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giovedì 12 giugno 2008

Riappropriamoci della nostra storia


Quando ero bambina, l’acqua corrente nelle case non c’era ancora. C’erano solo le fontane pubbliche lungo la strada le quali avevano, in parte, sostituito i pozzi. File di donne con ceceni, ancelle e secchi di zinco alla mano, aspettavano il loro turno per portarsi a casa l’acqua che occorreva alle loro faccende domestiche. Quelli erano anche momenti di grande socializzazione: le donne ciarlavano, si scambiavano confidenze, spettegolavano e a volte litigavano, contribuendo a tenere ben sveglia la vitalità del paese. Quando però si faceva il bucato, la cosiddetta ‘colata’, di acqua ce ne voleva proprio tanta e allora non bastava il secchio, ma bisognava usare altri espedienti.
Ricordo che mia nonna mi portava al risciacquo sotto gli Spinaruccoli, dove scorreva il ruscello. Con un cesto pieno di panni da risciacquare ben ritto sulla testa, scendevamo giù per il sentiero, ci fermavamo a dire una preghiera davanti all’edicola della Madonna della Spina (o delle Erbe) e poi via al ruscello.
Sul posto, c’erano sempre altre donne con i loro figli o nipoti e così, mentre esse risciacquavano e sbattevano lenzuola e asciugamani sulle lisce pietre bianche messe lungo l’argine, noi bambini giocavamo saltellando di qua e di là sulle pietre che emergevano dall’acqua, rincorrevamo ranocchie, scoprivamo angoli nascosti per noi pieni di fascino.

Chi aveva la fortuna di abitare più vicino alla Fontana Vecchia, poteva recarsi regolarmente al lavatoio e lavare là i panni di famiglia, evitando la fatica di stare a tirar secchi d’acqua dal pozzo o fare lunghe file alla fontana.
Spesso anche mia nonna si recava al lavatoio e anch’io potevo godere di quell’ambiente incontaminato dove regnava sempre un’atmosfera di festa. Era una gioia per gli occhi e per le orecchie stare là, tra donne che lavavano panni ridendo e scherzando; tra bambini che si rincorrevano e si bagnavano suscitando le urla delle mamme o delle nonne; tra schizzi d’acqua che inevitabilmente venivano lanciati contro qualcuna e le cui rumorose rimostranze suscitavano le risa di tutte; tra panni che immancabilmente si perdevano nella grande vasca e non si sapeva più a chi appartenessero; tra il gracidare delle rane e il frinire delle cicale… Era vita.
Stupendi momenti della mia infanzia che mi hanno regalato equilibrio e tranquillità interiore e che vorrei riuscire a far vivere anche alle nuove generazioni che non hanno avuto la fortuna di nascere allora.
E’ vero, ora abbiamo l’acqua corrente, calda e fredda, ma troppo è stato sacrificato alla modernità.
Oggi non esiste più né il luogo né l’atmosfera di una volta. Il ruscello non c’è più; interrato da chi pensava che modernizzando e cementificando il luogo, sarebbe stato più bello. Il lavatoio non c’è più; distrutto da chi non capiva e non sapeva apprezzare il valore della storia.
La Fontana Vecchia non è altro che un postaccio abbandonato dove qualcuno ha sbizzarrito la propria pacchiana fantasia non rispettando né l’ambiente naturale né un periodo storico. E’ solo un obbrobrio che non ispira alcun tipo di emozione se non una triste sensazione di abbandono… E’ morte.
Ebbene, rivogliamo la parte della nostra storia che ci è stata indebitamente sottratta.
Rivogliamo il lavatoio e rivogliamo l’ambiente il più possibile uguale a come era prima. E, perché no, rivogliamo anche il ruscello. Basta con l’artificiosità, con il cemento dovunque, con i progetti fai da te che deturpano e rendono insignificante l’ambiente invece di lasciarlo semplice e pieno di fascino come era.
La caratteristica della nostra cultura è proprio la semplicità e la naturalità delle cose: questo è ciò che dobbiamo ripristinare per rimetterci in sintonia con tutto ciò che ci appartiene.
Spero che la nuova amministrazione raccolga il mio appello, a cui vorrei si unissero tante altre voci, e sappia restituirci quella parte della nostra storia e della nostra cultura che ci è stata così brutalmente tolta.
Galatea

lunedì 9 giugno 2008

carinola super differenziata- Speriamo che duri

A Carinola si sono vissuti mesi di lotta angosciosa contro il commissariato per l’emergenza rifiuti di Napoli che voleva allocare una discarica di balle, poco eco, nella frazione Casanova. Tralasciando di aggiungere altre note alle traversie di cui ampiamente è stato discusso su questo blog, la vita della comunità carinolese è stata fortemente segnata da quegli eventi angosciosi. Con le elezioni amministrative, i colpevoli del tentato scempio o presunti tali, sono stati puniti. Comunque i nuovi amministratori insieme ai sopravvissuti danno l’ impressione di voler voltare pagina o almeno capitolo.

