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domenica 1 giugno 2008

Elogio alla…………………..

Vorrei le tue carni solo per guardarle e dire che è vero. La caviglia, la coscia il fegato il tuo desiderio di profumo. Per quale motivo non riesco a concretizzare la voglia che dentro mi arde. Per quale motivo non riesco a descrivere l’inaudito desiderio che forte urla. Per quale motivo la vita desidera la vita e il sudore vuole il sudore; mescolarsi senza criterio ma seguendo lo spasmo della mescolanza. Sentirsi gonfi di voluttuosa speranza di succhiare per sempre l’anomala rugiada indecente che alle orecchie dei vani pensieri risulta acida e gelida. Ho voglia di stringere le strette spregiudicatezze, desidero di sposare l’inattesa ferocia della voglia. Voglio. Voglio e vuoi. Perché la volgarità liquidosa deve sempre essere presentata come massimo sistema fonetico e non per quello che è, ovvero, nella semplice forma divina del godimento semplice e a se stante . perché????????? Perché le mie parole non riescono a pronunciare metafore d’amore ma solo parole sincere di desiderio. Voglio la voglia desidero il desiderio di spettinarci i capelli desidero la tua sensazione di benessere. Desidero la tua spregiudicatezza, voglio la mia illusione che tutto sia per sempre. Anelo al sorriso iniziale per salutarti con la beffarda occhiata della fine. Inizio, inizio, fine e inizio poi fine e mari inizio e inizo, illusione inizio e fine e inizio……………………….
PLINO

giovedì 29 maggio 2008

E' estate, è tempo di bruciar


Guardando il calendario, siamo ancora in primavera, ma meteorologicamente siamo in estate. Da qualche giorno lo scirocco ha investito l’Italia meridionale e centrale facendo impennare le temperature. In due giorni siamo passati da una primavera grigia e freddina nel pieno dell’estate col caldo di fine Luglio. Immediate le conseguenze, come consuetudine ormai da troppi anni: la preoccupazione dell’effetto sui soggetti più deboli e la sempre presente campagna incendi. Subito si è iniziato in Sicilia con roghi di intensità preoccupante anche per l’incolumità delle persone. Appena il tempo si metterà al bello in Liguria subito si comincerà la sarabanda anche da quelle parti, dopo in Campania e man mano in tutte le altre regioni.

Da alcuni anni sono interessate anche il Trentino e l’Umbria, regioni in cui fino a pochi anni fa questo triste fenomeno era quasi sconosciuto. Grazie a questo anticipo di estate subito è iniziato il teatrino di ogni anno. Privati cittadini o uno delle centinaia di avvistatori (in Campania è stata creata una società ad hoc) segnalano l’inizio di incendio al 1515 e subito si mette in moto l’esercito di addetti . La segnalazione arriva a Roma alla sala radio della protezione civile e da qui viene smistata alla sala radio della regione interessata dall’incendio, dove sono presenti funzionari dei vigili del fuoco e del corpo forestale dello stato.
Dalla sala radio regionale vengono attivate le sale radio provinciali della regione , anche lì insieme a V.V.F.F. e C.F.S. Questi si mettono in contatto con le sale radio della provincia o delle comunità montane o dei comuni o delle associazioni di volontariato che finalmente provvedono ad inviare la squadra sul luogo dell' incendio. Quasi sempre il sito interessato è inaccessibile, allora si chiede l’intervento dell’elicottero, di solito regionale: il funzionario prima di autorizzare il decollo si assicura che le fiamme abbiano un fronte di alcune decine di metri, così , se il mezzo è disponibile e sbrigate tutte le formalità, di solito le fiamme aumentano in modo impressionate per cui l’intervento risulta non risolutivo. Allora si chiede l’intervento dei Canadair, dal settore provinciale si chiede a quello regionale e questi alla sala radio nazionale... nel frattempo il fronte delle fiamme è diventato di centinaia di metri. A questo punto lo spettacolo è completo: l’aereo che carica e scarica bombe di acqua sulle fiamme e l’elicottero che infaticabile continua a portare secchielli ormai inutili. Molte volte l’incendio iniziato la mattina viene contrastato con i mezzi aerei solo nel tardo pomeriggio, così che al calar della sera non è spento e il bosco brucia tutta la notte come è successo l’anno scorso a Casanova. Ormai sono anni che si gira lo stesso film, si comincia in sordina, poi gli incendi aumentano, cominciano le dichiarazioni del capo della forestale che illustra gli espedienti dei piromani per non essere presi mentre commettono l’atto delittuoso. Il politicante di turno con la delega all’ambiente propone di inasprire le pene , contro nessuno, perché non viene preso nessuno, tranne qualche vecchietto sprovveduto che pulisce gli olivi. Anche questo anno si darà il via alla pantomima della lotta agli incendi col risultato di compiere la solita mostruosa tragedia di distruggere migliaia di ettari di bosco. A settembre si parlerà di effetto serra, di surriscaldamento del pianeta, della deforestazione dell’amazzonia o della protezione del cardellino, dopo aver assistito indifferenti allo scempio della natura e alla morte di milioni di animali bruciati vivi.
A chi giova? A pochi che danneggiano i molti, ma purtroppo sono poteri forti, difficili da sconfiggere, ma almeno si deve provare a combattere o almeno a criticarli. Per ridurre gli incendi boschivi, ammesso che si voglia farlo, cosa di cui dubito, basterebbe affidare i boschi agli allevatori della zona chiedendo in cambio di vigilare sui male intenzionati e sanzionarli se sorpresi a pascolare nelle aree bruciate. Modificare la procedura di ingaggio degli elicotteri consentendo l’intervento sull’incendio appena innescato rendendolo risolutivo, lo stesso per gli aerei.
Non penso di essere più intelligente degli addetti ai lavori , è solo questione di interessi, io ci tengo ai boschi, loro ad alimentare e accrescere la mostruosa macchina che hanno creato con nessi e connessi, perciò prepariamoci ad un’altra estate di roghi ed eroici combattimenti con le fiamme.
Don Chisciotte

