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domenica 31 maggio 2009

un mare di....


(Sogno).. Non vorrei che sedermi per ore, quindi sdraiarmi, riposare…Abbracciare nel mare il sapore salato della vita. Nuotare per sempre. Non esisterebbe più la California. Non sarebbe che un viaggio come tanti altri da fare. L’estate la passo a Mondragone. Mi piace quel nome, splendere di sale e sole sulle spiagge di Mondragone. Tramontare col sole. ..Ma da anni non mi può più piacere quel maledetto mare e quelle lerce spiagge. Ma è più forte di me. Devo vederlo, andarci, riposare, leggere, fare il bagno nell’acqua marrò. Una cazzo di bestemmia non mi viene in gola, perché non c’è posto. Dimentico. Ma oggi non ho potuto dimenticare. Ne ho vista troppa e troppi di uomini, donne e bambini, sdraiarsi nel lordume di plastica, vetro e cartacce, così adagio, spassionatamente parlando, bevendo e buttando la lattina di fanta finita e le cicche di sigarette lì a fianco. Una discarica sbrigativa e frantumata sono le spiagge libere (quest’anno) del litorale domitio. Una stella di merda che non sa gridare più. Le ho viste da Pescopagano fino a Sinuessa e dove non sono gestite dai lidi privati, c’è di tutto. Per lo più si tratta del cosiddetto indifferenziato. Cioè tutto. Il mare piange e piango dentro  anche io questa sera, mentre ripenso a quanto vento caldo e dolce sta passando sul mare ora , in questo preciso momento. Ora si alza una busta di plastica che si dirige verso un copertone Michelin, che sta li da vari mesi, appostato nella calda sabbia. 
Che cazzo, sarebbe meglio un deserto, così non passerebbe più l’uomo mazzonico. L’uomo moderno e merdoso che butta cose a terra, ogni minuto, ogni secondo. Deve buttare qualche merda della sua merdosa anima. E se facesse davvero il bagno in un mare di merda, appena uscito accenderebbe una sigaretta e andrebbe a strizzarsi il costume vicino alla moglie. Una mano sulla zizza e poi la butterebbe per scherzare nel mare di merda. Intanto si alza il vento e me ne torno. Domani ci rivado a Mondragone, per prendere il sole. In silenzio. Non so piangere. Da piccolo non mi hanno educato né a questo né ad altro.
 
Mus. Carannan

venerdì 29 maggio 2009

Catastrofi da evitare





Nell’ottobre del 1978 o 1979, il carinolese fu investito da un pauroso nubifragio come non se ne erano mai visti. L’acqua proveniente dalla montagna si riversò su Casanova trascinando con sé alberi, rami e quant’altro poteva distruggere lungo il cammino. Il canale della Grangelsa scaricò tanta di quell’acqua che si allagò tutta la zona Fontana Vecchia e Santa Lucia.

Le pecore di zi’ Salvatore Marrafino, che si trovavano ricoverate in una grotta-ovile, furono trovate immerse nell’acqua fino al collo e molte di loro si salvarono perché riuscirono a tenere ben alta la testa al di sopra dell’acqua. Gli agnelli invece furono tutti spazzati via dalla piena e ritrovati a Carinola, qualcuno addirittura sugli alberi. I campi più bassi furono completamente sommersi e distrutti. I danni causati dalla piena furono ingenti.

Tutto è successo trent’anni fa. Non è poi tanto se ci si pensa.

Che cosa mi riporta indietro di trent’anni? Perché ricordo questo episodio? Perché l’osservazione del territorio, come si presenta attualmente, e il perpetuarsi di pericolose azioni abusive, mi portano ad alcune riflessioni.

Diamo troppo per scontato che certe catastrofi non possano succedere da noi. Ne siamo troppo sicuri. Invece quello che è successo appena trent’anni fa, potrebbe benissimo verificarsi di nuovo. Il cambiamento del clima su tutto il pianeta, poi, non è un dato confortante e fa presupporre che potrebbe succedere di tutto dovunque.

E allora guardiamoci intorno; esploriamo il nostro territorio.

Tutti i canali predisposti dalla natura per il convoglio delle acque sono stati ostruiti da tonnellate di immondizia che l’inciviltà dei cittadini vi ha gettato. Alcuni sono stati ostruiti da cattivi interventi di pubblica edilizia, come il ponte sulla Fontana Vecchia che sarà il primo a saltare se si verificasse un’ altra piena.

Il nostro territorio non è per niente pronto ad accogliere eventi simili. Se la natura ha pensato a fornirlo di tantissimi canali naturali per il deflusso delle acque, l’ uomo ha pensato ad alterarlo disastrosamente nullificando l’azione della natura stessa. Come se non bastasse, l’uomo continua imperterrito a distruggere tutto ciò che è messo a difesa dell’ambiente naturale con le proprie azioni scellerate. Una tra questa è il taglio abusivo degli alberi.

E’ questa una piaga più volte denunciata sulle pagine di questo blog e che sembra non trovare soluzione, forse perché viene molto sottovalutata.

Intanto il barone delle Vaglie, dopo aver fatto piangere tanti piccoli proprietari terrieri per i danni che le sue mandrie procurano ai campi altrui o all’incolumità dei guidatori, continua imperterrito a tagliare alberi sui terreni demaniali e porta la legna sulla sua Tenuta dove avviene il commercio vero e proprio. Là, vanno a rifornirsi camion provenienti da ogni dove e per tutto l’anno. Ha persino assunto alle sue dipendenze degli extracomunitari per tagliare quanto più è possibile. Di questo passo, tra qualche tempo ci ritroveremo una montagna completamente brulla e desertificata.

A niente sono valse le varie denunce legali fatte da cittadini coscienziosi. A niente è valso averlo ripreso direttamente. A niente è valso aver portato in loco un agente della forestale che ha definito l’atto come ‘cose di poco conto’ che non hanno nessuna conseguenza. E così il barone delle Vaglie scorrazza per la strada della forestale a suo piacimento usando persino la chiave della sbarra che gli è stata data da qualche amico fedele. Come la vogliamo chiamare questa tacita intesa? Solidarietà? O semplicemente connivenza?

Intanto il territorio viene privato di preziosi baluardi difensivi che tengono insieme il terreno: gli alberi, appunto.

