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lunedì 30 maggio 2011

Viva Giggino!

De Magistris è sindaco di Napoli. Un altro "Giggino" (così viene chiamato dai suoi amici) che però ha in comune con il nostro Giggino, purtroppo, solo il nome. Rappresentante di un nuovo modo di fare politica, fatto di idee concrete e non di intrighi, saltimbanchi e cambiacasacca a tradimento, una persona pulita che non è mai sceso a compromessi con i poteri forti. La sua vittoria è la dimostrazione che l'impegno a favore della legalità alla lunga paga, e sopratutto che il nostro capoluogo regionale si è finalmente svegliato. Ciò lascia ben sperare anche per il nostro futuro locale, dove per il momento le coscienze sembrano ancora addormentate e dove si è preferito continuare con il "meno peggio", dando il comune in mano a una banda di politicanti da quattro soldi con a capo un pagliaccio politico, che solo a sentirlo parlare, con i suoi discorsi vacui di chi non ha il minimo senso della realtà, mi viene da piangere. 

Ma ripenso ai risultati di Napoli e Milano - e un sorriso stampato sul viso, oggi, non me lo toglie nessuno.
Ovvio, queste alla fine sono piccole cose se ci si pensa bene, nel senso che ci vuole ben altro che una sconfitta del governo alle comunali, per cambiare un Paese complessamente infognato come il nostro. Ma forse è arrivato quel segno tanto atteso che l'aria sta cambiando. 
Se persino Milano volta pagina, dopo 20 anni, magari il berlusconismo  si sta sgretolando. Visto che lui ha contribuito a farla, Milano. 
O almeno si comincia ad avvertire quella nausea tipica prima di un'indigestione. Quell'alito pesante.
Tutto e' meglio di quello che abbiamo dovuto tollerare in questi ultimi anni. L'ignoranza becera, la papponeria, il ladrocinio legittimato. Legittimato a tal punto che improvvisamente non si sono dovuti manco piu' nascondere, i criminali, visto che gli si e' creato un habitat favorevole. Sono usciti dalle loro tane e gongolano in doppio petto, trionfanti. 
Eppur si muove - nonostante l'intossicazione mentale-televisiva, la lobotomizazzione degli adolescenti, il fumo negli occhi, il populismo sudamericano, la piacioneria sboccata da bar che tanto piace a certi italiani, le promesse di soldi facili ... la gente gli ha votato contro. E dico tutti, pure quelli che sventolavano le bandiere ai suoi comizi. 
Vuol dire, probabilmente, che tutta quella schiera di gente che fino a ieri ci ha mangiato sopra, chi piu' chi meno, ora si trova improvvisamente a bocca asciutta. Non ce n'e' piu' per nessuno. Neanche gli scarti, sono rimasti, di quel festoso banchetto andato avanti per anni.

Onesti o criminali, il pane e' finito. E chi prometteva la moltiplicazione di pani e di pesci si ritrova ad arringare piazze vuote.
Se qualcuno ha la voglia e la forza di far cambiare rotta alla politica italiana, questo e' il momento giusto. Se veramente ci fosse qualcuno.
Se qualcuno cogliesse il segnale e lo incanalasse, non dico a rivoluzionare il sistema, ma almeno a renderlo piu' razionale, vivibile. 
Non per noi, sinceramente, ormai la nostra generazione e' andata cosi', c'e' poco da riparare. Per i figli che metteremo al mondo, un giorno, si spera.