Come prima azione hanno fatto partire la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani che fino a qualche mese fa avevano quasi ostruito le strade. Cumuli di rifiuti in ogni dove, strade quasi ostruite e piazze impraticabili con il pericolo di epidemie pericolose per tutta la comunità. Come con un incantesimo benefico tutto è tornato pulito e quasi non si crede alla situazione incivile in cui si era piombati se non ci fossero foto e video a documentarla. Di chi il merito? La risposta è semplice: della gente, che a Carinola è non solo erede di antiche civiltà ma cerca di viverla nonostante le istituzioni che non sempre la rappresentano. Una dimostrazione del fatto che i cittadini sono migliori dei loro rappresentanti è dato proprio dalla raccolta differenziata dei rifiuti. Il via alla raccolta differenziata fu data da un manifesto in cui si avvisavano i cittadini del giorno in cui sarebbe iniziata senza istruzioni dettagliate e senza un minimo di preparazione. Nonostante queste deficienze da parte dei responsabili tutti hanno risposto in modo ineccepibile. Tutti si sono preoccupati di separare l’umido dalla plastica, il vetro dall’alluminio e dai cartoni raccogliendoli diligentemente nelle apposite buste di colore diverso per ogni rifiuto. Chi non aveva capito se lo è fatto spiegare dal vicino più bravo e così si è avuto anche un porta a porta dell’ informazione con lo scopo di riuscire in un meraviglioso risultato, cioè quello di non vedere nemmeno un sacchetto di rifiuti nelle strade. All’impegno civile delle persone bisogna citare ovviamente quello degli operatori ecologici incaricati della raccolta giornaliera presso tutte le abitazioni. Da quando è iniziata la raccolta differenziata, mai un giorno che sono mancati al loro dovere, hanno sempre eseguito il loro compito velocemente e silenziosamente. Sì, silenziosamente, in quanto sembra incredibile veder passare i compattatori senza quel fracasso fastidioso dei cassonetti che venivano svuotati. Tutto alla perfezione in una sinergia meravigliosa tra utenti e operatori col risultato migliore che si possa sperare di ottenere. Sembra di vivere in un sogno e la più grande preoccupazione è di svegliarsi ritrovandosi di nuovo in mezzo alla monnezza. Speriamo che duri e che nessuno attenti all’efficienza di questa organizzazione dai risultati così soddisfacenti per tutti.

martedì 3 giugno 2008

I governi passano, la camorra resta

Mi è capitata tra le mani in questi giorni una piccola documentazione relativa ad un discorso di Benito Mussolini, del maggio 1927, in cui presentava la missione del colonnello dei Reali Carabinieri di Caserta Vincenzo Anceschi (una specie di super-commissario) incaricato di debellare la camorra dei Mazzoni. E’ stato interessante leggere questi dati, che in seguito proporrò, tenendo presente il clima del regime fascista (diciamolo subito che lo condanno in toto) in cui si svolgevano queste missioni, e, a distanza di tanti anni con l’informazione di cui disponiamo, farsi un‘idea, provare a riflettere su quanto sta accadendo oggi nella provincia di Caserta, dove la camorra, o meglio una decina di bande criminali che lottano per il controllo del territorio, ci tiene in scacco nonostante la sfida raccolta da alcuni Pm, politici, e pochi giornalisti.

Vediamo allora che negli anni che vanno dal 1923 al 1926 furono commessi i seguenti reati: 171 oltraggi alla Forza Pubblica, 318 incendi, 169 omicidi, 918 lesioni ,1082 tra furti e rapine , 193 danneggiamenti . Ma questa non è che una parte. In ogni modo dopo le gesta del colonnello Anceschi molto cambiò - anche se si sbagliò a credere che la camorra fu estirpata per sempre- e tuttavia con un lavoro energico furono arrestati 1699 affiliati nella sola zona dei Mazzoni e nella zona di Aversa 1268. Ma da allora quanto sono cambiate le cose in questo senso, o forse possiamo parlare di peggioramento considerando le ingerenze della malavita nella pubblica amministrazione, con gli imprenditori che fanno da mediatori? Gli ultimi fatti successi a Casal di Principe con l’assassinio di Michele Orsi, quanto hanno scosso l’opinione pubblica? Ce l’aspettavamo per caso? Tutta questa paura- la prima è la mia- di parlare, di voler raccontare dovrebbe, ma quando mi chiedo, esplodere nella popolazione ed invogliarci a ribellarci da questa maledetta piaga, vecchia di trecento anni e che fa così male nelle nostre coscienze che forse vi abbiamo fatto l’abitudine. Dalla più piccola azione bisogna partire, condannarla quando sentiamo che in qualche modo è un pezzo della mentalità camorristica, e con coraggio partecipare a manifestazioni che interessano in particolare le roccaforti dei camorristi, ma che in fondo interessano anche noi. Chiudo con un pensiero di Pasquale Villari(1826-1917), il primo, tenace, scrittore anti-camorra: “Il male è contagioso come il bene, e l’oppressione, specialmente quella esercitata dalla camorra, corrompe l’oppresso e l’oppressore, e corrompe ancora chi resta lungamente spettatore di questo stato di cose senza reagire con tutte le sue forze”-Da Le lettere Meridionali.
Il primo morto di sonno.