Se dovesse mal capitare un altro nubifragio disastroso con conseguente piena, tonnellate di terreno si riverserebbero sul paese, distruggendo uomini e cose. E allora di chi sarà la colpa?....

Non voglio sembrare una Cassandra, ma non credo sia buona cosa sentirsi troppo al sicuro da certi eventi. Se si vuole evitare un’altra Sarno, è importante monitorare continuamente il territorio, tenerlo pulito e frenare le azioni di cittadini sconsiderati che per il loro utile tornaconto mettono a rischio l’incolumità dell’intera cittadinanza.

Gala

lunedì 25 maggio 2009

Gimme Five!



Un manifesto mai visto negli anni passati campeggia sui nostri muri: dai il 5 x mille ai servizi sociali del tuo Comune.

Caspita! Perché a Carinola ci sono i servizi sociali? Non me ne sono mai accorto! E che tipo di servizi offrono?

Ah già! La pulizia nelle case dei vecchietti, tante ore la settimana. I dodici giorni di terme a Suio, sempre per gli anziani. Il pullman scolastico che porta gli studenti alla scuola media di Carinola…. Un po’ pochino per essere chiamati servizi sociali.

Ma ecco che dopo la Parrocchia, anche il Comune si appresta a chiedere il contributo dei cittadini, ora che la borsa dello Stato ha stretto i cordoni.

A chi darli questi nostri soldini? A dire il vero, io non li darei proprio a nessuno. Perché dovrei?

Non mi sembra ci sia, da parte dell’Amministrazione Comunale, una sensibilità verso i problemi sociali e, da quarant’anni a questa parte, sono stati fatti pochissimi passi avanti. Inesistenti.

Se ci fosse solo una parvenza di servizi sociali, la gente sarebbe invogliata a dare il cinque x mille, ma non c’è neanche quella. Allora cosa dobbiamo pensare? Che il Comune aspetta a istituirli con il nostro cinque x mille? Ora? Se così fosse, vuol dire che come Ente amministrativo ha fallito, e già da molto tempo. Vuol dire che la cittadinanza è stata privata per tantissimo tempo di forme assistenziali indispensabili e l’aiuto che avrebbe dovuto dare il Comune ai suoi cittadini è stato menefreghisticamente delegato ad altri, ossia alla Chiesa e ai cittadini stessi, attraverso forme di solidarietà cristiana. Esse però non hanno la professionalità e la specificità di servizi che potrebbe offrire un Ente competente e le aspettative di aiuto sociale rimangono disilluse. Eppure i problemi ci sono, e ce ne sono tanti, perché se è vero che la vita moderna ha portato un po’ di benessere in più, è anche vero che ha portato con sé tanti problemi in più.

Esistono anche da noi vecchi soli, bambini che vivono situazioni difficili, adolescenti allo sbando non sempre controllabili e controllati dai genitori, disabili, famiglie che attraversano periodi di crisi economica, coppie che subiscono il dramma della separazione, adulti in situazioni di grave disagio sociale, immigrati provenienti da vari paesi del sud-est europeo e dal Nord Africa, per non parlare del problema legato alla droga, poco visibile ma molto presente.

Non mi sembra che a Carinola ci sia una minima struttura in grado di affrontare le problematiche legate a queste situazioni.

Tante cose si potrebbero fare, ma quella più urgente sarebbe l’apertura di uno Sportello Sociale in ogni frazione più grande (o almeno uno a Carinola!) a cui possono rivolgersi tutte le categorie per ricercare le informazioni sui servizi e le risorse della rete sociale territoriale; molte persone in affanno non sanno neanche a chi rivolgersi. Questo sportello, oltre a dare le informazioni giuste, avrebbe la funzione di ‘smistare’ il problema in causa presso strutture e istituzioni specifiche che possono prestare il loro servizio professionale. Occorrerebbe quindi una rete di collegamenti delle strutture sociali territoriali capaci di accogliere e soddisfare le richieste dei cittadini. Ma siamo molto in alto mare. Tutto è nelle mani di pochi Patronati che possono evadere solo determinate richieste. Altri problemi rimangono irrisolti.

Se alcune fasce di età vengono comunque ben coperte da istituzioni religiose presenti sul territorio, quali i bambini e gli anziani, altre fasce, come gli adolescenti, i giovani e gli adulti con grave disagio sociale, sono più difficoltose da trattare e richiederebbero interventi mirati. Ad esempio, il problema della droga tra i giovani non trova un punto di ascolto in nessun luogo e non basta fare una conferenza una tantum sull’argomento per sentirsi la coscienza a posto o pensare di aver risolto il problema. Idem per gli adulti soli con situazione di disagio sociale. Solo a Casanova ce ne sono circa tre e dovrebbero essere seguiti regolarmente, ma non esiste figura professionale comunale che si preoccupi di vedere se queste persone possono badare a se stesse, sia da un punto di vista pratico che sanitario.

Qualche amministratore più polemico potrebbe dire che non ci sono mai stati abbastanza fondi per avviare un discorso simile e il 5 per mille ha proprio lo scopo di affrontarlo. Mah! Non è una scusa plausibile. Io credo invece che se ci fosse stata la volontà politica di affrontare il problema, i fondi si sarebbero trovati così come si sono trovati per le tante feste e iniziative fatte per accontentare alcuni elettori. Ci sono cose che hanno una priorità assoluta e un Comune attento e responsabile verso i propri cittadini sa fare le scelte giuste.

Queste considerazioni mi spingono a chiedermi: perché dovrei dare il cinque per mille al mio Comune che solo adesso tira in ballo servizi sociali mai esistiti o che lo sono stati solo sulla carta? No, non ci sto. L’attenzione verso i più deboli è una cosa molto seria e va affrontata in maniera molto seria.