Basco Amaranto


Ru Carrettiegliu de ru priatorio

Dopo quasi 20 anni ieri a Casale di Carinola si è svolto l’ultima parte “de Ru carretiegliu de ru Priatoriu”, è stato un grandissimo successo. Sabato pomeriggio il comitato di Maria Ss. Delle Grazie alle ore 14,30 ha iniziato il giro di tutte le contrade di Casale per raccogliere tutti gli oggetti che il popolo Casalese ha voluto donare. Il giro con il carrettino è terminato quasi alle ore 20.00, e tutti quello che è stato raccolto è stato portato all’oratorio Parrocchiale di Casale, e stato bellissimo vedere tutto il salone dell’oratori riempito da generi alimentari a oggettistica varia. E’ proprio vero, il popolo Casalese ha nel cuore Maria Ss. delle Grazie. Per il comitato festeggiamenti, la serata è stata molto lunga, poiché hanno dovuto creare tutti i lotti per poi poterli vendere il giorno successivo, il lavoro è terminata alle ore 01,30 . Il giorno successivo il 29 il comitato dal primo mattino già era all’opera per cercare di organizzare tutto al meglio. Dopo un ripasso di tutti i lotti creati la sera precedente, si sono spostati nella piazzetta di Casale dove hanno iniziato ha preparare tutto per il pomeriggio. Alle ore 17.30 lo start dopo moltissimi anni ecco inizia “Ru carretiegliu de ru priatoriu”, le persone che si trovavano nella piazzetta hanno subito iniziato a comprare quello che il banditore Carmine A. metteva all’asta. La serata è terminata alle ore 22.00, ed è stato un pomeriggio veramente divertente sia per gli adulti che per i bambini. Alla fine della serata guardando in faccia tutti i membri del comitato, si poteva riscontrare che erano molto stanchi, perché  sono stati due giorni molto faticosi, però nei loro volti si poteva anche guardare la contentezza di aver fatto passare un pomeriggio in allegria a tutto il paese e di aver fatto rinascere una tradizione che ormai a Casale era svanita nel nulla. Il comitati Maria Ss. delle Grazie ringrazia di vero cuore tutto il Popolo Casalese per tutto quello che fanno per la riuscita della Festa di Maria Ss. delle Grazie.

venerdì 27 maggio 2011

Il morso del serpente

Le cose cominciarono a complicarsi quando i Progenitori si abbandonarono al morso seduttore del Serpente. Dopo, non si accontentarono più della conoscenza: vollero l’onniscienza. Non si accontentarono più dell’autorità: vollero l’onnipotenza. E il Serpente, soddisfatto della sua opera, cominciò ad essere il padrone indiscusso degli animi trasformando la semplicità in scaltrezza, la fame in ingordigia, la condivisione in sopraffazione, la verità in menzogna. Il Giardino lussureggiante divenne deserto arido e pietroso; non più luogo di felicità, ma luogo di espiazione: la Terra era infine nata.

In questa enorme landa deserta, un pezzo del Giardino primigenio, chiamato Carinola, resistette fino a quando il Serpente non lo scoprì e volle impadronirsene. Vi disseminò le famiglie più pericolose e velenose dei suoi figli e, con pazienza, aspettò...

Tra le spire di questi rettili, il territorio calinensis cominciò la sua lenta, ma inesorabile trasformazione. Una volta distrutte le lussureggianti foreste montane, rinsecchiti e infettati i ruscelli limpidi e chiacchierini, sostituiti i fiori silvestri con cumuli di sudiciume maleodorante, dispersi e allontanati gli animi dissidenti, Carinola fu preda dei voraci serpenti che continuarono senza sosta l’opera di distruzione.

Il territorio era comunque troppo piccolo per l’enorme voracità dei rettili ed essi cominciarono a mordersi tra di loro in una feroce lotta per la sopraffazione. Annientato il python biasionis, zittiti gli elapidi juniores, schiacciati gli aspis viperidae, l’anaconda regia si nascose soddisfatto sull’Albero del Libero Arbitrio per dettare la sua volontà, facendosi aiutare dal fedelissimo serpente corallo, senz'altro minuscolo rispetto a lui, ma capace di stregare con i suoi sgargianti colori ottenuti con innumerevoli mutazioni.
Gli aspis viperidae erano tosti, molto tosti ad arrendersi. Sebbene schiacciati al suolo dal peso dell’ enorme anaconda regia, le teste di tutto il parentado schizzavano fuori come saette e continuavano a mordere, a mordere,  scagliando il loro veleno contro chiunque si trovasse a tiro, anche contro chi non c’entrava proprio nulla ed era solo di passaggio. Non sapendo accettare la definitiva disfatta, gli aspidi cominciarono ad accusare gli altri della loro sconfitta, incapaci di valutare il peso della loro forza che, in confronto a quella dell’anaconda regia, era ben misera.