domenica 1 giugno 2008

Un regalo agli amici di Casale


E’ ben noto a tutti noi che Casale è la frazione del Comune di Carinola dove la musica ha sempre trovato terreno fertile ed entusiasmo per esprimersi attraverso persone che ne hanno coltivato l’amore e curato la crescita negli anni.
Io stessa ricordo ancora la passione musicale del prof. Squicciarini, uno degli ultimi maestri della vecchia guardia e mio insegnante alle medie, il quale cercava di trasmettere a noi alunni l’amore per la musica, trascinandoci in lunghe ed accese discussioni che riguardavano questa o quell’opera melodrammatica.
La Banda Musicale di Casale è stato il risultato di quest’amore per la musica. Purtroppo, con la morte degli ultimi maestri, Squicciarini e Sabbatiello, le cose sembrano alquanto cambiate e oggi della Banda di Casale esiste solo il ricordo.
La Storia della Banda Musicale è stata raccontata molto esaurientemente dal prof. Michele Lepore sul sito Casaleweb e invito tutti a leggerla, ma voglio regalare agli amici di Casale un documento del 1912 che ho trovato nelle mie ricerche d’archivio e che può integrarsi con il testo storico scritto da Michele.
E’ il modello di un’uniforme per la Banda Musicale approvato dal Comando della Divisione Militare di Napoli.
Per facilitare la lettura, riporto il testo.
Esemplare dell’uniforme del Concerto Musicale di Carinola.
1°- Berretto nero con galloncino rosso largo millimetri due e lira musicale in argento.
2°- Giubba nera, collo ramesciato con lire e filettatura rossa al davanti larga millimetri due.
3°- Calzone nero con banda rossa larga centimetri due.
4° - Tracolla con borsa cuoio lucido per carte musicali.
5°- Il capo musica veste in borghese.

Carinola 29 febbraio 1912
COMANDO della DIVISIONE MILITARE di NAPOLI
Si approva
Napoli, 8 Giugno 1912
Firma del Maggior Generale





Auguro agli amici di Casale di riprendere con entusiasmo e passione una tradizione antica che fa parte della storia e della sensibilità del popolo carinolese.


CLIO
Fonte: Archivio di Stato di Caserta – Prefettura II serie.

Elogio alla…………………..

Vorrei le tue carni solo per guardarle e dire che è vero. La caviglia, la coscia il fegato il tuo desiderio di profumo. Per quale motivo non riesco a concretizzare la voglia che dentro mi arde. Per quale motivo non riesco a descrivere l’inaudito desiderio che forte urla. Per quale motivo la vita desidera la vita e il sudore vuole il sudore; mescolarsi senza criterio ma seguendo lo spasmo della mescolanza. Sentirsi gonfi di voluttuosa speranza di succhiare per sempre l’anomala rugiada indecente che alle orecchie dei vani pensieri risulta acida e gelida. Ho voglia di stringere le strette spregiudicatezze, desidero di sposare l’inattesa ferocia della voglia. Voglio. Voglio e vuoi. Perché la volgarità liquidosa deve sempre essere presentata come massimo sistema fonetico e non per quello che è, ovvero, nella semplice forma divina del godimento semplice e a se stante . perché????????? Perché le mie parole non riescono a pronunciare metafore d’amore ma solo parole sincere di desiderio. Voglio la voglia desidero il desiderio di spettinarci i capelli desidero la tua sensazione di benessere. Desidero la tua spregiudicatezza, voglio la mia illusione che tutto sia per sempre. Anelo al sorriso iniziale per salutarti con la beffarda occhiata della fine. Inizio, inizio, fine e inizio poi fine e mari inizio e inizo, illusione inizio e fine e inizio……………………….
PLINO

giovedì 29 maggio 2008

E' estate, è tempo di bruciar


Guardando il calendario, siamo ancora in primavera, ma meteorologicamente siamo in estate. Da qualche giorno lo scirocco ha investito l’Italia meridionale e centrale facendo impennare le temperature. In due giorni siamo passati da una primavera grigia e freddina nel pieno dell’estate col caldo di fine Luglio. Immediate le conseguenze, come consuetudine ormai da troppi anni: la preoccupazione dell’effetto sui soggetti più deboli e la sempre presente campagna incendi. Subito si è iniziato in Sicilia con roghi di intensità preoccupante anche per l’incolumità delle persone. Appena il tempo si metterà al bello in Liguria subito si comincerà la sarabanda anche da quelle parti, dopo in Campania e man mano in tutte le altre regioni.

