Il conte Biasox a bordo della sua carrozza argentata, spinta da venti poderosi cavalli tedeschi, da più di un anno ogni giorno si recava ad espletare il gravoso incarico di responsabile delle acque di Gomorra, (leggi le puntate precedenti sulle gesta del conte Biasox). Da quando aveva ricevuto questo incarico dal suo amico il vicerè Sandrino De Ricchionis aveva dovuto lasciare la sua amata contea di Calenum . Da quel giorno non trovava pace per lo sgarro ricevuto dal duca Giano de Fontanavecchia che contravvenendo alle sue disposizioni si era fatto eleggere reggente. Invece di accogliere l’invito di Sandrino a raggiungerlo a Lourdes, dove si era rifugiato per sfuggire al grande inquisitore che lo voleva arrestare, restò al suo posto. Era passato un anno ed il rancore del conte Biasox aumentava ogni giorno di più insieme al suo desiderio di vendetta. Il suo odio aumentava a dismisura anche perché Giano nella veste di Reggente si muoveva molto bene riuscendo a raggiungere un alto gradimento tra gran parte del popolo. Giano con alcuni interventi indovinati quale la rimozione dei rifiuti che stazionavano nelle strade da anni e con l’assunzione di un po’ di persone allo scopo aveva preso due piccioni con una fava. Era riuscito ad avere un buon servizio e a procurarsi la gratitudine degli assunti. Ma ciò che faceva imbestialire il conte era la disdetta del contratto sui cimiteri con la relativa tassa sui morti che doveva portare un immenso beneficio alle sue casse. Giano appena insediato non solo aveva disdetto il contratto ma aveva fatto capire al popolino il grande imbroglio che Biasox aveva ideato. Se poteva passare sopra alle altre cose su questo il conte Biasox aveva giurato tremenda vendetta. In attesa del momento opportuno aveva tenuto insieme i suoi vassalli, valvassori e valvassini che continuava a foraggiare con qualche prebenda proveniente dal suo nuovo incarico. Le sue truppe erano pronte a rientrare insieme a lui nel palazzo della contea che per tutti era di sua proprietà. L’occasione per vendicarsi si presentò al conte con il bando per l’assunzione di nuove guardie per la sicurezza della contea che il duca Giano aveva fortemente voluto. In un incontro segreto con il suo fidato amico Tigellino, comandante in capo delle guardie della contea, preparò il piano d’attacco contro il detestato Giano. Si accordarono sui nomi dei concorrenti che dovevano risultare vincitori. Prima di tutto favorirono i loro raccomandati tra cu il nipote di Biasox e dopo fecero risultare vincitori amici del duca Giano. Dopo questa operazione fece circolare la voce che il duca Giano avesse personalmente deciso i nomi dei vincitori del bando e che aveva assunto anche il nipote per evitare di essere denunciato al sommo magistrato. Il piano riuscì, appena tutti seppero della cosa si rivoltarono contro Giano in particolare i suoi consiglieri che lo avevano acclamato reggente. L’operazione riuscì così bene che addirittura Massimo De Grimaldellis, che aveva avuto una parte determinante nella elezione del duca, incominciò ad organizzare una forte opposizione. Il duca Giano per far fronte alla situazione convocò immediatamente il gran consiglio della contea mandando un invito personale a tutti ma all’orario prefissato si ritrovò solo nell’immenso salone dove campeggiava ancora il ritratto del conte Biasox. Mentre Giano si disperava, logicamente senza farne avvedere ad alcuno, Biasox si congratulava con sé stesso per l’operazione. Mentre si beava del proprio genio pensava a nuovi sgambetti da fare a Giano in modo da costringerlo alle dimissioni e come conseguenza il proprio ritorno sul trono. In effetti Giano aveva accusato fortemente il colpo e vedeva il castello quasi crollargli addosso per essere rimasto senza nessuno a sostenerlo e quindi cominciò seriamente a pensare alle dimissioni……. Il suo amico cerusico di Santa Cruz, che insieme a lui aveva capeggiato la rivolta contro Biasox, comunque manteneva ottimi rapporti con questi. Si affrettò ad informarlo della crisi profonda in cui versava Giano e Biasox lo ricambiò della bella notizia con un caloroso abbraccio, foriero di una nuova alleanza futura. La stessa informazione fu portata a Biasox dal suo ex ministro delle finanze Abner da SRuosi che le aveva raccolte origliando dietro le porte nei suoi giri giornalieri nel palazzo della contea. Questi non ebbe la stessa accoglienza del cerusico , per due motivi. Primo era andato a riferire in ritardo e secondo Biasox aveva deciso di privarsi dei suoi servigi nella sua futura personale organizzazione del feudo. Continua…… Belfagor
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venerdì 8 maggio 2009
mercoledì 6 maggio 2009
Infanzia negata
Rwanda…Burundi…Congo.
Sono nomi che tutti noi, purtroppo, conosciamo. Ancora abbiamo negli occhi la visione dei massacri perpetrati, delle lunghe colonne di profughi e dei loro campi per rifugiati, dove la fame e le epidemie, ancor oggi, uccidono più della guerra stessa. Sarà difficile cancellare le immagini dei tanti bambini che cercavano, inutilmente, di ottenere un po’ di latte da seni vuoti e avvizziti o dimenticare gli sguardi supplichevoli di tante mamme che imploravano un aiuto, che raramente arrivava.
Dove erano in quei momenti i Potenti del mondo? Riuniti intorno ad inutili tavole rotonde, dove si discuteva sul come intervenire per far cessare massacri, il cui ricordo peserà per sempre sulle loro e nostre coscienze.
*************
Mi trovavo in Zambia, nazione confinante a nord ovest con il Congo e, sui giornali locali, leggevo le notizie che riferivano, parlando delle lotte mai cessate, d'interessi stranieri in queste aree martoriate. Paesi dell'area, ma tra le righe era chiaro anche il riferimento al mondo occidentale. Scrivevano di accordi per lo sfruttamento del sottosuolo che, anche se in forma trasversale, finanziavano l'una o l'altra fazione in lotta. Stranamente nessun articolo accennava a guerre causate per motivi etnici.
Questo m’incuriosì e mi portò, durante un periodo passato nelle vicinanze di un campo profughi a Mwinilunga, al confine con il Congo, a voler approfondire quanto di vero c'era in ciò che avevo letto.
Una domenica mattina notai un gruppo di bambini che si stava avvicinando. Era evidente che provenivano dal campo profughi alla ricerca di cibo e questo mi fornì l'occasione per cercare di conoscere qualcosa del loro passato. Chiamai un amico, anche lui profugo dal territorio dei Grandi Laghi, a farmi da interprete.
Naturalmente pensammo per prima cosa a dare loro del cibo e delle bevande vitaminiche e qui ebbi la prima grande sorpresa. Il cibo (pane, biscotti, frutta e succhi) venne da loro diviso in parti assolutamente uguali; ognuno ne mangiò una certa quantità (meno della metà) e poi chiesero della carta per conservare quanto rimasto. Domandai se intendevano consumarlo durante la giornata… la risposta mi lasciò allibito. "No" dissero "questo è per i nostri compagni che sono rimasti al campo". Mi affrettai a dare loro altro cibo e cominciai a porre delle domande.
