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mercoledì 30 aprile 2008

Delirium munnezzis

La storia fa paura ai più piccoli, per tanto lasceremo ogni cosa alla vostra gaia immaginazione. Stamane il signor Huà shìtu, saltando dal suo balcone mi ha confidato molto ragionevolmente, che in fondo non ne siamo mai usciti dall’emergenza rifiuti- seguitava a ripetere- e dunque nemmeno mò che sono spariti i cassonetti vale la pena affaticarsi così tanto, per fare cosa poi? Separare la munnezza? Ma pecchè?!

Ma quest’ accigliato individuo fu già bello e digerito, risucchiato, senza più voce, insomma come può parvi un uomo che si sgola dentro una campana di vetro. Questa strana impressione mi scosse di primo mattino, ma fu lì per lì scacciata dal sole splendente nel cielo e mi si figurò innanzi la letizia di un estate gialla, con spiagge vergini per contare i baci dell’amore. Dal balcone di rimpetto però si affacciò, il fratello del signore finito per sbaglio da un campana di vetro in bocca al lupo. Questo poi mi invitò a salire, affinché mi potesse chiarire, per bene, le profonde ragioni dell’ineluttabile destino del Meridion d’Italia. Non le racconteremo purtroppo, però posso dirvi che erano molto precise e sfacciatamente inquietanti. Questo c’aveva ragione se volete, tanto diceva, ormai a noi del resto non ce ne deve importà un cazzo, se abbiamo una ditta esterna che gestisce tutto l’apparato dei rifiuti, speriamo solo che lo fanno bene!..E’ certo a questi mica li paghiamo con le canzoni.?! Seguitando ad ammiccare, come per dire "eh, i soldi sò soldi"
***
Insomma del più e del meno si è parlato stamattina col fratello di quello là, ma non era questo il punto. Ora che potevo fare?Di chi fidarmi?Di nessuno, pensai tosto, e mi incamminai per cinque giorni, senza incontrare anima viva, meditando sul cammino delle stelle e di metafisica.
*** Mi svegliai e venni morso da uno scarafaggio di buon mattino. Dopo altri due giorni invece mi capitò che mi rincorse un topo e mi diede anch’esso un morso, sempre di mattino presto. A quel punto pensai che era meglio muoversi, c’era ancora tutta la giornata davanti.
Il primo morto di sonno.

domenica 27 aprile 2008

e' il momento del fare

al neo sindaco di Carinola Gennaro Mannillo


Con questa lettera vorrei inaugurare un atteggiamento nuovo nei confronti dell’amministrazione comunale, che non si fermi alla pura critica ma che sappia anche proporre qualche cosa. Vorrei inoltre che ci si allontanasse dai soliti stupidi interrogativi sul se l’amministrazione sia di sinistra o di destra, che pure invece sembrano interessare tanto a qualcuno. Qui trattiamo di politica locale, di temi locali, dove le appartenenze politiche c’entrano ben poco e dove invece si fanno importanti i fatti concreti.
Nella campagna elettorale appena conclusa, se ho ben inteso, hai preso l’impegno di amministrare il nostro comune con l’intento principale di promuoverne il progresso economico e sociale, o almeno provarci. Mi auguro che effettivamente ti impegnerai in un compito gravoso e che molte volte e’ senza riconoscimenti. Credo tu sappia molto bene che è molto più redditizio, politicamente e in riconoscenza, distribuire i fondi della collettività col solo scopo di crearsi amicizie o altro. Sono fiducioso però, che cercherai di imprimere una svolta alla vita di questo comune se non a 360 gradi almeno a 90. Confido che si realizzeranno marciapiedi senza guardare chi ci abita, si approverà il PUC indirizzandolo anche alla utilità e allo sviluppo del comune non solo all’interesse di pochi privati. Credo che ti dedicherai a risolvere nel migliore dei modi l’annoso problema dei rifiuti e un miglior funzionamento della macchina burocratica comunale.


“Sono fiducioso”, “confido”, “credo”: ho usato questi termini non a caso. Li ho usati perche questi sono da oggi i TUOI DOVERI ISTITUZIONALI, in base ai quali sarai, almeno da me, giudicato.
Oltre a quanto sopra, che fa parte dei doveri di normale pubblica amministrazione, propongo che tu faccia tuoi i punti innanzi esposti. Mi sono permesso di dare anche qualche consiglio sul finanziamento di quanto proposto in quanto si vocifera che le casse comunali siano state prosciugate nella passata gestione.



1- Incaricare un avvocato di riabilitare il comune dall’accusa di comune camorristico, provvedendo poi alla cancellazione di Carinola dagli elenchi dei comuni sciolti per camorra.

2- Circonvallazione Casanova nord. Invertendo le logiche di gonfiare i prezzi, incaricare l’ufficio tecnico di effettuare la ricognizione delle particelle interessate e disegnare il tracciato della costruenda strada. In mancanza di fondi, si può realizzare come strada rurale, basta un fondo di ghiaia senza l’asfalto, da realizzare poi in tempi successivi.

3- Collegamento di Carinola con il convento monumentale di S. Francesco. Stessi criteri del punto 2, con una piccola spesa per costruire una briglia sul rivolo detto “Mulinieglio”. Assegnare entrambi i lavori come obiettivo di valutazione 2008 all’ufficio tecnico. Se raggiungono l’obiettivo implementare il premio con una somma aggiuntiva.

4- Richiedere alla Marina Militare, in comodato gratuito, l’uso della galleria ex base Nato per due scopi. Primo: realizzarvi la più grande discoteca d’Europa. Secondo: ci liberiamo dalle chiacchiere e i sospetti sul contenuto della stessa. La Marina non la concederà? Niente di male, ci abbiamo provato. Senza spendere nulla.


5- Taglio dei rovi che dai fondi privati ostacolano il transito sulle strade di qualunque tipologia. L’ultima ordinanza concreta risale al 1325 emanata dal duca pro tempore di Carinola. Per non impegnare il comando dei vigili, già oberato di lavoro, si propone di nominare con un contratto a termine due persone che raccolgano le eventuali segnalazioni dei cittadini e provvedano agli atti consequenziali: segnalazione al comando vigili per stilare la sanzione prevista dalle normative e comunicazione all’ufficio tecnico che provvede a far effettuare il lavoro da una cooperativa precedentemente convenzionata col comune.