domenica 25 maggio 2008

Religiosità e spiritualità


Ho letto con molta attenzione i commenti sull’articolo dell’ Infiorata e non posso fare a meno di scrivere alcune cosettine che potranno piacere o non piacere, ma che vanno dette per amore di chiarezza e anche per il diletto di instaurare un dialogo con gli altri. D’altra parte non scrivo per piacere, ma per dire quello che penso.
In quell’articolo, non criticavo nessuno in particolare, come è stato scritto in un commento; mettevo solo in evidenza il diverso modo di sentire la festa oggi. E’ chiaro che ognuno ha un proprio rapporto, molto personale, con il divino, ma è anche chiaro che la nostra festa di Maggio è legata alla religiosità di questo paese.
Credo che sia opportuno far una distinzione tra le parole religiosità e spiritualità anche se il più delle volte si complementano.
Religiosità è quell’atteggiamento o sentimento di devozione legato a una religione, mentre la spiritualità è quell’intimo modo di sentire, portato a dare più importanza alle cose dello spirito che alla realtà materiale.

Be’, io ribadisco che entrambe le cose sono molto cambiate. Nella nostra festa sono entrati tanti di quei fattori consumistici e spettacolari che hanno inquinato lo spirito religioso che la caratterizzava e, allo stesso tempo, hanno offuscato la spiritualità che ne emergeva. Oggi la processione è solo l’occasione di una passeggiata in montagna dove si può chiacchierare con amici che magari non vedi da tanto. Tutto questo non è sbagliato per carità, ma fa passare in secondo piano il vero motivo di una processione che dovrebbe essere un atto di devozione e di preghiera, oltre che una testimonianza di fede. Una volta arrivati al Santuario poi, ci dovrebbe essere silenzio, predisposizione all’ascolto delle messa e invece è un vero e proprio mercato: gente che vende, gente che compra, gente che chiacchiera ad alta voce. Come i mercanti del Tempio cacciati via da Gesù. Non venitemi a parlare di religiosità. Bigottismo il mio? Assolutamente no, è solo usare le parole giuste per le diverse circostanze. Diceva Eduardo de Filippo in una sua famosa commedia: le parole giuste ci sono, e usiamole!
Più che la religiosità che, è vero, spesso sfocia nel bigottismo per mancanza di una corretta formazione religiosa, vorrei mettere in evidenza l’assopimento della spiritualità nella nostra cultura moderna e anche nella nostra comunità. Il materialismo dilagante sta offuscando le menti. Oggi ci si preoccupa di avere i jeans firmati, il telefonino dell’ultima generazione, la palestra che ti snellisce le forme, perché essere bello e in forma è importante e chi è nato brutto e storto può buttarsi a mare, il frigorifero più che pieno, andare di qua, andare di là, fare questo fare quello… Una vita piena di impegni e di cose piacevoli dove non ci si annoia mai e soprattutto ci si diverta sempre. Ritmi impossibili, vorticosi, che non appartengo all’uomo. E ciò che non appartiene all’uomo porta necessariamente alla follia, alla deviazione, alla fine dell’uomo.
La spiritualità, quella vera, necessariamente coinvolge tutta la sfera dell’esistenza. Condiziona i rapporti con gli altri, con l’ambiente e con se stesso. L’uomo animato da spiritualità sa rispettare e sa ascoltare, più che parlare; sa sentirsi parte integrante ed armoniosa della natura e soprattutto, sa stare bene con se stesso perché si conosce e si accetta. Cerca anche il silenzio che gli permette di ascoltare le voci dello spirito più che che quelle della terra. I suoi modelli di vita sono ben nitidi e definiti, il punto fermo della sua esistenza. L’uomo dotato di spiritualità sa in che direzione andare, anche se è una direzione che oggi va controcorrente. Tutto questo sembra noioso?... questione di opinione. In realtà restituisce all’uomo la sua vera essenza, lo riconcilia con se stesso e con ciò che lo circonda, lo trasporta nella giusta dimensione.
L’uomo che vuole vivere nella giusta dimensione, non deve farsi catturare dagli ingranaggi del capitalismo più sfrenato il cui unico scopo è quello di creare sempre nuovi bisogni consumistici. Dalla modernità deve saper prendere solo le cose buone, necessarie all’uomo del mondo di oggi. Tre telefonini? No grazie, me ne basta uno. Jeans da 80 euro? No grazie, mi basta quello di 30. Con i tempi che corrono avere poco e di poco prezzo, è quasi una necessità, ma bisogna crescere pensando che non c’è niente di sbagliato nell’avere il necessario, evitando il superfluo. Le nuove generazioni, che sono le più influenzabili, vanno educate da noi adulti con molta attenzione e non con indifferenza. Per loro bisogna creare continue occasioni di buona crescita e a loro bisogna presentare dei modelli di riferimento positivi a cui attingere. Se non ci si distacca un po’ dallo sfrenato materialismo che ci circonda, siamo destinati a autodistruggerci.
Grillo parlante

mercoledì 21 maggio 2008

Finalmente, il responsabile

Oggi si riunirà per la prima volta il consiglio dei ministri scaturito dalle elezioni di Aprile. All’ordine del giorno due punti, sicurezza e rifiuti di Napoli. Gli organi informativi sia la carta stampata che televisioni hanno dato ampie anticipazioni sulle proposte per risolvere i due problemi che sono giustamente definiti emergenze. Abbiamo sentito di tutto da parte dei velinari di regime che confondono i rom con i lavoratori clandestini o con i turisti comunitari, legalmente in Italia senza visto o permessi vari.