Misterlady

venerdì 22 maggio 2009

Merito al Quiquirì



Sono un nuovo arrivato in questo territorio, se così si può dire; un carinolese che ha passato la maggior parte della sua vita al nord per lavoro e ora sono di nuovo qui, la maggior parte dell’anno, a godermi la pensione che spero sarà lunga. Da diversi mesi leggo questo blog che ho scoperto per puro caso, ma non ho mai lasciato un commento. Ho preferito fare il lettore e, perché no? l’osservatore.
Dagli articoli che leggo e anche da molti commenti poco edificanti, ho capito che chi scrive è tendenzialmente di sinistra anche se non si colloca in un’ area specifica. Ma forse non è corretto dire di sinistra, diciamo che è una mente critica, perché molte volte ho notato accuse anche a personaggi chiaramente di sinistra. Non so se a scrivere siano solo giovani o anche meno giovani, quello che però ho notato è la grande varietà di argomenti che si affrontano su questo blog, seri e meno seri, ma tutti con un grande senso di responsabilità e di serietà.
Tutto questo mi ha fatto molto piacere.
Vengo da una provincia della ‘padania’ dove ho lavorato per anni e dove esser meridionale equivale un po’ ad essere un emarginato sociale e il più delle volte io stesso, che pur ci vivevo da tempo, ho dovuto subirmi delle allusioni o delle frecciatine poco felici, per questo ho sempre ritenuto la popolazione meridionale la più buona nell’animo e la più preparata in senso culturale.
Il Quiquirì mi da ragione.
Trovo che molti articoli siano di ottima fattura: critici, informativi e piacevoli da leggere e aspetto sempre con ansia un articolo nuovo.
Personalmente, non approvo le accuse che si fanno a questi ragazzi di non fare abbastanza per il loro Comune. Non li conosco personalmente e non so cosa facciano nella vita, ma aver messo insieme un blog come questo che permette di confrontarsi, di scambiarsi idee ed opinioni, anche contrastanti, è già un merito di per sé. Poi ognuno ha il diritto di fare le proprie scelte di vita.
Voglio augurare a queste giovani menti carinolesi di continuare con passione a scrivere e a tenerci informati su tutto quello che accade e a darci la loro visione delle cose che non è mai quella generalmente diffusa. Per fortuna.
Congratulazioni ragazzi. Non avete niente da invidiare ai vostri coetanei del nord, se non un pizzico di fortuna in più!

Antonio

martedì 19 maggio 2009

Acquaruò l' acqua è fresca? E' comm' na rosa






Tanti anni fa, quando l’intera popolazione era impegnata nei lavori dei campi, tra le varie figure lavorative, c’era l’acquaiuolo. Questi aveva il compito di procurare l’acqua alla fonte, rivolo o sorgente più vicina e dissetare gli operai intenti nell’attività agricola. Questo compito di solito era affidato alla persona più gracile del gruppo che a volte era anche la più sfaticata. Invece di andare continuamente a rifornirsi di acqua a volte dava la stessa, pertanto gli operai per auto tutelarsi chiedevano “acquaruò l’acqua è fresca?” Alla domanda quegli logicamente rispondeva sempre di sì, anche quando era caldissima. Questa espressione pertanto è rimasta a significare che chiedere giustificazioni o informazioni alle persone interessate è inutile in quanto si conosce già la risposta a loro favore. La conferma del detto su esposto si è avuta con le conclusioni delle inchieste sulla guerra ultima di Gaza. Il 22 Aprile scorso l’esercito israeliano ha comunicato i risultati di ben cinque commissioni d’inchiesta sull’operazione “piombo fuso” formate da personale dell’esercito.

Ogni commissione doveva verificare un’ accusa: bombardamenti di uffici delle nazioni unite, colpi di armi leggere e di cannoni contro personale medico e paramedico, uccisione di civili non combattenti,impiego di armi al fosforo bianco,distruzione indiscriminata di edifici da parte delle truppe di terra. Le conclusioni sono state che "l’esercito israeliano ha agito secondo i valori morali e le leggi internazionali di guerra ed hanno messo in campo un enorme sforzo per colpire solo terroristi, facendo tutto il possibile per evitare vittime civili. Si è ribadito che la colpa è di Hamas che non ha accettato di combattere in campo aperto ma nascondendosi tra la popolazione civile. I risultati degli sforzi si sono visti più di due terzi delle vittime sono state donne e bambini. Meno male che si sono sforzati.

Anche l’Onu indaga tramite proprie commissioni di indagini sulle stesse accuse, ma i lavori sono ancora in alto mare. Meglio indagare sui respingimenti dei clandestini che attua il governo italiano, è meno rischioso.

il nipote di Arafat

giovedì 14 maggio 2009

Terza lettera ai casanovesi devoti a Maria SS. Grande ed Eccelsa




Ormai ci siamo; pochi giorni ed è festa di maggio, come ogni anno, da sempre, per sempre. Casanovesi e non, vicini lontani e lontanissimi tornano a casa colorando le strade di risate, saluti, abbracci, schiamazzi, tacchi di scarpe che su e giù percorrono via nazionale tra bancarelle, luci, musiche. E poi, spumoni, birre noccioline per-e-mus seduti in un brivido totale di gioia al bar. La banda, le processioni, l’infiorata, la Grangelsa. Già la Grangelsa e dunque il piccolo santuario, icona di una festa, di un paese, di un popolo che anche quest anno si presenta chiuso, inagibile ma come sempre bianchissimo.

Questa è la terza lettera che scrivo puntuale come la letterina a babbo natale per capire i perché di un lavoro di ristrutturazione approssimata, inadeguato e soprattutto mai ultimato. Da anni, il santuario, dopo il rifacimento della facciata è INCOMPLETO e come normalmente accade dalle nostre parti non se ne sa nulla e sempre seguendo la prassi, nessuno fa domande. In questo momento non m’interessa sapere che fine hanno fatto i soldi spartiti tra consulenti, architetti, ingegneri e avvocati buoni. Oggi voglio parlare di ricordi. Il solito ricordo che ho dell’interno del santaurio. Proprio così, a pochi giorni dalla festa di maggio non voglio sapere perché si continua a dire che mancano le autorizzazioni necessarie per smuovere i soldi e quindi completare la ristrutturazione ma voglio invitare tutti i lettori a fare un salto indietro e ricordare cosa c’era dietro la porta. Io ricordo un spazio piccolo che accoglieva la statua della madonna e consenti va a tutti i fedeli di entrare velocemente, seguendo una lunga fila, giusto il tempo di una genuflessione e un segno della croce. Un affresco che con pensieri da bambino lo ricordo strano quasi buffo, una figura in primo piano con capelli e barba lunga e grigia che planando su un paesaggio verde sorride. Questo e il mio ricordo e visto che risale a quando non capivo ancora cosa significasse innamorarsi forse non è attendibile. Non ho voglia di parlare del solito atteggiamento dei governanti, dei governati e dei furbi ma voglio invitarvi a ricordare e superare con la mente la porta chiusa a chiave con catenacci silenziosi.