6- Recupero ambientale della cava di Casanova, via Vaglie. L ‘amministrazione decida per un recupero naturalistico o di acquisirla al patrimonio comunale utilizzandola per scopi ludici o sportivi. Campi da tennis, calcetto,tiro a piattello ecc. con fondi del CONI. Come possiamo vedere da queste foto, l’alternativa e’ che diventi l’ennesimo immondezzaio del comune.


7- Recupero dell’area archeologica denominata Forum Popilii, stipulando una convenzione gratuita con l’università Federico II di Napoli. Modificare la destinazione d’uso del carcere mandamentale destinandolo a sede del museo comunale dove allocare i numerosi e sicuramente bellissimi reperti che verranno trovati durante l’esecuzione dello scavo.


Comprendo che per realizzare quanto sopra sia necessario un grande impegno ma ti assicuro che se ci riuscirai il premio sarà grandissimo. Sarai ricordato come il sindaco che ha fatto queste bellissime opere, e non solo come uno dei tanti sindaci di Carinola. Fra cinque anni potrai ripresentarti ai tuoi cittadini rivendicando le opere realizzate e non i favori ..

giovedì 24 aprile 2008

Istruzione a Carinola: il lascito di don Stefano Cecha

Nell’anno 1518, per la munificenza dell’abate nocelletese don Stefano Cecha, morto il 24 ottobre dello stesso anno, venne istituito a Carinola un Collegio Laicale per l’istruzione della gioventù del Comune. Tale Collegio poteva contare sulla rendita annua di ducati duemila ed in esso erano riservati quattro posti gratuiti per i giovani poveri della frazione di Nocelleto.
La retta annua di ducati 24 permetteva a molti padri di famiglia di educare i propri figli in quel Collegio convenevolmente, con la conseguenza che l’istruzione, nel Comune, raggiunse vette invidiabili: Carinola era senz’altro uno dei territori più istruiti del Regno, e questo era un vanto!
Il Collegio fiorì a tal punto che contò ben più di settanta convittori, e dall’inventario redatto il 21 Aprile 1690 per ordine della Real Camera di quel tempo, la rendita del Collegio stesso venne calcolata ad oltre ducati tremila annui.
Nel 1700 circa, le vistose rendite volontariamente destinate dal benemerito don Stefano Cecha ad
un Collegio Laicale, vennero dai Vescovi di Carinola arbitrariamente incorporate in quelle dell’antico Seminario. Ahi, che passo falso!... Fu questo l’inizio di una serie di errori della Chiesa locale che penalizzarono per sempre l’intera comunità carinolese.
La volontà del testatore fu rispettata sì, mantenendo i quattro posti gratuiti e una camerata per i giovani laici, ma la retta annuale venne aumentata gradatamente da 24 ducati a 30, da 30 a 40, da 40 a 50. Pochi giovani, ora, avevano la possibilità di accedere al Collegio e il Comune precipitò di nuovo nell’analfabetismo.

L’abuso andò sempre più crescendo a danno dello sventurato Collegio Laicale Carinolese e, dopo la morte dell’ultimo vescovo di Carinola Monsignor Salvatore De Lucia, avvenuta il 13 Febbraio 1813, il Seminario di Carinola venne abusivamente trasportato a Teano con gravissimo danno per il Comune. A seguito però delle vivissime rimostranze fatte dalla popolazione e dalle autorità locali di allora, il Seminario stesso fu restituito a Carinola con Real Decreto del 15 Agosto 1815.
Ciò che poi infine determinò il tracollo della provvida istituzione dell’abate don Stefano Cecha fu il Concordato intercorso il 27 Giugno 1818 tra la Corte Papale di Roma e quella Borbonica di Napoli, con il quale, essendo stato soppresso il Vescovado di Carinola e aggregato a quello di Sessa, il Seminario, con la sua cospicua rendita, andò ad impinguare le finanze del Seminario Diocesano di Sessa Aurunca! Ahi, che botta per Carinola!...
E qui bisogna aprire una parentesi e sottolineare che, con Real Decreto del 15 agosto 1789, Ferdinando IV di Borbone aveva istituito a favore del Seminario di Carinola tre posti gratuiti assegnando ad esso, per tale scopo, le rendite dei beni appartenenti alle Cappellanie laicali di S. Giovanni e S. Ilario, i quali beni davano complessivamente la rendita di ducati 159 e grana 12 pari a L. 676,25.
Per effetto del suddetto fatalissimo Concordato, le rendite godute fino ad allora dai giovani carinolesi per la loro istruzione, furono tutte incorporate al Seminario di Sessa! Il lascito dell’abate don Stefano Cecha, creato a favore della gioventù carinolese, svanì completamente così come svanì il lascito concesso da Ferdinando IV a favore del Seminario di Carinola!
Vari reclami, nel corso degli anni, mirarono alla restituzione delle rendite del Seminario e del Collegio Laicale Cecha a Carinola, ma inutilmente. I vescovi, sotto il governo borbonico, erano superiori a qualunque legge e quelli di Sessa non vollero cedere di un passo! Tuttavia si ottenne almeno che nel Seminario Diocesano di Sessa, venissero educati, con vantaggi materiali, i giovani del Comune di Carinola. Questo fino al 1860.
Nel 1860, per le ben note vicende politiche, il Seminario di Sessa fu momentaneamenete chiuso e il Vescovo Girardi esiliato a Genova. Carinola, tramite una Commissione eletta allo scopo, sollecitava le nuove autorità competenti ad aprire un Liceo nel nostro Comune e nel contempo, chiedeva la restituzione delle rendite abusivamente tolte all’antico Collegio Laicale Cecha. Ma il Ministero della Pubblica Istruzione insisteva su una conciliazione tra le due parti, proponendo una sezione laicale nel Seminario di Sessa, con l’apertura di un Ginnasio-Convitto che prendesse il nome di Sessa-Carinola, avendo entrambi i Comuni uguali diritti.
Sarebbe troppo lungo elencare tutti i passaggi e le vertenze di questa dolorosa vicenda, fatto sta che non se ne ricavò un ragno dal buco; intanto, subito dopo l’Unità d’Italia, intervennero le Leggi sulla Soppressione, Conversione e Liquidazione dell’Asse Ecclesiastico e i beni dei Seminari di Sessa e di Carinola passarono al Demanio dello Stato!...
Quello che oggi ci resta del lascito di don Stefano Cecha e di quella vertenza protrattasi per circa un secolo, è un semplice manifesto informativo che il Ginnasio-Convitto “Agostino Nifo” di Sessa affigge, ogni anno, sui nostri muri. Quanto ha perso Carinola nel corso degli anni!.