La situazione in termini di legalità di questa nazione è catastrofica, in balia di una vera invasione incontrollata di figuri provenienti da tutte le nazioni sottosviluppate del mondo. Definire emigranti gran parte di questa gente è una ulteriore offesa agli emigranti veri di tutti i tempi compreso i nostri genitori. Per emigrante si deve intendere una persona eroica che si reca in una terra straniera, il più delle volte molto lontana, per lavorare allo scopo di migliorare la sua situazione di vita e quella della sua famiglia.
Alcune di queste persone arrivano viaggiando sul ponte della nave di linea o nel corridoio del treno a volte per giorni muniti di documento identificativo e con un permesso almeno turistico. Gli “ altri” arrivano o con i barconi o attraverso il confine sloveno o dentro camion nascosti tra le merci, commettendo già all’arrivo un reato. Autentici zombi che si aggirano nel nostro paese dediti quasi sempre ad attività illegali, molte volte anche perchè costretti non avendo mezzi di sostentamento. Non si possono nemmeno rivolgere ad associazioni caritatevoli per paura di essere identificati.
Queste persone, in numero tollerabile fino a qualche anno fa, sono aumentate a dismisura negli ultimi tempi subendo un accelerazione spaventosa negli ultimi mesi. Col governo buonista ed ideologico della sinistra si è diffusa l’idea in tutti i diseredati del mondo che in Italia alcuni reati come il furto non sono perseguiti. L’arrivo di questo numero enorme di disperati, obbligati alla illegalità per sopravvivere, ha creato la reazione della gente comune che ne subisce le conseguenze con vere e proprie rivolte. Questa tipologia di immigrati a cui bisogna aggiungere l’arrivo di quasi tutti gli zingari rumeni uniti ai delinquenti indigeni, già abbastanza numerosi , hanno creato l’emergenza criminalità o sicurezza. Di chi la colpa? Non si sa.
L’altra emergenza, paradossale perché dura da quindici anni, è quella dei rifiuti di Napoli. Non c’è bisogno di dilungarsi sull’argomento perché dopo tanti anni è conosciuta da tutti compreso le ingenti somme spese, sic, dalla banda Bassolino. Una riflessione è doverosa, Bassolino ovunque si trova oltre ad asserire di non essere responsabile, se non marginalmente, del disastro campano, sbandiera il fatto che non ha preso soldi dagli appalti miliardari gestiti da lui. Mi auguro che la prossima volta il velinaro di turno che lo intervisterà gli chieda da dove proviene il suo pluridecennale potere. Forse dalla sua simpatia o dalla sua eloquenza?
Di chi la colpa di questa tragedia materiale e morale del popolo campano ? Non si sa. Berlusconi in campagna elettorale si è impegnato a risolvere entrambi i problemi in breve tempo. Con la sua verve di manager (privato) di lungo corso ha convinto tutti di saper risolvere il problema impegnandosi più del necessario. Non era necessaria la convocazione del consiglio dei ministri a Napoli che provocherà le richieste di tutti i bisogni dei napoletani oltre a quella dell’immondizia di cui artatamente è stata acuita la crisi per l’occasione.
Non si dubita del suo impegno per la soluzione delle due emergenze, ma di quello degli altri, forze dell’ordine magistratura e vertici degli enti locali. In caso di mancanza di risultati, non prevedendo alcuna sanzione per questi soggetti, qualunque piano è destinato al fallimento. Già in mattinata il direttore dell’Europeo, uno di quei giornali che paghiamo senza leggere, preannunciava il fallimento senza nemmeno sentire i provvedimenti da adottare. Comunque vada almeno un risultato certamente lo conseguirà, la risposta alla domanda chi è il colpevole delle due emergenze prioritarie per gli italiani cioè criminalità e spazzatura? Silvio Berlusconi.
Tra un paio di giorni o forse già da domani sentiremo ripetere sempre il suo nome come la causa delle nostre principali disgrazie. Bassolino e collega giuliva hanno già stappato lo spumante per festeggiare.


Belfagor

domenica 18 maggio 2008

Onore ai maestri dell’ Infiorata

La Festa di Maggio di Casanova quest’anno ha sollevato non poco polverone tra i giovani per la venuta di Gianluca Capozzi che si esibirà martedi sera in piazza. Tra i pro e i contro Capozzi, e tra i nostalgici dei Landberk, gruppo svedese che, anni fa, fu ospite a Casanova, se ne sono dette di tutti i colori e non sempre piacevoli. Non posso fare a meno di notare che lo spirito della festa è cambiato e si sente.

Oggi ci si preoccupa più dell’aspetto consumistico ed evasivo che dell’aspetto religioso.

I ragazzi delle nuove generazioni sono troppo giovani per cogliere in questa festa lo spirito di profonda religiosità che l’ animava e che ancora esiste nei più anziani, ma devo sottolineare che era molto diversa anni fa, quando non c’erano i tanti interessi economici che oggi ci girano intorno.