Il mio amico mi aveva già fatto notare la loro appartenenza ad etnie diverse e allora chiesi a ciascuno il Paese di provenienza: Rwanda. Tre di loro erano Tutsi e quattro Hutu. Anche i loro amici rimasti al campo appartenevano a queste due etnie e allora mi sorse spontanea una domanda "Ma come, gli Hutu e i Tutsi non sono nemici?". Domanda stupida, lo so, ma ero curioso di sentire la loro risposta… che non venne. Arrivò invece una risata e, probabilmente, si chiesero se ero tutto sano di mente.
Rimasi con loro per alcune ore e mi raccontarono d'essere soli, avendo perduto i famigliari… o perché uccisi o per averne perso il contatto durante le centinaia e centinaia di chilometri percorsi a piedi, attraversando la savana e nascondendosi nella foresta, nutrendosi di quel poco che riuscivano a trovare. Mi dissero anche che molti dei loro compagni non erano riusciti ad arrivare per colpa delle malattie, della mancanza di cibo o, in alcuni casi, perché non si erano nascosti abbastanza bene.
Chiesi come vivevano nei loro villaggi o città. Nessuno di loro fece cenno a rivalità tra la loro famiglia e quella del vicino, anche se d'etnia diversa. Certamente esistevano difficoltà, però solo dovute a ragioni economiche o sanitarie… ma questo non era un fattore di divisione, anzi… in caso di bisogno si poteva contare sull'aiuto del vicino (fa parte della loro cultura, specialmente nei villaggi).
Mi raccontarono degli orrori cui avevano assistito… genitori massacrati, sorelle stuprate e, per i più fortunati, la fuga. L’arruolamento coatto di molti dei ragazzi che non riuscirono a fuggire, mandati a combattere contro i loro ex vicini, con fucili più alti di loro. La fame e le punizioni che sempre incombevano verso chi non dimostrava solerzia nell’uccidere.
L'ultima domanda che rivolsi loro era diretta a conoscere i motivi per i quali erano stati obbligati a lasciare le loro case. "La guerra" risposero. "Ma perché questa guerra?" "Non lo sappiamo".
Il mio incontro terminò qui, ma non crediate che queste risposte provenissero da "bambini"… sono venute da “adulti” con il corpo e l'età di un bambino, troppo presto obbligati a diventare "grandi".
Probabilmente molti di voi continueranno a pensare che la responsabilità di quanto successo sia da attribuirsi esclusivamente agli abitanti di queste Regioni, alla loro "ignoranza" nel permettere a criminali assetati di potere e ricchezze di trascinarli in guerre fratricide. Io continuerò a credere che una grande responsabilità di quanto è accaduto, accade e continuerà ad accadere, è di quella parte del mondo che si definisce "Civile" e che guarda a questi popoli soltanto come fonte di sfruttamento, riempendosi la bocca con parole come "Democrazia" e "Giustizia" senza conoscerne il significato o, meglio, dimenticandolo volutamente.
Quando sentiremo parlare di nuove guerre in Africa o in altri continenti e, purtroppo, questo succederà finché continueremo a “credere” di essere i padroni del mondo, cerchiamo di andare oltre le notizie che ci sono fornite dai Media. Cominciamo a far sentire anche la nostra voce… contro le armi, contro gli aiuti dati a Presidenti corrotti, contro quelle aziende che, camuffandosi da colomba, pensano soltanto al loro tornaconto.
La foto che vedete sono dei bambini di cui ho parlato: due di loro sono stati obbligati a combattere, una di loro ha dovuto fare "compagnia" ad un soldato. Guardate i loro occhi: sono occhi Hutu e Tutsi, ugualmente feriti. Albino
lunedì 4 maggio 2009
Il ritorno del “vecchio”….
Ci risiamo, a Carinola non si fa in tempo a fare qualcosa che il giorno dopo sono subito pronte le polemiche i sospetti e le accuse. Ma andiamo con ordine….
Circa un mese fa l’Amministrazione comunale sbandierava con orgoglio ai quattro venti il nuovo bando di concorso per l’assunzione di nuovi Vigili Urbani, sottolineando che una nuova promessa era stata mantenuta. Dopo circa un mese però, il giorno dopo gli scrutini, lo scenario è di colpo cambiato, il Sindaco dai giornali affermava: “se verrà approvato il bilancio verranno chiamati i primi 14 vigilini, sempre che il ricorso dei consiglieri di opposizione non sia fondato”. Ebbene come avete potuto notare è apparso un “se” che un mese fa non c’era, ma perché? C’è forse qualcuno che minaccia di non votare il bilancio se si assumono i vigili forse? E perché dovrebbero farlo quando fino a poco tempo fa per loro era un vanto questo concorso? La risposta è tutta nei risultati del concorso, risultati che hanno visto venire meno molte “speranze” da parte di giovani che dopo avere studiato e quindi essere stati assicurati dai propri “libri” di farcela, sono rimasti delusi! Per non parlare poi del povero Mario che dopo avere accettato di prendersi tutte le responsabilità del concorso ora si trova travolto dalle polemiche.
Ricapitolando: Il Sindaco dopo il concorso si trova con il problema di approvare il bilancio ed includervi i risultati del concorso per poi procedere alle assunzioni; I ragazzi che hanno superato i quiz dopo la felicità della “vittoria” ora sono preoccupati che rimanga tutto fermo; Mario, come detto, è sommerso da accuse e polemiche, mentre il resto della maggioranza è sommersa da dubbi atroci.
Ma allora chi ha davvero vinto questo benedetto concorso? Semplice…..il “Vecchio”!!
Perché da un lato con il concorso c’entra ben poco, ma dall’altro visto i risultati che politicamente sono nettamente a suo favore, quei “malpensanti” dei suoi nemici hanno iniziato con attribuire ogni vincitore ad un politico, disegnando così un vero e proprio accordo bipartizan, o meglio tripersonam (Gennaro Mario e Pasquale), e quindi minacciano guerra sul bilancio, perché si sentono tutti esclusi da un banchetto al quale avrebbero voluto partecipare, ma soprattutto al quale sono convinti si sia seduto il Vecchio al posto loro.
Ing. Rompillo
venerdì 1 maggio 2009
Il trucco c'è... e si vede..
Grazie comandante per la tua trasparenza, per aver messo a tacere tutti quelli che vedono il marcio in tutto e in tutti che, forse, invidiosi della tua rettitudine, della tua etica e onestà professionale non riescono proprio ad ammettere che tu, puro e limpido come l’acqua delle sorgenti zampillanti alpine, hai fatto semplicemente il tuo dovere senza guardare in faccia a nessuno ( ma solo a chi sapete voi). Anche il sindaco Mannillo non riesce a farsi capace di tanta onestà intellettuale tanto che non può che inchinarsi e dire, grazie. Si proprio lui il dinoccolato Gennarone che tante te ne ha dette alle spalle e in pubblico, ma mai in faccia, non può che togliersi il cappello e imparare da uno come te, come si riesca ha partorire un’operazione travagliata, meticolosa, sudata, contrastata, complicata, insperata, ma che alla fine, dopo tutto ha veramente accontentato tutti ma soprattutto i vincitori. E che se ne dica che alcuni dei selezionati sono figli di vigili. E quindi? Anzi meglio è una cosa di sangue sentita dalla nascita, e poi vuoi mettere che si risparmia anche sulle divise? Per non parlare poi dei soliti maliziosi che vigliacchi e infimi sostengono che tutto era già deciso e che molti anche quelli di fuori sede sono cambiali politiche doverose sia per le passate amministrative sia per le prossime manovre future. I nuovi vigili carinolesi abbracciano tutte le frazioni ma soprattutto tutti i partiti ehm scusate volevo dire tutti i cittadini che sicuramente si sentiranno più sicuri per le nuove e giovani leve arrivate a dar manforte al santo comandante Tuozzi esempio di legalità e serietà. Proprio lui che all’ultimo concorso li ha bocciati tutti perché non idonei mentre oggi eccoli tutti e 14 i provetti vigili.