Da alcuni anni sono interessate anche il Trentino e l’Umbria, regioni in cui fino a pochi anni fa questo triste fenomeno era quasi sconosciuto. Grazie a questo anticipo di estate subito è iniziato il teatrino di ogni anno. Privati cittadini o uno delle centinaia di avvistatori (in Campania è stata creata una società ad hoc) segnalano l’inizio di incendio al 1515 e subito si mette in moto l’esercito di addetti . La segnalazione arriva a Roma alla sala radio della protezione civile e da qui viene smistata alla sala radio della regione interessata dall’incendio, dove sono presenti funzionari dei vigili del fuoco e del corpo forestale dello stato.
Dalla sala radio regionale vengono attivate le sale radio provinciali della regione , anche lì insieme a V.V.F.F. e C.F.S. Questi si mettono in contatto con le sale radio della provincia o delle comunità montane o dei comuni o delle associazioni di volontariato che finalmente provvedono ad inviare la squadra sul luogo dell' incendio. Quasi sempre il sito interessato è inaccessibile, allora si chiede l’intervento dell’elicottero, di solito regionale: il funzionario prima di autorizzare il decollo si assicura che le fiamme abbiano un fronte di alcune decine di metri, così , se il mezzo è disponibile e sbrigate tutte le formalità, di solito le fiamme aumentano in modo impressionate per cui l’intervento risulta non risolutivo. Allora si chiede l’intervento dei Canadair, dal settore provinciale si chiede a quello regionale e questi alla sala radio nazionale... nel frattempo il fronte delle fiamme è diventato di centinaia di metri. A questo punto lo spettacolo è completo: l’aereo che carica e scarica bombe di acqua sulle fiamme e l’elicottero che infaticabile continua a portare secchielli ormai inutili. Molte volte l’incendio iniziato la mattina viene contrastato con i mezzi aerei solo nel tardo pomeriggio, così che al calar della sera non è spento e il bosco brucia tutta la notte come è successo l’anno scorso a Casanova. Ormai sono anni che si gira lo stesso film, si comincia in sordina, poi gli incendi aumentano, cominciano le dichiarazioni del capo della forestale che illustra gli espedienti dei piromani per non essere presi mentre commettono l’atto delittuoso. Il politicante di turno con la delega all’ambiente propone di inasprire le pene , contro nessuno, perché non viene preso nessuno, tranne qualche vecchietto sprovveduto che pulisce gli olivi. Anche questo anno si darà il via alla pantomima della lotta agli incendi col risultato di compiere la solita mostruosa tragedia di distruggere migliaia di ettari di bosco. A settembre si parlerà di effetto serra, di surriscaldamento del pianeta, della deforestazione dell’amazzonia o della protezione del cardellino, dopo aver assistito indifferenti allo scempio della natura e alla morte di milioni di animali bruciati vivi.
A chi giova? A pochi che danneggiano i molti, ma purtroppo sono poteri forti, difficili da sconfiggere, ma almeno si deve provare a combattere o almeno a criticarli. Per ridurre gli incendi boschivi, ammesso che si voglia farlo, cosa di cui dubito, basterebbe affidare i boschi agli allevatori della zona chiedendo in cambio di vigilare sui male intenzionati e sanzionarli se sorpresi a pascolare nelle aree bruciate. Modificare la procedura di ingaggio degli elicotteri consentendo l’intervento sull’incendio appena innescato rendendolo risolutivo, lo stesso per gli aerei.
Non penso di essere più intelligente degli addetti ai lavori , è solo questione di interessi, io ci tengo ai boschi, loro ad alimentare e accrescere la mostruosa macchina che hanno creato con nessi e connessi, perciò prepariamoci ad un’altra estate di roghi ed eroici combattimenti con le fiamme.
Don Chisciotte

