Il partito democratico è senza dubbio una delle novità più interessanti del panoramico politico italiano. Il programma progressista e aperto a una larghissima fetta dei cittadini favorisce la loro partecipazione attiva alla vita politica e alle sue decisioni. Peccato che, fin dalla sua nascita aleggi su questo partito qualcosa che lo tiene prigioniero e che gli impedisce di esprimere tutte le potenzialità positive e impedendogli di crescere come potrebbe. Anzi,sembrerebbe che deliberatamente lo si vuole piccolo per poterlo controllare meglio.
Sembra che i giochi per l’elezione del nuovo segretario del PD siano ormai fatti. Confermando le previsioni, sembra che sarà Bersani a prendere il posto di nuovo candidato a premier, lo si deduce anche dalle sue continue apparizioni nelle trasmissioni televisive. Ormai il suo sponsor, dopo aver sabotato col suo stile levantino la segreteria Veltroni, mira a impossessarsene con un suo prestanome.
Veltroni era riuscito a sedersi sulla sedia di segretario solo per un fatto giudiziario contingente: tutti ricordano che D’Alema era sotto tiro per una storia di banche e cooperative rosse. Approfittando di quel piccolo incidente giudiziario, Veltroni riuscì a farsi eleggere, ma siccome non aveva il permesso del padrone si è visto dove è finito: in Africa. Il nostro eroe invece, dopo aver risolto la grana giudiziaria col quasi arresto del giudice, quella poverina della Forleo che aveva osato importunarlo, è tornato a curare la sua azienda. Come Berlusconi è padrone di Mediaset e De Benedetti di Repubblica, D’Alema è il padrone del PD. Quale proprietario, gli spetta scegliere l’amministratore delegato e la sua scelta è caduta su Bersani come anni fa era caduta su Fassino. Per gli altri due candidati non servirà a nulla affannarsi in comizi e convenzioni varie o addirittura spendere un patrimonio in manifesti come ha fatto Franceschini: si devono convincere che concorrono per il quarantanove per cento, il quanto il cinquantuno è già assegnato. Per convincersene basta analizzare le regioni che sono interamente di D’Alema, ossia tutte le regioni meridionali più la Lombardia, oltre logicamente alla fetta di voti che gli spettano nelle altre regioni.
Tra qualche mese tutto ritornerà sotto il controllo del legittimo proprietario, Baffino.
Purtroppo non si può fare niente contro questo potere occulto che domina lo stato italiano tramite l’apparato del vecchio partito comunista, che condiziona e danneggia la vita della nazione. Tramite la sottile propaganda e l’azione giudiziaria continua riesce a far credere che il pericolo per la democrazia sia Berlusconi. Niente di più falso: all’indomani della sconfitta elettorale o del suo ritiro dalla politica, che prima o poi arriverà, non si avrà alcun problema. Invece chiunque deve fare i conti con Baffino. Ha piazzato i suoi uomini-partito in ogni dove, ministeri, banche, università, sindacati, oltre a gran parte di settori della magistratura palesemente comunisti.
Questo sistema di cui Baffino è il padrone e custode permette a chi ne fa parte di aver tutto facilitato: lavoro, carriera, incarichi prestigiosi o finanziamenti, senza alcun problema dalle banche amiche. Gli altri invece devono arrancare, sudare e sacrificarsi nel campo del lavoro e dello studio senza mai riuscire a raggiungere i componenti degli apparati. Inutile tesserarsi e votarli, sono cellule che si alimentano una con l’altra e respingono i corpi estranei.
L’esempio più eclatante è proprio il PD. Per esigenze elettorali si è fatta la fusione della margherita con gli ex comunisti, che tanto ex non sono se sono sempre gli stessi come Baffino. Hanno fagocitato gran parte dei votanti margheritini ma adesso è in atto la pulizia etnica degli uomini di apparato della Margherita. Fuori Prodi, Rutelli, Parisi, Castagnetti: man mano saranno espulsi tutti. Resterà solo qualche Iervolino finché servirà alla causa, dopo fuori anche lei.
Il grande delinquente imbroglione che è Berlusconi, visto da diversa angolazione, era un’ opportunità da sfruttare per liberarsi da questa dittatura, ma ormai anche lui è stato sconfitto. Questa subdola organizzazione, ramificata in tutti i gangli della società, ormai è riuscita a far passare il messaggio che lui è un moderno dittatore che vuole impossessarsi del paese. Come si fa a impossessarsi di una nazione senza la polizia, l’esercito, i grand commis di stato e tutti i funzionari pubblici? impossibile.
Sono riusciti a far credere che riuscirà nell’intento con l’appoggio di Emilio Fede e Bruna Vespa, che barzelletta. Baffino sa chi sono i poteri forti, li conosce, li controlla e li rifocilla continuamente. Berlusconi deve pagare i giudici, Baffino, per ricompensarli per i loro servigi, o li promuove o fa avere qualche consulenza milionaria, basta una telefonata a Bassolino. Quando è il momento, sono pronti a ricambiare il favore ricevuto, a quello scopo Baffino li ha piazzati nei posti strategici con largo anticipo riguardo al bisogno. Qualcuno dirà che Bersani non è una marionetta nelle mani di Baffino, e probabilmente anche lui lo pensa. Ma nel momento il cui non seguirà le indicazioni del padrone, si troverà contro tutti i cacicchi di Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Bari e anche Milano, e non potrà fare altro che abbassare la testa e dire obbedisco. Gli italiani nel frattempo resteranno con i propri problemi insoluti a osservare come si spartiscono lo stato e a nulla servirà votarli e dichiararsi loro sostenitori, non li farà mai entrare nell’apparato del partito.
Azeglio