Quando finalmente se ne resero conto, si dileguarono in silenzio lasciando al suolo un’enorme pozza di viscido, rivoltante veleno.

La lotta era stata infine debellata, ma quale impavido combattente riuscirà a debellare l’anaconda e a ristabilire l'ordine primigenio?... Mah!

Dubius Dubiosis



mercoledì 25 maggio 2011

La compagnia si ritrova

Era passato ormai un mese dalla fine del Grande Gioco di Biasox. I coraggiosi di Micheligno cercavano tutti di riposarsi e di ritornare alla vita semplice, di tutti i giorni.

Il successo da loro ottenuto aveva fatto il giro di tutta la contea, e ormai tutta la popolazione era a conoscenza dell’avvenimento.

Micheligno non riusciva a dormire pensando a quanto era accaduto.

Ricordava con molto piacere e con tanta emozione i giorni precedenti al grande gioco, fatti di passione, e di lotta contro il tempo.

Ora però un funesto pensiero gli sobbalzava continuamente per la mente, e si chiedeva: “ E ora che ne sarà di me?” Pensava ancora parlando con se stesso :

” Siamo stati capaci di vincere un’azzuffata, aiutati anche dalle energie, del poco peso, dei nostri pochi anni, ma ora come continuare l’opera come membro del gran consiglio”?

Non trovando risposta nei suoi pensieri decise: “Ricomincerò da dove ho iniziato!”

Fu cosi che si mise in viaggio verso la montagna di Kasanovia per cercare il pastore Franz.

In poco tempo arrivò alla casa del barbuto pastore, che come sempre era intento a curare il suo buon vino, che produceva dalla sua vigna.

Dopo averlo cercato per tutta la capanna, Micheligno, conoscendo le abitudini di Franz, scese in cantina, e fu così che riuscì a trovare Franz che travasava il vino a suo modo, ovvero dalla damigiana al suo stomaco. Lo trovò riverso per terra con stretto tra i denti un tubo che usciva dalla damigiana, anche se annebbiato dai fumi dell'alcool riuscì ad intravedere il giovane e perfino a riconoscerlo. Dopo avergli dato tre o quattro pacche sulle spalle che gli procurarono una quasi polmonite costrinse il malcapitato Micheligno a tragugiare tutto di un fiato un boccale di vino. Per una persona quasi astemia bere tutto quel vino alle nove del mattino... sono da immaginare le conseguenze.

Dopo i saluti affettuosi e... dolorosi Franz portò il giovanotto a spasso tra i suoi olivi in modo che all'aria aperta avrebbero parlato meglio. Micheligno espresse le sue perplessità e le sue preoccupazioni al canuto amico, gli disse che non sapeva di chi fidarsi e che aveva paura dei tranelli di Biasox e del suo visconte Giano Trifronte divenuto nel frattempo El Querelator (anche se ormai relegato ad una posizione del tutto secondaria) - senza dimenticare il padrone di turno il marchese De Grimaldellis, che spadroneggiava nella contea per mezzo del cerusico don Luis de Santa Cruz, che aveva messo a capo di questa.

Franz, tra un singhiozzo e l'altro, cercò in tutti i modi di rassicurarlo sulla fedeltà dei suoi amici e sulla compattezza del gruppo. Mentre tornavano verso la capanna furono investiti da un effluvio di profumi vari per cui entrambi all'unisono dissero: c'è il politologo di Sanseverino! Non avevano sbagliato, e anche se mancavano ancora più di un centinaio di metri dalla capanna, il profumo francese che era solito usare il politologo gli aveva anticipato la sua presenza. Questi poco riusciva parlare in quanto aveva consumato tutte le sue energie nel raccontare alle donzelle le sue imprese nel grande gioco. Naturalmente aveva ingigantito sempre di più il suo racconto tanto che tutti erano convinti che l'esito della battaglia era esclusivo merito suo, ed anche lui.

