Chat

giovedì 12 febbraio 2009

A wonderful world



clicca sull'immagine per visualizzare il mosaico.
Pazienta un po' per il caricamento completo.
Per la galleria cliccare qui




La grossa ruspa scava, scava, scava….da giorni e giorni.

La Montagna eretta con i bisogni e i desideri dei carinolesi sembra non aver mai fine. Due anni dei tanti diversi sentimenti accumulati lassù, non sono pochi. E Selleccola, con uno spirito di sacrificio straordinario, li ha accolti senza lamentarsi; subendoli, coccolandoli, cullandoli, proteggendoli. In silenzio, come una mamma. Non è così che si fa con i figli?

Mentre la ruspa insacca e butta in un camion tutti quei buoni sentimenti ormai ridotti in una poltiglia colante, io dall’alto di monte Pecoraro osservo e ogni tanto ne vedo schizzare fuori qualcuno…

Il più invadente ed esuberante è senz’ altro il piacere per la buona tavola che, con gioiosa prepotenza, vuole primeggiare sugli altri e impillacchera il suolo col suo fertile umore.

A spintoni, ma senza troppa fatica, cercano di farsi strada anche gli altri e li riconosco tutti: l’ignoranza, l’incoscienza, l’irresponsabilità, la strafottenza, l’indifferenza, l’inciviltà….

Sono tutti là, uno accanto all’altro, a comporre questo bizzarro monumento al sentimento del carinolese moderno.

Su tutti però sovrasta un sentimento che non mi è nuovo in questo Comune ed è prerogativa delle amministrazioni comunali: la stoltezza.

Esso sventola come una bandiera su quella Montagna di Vergogna.

Tra qualche giorno Selleccola sarà definitivamente sollevata da quel suo ruolo di custode, ma intanto, un altro sentimento si fa strada in seno all’ex e all’attuale amministrazione comunale: la vanagloria.

Si celebrano, tramite manifesti e blog, i propri meriti per essere riusciti a liberare Selleccola da una tale incombenza. Non si riesce, però, a stabilire a quale delle due amministrazioni appartiene il merito di quest’azione: se all’ attuale, che l’ha messa in atto, o all’altra che ne aveva presentato richiesta già da un anno.

Tranquilli! Non litigate per queste inezie!

I cittadini carinolesi non amano questo tipo di cose, lo sapete bene. I cittadini carinolesi sono gioiosi, festaioli, allegri, amanti del buon cibo e del buon vino e non vogliono far torto a nessuno. Vogliono essere amici di tutti, vivere tranquilli e spensierati nel luogo che amano, che curano con la massima attenzione e che rispettano.

Mentre voi amministratori siete sempre stati occupati in quelle noiose discussioni per stabilire a chi appartengono effimeri meriti, loro hanno ben pensato di rallegrare il Comune in cui vivono, costellando l’intero territorio carinolese di vivaci colori: giallo, rosso, blu, verde, azzurro….

Con l’allegria e la grande civiltà che li distingue, vi hanno lasciato tutto QUESTO.

Peglina, Terralba, Cimitero, Sant’Arcangelo, Grangelsa, Creta sono diventati oasi colorate che il solo vederle allieta il cuore e tutto grazie ai cittadini che, consapevoli dell’impegno continuo delle amministrazioni in ben altri problemi, hanno deciso fare da soli.

Perciò amici amministratori, siete appena arrivati e già litigate per i meriti?

Eeeeh! Non avvilitevi: ce ne sono ancora tanti da conquistare!

Lancillotto

mercoledì 11 febbraio 2009

Per non dimenticare Giovanni.


Quasi un anno fa, precisamente il 13 febbraio del 2008, il popolo di Casanova fu sconvolto dalla notizia della morte di uno dei "suoi figli": il Maresciallo Giovanni Pezzullo ucciso in un agguato in Afganistan. Tutta l'Italia si commosse per la morte di questo ragazzo semplice che amava i Nomadi e che faceva il suo lavoro con umanità ed abnegazione, tutti ci commuovemmo nell'ascoltare le parole della figlia Giusy che con la voce rotta dal pianto salutava quel suo papà-eroe e tutti aderimmo al suo appello di mettere un tricolore alla finestra come segno di partecipazione al grande dolore della famiglia.
Io casanovese D.O.C. , anche se attualmente vivo altrove, passando per le vie del mio paese non nego di aver pianto vedendo tutte quelle bandiere listate a lutto ma non nascondo di aver provato anche un sentimento di orgoglio nel vedere la grande partecipazione della gente. Ora ad un anno di distanza il mio appello è questo: il 13 di febbraio mettiamo un tricolore alle finestre! come Giovanni amava fare per i caduti di Nassirya, sarà un modo per non dimenticarlo ma soprattutto per onorarne la memoria!





Casanovese

martedì 10 febbraio 2009

Se scappi dalla guerra o dalla miseria….


...vieni in Italia, il paese solidale e accogliente per antonomasia. Troverai ad accoglierti una panchina della stazione dove potrai stabilire la tua dimora e trascorrervi le lunghe notti invernali protetto da spesse e calde coperte di cartone. Nessuno ti dirà nulla o si accorgerà di te, non preoccuparti. La gente ti passerà vicino senza vederti o, tutt’al più, lanciandoti uno sguardo fugace. Non devi temere di essere sgridato, preso o scacciato perché gli italiani non sono persone che creano problemi. Nessuno verrà a chiederti se hai dove stare, se hai mangiato, se hai freddo, da quanto tempo non ti lavi. Semplicemente ti ignorano.

