Il fenomeno dell’emigrazione ha portato milioni di italiani fuori dalle loro comunità, dai loro paesi e fuori dall’Italia. La grande emigrazione di fine ottocento e inizio novecento è stato un fenomeno sociale di vaste proporzioni che ha compromesso la crescita dell’economia del meridione perché la forza lavoro del Sud è stata portata altrove, contribuendo in maniera fondamentale alla crescita del paese che la ospitava.
Perché quello che è stato possibile fare per altri paesi o per il nord Italia non è stato possibile farlo per il meridione? Le risposte le conosciamo benissimo. Se ne parla da decenni. Se ne riempiono pagine e pagine di giornali, se ne fanno retoriche conferenze che non hanno mai cambiato la situazione….
Siamo sfaticati noi del Sud? Non credo. Quando ci troviamo altrove lavoriamo duro, mettiamo fuori capacità e uno spirito imprenditoriale che non sapevamo neanche di avere.
La risposta è molto più semplice: perché non c’è stata e non c’è la volontà politica di cambiare il meridione. A parole sì, ma non nei fatti!
Da quei disastrosi anni della grande emigrazione poco è cambiato. L’asse si è solo spostato. Prima ci si dirigeva verso i paesi d’oltre oceano; negli anni sessanta è stata la volta dei paesi europei, soprattutto Germania, Svizzera, Francia e Belgio; ora ci si dirige verso il Nord Italia. La gente continua ad emigrare, a lasciare le proprie famiglie, le proprie comunità, l’assolato Sud per trovare uno straccio di lavoro nel nebbioso Nord.
E’ uno stillicidio continuo di giovani che ci lasciano, di forze e di energie che ci abbandonano, di idee che si sradicano sempre più, condannandoci per sempre alla stagnazione economica e sociale.
Quello che è più grave in tutto questo, è che vanno a contribuire all’incremento dell’economia del Nord. E ora che il federalismo sembra una realtà molto vicina, l’abbiamo proprio meritata una cosa simile, nostro malgrado. Perché? Perché non siamo stati capaci di ribellarci alle piccole e grandi ingiustizie che hanno sempre dilagato a Sud. Le abbiamo subite, lamentandoci sì, ma abbiamo lasciato che venissero perpetrate continuamente, senza protestare come popolo. Non è la protesta del singolo quella che conta, è la protesta del popolo che fa la differenza. E noi non abbiamo saputo credere nella nostra forza di popolo meridionale e abbiamo lasciato che altri avessero il sopravvento sulle nostre vite, prendendo decisioni che riguardavano solo noi.
Siamo stati complici, nostro malgrado, con la mala politica, andando ad elemosinare posti di lavoro per noi o per i nostri figli dal politucolo di turno, contribuendo ad alimentare un meccanismo vizioso che, infine, si è ritorto contro di noi.
Abbiamo sempre abbassato la testa mentre invece dovevamo pretendere che lo Stato assente si occupasse del Sud in maniera più energica, inchiodandolo davanti alle proprie responsabilità. E forse la camorra non avrebbe trovato terreno fertile per crescere e prosperare. E ora cosa ci ritroviamo? Un’altra grande fregatura storica!
Che ironia! La ricchezza del grande Nord è fatta dalla forza lavoro del profondo Sud! E noi la prendiamo a quel servizio! Ancora una volta, come subito dopo l’Unità d’Italia, è il Sud che sfama il Nord, anche se può sembrare il contrario.
Noi meridionali non abbiamo mai capito una cosa: siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico, siamo noi che possiamo fare la differenza, ma è importante smetterla con quell’atteggiamento di sudditanza nei confronti di qualsiasi politico che ci propina la caramella per addolcirci la bocca e ci riempie di fandonie a cui abbocchiamo sempre, sia esso l’ultima ruota del carro o il Presidente del Consiglio. E’ importante sgombrare la mente da tante false convizioni.