Tutti, dovremmo chiederci il perché di questa situazione congelata da anni e comprendendere che una facciata (a parer mio di cattivo gusto) e un tetto nuovo non significa un lavoro terminato. Domenica, dopo la funzione o chi vuole prima ma anche durante, guardiamoci negli occhi e chiediamoci “ ma da quanti anni non aprono il santuario e chi cazz gestisce i soldi di questa situazione e perché non vanno avanti” Con questo invito vi saluto e vi auguro una buona festa di maggio, ci vediamo l’anno prossimo punto e a capo.


martedì 12 maggio 2009

Le ipocrisie del Pdl




  Qualche sera fa, guardando il telegiornale, mi ha colpito l’espressione gioiosamente strafottente del nuovo ministro per il Turismo, Michela Brambilla, mentre firmava il suo mandato, e l’espressione seriamente impassibile, da sfinge, del Presidente Napolitano.

Ho capito immediatamente che questo Ministero dato a questo nuovo ministro è l’ennesimo colpo basso ai danni degli italioti per sistemare una zoccola d’alto rango. E allora mi sono chiesto chi fosse questa oscura Michela Brambilla mai sentita prima.

Ci ha pensato Beppe Grillo a farmelo sapere inviandomi, come ogni sera, i suoi pezzi.

Michela Brambilla, figlia di un industriale del nord, ha iniziato la sua ‘carriera politica’ come show girl del sado-maso, sbatacchiando sfrontatamente di qua e di là le sue protuberanze superiori a mo’ di palloncini colmi d’acqua; ondeggiando le sue rotondità posteriori, a misura ravvicinata, davanti alla telecamera; palpando e facendosi palpare a più non posso da mani voraci e vogliose che le hanno assicurato una ricca e promettente carriera. La stessa carriera è stata promessa alle tante belle starlettes e attricette che il Cavaliere vorrebbe candidare per le europee e che hanno suscitato il disgusto di sua moglie Veronica Lario.

Se gli italiani usassero di più il cervello e si fermassero a riflettere, informandosi magari attraverso una stampa libera (ancora ce n’è) o la Rete, si renderebbero conto di quanta ipocrisia regna nel Pdl.

Un partito che si proclama sostenitore di ogni libertà e custode di ogni vero valore tradizionale è in realtà il più farisaico dei partiti che l’Italia abbia mai avuto, persino della vecchia DC dalla cui scuola proviene.

Le libertà che esso sostiene sono solo quelle che si prende il signor Berlusconi per difendere i suoi interessi, e questo non ci stancheremo mai di dirlo. E’ inutile, tuttavia, andare a rispolverare continuamente la censura sulla libertà d’informazione che questo governo opera minuziosamente giorno per giorno, così come è inutile sottolineare la dipendenza economica delle migliori testate giornalistiche e televisive dal portafogli del Cavaliere. Chiaramente, in questo contesto, le notizie che passano sono solo quelle che vuole lui. Per il resto, regna il silenzio. Alla faccia della libertà!

Mi piace invece soffermarmi su un altro aspetto, finora trattato molto in sottofondo.

Quali messaggi, provenienti dall’operato di questo governo, passano alle nuove generazioni? Quali valori vengono diffusi tra i giovani e tra i cittadini? Se ci si riflette, è facile capirlo.

Riescono forse quelli che impegnano tutta la loro vita nello studio, nel lavoro quotidiano, nel sacrificio di una lunga gavetta malpagata? Neanche a pensarci! Riescono quelle che sanno conquistare il cuore e la mente del Cavaliere con la loro puttanizia. Grande puttanizia. Talmente grande che potranno essere quelle che andranno a rappresentare il popolo italiano al Parlamento Europeo a seguito dell’operazione di scambio “tu dai una cosa a me, io do’ una cosa a te”.

Mi chiedo: in che modo ci rappresenteranno? Che cosa hanno in comune con l’operaio in cassa integrazione, con la casalinga che non sa come far quadrare il bilancio familiare, con le famiglie sfasciate, con gli adolescenti allo sbando, con i vecchi soli e malati, con i giovani precari che non sanno se e come riusciranno a costruirsi un’esistenza dignitosa? Che cosa ne sanno veramente loro dei problemi quotidiani della vita quotidiana delle persone ordinarie, loro viziose viziate preoccupate solo di arrivare in alto senza sforzo? Chi vive di reality non può capire chi vive di realtà e il tentativo di Ghedini, ospite ad Anno Zero, di paragonare queste donne spregiudicate a donne della sinistra come Nilde Iotti o Pina Picierno, persone pulite e seriamente impegnate, è stato quanto mai patetico. Non ci sono paragoni che reggono.

Il messaggio che passa alle nuove generazioni non è certo quello dell’ impegno e del sacrificio, ma è questo: più stronzo sei, più carriera farai; più disonesto sei, più riverito sarai; meno cervello hai, più salirai. Tanto c’è chi pensa per te.

E pensare che quando fu eletto Luxuria, il Pdl ne disse di tutti i colori. Quando poi andò a fare la pipì nel bagno delle donne, ne disse di tutto e di più. Ora nessuno parla per le scelte immorali del Cavaliere se non sua moglie. Grandi uomini quelli del Pdl! Si scandalizzano per Luxuria, ma accettano la ripugnante immoralità di queste donne.

Gli altri valori tradizionali, tanto cari al Vaticano, di cui questo governo vorrebbe essere custode sono quelli cristianissimi della famiglia, della solidarietà e dell’attenzione ai più poveri e ai meno fortunati. Per questo motivo si sta deviando tutta l’attenzione del mondo sul palcoscenico allestito a L’Aquila dove viene esibito l’impegno e l’interesse di questo governo verso i terremotati; intanto non si parla di aiuti economici a chi ha perduto il lavoro; intanto non si parla di responsabilità nella costruzione degli edifici pubblici crollati; intanto non viene garantita giustizia alle famiglie che hanno perso un figlio nel crollo della Casa dello Studente; intanto la Lega propone posti riservati ai milanesi sugli autobus di linea, in pieno stile apartheid sudafricano, spargendo spudoratamente il seme del razzismo; intanto centinaia e centinaia di poveri cristi che hanno attraversato il mediterraneo, vengono respinti in Libia senza pietà e senza pensare che qualcuno di loro va incontro alla morte. La loro vita non vale quella di Eluana Englaro che era già morta da 17 anni.