Puoi dormire tranquillamente sulla tua panchina alla stazione.

Poi, durante la notte, sicuramente verranno due o tre ragazzi di buon cuore che, vedendoti, penseranno tu possa avere freddo. E allora non ci penseranno due volte: ti verseranno addosso della benzina e ti daranno fuoco….

Questo particolare Governo poi ama i clandestini e fa di tutto per aiutarli.

Versa finanziamenti a pioggia sui CPT  che hanno proprio la funzione di accoglierti e aver cura di te per qualche tempo. Se riesci ad attraversare il Mediterraneo e ad approdare sulle coste italiane, sicuramente ti porteranno in uno di questi CPT e lì troverai gli amici di questo Governo che gestiscono il Centro con grande zelo. Ti accoglieranno a braccia aperte, ti sfameranno, ti vestiranno. Con una felicità senza uguali ti vorranno ospitare il più a lungo possibile, almeno tre mesi, finché non saranno espletate le procedure di identificazione, perché tu sei il loro amico, il loro lavoro, il loro finanziamento, il loro pane e non ti lasceranno andare tanto facilmente.

Se poi hai la fortuna ti essere portato a S.Foca, il CPT gestito dalla Caritas, avrai un trattamento anche migliore e potrai percepire la vera carità cristiana. Lì, per non lasciarti andare via, ti ammazzeranno di botte e tu, musulmano o altro, resterai sorpreso nel constatare fino a che punto può arrivare l’amore cristiano per il proprio prossimo.

Ma questo Governo ha voluto essere ancora più magnanimo con te e ha approntato una Legge per prolungare fino a diciotto mesi la tua permanenza nei Centri di Primo Trasferimento…

Purtroppo non è passata.

Ci pensi se invece fosse passata? Diciotto mesi passati in ferie, sempre seguito e scortato da un carabiniere educatissimo.

Per tanti mesi avresti potuto dormire tranquillamente sul pavimento, insieme a centinaia di altri come te, pigiati l’uno accanto all’altro in un abbraccio solidale, avvolti in un candido lenzuolo. Avresti respirato quell’aspro odore di ammoniaca che sembra urina, ma che in realtà è un ottimo disinfettante che fa tanto bene ai polmoni. Avresti mangiato carne in scatola o carne cruda di maiale, una nuova ricetta approntata dai gestori di S. Foca per gli amici musulmani.

In quei mesi ti avrebbero ridato un nome, un volto, un’identità, una condizione economica e sociale: quella dalla quale eri partito. Ma ci saresti ritornato in aereo.

L’altra Legge per fortuna è passata. Quella che ti riconosce il diritto di stare male e recarti negli ospedali italiani per essere curato da bravissimi e sensibilissimi medici. Ti tratteranno come un bambino: ti visiteranno, ti cureranno, ti guariranno e poi, per tua somma felicità, ti denunceranno.

Ma io ti conosco: schivo come sei, non vuoi dare fastidio; non vuoi tutta questa attenzione intorno a te e non ti farai curare. Tu ami l’assoluta libertà: l’essere niente, l’essere nessuno, senza casa, senza lavoro, senza assistenza. Qualcuno che esiste e non esiste. Qualcuno che è evanescente come un sogno destinato a scomparire.

Dai, unisciti al Clan…. Vieni in Italia: paese di Santi, di eroi  e di….mafiosi.

ClanDestino

sabato 7 febbraio 2009

Silvio come sei buono!

N.B. Questo post deve essere letto solo da persone che conoscono il significato della parola ironia