Ricordo che la strada per il Santuario era un sentiero pietroso e impervio, dove scorreva anche l’ acqua che veniva giù dalla montagna. Per quel sentiero salivano pregando con fervore tutti i fedeli. Tantissime donne salivano a piedi nudi offrendo alla Madre Santa quel sacrificio e, con umiltà, le chiedevano qualche grazia. Molte donne facevano in ginocchio l’ultimo tratto di montagna, ferendosi e sanguinando, ma non avevano vergogna di mostrarsi così prostrate agli occhi degli altri. Gli uomini, invece, facevano a gara per portare a spalla la statua della Madonna. Andavano di mattina presto in chiesa e legavano il proprio fazzoletto vicino alle barre della base per prenotare la propria partecipazione. E portare la statua su per la montagna, nelle condizioni in cui si trovava la strada, non era cosa semplice! Allora, il rapporto con il divino era diverso: di profondo rispetto, di completa fiducia, di totale abbandono. I nostri nonni sapevano comunicare con il divino in modo schietto e semplice, ma con grande intensità.

Oggi si pensa a ben altro e la dimensione spirituale si è ristretta notevolmente.

Tra le tante cose che sono cambiate in peggio, c’ è però qualcosa di nuovo e di buono: l’infiorata.

L’infiorata è iniziata alla chetichella una trentina d’anni fa, quasi per gioco. L’impegno era oneroso e sembrava dovesse finire, invece è andata avanti senza interruzione per tutti questi anni. Le tecniche e l’organizzazione sono andate sempre più affinandosi e hanno raggiunto ottimi livelli, tanto che l’esecuzione dell’Infiorata è stata ripresa per essere inclusa nel Museo delle Feste e Tradizioni Popolari di Caserta e, ogni anno, c’è qualche televisione privata che viene a fare delle riprese. Quest’anno oltre a Televomero, c’era anche un gruppo di ragazzi di S. Marco di Teano, i quali sono venuti a carpire i segreti dell’Infiorata. Dopo il passaggio della processione, li vedevo tutti a testa in giù intenti ad osservare le varie tecniche d’esecuzione dell’infiorata perché hanno intenzione di iniziare un’avventura simile. Forse dovremmo chiedere il marchio DOP!

Sento il bisogno di ringraziare, a nome di tutta la comunità di Casanova, tutte le persone, giovani e meno giovani, che per la buona riuscita di questa iniziativa, lavorano intensamente per quindici giorni raccogliendo mirto sulla montagna, sfrondandolo la sera sotto i portoni e, ancora, raccogliendo fiori e preparando tutto ciò che è necessario Queste stesse persone rimangono sveglie tutta la notte del sabato della festa per regalare ai nostri occhi un tappeto di fiori di straordinaria bellezza. Bravi e complimenti.

Se Casanova e il Comune di Carinola crescono in popolarità lo dobbiamo anche a loro!

Grillo parlante

mercoledì 14 maggio 2008

167, la Festa di Maggio e' per voi, benvenuti!

Ecco che arriva l’attesa Festa di Maggio: un appuntamento atteso da tutti i casanovesi e non solo, un occasione per rivedere i tantissimi amici che per motivi di lavoro sono sparsi per l’ Italia e oltre. Un momento di grande felicità per tutti noi compaesani che per un volta all’anno si gustano le strade del nostro paese piene di visitatori. Gente che colora le strade di allegria, che riempie i bar con sane e rumorose risate, bambini che corrono alle giostre e tutto ciò che da sempre caratterizza la nostra cara festa di Maggio.

Tutto uguale, tutto nuovo: è questo che garantisce la sopravvivenza della nostra festa paesana che conserva intatto lo spirito di partecipazione. Infiorata, banda musicale, processioni e botti ma, soprattutto Gianluca Capozzi. Io amo Gianluca Capozzi, grazie al quale vedremo le nostre strade piene dei suoi sostenitori provenienti da tutto l’agro aversano e da tutto l’hinterland napoletano. Che uomo, Gianluca Capozzi, con il suo stile inconfondibile da tamarro da rete privata. Che fortuna sentire il martedì della festa una musica così soave, altro che Bennato che per quattro soldi suonerà la stessa sera a Cellole la solita musica. Grazie alla commissione della festa, finalmente Casanova si accoderà agli usi e costumi dell’intera provincia casertana e napoletana, fatta di neomelodici e grezzarie varie, grazie. Capozzi, un nome una garanzia.

Scusate sono tornato in me: per capire chi fosse sto neomelodico ho ascoltato qualcosa e sono stato rapito dalle sue note ma fortunatamente il pranzo e' pronto e le grida di mia madre mi hanno distolto dall’ipnosi neomelodica. Ecco, sono lucido. Non so cosa ho detto fino ad ora ma posso soltanto dire : ma chi cazzo è sto Capozzi e che cazzo viene a fare a Casanova ma non era decisamente meglio Giovanni il barista che ha una bella voce, un ottimo approccio scenico ed è anche un bell' uomo? Capozzi Capozzi si te vedo ti prendo a cazzotti.

Jakualazione Feroce.




lunedì 12 maggio 2008

Poveri Rumeni, Poveri Campani


Quasi con frequenza giornaliera la cronaca nera mette in evidenza crimini di vario genere commessi da rumeni. Ormai è noto a tutti che un numero foltissimo di rumeni si è spostato e stabilito in Italia, sembra che molti di loro siano delinquenti abituali e molti gli zingari. Il re degli zingari di quella etnia in una intervista si è lamentato di essere rimasto quasi senza popolo perché la maggioranza si è spostato in Italia. Ha spiegato anche il motivo di questo esodo in massa verso la nostra terra da parte di un numero così grande di male intenzionati. A suo dire si è sparsa la voce tra i suoi sudditi, ormai ex, che in Italia il furto è tollerato e nel caso si venisse sorpresi a rubare, le pene previste sono di poco conto o addirittura nulle, mentre da loro se non tagliano le mani ci si va vicino.