domenica 25 maggio 2008

Religiosità e spiritualità


Ho letto con molta attenzione i commenti sull’articolo dell’ Infiorata e non posso fare a meno di scrivere alcune cosettine che potranno piacere o non piacere, ma che vanno dette per amore di chiarezza e anche per il diletto di instaurare un dialogo con gli altri. D’altra parte non scrivo per piacere, ma per dire quello che penso.
In quell’articolo, non criticavo nessuno in particolare, come è stato scritto in un commento; mettevo solo in evidenza il diverso modo di sentire la festa oggi. E’ chiaro che ognuno ha un proprio rapporto, molto personale, con il divino, ma è anche chiaro che la nostra festa di Maggio è legata alla religiosità di questo paese.
Credo che sia opportuno far una distinzione tra le parole religiosità e spiritualità anche se il più delle volte si complementano.
Religiosità è quell’atteggiamento o sentimento di devozione legato a una religione, mentre la spiritualità è quell’intimo modo di sentire, portato a dare più importanza alle cose dello spirito che alla realtà materiale.

Be’, io ribadisco che entrambe le cose sono molto cambiate. Nella nostra festa sono entrati tanti di quei fattori consumistici e spettacolari che hanno inquinato lo spirito religioso che la caratterizzava e, allo stesso tempo, hanno offuscato la spiritualità che ne emergeva. Oggi la processione è solo l’occasione di una passeggiata in montagna dove si può chiacchierare con amici che magari non vedi da tanto. Tutto questo non è sbagliato per carità, ma fa passare in secondo piano il vero motivo di una processione che dovrebbe essere un atto di devozione e di preghiera, oltre che una testimonianza di fede. Una volta arrivati al Santuario poi, ci dovrebbe essere silenzio, predisposizione all’ascolto delle messa e invece è un vero e proprio mercato: gente che vende, gente che compra, gente che chiacchiera ad alta voce. Come i mercanti del Tempio cacciati via da Gesù. Non venitemi a parlare di religiosità. Bigottismo il mio? Assolutamente no, è solo usare le parole giuste per le diverse circostanze. Diceva Eduardo de Filippo in una sua famosa commedia: le parole giuste ci sono, e usiamole!
Più che la religiosità che, è vero, spesso sfocia nel bigottismo per mancanza di una corretta formazione religiosa, vorrei mettere in evidenza l’assopimento della spiritualità nella nostra cultura moderna e anche nella nostra comunità. Il materialismo dilagante sta offuscando le menti. Oggi ci si preoccupa di avere i jeans firmati, il telefonino dell’ultima generazione, la palestra che ti snellisce le forme, perché essere bello e in forma è importante e chi è nato brutto e storto può buttarsi a mare, il frigorifero più che pieno, andare di qua, andare di là, fare questo fare quello… Una vita piena di impegni e di cose piacevoli dove non ci si annoia mai e soprattutto ci si diverta sempre. Ritmi impossibili, vorticosi, che non appartengo all’uomo. E ciò che non appartiene all’uomo porta necessariamente alla follia, alla deviazione, alla fine dell’uomo.
La spiritualità, quella vera, necessariamente coinvolge tutta la sfera dell’esistenza. Condiziona i rapporti con gli altri, con l’ambiente e con se stesso. L’uomo animato da spiritualità sa rispettare e sa ascoltare, più che parlare; sa sentirsi parte integrante ed armoniosa della natura e soprattutto, sa stare bene con se stesso perché si conosce e si accetta. Cerca anche il silenzio che gli permette di ascoltare le voci dello spirito più che che quelle della terra. I suoi modelli di vita sono ben nitidi e definiti, il punto fermo della sua esistenza. L’uomo dotato di spiritualità sa in che direzione andare, anche se è una direzione che oggi va controcorrente. Tutto questo sembra noioso?... questione di opinione. In realtà restituisce all’uomo la sua vera essenza, lo riconcilia con se stesso e con ciò che lo circonda, lo trasporta nella giusta dimensione.
L’uomo che vuole vivere nella giusta dimensione, non deve farsi catturare dagli ingranaggi del capitalismo più sfrenato il cui unico scopo è quello di creare sempre nuovi bisogni consumistici. Dalla modernità deve saper prendere solo le cose buone, necessarie all’uomo del mondo di oggi. Tre telefonini? No grazie, me ne basta uno. Jeans da 80 euro? No grazie, mi basta quello di 30. Con i tempi che corrono avere poco e di poco prezzo, è quasi una necessità, ma bisogna crescere pensando che non c’è niente di sbagliato nell’avere il necessario, evitando il superfluo. Le nuove generazioni, che sono le più influenzabili, vanno educate da noi adulti con molta attenzione e non con indifferenza. Per loro bisogna creare continue occasioni di buona crescita e a loro bisogna presentare dei modelli di riferimento positivi a cui attingere. Se non ci si distacca un po’ dallo sfrenato materialismo che ci circonda, siamo destinati a autodistruggerci.
Grillo parlante

mercoledì 21 maggio 2008

Finalmente, il responsabile

Oggi si riunirà per la prima volta il consiglio dei ministri scaturito dalle elezioni di Aprile. All’ordine del giorno due punti, sicurezza e rifiuti di Napoli. Gli organi informativi sia la carta stampata che televisioni hanno dato ampie anticipazioni sulle proposte per risolvere i due problemi che sono giustamente definiti emergenze. Abbiamo sentito di tutto da parte dei velinari di regime che confondono i rom con i lavoratori clandestini o con i turisti comunitari, legalmente in Italia senza visto o permessi vari.