Caro Silvio

Se qualcuno aveva dei dubbi sulla tua smisurata bontà, in questi giorni ha dovuto ricredersi. Nonostante tu sia impegnato diurnamente a combattere la crisi economica che ci assedia, a gestire la tua azienda , a distruggere la delinquenza, i giudici deviati e le bande di comunisti che scorazzano nel nostro paese, ti sei impegnato a risolvere il caso del giorno. 
Mi riferisco al caso Englaro, uno dei  tanti che tu affronti ogni giorno. Grazie al tuo intervento il dramma personale di un padre è diventato un problema nazionale. Tutti dicono la loro su di un caso che doveva restare circoscritto ad una stanza di ospedale.  Tutti  danno giudizi  medici e legali  dividendosi tra pro e contro le richieste del padre nel silenzio assordante del super pagato garante della privacy. Immediato il tuo intervento risolutore per rispondere all’accorato appello del popolo. Dopo aver letto i risultati dei sondaggi che ti dicevano  quali   tesi sosteneva la maggioranza degli elettori, subito  hai suffragato la loro richiesta con un decreto legge. Seguendo lo slancio generoso del tuo cuore hai ignorato la sentenza di quei giudici bacucchi della cassazione che avevano dato un giudizio esaustivo e risolutivo, per loro ma non per te. Col tuo slancio di bontà hai ignorato gli inviti alla cautela del Quirinale che prospettavano l’incostituzionalità dell’atto. Spinto dall’ incommensurabile  bontà del tuo animo hai obbligato i tuoi ministri a votare un decreto sull’argomento.  Hanno votato tutti perché apprezzano la tua sconfinata bontà, ma soprattutto per non essere licenziati. 
Il tuo sforzo tempestivo   e  generoso per adesso non è riuscito a fermare la mano di chi vuole togliere la vita ad una bella ragazza piena di vita.: così  infatti me la mostrano le tue televisioni,  mentre invece  i sinistri, tuoi oppositori, raccontano di un corpo  informe allo stato vegetale da diciassette anni. Per screditare il tuo generoso intervento parlano di cure mediche al limite dell’ossessione e che quel corpo informe vegeta solo per merito di macchine. Io non li credo. Ti ringrazio per aver seguito  la spinta del  tuo irrefrenabile senso di bontà  che ti impone di fare qualunque tentativo per impedire quello scempio. Oltre al decreto ti ringrazio per aver mandato gli ispettori del ministero del lavoro a controllare  l’operato dei medici di quell’ospedale invece di perdere tempo nei cantieri  a verificare le condizioni di lavoro degli operai. So benissimo che tutto questo lo fai solo per bontà  e non per avere riconoscimenti ma ti ringrazio lo stesso. Insieme a me hai il plauso di monache, preti, vizzoche, vescovi associazioni umanitarie, volontari vari e da parte di  tutti i buonisti che sono una maggioranza schiacciante in questa nazione. 
Bene ha fatto il Vaticano ad  elogiare il tuo comportamento con un atto ufficiale ed a manifestare  la delusione per le eccezioni di costituzionalità avanzate dal capo dello stato.  Mi dispiace che non puoi dedicarti ai nostri  seri problemi  giornalieri che ci preoccupano capisco che devi seguire il tuo cuore nel risolvere questo  dramma che mina la vita della nazione.  Quel padre snaturato che vuole l’ assassinio della figlia deve essere biasimato e condannato da tutti perché  non possiede  un briciolo dei nobili sentimenti di cui è infarcito  invece il tuo animo. 
Grazie Silvio per aver manifestato ancora una volta il tuo vero volto che alcuni scambiano per opportunismo politico invece per me è solo immensa bontà e generosità .

Parini

giovedì 5 febbraio 2009

Una fiaba dei nostri tempi


ZambiaAlcuni anni fa, in un paesino molto, molto piccolo, composto da poche casupole costruite con pareti di fango mescolato a ramoscelli e con il tetto formato da erba seccata al sole, viveva una famigliola composta dal papà, la mamma e un figlioletto di cinque anni.
Nel loro villaggio non esisteva la luce elettrica, non il telefono e della televisione avevano soltanto sentito parlare. Le macchine che passavano da quelle parti erano una rarità e costituivano un evento di cui si sarebbe parlato per giorni e giorni.
Ogni mattino e ogni pomeriggio la donna si recava al fiume con due grandi brocche per prendere l'acqua da usare durante il giorno. Il bimbo la accompagnava, tutto fiero di poterle essere utile e, per rimanerle vicino, era obbligato a correre…ma questo non gli impediva di parlare, scherzare, raccogliere fiori con cui fare un mazzetto da donare poi alla mamma.
La loro vita scorreva semplicemente….non sentivano il bisogno di avere altre cose oltre a quelle poche che possedevano: un semplice giaciglio, una coperta per le notti fredde, un fuoco sempre acceso, poche galline libere di razzolare per l'aia assolata e alcuni piccoli maialini, compagni di gioco prediletti del bambino.
Il papà stava quasi tutto il giorno lontano da casa e tornava sull'imbrunire con il risultato della sua fatica: frutti raccolti durante il cammino, legna e, quando la fortuna lo assisteva, una piccola preda con cui variare il menù. La mamma si dedicava alla famiglia: oltre all'acqua pensava a raccogliere la legna, a cucinare, a coltivare alcune verdure nel piccolo orto e ad accudire al bambino.
Quando veniva il momento in cui il bimbo era sottoposto, suo malgrado, al rituale del bagnetto, il che avveniva puntualmente ogni giorno in riva al fiume, era bellissimo vedere la tenerezza con cui, più che lavarlo, lo accarezzava parlandogli dolcemente. Una luce accendeva i suoi occhi, riflettendo una gioia interiore che, pensava, niente e nessuno avrebbe mai spento.
Alla sera la famiglia si univa ai vicini e, tutti insieme, si stava intorno al fuoco, sotto un cielo stellato e con una luna che illuminava con discrezione. Era questo il momento magico della giornata: gli adulti raccontavano degli avvenimenti del giorno mentre i bambini, abbandonati i giochi, ascoltavano con occhi rapiti.
Non di rado il più anziano tra gli uomini presenti, iniziava un racconto dove alla realtà si mescolava la leggenda e per i più giovani era questo il momento più bello…..prima di essere mandati, con loro grande disappunto, a dormire.
Come tutte le favole, anche questa ha una fine…. l'unica differenza è che, rispetto alle storie che tutti noi conosciamo, il finale non è quello che avremmo voluto ascoltare.
Il bambino che si guardava intorno con gli occhi pieni di meraviglia, che raccoglieva fiori per la mamma, che giocava con una palla fatta di stracci... non c'è più.
È stato colpito da una banale malattia, una di quelle che molti nostri figli hanno avuto e dalla quale si guarisce senza problemi: l'unico problema era che questo bambino viveva in uno sperduto villaggio africano.
Bastava un semplice antibiotico… è morto tra le mie braccia.
Ho chiamato questo racconto "fiaba", anche se fiaba non è, perché le favole contengono sempre una morale e quindi un insegnamento.
Ma forse ho usato questa parola con la speranza che ci faccia fermare un minuto in più a riflettere e ci insegni che il mondo non è solo quello intorno a noi.
Albino