Inoltre quasi tutti i comuni sono attrezzati con campi nomadi ubicati in posti strategici delle città da usare come basi per attività illecite o al limite della legalità. E' da far notare però che insieme a questi elementi su descritti sono giunti anche lavoratori seri e volenterosi che apportano un contributo determinante per il buon andamento della nostra economia e sono la stragrande maggioranza. Senza dimenticare l'esercito di badanti rumene che sono quasi indispensabili nell'assistenza agli anziani. Questi sono i poveri rumeni che quotidianamente vengono sottopagati, maltrattati e tartassati dalla ottusa burocrazia italiana quando chiedono un permesso o una certificazione. Questa categoria è totalmente ignorata dalla stampa che dedica la propria attenzione esclusivamente alla minoranza dedita al crimine in tutte le varie sfaccettature. Così oltre al sacrificio materiale che devono sopportare per vivere onestamente del proprio gravoso lavoro devono anche subire quello morale. Infatti grazie a certa stampa la parola rumeno è equiparata a delinquente zingaro o prostituta. Come i rumeni, in Italia abbiamo un'altra popolazione sottoposta ad una vessazione simile ed è il popolo campano. Per popolo campano si intende gli abitanti di tutte le province della Campania escluso l'area metropolitana di Napoli conosciuti come “ napoletani”. La popolazione campana per cultura, per tradizione di educazione si dedica quotidianamente al lavoro con dedizione ed onestà. E' da precisare che su cinque milioni di residenti in Campania quattro milioni sono campani e un milione “napoletani”. Questa maggioranza deve convivere col crimine organizzato , comune e politico, servizi inefficienti per tasse esorbitanti obbligata a consumare gran parte dello stipendio solo per recarsi al lavoro. Come i rumeni onesti sulla stampa italiana non si parla di loro ma esclusivamente dei criminali dediti allo spaccio di droga , della raccolta dei rifiuti inefficiente o del potere sospetto di Mastella e Bassolino,così qualunque campano è equiparato al napoletano ovvero delinquente, nel migliore dei casi scansafatiche. Anche la stampa locale tende solo a trattare ed amplificare i fenomeni criminali in ogni forma ignorando il sacrificio giornaliero a cui è sottoposta la parte sana di queste popolazioni che sono la maggioranza. Purtroppo, oltre qualche modesta riflessione come questa, espressa su piccoli blog, sicuramente dal tipo di informazione che vige da noi, non saranno mai presi in considerazione perciò devono rassegnarsi: i rumeni onesti ad essere considerati delinquenti e zingari ed i campani ad essere passati per camorristi e zozzi.
Poveri rumeni onesti , poveri campani!!

sabato 10 maggio 2008

La Tragicomedia dei Sentimenti


“Ma chi ce lo fa fare!”, ovvero, “Inno all’amore”.


Cari lettori, chiedo umilmente venia se non intendo toccare con questo mio post i nobili argomenti in vetta alle classifiche di interesse nel nostro blog. Non parlerò dunque né di Mannillo, né di Berlusconi, né di Monnezza… ma, un bel po’ brilla e un po’ confusa (e chiedo scusa anche per questo!) voglio trattare un argomento evergreen quale, udite udite!, l’AMORE!!!
Si tranquillizzi pure chi suda freddo: non vuole essere questa l’inaugurazione di una nuova sezione sulla scia de ‘LA POSTA DEL CUORE’, anche se ammetto mi sarebbe sempre piaciuto gestire una rubrica del genere…se non altro per sciogliere nell’acido del disincanto i turbamenti amorosi e non di ignari e sfortunati lettori.
Che volete farci: ognuno soddisfa come può il proprio sadismo!!!
Ma veniamo al dunque…sempre che un dunque ci sia!
Oggi, dopo molti mesi, ho risentito una delle mie più care amiche che vive lontano.
Come ben potete immaginare, tra le ciarle femminili al primo posto spiccano inevitabilmente “angosce cardiologiche” quotidiane e avventure con improbabili principi azzurri camuffati da comuni mortali di sesso maschile (o è il contrario???).
Lei mi racconta, quindi, di questo suo nuovo “incontro” col quale è nato un certo feeling.
Mi descrive quanto lui sia meraviglioso, che persona sensibile, matura e intelligente sia e di che perla rara nel duro mondo dei rapporti di coppia abbia avuto la fortuna di incontrare..e via continuando con una profusione di elogi vari (prerogativa squisitamente femminile!) che paiono rasentare l’impossibile.

