Assistendo alle terribili scene dell’ultimo disastro, in ordine di tempo, che ha colpito la nostra nazione trasmesse in video sentiamo anche la discussione sulla responsabilità di quanto accaduto e sulle proposte per evitare disgrazie simili in futuro. Inutile dire che è stata subito avviata, come sempre DOPO ogni disgrazia, una indagine giudiziaria di cui conosciamo già le conclusioni. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Quello che fa sorridere è la disinvoltura dei vari esperti di regime che si avvicendano sullo schermo a ripetere, uno dopo l’altro, che bisogna mettere le montagna in sicurezza. Seguendo le loro istruzioni tutte le montagne e le colline italiane dovrebbero essere ricoperte di cemento armato per costruire migliaia di chilometri di muri di contenimento. Questi esperti di regime non conoscono una famosa canzone che diceva”nessuno può fermare il fiume che va verso il mare…”. Loro non sono abituati a cantare ma a contare i soldi che possono ricavare da progetti faraonici, molte volte inutili, tipo i muri di contenimento. Questi servono solo a rallentare le acque che corrono verso il mare non a fermarle o a neutralizzarne gli effetti distruttivi.
Per impedire i disastri serve semplicemente che l’acqua abbia possa scorrere lasciando liberi gli alvei dei torrenti. I torrenti, a differenza dei fiumi, possono essere a secco per anni e poi servire al loro scopo naturale in caso di un forte temporale o piogge continue. Se nei periodi di siccità, che possono durare anche anni, si costruisce sulle sponde dei torrenti o addirittura nel loro alveo, quando arrivano i periodi di pioggia si può avere il disastro. Semplice, si deve costruire dove non è pericoloso, non dove si può speculare di più. Semplice a dirsi ma impossibile a farsi, così come è impossibile fermare l’avidità umana.
Se si vuole un esempio dei concetti semplici innanzi espressi basta recarsi verso i “Laurienzi”a Casanova all’inizio della strada che porta al santuario della Grangelsa. Si potrà osservare che il grande caone di una volta che passava sotto un ponte molto ampio, nei pressi di casa Piccolino, è stato ridotto ad un orifizio di meno di un metro quadrato. Attraverso quell’orifizio defluiscono le acque meteoriche di migliaia di ettari di collina, per intenderci dalle Vaglie a Santa Venere incluso logicamente la Grangelsa, Corbellino e monte Pecoraro. Tutta l’acqua piovana che cade su questi immense superfici, abbastanza ripide finisce in quel piccolo buco. Sono tanti anni che non piove in modo violento, stiamo assistendo ad annate come il 2008 in cui abbiamo avuto tante giornate di pioggia ma pochissimi temporali e di breve durata. Il temporale differisce dalla pioggia perché in poche ore può scaricare milioni di metri cubi di acqua, come è avvenuto a Messina: il terreno non può assorbire quella grande massa che si scaraventa con veemenza a valle. Se trova il passaggio libero bene, altrimenti travolge e ingoia tutto quello ostacola il suo passaggio. L’acqua frammista a terra diventa fanghiglia che, aumentando di peso, ne raddoppia l’azione distruttrice .
Tornando a Casanova non è detto che non possa arrivare anche qua un forte temporale come accadeva frequentemente tanti anni fa, al contrario più passa il tempo più aumentano le probabilità che l’inondazione avvenuta anni fa , come tanti ricordano, possa ripetersi. Una piccola anteprima si è avuta pochi anni fa e ne fu testimone e vittima l’attuale sindaco di Carinola, che è vivo per miracolo. Questa è solo una riflessione, che non vuole accusare nessuno né vuole dare soluzioni né tantomeno creare allarmismi. Vuole solo far riflettere e comprendere che in ogni posto d’Italia, anche i più vicini, c’è una tragedia preparata come quella di Messina. Che fare? Sperare che non piova in quel modo e se accadesse fare attenzione e sgomberare per tempo. L’errore più grande sarebbe quello di fidarsi delle previsioni meteo dell’aeronautica: non sanno prevedere la pioggia, figuriamoci se sanno prevedere un forte temporale!
Bernacca