Zambia,  una piccola amichetta

martedì 3 febbraio 2009


Il 2008 è considerato dagli scaramantici un anno sfortunato, in quanto bisestile. Le loro previsioni negative si sono avverate per tutte le attività, tranne però che per quella enologica, che anzi non aveva mai visto un’annata migliore.
Quest’annata, eccezionale per tutti i vini, lo è stata ancora di più per il vino Falerno. Quando si parla di Falerno, i veri intenditori si riferiscono alla zona pedemontana a sud del monte Massico, nei tenimenti di Mondragone, Falciano e Casanova. La parte nord non viene esclusa per motivi campanilistici o altro, ma semplicemente proprio perché esposta a nord. L’uva, in quella zona, gode del calore dei raggi solari per molte meno ore dei terreni ubicati a sud, che sono più vocati anche perché non sono interessati dai venti freddi provenienti dal nord.
I vigneti di questa zona sono piccoli appezzamenti, quasi tutti per uso familiare, e il vino viene prodotto col metodo tradizionale . Il metodo è semplice: si pigia l’uva e si procede alla spremitura, dopo quattro o cinque giorni se primitivo, sette o otto giorni se Falerno rosso, senza fare nient’altro che aspettare qualche mese per il primitivo e un po’ di tempo in più per il Falerno rosso. Se si ha l’occasione di assaggiare qualche vino di quelli prodotti in casa seguendo regole non scritte tramandate dai tempi dei tempi, si saprà a cosa ci stiamo riferendo. Il risultato è sempre buono ma quest’anno sicuramente è ineguagliabile e chissà fra quanti anni si potrà godere della stessa meraviglia.
Se si assaggia il vino di Nicola sicuramente si sentiranno tutti profumi del castagneto unito a quello di violette , di prugne e di albicocco. Se si assaggia quello di Gennaro si sentirà il profumo delle querce unito a quello del mirto e delle ginestre. Se si beve quello di Gaetano ti manda in estasi e ti fa sognare. Quello di Pasquale, dopo il primo bicchiere senti l’impulso irrefrenabile di degustare il secondo. Sublime il vino di Concetto, non il Merlot, (una bestemmia per la zona del Falerno), ma quello dell’”arusto”. Assaggiandolo, per incanto ci si sente sdraiati accanto a Trimalcione nell’antica Roma davanti ad una tavola riccamente imbandita.
Un posto di rilievo per il vino di Franco: questo vino, col suo colore rubino e col suo effluvio di mille aromi ti trasporta in un’altra dimensione, ti fa sentire una piacevole sensazione di calore ed un impellente desiderio di amare. Tutti i Falerno prodotti col metodo tradizionale, assaggiandoli trasmettono un messaggio di gioia, di forza e amore, oltre ad un messaggio culturale che scaturisce dalle leggende che accompagnano da millenni questo vino celestiale se si ha la predisposizione per recepirlo.
Questo vino miracoloso, prodotto in questo modo, fra tanti pregi ha due grandi difetti: se ne produce poco e il suo impareggiabile bouquet dura solo pochi mesi. Il Falerno artigianale, infatti, con i primi caldi primaverili incomincia a cambiare, secondo gli esperti in meglio, ma comunque non è lo stesso nettare che si degusta di questo periodo.
Quindi bisogna affrettarsi a visitare coloro che, pur senza comprenderne a pieno il valore incommensurabile, posseggono tale tesoro. Bisogna affrettarsi per toccare con mano, anzi con il palato, questo miracolo del vino Falerno che ogni anno si ripete nelle nostre zone.
Sbrigatevi, la primavera è vicina.

Lucullo

lunedì 2 febbraio 2009

Il grande esodo non è mai finito



Il fenomeno dell’emigrazione ha portato milioni di italiani fuori dalle loro comunità, dai loro paesi e fuori dall’Italia. La grande emigrazione di fine ottocento e inizio novecento è stato un fenomeno sociale di vaste proporzioni che ha compromesso la crescita dell’economia del meridione perché la forza lavoro del Sud è stata portata altrove, contribuendo in maniera fondamentale alla crescita del paese che la ospitava.

Perché quello che è stato possibile fare per altri paesi o per il nord Italia non è stato possibile farlo per il meridione? Le risposte le conosciamo benissimo. Se ne parla da decenni. Se ne riempiono pagine e pagine di giornali, se ne fanno retoriche conferenze che non hanno mai cambiato la situazione….

Siamo sfaticati noi del Sud? Non credo. Quando ci troviamo altrove lavoriamo duro, mettiamo fuori capacità e uno spirito imprenditoriale che non sapevamo neanche di avere.

La risposta è molto più semplice: perché non c’è stata e non c’è la volontà politica di cambiare il meridione. A parole sì, ma non nei fatti!

Da quei disastrosi anni della grande emigrazione poco è cambiato. L’asse si è solo spostato. Prima ci si dirigeva verso i paesi d’oltre oceano; negli anni sessanta è stata la volta dei paesi europei, soprattutto Germania, Svizzera, Francia e Belgio; ora ci si dirige verso il Nord Italia. La gente continua ad emigrare, a lasciare le proprie famiglie, le proprie comunità, l’assolato Sud per trovare uno straccio di lavoro nel nebbioso Nord.