Alla sua sfilza di lodi, una piccolissima pulce ha cominciato ad insinuarsi pian piano nel mio orecchio e a sussurrarmi insistentemente: “Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però! Vedrai che c’è un però!..”
Mi son salite le lacrime agli occhi tentando di trattenere, abbastanza invano a dire il vero, la mia ilarità…dato che la mia intuizione (anche questa prerogativa femminile per luogo comune) era già andata chilometri e chilometri oltre durante la colorita narrazione.
Mi faccio coraggio, dando finalmente ascolto all’esausta pulce e le dico: “Ok, va bene! Però?”
Prosegue:
“Lui dice di continuo che con me sta benissimo, che sembro la persona giusta per lui, che mi vuole bene e via dicendo…PERO’…non vuole che ci leghiamo!!!
Ti giuro **** (mio nome!), avrei mille volte preferito mi dicesse che gli faccio schifo, o cose del genere!!! Questo è scemo!!! Ma che vuol dire? Uno è GIA’ legato nel preciso momento in cui decide di intraprendere un rapporto del genere! E non è neppure un giovincello! …Ma secondo te sono scema io?!?!”.
Giunta a questo punto non ce l’ho proprio più fatta, nonostante la mia buona volontà, e sono scoppiata in una lunga, sonora, isterica ristata che ha da principio indispettito non poco la mia amica.
In realtà, come le ho poi spiegato tranquillizzandola, ridevo perché con la sua storia lei mi ha involontariamente raffigurato una situazione che attualmente vivo io stessa!
Tanto è vero che le ho chiesto nome e descrizione del principe in questione, temendo un miracoloso caso di ubiquità!
Com’è poi proseguita la telefonata poco importa. La tragedia, o meglio, la “tragicommedia”, è iniziata quando ho riattaccato. Sì, perché è li che è cominciato “l’autointerrogatorio”!
Poco a poco, dal divertimento per le assurde analogie delle due situazioni, sono sprofondata in uno stato malinconico che si è prepotentemente tramutato in rabbia, via via che le domande prendevano corpo.
Ora non voglio parlarvi delle mie prosopopee sentimentali e della fantozziana e persistente sfiga della sottoscritta in tal sfera, anche se, mi ci gioco la mano, vi divertireste da matti tante ne ho collezionate!
Piuttosto, vorrei capire assieme a voi se le mie sono soltanto stupide impressioni, infondate per giunta, o se qualcosa è davvero mutato.
Chiariamoci, non voglio parlare dell’amore con la ‘A’ maiuscola (sarebbe troppo e mi impelagherei in discorsi senza uscita), quanto della “genuinità” dei rapporti affettivi in generale. Ergo, voglio proporre oggi, a voi e a me stessa, una riflessione sul delicato argomento degli “approcci” con l’altro sesso…soltanto fare una serie di domande che non necessariamente hanno chiare risposte.
Mi chiedo allora in primis come mai, oggi, avvertiamo un disperato bisogno di razionalizzare e schematizzare tutto, sentimenti compresi; di dare una precisa “collocazione spazio-temporale” a moti dell’animo che nulla avrebbero di razionale.
Come mai è diventato tutto ad un tratto così fondamentale precisare all’altro: “Questo è il mio spazio, tu puoi arrivare fino a questo limite!”…quasi si temesse la riduzione in schiavitù della propria persona.
Magari mi sbaglio, lo spero tanto anzi, e sicuramente il mio è un punto di vista parziale e non obiettivo…ma ho l’impressione si sia persa quella naturalezza che di certe cose era la prerogativa. Io non vedo più, guardandomi attorno, che so, il piacere dell’imparare a conoscere l’altro un po’ per volta, passo passo, gesto dopo gesto. Non riconosco più il “batticuore”! Non vedo più il sincero e spensierato piacere dello stare assieme di due persone che si trovano bene. C’è sempre, incombente come una spada di Damocle, la paura del legame e di quel che sarà il futuro.
La maggior parte delle storie d’amore porta già scritta nel proprio destino per questo, ancor prima di iniziare davvero, la parola FINE. Come se dividere la vita o parte di essa con una persona sia un grave torto alla propria autonomia, un insulto alla crescita dell’ “io”. Egoismo? In molti casi decisamente, ma altre volte non è così semplice… Paura? Forse. Ma allora perché abbiamo gradualmente sviluppato siffatti timori, che in certi casi specifici rasentano la paranoia? E perché questa forte ritrosia a concedersi, quando lo scambio di sé, il donarsi, è una delle poche gioie che ancora ci rimangono? Paura di ripetere esperienze negative? Niente e nessuno può realmente preservarci da quelle. Perché allora negarsi tutto in partenza nel timore di una possibile sofferenza?
Personalmente vivo i sentimenti nel modo più semplice possibile, in maniera quasi fanciullesca a volte, lo concedo. Se una persona mi piace e ci sto bene, ho voglia di imparare a conoscerla, avidamente, di passarci assieme molto tempo, di lasciare che quel che provo dia i suoi frutti…commestibili o meno!
Ho una profonda nostalgia di tempi e dinamiche che non ho conosciuto, ma che avevano nella spontaneità la propria peculiarità. Ci si innamorava oppure no, ed il resto veniva matematicamente e inevitabilmente da sé, ma senza tutte le sovrastrutture, le congetture e le conseguenti frustrazioni che si incontrano oggi.. niente vie di mezzo.
Io trovo che i sentimenti siano la sola cosa che nel mondo odierno dia un vero senso all’esistenza, la parte più vera dell’animo umano…ma stiamo imparando a controllare e definire pure quelli…(ci voleva un po’ di retorica, no?)!
Ecco.. ma perché?
..Dove voglio arrivare con questo? E che ne so!!!! Se lo sapessi avrei cercato di fare in modo di arrivarci prima possibile!!!
Allora, un po’ come una canzone, dedico queste righe confuse alla mia amica, perché trovi la forza di mandare al diavolo una persona che non sa o non vuole “donarsi”..
..A voi, che purtroppo avete capito di cosa parlo (io ancora non del tutto!) e che vivete le stesse perplessità..
A me stessa, affinché la smetta una buona volta di farmi domande inutili e vada avanti accantonando “l’autoerotismo cerebrale”..
…E infine a voi che, invece, non avete capito un tubo di quel che ho scritto (fortunati!!!!), perché possiate mandarmi a quel paese a cuor leggero!
Viva l’amore!

I'Sotta

I’SOTTA

venerdì 9 maggio 2008

A.A.A. - coscienza ambientalista cercasi


E’ primavera e si sente. L’aria calda e dolce invita a stare fuori, a chiacchierare con i compaesani, a fare lunghe passeggiate nelle strade vicinali per sentirsi più a contatto con la natura che rifiorisce.
Mi piace passeggiare all’aperto, guardarmi intorno e scoprire sempre qualcosa di bello della nostra terra. Mi piace guardare le montagne che rinverdiscono e che mi danno un senso di sicurezza, di appartenenza e mi piace, attraverso di esse, salire verso l’alto perché, insieme al corpo, sale anche lo spirito.
Quando torno da Napoli o da altri luoghi, le riconosco da lontano e sono per me il punto fermo a cui faccio riferimento, come buone nonne che stanno lì a proteggerci e ad aspettarci da sempre.
Le mie montagne. Neanche tanto alte da essere classificate montagne, ma la loro linea morbida e flessuosa è un conforto per gli occhi…. Le vedrò bruciare di nuovo questa estate?

