IERI
OGGI
grazie al nostro amico per la segnalazione
E’ ancora possibile recuperare la spiritualità con l’ambiente naturale del territorio carinolese? In molti vi scommettono e fanno bene. Io sono fra questi e aggiungo che bisogna partire da oggi. Perchè se mettiamo ad esempio che servirebbero dieci anni per un ripristino totale dell’ecosistema naturale, se già iniziamo domani ci vorranno dieci anni più un giorno. Ma da dove bisognerebbe ripartire? Da lontano...Da quel poco che conosco, negli ultimi tre decenni sembra che l’approvvigionamento quotidiano, come la coltivazione intensiva del territorio collinare, oltre che di quello pianeggiante e montano, ( compresi i pascoli di bestiame) sia rapidamente calato intorno dall’inizio degli anni ’70 fino alla metà ’80, con la fuga nelle città (d’Italia e dell’estero). Ebbene questo non è successo solo a Carinola ma in moltissime zone d’Italia, come nei colli Berici ad esempio (a sud di Vicenza) nei quali si è avuto un grosso movimento emigratorio, ma vi è stato però un ritorno consistente, con la ripresa di attività rurali e commerciali dopo gli anni ‘90. Dunque sembra che l’abbandono delle campagne del carinolese sia grosso modo coinciso con una pratica crescente d’inquinamento periodico dell’ambiente (ma i controlli dov’erano?e ora dove sono?). Per contro possiamo affermare che una seria politica ambientale – come non è stata attuata fino ad oggi- e di sviluppo agricolo e naturalistico verrebbe con determinazione e concretezza portata avanti con successo,potrebbe canalizzare un ripopolamento delle campagne e la crescita della produzione di prodotti autoctoni ( uliveti, vigneti, canapa, sambuco, grano..) insieme quindi al rispetto ambientale. Ma bisogna partire dal sanare tutte le discariche delle campagne e collinari, nei pressi degli ex rivoli, portare da domani subito via l’eternit da dove sempre più spesso viene abbandonato. Quindi cominciare con l’acquisto di depuratori per posizionarli dove vengono confluite le acque reflue. Cercare di accantonare coltivazioni che durante l’anno hanno spesso bisogno di pesticidi vari. Da qui dividere la rete fognaria degli scarichi commerciali e delle abitazioni dalle fogne per il solo deflusso delle acque piovane, le quali possono confluire nei fiumi che finiscono in mare. Insomma servono soldi e serve che vengano spesi bene. Questo significherebbe creare le condizioni per svilupparci con quello che tanto ci offre la nostra amara terra. Ma questo gli amministratori non vogliono capirlo. Sembra non riguardarli. Eppure pare che anche questo hanno promesso…Ma noi che stiamo maturando una nuova coscienza territoriale vogliamo che questo sia fatto bene e lo vogliamo ora. Perché è nostro, ed è sacro. Altro capitolo su cui insisteremo tenacemente nelle prossime settimane riguarderà la salvaguarda dei boschi collinari, sul disboscamento invernale e quindi sull’incombente minaccia degli incendi estivi. L’amministrazione però ha siglato un piano antincendi con la protezione civile, che vedrà vigilanza diurna e postazioni fisse. Ma serve che anche la comunità si rivolti una buona volta contro questi soprusi e scempi territoriali.
