Sono passati pochi giorni dall’abbandono di Veltroni dalla carica di segretario del partito democratico ma si ha l’impressione che sia passato un tempo lunghissimo. A dare questa impressione e' stata l' immediatezza dell’elezione del suo sostituto, oltre alla chiara volonta' di archiviare al più presto la sua breve esperienza.
Stranamente, invece di seguire come di prassi i tempi lunghi della politica italiana, in pochi giorni si sono riuniti tutti i capi e capetti del partito ed hanno conferito al vice gli stessi poteri del segretario, forse anche di piu'. Il povero Walter era partito fiducioso, pensando di realizzare il sogno di costruire un partito nuovo, riformista in opere e non in chiacchiere. Il suo entusiasmo ha dovuto cozzare con gli interessi particolari dei sempiterni capobastone proprietari dei pacchetti di tessere. Come gli azionisti di una società, con la detenzione di un certo numero di tessere condizionano la vita di un partito a loro piacere. Così, su ogni argomento in discussione, ognuno di questi azionisti occulti (nemmeno tanto), ha imposto la propria linea di condotta. Si ricorda, uno per tutti, il caso Englaro, su cui la linea del partito si è clamorosamente spaccata come in tante altre occasioni tra l’anima cattolica e quella laica, invece di quella della ragione.
Quando un partito non è coeso, o almeno non dà la sensazione di unità, è difficile da far accettare agli elettori. Inoltre, nelle varie proposte in campo economico, sulla sicurezza, sulla scuola, sulla giustizia e sulla responsabilità dei giudici è stato costretto da queste lobby interne a pronunciare troppi "ma anche". Su tutti i problemi ha indicato sempre la via giusta da seguire ma poi ha sempre dovuto virare bruscamente perché costretto verso il fatidico "ma anche". Questa affermazione vuol dire restare immobili nel passato a sostenere le posizioni di chi in questa situazione di stallo in cui si trova l’Italia sguazza e si arricchisce e che perciò non pensa certo di modificare.
Alla fine, vista l’impossibilità di incidere sulla volontà dei vari capobastoni, ha dovuto gettare la spugna e confessare di non avercela fatta e di non farcela in futuro. Comunque tutti anche gli avversari hanno dovuto riconoscere il suo sforzo nobile di riformare questa politica italiana ridotta ormai ad uno stato a dir poco vergognoso. Comunque sia, il suo seme innovatore ha dato vita all’embrione di due coalizioni abbastanza omogenee. Come è giusto che sia, ha vinto ed avuto gioco facile la coalizione più omogenea e che ha saputo proporre agli elettori soluzioni più vicine ai loro problemi. Se queste soluzioni promesse in campagna elettorale siano state o saranno poi messe in atto, è un altro discorso da trattare a parte. Seppur nel fallimento del suo meraviglioso progetto di unire tutti gli italiani di buoni sentimenti e di buoni ideali in un progetto comune, comunque gli dobbiamo riconoscere il grande merito della semplificazione del panorama politico italiano.
Oltre a questo, come conseguenza ha il merito di averci liberato da tanti arruffapopolo che sotto varie sigle, comuniste, ambientaliste, consumatori, pensionati e altre fantasie, hanno avvelenato la vita degli italiani con politiche inutili e demagogiche. Questi orfanelli del potere per il potere, quando hanno l’occasione di parlare in pubblico, non lesinano le loro velenose invettive contro il povero Walter. La sua colpa è quella di averli appiedati e fatti tornare nella loro dimensione normale, che è la nullità (anche se qualcuno come Giordano ha ancora la scorta: forse gli è rimasta per difenderlo dai possibili scapaccioni degli operai che diceva di voler difendere e che invece ha finito di affamare con l’aumento indiscriminato delle tasse messo in atto dal suo amico Visco).
Perciò, nonostante il fallimento del suo progetto, tutti devono dire grazie Walter per aver liberato gli italiani da questa calamità che risponde ai nomi di Pecoraro, Giordano, Bertinotti, Diliberto, Mastella, senza parlare del segretario dei socialisti, di cui non ricordo il nome, che dall’alto del suo 0,5 per cento teneva in scacco un governo. Grazie Walter, comunque grazie, anche a nome dei redattori politici dei telegiornali che ogni giorno erano costretti a nominare uno per uno questi parassiti della politica italiana.
Cipputi