Essere contrari all’aborto, non acconsentire alla ricerca usando le cellule staminali, non voler staccare una spina a chi sta faticosamente morendo, non fa del Pdl un partito serio, custode dei valori fondamentali della vita; fa del Pdl un partito di cialtroni, capace di gabbare la gente che non vuole e non sa vedere le cose come in realtà sono.

Le giustificazioni per queste ipocrisie sono quanto mai nocive soprattutto per gli italiani. Cominciate a riflettere, gente, prima che sia troppo tardi.


Red Eagle

domenica 10 maggio 2009

Che ambiente meritiamo?


E’ ancora possibile recuperare  la spiritualità con l’ambiente naturale del territorio carinolese? In molti vi scommettono e fanno bene. Io sono fra questi e aggiungo che bisogna partire da oggi. Perchè se mettiamo ad esempio che servirebbero dieci anni per un ripristino totale dell’ecosistema naturale, se già iniziamo domani ci vorranno dieci anni più un giorno. Ma da dove bisognerebbe ripartire? Da lontano...Da quel poco che conosco, negli ultimi tre decenni  sembra che l’approvvigionamento quotidiano, come la coltivazione intensiva del territorio collinare, oltre che di quello pianeggiante e montano, ( compresi i pascoli di bestiame) sia rapidamente calato intorno dall’inizio degli anni ’70 fino alla metà ’80, con la fuga nelle città (d’Italia e dell’estero). Ebbene questo non è successo solo a Carinola  ma in moltissime zone d’Italia, come nei colli Berici ad esempio (a sud di Vicenza) nei quali si è avuto un grosso movimento emigratorio, ma  vi è stato però un ritorno consistente, con la ripresa di attività rurali e commerciali dopo gli anni ‘90. Dunque sembra che l’abbandono delle campagne del carinolese sia grosso modo coinciso con una pratica  crescente d’inquinamento periodico dell’ambiente (ma i controlli dov’erano?e ora dove sono?). Per contro possiamo affermare che  una seria politica ambientale – come non è stata attuata fino ad oggi- e di sviluppo agricolo e naturalistico verrebbe  con determinazione e concretezza portata avanti con successo,potrebbe canalizzare  un ripopolamento delle campagne e la crescita della produzione di prodotti autoctoni ( uliveti, vigneti, canapa, sambuco, grano..) insieme quindi al rispetto ambientale. Ma bisogna partire dal sanare tutte le discariche delle campagne e collinari, nei pressi degli ex rivoli, portare da domani subito via l’eternit da dove sempre più spesso viene abbandonato. Quindi cominciare con l’acquisto di depuratori per posizionarli dove vengono confluite le acque reflue. Cercare di accantonare coltivazioni che durante l’anno  hanno spesso bisogno di pesticidi vari.  Da qui dividere la rete fognaria degli scarichi commerciali e delle abitazioni dalle fogne per il solo deflusso delle acque piovane, le quali possono confluire nei fiumi che finiscono in mare. Insomma servono soldi e serve che vengano spesi bene. Questo significherebbe creare le condizioni per svilupparci con quello che tanto ci offre la nostra amara terra. Ma questo gli amministratori non vogliono capirlo. Sembra non riguardarli. Eppure pare che anche questo hanno promesso…Ma noi  che stiamo maturando una nuova coscienza territoriale vogliamo che questo sia fatto bene e lo vogliamo ora. Perché è nostro, ed è sacro. Altro capitolo su cui insisteremo tenacemente nelle prossime settimane riguarderà  la salvaguarda dei boschi collinari, sul disboscamento invernale e quindi  sull’incombente minaccia degli incendi estivi. L’amministrazione però ha siglato un piano antincendi con la protezione civile, che vedrà vigilanza diurna e postazioni fisse. Ma serve che anche la comunità si rivolti una buona volta contro questi soprusi e scempi territoriali.


Veleno Mangiapane

venerdì 8 maggio 2009

Accordi e disaccordi nella contea di Calenum

Il conte Biasox  a bordo della sua carrozza argentata,  spinta da venti poderosi  cavalli tedeschi, da più di un anno ogni giorno si recava  ad espletare il gravoso incarico di responsabile delle acque di Gomorra, (leggi le puntate precedenti sulle gesta del conte Biasox). Da quando aveva ricevuto questo incarico dal suo amico il vicerè Sandrino De Ricchionis  aveva dovuto lasciare la sua amata contea di Calenum . Da quel giorno  non trovava pace per lo sgarro ricevuto dal duca Giano de Fontanavecchia che contravvenendo alle sue disposizioni si era fatto eleggere reggente. Invece di accogliere l’invito di Sandrino a raggiungerlo a Lourdes, dove si era rifugiato per sfuggire al grande inquisitore che lo voleva arrestare, restò al suo posto.  Era passato un anno  ed il rancore del conte Biasox aumentava ogni giorno di più insieme al suo desiderio di vendetta. Il suo odio  aumentava a dismisura anche perché Giano nella veste di Reggente si muoveva molto bene riuscendo a raggiungere un alto gradimento tra gran parte del popolo. Giano con alcuni interventi indovinati quale la rimozione dei rifiuti che stazionavano nelle strade da anni e con l’assunzione di un po’ di persone allo scopo aveva preso due piccioni con una fava. Era riuscito ad avere un buon servizio e  a procurarsi la gratitudine degli assunti. Ma ciò che faceva imbestialire il conte era la disdetta del contratto sui cimiteri con la relativa tassa sui morti che doveva portare un immenso beneficio alle sue casse. Giano appena insediato non solo aveva disdetto il contratto ma aveva fatto  capire  al popolino il grande imbroglio che Biasox aveva ideato. Se poteva passare sopra alle altre cose su questo il conte Biasox aveva giurato tremenda vendetta. In attesa del momento opportuno aveva tenuto insieme  i suoi vassalli, valvassori e valvassini  che continuava a foraggiare con qualche prebenda proveniente dal suo nuovo incarico. Le sue truppe erano pronte a rientrare insieme a lui  nel palazzo della contea che  per tutti era di sua proprietà. L’occasione per vendicarsi  si presentò  al conte con il bando per l’assunzione di nuove guardie per la sicurezza della contea che il duca Giano aveva fortemente voluto. In un incontro segreto con il suo fidato amico Tigellino, comandante in capo  delle guardie  della contea, preparò il piano d’attacco contro il detestato Giano. Si accordarono sui nomi dei concorrenti che dovevano risultare vincitori. Prima di tutto favorirono i loro raccomandati tra cu il nipote di Biasox e dopo fecero risultare vincitori  amici del duca Giano. Dopo questa operazione fece circolare la voce che il duca Giano avesse personalmente deciso i nomi dei vincitori del bando e che aveva assunto anche il nipote per evitare di essere denunciato al sommo magistrato. Il piano riuscì, appena tutti seppero della cosa si rivoltarono contro Giano in particolare i suoi consiglieri che lo avevano acclamato reggente. L’operazione riuscì così bene che addirittura Massimo De Grimaldellis, che aveva avuto una parte determinante nella elezione del duca, incominciò ad organizzare una forte opposizione. Il duca Giano per far fronte alla situazione convocò immediatamente il gran consiglio della contea mandando un invito personale a tutti ma all’orario prefissato si ritrovò solo nell’immenso salone dove campeggiava ancora il ritratto del conte Biasox. Mentre Giano si disperava,  logicamente senza farne avvedere ad alcuno,  Biasox si congratulava con sé stesso  per l’operazione. Mentre si beava del proprio genio pensava a nuovi sgambetti da fare a Giano in modo da costringerlo alle dimissioni e come conseguenza il proprio ritorno sul  trono. In effetti Giano aveva accusato fortemente il colpo e vedeva il castello quasi crollargli addosso per essere rimasto senza nessuno a sostenerlo e quindi  cominciò seriamente a pensare alle dimissioni……. Il suo amico cerusico di Santa Cruz,  che insieme a lui aveva capeggiato la rivolta contro Biasox, comunque manteneva ottimi rapporti con questi. Si affrettò ad informarlo della crisi profonda in cui versava Giano  e Biasox lo ricambiò della bella notizia con un caloroso abbraccio, foriero di una nuova alleanza futura. La stessa informazione  fu portata  a Biasox dal suo ex ministro delle finanze Abner da SRuosi  che le aveva raccolte  origliando dietro le porte nei suoi giri giornalieri nel palazzo della contea. Questi non ebbe la stessa accoglienza del cerusico , per due motivi. Primo era andato a riferire in ritardo e secondo Biasox aveva deciso di privarsi dei suoi servigi nella sua futura personale  organizzazione del feudo. Continua……  Belfagor