Fonte: documenti di famiglia privata.

CLIO

domenica 20 aprile 2008

LE RAGIONI DI UN NON-VOTO (Elogio alla libertà)


Non esiste il male minore. Il male è sempre male, da qualsiasi punto tu lo guardi. Ho molto apprezzato chi in un commento si chiedeva: “l'entità del male chi la stabilisce?”
In base a cosa una persona dovrebbe essere in grado di misurarlo?
Quelle che seguono sono riflessioni personalissime di una ragazza che cerca di darsi continuamente delle risposte, e che non dà mai nulla per scontato. Io non vivo più a Casanova già da qualche anno, ma non me ne sono mai distaccata completamente, perché in fondo, anche se oggi in misura minore, mi sento ancora parte integrante del mio paese.
Un po’ mi viene da sorridere, quando ripenso alle settimane prima del voto. Sorrido perché allora pensavo che avrei trovato un forte atteggiamento critico, un bisogno di rivolta (in senso positivo e non violento), credevo avrei trovato gente arrabbiata, delusa, stanca. Mi dicevo “la vicenda Vaglie ci ha sfiancati, molti di noi troveranno il coraggio di manifestare il loro dissenso” e invece…

…invece puntualmente la storia, che in questi casi non si dimostra mai maestra di vita, si ripete. Continuiamo a legittimare in certo tipo di comportamenti. Voti nulli, pochi. Consensi, da una parte e dall’altra, troppi. Ma il nostro voto, che poi equivale alla nostra libertà, vale così poco? Non vale a nulla l’aver combattuto per giorni e notti contro un male che non riuscivamo nemmeno a nominare, tanto era invisibile, eppure tremendamente percepibile? Vale così poco il nostro giudizio,valiamo così poco noi? Se ripenso a quel ridicolo luogo comune secondo il quale i giovani non avrebbero più valori, in casi come questo mi sento smarrita. Se è vero che noi giovani abbiamo bisogno di modelli saldi durante la crescita, per orientarci sulle mille strade che in ogni momento ci ritroviamo davanti senza mai sapere quale scegliere, se è vero che voi, che siete i nostri padri e le nostre madri, avete nei nostri confronti dei doveri imprescindibili… passatevi una mano sul cuore, solo per un momento. Ci avete insegnato che si può vincere anche barando, che tutto è permesso per raggiungere uno scopo, e che la coerenza e la difesa della propria integrità, anche a costo di perdere, non sono che una delle tante possibilità, e non una necessità.
Ho deciso di annullare la scheda perché io non voto chi si vende e si lascia comprare. Io non voto dei prestanome. Una bandiera sarà anche solo un simbolo, ma è un rimando immediato alla nostra identità. Per questo io non voto chi so festeggerà fiero la propria vittoria sventolando una bandiera che fino a quel momento non era la sua, e che anzi aveva denigrato e osteggiato. Non voto chi sostituisce la brama di potere all’ideologia. (Ma poi, ne vale veramente la pena?)
E nel contempo non voto per il potere radicato, non voto i manipolatori e chi si lascia manipolare, non voto chi sfrutta la propria professione per garantirsi consensi. Io non voglio più essere costretta a scegliere tra due tipi diversi di male, perché voglio avere anch’io la possibilità di applaudire un discorso coerente. Voglio avere la possibilità di condividere delle idee pulite, che non siano considerate solo parole, solo un mezzo per arrivare ad altro, ma che possano restare sempre e solo il fine ultimo, l’unico degno di essere perseguito. L’unico degno della mia libertà.

Crisalide

sabato 19 aprile 2008

Il Conte Biasox e la rivolta dei servi della gleba


....Mancavano pochi giorni all’appuntamento con la data fatidica del suffragio per eleggere il reggente della contea di Calenum, che avrebbe sostituito il conte Biasox. (Vedi Biasox il principe della politica).
Il conte aveva messo a punto personalmente l’elenco dei valvassori che dovevano affiancare Antimus Mutus per portarlo sul trono della contea che lui intendeva affidargli per un periodo limitato e sotto la sua tutela. Elementi di spicco della lista erano Franciscus Biasox II e il NH Joannes de Bufalirinis oltre ai cerusici dei contadi e al suo consigliere legal-finanziario Abner da San Ruosi. Quest’ultimo per la verità non era molto entusiasta di dover essere un portatore d’acqua di Antimus, che lui considerava inferiore, ma non aveva avuto la forza di rifiutare l’ordine impartitogli da Biasox, seppur erano stati in molti i plebei a consigliarglielo. Questi aveva fatto il giro dei vari contadi abbassandosi a parlare con i villici, anche se a debita distanza e dal balcone più alto disponibile. Nei suoi discorsi declamava le sue imprese a loro difesa e soprattutto delle tasse che non aveva messo cercando di far intendere che aveva evitato di metterne di più pesanti.