E’ uno stillicidio continuo di giovani che ci lasciano, di forze e di energie che ci abbandonano, di idee che si sradicano sempre più, condannandoci per sempre alla stagnazione economica e sociale.

Quello che è più grave in tutto questo, è che vanno a contribuire all’incremento dell’economia del Nord. E ora che il federalismo sembra una realtà molto vicina, l’abbiamo proprio meritata una cosa simile, nostro malgrado. Perché? Perché non siamo stati capaci di ribellarci alle piccole e grandi ingiustizie che hanno sempre dilagato a Sud. Le abbiamo subite, lamentandoci sì, ma abbiamo lasciato che venissero perpetrate continuamente, senza protestare come popolo. Non è la protesta del singolo quella che conta, è la protesta del popolo che fa la differenza. E noi non abbiamo saputo credere nella nostra forza di popolo meridionale e abbiamo lasciato che altri avessero il sopravvento sulle nostre vite, prendendo decisioni che riguardavano solo noi.

Siamo stati complici, nostro malgrado, con la mala politica, andando ad elemosinare posti di lavoro per noi o per i nostri figli dal politucolo di turno, contribuendo ad alimentare un meccanismo vizioso che, infine, si è ritorto contro di noi.

Abbiamo sempre abbassato la testa mentre invece dovevamo pretendere che lo Stato assente si occupasse del Sud in maniera più energica, inchiodandolo davanti alle proprie responsabilità. E forse la camorra non avrebbe trovato terreno fertile per crescere e prosperare. E ora cosa ci ritroviamo? Un’altra grande fregatura storica!

Che ironia! La ricchezza del grande Nord è fatta dalla forza lavoro del profondo Sud! E noi la prendiamo a quel servizio! Ancora una volta, come subito dopo l’Unità d’Italia, è il Sud che sfama il Nord, anche se può sembrare il contrario.

Noi meridionali non abbiamo mai capito una cosa: siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico, siamo noi che possiamo fare la differenza, ma è importante smetterla con quell’atteggiamento di sudditanza nei confronti di qualsiasi politico che ci propina la caramella per addolcirci la bocca e ci riempie di fandonie a cui abbocchiamo sempre, sia esso l’ultima ruota del carro o il Presidente del Consiglio. E’ importante sgombrare la mente da tante false convizioni.

E parafrasando i nostri amici di Virgolaz che dicono: Sud, si insisti, tu resisti! Io dico: Sud, si resisti, tu esisti!

Meridionale convinto

venerdì 30 gennaio 2009

il mondo alla rovescia

Sarebbe semplicemente assurdo pensare di trattare qui la crisi del mondo carnevalesco dei nostri miseri anni, i cui sintomi decadenti forse si possono già rintracciare subito dopo le visioni ribelli e meta-culturali degli anni settanta. Ma forse possiamo capire quei rapporti rovesciati e rovesciabili.
Pensiamo ora per un momento solo a quei rapporti grotteschi che il popolo del medioevo mistificava continuazione, re-inventava nei riti civili, le beffe alle istituzioni, ai re, ai conti e poi ai vari podestà. Certo, appartengono a qualcosa di così lontano e che ora noi potremo forse solo immaginare sfogliando storie letterarie, nelle leggende della civiltà occidentale, trovare i segni di questo tempo mitico.
E pensare che le azioni carnevalesche e i relativi riti avevano un ruolo così fondamentale per l’uomo del medioevo. Il riso e la beffa dominava riti civili e religiosi. Un profondo ed assurdo cerimoniale di motivi con impulsi primitivi, finiva per travolgere il popolo in festa, a cui nessuno poteva pensare di sfuggire. Al carnevale non si assiste, si vive, scrive Bachtin. Una tempesta onirica, in cui il mito viveva, in cui i folli erano tutti. Noi viviamo ora , ma di Tv e di notizie, di soap e talk. Lavoro-preparare la cena-lavarsi denti. Fare il letto.Scopare. Morire. Tutto qui?Dov’è il riso?Dov’è finita l’utopia, la libertà, l’eguaglianza di tutti?
Insomma dov’è il mondo alla rovescia? Veniamo brevemente al riso. Abbiamo smesso di ridere per svariate ragioni, ma la conseguenza peggiore è che il riso, frutto di una sottile espressività lucida e burlesca, ha una funzione molto importante nella vita sociale che noi abbiamo sottovalutato. Forse dimenticato. Facciamo un esempio. All’epoca alcuni pezzi firmati pseudonimi riconoscibili di questo Blog, facevano ridere, erano, diciamo satirici, ma sottendevano una verità lucida, smascheravano semplicemente comportamenti falsi e ipocriti della classe politica.Ora sono diventati rarissimi. Era semplicemente una visione critica.
Ebbene non vi è dubbio che la crisi del riso ha finito per contaminare anche il quiquiri. Fra tutti quelli che ne trovano maggiore giovamento è l’attuale maggioranza. Mannillo è più vispo che mai. Mattia è un grande appaltatore di feste e festarelle. De Risi c’è e non c’è, e Massimo s’incazza con questi. Bene nulla di nuovo, solita routine. Lo sapevamo dall’inizio e il bello forse deve ancora venire.Un tempo nel giorno di carnevale il popolo eleggeva re e regine per burle. Ebbene, sembra proprio che questi qui l’abbiamo eletti sul serio, ma provano gusto a farsi burle tra loro e quindi anche a noi. Nessuno osa nemmeno più ridere? Il mondo si è rovesciato di nuovo.