mercoledì 6 maggio 2009

Infanzia negata

Rwanda…Burundi…Congo.
Sono nomi che tutti noi, purtroppo, conosciamo. Ancora abbiamo negli occhi la visione dei massacri perpetrati, delle lunghe colonne di profughi e dei loro campi per rifugiati, dove la fame e le epidemie, ancor oggi, uccidono più della guerra stessa. Sarà difficile cancellare le immagini dei tanti bambini che cercavano, inutilmente, di ottenere un po’ di latte da seni vuoti e avvizziti o dimenticare gli sguardi supplichevoli di tante mamme che imploravano un aiuto, che raramente arrivava.
Dove erano in quei momenti i Potenti del mondo? Riuniti intorno ad inutili tavole rotonde, dove si discuteva sul come intervenire per far cessare massacri, il cui ricordo peserà per sempre sulle loro e nostre coscienze.
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Mi trovavo in Zambia, nazione confinante a nord ovest con il Congo e, sui giornali locali, leggevo le notizie che riferivano, parlando delle lotte mai cessate, d'interessi stranieri in queste aree martoriate. Paesi dell'area, ma tra le righe era chiaro anche il riferimento al mondo occidentale. Scrivevano di accordi per lo sfruttamento del sottosuolo che, anche se in forma trasversale, finanziavano l'una o l'altra fazione in lotta. Stranamente nessun articolo accennava a guerre causate per motivi etnici.
Questo m’incuriosì e mi portò, durante un periodo passato nelle vicinanze di un campo profughi a Mwinilunga, al confine con il Congo, a voler approfondire quanto di vero c'era in ciò che avevo letto.
Una domenica mattina notai un gruppo di bambini che si stava avvicinando. Era evidente che provenivano dal campo profughi alla ricerca di cibo e questo mi fornì l'occasione per cercare di conoscere qualcosa del loro passato. Chiamai un amico, anche lui profugo dal territorio dei Grandi Laghi, a farmi da interprete.
Naturalmente pensammo per prima cosa a dare loro del cibo e delle bevande vitaminiche e qui ebbi la prima grande sorpresa. Il cibo (pane, biscotti, frutta e succhi) venne da loro diviso in parti assolutamente uguali; ognuno ne mangiò una certa quantità (meno della metà) e poi chiesero della carta per conservare quanto rimasto. Domandai se intendevano consumarlo durante la giornata… la risposta mi lasciò allibito. "No" dissero "questo è per i nostri compagni che sono rimasti al campo". Mi affrettai a dare loro altro cibo e cominciai a porre delle domande.
Il mio amico mi aveva già fatto notare la loro appartenenza ad etnie diverse e allora chiesi a ciascuno il Paese di provenienza: Rwanda. Tre di loro erano Tutsi e quattro Hutu. Anche i loro amici rimasti al campo appartenevano a queste due etnie e allora mi sorse spontanea una domanda "Ma come, gli Hutu e i Tutsi non sono nemici?". Domanda stupida, lo so, ma ero curioso di sentire la loro risposta… che non venne. Arrivò invece una risata e, probabilmente, si chiesero se ero tutto sano di mente.
Rimasi con loro per alcune ore e mi raccontarono d'essere soli, avendo perduto i famigliari… o perché uccisi o per averne perso il contatto durante le centinaia e centinaia di chilometri percorsi a piedi, attraversando la savana e nascondendosi nella foresta, nutrendosi di quel poco che riuscivano a trovare. Mi dissero anche che molti dei loro compagni non erano riusciti ad arrivare per colpa delle malattie, della mancanza di cibo o, in alcuni casi, perché non si erano nascosti abbastanza bene.
Chiesi come vivevano nei loro villaggi o città. Nessuno di loro fece cenno a rivalità tra la loro famiglia e quella del vicino, anche se d'etnia diversa. Certamente esistevano difficoltà, però solo dovute a ragioni economiche o sanitarie… ma questo non era un fattore di divisione, anzi… in caso di bisogno si poteva contare sull'aiuto del vicino (fa parte della loro cultura, specialmente nei villaggi).
Mi raccontarono degli orrori cui avevano assistito… genitori massacrati, sorelle stuprate e, per i più fortunati, la fuga. L’arruolamento coatto di molti dei ragazzi che non riuscirono a fuggire, mandati a combattere contro i loro ex vicini, con fucili più alti di loro. La fame e le punizioni che sempre incombevano verso chi non dimostrava solerzia nell’uccidere.
L'ultima domanda che rivolsi loro era diretta a conoscere i motivi per i quali erano stati obbligati a lasciare le loro case. "La guerra" risposero. "Ma perché questa guerra?" "Non lo sappiamo".
Il mio incontro terminò qui, ma non crediate che queste risposte provenissero da "bambini"… sono venute da “adulti” con il corpo e l'età di un bambino, troppo presto obbligati a diventare "grandi".
Probabilmente molti di voi continueranno a pensare che la responsabilità di quanto successo sia da attribuirsi esclusivamente agli abitanti di queste Regioni, alla loro "ignoranza" nel permettere a criminali assetati di potere e ricchezze di trascinarli in guerre fratricide. Io continuerò a credere che una grande responsabilità di quanto è accaduto, accade e continuerà ad accadere, è di quella parte del mondo che si definisce "Civile" e che guarda a questi popoli soltanto come fonte di sfruttamento, riempendosi la bocca con parole come "Democrazia" e "Giustizia" senza conoscerne il significato o, meglio, dimenticandolo volutamente.
Quando sentiremo parlare di nuove guerre in Africa o in altri continenti e, purtroppo, questo succederà finché continueremo a “credere” di essere i padroni del mondo, cerchiamo di andare oltre le notizie che ci sono fornite dai Media. Cominciamo a far sentire anche la nostra voce… contro le armi, contro gli aiuti dati a Presidenti corrotti, contro quelle aziende che, camuffandosi da colomba, pensano soltanto al loro tornaconto.
La foto che vedete sono dei bambini di cui ho parlato: due di loro sono stati obbligati a combattere, una di loro ha dovuto fare "compagnia" ad un soldato. Guardate i loro occhi: sono occhi Hutu e Tutsi, ugualmente feriti.                                       Albino 

