Nell’ottobre del 1978 o 1979, il carinolese fu investito da un pauroso nubifragio come non se ne erano mai visti. L’acqua proveniente dalla montagna si riversò su Casanova trascinando con sé alberi, rami e quant’altro poteva distruggere lungo il cammino. Il canale della Grangelsa scaricò tanta di quell’acqua che si allagò tutta la zona Fontana Vecchia e Santa Lucia.
Le pecore di zi’ Salvatore Marrafino, che si trovavano ricoverate in una grotta-ovile, furono trovate immerse nell’acqua fino al collo e molte di loro si salvarono perché riuscirono a tenere ben alta la testa al di sopra dell’acqua. Gli agnelli invece furono tutti spazzati via dalla piena e ritrovati a Carinola, qualcuno addirittura sugli alberi. I campi più bassi furono completamente sommersi e distrutti. I danni causati dalla piena furono ingenti.
Tutto è successo trent’anni fa. Non è poi tanto se ci si pensa.
Che cosa mi riporta indietro di trent’anni? Perché ricordo questo episodio? Perché l’osservazione del territorio, come si presenta attualmente, e il perpetuarsi di pericolose azioni abusive, mi portano ad alcune riflessioni.
Diamo troppo per scontato che certe catastrofi non possano succedere da noi. Ne siamo troppo sicuri. Invece quello che è successo appena trent’anni fa, potrebbe benissimo verificarsi di nuovo. Il cambiamento del clima su tutto il pianeta, poi, non è un dato confortante e fa presupporre che potrebbe succedere di tutto dovunque.
E allora guardiamoci intorno; esploriamo il nostro territorio.
Tutti i canali predisposti dalla natura per il convoglio delle acque sono stati ostruiti da tonnellate di immondizia che l’inciviltà dei cittadini vi ha gettato. Alcuni sono stati ostruiti da cattivi interventi di pubblica edilizia, come il ponte sulla Fontana Vecchia che sarà il primo a saltare se si verificasse un’ altra piena.
Il nostro territorio non è per niente pronto ad accogliere eventi simili. Se la natura ha pensato a fornirlo di tantissimi canali naturali per il deflusso delle acque, l’ uomo ha pensato ad alterarlo disastrosamente nullificando l’azione della natura stessa. Come se non bastasse, l’uomo continua imperterrito a distruggere tutto ciò che è messo a difesa dell’ambiente naturale con le proprie azioni scellerate. Una tra questa è il taglio abusivo degli alberi.
E’ questa una piaga più volte denunciata sulle pagine di questo blog e che sembra non trovare soluzione, forse perché viene molto sottovalutata.
Intanto il barone delle Vaglie, dopo aver fatto piangere tanti piccoli proprietari terrieri per i danni che le sue mandrie procurano ai campi altrui o all’incolumità dei guidatori, continua imperterrito a tagliare alberi sui terreni demaniali e porta la legna sulla sua Tenuta dove avviene il commercio vero e proprio. Là, vanno a rifornirsi camion provenienti da ogni dove e per tutto l’anno. Ha persino assunto alle sue dipendenze degli extracomunitari per tagliare quanto più è possibile. Di questo passo, tra qualche tempo ci ritroveremo una montagna completamente brulla e desertificata.
A niente sono valse le varie denunce legali fatte da cittadini coscienziosi. A niente è valso averlo ripreso direttamente. A niente è valso aver portato in loco un agente della forestale che ha definito l’atto come ‘cose di poco conto’ che non hanno nessuna conseguenza. E così il barone delle Vaglie scorrazza per la strada della forestale a suo piacimento usando persino la chiave della sbarra che gli è stata data da qualche amico fedele. Come la vogliamo chiamare questa tacita intesa? Solidarietà? O semplicemente connivenza?
Intanto il territorio viene privato di preziosi baluardi difensivi che tengono insieme il terreno: gli alberi, appunto.
Se dovesse mal capitare un altro nubifragio disastroso con conseguente piena, tonnellate di terreno si riverserebbero sul paese, distruggendo uomini e cose. E allora di chi sarà la colpa?....
Non voglio sembrare una Cassandra, ma non credo sia buona cosa sentirsi troppo al sicuro da certi eventi. Se si vuole evitare un’altra Sarno, è importante monitorare continuamente il territorio, tenerlo pulito e frenare le azioni di cittadini sconsiderati che per il loro utile tornaconto mettono a rischio l’incolumità dell’intera cittadinanza.