In una trilogia di articoli si tratterà la storia del nostro Convento di San Francesco per far sì che tutti possano conoscere l’incresciosa epopea che lo ha visto protagonista e che si è protratta fino ai nostri giorni. Sicuramente conoscere queste informazioni ci aiuterà ad amarlo e rispettarlo di più.
Se qualcuno avesse altri documenti o fosse a conoscenza di altre notizie e vuole contribuire all’ampliamento di questa pagina, può farlo sapere attraverso questo blog indirizzando un messaggio a: Clio@ilquiquiri.com
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Luca Wadding (Waterford, Irlanda 1588 - Roma 1657) frate, teologo e storico francescano, nell’opera Annales Ordinis Minorum ci informa che il Convento di Casanova di Carinola era già attivo nel 1300. Non lo dice solo lui; lo dicono anche Bartolomeo da Pisa nella sua Lista sui Conventi Francescani, Mariano da Firenze e Francesco Gonzaga, studiosi di degnissima credibilità.
La fondazione del nostro Convento risale infatti al 1222, anno in cui San Francesco intraprese un viaggio nell’Italia meridionale per visitare i suoi frati che colà già operavano fin dal 1216 e per recarsi probabilmente al Santuario di San Michele Arcangelo, sul Gargano, di cui era devotissimo.
A Carinola ricevette in dono un luogo per i suoi frati e lui stesso ne edificò le mura perimetrali per un cimitero. Il luogo fu originariamente dedicato a San Giovanni Battista; solo alla morte del Santo fu intitolato a lui.
Le notizie tramandateci dallo storico carinolese, il notaio Luca Menna, secondo cui San Francesco
rimase a Casanova sette anni, non possono assolutamente essere veritiere poiché, dai documenti della vita del Santo, egli appare essere in ben altri luoghi nel periodo in cui si presume fosse a Casanova. Tuttavia non è da escludere una sua permanenza abbastanza lunga in zona, e questo spiegherebbe non solo la presenza della grotta, interamente scolpita in un blocco di pietra, in cui il Santo pregava, ma anche il forte affermarsi dello spirito francescano a Casanova. Tenendo anche conto che, in quegli ultimi anni della sua vita – morirà due anni dopo, il 4 ottobre 1226 - le condizioni di salute del Santo non erano affatto buone, è possibilissimo che sia stato costretto a fermarsi qualche mese.
I miracoli operati da San Francesco nel nostro Comune appartengono alla tradizione orale e religiosa; interessandoci di storia, sono i documenti e gli studi che parlano.
E gli studi dicono che nel 1347 ca., nel nostro Convento fu confinato Guglielmo da Occam (o Ockham), il frate filosofo e dissidente dell’Ordine, inviso al Papa Giovanni XXII a causa delle sue posizioni dottrinarie, e che ebbe una parte di primo piano nelle controversie dell’Ordine con gli Spirituali e gli Zelanti. Riabilitato dal Papa Clemente VI, Guglielmo fu spedito dal Generale dell’Ordine, anche lui Guglielmo ma Farinier di cognome, a fare aspra penitenza in questo nostro sperduto Convento dove morì tra il 1349-50 e dove fu sepolto. Il suo corpo fu solo in seguito portato a Capua, nella Chiesa dei Conventuali.
Le notizie circa una sua presunta morte e sepoltura in Germania sono tutte da comprovare.
Nel 1459 il nostro Convento fu visitato da San Bernardino da Siena di ritorno da Roccamonfina, dove si era recato in visita alla Madonna dei Lattani, e nel 1475 da S. Giacomo della Marca, il quale
venne a Carinola per guarire il re Ferdinando I d’Aragona, venuto a caccia e ammalatosi gravemente.
Nel corso dei secoli, il Convento ha subìto diversi interventi di ampliamento e ristrutturazione, a cominciare dal chiostro (1400 ca.), per finire a parti più recenti ad opera del Principe di Stigliano (1500 ca) e del popolo carinolese, nonché alle ristrutturazioni intraprese da p. Cristofaro Bovenzi negli anni 60-70 e che l’hanno proiettato verso la definitiva salvezza dopo decenni di incuria.
Ma come vivevano i frati in questo sperduto Convento?
A parte la questa quotidiana che è peculiarità di un ordine mendicante, i frati avevano altre piccole forme di reddito.
I nobili dei secoli passati, stabilivano nel Convento le loro tombe e le loro Cappelle gentilizie dove venivano celebrate messe in suffragio dei defunti della famiglia, dietro corresponsione ai frati di una somma annua per i loro servizi
Da documenti d’archivio risulta che il Duca di Casanova, Bernardo di Lorenzo, nobile sessano investito a tal ruolo dai Marzano (presumibilmente prima del 1469), fece costruire la bella Cappella in tufo grigio, dedicata a S. Maria delle Grazie, tuttora visibile alla sinistra della navata centrale, e corrispondeva ai frati 20 ducati annui.
Altre eventuali rendite, probabilmente in natura, provenivano dall’affitto delle 4 moggia di terreno di I classe e 15 moggia di II classe di cui il Convento era in possesso. Non sappiamo ancora quando questi terreni divennero possedimenti del Convento, sappiamo però quando gli furono tolti.
Il Convento fu abitato costantemente da una notevole comunità di Frati Minori Osservanti fino al 1813, anno in cui Gioacchino Murat rese esecutiva la Legge sulla soppressione degli ordini mendicanti francescani.
Con la cacciata dei frati, inizia la lunga e amara vicenda di questo Convento che solo l’amore e l’interessamento di tanti ha restituito alla venerazione dei fedeli.
Clio
Fonti: vedi bibliografia