lunedì 4 maggio 2009

Il ritorno del “vecchio”….



Ci risiamo, a Carinola non si fa in tempo a fare qualcosa che il giorno dopo sono subito pronte le polemiche i sospetti e le accuse. Ma andiamo con ordine….
Circa un mese fa l’Amministrazione comunale sbandierava con orgoglio ai quattro venti il nuovo bando di concorso per l’assunzione di nuovi Vigili Urbani, sottolineando che una nuova promessa era stata mantenuta. Dopo circa un mese però, il giorno dopo gli scrutini, lo scenario è di colpo cambiato, il Sindaco dai giornali affermava: “se verrà approvato il bilancio verranno chiamati i primi 14 vigilini, sempre che il ricorso dei consiglieri di opposizione non sia fondato”. Ebbene come avete potuto notare è apparso un “se” che un mese fa non c’era, ma perché? C’è forse qualcuno che minaccia di non votare il bilancio se si assumono i vigili forse? E perché dovrebbero farlo quando fino a poco tempo fa per loro era un vanto questo concorso? La risposta è tutta nei risultati del concorso, risultati che hanno visto venire meno molte “speranze” da parte di giovani che dopo avere studiato e quindi essere stati assicurati dai propri “libri” di farcela, sono rimasti delusi! Per non parlare poi del povero Mario che dopo avere accettato di prendersi tutte le responsabilità del concorso ora si trova travolto dalle polemiche.
Ricapitolando: Il Sindaco dopo il concorso si trova con il problema di approvare il bilancio ed includervi i risultati del concorso per poi procedere alle assunzioni; I ragazzi che hanno superato i quiz dopo la felicità della “vittoria” ora sono preoccupati che rimanga tutto fermo; Mario, come detto, è sommerso da accuse e polemiche, mentre il resto della maggioranza è sommersa da dubbi atroci.
Ma allora chi ha davvero vinto questo benedetto concorso? Semplice…..il “Vecchio”!!
Perché da un lato con il concorso c’entra ben poco, ma dall’altro visto i risultati che politicamente sono nettamente a suo favore, quei “malpensanti” dei suoi nemici hanno iniziato con attribuire ogni vincitore ad un politico, disegnando così un vero e proprio accordo bipartizan, o meglio tripersonam (Gennaro Mario e Pasquale), e quindi minacciano guerra sul bilancio, perché si sentono tutti esclusi da un banchetto al quale avrebbero voluto partecipare, ma soprattutto al quale sono convinti si sia seduto il Vecchio al posto loro.

Ing. Rompillo

venerdì 1 maggio 2009

Il trucco c'è... e si vede..



Grazie comandante per la tua trasparenza, per aver messo a tacere tutti quelli che vedono il marcio in tutto e in tutti che, forse, invidiosi della tua rettitudine, della tua etica e onestà professionale non riescono proprio ad ammettere che tu, puro e limpido come l’acqua delle sorgenti zampillanti alpine, hai fatto semplicemente il tuo dovere senza guardare in faccia a nessuno ( ma solo a chi sapete voi). Anche il sindaco Mannillo non riesce a farsi capace di tanta onestà intellettuale tanto che  non può che inchinarsi e dire, grazie. Si proprio lui il dinoccolato Gennarone che tante te ne ha dette alle spalle e in pubblico, ma mai in faccia, non può che togliersi il cappello e imparare da uno come te, come si riesca  ha partorire un’operazione travagliata, meticolosa, sudata, contrastata, complicata, insperata, ma che alla fine, dopo tutto ha veramente accontentato tutti ma soprattutto i vincitori. E che se ne dica che alcuni dei selezionati sono figli di vigili. E quindi? Anzi meglio è una cosa di sangue  sentita dalla nascita, e poi vuoi mettere che si risparmia anche sulle divise? Per non parlare poi dei soliti maliziosi che vigliacchi e infimi sostengono che tutto era già deciso e che molti anche quelli di fuori sede sono cambiali politiche doverose sia per le passate amministrative sia per le prossime manovre future. I nuovi vigili carinolesi abbracciano tutte le frazioni ma soprattutto tutti i partiti ehm scusate volevo dire tutti i cittadini che sicuramente si sentiranno più sicuri per le nuove e giovani leve arrivate a dar manforte al santo comandante Tuozzi esempio di legalità e serietà. Proprio lui che all’ultimo concorso li ha bocciati tutti perché non idonei mentre oggi eccoli tutti e 14 i provetti vigili.
   Comunque, per chiudere per bene questa sporca operazione, che vi ha finalmente ripagato  agli occhi di chi ancora si affida  come un cieco al bastone alla vostra politicuccia, sappiate,  tutti voi che avete sguazzato in  questa faccenda, che avete spaccato la misura. Tutti a braccetto andrete, nei vari bar, con bicchieri stracolmi della vostra sfacciata sete di marciume, di quei consensucci che sognate a prima mattina e che inevitabilmente ormai vi tormentano e vi logorano occhi, bocca ,mani e perfino il naso. Quel circolo vizioso che imperterriti continuate a far girare vi inghiottirà e con voi purtroppo anche i molti che sotterraneamente sperano e si illudono ad ogni levarsi del sole di non vivere a Gomorra. Ma la realtà è dura e sputa in faccia la sua verità ad ogni occasione e la vostra saliva diventa inevitabilmente più  strafottente e acida di giorno in giorno. 
Ten years after