Con la poca voce rimastagli raccontò che la dama Laura de Passerottis aveva affrontato gli armati del marchese Grimaldellis difesa dagli sgherri di Biasox, ma che questi appena trovatisi nella mischia l'avevano abbandonata al suo destino nelle mani degli avversari. Gli sgherri l'avevano legata nella fontana della piazza di Nocellum, e dopo averle tagliato i capelli l'avevano ricoperta di pomodori della fabbrica locale, famosi per il maleodore che procuravano e che rimaneva per mesi. Dopo il linciaggio, la dama aveva giurato di non voler più vedere Biasox e annunciato di ritirarsi nel convento di San Martino come eremita.

Mentre continuavano nei commenti, il galoppo di un cavallo li portò fuori della capanna, dove giunse il giovane Tussolotto da Ripabene. L'arrivo di Tussolotto preoccupò non poco Micheligno, il quale sapeva che questi era l'incaricato di sorvegliare le mosse di tutta la comitiva di lazzaroni che spadroneggiavano nella contea. La sua abilità era rinomata: riusciva a controllare Biasox mentre parlava con Giano e nello stesso tempo riusciva a sentire le arringhe di Mattia il gerarca e sapere le decisioni di Grimaldellis in tempo reale: leggenda vuole che avesse il dono dell'ubiquità. Tussolotto li rassicurò dicendo che li voleva informare che Grimaldellis aveva organizzato la prima riunione generale di tutti i suoi bricconi e che nel frattempo Biasox ed i suoi accoliti per i forti mal di pancia mangiavano tanti di quei limoni che erano costretti a rubarli.

Li informò inoltre che un individuo, alquanto basso e paffutello, si aggirava nelle piazze di Calenum chiedendo di Micheligno, non sembra pericoloso però meglio fare attenzione. Franz subito si incaricò di risolvere il caso strozzando il misterioso personaggio ma Micheligno lo pregò di non preoccuparsi e di tornare ai suoi travasi.

Il politologo subito partì a spron battuto verso Calenum, avendo preso l'impegno del caso con una semplice strizzatina dell'occhio, proponendosi di risolverlo nel più breve tempo possibile grazie alle sue innate doti diplomatiche.

Continua...

Goffredo il Merlo.

L'oro Blu

riceviamo e volentieri pubblichiamo :

Ci stanno rubando l'acqua!
Come possiamo permettere che l'acqua, nostra madre, sia violentata e fatta diventere mera merce per il mercato? Per tutti i cristiani l'acqua è un grande dono di Dio e non può essere trasformata in merce.
'' Donna dammi da bere!'' chiede un Gesù stanco ed assetato, a una donna samaritana, nel vangelo durante la Quaresima, in tutte le chiese cattoliche del mondo.
L'ONU afferma che ,entro la metà del nostro secolo, tre miliardi di esseri umani non avranno accesso all'acqua potabile. E' un problema etico e morale 
di dimensioni planetarie che ci tocca direttamente.E' lo stesso Papa Benedetto XVI ad affermare nella sua enciclica sociale Caritas in Veritate n.27 che L'ACQUA E' UN DIRITTO UNIVERSALE DI TUTTI GLI ESSERI UMANI.
Il segretario della CEI, Mon. Mariano Crociata, ha affermato durante il convegno ad Assisi su ''Sorella Acqua'', in aprile 2011, che :'' In questo scenario conservano tutto il loro peso i processi di privatizzazione, che vedono poche multinazionali trasformare l'acqua in affare, a detrimento dell'accesso alle fonti e quindi dell'approvvigionamento, con conseguente perdita di autonomia da parte degli enti governativi.Il tema va affrontato dalla comunità internazionale, per uso equo e responsabile della risorsa, bene strategico- l'oro blu! -attorno al quale si gioca una delle partite decisive del prossimo futuro. Richiede un impegno comune, che sappia orientare le scelte e le politiche per l'acqua, concepita e riconosciuta come diritto umano, come bene dalla destinazione universale (...) A dire quanto queste problematiche tocchino la sensibilità comune, la Corte Costituzionale ha ammesso a referendum due quesiti, sui quali il popolo italiano sarà chiamato ad esprimersi nel prossimo mese di giugno''.
Come cristiani non possiamo accettare la legge Ronchi, votata dal nostro Parlamento (primo in Europa) il 19 novembre 2009, che dichiara l'acqua come bene di rilevanza economica. 
IL REFERENDUM DEL 12 e del 13 giugno sarà molto importante per bloccare questo processo di privatizzazione dell'acqua e per salvare l'acqua come grande dono per l'umanità.
Lettera di Padre Adriano Sella e padre Alex Zanotelli.

RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM...perchè il governo non farà passare gli spot nè in Rai nè a Mediaset.Sapete perchè? Perchè nel caso in cui riuscissimo a raggiungere il quorum lo scenario sarebbe drammatico per i governanti ma stupendo per tutti i cittadini italiani: Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E' necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone.
Ripeto che il referendum non sarà pubblicizzato in TV.
I cittadini, non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il 12 giugno. Quindi: i cittadini, non andranno a votare il referendum.
Vuoi che le cose non vadano a finire cosi? Pubblicizza il referendum a parenti, amici, conoscenti e non conoscenti.

Passaparola!

lunedì 23 maggio 2011

Gli indignados e gli ammosciados

Sono giorni che la nomenklatura spagnola trema sotto l'assedio democratico di migliaia di giovani che hanno deciso di prendere in mano il loro destino. La reazione è stata subito di repressione invece che di ascolto, per sentire e capire il motivo della protesta. Forse sanno benissimo quali sono le rivendicazioni anche senza averle ascoltate.
I giovani vogliono semplicemente lavorare, anche ad uno stipendio inferiore dei loro genitori. Non è possibile che nel cuore del vigore si stia con le mani in mano. Giustamente i giovani spagnoli hanno deciso di far sentire la loro voce e di premere su chi può e deve affinchè risolva il loro problema primario quello dell'occupazione.

Mentre in Spagna c'è il movimento degli indignados, in Italia c'è quello degli ammosciados. Una massa di giovani che dalle alpi a Pantelleria dormono di giorno e bevono di notte. Hanno perso, forse mai sentito, il sacro furore dell'indignazione. Non si indignano per niente, i potenti italiani piccoli o grandi che siano, possono passare sulle loro palle che tanto loro non si indignano. Non si indignano per la piena disoccupazione in cui li fanno vivere, non si indignano per la mancanza di prospettive future, non si indignano nemmeno quando affermano che loro alcuni lavori non li vogliono fare, come se stessero ad offrirli tutti i giorni. Non si indignano quando, con questa scusa, fanno arrivare centinaia di migliaia di stranieri, ammantando l'operazione come assistenza umanitaria. Non si indignano quando costringono questi poveretti a contendersi i pochi posti di lavoro con gli italiani a prezzi sempre più bassi.
Loro sono sempre più ammosciados, al sud bevono soltanto, al nord il sabato ascoltano anche la musica di Vasco Rossi e dopo di nuovo a dormire. Qualcuno che si indigna lo fa in modo sbagliato, partecipando alla lotta di una fazione politica contro l'altra, cadendo nel tranello del sinistra e destra ed attualmente Berlusconi ed anti Berlusconi. Questi ammosciados non comprendono che tutti i politici sono loro nemici, loro sono quelli che succhiano la linfa vitale di questa nazione, accumulando solo per loro grandi fortune che restano inutilizzate.
Loro fidano sulla mancanza di indignazione degli ammosciados perciò si permettono tre o quattro stipendi e macchine di lusso a spese di quella minoranza che lavora . Gli ammosciados non si indignano se questi personaggi, la gran parte mediocri ed incolti, godano di appannaggi favolosi come il presidente dell'ultima provincia d' Italia: Caserta. Il suo presidente gode di tre o quattro stipendi ed usa come auto blu, una cinquemila di cilindrata biturbo rottamando la ancora efficientissima Lancia Thesis. Inoltre ha nominato un suo parente direttore generale che gestisce quasi venti incarichi (anche Carinola) che gli fruttano quasi un milione di euro l'anno.
Loro possono, sanno che qui nessuno si indigna perchè non comprendono che se alcuni hanno tanti incarichi gioco forza altrettanti saranno disoccupati. Se un medico lavora in ospedale, a casa e per l'assicurazione è logico che tanti medici sono disoccupati. Se ingegneri, architetti, avvocati, fisici, chimici ecc. insegnano e poi esercitano la libera professione è logico che tanti sono disoccupati. Se i magistrati restano in servizio fino a settatacinque anni è logico che tanti siano disoccupati. Tutto questo accade perchè in Italia i giovani sono quasi tutti ammosciados, se non diventeranno indignados per loro i tempi saranno sempre più cupi. Tranne per i figli e nipoti dei politici, ovviamente.