La situazione in termini di legalità di questa nazione è catastrofica, in balia di una vera invasione incontrollata di figuri provenienti da tutte le nazioni sottosviluppate del mondo. Definire emigranti gran parte di questa gente è una ulteriore offesa agli emigranti veri di tutti i tempi compreso i nostri genitori. Per emigrante si deve intendere una persona eroica che si reca in una terra straniera, il più delle volte molto lontana, per lavorare allo scopo di migliorare la sua situazione di vita e quella della sua famiglia.
Alcune di queste persone arrivano viaggiando sul ponte della nave di linea o nel corridoio del treno a volte per giorni muniti di documento identificativo e con un permesso almeno turistico. Gli “ altri” arrivano o con i barconi o attraverso il confine sloveno o dentro camion nascosti tra le merci, commettendo già all’arrivo un reato. Autentici zombi che si aggirano nel nostro paese dediti quasi sempre ad attività illegali, molte volte anche perchè costretti non avendo mezzi di sostentamento. Non si possono nemmeno rivolgere ad associazioni caritatevoli per paura di essere identificati.
Queste persone, in numero tollerabile fino a qualche anno fa, sono aumentate a dismisura negli ultimi tempi subendo un accelerazione spaventosa negli ultimi mesi. Col governo buonista ed ideologico della sinistra si è diffusa l’idea in tutti i diseredati del mondo che in Italia alcuni reati come il furto non sono perseguiti. L’arrivo di questo numero enorme di disperati, obbligati alla illegalità per sopravvivere, ha creato la reazione della gente comune che ne subisce le conseguenze con vere e proprie rivolte. Questa tipologia di immigrati a cui bisogna aggiungere l’arrivo di quasi tutti gli zingari rumeni uniti ai delinquenti indigeni, già abbastanza numerosi , hanno creato l’emergenza criminalità o sicurezza. Di chi la colpa? Non si sa.
L’altra emergenza, paradossale perché dura da quindici anni, è quella dei rifiuti di Napoli. Non c’è bisogno di dilungarsi sull’argomento perché dopo tanti anni è conosciuta da tutti compreso le ingenti somme spese, sic, dalla banda Bassolino. Una riflessione è doverosa, Bassolino ovunque si trova oltre ad asserire di non essere responsabile, se non marginalmente, del disastro campano, sbandiera il fatto che non ha preso soldi dagli appalti miliardari gestiti da lui. Mi auguro che la prossima volta il velinaro di turno che lo intervisterà gli chieda da dove proviene il suo pluridecennale potere. Forse dalla sua simpatia o dalla sua eloquenza?
Di chi la colpa di questa tragedia materiale e morale del popolo campano ? Non si sa. Berlusconi in campagna elettorale si è impegnato a risolvere entrambi i problemi in breve tempo. Con la sua verve di manager (privato) di lungo corso ha convinto tutti di saper risolvere il problema impegnandosi più del necessario. Non era necessaria la convocazione del consiglio dei ministri a Napoli che provocherà le richieste di tutti i bisogni dei napoletani oltre a quella dell’immondizia di cui artatamente è stata acuita la crisi per l’occasione.
Non si dubita del suo impegno per la soluzione delle due emergenze, ma di quello degli altri, forze dell’ordine magistratura e vertici degli enti locali. In caso di mancanza di risultati, non prevedendo alcuna sanzione per questi soggetti, qualunque piano è destinato al fallimento. Già in mattinata il direttore dell’Europeo, uno di quei giornali che paghiamo senza leggere, preannunciava il fallimento senza nemmeno sentire i provvedimenti da adottare. Comunque vada almeno un risultato certamente lo conseguirà, la risposta alla domanda chi è il colpevole delle due emergenze prioritarie per gli italiani cioè criminalità e spazzatura? Silvio Berlusconi.
Tra un paio di giorni o forse già da domani sentiremo ripetere sempre il suo nome come la causa delle nostre principali disgrazie. Bassolino e collega giuliva hanno già stappato lo spumante per festeggiare.


