morire.
Rimanendo di nuovo chiuso e abbandonato a se stesso per lunghissimi anni, continuò a rovinarsi diventando un rudere penoso. I bellissimi affreschi del chiostro continuavano inesorabilmente a deteriorarsi e quello che non fece il passar del tempo e gli agenti atmosferici, lo fece il secondo conflitto mondiale.
Parte del chiostro fu distrutto dalle bombe e molte colonne quattrocentesche andarono irrimediabilmente perdute.
Dopo il conflitto bellico, il provvidenziale interessamento di padre Michele Manica, frate conventuale di Falciano, insieme a quello di altri cittadini del Comune, fece sì che il Convento fosse infine riaperto nel 1948 come casa filiale di Roccamonfina.
Dal 1948 vari frati si sono avvicendati alla custodia e alla cura del Convento e ognuno di loro ha cercato di contribuire alla rinascita spirituale e materiale del Monumento, con molto impegno e pochissimi mezzi, ma solo con la venuta di p. Cristofaro Bovenzi, nel 1966, il Convento ha avuto l’input verso la definitiva salvezza.
Da mane a sera, l’instancabile frate girava tutta la regione con la sua vecchia Renault: presso Enti, privati, Sovraintendenza; per cercare fondi, trovare consensi, risvegliare interesse e coscienze che potessero aiutarlo nella sua difficilissima opera di ricostruzione.
Da valente pittore qual era, mise la sua arte al servizio della salvezza del Monumento. Ogni quadro che riusciva a vendere era un piccolo capitale che gli permetteva di continuare l’opera di recupero iniziata, andando avanti così finché le forze glielo hanno permesso. Quando poi sono arrivati p. Antonio Siciliano nel 1984 e p. Giovanni Siciliano nel 1987, il cammino di  recupero era già inoltrato ed essi hanno ereditato non un ammasso di macerie, ma un Convento degno di quel nome.
La meritoria opera di p. Cristofaro  non è stata solo quella di ricostruire delle mura fatiscenti, ma quella di ricostruire il carisma francescano che sembrava inesorabilmente spento.
Sulla scia di questo risveglio spirituale ed artistico in tutto il popolo carinolese, sono intervenute l’Amministrazione Di Biasio, che ha provveduto, infine, al restauro del Monumento, e l’Amministrazione Mannillo, che continua con impegno l’opera intrapresa dal suo predecessore.
Se oggi possiamo essere orgogliosi dello splendido Convento che Carinola vanta, lo dobbiamo all’amore e all’interessamento di tante persone che per esso si sono impegnate e si impegnano, ma lo dobbiamo soprattutto alla forza d’animo di un umile frate che ha effuso, senza risparmio, tutte le sue energie per il recupero e la valorizzazione di questo straordinario Monumento.

Clio



 
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mercoledì 8 aprile 2009

Carinola, svolta continua


Continuando incessantemente nell’attuazione del programma elettorale l’amministrazione di Carinola ha pubblicato il concorso per vigili urbani a termine.
Questo bando era un impegno prioritario preso con la popolazione di Carinola, non solo quale occasione di collocamento lavorativo ma soprattutto per dare soluzione a molte problematiche della vita quotidiana del comune. Il numero esiguo di vigili in servizio, peraltro alquanti anzianotti, non permette di svolgere al top le numerosissime incombenze di cui sono caricati quotidianamente. Nonostante il loro impegno assiduo non riescono a tenere sotto controllo le discariche abusive di varia entità che sorgono giornalmente per mano di qualche maleducato contro il quale sarebbe necessario usare il pugno di ferro. Oltre al controllo dell’attività edilizia sono tenuti a quello dell’attività commerciale, compresa quella un po’ sregolata degli ambulanti.
L’impegno più proibitivo è poi quello del controllo del traffico e della sosta selvaggia in punti strategici delle varie frazioni che impedisce il normale deflusso del traffico. Il loro numero non è sufficiente nemmeno per scrivere la scaletta delle cose da fare, per questo passano quasi tutto il tempo del turno di servizio in ufficio invece che per strada.  Per questi compiti e per tutti gli altri impegni istituzionali è indispensabile il rafforzamento del numero di vigili. 

Oltre ai complimenti per il bando bisogna dare atto della trovata geniale dell’assunzione a tempo parziale, che permette con la stessa somma di impegnare più persone e per più mesi. Inoltre quest’assunzione di massa permetterà anche di giustificare il grado di colonnello del comandante. Quelli che continuamente pronunciavano frasi ironiche su un colonnello senza reggimento, tra poco non potranno più farlo, poiché se non avrà un reggimento  avrà  almeno un plotone.