Quando le donne usano il cervello

Chissà perché è sempre colpa della sinistra quando i piani del Premier Berluska incontrano qualche ostacolo. Tutto il male viene dalla sinistra, tutto il bene viene dalla destra. Secondo lui, anche sua moglie Veronica è stata influenzata così pesantemente da certa stampa di sinistra che non ha avuto remore a dire che le probabili candidate del Pdl alle europee sono delle stronzette e offendono la dignità di donne che per il bene del paese si sono impegnate sul serio.
Come si permette la signora Veronica di usare il cervello per conto suo! In questo Bel Paese, dove la maggior parte dei cervelli sono stati omologati a quello del number one, proprio lei si permette di pensare autonomamente? Ma non è accettabile!
A dire il vero, mi sono sempre chiesto come faccia una donna intelligente e indipendente come lei
a vivere fianco a fianco ad un uomo simile senza sentirne la nausea, il viscidume. Senza desiderare di scappare.
Vuoi vedere che quel momento è arrivato?
A furia di subirne i sorrisetti sarcastici, di vederne le scelte plateali, di sentirne magari le sfuriate prepotenti, la primadonna si sarà resa conto che quella mezza cartuccia d’uomo che ha al fianco non è altro che un comico da avanspettacolo di bassa lega, uno di quelli che vogliono far ridere a tutti i costi anche quando piangono; uno di quei venditori di fumo e di illusioni tanto pericolosi per la povera gente veramente colpita da disgrazie e da problemi pratici, che andrebbero risolti in ben altro modo, e che a certe bugie si aggrappa pur di avere una speranza qualsiasi.
La sua ultima arena è L’Aquila. E’ là che sta dando il meglio della sua esibizione mediatica, sfruttando l’inconsapevole collaborazione dei terremotati abruzzesi che gli fanno da spalla in questa sua performance. I poveri abitanti di Onna sono diventati i burattini preferiti di questo teatrino e vengono continuamente messi in mostra come gli ultimi sopravvissuti di una specie in via d’estinzione, ma di ricostruzione vera e propria, nisba! Forse si farà prima o poi, ma per ora devono servire allo scopo e subirsi la continua presenza di persone troppo caritatevoli  e poco costruttive.
Poi arriveranno i ‘grandi’ del G8 ad accarezzarli come cagnolini a cui dare l’ossetto per farli stare buoni e a mostrare al mondo quanto sono solidali con i meno fortunati. 
Se qualche abruzzese più temerario grida al nostro eroe “vattene buffone, non tornare più in Abruzzo” come è successo a Napoli, altra arena di spettacolo, allora la Digos è lì pronta a zittire chi cerca di ostacolare la sua bella esibizione. Ciò che deve trasparire sono solo i consensi della gente, le accoglienze plateali, gli applausi. Tutto il resto va cestinato.
Molto si parla dell’ottima organizzazione della Protezione Civile, del pregevole lavoro che svolgono volontari e vigili del fuoco, degli spettacolini per bambini fatti per alleggerire il trauma del terremoto, ma ben poco si parla di responsabilità nel crollo degli edifici pubblici, delle ditte costruttrici, degli ingegneri che hanno progettato e supervisionato. E’ in atto un ennesimo insabbiamento?  Sembra proprio di si…
In Italia ci sono più cose sotto la sabbia che sopra!
Ma torniamo all’allestimento dello spettacolo europeo che il Berluska  sta preparando.
Tempo fa disse che alle europee avrebbe candidato solo gente “altamente qualificata….capace di difendere i nostri interessi”  Be’, forse voleva dire i ‘suoi’ interessi.
Ogni tanto si concede qualche lapsus.
Promessa mantenuta? Mah! Vediamo chi sono le persone “altamente qualificate capaci di difendere i ‘nostri’ interessi” in selezione per la candidatura europea.
Barbara Matera, letterina di Mai dire domenica e comparsa in Carabinieri; Eleonora Gaggioli, attricetta che ha partecipato a serie televisive come Don Matteo e Elisa di Rivombrosa; Camilla Ferranti, impegnata nella soap opera italiana Incantesimo; le gemelle De Vivo, provenienti da L’isola dei famosi; Angela Sozzio, proveniente dal Grande Fratello. Eccole le persone ‘altamente qualificate’ a difendere gli interessi del premier perché, come lui, sono disposte a tutto. Tutte donne.
La signora Veronica, che evidentemente le conosce bene, non è riuscita a tenere la bocca chiusa e da vera signora quale deve essere, nonostante lei stessa sia stata attrice, non se la sente di acconsentire alle scelte del marito e mettere delle decisioni importanti in mano a delle bamboccione  disposte  a farsi tirare i fili da  Mangiafuoco pur di arrivare.
Pensate davvero che vengano candidate perché altamente qualificate? Ma no… perché prenderanno i voti del vastissimo popolo dei vari Grande Fratello, L’Isola dei famosi e porcherie simili.
E’ questa l’Italia che sogna Mr. Berluska: un palcoscenico pieno di stelline e di lustrini dove il primo attore sarà sempre e solo lui e dove i problemi (quelli veri) della gente (quella vera), possono tranquillamente aspettare.
Winterhawk