Belfagor

domenica 18 maggio 2008

Onore ai maestri dell’ Infiorata

La Festa di Maggio di Casanova quest’anno ha sollevato non poco polverone tra i giovani per la venuta di Gianluca Capozzi che si esibirà martedi sera in piazza. Tra i pro e i contro Capozzi, e tra i nostalgici dei Landberk, gruppo svedese che, anni fa, fu ospite a Casanova, se ne sono dette di tutti i colori e non sempre piacevoli. Non posso fare a meno di notare che lo spirito della festa è cambiato e si sente.

Oggi ci si preoccupa più dell’aspetto consumistico ed evasivo che dell’aspetto religioso.

I ragazzi delle nuove generazioni sono troppo giovani per cogliere in questa festa lo spirito di profonda religiosità che l’ animava e che ancora esiste nei più anziani, ma devo sottolineare che era molto diversa anni fa, quando non c’erano i tanti interessi economici che oggi ci girano intorno.

Ricordo che la strada per il Santuario era un sentiero pietroso e impervio, dove scorreva anche l’ acqua che veniva giù dalla montagna. Per quel sentiero salivano pregando con fervore tutti i fedeli. Tantissime donne salivano a piedi nudi offrendo alla Madre Santa quel sacrificio e, con umiltà, le chiedevano qualche grazia. Molte donne facevano in ginocchio l’ultimo tratto di montagna, ferendosi e sanguinando, ma non avevano vergogna di mostrarsi così prostrate agli occhi degli altri. Gli uomini, invece, facevano a gara per portare a spalla la statua della Madonna. Andavano di mattina presto in chiesa e legavano il proprio fazzoletto vicino alle barre della base per prenotare la propria partecipazione. E portare la statua su per la montagna, nelle condizioni in cui si trovava la strada, non era cosa semplice! Allora, il rapporto con il divino era diverso: di profondo rispetto, di completa fiducia, di totale abbandono. I nostri nonni sapevano comunicare con il divino in modo schietto e semplice, ma con grande intensità.

Oggi si pensa a ben altro e la dimensione spirituale si è ristretta notevolmente.

Tra le tante cose che sono cambiate in peggio, c’ è però qualcosa di nuovo e di buono: l’infiorata.

L’infiorata è iniziata alla chetichella una trentina d’anni fa, quasi per gioco. L’impegno era oneroso e sembrava dovesse finire, invece è andata avanti senza interruzione per tutti questi anni. Le tecniche e l’organizzazione sono andate sempre più affinandosi e hanno raggiunto ottimi livelli, tanto che l’esecuzione dell’Infiorata è stata ripresa per essere inclusa nel Museo delle Feste e Tradizioni Popolari di Caserta e, ogni anno, c’è qualche televisione privata che viene a fare delle riprese. Quest’anno oltre a Televomero, c’era anche un gruppo di ragazzi di S. Marco di Teano, i quali sono venuti a carpire i segreti dell’Infiorata. Dopo il passaggio della processione, li vedevo tutti a testa in giù intenti ad osservare le varie tecniche d’esecuzione dell’infiorata perché hanno intenzione di iniziare un’avventura simile. Forse dovremmo chiedere il marchio DOP!

Sento il bisogno di ringraziare, a nome di tutta la comunità di Casanova, tutte le persone, giovani e meno giovani, che per la buona riuscita di questa iniziativa, lavorano intensamente per quindici giorni raccogliendo mirto sulla montagna, sfrondandolo la sera sotto i portoni e, ancora, raccogliendo fiori e preparando tutto ciò che è necessario Queste stesse persone rimangono sveglie tutta la notte del sabato della festa per regalare ai nostri occhi un tappeto di fiori di straordinaria bellezza. Bravi e complimenti.

Se Casanova e il Comune di Carinola crescono in popolarità lo dobbiamo anche a loro!

Grillo parlante

mercoledì 14 maggio 2008

167, la Festa di Maggio e' per voi, benvenuti!

Ecco che arriva l’attesa Festa di Maggio: un appuntamento atteso da tutti i casanovesi e non solo, un occasione per rivedere i tantissimi amici che per motivi di lavoro sono sparsi per l’ Italia e oltre. Un momento di grande felicità per tutti noi compaesani che per un volta all’anno si gustano le strade del nostro paese piene di visitatori. Gente che colora le strade di allegria, che riempie i bar con sane e rumorose risate, bambini che corrono alle giostre e tutto ciò che da sempre caratterizza la nostra cara festa di Maggio.