Nei suoi discorsi, Biasox non molto velatamente faceva intendere che a regnare sarebbe stato sempre lui e che Antimus Mutus non era altro che il suo prestanome. Era tanta la considerazione che aveva di sé stesso che pensava che i servi della gleba lo avrebbero seguito in ogni suo desiderio e, preso dalla foga oratoria affermò che, se fosse stato candidato lui invece di Mutus, il suffragio si sarebbe risolto con esito unanime in suo favore. Al seguito del conte viaggiava un carro della vicina contea di Paparconia, che distribuiva dei marchingegni inventati da poco che servivano per lavare gli indumenti ed altri per rinfrescare cibi e bevande. Inoltre i suoi segretari invitavano i giovani a colloqui per avviarli a posti di lavoro, assicurando che avrebbero solo dovuto recarsi presso il palazzo del conte ricevendo uno stipendio senza lavorare. Inoltre, per essere sicuro del risultato, aveva predisposto anche la catena di Sant’Antonio che consisteva nel portar fuori dal seggio una scheda che veniva votata dai suoi segretari, data al servo della gleba che la consegnava nel seggio, il quale poi riportava quella bianca senza farsi scorgere dai sorveglianti elettorali. Oltre a ciò i suoi fedelissimi facevano girare dei ciclostilati con su scritti i nomi degli inadempienti al dovere del voto, i quali venivano avvisati con lusinghe o minacce di recarsi alle urne al più presto. Fece arrivare perfino un carico di schiavi musulmani ai quali aveva concesso per l'occasione il diritto di voto. Questi lavoravano clandestinamente nelle aziende agricole di Franciscus de Giallibus ed erano alloggiati nella sua masseria. Il conte era sicuro del risultato positivo dei suoi piani, ma non aveva fatto i conti con Maxim de Grimaldellis Elettoralis, chiamato così perché tempo prima era riuscito con uno stratagemma a farsi eleggere nel gran consiglio del regno di Maradonia con pochissimi voti. Questi, conoscendo bene tutti i trucchi del conte Biasox per essere stato per anni un suo collaboratore, siccome si era alleato con Giano de Fontanavecchia si impegnò a vanificare tutti gli stratagemmi messi in essere dal Conte. Arrivò addirittura ad organizzare un coro di giovinastri che al passaggio del conte incominciarono ad urlare "te ne vai sì o no—te ne vai sì o no" irritandolo al punto da richiedere l’intervento di Antoninus Biasox III che mise subito in fuga i contestatori. Inoltre organizzò un folto gruppo di suoi sostenitori che si recavano in ogni piazza dei contadi dove si recava Giano de Fontanavecchia facendo credere ai villici che tutto il popolo di Calenum si era unito a lui. Lo stratagemma funzionò: vedendo tutta quella folla al seguito dell’antagonista di Antimus, tutti i servi della gleba indecisi si convinsero che veramente era possibile liberarsi di Biasox, non votando il reggente designato da lui. Il giorno del suffragio votarono compatti per Giano, ma mentre venivano controllate le schede restarono tutti silenziosi e preoccupati perché pensavano che Biasox avrebbe cambiato in qualche modo il risultato in suo favore. Invece sotto lo sguardo vigile delle guardie in abito verdognolo inviate dall’imperatore, le schede furono lette e contate correttamente e Giano de Fontanavecchia fu nominato reggente della contea . Al momento della proclamazione, mentre la marchesina di Corpusbufalorum veniva colta da leggero malore, e i vassalli alleati di Biasox sentivano un incontenibile bisogno di recarsi in bagno, i servi della gleba si diedero alla pazza gioia. Incominciarono con urla, fischi e battimani che si protrassero per tutta la notte principalmente sotto il palazzo del conte il quale, vista la malaparata, si era allontanato dalla contea e i maligni fecero circolare la voce che si era recato nelle sue proprietà acquistate con i fondi della contea nel vicino regno pontificio. Tutti i servi della gleba erano felici e si sentivano sazi di libertà perché si erano liberati dalla tirannia del conte Biasox ma………………
continua, prossimamente su questo blog.
Il Conte del Grillo

venerdì 18 aprile 2008

Il re è morto…viva il re!


Le elezioni amministrative del 13 e 14 aprile 2008 hanno causato un doloroso passaggio di mano del potere comunale, a lungo desiderato dalla maggior parte del popolo carinolese. E quando il popolo comincia a dare segni di insofferenza verso il potere istituzionale, beh, allora c’ è da aver paura.
Erano già diversi anni che l’insofferenza popolare serpeggiava da un paese all’altro, soffermandosi in qualche frazione in particolare, ma ciò che certamente ha determinato il tracollo dell’ amministrazione Di Biasio è stata la vicenda delle ecoballe e quella della gestione dei cimiteri, che, per i cittadini, sono state il non plus ultra.
Le mura del palazzo del potere hanno cominciato a tremare quando il popolo ha iniziato a protestare apertamente contro la nuova gestione dei cimiteri e Mannillo, consapevole del malcontento generale, si è staccato dalla maggioranza per tentare l’avventura che gli era stata negata, quella di diventare sindaco, trascinandosi dietro anche De Risi. Le avventure, si sa, sono sempre rischiose e per arginare al massimo i rischi, è necessario prendere delle precauzioni, anche drastiche. L’alleanza con la destra è stata certamente una precauzione necessaria, vincente bisogna dire, ma Mannillo è e rimane un uomo di sinistra. La regia di Grimaldi poi, è stata fondamentale!

In questa tornata elettorale, non ci è stata data una grande varietà di scelta, è vero, ma Mannillo è stato più scaltro ed ha inserito nella sua lista qualche faccia nuova, cosa che non ha fatto Di Biasio che, forse stanco dei lunghi anni trascorsi in poltrona, ha i riflessi un po’ appannati. Quell’uno o due volti nuovi schierati da Di Biasio non sono risultati molto credibili, anzi, hanno dato ancora di più l’impressione di stare lì per difendere interessi di parte.
La gente aveva deciso di cambiare e lo ha fatto. A nulla sono valse le varie accuse di tradimento che sono state fatte a Gennaro Mannillo attraverso manifesti e manifestini o dai balconi. A nulla sono valse le varie tattiche persuasive messe a punto per catturare la buona fede degli elettori, a nulla il feroce mercanteggiare voti con l’ uso di regali, a volte anche consistenti, e a nulla sono valsi neanche gli ultimi tentativi di brogli elettorali, a Casanova e a Nocelleto, mediante l’ andare e il venire di una scheda, che entrava in cabina già segnata e ne usciva bianca! O bigliettini che volavano dalla finestra del bagno e su cui erano scritti i nomi delle persone che ancora dovevano votare e che così potevano essere avvicinate!
Questo voler detenere il potere a tutti i costi, fino a rasentare l’illegalità, è quello che ha disgustato i cittadini carinolesi che ormai, già da tempo, non vedevano più, negli amministratori, le persone capaci di rappresentarli nei loro diritti o difendere i loro interessi, ma vedevano in loro i componenti di una lobby comunale nauseante, il cui unico scopo era quello di tenersi ben stretto il piccolo potere e i privilegi che erano stati loro concessi dal padre padrone e guadagnarne magari altri in cambio di una improbabile fedeltà! Niente per nessun cittadino comune è mai uscito da quelle mura. Nessun posto di lavoro è mai stato creato per qualche giovane capace del nostro comune, costretto ad andarsene via e portare altrove le sue abilità e conoscenze, perché mai niente è stato messo regolarmente a concorso come dovrebbe esser fatto in un comune democraticamente serio. I posti di lavori vengono usati come merce di scambio e dati a chi conviene di più: alla figlia di quell’ impiegato, alla moglie di quell’altro, al marito di questa qua. Quello lo mettiamo a fare l’impiegato, a quell’altra le facciamo fare l’assistente sociale, a questo qui lo mettiamo nell’ufficio tecnico, a quello lì lo mettiamo a fare il vigile purchè se ne stiano buoni e portino voti!
Questi sono gli andazzi del palazzo e il popolo lo sa bene! I conti erano stati fatti già da lungo tempo, ma come si sa, il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Tutto è andato a farsi benedire e la lobby dispersa. Per il momento. Ne nascerà un’altra? Chissà! Certo, gli uomini cambiano ma i giochi rimangono sempre gli stessi. E chi è rimasto fregato adesso, deve darsi da fare e cercare di farsi amici i nuovi arrivati. Non si può mai sapere… per ora assisteremo ad altri giochetti. La lotta per le investiture è prossima e sarà aspra. Chi saranno gli assessori?....Mah! Una cosa è certa... vi teniamo d'occhio fin dall'inizio stavolta!
Grillo parlante

martedì 15 aprile 2008

Elezioni Comunali

Risultati delle elezioni amministrative comunali 13/14 aprile 2008:

Lista Civica Insieme per Cambiare: (candidato Sindaco: Gennaro Mannillo)
3.236 voti (55,7 %)

Lista Civica Carinola Democratica: (candidato Sindaco: Antimo Marrese)
2.578 voti (44,3 %)

Consiglieri di maggioranza:

Antonio Nardelli (336 voti)

Antonio Russo (310 voti)

Luigi De Risi (275 voti)

Mattia Di Lorenzo (251 voti)

Francesco Giacca (217 voti)

Salvatore Di Francesco (185 voti)

Tommaso Esposito (178 voti)

Roberto Palmieri (171 voti)

Giovanni Micillo (166 voti)

Pia Zampi (162 voti)

Giuseppe Del Prete (158 voti)

- consiglieri di opposizione:

Antimo Marrese
Francescus Di Biasox II (390 voti)
Modesto Ullucci (268 voti)
Luigi Maria Verrengia (235 voti)
Giovanni Capezzuto (178 voti)

L’uomo che non sa invecchiare


I sorrisi a sessantaquattro bianchissimi denti di Silvio riempiono lo schermo della tv, che sembra persino troppo piccolo per le sue megalomanie mediatiche. Lo guardo. Lo ascolto. Mi preoccupo…
Ogni volta che lo vedo sullo schermo, mi sembra di avere di fronte non un uomo in carne ed ossa, ma un personaggio bionico rifatto, pezzo per pezzo, in laboratorio. Una specie di bamboccio a cui è stato disegnato sul viso un sorriso di ironica sufficienza.
Osservo la sua faccia stiracchiata in chissà quale costosissima clinica, i suoi capelli nuovi di zecca che lo hanno ringiovanito di una diecina d’ anni, il suo fisico borioso e palestrato, alla Mussolini, e mi domando: ma quest’uomo non pensa mai che dovrà morire?... Forse ci pensa, chissà, ma intanto vende la sua immagine come uno dei tanti prodotti commerciali che vengono sparati sugli occhi dei telespettatori sulle sue numerose reti.

E’ un furbetto il Silvio! Sa perfettamente che un prodotto ben confezionato e ben presentato vende di più, ma soprattutto ha capito che ci sono tanti gonzi disposti a comprarlo. Ed è questo che sinceramente mi preoccupa.
Le migliaia di persone che ho visto ai suoi comizi e che lo hanno votato, sono l’indicatore dei cambiamenti di gusti e di aspettative degli italiani. Una volta ci si orientava verso ben altri valori, tra cui la conquista di una laurea che permetteva di migliorare la propria posizione sociale o l’acquisto di una casa per la famiglia. Erano quelle le mete più ambite, ottenute con lavoro e sacrificio. Oggi, più che verso un sano benessere, ci si orienta verso la ricchezza o verso il potere che alla ricchezza porta, non importa a quale prezzo e in che modo. Laddove non è possibile raggiungerla concretamente, la si desidera e Silvio rappresenta, per l’italiano medio, il modello da seguire. Se ci è arrivato lui posso arrivarci pure io, pensa l’italiano, o almeno, sogna.
Questo desiderio conscio o incoscio di emulazione, rende anche sordi e non permette di sentire le tante stupidaggini che gli escono dalla bocca con sdegnosa arroganza. Le più recenti risalgono a un paio di giorni prima delle votazioni, quando ha declamato che personaggi come Benigni o Totti si lasciano strumentalizzare dalla sinistra. Come se Benigni o Totti fossero persone da farsi strumentalizzare! Non ha pensato, il caro Silvio, che forse le loro sono solo libere scelte. Evidentemente, nella sua mente, il concetto di libera scelta è qualcosa di molto astruso. In lui non esiste altro che il concetto di condizionamento, così radicato che condiziona persino se stesso, e che gli fa dire assurdità plateali quali la necessità di una perizia psichiatrica per i magistrati.
E’ lui che ha bisogno di una perizia psichiatrica, se non altro per curare quella grave mania di onnipotenza che lo sta divorando e che gli ha fatto dire di essere, come Gesù, il salvatore dell’umanità! Ahinoi che ce lo ritroveremo tra le scatole per altri cinque anni e dovremo sorbirci i suoi discorsi altisonanti; che dovremo sopportare le sue squallide battutine da altezzoso megalomane! Ahinoi che saremo costretti a vedere nascere leggi fatte ad hoc per favorire amici o per nascondere malefatte e connivenze; che rivedremo arricchire i ricchi e impoverire i poveri; che vedremo irrisolto il problema del precariato e degli alloggi; che sentiremo ancora parlare del benedetto ponte sullo stretto di Messina come l’opera più necessaria allo sviluppo del sud, dice lui, a ripagare la mafia, dico io! Ahinoi che dovremo sottostare ai ricatti di Bossi e subirne i suoi delirii!
Che cosa ha in comune con la gente normale un uomo così? Nulla, assolutamente nulla. Eppure è stato votato ed ha vinto. A questo punto, le risposte possono essere solo due: o ha mercanteggiato voti senza risparmio, oppure il popolo dei creduloni è molto più numeroso del popolo degli increduli!
Rilassiamoci comunque: è talmente gonfio e tronfio che forse scoppierà!