Comunque, per chiudere per bene questa sporca operazione, che vi ha finalmente ripagato agli occhi di chi ancora si affida come un cieco al bastone alla vostra politicuccia, sappiate, tutti voi che avete sguazzato in questa faccenda, che avete spaccato la misura. Tutti a braccetto andrete, nei vari bar, con bicchieri stracolmi della vostra sfacciata sete di marciume, di quei consensucci che sognate a prima mattina e che inevitabilmente ormai vi tormentano e vi logorano occhi, bocca ,mani e perfino il naso. Quel circolo vizioso che imperterriti continuate a far girare vi inghiottirà e con voi purtroppo anche i molti che sotterraneamente sperano e si illudono ad ogni levarsi del sole di non vivere a Gomorra. Ma la realtà è dura e sputa in faccia la sua verità ad ogni occasione e la vostra saliva diventa inevitabilmente più strafottente e acida di giorno in giorno.
Ten years after
Quando le donne usano il cervello
Chissà perché è sempre colpa della sinistra quando i piani del Premier Berluska incontrano qualche ostacolo. Tutto il male viene dalla sinistra, tutto il bene viene dalla destra. Secondo lui, anche sua moglie Veronica è stata influenzata così pesantemente da certa stampa di sinistra che non ha avuto remore a dire che le probabili candidate del Pdl alle europee sono delle stronzette e offendono la dignità di donne che per il bene del paese si sono impegnate sul serio.
Come si permette la signora Veronica di usare il cervello per conto suo! In questo Bel Paese, dove la maggior parte dei cervelli sono stati omologati a quello del number one, proprio lei si permette di pensare autonomamente? Ma non è accettabile!
A dire il vero, mi sono sempre chiesto come faccia una donna intelligente e indipendente come lei
a vivere fianco a fianco ad un uomo simile senza sentirne la nausea, il viscidume. Senza desiderare di scappare.
Vuoi vedere che quel momento è arrivato?
A furia di subirne i sorrisetti sarcastici, di vederne le scelte plateali, di sentirne magari le sfuriate prepotenti, la primadonna si sarà resa conto che quella mezza cartuccia d’uomo che ha al fianco non è altro che un comico da avanspettacolo di bassa lega, uno di quelli che vogliono far ridere a tutti i costi anche quando piangono; uno di quei venditori di fumo e di illusioni tanto pericolosi per la povera gente veramente colpita da disgrazie e da problemi pratici, che andrebbero risolti in ben altro modo, e che a certe bugie si aggrappa pur di avere una speranza qualsiasi.
La sua ultima arena è L’Aquila. E’ là che sta dando il meglio della sua esibizione mediatica, sfruttando l’inconsapevole collaborazione dei terremotati abruzzesi che gli fanno da spalla in questa sua performance. I poveri abitanti di Onna sono diventati i burattini preferiti di questo teatrino e vengono continuamente messi in mostra come gli ultimi sopravvissuti di una specie in via d’estinzione, ma di ricostruzione vera e propria, nisba! Forse si farà prima o poi, ma per ora devono servire allo scopo e subirsi la continua presenza di persone troppo caritatevoli e poco costruttive.
Poi arriveranno i ‘grandi’ del G8 ad accarezzarli come cagnolini a cui dare l’ossetto per farli stare buoni e a mostrare al mondo quanto sono solidali con i meno fortunati.
Se qualche abruzzese più temerario grida al nostro eroe “vattene buffone, non tornare più in Abruzzo” come è successo a Napoli, altra arena di spettacolo, allora la Digos è lì pronta a zittire chi cerca di ostacolare la sua bella esibizione. Ciò che deve trasparire sono solo i consensi della gente, le accoglienze plateali, gli applausi. Tutto il resto va cestinato.
Molto si parla dell’ottima organizzazione della Protezione Civile, del pregevole lavoro che svolgono volontari e vigili del fuoco, degli spettacolini per bambini fatti per alleggerire il trauma del terremoto, ma ben poco si parla di responsabilità nel crollo degli edifici pubblici, delle ditte costruttrici, degli ingegneri che hanno progettato e supervisionato. E’ in atto un ennesimo insabbiamento? Sembra proprio di si…
In Italia ci sono più cose sotto la sabbia che sopra!
Ma torniamo all’allestimento dello spettacolo europeo che il Berluska sta preparando.
Tempo fa disse che alle europee avrebbe candidato solo gente “altamente qualificata….capace di difendere i nostri interessi” Be’, forse voleva dire i ‘suoi’ interessi.
Ogni tanto si concede qualche lapsus.
Promessa mantenuta? Mah! Vediamo chi sono le persone “altamente qualificate capaci di difendere i ‘nostri’ interessi” in selezione per la candidatura europea.
Barbara Matera, letterina di Mai dire domenica e comparsa in Carabinieri; Eleonora Gaggioli, attricetta che ha partecipato a serie televisive come Don Matteo e Elisa di Rivombrosa; Camilla Ferranti, impegnata nella soap opera italiana Incantesimo; le gemelle De Vivo, provenienti da L’isola dei famosi; Angela Sozzio, proveniente dal Grande Fratello. Eccole le persone ‘altamente qualificate’ a difendere gli interessi del premier perché, come lui, sono disposte a tutto. Tutte donne.
La signora Veronica, che evidentemente le conosce bene, non è riuscita a tenere la bocca chiusa e da vera signora quale deve essere, nonostante lei stessa sia stata attrice, non se la sente di acconsentire alle scelte del marito e mettere delle decisioni importanti in mano a delle bamboccione disposte a farsi tirare i fili da Mangiafuoco pur di arrivare.
Pensate davvero che vengano candidate perché altamente qualificate? Ma no… perché prenderanno i voti del vastissimo popolo dei vari Grande Fratello, L’Isola dei famosi e porcherie simili.
E’ questa l’Italia che sogna Mr. Berluska: un palcoscenico pieno di stelline e di lustrini dove il primo attore sarà sempre e solo lui e dove i problemi (quelli veri) della gente (quella vera), possono tranquillamente aspettare.
Winterhawk
mercoledì 29 aprile 2009
Cavalca l'Honda
Oggi è il giorno fortunato
per chi molto ha già sperato,
ma non sa, povero allocco,
che non caverà un baiocco.
Se ha già preso il patentino
per l’innocuo motorino,
non ha fatto un buon affare
pur se ben lo sa guidare,
tutto ciò non lo confonda:
deve cavalcare l’Honda!
Quella anomala, diversa
un po’stronza, un po’ perversa
che travolge, e mai ha rimorso,
chi gli ostacola il percorso,
che si intrufola spietata
dove trova l’abbuffata,
perché quella che controlla
è una pancia mai satolla;
chi non ha niente da offrire
può mollare e scomparire.
