Qualche settimana fa, a Carinola, approfittando del premio internazionale di mosaico intitolato a Padre Michele Piccirillo e del ritardo eccessivo (ma forse si usa così) dell’ambasciatrice della Giordania che doveva presenziare alla manifestazione, ho potuto conoscere meglio il bello ed importante palazzo Petrucci dove l’iniziativa aveva luogo. Al termine avendo udito che il piano superiore, quasi il sottotetto dello storico palazzo quattrocentesco, accoglieva la biblioteca del Comune di Carinola, ho voluto dare uno sguardo, ritenendo la cosa molto interessante. Così mi sono accodato al piccolo drappello che saliva ed ho potuto constatare come gli scaffali fossero perlopiù vuoti, talché più che di biblioteca potevasi parlare di scaffaloteca.
Una tarma del venticinquesimo secolo che, vinta dalla fame, riuscisse a salire fino ai vetusti locali che ospitano la biblioteca ( continuo a chiamarla così per comodità e per semplicità di esposizione) per cibarsi di carta di libro, leggera friabile e delicata al palato, rimarrebbe spiacevolmente sorpresa nel constatare che dai suddetti locali quasi niente altro potrebbe addentare se non tavoli, sedie e scaffali, peraltro di pessima qualità, la cui degustazione sarebbe infinitamente più difficoltosa.
La mia curiosità mi ha spinto allora a raccogliere qualche informazione ed ho così appreso che la struttura e’ nata per iniziativa dell’avvocato Abner ed ha, in passato, usufruito dell’apporto di un comitato scientifico, che si avvaleva tra gli altri di cattedratici e di noti esponenti della cultura calena.Essa viene attualmente gestita da una sorta di Comitato di Salute Pubblica nel quale, altra grande sorpresa, abbondano avvocati, avvocaticchi (absit iniuria verbis) e dottori in giurisprudenza. La Facoltà di Giurisprudenza della sola Università Federico II sforna mensilmente parecchie centinaia di laureati; e’ quantomeno singolare che essi, nel comune di Carinola, eccellano nello svolgimento della funzione bibliotecaria più che in quello della professione forense.
Al di là di questi amletici dubbi restano le questioni di sostanza.
E’ mai possibile che cattedratici, avvocati e sapienti abbiano prodotto quell’insieme disordinato e sparuto di libri che, quasi vergognandosi di se stessi, si sono offerti alla mia vista quella sera? E se volessi avvalermi di questa presunta biblioteca a chi rivolgermi? Ad un vigile? Ad un vigilino, magari?, Ad un LSU di passaggio al comune? E come ottenere poi il prestito del libro?
Ma se fosse poi vera la notizia che tutto il poco che ho visto sia frutto di un’unica donazione, altre domande si pongono.
Il comune non ha denaro?
Il comune ha denaro per altro ma non per la biblioteca?
Il comune ha stanziato denaro per la biblioteca ed allora il problema sta nella capacità organizzativa e manageriale di chi quel denaro deve gestire?
Visti i problemi che attanagliano questo povero comune, e considerata anche la scarsa propensione alla lettura dei suoi abitanti (problema nazionale, certo, e non solo carinolese), di una simile “cosa” si poteva fare a meno? E se non se può fare a meno, e’ possibile fare in modo che diventi una cosa seria?
Quelli che sanno possono rispondere?
CONTE VRONSKI (via web)