E parafrasando i nostri amici di Virgolaz che dicono: Sud, si insisti, tu resisti! Io dico: Sud, si resisti, tu esisti!
Meridionale convinto
Caro Meridionale Convinto
RispondiEliminaÈ assolutamente vero quando affermi che la “ricchezza”, di cui godono le regioni italiane del nord, è in gran parte merito delle persone del sud, com’è ancor più vera la ragione che, ancor oggi, costringe molti capaci giovani del sud ad abbandonare le loro famiglie.
Assistiamo, in piccolo, alla fuga dei cervelli di cui tanto si parla e discute.
Nel tuo post hai analizzato le cause e hai dato anche le risposte sul come ci si dovrebbe comportarsi, per far sì che questo stato di cose cambi.
Perdonami…ma ciò che ho letto viene detto ogni anno, da parte dei politici. Che cosa è cambiato? Nulla!
Molte volte il cittadino singolo, del Sud come del Nord, spinto dalla necessità, guarda per prima cosa all’interesse personale, e lascia agli altri il compito di cambiare questo status quo.
Sbaglia? Certamente, ma non mi sento di giudicare una persona costretta a scendere a compromessi con la sua coscienza, pur di poter arrivare a dare una vita decorosa alla sua famiglia. Questo, naturalmente, sempre rimanendo nell’ambito della legge
Allora che fare? Tu hai dato la risposta: credere nella vostre forze e nelle vostre capacità; isolare quei politici che vivono sfruttando le debolezze dei cittadini; denunciarne le inadempienze. Unite le vostre forze. Lo Stato sarà costretto ad ascoltarvi…perché il Sud resiste ed esiste, ma non è sufficiente ….bisogna anche agire.
Cordialmente
Albino
Tutto vero. Tutto maledettamente vero. Forse qualcosa i nostri avi ce l'hanno tramandata (cromosomicamente parlando): la paura, in qualche modo, di essere trattati come vennero trattati loro. Male, malissimo, se e' vero che ci ridussero alla fame, due secoli orsono, con la "tassa sul macinato" e non esitarono, i "buoni" piemontesi "colonizzatori" a sterminare interi villaggi, in Calabria ed in Lucania, coi loro eserciti con la scusa di combattere il brigantaggio. Ma questo, sui libri di scuola alla voce "Risorgimento" non c'e'. Eppure e' tutto vero e documentato. Basta cercare. Non sono e non amo essere un sobillatore ma a volte la memoria storica aiuta a capire un popolo, la sua cultura ed il suo carattere. C'e' sempre una spiegazione al perche' delle cose.
RispondiEliminaBisognerebbe davvero riscrivere la Storia. Le verità storiche che ci hanno fatto studiare a scuola non rispodono alla verità obiettiva, ma alla convenienza della classe politica dominante di turno. Non è affatto vero che il Sud era poverissimo, infelice e disperato; questo è venuto dopo, con l'Unità d'Italia. E' venuto quando è stato disciolto l'esercito borbonico e migliaia di soldati si sono ritrovati senza lavoro perchè i Savoia non li hanno voluti; quando sono stati portati a Nord tutti i macchinari e i capitali delle fabbriche del Sud per sanare i debiti dei Piemontesi, quando è stato permesso ai baroni di usurpare le terre demaniali e condannare i contadini alla miseria. La grande pecca del Sud è stato l'analfabetismo per cui è stato molto semplice diffondere e far accettare ai 'cafoni' le 'verità' storiche della classe dominante,che ci hanno condannato alla sudditanza e all'inattivismo passivo.
RispondiEliminaOggi, con una cultura diversa alle spalle e con una conoscenza maggiore del fenomeno, è possibile rimettere tutto in discussione.
Io ho sempre pensato che se Garibaldi si faceva i c.... suoi, forse le cose sarebbero andate diversamente. Invece guarda cosa ci ha combinato quello stolto!
RispondiEliminaViva la Rivoluzione
RispondiElimina