Galatea

domenica 13 aprile 2008

Ci si lamenta degli "insulti" da questo blog. Ci si lamenta di chi si lamenta.
Ma lo spettacolo indecente dato dai candidati in questi giorni di comizi ha superato di molto ogni parola, seppur dura, proveniente dal Quiquirì.
Avrei voluto che almeno un candidato avesse accennato alla possibilità di impegnarsi, per creare le condizioni amministrative favorevoli agli investimenti dei privati. Non bisogna dimenticare infatti che la ricchezza viene creata dal lavoro, non dalla burocrazia.
Ma quello che si è avvicinato di più a un discorso del genere non è andato oltre il far uscire, in modo alquanto fantasioso, centinaia di posti di lavoro dalle mammelle di Mamma Comune.
Il lavoro ce lo dobbiamo inventare noi, è vero, ma certamente dare tre posti di vigili estivi non cambierà nulla. Il lavoro vero è quello dei privati, che con il loro impegno indirettamente creano ricchezza comune, mettendo denaro e risorse in circolazione, non il lavoro proveniente dalle tasse.
Manifatture, agriturismi, ristoranti, turismo, agricoltura. Facilitare il guadagno a questi settori creerebbe un circolo virtuoso, nuovi posti di lavoro, ma posti veri, non stronzate. Talmente veri che il posto di vigile sarebbe visto con indifferenza. E invece assistiamo ad uno scannarsi e un vendersi anche per un posto di vigile al proprio figlio.
Finchè non vorremo capire questo e imporlo agli incompetenti che ci governeranno, sarà Mannillo e Marrese che ci meriteremo, e che come pecore dovremo seguire.
Consiglio a tutti di vedere questa intervista. Puo' essere utile per orientarsi nei confronti del voto e per capire dove stiamo andando.
Oskarmat

venerdì 11 aprile 2008

Il più ignobile dei ricatti


Tempo di elezioni: in Italia però significa tempo di voto di scambio e di voti sotto ricatto. Ascoltando i telegiornali e leggendo i giornali vediamo i politici discutere di come salvare l’Alitalia, ognuno con la propria ricetta, facendo intendere ai dipendenti che non dormono la notte pensando a come evitare loro il licenziamento. Appare chiaro il messaggio: se mi voti lavori altrimenti rischi di restare disoccupato. Stessa cosa con chissà quante piccole aziende in difficoltà. Restringendo il campo di osservazione al sud ed alla nostra piccola comunità carinolese la situazione peggiora di molto. Citando Roberto Saviano (vedi l’articolo nella rassegna stampa) una volta un voto poteva valere un posto statale, o in una azienda parastatale se si voleva restare vicino casa. In pochi anni dal posto di lavoro si è scesi alle bollette della luce e del gas per qualche mese, poi al telefonino e oggi a 20 - 30 euro. Parallelo a questo voto di scambio c’è quello proposto ai professionisti con gli incarichi professionali e consulenze molte volte inutili ( Bassolino docet). Qui il discorso è molto articolato: si va da chi pur essendo preparato deve subire o emigrare agli incapaci che procuratosi un titolo universitario, inutile in altre zone d’Italia, da noi con la politica lo mettono a frutto.

Nel caso e nell’altro il risultato è lo stesso: il voto al ras politico di turno. Questi sono solo un piccolo esempio, tanti altri sono i ricatti e le pressioni per indurre i malcapitati a votare non secondo la propria coscienza o per un progetto ma per sostenere il potere di qualcuno. Ma fra i vari metodi di carpire ed incanalare il voto il più ignobile sicuramente è quello del medico. Non sarà sfuggito a nessuno che in tutte le competizioni elettorali locali le varie liste si dividono in numero uguale i medici della zona. Bisogna notare che a Carinola siamo fortunati che non ci sia stato un duello elettorale fra due candidati sindaci medici come nei comuni limitrofi di Falciano e Sessa A. Un medico, tranne pochissime eccezioni è un cattivo amministratore, e questo per due motivi: perché non ha le basi scolastiche adeguate in quanto ha svolto studi diversi da quelli amministrativi e poi perché non ha tempo da dedicare alla politica in quanto impegnato con i pazienti e con gli aggiornamenti scientifici, o così dovrebbe essere. Queste persone riescono a raccogliere il consenso facilmente speculando sul più importante bisogno delle persone, la salute. Questa categoria, senza promettere nulla, ma solo esercitando la professione per la quale sono lautamente pagati, pretende il voto se si vuole essere curati. Poche persone possono sfuggire. Anche chi paga lo specialista deve passare sotto le forche caudine dei loro studi , mi riferisco in particolare ai medici di famiglia. Le persone anziane che frequentemente si devono recare per la ricetta o per controllare la pressione, devono sentirlo come un favore che, se non votano, non devono chiedere. Senza parlare dei casi più gravi che hanno esigenze di cure domiciliari giornaliere : in quei casi il voto è doveroso. Possibile che si debba far condizionare ogni competizione da questi personaggi senza reagire? Votandoli ci procuriamo un doppio danno, eleggiamo cattivi amministratori e li distogliamo dal loro dovere di medici peggiorando la nostra assistenza. Si parla sempre di Voto Bipartisan, per una volta parliamo di Non Voto Bipartisan. Votiamo per la lista che ci piace e per il candidato che più ci aggrada, escluso i medici. Se ripuliremo entrambe le liste dai medici ci guadagnerà la vita amministrativa del nostro comune e troveremo il nostro medico nello studio invece che alle riunioni politiche.

Belfagor

Per un pugno di incarichi (versione restaurata)

Avrei preferito non infilarmi nel dibattito politico di questi giorni, se così si può chiamare, ma sono stato colto da un interrogativo che non mi abbandona mai. La situazione la sappiamo tutti: ci sono i tifosi da una parte e dall’altra ed in mezzo persone che ascoltano fino in fondo la propria coscienza critica. A queste mi rivolgo. Ebbene, il fatto è questo. Laddove ci troveremmo, come sicuramente accadrà, alla elezione di una lista, vorremmo conoscere con che metodo saranno delegate le figure che andranno poi a ricoprire assessorati. La giunta, il cuore del potere. Siamo più chiari. Sappiamo ovviamente che dietro alcuni candidati a consigliere vi sono persone che “portano” questo o quello(a volte questo e quello insieme), a cui è stato “promesso” un assessorato, o in alcuni casi ufficializzato. Facciamo qualche nome.