Ignazyo Lorca

domenica 22 maggio 2011

La festa che riequilibra


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Gli echi delle sofferte elezioni della scorsa settimana vanno infine affievolendosi per lasciare il posto alla normalità. Una normalità che per alcuni ha il sapore amaro della sconfitta, per altri l’esaltazione della vittoria.
Si continuerà  a parlare di queste elezioni ancora per qualche tempo, ma intanto i cittadini stanno lentamente rientrando nei ranghi, occupandosi delle proprie quotidiane faccende; cercando di allontanare  le ostilità politiche che ha diviso gli animi.
Ed ecco subito la “festa di maggio” che riporta un po’ di equilibrio in una comunità troppo manipolata dagli interessi politici, troppo sballottolata di qua e di là senza troppo rispetto: ciò che la politica divide e invelenisce, la festa unisce.
Dopo l’esperienza elettorale che li ha visti antagonisti ed avversari, i casanovesi si stringono ora intorno alla loro Madonna, ritrovando il piacere di essere una comunità unita, pacifica e collaborativa; mettendo definitivamente da parte le ostilità trasportate negli animi dai tanti signori della guerra che pur ci sono, e tanti!
Già da diversi giorni, mentre molti ancora discutevano sui risultati elettorali, moltissime persone si dedicavano alla raccolta del mirto e dei fiori e alla loro preparazione serale in diverse case.

La suggestiva fiaccolata notturna di venerdì verso la Chiesetta della Grangelsa ha contribuito grandemente ad infondere negli animi la pace perduta nei giorni scorsi, fino ad arrivare a sabato notte, clou  della  preparazione alla processione domenicale.
Come sempre, dopo la mezzanotte, si da inizio all’ Infiorata, lo stupendo tappeto floreale che si snoda lungo via Grangelsa. Tutti presenti; tutti e più ancora: Antonio, Palmina, Giovanni, Lucia, Maria, Antonetta, Giovanna, Giacomo, Mariano, Michele, Pasquale, Olga e tanti, tanti giovani. 
28Si bisbiglia, ci si organizza, ci si predispone per le varie mansioni, ci si piazza ai posti di “combattimento”, si inizia ad apparecchiare la strada…. Ed ecco che lentamente, ma incessabilmente il tappeto comincia prendere forma, a srotolarsi… Molti caffè accompagnano la nottata; molte battutine e prese in giro allietano la stanchezza e le lunghe ore di lavoro, ma lo spirito di aggregazione è più vivo che mai. La comunità è di nuovo coesa, unita, ben desta, pronta ricostruire ciò che molti vorrebbero distruggere: il proprio senso di appartenenza e la propria rispettabilità.