I giochetti son già fatti:
pochi qui saran gli eletti
che con fulgido sorriso
entreranno in paradiso
dove i santi sono tanti
ma chi conta è un soltanto.
Oggi il più miracoloso,
con potere prodigioso,
non è certo San Gennaro
ma San Mario, il carbonaro.
Pasquino
domenica 26 aprile 2009
sciacallaggio e…. SCIACALLAGGIO
Tra la variegata fauna che si aggira tra le macerie del terremoto in Abruzzo, la specie peggiore è sicuramente quella degli sciacalli. Ce ne sono essenzialmente di due tipi.
C’è un primo tipo: gli sciacalli, sono facilmente riconoscibili: sono quelli che di notte si aggirano tra i cumuli di calcinacci, tra i solai crollati delle abitazioni sventrate, fra le travi in bilico, tra le mura che stanno ancora in piedi per scommessa e su cui si accettano scommesse, visto che lo “sciame sismico” (ohibò!) non è ancora finito.
Certo, la turpitudine dell’animale “homo” non conosce confini! Però questa prima specie di sciacalli a volte rischia la vita, girando, rovistando, grufolando tra quelle macerie, fra quelle mura in bilico che possono crollare inopinatamente sulla testa mentre sottraggono denaro, gioielli o quant’altro, ai morti ed ai vivi che non hanno il coraggio di tornare fra quello che resta delle loro abitazioni.
Potrebbe essere che una percentuale di questi sciacalli, 1 o 0,50% , lo faccia per FAME? Possibile, anche se poco probabile:
C’e poi un secondo tipo: gli SCIACALLI. Sono i più pericolosi.
Perché?
Perché sono una specie mutante e opportunista, che si traveste e si camuffa sotto i veli impenetrabili e compiacenti di certa informazione.
Difficile riconoscerli subito, perché loro non rovistano, non grufolano ma si aggirano tra le macerie in blazer blu scuro e maglioncino nero, in giacca e cravatta, in maglioncino blu e bianco , a volte in sottana nera e papalina viola. Spesso sfoggiano sorrisi a sessantaquattro denti; non fidatevi, perché dietro la prima è celata una seconda fila, ma non sono denti, sono zanne affilate fatte per divorare, anche i morti.
Loro non rischiano la pelle, tutt’al più qualche applauso. A differenza del primo tipo, i loro atti di sciacallaggio sono dettati, in toto, dalla fame: FAME DI POTERE.
Esiste un metodo per riconoscerli?
Purtroppo no, sono come i terremoti, si riconoscono solo dopo gli eventi.
Però li troverete tutti in prima fila, soprattutto ai funerali. A volte qualcuno sembra che pianga.
Hanno al loro servizio una torma di animali spazzini i quali hanno il compito di fare pulizia degli avanzi di carogna che si lasciano alle spalle.
Chi sono questi spazzini?
Sono i giornalisti di certi quotidiani, settimanali, rotocalchi, mensili, di certi telegiornali. Sono i direttori di alcuni telegiornali pubblici e privati, i conduttori di alcune trasmissioni televisive, i buonisti, i falsi moralisti, arcivescovi che “cristianamente” non perdonano a vignettisti blasfemi. Tutti quelli che per loro deontologia dovrebbero fare “Pubblica Informazione”.
A loro gli SCIACALLI offrono il premio di spartirsi la carogna della VERITA’, perché questa non generi puzza quando comincia ad imputridirsi.
Dal primo tipo: gli sciacalli, non dobbiamo difenderci, ci pensano le Forze dell’ Ordine.
Dal secondo tipo invece dobbiamo difenderci, eccome, per non esserne divorati.
Come?
Ascoltando tutto e tutti, ma non con le orecchie. Leggendo, osservando, di tutto e di tutti ma non con gli occhi. Usando una unica parte del corpo che fortunatamente qualcuno sembra ancora possedere: la testa.
Alla fine denunciando, quando c’è da denunciare. Parlando quando c’è da parlare.
Così come fa il popolo dell’Aquila.
Peccato che quando lo fa non trova spazio sui media ufficiali, sui quali non ha voce se non per applaudire e ringraziare.
Questa gente solo sulla rete può urlare la propria verità e riappropriarsi della propria dignità.
Seguitela!!!
Abbiamo assistito, prima, ad un autocelebrarsi ed in seguito ad un ignobile quanto ridicolo rimpallarsi di responsabilità tra Enti Locali, Centrali, Istituzioni e gli stessi vertici (e ribadisco vertici) della Protezione Civile, alla fine qualcuno ha incominciato a scuotersi dal torpore.
Qualcuno ha incominciato a parlare, sia pure per pararsi il culo.
Incominciano a spuntare telegrammi, si incomincia a parlare di verifiche non fatte o fatte non si sa da chi, di disastro annunciato e sottovalutato.
In tutto questo merdaio, il mio sconfinato “amore cristiano” và ai ragazzi della Casa dello Studente, che hanno visto estrarre i loro compagni “sfrittellati” (come ha detto con rabbia una di loro), da sotto le macerie e che oggi si sono costituiti Parte Civile.
Và a quei genitori che hanno mandato i loro figli a studiare ed hanno dovuto andare a riconoscerli da morti, anche questi genitori si sono costituiti Parte Civile, a tutta la gente d’Abruzzo che si è costituita Parte Civile in un processo ancora contro “Ignoti”.
A tutti loro “cristianamente” mi sento di dire: NON PERDONATE!!!
Non fate sconti, a nessuno, perché nessuno merita il vostro dolore di giovani vite troncate, di padri sopravvissuti ai figli. In quel processo, oggi ancora contro “Ignoti”, chissà che un PM con gli attributi giusti al posto giusto e libero da corruzione e pastoie politiche non riesca ad imputare facce molto note. Alla fine dovrà pur esserci un barlume di verità e di giustizia, e chissà che tra le maglie di una giustizia giusta non resti intrappolato, oltre agli sciacalli, anche qualche SCIACALLO.
Jack lo Squartatore
C’è un primo tipo: gli sciacalli, sono facilmente riconoscibili: sono quelli che di notte si aggirano tra i cumuli di calcinacci, tra i solai crollati delle abitazioni sventrate, fra le travi in bilico, tra le mura che stanno ancora in piedi per scommessa e su cui si accettano scommesse, visto che lo “sciame sismico” (ohibò!) non è ancora finito.
Certo, la turpitudine dell’animale “homo” non conosce confini! Però questa prima specie di sciacalli a volte rischia la vita, girando, rovistando, grufolando tra quelle macerie, fra quelle mura in bilico che possono crollare inopinatamente sulla testa mentre sottraggono denaro, gioielli o quant’altro, ai morti ed ai vivi che non hanno il coraggio di tornare fra quello che resta delle loro abitazioni.
Potrebbe essere che una percentuale di questi sciacalli, 1 o 0,50% , lo faccia per FAME? Possibile, anche se poco probabile:
C’e poi un secondo tipo: gli SCIACALLI. Sono i più pericolosi.
Perché?
Perché sono una specie mutante e opportunista, che si traveste e si camuffa sotto i veli impenetrabili e compiacenti di certa informazione.