Tutto uguale, tutto nuovo: è questo che garantisce la sopravvivenza della nostra festa paesana che conserva intatto lo spirito di partecipazione. Infiorata, banda musicale, processioni e botti ma, soprattutto Gianluca Capozzi. Io amo Gianluca Capozzi, grazie al quale vedremo le nostre strade piene dei suoi sostenitori provenienti da tutto l’agro aversano e da tutto l’hinterland napoletano. Che uomo, Gianluca Capozzi, con il suo stile inconfondibile da tamarro da rete privata. Che fortuna sentire il martedì della festa una musica così soave, altro che Bennato che per quattro soldi suonerà la stessa sera a Cellole la solita musica. Grazie alla commissione della festa, finalmente Casanova si accoderà agli usi e costumi dell’intera provincia casertana e napoletana, fatta di neomelodici e grezzarie varie, grazie. Capozzi, un nome una garanzia.

Scusate sono tornato in me: per capire chi fosse sto neomelodico ho ascoltato qualcosa e sono stato rapito dalle sue note ma fortunatamente il pranzo e' pronto e le grida di mia madre mi hanno distolto dall’ipnosi neomelodica. Ecco, sono lucido. Non so cosa ho detto fino ad ora ma posso soltanto dire : ma chi cazzo è sto Capozzi e che cazzo viene a fare a Casanova ma non era decisamente meglio Giovanni il barista che ha una bella voce, un ottimo approccio scenico ed è anche un bell' uomo? Capozzi Capozzi si te vedo ti prendo a cazzotti.

Jakualazione Feroce.




lunedì 12 maggio 2008

Poveri Rumeni, Poveri Campani


Quasi con frequenza giornaliera la cronaca nera mette in evidenza crimini di vario genere commessi da rumeni. Ormai è noto a tutti che un numero foltissimo di rumeni si è spostato e stabilito in Italia, sembra che molti di loro siano delinquenti abituali e molti gli zingari. Il re degli zingari di quella etnia in una intervista si è lamentato di essere rimasto quasi senza popolo perché la maggioranza si è spostato in Italia. Ha spiegato anche il motivo di questo esodo in massa verso la nostra terra da parte di un numero così grande di male intenzionati. A suo dire si è sparsa la voce tra i suoi sudditi, ormai ex, che in Italia il furto è tollerato e nel caso si venisse sorpresi a rubare, le pene previste sono di poco conto o addirittura nulle, mentre da loro se non tagliano le mani ci si va vicino.

Inoltre quasi tutti i comuni sono attrezzati con campi nomadi ubicati in posti strategici delle città da usare come basi per attività illecite o al limite della legalità. E' da far notare però che insieme a questi elementi su descritti sono giunti anche lavoratori seri e volenterosi che apportano un contributo determinante per il buon andamento della nostra economia e sono la stragrande maggioranza. Senza dimenticare l'esercito di badanti rumene che sono quasi indispensabili nell'assistenza agli anziani. Questi sono i poveri rumeni che quotidianamente vengono sottopagati, maltrattati e tartassati dalla ottusa burocrazia italiana quando chiedono un permesso o una certificazione. Questa categoria è totalmente ignorata dalla stampa che dedica la propria attenzione esclusivamente alla minoranza dedita al crimine in tutte le varie sfaccettature. Così oltre al sacrificio materiale che devono sopportare per vivere onestamente del proprio gravoso lavoro devono anche subire quello morale. Infatti grazie a certa stampa la parola rumeno è equiparata a delinquente zingaro o prostituta. Come i rumeni, in Italia abbiamo un'altra popolazione sottoposta ad una vessazione simile ed è il popolo campano. Per popolo campano si intende gli abitanti di tutte le province della Campania escluso l'area metropolitana di Napoli conosciuti come “ napoletani”. La popolazione campana per cultura, per tradizione di educazione si dedica quotidianamente al lavoro con dedizione ed onestà. E' da precisare che su cinque milioni di residenti in Campania quattro milioni sono campani e un milione “napoletani”. Questa maggioranza deve convivere col crimine organizzato , comune e politico, servizi inefficienti per tasse esorbitanti obbligata a consumare gran parte dello stipendio solo per recarsi al lavoro. Come i rumeni onesti sulla stampa italiana non si parla di loro ma esclusivamente dei criminali dediti allo spaccio di droga , della raccolta dei rifiuti inefficiente o del potere sospetto di Mastella e Bassolino,così qualunque campano è equiparato al napoletano ovvero delinquente, nel migliore dei casi scansafatiche. Anche la stampa locale tende solo a trattare ed amplificare i fenomeni criminali in ogni forma ignorando il sacrificio giornaliero a cui è sottoposta la parte sana di queste popolazioni che sono la maggioranza. Purtroppo, oltre qualche modesta riflessione come questa, espressa su piccoli blog, sicuramente dal tipo di informazione che vige da noi, non saranno mai presi in considerazione perciò devono rassegnarsi: i rumeni onesti ad essere considerati delinquenti e zingari ed i campani ad essere passati per camorristi e zozzi.
Poveri rumeni onesti , poveri campani!!