Il conte Biasox a bordo della sua carrozza argentata, spinta da venti poderosi cavalli tedeschi, da più di un anno ogni giorno si recava ad espletare il gravoso incarico di responsabile delle acque di Gomorra, (leggi le puntate precedenti sulle gesta del conte Biasox). Da quando aveva ricevuto questo incarico dal suo amico il vicerè Sandrino De Ricchionis aveva dovuto lasciare la sua amata contea di Calenum . Da quel giorno non trovava pace per lo sgarro ricevuto dal duca Giano de Fontanavecchia che contravvenendo alle sue disposizioni si era fatto eleggere reggente. Invece di accogliere l’invito di Sandrino a raggiungerlo a Lourdes, dove si era rifugiato per sfuggire al grande inquisitore che lo voleva arrestare, restò al suo posto. Era passato un anno ed il rancore del conte Biasox aumentava ogni giorno di più insieme al suo desiderio di vendetta. Il suo odio aumentava a dismisura anche perché Giano nella veste di Reggente si muoveva molto bene riuscendo a raggiungere un alto gradimento tra gran parte del popolo. Giano con alcuni interventi indovinati quale la rimozione dei rifiuti che stazionavano nelle strade da anni e con l’assunzione di un po’ di persone allo scopo aveva preso due piccioni con una fava. Era riuscito ad avere un buon servizio e a procurarsi la gratitudine degli assunti. Ma ciò che faceva imbestialire il conte era la disdetta del contratto sui cimiteri con la relativa tassa sui morti che doveva portare un immenso beneficio alle sue casse. Giano appena insediato non solo aveva disdetto il contratto ma aveva fatto capire al popolino il grande imbroglio che Biasox aveva ideato. Se poteva passare sopra alle altre cose su questo il conte Biasox aveva giurato tremenda vendetta. In attesa del momento opportuno aveva tenuto insieme i suoi vassalli, valvassori e valvassini che continuava a foraggiare con qualche prebenda proveniente dal suo nuovo incarico. Le sue truppe erano pronte a rientrare insieme a lui nel palazzo della contea che per tutti era di sua proprietà. L’occasione per vendicarsi si presentò al conte con il bando per l’assunzione di nuove guardie per la sicurezza della contea che il duca Giano aveva fortemente voluto. In un incontro segreto con il suo fidato amico Tigellino, comandante in capo delle guardie della contea, preparò il piano d’attacco contro il detestato Giano. Si accordarono sui nomi dei concorrenti che dovevano risultare vincitori. Prima di tutto favorirono i loro raccomandati tra cu il nipote di Biasox e dopo fecero risultare vincitori amici del duca Giano. Dopo questa operazione fece circolare la voce che il duca Giano avesse personalmente deciso i nomi dei vincitori del bando e che aveva assunto anche il nipote per evitare di essere denunciato al sommo magistrato. Il piano riuscì, appena tutti seppero della cosa si rivoltarono contro Giano in particolare i suoi consiglieri che lo avevano acclamato reggente. L’operazione riuscì così bene che addirittura Massimo De Grimaldellis, che aveva avuto una parte determinante nella elezione del duca, incominciò ad organizzare una forte opposizione. Il duca Giano per far fronte alla situazione convocò immediatamente il gran consiglio della contea mandando un invito personale a tutti ma all’orario prefissato si ritrovò solo nell’immenso salone dove campeggiava ancora il ritratto del conte Biasox. Mentre Giano si disperava, logicamente senza farne avvedere ad alcuno, Biasox si congratulava con sé stesso per l’operazione. Mentre si beava del proprio genio pensava a nuovi sgambetti da fare a Giano in modo da costringerlo alle dimissioni e come conseguenza il proprio ritorno sul trono. In effetti Giano aveva accusato fortemente il colpo e vedeva il castello quasi crollargli addosso per essere rimasto senza nessuno a sostenerlo e quindi cominciò seriamente a pensare alle dimissioni……. Il suo amico cerusico di Santa Cruz, che insieme a lui aveva capeggiato la rivolta contro Biasox, comunque manteneva ottimi rapporti con questi. Si affrettò ad informarlo della crisi profonda in cui versava Giano e Biasox lo ricambiò della bella notizia con un caloroso abbraccio, foriero di una nuova alleanza futura. La stessa informazione fu portata a Biasox dal suo ex ministro delle finanze Abner da SRuosi che le aveva raccolte origliando dietro le porte nei suoi giri giornalieri nel palazzo della contea. Questi non ebbe la stessa accoglienza del cerusico , per due motivi. Primo era andato a riferire in ritardo e secondo Biasox aveva deciso di privarsi dei suoi servigi nella sua futura personale organizzazione del feudo. Continua…… Belfagor
Sono nomi che tutti noi, purtroppo, conosciamo. Ancora abbiamo negli occhi la visione dei massacri perpetrati, delle lunghe colonne di profughi e dei loro campi per rifugiati, dove la fame e le epidemie, ancor oggi, uccidono più della guerra stessa. Sarà difficile cancellare le immagini dei tanti bambini che cercavano, inutilmente, di ottenere un po’ di latte da seni vuoti e avvizziti o dimenticare gli sguardi supplichevoli di tante mamme che imploravano un aiuto, che raramente arrivava.