Lo sceicco Bianco.

impegni elettorali

CARINOLA. UN AMMINISTRAZIONE CHE SI MUOVE PIANO (COLPA DI UN PASSATO CATASTROFICO) MA CHE STA RISPETTANDO GLI IMPEGNI ELETTORALI.

Cari amici del quiquiri,
Carinola è cambiata. Tutti conoscono la storia della discarica di SELLECCOLA - sarebbe stato certamente meglio se non ci fossimo mai trovati a parlare di questa vicenda dal retrogusto amaro ma, all'interno di quella che è sicuramente una brutta storia, è importante prendere atto della positiva notizia di oggi. FINALMENTE SONO ARRIVATI I CAMION che porteranno via quell'ammasso di rifiuti che stagnavano li da ormai 3 anni. Bisogna dare atto a quest'amministrazione targata Mannillo che ancora una volta ha mantenuto il Suo impegno elettorale. Ora rimane da sistemare l'annosa vicenda cimiteri, colpo di coda di DI BIASIO che aveva già da tempo il sentore che per la sua " casata" la politica a carinola era finita! Bravo assessore all'ecologia.....

RDC

mercoledì 28 gennaio 2009

Quale cambiamento



Cambiamenti e Attese, inserito originariamente da BeneToZi.



La parola ‘cambiamento’ è senz’altro quella più usata ed abusata in questi ultimi tempi, soprattutto dalla classe politica carinolese.

Tutti i partiti politici parlano di un cambiamento, tutti i candidati a qualcosa promettono un cambiamento. Anche il popolo e il popolino lo vorrebbero, ma nella loro realistica visione delle cose, sanno perfettamente che per loro non cambierà mai niente.

Che significato vorremmo dare a questa parola?

Quando la sento, francamente mi preoccupo. Comincio a pensare a palazzoni che crescono come funghi, a ruspe che spianano zone di montagna, a una crescita abnorme della zona abitativa, a zone verdi che scompaiono, a un traffico insostenibile e a tante cose che sono come incubi nella mia mente. Non sono uno di quelli che anelano ad una radicale trasformazione della tranquilla vita di ogni giorno del nostro Comune. Opterei piuttosto per un miglioramento.

Molti di noi si accontenterebbero veramente di poco: che i servizi pubblici fossero più efficienti; che le scuole fossero più accoglienti e sicure per i nostri ragazzi; che il look dei nostri paesini venisse curato e abbellito col dovuto rispetto storico; che i fossi lungo le strade comunali venissero ripuliti prima della stagione delle piogge; che le strade fossero quindi praticabili anche in caso di pioggia intensa e non trasformati improvvisamente in fiumane capaci di travolgerti; che il servizio trasporti Angelino non ti lasciasse a piedi quando hai bisogno di andare alla stazione ferroviaria; che illustri sconosciuti non stessero sempre a sversare monnezza e ingombranti davanti alle carreggiate di terreni privati o negli anfratti più nascosti delle strade vicinali; che la Fontana Vecchia diventasse un luogo ameno e ridente, con un bel lavatoio chiacchierino; che la strada del Convento di San Francesco, e non solo quella, venisse rifatta, visto lo stato pietoso in cui è ridotta (mi scusino i concittadini carinolesi se nomino solo luoghi di Casanova: sono quelli che conosco meglio, ma tutti i luoghi del territorio mi sono cari).

Tuttavia, il cambiamento che veramente vorrei vedere nella vita del Comune è una concreta presenza giovanile capace di farsi rispettare e considerare, respingendo qualsiasi tentativo di strumentalizzazione da parte dei furboni della politica. Vorrei che fossero loro a prendere in mano le sorti del nostro Comune, ringiovanendolo nelle metodologie e nelle aspettative, ma purtroppo, sono anche quelli che meno si lasciano coinvolgere. Preferiscono andare via. Che altro potrebbero fare?!

Da quello che noto osservando la vita della Nazione, sono proprio i giovani i primi a scendere in piazza e a protestare contro le ingiustizie della casta politica, responsabilmente preoccupati del loro futuro e del benessere del paese, ma sono anche quelli più disgustati dalle realtà politiche locali da cui cercano di stare lontani.

Credo invece che, nella gestione della cosa pubblica, sia importante la presenza di giovani determinati, con idee fresche ed entusiasmo vivace, capaci di ravvivare la vita sonnolenta del nostro Comune dando gli impulsi giusti per una crescita sempre migliore.

Ecco, il cambiamento che vorrei è proprio questo: un Comune giovane, attivo, vivo, responsabile, attento alle problematiche dei cittadini di qualsiasi fascia d’età, capace di sfruttare le risorse del territorio e creare qualche posto di lavoro, di sfruttare le intelligenze e le abilità dei singoli e delle associazioni, capace di prestare la massima attenzione al rispetto dell’ambiente e alla cura del patrimonio artistico, capace di creare in tutti i cittadini il piacere di vivere in questo posto invece di costringerli a fuggire. Ma perché questo avvenga, penso che ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte.

Mister No

domenica 25 gennaio 2009

27 Gennaio: giorno della memoria (e della dimenticanza)


Quello che resta di un genocidio.2, inserito originariamente da IsabellaR..