Difficile riconoscerli subito, perché loro non rovistano, non grufolano ma si aggirano tra le macerie in blazer blu scuro e maglioncino nero, in giacca e cravatta, in maglioncino blu e bianco , a volte in sottana nera e papalina viola. Spesso sfoggiano sorrisi a sessantaquattro denti; non fidatevi, perché dietro la prima è celata una seconda fila, ma non sono denti, sono zanne affilate fatte per divorare, anche i morti.
Loro non rischiano la pelle, tutt’al più qualche applauso. A differenza del primo tipo, i loro atti di sciacallaggio sono dettati, in toto, dalla fame: FAME DI POTERE.
Esiste un metodo per riconoscerli?
Purtroppo no, sono come i terremoti, si riconoscono solo dopo gli eventi.
Però li troverete tutti in prima fila, soprattutto ai funerali. A volte qualcuno sembra che pianga.
Hanno al loro servizio una torma di animali spazzini i quali hanno il compito di fare pulizia degli avanzi di carogna che si lasciano alle spalle.
Chi sono questi spazzini?
Sono i giornalisti di certi quotidiani, settimanali, rotocalchi, mensili, di certi telegiornali. Sono i direttori di alcuni telegiornali pubblici e privati, i conduttori di alcune trasmissioni televisive, i buonisti, i falsi moralisti, arcivescovi che “cristianamente” non perdonano a vignettisti blasfemi. Tutti quelli che per loro deontologia dovrebbero fare “Pubblica Informazione”.
A loro gli SCIACALLI offrono il premio di spartirsi la carogna della VERITA’, perché questa non generi puzza quando comincia ad imputridirsi.
Dal primo tipo: gli sciacalli, non dobbiamo difenderci, ci pensano le Forze dell’ Ordine.
Dal secondo tipo invece dobbiamo difenderci, eccome, per non esserne divorati.
Come?
Ascoltando tutto e tutti, ma non con le orecchie. Leggendo, osservando, di tutto e di tutti ma non con gli occhi. Usando una unica parte del corpo che fortunatamente qualcuno sembra ancora possedere: la testa.
Alla fine denunciando, quando c’è da denunciare. Parlando quando c’è da parlare.
Così come fa il popolo dell’Aquila.
Peccato che quando lo fa non trova spazio sui media ufficiali, sui quali non ha voce se non per applaudire e ringraziare.
Questa gente solo sulla rete può urlare la propria verità e riappropriarsi della propria dignità.
Seguitela!!!
Abbiamo assistito, prima, ad un autocelebrarsi ed in seguito ad un ignobile quanto ridicolo rimpallarsi di responsabilità tra Enti Locali, Centrali, Istituzioni e gli stessi vertici (e ribadisco vertici) della Protezione Civile, alla fine qualcuno ha incominciato a scuotersi dal torpore.
Qualcuno ha incominciato a parlare, sia pure per pararsi il culo.
Incominciano a spuntare telegrammi, si incomincia a parlare di verifiche non fatte o fatte non si sa da chi, di disastro annunciato e sottovalutato.
In tutto questo merdaio, il mio sconfinato “amore cristiano” và ai ragazzi della Casa dello Studente, che hanno visto estrarre i loro compagni “sfrittellati” (come ha detto con rabbia una di loro), da sotto le macerie e che oggi si sono costituiti Parte Civile.
Và a quei genitori che hanno mandato i loro figli a studiare ed hanno dovuto andare a riconoscerli da morti, anche questi genitori si sono costituiti Parte Civile, a tutta la gente d’Abruzzo che si è costituita Parte Civile in un processo ancora contro “Ignoti”.
A tutti loro “cristianamente” mi sento di dire: NON PERDONATE!!!
Non fate sconti, a nessuno, perché nessuno merita il vostro dolore di giovani vite troncate, di padri sopravvissuti ai figli. In quel processo, oggi ancora contro “Ignoti”, chissà che un PM con gli attributi giusti al posto giusto e libero da corruzione e pastoie politiche non riesca ad imputare facce molto note. Alla fine dovrà pur esserci un barlume di verità e di giustizia, e chissà che tra le maglie di una giustizia giusta non resti intrappolato, oltre agli sciacalli, anche qualche SCIACALLO.
Jack lo Squartatore
giovedì 23 aprile 2009
Diplomazia vuol dire ipocrisia
L’altro giorno a Ginevra, in modo frettoloso e inusuale, è stato approvato il documento conclusivo della Conferenza Mondiale sul razzismo. Come tutti hanno potuto sentire dai telegiornali, la conferenza è stata segnata dall’intervento del presidente dell’Iran, definito detestabile per gli occidentali, ma eroico per i musulmani. Questi ha tra le altre cose definito Israele uno stato razzista e criminale per il genocidio dei palestinesi e per la continua negazione dei loro diritti più elementari. (per il testo completo clicca qui)
Alle sue affermazioni, i rappresentanti di alcuni paesi occidentali si sono allontanati dall’aula in segno di protesta. L’Italia non ha proprio partecipato in quanto ormai con questo governo e’ di fatto uno stato satellite di Israele. Il capo del governo, con il suo lacchè il ministro degli esteri, si affannano a giustificare il loro atteggiamento con nobili motivazioni, ma tutti gli addetti ai lavori sanno che è dovuto ai voti della lobby ebraica romana e dagli ingenti affari che li tiene legati soprattutto nel campo dell’editoria.
In verità il presidente iraniano non fa niente per rendere più presentabili le sue idee, ed anche il suo laido aspetto fisico e il suo vocabolario certamente non aiutano . Il suo modo di comunicare è sempre rivolto ai suoi sostenitori invece che agli ascoltatori del momento, come se stesse sempre nella piazza di Teheran. Questo tuttavia non può bastare per emarginare una grande nazione, solo perché i suoi dirigenti non condividono la politica espansionistica di una piccola entità creata con la forza. Se gli atteggiamenti delle grandi potenze mondiali non fossero dettate dall’ipocrisia, si potrebbe proporre una commissione di inchiesta internazionale per verificare la veridicità delle dichiarazioni fatte. Si andrebbe a verificare se è vero che gli israeliani hanno massacrato migliaia di donne e bambini nei bombardamenti di Gaza. Se, nel rispetto delle leggi internazionali, tutti gli abitanti dello stato di Israele godono degli stessi diritti civili e politici, indipendentemente dalla razza e dalla religione. Si potrebbe verificare se nel governo sono presenti ministri razzisti come quello che predica l’esilio di tutti quelli che non sono ebrei e che minaccia di distruggere gli stati confinanti con le atomiche. Si potrebbe verificare se è vero che oltre a centinaia di ordigni nucleari Israele possieda ed usi armi non riconosciute dalle convenzioni internazionali; verificare se rispetta le risoluzioni delle Nazioni Unite….. Se, dopo tutte queste verifiche, si riscontrasse che nessuna di queste affermazioni o gran parte di esse risultassero false, allora e solo allora si dovrebbe aggredire chi le ha fatte. Non solo condannare lui ma applicare al suo paese le sanzioni più gravi senza escludere l’opzione militare. Nel caso in cui però le accuse risultassero fondate, bisognerebbe indurre Israele ad adeguarsi ai dettami e ai principi legali e morali della comunità internazionale.
Non si comprende perché si considera questo stato come appartente all’ ordine degli stati democratici, per legge imposta, e chi non la rispetta rischia l’isolamento o di essere paragonato a Hitler. Come si fa a non comprendere che il permanere di tale situazione è una minaccia seria e costante per la pace mondiale?