Dietro Roberto Rotunno vi è Lorenzo Razzino, come Paolo D’amaro porta a Tonino Corribolo. Questo è ufficiale. Nella coalizione di Gennaro pare che Napolano sarà gratificato con un assessorato, e ancora Aldo Migliozzi, e Ughetto a Casanova. Poi ce ne sono altri, perché sono tanti chiaramente a correre, ma la questione di fondo non è il numero, poiché questo potrebbe solo far sorridere e deprimere come è giusto che sia, ma le competenze verificabili in base alla quale verrà poi delegata una persona ad un determinato settore. Prendiamo ad esempio il settore dell’ambiente e dell’agricoltura. Bene, in questi due campi c’è bisogno di persone che hanno conoscenze specifiche, possibilmente laureate, che hanno girato almeno l’Italia(è chiaro l’Italia pulita) e sono in grado di suggerire proposte che funzionano già in altre realtà, compatibili con la nostra. A questo punto c’è poco da dire, in quanto pensiamo che questa categoria di persone che abbiamo in qualche modo cercato di delineare siano presenti forse al 3%. E allora evviva gli improvvisatori e gli avvocati al seguito di questi! Speriamo davvero che quanto sta per avvenire a Carinola appartenga a qualche altro mondo. Non ci cresta dunque che sperare che le persone per bene e competenti, dell’una e dell’altra parte, ricevano quanto più fiducia rispetto a chi già è stato sul comune, sia in maggioranza che in opposizione, in modo da permettere, concretamente, un margine di ricambio. Il resto sono e resteranno stronzate, dal momento che nella merda già ci siamo. Ora bisogna cercare di tirare fuori la testa e poi le braccia.

Il terzo cavaliere perduto nel sonno.

giovedì 10 aprile 2008

Forse che si… forse che no

La vecchia Mariuccia non riusciva a credere ai propri occhi. Tutta quella roba che all’improvviso le era piovuta in casa, sembrava la manna dal cielo. Mai aveva visto un cesto di vettovaglie come quello! Un piccolo prosciutto, un caciocavallo, salsicce, zucchero, caffè… La Lista Rossa era stata molto generosa con lei in quell’occasione, peccato che il candidato sindaco pensava che lei mangiasse una volta ogni cinque anni!... Qualcuno avrebbe dovuto dirglielo che le vecchiette sole, pur se ottantenni, mangiano anche loro almeno una volta al giorno. Beh, per qualche giorno avrebbe risparmiato sulla spesa! Non era certa una cosa facile riuscire ad arrivare a fine mese con i 500,00 euro della pensione. Tra bollette da pagare e il rancio quotidiano, arrivava con l’acqua alla gola e non poteva fare a meno di indebitarsi sempre con qualcuno. E meno male che quella vecchia catapecchia era sua altrimenti, se avesse dovuto pagare anche l’affitto, sarebbe stata costretta ad andarsene a vivere in una grotta… In fondo, se l’ aveva fatto Gesù, poteva farlo anche lei.
Era tutta presa da questi pensieri, quando sentì qualcuno che la chiamava dall’esterno. Era di nuovo il giovane Tommasino che, aiutato da un suo amico, trasportava un’ ingombrante scatolone. “Guarda cosa ti manda il sig. Marchese?” le disse Tommasino “ Tutta quella roba devi pur conservarla da qualche parte: eccoti un bel frigorifero! Butta via quel catorcio arrugginito!” Mariuccia rimase a bocca aperta. Chissà perché, invece di essere contenta, sentì attorcigliarsi le budella. La sua arguzia di vecchia d’altri tempi ebbe un brusco scossone: “se sono disposti a darmi tutto questo per un solo voto, stanno proprio inguaiati!” pensò un po’ preoccupata. Tommasino strappò il cartone, mise in bella mostra il frigorifero nuovo e se ne andò.