Non tutti, infatti, le amano alle stesso modo. Chi le usa e chi ne abusa…
Forse quelli che le amano di più sono proprio i cacciatori, anche se a loro vengono attribuite colpe che non sempre hanno. Sono i cacciatori che conoscono l’importanza della corretta conservazione dell’ambiente; certamente c’è un interesse di parte, ma almeno ci tengono a tutelare il nostro patrimonio naturale…
Nel corso degli anni ho assistito alle inevitabili trasformazioni che l’ambiente ha subito per cause naturali o da parte dell’uomo e, usando una frase scontata, devo dire che eravamo migliori quando stavamo peggio. Oggi violentiamo con irriverenza l’ambiente che è stato per i nostri padri fonte di sostentamento; forse proprio perché per noi non è più tale. Il rapporto con la terra non è più quello di rispetto ma solo di sfruttamento intensivo ed utilitaristico. La Grande Madre è stata declassata al ruolo di schiava da cui si pretende tanto concedendole ben poco.
E’ inutile dire che tutto ciò è profondamente sbagliato ed è necessario restituire all’ambiente il ruolo che gli spetta.
Il nostro Comune non è purtroppo immune da certi atteggiamenti sbagliati nei confronti dell’ambiente. Anche se le recenti vicende delle ecoballe hanno dato uno scossone alla nostra sensibilità ecologica, siamo ancora ben lontani dal raggiungere un comportamente di civile rispetto per l’ambiente che ci circonda.
Non posso fare a meno di notare l’ inciviltà di alcuni cittadini che, con grande irresponsabilità, abbandonano sacchetti di spazzatura d’ogni genere, o quelli in cui era contenuto il concime, lungo le strade vicinali là dove nessun netturbino li andrà a raccogliere! Il risultato di questo irresponsabile comportamento è che i sacchetti si rompono e rovesciano il loro contenuto dappertutto, deturpando luoghi che dovrebbero essere preservati da qualsiasi tipo di inquinamento. Già ci è stata inquinata Selleccola, ora contribuiamo anche noi cittadini ad imbruttire quello che ancora può essere salvato! Eppure basterebbe così poco! Basta portarsi a casa i sacchetti colmi dei resti delle nostre scampagnate e metterli fuori la porta per la raccolta! Sembra così difficile farlo?...
Oggi abbiamo una nuova Amministrazione che ci ha promesso la tutela e la bonifica del territorio e a cui voglio credere perché c’è in me un bisogno di crederci, ma, allo stesso tempo, non possiamo scaricare tutte le responsabilità sugli amministratori. I primi a tutelare il nostro territorio dobbiamo essere noi, con dei comportamenti corretti e civilmente responsabili.
Dalle pagine di questo blog, invito il sindaco a far ripulire la strada vicinale che porta verso la Creta e, allo stesso tempo, invito tutti i cittadini ad avere più rispetto dell’ambiente in cui viviamo, adottando comportamenti di tutela e difesa e non di aggressione. E chi una coscienza ambientalista ce l’ha già, sia veicolo di formazione e informazione per gli altri, affinchè tutti, e dico tutti, possiamo collaborare alla crescita sempre più civile di questo nostro Comune. Grazie.
Galatea

Siamo tutti troppo Io

Liberatevi. Liberi. Ora. Scacciate l’Io, mandatelo per qualche minuto, basterà forse, in un giardino di sole e spine. Ma, veramente Io ancora devo. ..No, basta ! Di nuovo, strozzatelo in gola. Dunque ora che siamo vicini al giardino entriamoci tutti e lasciamoli li per un pò. "Ritornando alle nostre tribù finalmente ci incontreremo e parleremo nelle strade, dove capita , ascoltando con attenzione quello che gli altri ci vogliono comunicare. Ora che non dobbiamo più subire certe idiozie, possiamo naturalmente comunicare i nostri dubbi al nostro amico, le nostre vedute e confrontarci anche aspramente se è il caso. Non esistono ragioni. C’ è un grosso problema ora. "Certo, ci sono tanti problemi, bisogna risolverli, e se è vero che c’è qualcuno in grado di risolverli, tuttavia sarebbe opportuno che in tanti andassimo lì ogni settimana a farci sentire. Almeno per aggiornarci sulle cose, sugli affari!

"Brava, sono assolutamente d’accordo, ma forse una volta a settimana è un pò troppo, per me basterebbe una volta al mese!
A questo punto una signora appena arrivata s’intromise nella piacevole conversazione ed esclamò, guardando sbigottita le due donne negli occhi: " ma che cazz’ state a dice? Non vi fidate di questi che stanno mò sul comune? Ma che gente siete! Che gente mal –stava per dire, quando la prima signora la interruppe e disse molto ragionevolmente : "mi scusi signora, per adesso abbiamo solo affidato ai nuovi amministratori la gestione della cosa pubblica, tanto che li abbiamo votati, ma interessarsi di quello che ci riguarda, delle decisioni che prendono è cosa ben diversa dal non fidarsi! Per giunta controllare l’operato è un sacrosanto dovere che abbiamo purtroppo dimenticato di svolgere".
"Oh si è proprio vero, sono d’accordo- fece l’altra donna, quasi sull’onda di uno slancio eroico neo-giacobino- e quindi lei dovrebbe sapere che ora noi faremo.., ma non fece in tempo a finire, che a quel punto cominciarono ad uscire gli Io dal giardino, che il Sole stava per tramontare cosi che le spine, sentendosi sole, li fecero tutti fuggire.
Non so come concludere questa storia , perchè non oso rivelarvi la verità su quello che fecero gli Io, dopo il ritorno alle tribù. D’altronde il fato così volle, anche perchè da tempo gli uomini e le donne non sono più artefici del proprio destino.
Il Primo Morto di Sonno Saziato di Vino
il primo morto di sonno saziato di vino