Ma forse lo sanno benissimo e rotolandosi nella loro meschina ipocrisia vogliono che ci siano conflitti perenni. Come al solito hanno ragione questi mercanti di morte, ed infatti l’unica voce in attivo della finanza mondiale in questo periodo di crisi nera è il commercio delle armi, che ha avuto anche nell’ultimo anno un fortissimo incremento.
Eforo
martedì 21 aprile 2009
Processi mediatici
Gira voce … che il maxi processo Cassiopea contro politici e imprenditori che hanno avvelenato la Campania e chissà che altro.., stia per andare in prescrizione perché non si riesce a fare neanche l’udienza preliminare. Chissà perché?....
Nonostante i vari Gomorra, Biutiful Cauntri ecc., che hanno denunciato al mondo intero, quello che le ecomafie hanno combinato in Campania, adesso tutti i riflettori sembrano spegnersi (ammesso che si siano mai accesi) intorno al problema.
I mezzi mediatici italiani sono giustamente più interessati a lasciare spazio alla cronaca quotidiana dei vari processi Chiara Poggi, Meredith Kercher, o caso Englaro… cose che si ci riguardano un po’ ma che sicuramente non coinvolgono un intera regione come il caso del processo Cassiopea.
E non è possibile, con tutto il rispetto per i morti, che quasi tutti i giorni si è costretti a sentire se Amanda ha fatto l’occhiolino a Raffaele, oppure se la bici di Stasi aveva la ruota sgonfia o che Silvio è si è fatto un lifting, o che le vignette ledono la morale… Le vignette??!! Ma la satira è nata proprio per questo e ci scusino se loro non sono capaci di usarla ..ma la satira è la risultante diretta di una cultura un pochino più alta del 1.65 m di certe persone…
Dicevo non è possibile che non c’è un cazzo di tg nazionale che parli di un processo cosi importante.
E non è possibile che noi come Campani non ci indigniamo per questo e per quello che è stato.
Non è possibile che continuiamo a farci prendere per il culo da queste rispettabili persone.
Se il processo va in prescrizione è come se il reato non fosse mai esistito.. e come dire non ci sarà bisogno neanche per una eventuale bonifica… Sveglia gente.
TrIpp
Nonostante i vari Gomorra, Biutiful Cauntri ecc., che hanno denunciato al mondo intero, quello che le ecomafie hanno combinato in Campania, adesso tutti i riflettori sembrano spegnersi (ammesso che si siano mai accesi) intorno al problema.
I mezzi mediatici italiani sono giustamente più interessati a lasciare spazio alla cronaca quotidiana dei vari processi Chiara Poggi, Meredith Kercher, o caso Englaro… cose che si ci riguardano un po’ ma che sicuramente non coinvolgono un intera regione come il caso del processo Cassiopea.
E non è possibile, con tutto il rispetto per i morti, che quasi tutti i giorni si è costretti a sentire se Amanda ha fatto l’occhiolino a Raffaele, oppure se la bici di Stasi aveva la ruota sgonfia o che Silvio è si è fatto un lifting, o che le vignette ledono la morale… Le vignette??!! Ma la satira è nata proprio per questo e ci scusino se loro non sono capaci di usarla ..ma la satira è la risultante diretta di una cultura un pochino più alta del 1.65 m di certe persone…
Dicevo non è possibile che non c’è un cazzo di tg nazionale che parli di un processo cosi importante.
E non è possibile che noi come Campani non ci indigniamo per questo e per quello che è stato.
Non è possibile che continuiamo a farci prendere per il culo da queste rispettabili persone.
Se il processo va in prescrizione è come se il reato non fosse mai esistito.. e come dire non ci sarà bisogno neanche per una eventuale bonifica… Sveglia gente.
TrIpp
domenica 19 aprile 2009
I luoghi della memoria: Sprecamugliera
Una delle frasi che più spesso sentivo dire a mio nonno quando faceva storie con mia nonna era:
“j te portu a sprecamugliera”.
Non avevo idea di cosa stesse dicendo: non conoscendo il luogo, non mi rendevo conto del significato della frase. Ci sono voluti molti anni prima di capirlo.
Il termine “sprecamugliera” ha una radice spagnola: ‘mugliera’ non sta per ‘moglie’ ma per ‘donna’, dal termine spagnolo ‘mujer’ a sua volta proveniente dal termine latino ‘mulier’.
Questa strano nome deriva dal fatto che, in tempi passati, sul luogo esisteva una fittissima ed estesa selva di castagni, solcata da un’ intricata rete di sentieri campestri in cui molte donne che lavoravano in zona, non sapendo ritrovare la strada, si perdevano.
Era una zona bellissima e vergine, piena di verde. E ancora lo è.
La miriade di sentieri e di strade sterrate che si snodano in quel luogo vanno verso terreni privati e verso Carinola e, prima che fosse fatta l’attuale strada asfaltata che unisce Falciano a Carinola, erano quelle le strade che i falcianesi percorrevano per recarsi nel capoluogo, al comune o al mercato.
Prendendo una deviazione, si poteva passare sull’arco naturale di tufo che univa i due lati del burrone sotto cui scorreva un ruscello, o si poteva passare per la fontana della Musica, una sorgente che scaturiva dalle pareti tufacee. Là, presso la sorgente, i passanti si fermavano a fare colazione e ristorarsi dalla fatica del cammino…
Molti anni sono passati e tante cose sono cambiate, ma il luogo conserva ancora quel fascino di mistero che è peculiarità di certi luoghi naturali, i quali potrebbero essere sfruttati in ben altro modo. Sprecamugliera potrebbe essere un secondo sentiero turistico naturale da offrire a eventuali ospiti, oltre a quello degli Spinaruccoli.
Anche questo stupendo luogo però non fa eccezione e, come tanti altri luoghi del comune, è invaso da una marea di immondizia che lo deturpa e lo abbruttisce.
Se è vero che i centri abitati del carinolese sono oggi abbastanza puliti, questo non è però vero per le aree naturali circostanti. Il nostro territorio presenta, in maniera spiacevolmente vistosa, l’azione aggressiva dell’uomo che lo ha sfigurato per anni, gettandovi ogni tipo di immondizia, sia perché non è stato mai offerto ai cittadini uno spazio di smaltimento rifiuti, soprattutto ingombranti, sia perché non è mai esistita un’azione di vigilanza e di controllo, né tanto meno è stata mai organizzata una campagna formativa volta ad educare il cittadino al senso civico e all’abbandono di certe cattive abitudini.
Quello che oggi ci ritroviamo è un territorio tartassato da pattume di ogni genere dove risalta che i cittadini carinolesi non hanno saputo tutelare il loro ambiente naturale. E questo non ci fa certo onore.
Chi si ostina a dire che tutto il territorio è pulitissimo, negando l’evidenza, continua a dire bugie e continua ad ingannare i cittadini.
Forse le loro macchinette fotografiche sono speciali e non riprendono immondizia. O forse lo sono le nostre, che invece riprendono soprattutto quella. Mah! Potere della tecnica!
G.
per la galleria completa clicca qui
mercoledì 15 aprile 2009
Terra di conquista
Da secoli e secoli, dagli albori della storia fino ai nostri giorni, l’Italia è terra di conquista. Nessun popolo straniero o nostrano è sfuggito al fascino di impadronirsi di tutta penisola, neanche i Romani che pure erano di casa.