Novità importante prevista dal bando è quella di chiedere agli aspiranti vigili il possesso della patente per guidare moto di grossa cilindrata.   E’ evidente l’intenzione dell’amministrazione di dotarli di potenti motociclette, tipo Harley Davidson, a cavallo delle quali catturare  gli eventuali  male intenzionati che si accingessero a ideare  qualche reato nel comune. Aggiungendo tre o quattro motociclette potenti  al parco  auto veicoli, il comune di Carinola  diventerà  il più fornito della regione. Con i nuovi assunti i mezzi potranno anche uscire senza restare per settimane inutilizzati per mancanza di autisti. Anche se qualcuno già dice che si tratta di un meccanismo per “preselezionare” solo coloro che già posseggono tale patente o, ancora peggio, ai quali e’ stato detto in anticipo di procurarsela. In effetti non e’ molto semplice, per una persona che dovesse leggere il bando oggi, procurarsi tale patente in tempo per la scadenza del bando.

Un unico dubbio ci assilla tra tante certezze: se riusciranno gli eventuali aspiranti a rispondere alle domande che saranno preparate dalla commissione. Ci si augura che questa volta si presentino candidati più preparati che riescano rispondere al minimo di 21 su 30 dei  facilissimi quesiti a cui saranno sottoposti. Nel caso si verificasse la strage di concorrenti  del concorso  precedente,  ci si augura una seria indagine per capire se non sia solo colpa degli aspiranti vigili, e quindi  prendere in considerazione anche la rimozione e sostituzione della commissione. Nel caso in cui si ripetesse lo stesso risultato del concorso precedente, vorrà dire infatti che la commissione è di una levatura culturale troppo alta rispetto alla media e quindi bisogna sostituirla con un'altra più vicina al comune senso del sapere.

Belfagor

martedì 7 aprile 2009

Previsione possibile, ma…

 
Oggi la parola d’ordine è senz’altro solidarietà. La grande tragedia che si è abbattuta sui nostri connazionali d’Abruzzo rende inutile qualsiasi altra parola. Si assiste a una gara di generosità di cui solo il popolo italiano è capace nelle grandi prove. E questa è una grande prova.
Non bisogna, però, fare l’errore di non pensare in momenti come questi. Anzi, sono proprio tragedie come queste che portano a pensare.
Che cosa si poteva fare?... Nulla, dice Bertolaso. Certi eventi non sono prevedibili.
Ne siamo proprio così sicuri?
Il povero Giuliani, tecnico-ricercatore dei laboratori nazionali del Gran Sasso e inventore di un sistema per prevedere i terremoti, si è preso dell’imbecille e un  avviso di garanzia per “procurato allarme” per aver affermato il contrario.
Il risultato delle “allarmistiche” dichiarazioni di Giuliani è sotto gli occhi di tutti. Ora ci sarebbe da stabilire chi è l’imbecille, se l’umile tecnico Giuliani o il grande capoccione Bertolaso.
Ma anche questo è sotto gli occhi di tutti.
Il grande capoccione ha liquidato la cosa con un semplice “non si possono prevedere i terremoti”, diffuso a gran voce sulle reti nazionali e berlusconiane, nell’ennesima campagna mediatica a favore di un servo del padrone e a discapito di un povero cristo.
Il popolo della Rete invece è tutto dalla parte di Giuliani che, probabilmente, o sicuramente, è meno imbecille di chi così lo ha chiamato, visto che, purtroppo,  ha colpito nel segno.
Il “caso Giuliani” provoca quanto meno grande imbarazzo ai servi ed ai padroni, e lo dimostrano le reiterate affermazioni sulla non prevedibilità dell’evento, con cui ci bombardano dai media, nell’intento, questo sì smaccatamente prevedibile, di pararsi il culo e la faccia, che poi sono la medesima cosa.
E’ chiaro che ancora  molto c’è da ricercare, ma il progresso scientifico e tecnologico, da che il mondo è mondo, è andato sempre avanti; non è mai tornato indietro. Solo che, una classe politica  italiana come quella che ci ritroviamo, certe cose non le sa e non le vuol sapere. 
Continua a frenare le capacità migliori, a respingere le menti migliori e fare in modo che se ne vadano all’estero, dove riescono a portare a termine le loro ricerche per la grande soddisfazione della nazione che li ospita e per la più grande fregatura dell’Italia che li ha mandati via.
E’ successo a Carlo Rubbia, che nel 2004 fu scacciato dalla presidenza dell’ENEA, e continua a succedere.  Rubbia se ne andò in Spagna, dove ha realizzato il solare termodinamico, e noi siamo rimasti con un palmo di naso!
Il problema vero è l’ignoranza della classe politica italiana che non sa nemmeno trovare un punto d’incontro con il mondo della scienza. A loro interessa che non vengano intralciati i loro piani elettorali e i loro giochi di potere, e  non altro.
Zittire i ricercatori e metterli in condizione di non operare è la caratteristica della politica italiana, a cui non importa quanto sei bravo, ma solo l’etichetta  che hai appiccicata addosso.

Nuvola Rossa