venerdì 2 maggio 2008

Il segreto del Conte Biasox


Erano passati ormai dieci giorni dal suffragio elettorale tenutosi nella contea di Calenum. I valvassori sconfitti avevano incominciato a farsi rivedere in piazza e qualcuno anche in osteria, sfidando sorrisetti e ammiccamenti di qualche servo della gleba più sfrontato.



Il conte Biasox continuava il suo esilio dorato e volontario nella sua villa sulla via Flacca, eretta a picco sul mare, per imitare quella dell’imperatore romano a capri. Quella località da allora viene indicata come Salto di Biasox. Da lì si recava di tanto in tanto dal suo amico Sandrino, il presidente in rosa, ufficialmente per assolvere al suo incarico di responsabile degli acquedotti del regno di Maradonia. In verità gli acquedotti funzionavano anche senza la sua presenza, anzi..


...ma serviva per giustificare il suo lauto appannaggio e per procurare qualche incarico ai valvassini amici. Le altre giornate il conte le passava godendosi il sole, curando le rose del meraviglioso giardino pertinente la sua villa. Un pomeriggio, proprio mentre era intento a godersi i suoi fiori il servitore gli annunciò la visita del suo valvassore più fidato, Don Juan de Bufalarinis. Il conte diede ordine di farlo passare subito e dopo averlo accolto con un abbraccio affettuoso lo fece accomodare in giardino. Don Juan senza perdere tempo lo aggiornò sulle vicende della contea, riferendogli delle feste e degli sfottò degli avversari.

Lo informò dettagliatamente con tono compiaciuto delle difficoltà che Giano de’ Fontanavecchia stava incontrando con i nuovi componenti del gran consiglio della contea per assegnare le varie cariche. Don Juan continuò insistendo sul come e perché di una sconfitta per lui inspiegabile e inimmaginabile anche dagli avversari.
Continuava a chiedere come fosse stato possibile e cosa fosse successo. Il conte Biasox, col tono di chi vuole liberarsi da un peso, dopo aver ripetuto la sua fiducia in don Juan e sulla sua dote principale che era l’omertà, disse che voleva rivelargli un inconfessabile segreto sul suffragio. Esordì ricordandogli l’avviso che un mese prima aveva fatto affiggere nei contadi della contea sull’affare dei cimiteri, fino ad allora tenuto nascosto, aveva inoltre mandato lavoratori stranieri a pulire strade e piazze della contea, irritando così molti servi della gleba che aspiravano a quel lavoro.
Continuò ricordandogli la sua sovraesposizione nella campagna elettorale, quasi incitando le folle contro se stesso e di riflesso contro Antimus Mutus. Don Juan lo guardava a bocca aperta senza comprendere cosa gli stesse dicendo ma intendendo che il conte gli stesse rivelando un suo grande segreto, perciò annuì con la testa invitandolo a continuare. Biasox con il suo tono padronale, continuò rivelandogli che lui aveva scritto quell’insulso programma che Antimus Mutus leggeva, male, ai villici quasi fosse un invito a non votarlo; e che tutti i sotterfugi che aveva messo in atto, li aveva fatti in modo così maldestro che tutti se ne erano accorti, ottenendo l’effetto contrario. Don Juan lo guardava inebetito rifiutandosi di credere a quello che il conte gli stava rivelando e cioè che aveva volutamente procurato la disfatta elettorale. Don Juan ebbe appena la forza di dire, con un gemito, "Ma perchè?" che Biasox, con il suo tono da luminare della politica disse: "Io sono giovane d’età e di spirito non posso abdicare ad altri il mio potere che mi viene direttamente dall’Alto. Ti faccio notare che mio fratello Biasox II, alleato di Antimus Mutus, ha avuto un consenso vastissimo anche senza il mio supporto, infatti non l’ho votato neanche io". Naturalmente Biasox stava pensando che il fratello sarebbe stato il suo naturale successore, oltretutto ben voluto dal popolo.
Il conte vedendo il volto esterrefatto di don Juan disse: "mai possibile che non capisci? Con chi stai? Vuoi o no tornare con me a spadroneggiare nel palazzo della contea?". Don Juan rispose frastornato di sì. "E allora svegliati!!" gli urlò il conte, mettiti al lavoro con gli altri valvassori amici a sobillare i servi della gleba ed anche i valvassori amici di Giano. Create malcontento ed instabilità in modo che si possa arrivare presto ad un nuovo suffragio e il conte Biasox verrà riportato sul trono a furor di popolo, restandovi per tanti e tanti anni.
Don Juan finalmente comprese il segreto che il conte gli aveva rivelato e gli fu talmente grato che il suo viso sembrò quello di una persona di intelligenza normale. Giurò che non avrebbe rivelato a nessuno il segreto e che si sarebbe messo subito al lavoro. Congedandosi si avviò verso la sua fazenda caracollando sul suo destriero, ripensando al segreto del conte Biasox: già si beava rivedendosi seduto nel palazzo al suo fianco col cappello in testa e col grosso sigaro in bocca.



Il Conte del Grillo