Il periodo più buio sicuramente l’Italia lo attraversò proprio dopo la caduta dell’impero romano. Non c’erano più le forti ed agguerrite legioni romane a difendere i suoi confini e così essa divenne preda di feroci popoli invasori il cui unico intento era quello di impadronirsi della penisola per appropriarsi delle sue ricchezze.
Popoli colti e popoli barbari; popoli nordici e popoli orientali. Tutti con lo stesso intento.
Questa abitudine alla spoliazione delle italiche ricchezze e virtù non è ancora finita. Oggi c’è un nuovo popolo che ha invaso l’Italia: il Popolo della Libertà.
Come un’orda di voracissimi barbari, il Popolo della Libertà procede nella marcia all’occupazione dell’intera Italia al seguito di un abile condottiero il quale, dopo aver stazionato per diversi anni in una loggia massonica per imparare bene il mestiere, si è lanciato senza paura alla conquista della penisola.
E’ riuscito a sottomettere, a suon di promesse e doni, varie tribù: la piccola tribù guidata da Alessandra Mussolini, quella più grande guidata da Gianfranco Fini il quale, da quel gran sacerdote che è, ha sacrificato proprio tutto al nuovo condottiero: il nome, i propri usi e costumi, le proprie tradizioni, i propri valori, e si è lasciato acculturare dal nuovo Popolo invasore.
La piccola tribù di Casini ancora tentenna, ma non nasconde la sua propensione per il nuovo condottiero e prima o poi abboccherà all’amo che questi, da grande stratega, gli lancerà.
L’altra grande tribù, quella padana, è più ferrigna e pur alleandosi col nuovo Popolo, ha invece preferito mantenere una propria autonomia ed ha tracciato dei netti confini auto difensivi intorno al proprio territorio, non volendo partecipare alla kermesse in cui il nostro, più come Napoleone Bonaparte che come Carlo Magno, si è incoronato imperatore dell’intero regno italico.
Pronto all’invasione, ha messo a punto una strategia unica nel suo genere: la conquista delle italiche menti.
La campagna invasiva è iniziata lentamente, con l’asservimento del servizio d’informazione. Nome dell’operazione: l’uomo giusto al posto giusto. E così vi frego il servizio pubblico.
Ormai è tutto nelle sue mani: Rai uno è un suo possesso; Rai due lo è all’80%; Rai tre ancora resiste, fino a quando non si sa. Finché ci saranno cacasotto come Fabio Fazio che si sente in dovere di chiedere scusa per ogni piccolo intervento fuori dagli schemi, Rai tre ha delle buonissime possibilità di cadere in mano nemica.
La fortuna aiuta gli audaci, recita un proverbio e così sembra. Conquistata l’Italia, ora il nostro mira all’Europa e persino un catastrofico evento naturale come il terremoto d’Abruzzo può essere piattaforma di lancio verso la conquista del continente europeo.
Il nostro condottiero-imperatore va e viene continuamente dalle zone terremotate, monopolizzando i riflettori che sono tutti puntati su di lui. I microfoni captano le sue belle parole di incoraggiamento, di solidarietà, ma anche le sue promesse di ricostruzione facile. E sicuramente sarà Impregilo ad occuparsene, come si è occupata di tanti edifici che ora sono crollati, come si occuperà del ponte sullo stretto di Messina….
Consensi, consensi, consensi. La dentiera della signora abruzzese persa nel disastro e subito fatta rifare gli avranno procurato almeno altri cinquanta voti.
Meno felice il povero Santoro che, per non essersi allineato alla volontà dominante di osannare il nuovo messia e tutto il suo establishment, rischia l’allontanamento.
La Lucia Annunziata, quella si, è stata più furba e, dopo aver attaccato Santoro in trasmissione, ora scrive su La Stampa che di sinistra sicuramente non è. Lei si che ci ha saputo fare, vedendosi prima di tutto i fatti suoi!
Ma tant’è! Michele è abituato a queste rotte di collo: una più una meno non lo scalfiranno più di tanto. Lo eclisseranno sicuramente per qualche anno, ma tornerà, tornerà perché ogni meteora storica che si rispetti fa il suo scorso e poi svanisce nel buio dell’universo.
Anche il Popolo della Libertà farà sicuramente il suo corso, lungo o breve che sia. Chissà. Ma come tutti i popoli invasori, sarà sconfitto e distrutto da quell’unica, grande forza che è l’intelligenza.
Alce Rosso
Jaromil, l'insostenibilmente leggero essere
C'è ancora da immaginarseli, i suoi occhi. Avvolti da lunghi capelli, d'un castano chiaro, a scendere su chiara pelle. Non era più che un bambino, in fondo. E soleva correre. Ma correre, in quei prati, non era il correr nostro. Correre, sotto quei raggi, avanzare a quel modo attorniati e colpiti da quei maledetti raggi di sole, non era un giro, neppure nei giardini di città. Maledetti raggi, poi, non lo erano affatto. Come tutto su di lui, erano nobilitanti. Erano il perfetto necessario lodevole emblema della sua virtù, della sua nobiltà, della sua giustificazione. Ecco, correva in mezzo alla sua giustificazione con le braccia aperte, anche nudo, e con sul viso un sorriso di labbra rosse, rosse e sensuali, ricami di vino orgiastico. Superò delle colline, e iniziò a seguire il fluire d'un fiume, osservando e inarcando con simpatia le labbra al riscontrarsi con quelle immagini, con quello scorrere, in quell! 'immobile, con quel semplice congiungersi, stracantato, stralodato, strasparlato. Come l'Amore. E come questo, lui sapeva di sentirlo. Come questo, che sapeva di avere con sè, intrinseco, nelle vene iniettato e lasciato scorrere come dono d'un padre ormai stanco. Ma stanco, stanco lo era lui, il figlio. Ecco perché aveva rubato, perché se n'era infuso, e ne era diventato parte e portatore: tale si sentiva. L'aveva fottuto, e già che c'era, s'era fottuto il vino, ma poco,e aveva adocchiato l'arte del sesso, - sapeste la curiosità che aveva-, ma ne aveva inteso non troppo. Ma, che quel poco di tutto, insieme al resto, che l'avevan reso superbo l'aveva capito. Lo comprendeva, come ora, con le braccia tese, le mani, le sue mani aperte.
Dal fiume si spostò, per percorrere una stradina. Non molto grande, un po' scura. Attraente, indubitabile: e lui, sembrava colorarla. Giunto nei pressi d'un ponte, si fermò. Una bambina, vestita solo di sè, appoggiata al muretto, guardava il cielo. Le si avvicinò, con forza ingenua le si avvicinò, e le prese la testa, tenendole i capelli, le morse le labbra, le si appoggiò al seno, la cinse,fece incontrare le lingue, incrociare, giocare, e lo diresse, lei, lo diresse per terra. Capriole, scherzose capriole, e poi baci. Rotolarono fino a sotto il il ponte, per una strada in discesa, si esiliarono sotto il ponte, tra i grandi spazi di pietra, lasciando quell'acqua bassa l'impregnasse, per poi realizzare quei giochi più intimi che lui aveva un po' intuito. Poi chiusero gli occhi e si riposarono. Uno sull'altro, così che non si capisse chi si appoggiava su chi.
All'aprire degli occhi, lei disse "Un ditale per cucire".