Ormai è prossima la data dedicata alla memoria del genocidio degli Ebrei perpetrato dal regime nazista.

Il ricordo di quelle efferatezze è utile e necessario per far riflettere tutti su quegli orrori. Serve mostrare le immagini di quella tragedia e discuterne, non solo per condannarle ma anche per suscitare l’impegno di tutti ad evitare che si ripetano simili atrocità. Indubbiamente, istituire una giornata della memoria ès tata una iniziativa lodevole perchè fa in modo che alle nuove generazioni resti impresso quello che non dovrebbe mai avvenire.

In questi giorni, mentre si ricorda la terribile tragedia degli Ebrei , si dimenticano tutti gli altri terribili genocidi facendola diventare anche la Giornata della Dimenticanza. Bisogna dimenticare tutti i genocidi che hanno macchiato di tanto sangue la storia recente e meno recente. Si deve dimenticare il genocidio armeno del 1915-16 che portò alla quasi distruzione di quel nobile popolo. Si deve dimenticare il genocidio degli assiri dello stesso periodo storico di quello armeno. Si deve dimenticare il genocidio Greco durato ininterrottamente dal 1908 al 1923. Si deve dimenticar il genocidio degli italiani dell’Istria nel 1945 che furono sepolti vivi nelle foibe a migliaia. Si deve dimenticare il genocidio dei musulmani di Sebrenica in Bosnia considerati un fastidioso intralcio al nuovo ordine balcanico. Dobbiamo dimenticare il genocidio di milioni di cambogiani avvenuto pochi anni fa. Dobbiamo dimenticare i genocidi attuali nel Darfur e non bisogna nemmeno accennare alla tragedia palestinese che vede quello che resta di un popolo costretto a vivere in campi profughi e bombardato a tempi alterni.

Non si comprende il motivo di questa voluta dimenticanza: quasi un razzismo strisciante che fa distinzioni tra le razze dei morti. Ricordare le vittime di una razza o nazionalità, dimenticare quelle di altre ritenute forse inferiori e da non tenere nella stessa considerazione. Forse la spiegazione di questo oblio è molto più semplice: sono poveri, e la povertà è una colpa che si paga con la dimenticanza e la cancellazione dai capitoli della storia. Come nella vita di tutti i giorni, chi ha più possibilità prevarica il diritto di chi ha poco o niente e anche come vittime di una tragedia si conserva lo status di superiore.

Mi auguro un cambiamento che faccia si che ci si convinca che i morti sono tutti uguali e quelli morti per la stessa causa sono ancora più uguali. Ci si deve augurare che il giorno del ricordo e della dimenticanza sia sostituito con la giornata della memoria e della condanna di tutti i genocidi mettendo in atto protocolli internazionali atti ad evitare il ripetersi di simili tragedie. Se non sarà possibile la realizzazione di quanto sopra auspicato si spera almeno che in quel giorno le persone di buona volontà si ricordino per un attimo, oltre che degli Ebrei, anche di tutte le altre vittime innocenti della follia umana.
ProCopio

venerdì 23 gennaio 2009

Carinola radiosamente cambiata

In questi giorni siamo stati affascinati dalle immagini  della pomposa cerimonia di insediamento del neo presidente degli STATI UNITI Barack OBAMA. Le emittenti televisive di tutto il mondo hanno mostrato la folla, veramente oceanica, che assisteva estasiata e  acclamava il proprio idolo! In tutti i volti inquadrati si leggeva la speranza e la fiducia di un  futuro migliore, materiale e spirituale. Anche la maggior parte degli abitanti della terra  si sono sintonizzati sulle stesse aspettative positive. A CARINOLA ci è tornata alla mente la sera del venerdì precedente le ultime elezioni amministrative. In quella serata , nella piazza di CASANOVA fu eletto per acclamazione l’attuale sindaco dott. Gennaro MANNILLO. Quella sera si visse nel nostro  piccolo comune  l’avvenimento che in questi giorni sta interessando il mondo! Tutta la popolazione compatta acclamò  il nuovo sindaco che  in tutta la campagna elettorale aveva promesso un taglio netto col passato! Aveva promesso di voltare pagina, come OBAMA nei confronti di BUSH si impegnò a cancellare il ricordo della politica deludente del suo predecessore. La fiducia riposta in lui  non è andata delusa: a nove mesi dalla sua elezione si può affermare che Carinola è veramente cambiata e radiosamente! Supportato da una squadra di assessori di tutto rispetto, il sindaco  in nove mesi ha cambiato il volto del comune. Ha iniziato con l’avvio della raccolta differenziata, che come magia è stata attuata in un giorno è andata a regime in poco tempo. Con un servizio impeccabile, affidato ad una ditta seria, in poche settimane le nostre contrade sono tornate linde e ordinate come tanti anni fa!  Subito ha dato impulso a tutte le   attività  economiche e culturali  favorendo ed assecondando le entusiasmanti iniziative dei suoi effervescenti assessori. Il segreto del successo dell’ OBAMA di Carinola è stato proprio questo: aver messo le persone giuste al posto giusto. Il vulcanico  assessore  alla cultura Mattia DI LORENZO è stato un vero e proprio asso nella manica con le innumerevoli iniziative che ha proposto e realizzato in così poco tempo, tutte riuscitissime! Sagre, mostre, eventi musicali, conferenze, restauro di monumenti, costruzione di nuovi,  tutto ciò che si può definire il meglio della cultura ha fatto passerella a Carinola. Tra tutte le iniziative si ricorda la performance di una delle più grandi cantanti liriche che risponde al nome di Katia RICCIARELLI!!! Il dinamico assessore allo sport nel suo campo non è stato da meno sostenendo  mini olimpiadi, memorial di calcio, scuola di calcio, scuola da tennis da tavolo e tanto altro. Da menzionare per questo assessorato un pregio particolare e cioè quello di aver contenuto sempre le spese, molte volte a costo zero come l’esposizione della coppa del mondo di calcio nella sede comunale!!! Accanto a questi gli assessori all’agricoltura e alla sanità e ai lavori pubblici. I prodotti dell ’agricoltura carinolese  sono stati valorizzati e promossi in campo nazionale e addirittura  europeo con una mostra a LUGANO! Nel campo della sanità è stato messo a punto un piano capillare all’avanguardia di assistenza per gli anziani e un monitoraggio sulla salute dei neonati. L’assessore ai lavori pubblici ha fatto la sua parte nel rinnovamento licenziando il tecnico consulente della amministrazione precedente e ha dato incarico ad un nuovo tecnico di completare tutte le opere in corso nel più breve tempo possibile oltre a progettarne di nuove. Anche la criticata SEGRETERIA del SINDACO ha dato il suo apporto al successo dell’amministrazione. Il team molto affiatato  oltre che assicurare una  presenza continua consentendo risposte rapide ed efficaci ad ogni  emergenza, costituisce una fucina di idee e di progetti per il Sindaco! Veramente si può affermare che per CARINOLA la svolta c’è stata ed in un modo veloce oltre che meraviglioso! L’auspicio è che questo sistema virtuoso che si è instaurato a Carinola sia esportato nei comuni viciniori e da questi all’intera regione che ha tanto bisogno di una svolta positiva.