Mariuccia guardò quell’arnese nuovo di zecca poi, non riuscendo più a contenere la sorpresa, uscì fuori e vide la sua vicina Antonetta intenta a sistemare la ghiaia sullo spiazzo davanti casa sua. “Mariu’ guarda che cosa mi ha regalato la Lista Blu?” le disse appena la vide. “La ghiaia per il cortile! Me l’hanno mandata proprio adesso! Prima mi è arrivato il sabbione dalla Lista Rossa e ora la ghiaia dalla Lista blu”. Mariuccia la guardò con un sorriso ironico sul viso: “Sono andata meglio io!” le rispose “A me è arrivato il frigorifero nuovo e tanta roba da metterci dentro. Ti sembra niente?!”… Stavano chiacchierando quando si accostò anche Teresina, l’altra vicina. Aveva tra le mani delle ricevute di bollette pagate. “ La Lista Rossa mi ha pagato le bollette del gas e della luce, visto?” disse tutta euforica. “Mio marito era arrabbiato perché il suo stipendio è già finito, e invece ci ha pensato il dott. Mazzetta. Se lo meritano proprio un voto!” Mariuccia non potè fare a meno di guardarla in viso ed esclamare sarcastica: “E già! Nel rione dei pezzenti si compra a buon mercato!” Le due donne la guardarono un po’ stupite e fu Antonetta a dire: “ Ma che ce ne frega, tanto un voto lo dobbiamo pur dare e per noi una lista vale l’altra. Almeno ci danno qualcosa!” Mariuccia non riuscì a passare su un commento simile. La sua naturale impulsività straripò e in un attimo le aggredì entrambe con un fiume di parole. “Tu che sei così contenta della tua ghiaietta, hai dimenticato quando la fognatura davanti casa tua era tutta otturata e ti entrava la melma persino in cucina? Quante volte sei andata a chiedere che te la ripulissero? E chi lo ha fatto? TU! Pagando con i tuoi soldi… E tu Teresina cara, che omaggi il dott. Mazzetta che ti ha pagato le bollette, hai dimenticato che fino a ieri non ti ha mai sputato in faccia, neppure quando camminavi tutta storta per la sciatalgia? Non ti ha chiesto neanche cosa ti fosse successo. Mai!... Ma fatemi il piacere! Ora che hanno bisogno del nostro voto, sono tutti amici nostri, ci comprano con pochi spiccioli, come fossimo cani a cui gettano un osso, poi quando hanno ottenuto quello che vogliono, si dimenticano di noi. E sapete perché? Perché per loro noi non siamo niente! La considerazione che hanno per noi è uguale a quella che hanno per i polli: ci considerano degli stupidi che possono raggirare con un pugno di granturco. La prova è quel cartello che è comparso sotto il campanile, a tre giorni dalle votazioni, dove si dice che finalmente lo aggiusteranno. Ora?... E perché non lo hanno fatto in tutti questi anni? Andassero a quel paese! Tutti! ” Voltò le spalle alle sue vicine e rientrò in casa. Le due rimasero un attimo sconcertate, in silenzio. Fu Teresina la prima a parlare:
“ Mah, forse ha ragione,” disse “d’altra parte ha la quinta elementare e capisce più di noi!”…
Era di buon mattino quando Mariuccia si presentò al seggio elettorale, poi sarebbe andata alla Messa delle otto come faceva tutte le domeniche. Nella sezione n° 3 c’erano solo gli addetti ai lavori: il presidente di seggio, il segretario e due belle scrutatrici dal viso ben curato e liscio come quello delle Barbie di sua nipote. Le guardò con un velo di malinconia: neanche a vent’anni lei aveva avuto un viso così, ma allora non c’erano creme e cremine, solo l’acqua del pozzo e un po’ di sapone fatto in casa che invece di ammorbidire la pelle, la rendeva secca come sfoglia di cipolla…
Mah! I tempi cambiano…
Appena la videro, la salutarono sorridenti. Mariuccia porse i documenti e ascoltò le sue generalità così come erano scritte nel registro che le ragazze avevano davanti, poi una signorina le porse due schede vidimate e una matita. Mariuccia guardò le schede e senza prenderle chiese:
“ E che dovrei farci con queste?”. La guardarono perplessi. “ Ma… deve votare! Sono le schede. Ci deve scrivere il nome del candidato che preferisce” disse la signorina. “ Io non so scrivere” ribattè Mariuccia decisa guardando la ragazza negli occhi. I presenti la osservarono ancora più perplessi.
Si fece avanti il presidente di seggio, un bel ragazzone alto e pelato, che le ricordava tanto il commissario Montalbano, con dei buffi occhiali colorati appoggiati sul naso. “Allora faccia solo una croce sul simbolo che preferisce” le disse cortese. “Non ci vedo. Ho le cataratte” ribattè ancora con decisione Mariuccia. “E’ sicura che non ci vede?” le chiese Montalbano mostrando dei fac-simili di schede per verificare la sua vista. Mariuccia osservò un attimo le schede con attenzione poi disse: “No, non vedo nulla.” Montalbano cominciò a dare segni d’ insofferenza. “ Scusi allora perché è venuta a votare?” le chiese. “ Perché pensavo qualcuno potesse votare per me” rispose. “Non si può fare. Assolutamente… Allora facciamo così: se ne vada ed è come se non fosse mai venuta” le disse il ragazzone. “ Ma io qua ci sono venuta!” disse Mariuccia con fermezza. “Senta signora, cosa vuole che le dica: non sa scrivere, non ci vede, non vuole andarsene, cosa possiamo fare?” disse spazientito, poi continuò: “Io le schede gliele ho date e lei le ha rifiutate, non è così?”
“ E’ così.” “Posso ridargliele un’altra volta. Lei che fa?” “Le rifiuto un’altra volta.” “ Allora rifiuta le schede?” “Si, le rifiuto.” “Ma questa è una protesta!” “ Se preferisci così, figlio mio, è una protesta.” “ E perché protesta?” “Perché… perchè una vecchia analfabeta e malata agli occhi come me, non viene messa in condizione di votare.” “Allora bisogna scrivere tutto. Bisogna verbalizzare!” “ E scrivi, figlio, tu che sai scrivere.” L’uomo la fissò dritto negli occhi cercando di capire con chi avesse a che fare. Gli sembrò di leggere in quello sguardo la bonaria malizia di sua nonna. Stava quasi per scappargli un sorriso, invece diede un profondo sospiro e disse: “Segretario scrivi: la signora Maria Taldeitali rifiuta la scheda secondo il D. P. R. 30 marzo 1957 n° 361 art. 104 perché ritiene di non essere adeguatamente assistita, quale analfabeta e ipovedente, nell’esercizio del suo diritto al voto.”
Il giovanotto la guardò ancora a lungo, sorpreso dalla sua impassibilità mentre lui sciorinava le sue conoscenze giuridiche, poi le disse: “Ecco signora, può andare.”
Mariuccia salutò ed uscì dalla sezione. Aveva fatto pochi passi, quando sentì il ragazzone dire chiaramente: “ Questi vecchi arteriosclerotici! Fanno perdere un sacco di tempo!” Si fermò un istante, poi con un sorriso furbo e compiaciuto disse a se stessa: “ Arteriosclerotica?...Poveru strunzu!”
Talìa
Talìa

mercoledì 9 aprile 2008

La musica è sempre la stessa…

13/14 Aprile 2008: siamo di nuovo ad una tappa importantissima per le sorti del nostro piccolo comune. L’elettore più confuso che mai si recherà alle urne, e che si troverà di fronte? Due liste che ad occhio sembrano di centrosinistra entrambe, ma invece celano retroscena molto intriganti. Marrese, designato da Di Biasio suo successore, e Mannillo paradossalmente candidato a Sindaco con una coalizione con forti connotati di centro destra. Negli ultimi 20 anni non ricordo una campagna elettorale cosi povera di programmi e così basata su offese personali. Il dato che traspare è solo uno: una classe dirigente che tenta di rinnovarsi ma che viene assorbita dai soliti personaggi. Al che mi viene spontanea una domanda: ma tutti questi nuovi volti non potevano unirsi e mandare a casa tutte le vecchie facce? Ai vari Zampi, F. Mancini, Esposito, Tulipano, Ullucci, Rotunno, Capezzuto, Palmieri non è mai venuta la brillante idea che i vecchi senatori dovevano restare a guardare e non partecipare insieme a loro nella battaglia ??....

e invece a cosa assistiamo? Assistiamo a un Pasquale Di Biasio che impone la sua presenza su tutte le manifestazioni e comizi e un Mannillo che sputa fuori vergognose affermazioni dichiarandosi estraneo a tutto e a tutti e querelando chi ha mostrato in pubblico delibere che lo ritraevano presente alle vicende Sacom. Si continua vergognosamente a regalare futili miraggi a persone bisognose di lavoro e incarichi altisonanti. Era arrivato il tempo di cambiare qualcosa e come sciocchi abbiamo perso l’occasione. Siamo come bombardati tutti i giorni da notizie, che sembra siano la demolizione di ogni speranza, di ogni fiducia nella prossima amministrazione , nel suo domani. Onorevoli personaggi che diventano agenzie interinali, e come tali danno vita a lunghe attese e speranze; biblioteche che vengono inaugurate a un mese dalle elezioni, e fantomatici oratori che alle cui belle parole fanno eco fatti di cronaca molto delicati narrati su giornali. Questo è ciò che meritiamo?
maestrodivita

maestrodivita