All'aprire degli occhi, lui disse "E' il cielo, scrive Eluard".
La bambina si alzò, ponendosi su di lui. Lo guardò dritto, s'impresse sull'altro la follia dei suoi occhi, per sempre. E con le due dita, sembrava volesse accarezzarlo, sembrava volesse sussurrare anch'io ho imparato il tuo nome, anch'io ho imparato il tuo corpo, anch'io t'ho compreso, sembrava volesse farsi amare ancora una volta, sembrava volesse ritrarsi, sembrava ritornare in forza, sembrava sicura, lo accecò.
Lo accecò
Il tramonto era un'alba e non aveva più il nesso.
Lui pose lei una rana sulla testa, lei gli riempì il cuore di miele e d'api, e divenne il suo bastone. Così resto. Anche ora.
E ancora, come dopo i giochi sotto il ponte, i loro corpi erano appoggiati così che non si capisse chi tenesse l'altro.
sabato 11 aprile 2009
Piccola storia del Convento di S. Francesco – parte III
La Chiesa italiana e in particolare quella carinolese, non aveva certo l’animo di festeggiare la tanto desiderata e attesa Unità d’Italia.
L’Unità costò alla Chiesa la perdita di un ingente patrimonio immobiliare e terriero che fu espropriato dal nuovo Stato Unificato e messo in vendita, mediante aste pubbliche, per risanare le casse dello Stato prosciugate dalle Guerre d’Indipendenza.
Neppure il nostro Convento aveva granché da festeggiare. L’ulteriore soppressione di molti ordini religiosi, in seguito alle due leggi di Eversione e Liquidazione dell’Asse Ecclesiastico, determinarono, nel 1866, il definitivo abbandono del Convento da parte dei frati.
Il destino che sembrava delinearsi all’orizzonte per l’antico monumento francescano era quanto mai incerto e cupo, se qualcuno non prendeva a cuore la sua sorte.
Fu il Comune di Carinola, nelle persone degli allora sindaci, sig. Telemaco Trabucco prima e sig. Leopoldo Zampi poi, a prendere a cuore la sorte del Convento.
L’11 Settembre 1873, per effetto dell’art. 20 della Legge del 1866 che permetteva ai comuni di comprare edifici monastici per pubblica utilità, il Comune comprò il Convento per la somma di 4.200 lire.
Il Comune di Carinola fece anche di più: per metterlo al sicuro dagli effetti dell’art. 33 della stessa Legge, ossia per evitarne la chiusura e l’acquisizione al Demanio, fece sì che il Convento fosse riconosciuto come “Monumento” con un decreto speciale del Ministero della Pubblica Istruzione.
Da allora il Convento si pregia del titolo di “monumentale”.
Un passo falso fu comunque fatto: invece di essere risistemato e restaurato dopo anni di incuria, il Convento fu destinato a stazione di monta equina!
L’antico Refettorio fu adibito alla funzione molto poco edificante di ‘camera nuziale’ per la fecondazione equina e un custode ne curava l’ attività.
Fu probabilmente in questo periodo che davanti al bellissimo affresco “Salita al Calvario” fu eretto un muro di protezione.
L’affresco è rimasto nascosto e dimenticato per circa un secolo; scomparse le generazioni di allora, la sua esistenza cadde nell’oblìo e solo gli studi e le ricerche di p. Cristofaro Bovenzi hanno permesso di recuperarlo negli anni ’70.
Tuttavia, anche la funzione di stazione di monta equina si esaurì e il Convento rimase inutilizzato per tanti anni, di nuovo abbandonato a se stesso.
Il Comune non sapeva cosa farsene della casa monastica: le spese superavano le entrate e il Convento si trasformò in un peso economico di cui era meglio disfarsi. Restaurarlo o intervenire per adibirlo ad altro uso, quello di carcere, sarebbe stato troppo oneroso per le casse comunali: le condizioni statiche del Convento non erano affatto buone e richiedevano spese enormi.
In un tristissimo Consiglio Comunale del 9 ottobre 1900 si decise di liberarsi del Convento “come di cosa inutile e dannosa” perché ormai era un peso troppo gravoso, sia per il contributo fondiario da pagarsi, sia per lo stipendio di 120 lire annue da corrispondere al custode. Si decise così per la vendita dell’immobile a privati e il 31 ottobre 1900 fu firmata la delibera per l’alienazione dell’ex Convento di S. Francesco dal sindaco, cav. Ferdinando Budetti, e 14 consiglieri presenti su 20.
Ma quella vendita non trovò acquirenti…. Tristemente, il Convento fu lasciato morire.
Rimanendo di nuovo chiuso e abbandonato a se stesso per lunghissimi anni, continuò a rovinarsi diventando un rudere penoso. I bellissimi affreschi del chiostro continuavano inesorabilmente a deteriorarsi e quello che non fece il passar del tempo e gli agenti atmosferici, lo fece il secondo conflitto mondiale.
Parte del chiostro fu distrutto dalle bombe e molte colonne quattrocentesche andarono irrimediabilmente perdute.
Dopo il conflitto bellico, il provvidenziale interessamento di padre Michele Manica, frate conventuale di Falciano, insieme a quello di altri cittadini del Comune, fece sì che il Convento fosse infine riaperto nel 1948 come casa filiale di Roccamonfina.
Dal 1948 vari frati si sono avvicendati alla custodia e alla cura del Convento e ognuno di loro ha cercato di contribuire alla rinascita spirituale e materiale del Monumento, con molto impegno e pochissimi mezzi, ma solo con la venuta di p. Cristofaro Bovenzi, nel 1966, il Convento ha avuto l’input verso la definitiva salvezza.
Da mane a sera, l’instancabile frate girava tutta la regione con la sua vecchia Renault: presso Enti, privati, Sovraintendenza; per cercare fondi, trovare consensi, risvegliare interesse e coscienze che potessero aiutarlo nella sua difficilissima opera di ricostruzione.
Da valente pittore qual era, mise la sua arte al servizio della salvezza del Monumento. Ogni quadro che riusciva a vendere era un piccolo capitale che gli permetteva di continuare l’opera di recupero iniziata, andando avanti così finché le forze glielo hanno permesso. Quando poi sono arrivati p. Antonio Siciliano nel 1984 e p. Giovanni Siciliano nel 1987, il cammino di recupero era già inoltrato ed essi hanno ereditato non un ammasso di macerie, ma un Convento degno di quel nome.
La meritoria opera di p. Cristofaro non è stata solo quella di ricostruire delle mura fatiscenti, ma quella di ricostruire il carisma francescano che sembrava inesorabilmente spento.
Sulla scia di questo risveglio spirituale ed artistico in tutto il popolo carinolese, sono intervenute l’Amministrazione Di Biasio, che ha provveduto, infine, al restauro del Monumento, e l’Amministrazione Mannillo, che continua con impegno l’opera intrapresa dal suo predecessore.
Se oggi possiamo essere orgogliosi dello splendido Convento che Carinola vanta, lo dobbiamo all’amore e all’interessamento di tante persone che per esso si sono impegnate e si impegnano, ma lo dobbiamo soprattutto alla forza d’animo di un umile frate che ha effuso, senza risparmio, tutte le sue energie per il recupero e la valorizzazione di questo straordinario Monumento.
Clio
Fonti: vedi bibliografia
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