Avv. Trafficozzi

Dalla parte dell’uomo

Ho visto dei bambini piangere atterriti. Non mi sono affatto chiesta se erano palestinesi o israeliani.
gaza
Erano bambini.

Ho visto delle mamme disperarsi e urlare. Non mi sono affatto chiesta se erano palestinesi o israeliane. Erano mamme.


Ho visto soldati che lanciavano missili, guidavano carri armati, sparavano, combattevano. Non mi sono affatto chiesta se erano palestinesi o israeliani. Erano uomini.

Fino a quando si può assistere impotenti a simili massacri? Fin dove la mente umana può arrivare a concepire piani e mezzi di distruzione e a desiderare lo stermino dei suoi simili? Fin dove la mente può tollerare tutto questo?....

Non posso fare a meno di ricordare la semplice e stupenda risposta del nostro caro padre Michele ad un giornalista che gli chiedeva lui da che parte stesse. “Dalla parte dell’uomo”, rispose padre Michele senza esitazioni.

Dalla parte dell’uomo.

Dalla parte dell’uomo che non ha colore e non ha fede politica; non ha nazionalità e non ha religione ma è solo e semplicemente ‘uomo’. Dalla parte dell’uomo che ha il diritto di esistere e popolare la terra al di là dei confini territoriali e politici che noi vi mettiamo; al di là delle barriere sociali che noi vi erigiamo; al di là del colore della pelle e della fede religiosa per cui combattiamo, al di là di qualsiasi schifosissimo interesse economico che ci porta a sentirci padreterni e a schiacciare col piede chi pensiamo ci dia fastidio. Dalla parte dell’uomo che ha il diritto di utilizzare le risorse naturali della Terra, senza elemosinarle, perché la Terra appartiene a tutti e le sue risorse non possono diventare mezzi di potere nelle mani dei pochi.

Dalla parte dell’uomo che ha diritto ad una striscia di patria, un pezzo di terreno, un morso di pane, un sorso d’acqua, un minimo d’istruzione, una casa. Che ha diritto ad una vita.


Non si può semplicemente dire ‘io sono filo israeliano o sono filo palestinese’ legittimando le azioni dell’una o dell’altra parte: bisogna fare in modo che si arrivi ad un accordo, che si arrivi alla Pace a cui entrambi hanno diritto.

gaza
Certo, in chi osserva da lontano questa tragedia, la ragione elabora e percepisce le piccole o grandi differenze che si celano in questo interminabile conflitto: qualcuno gioca più sporco dell’altro perché ha più mezzi per farlo e perché ha il sostegno di una potenza mondiale il cui presidente ha forse dato l’ultimo colpo di coda prima di ritirarsi a vita privata, ma non si può e non si deve giustificare la guerra. Mai.

gazaIl cammino dell’Umanità è passato attraverso brutture inaudite che però, ora, non sono più tollerabili. Nell’attuale mondo globale, il raggiungimento di un grado di civiltà accettabile andrebbe usato per aiutare ad evolversi chi non è ancora riuscito a farlo, per combattere la povertà che noi stessi contribuiamo a spargere, per raddrizzare le distorsioni di sistemi ingiusti. Usare la nostra miglior civiltà e i nostri più sofisticati mezzi per reprimere i più deboli è solo stoltezza.

Abbiamo il dovere morale di costruire la Pace, ma la Pace si costruisce solo se si assicura a tutti i popoli la possibilità di un’esistenza a cui vanno garantiti rispetto e dignità.

Galatea