sabato 21 maggio 2011

Memento

MANIFESTO DEL QUIQUIRISMO (già pubblicato nell' Aprile 2009)

Il Quiquiri non è un movimento ma un atteggiamento, un modo di essere sintetizzabile nell’azione di rivalsa, denuncia, difesa della nostra terra. Il quiquirismo è una condizione che si pone con assoluta purezza e lontananza dal marciume mentale che ha contraddistinto l’attuale generazione politica, incapace di costruire, proporre, valorizzare, difendere il nostro territorio. Una politica malsana che tra le tantissime nefandezze spicca su tutto il turpe e viscido demerito di aver radicato nell’animo dei cittadini una perenne condizione disfattista al limite della rassegnazione.
Il Quiquirì, ancor prima del proliferare dell’utilizzo ormai “domestico” del web, servendosi di mezzi semplici quali: un comune pc, dei fogli A4 piegati in due, una fotocopiatrice e tante idea diverse con piena spontaneità, libertà, autonomia ( inclusa quella finanziaria) ha sempre assunto una posizione antagonista verso tutto ciò che è frutto della collusione tra potere e interesse privato, tra arrivismo e falsità, mala gestione e cattivo gusto. Peculiarità di un modo di fare che, purtroppo, si perpetua ancora oggi e che offende tutti quei cittadini liberi ma paradossalmente vittima della degenerazione innescata in questi ultimi venti anni.
Il Quiquiri fin dalla sua nascita ha come primo obbiettivo la distruzione della falsa idea imposta negli anni da alcuni “signori” che approfittando della posizione istituzionale hanno mutato il concetto di diritto in concetto di favore personale tra chi comanda e chi è comandato. Una mentalità ormai palese che presto raggiungerà la gogna. Un modo di fare che ha arricchito dei nullafacenti dediti alla menzogna e alla pronta ritrattazione. Capaci di dissimulare il vero e trasformare il fetore delle loro feci in ammaliante profumo. Signori che atteggiandosi a padroni hanno reso deserto una terra fertile, annichilito le intelligenze, spopolato le strade dai giovani, assoggettato gli ignavi. Il Quiquiri da due fogli A4, distribuito fugacemente negli esercizi pubblici quasi per gioco è una realtà tangibile che nella maniera più assoluta non avrà mai a che fare con queste dinamiche che mascherate dietro le diversità partitiche sono unitamente caratterizzata dalla sporcizia delle loro azioni.
In questi anni Il Quiquirì ha visto denunce, minacce, scampate aggressioni ma allo stesso tempo tentativi di corruzione e arruffianamenti da parte di questi “signori” i quali non possono essere identificati di destra,sinistra o centro ma in un solo e unico agglomerato di ributtante sporcizia. Semplici pezzenti culturali che deboli e smarriti di fronte alla libertà delle idee della gente, l’unico motore di tutto, possono quotidianamente appurare lo sdegno e la miseria che i CITTADINI liberi provano nei loro confronti.
La necessità di questo breve manifesto nasce dall’ennesimo tentativo strumentale ma puntualmente debole dei soliti noti che cercano d’infangare la freschezza di una realtà che non abbasserà mai la voce e senza mezzi termini pretende il rispetto per la NOSTRA terra e dei suoi abitanti che sono gli unici e indissolubili padroni.

Nucleo base Quiquiri

venerdì 20 maggio 2011

Il mistero del post scomparso

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere sul quiquiri un post molto, ma molto interessante a firma N.R. (Nuvola Rossa).

Come sempre fa, Nuvola diceva delle verità molto indigeste, così indigeste che si saranno piazzate sullo stomaco di qualcuno: fatto sta che il post, dopo un paio di giorni è scomparso! Chi non ha avuto modo di leggere quello che c’era scritto, non lo leggerà mai più. Io non lo ripeterò. E vi dico anche perché.

In un primo momento mi sono molto arrabbiato ed ho blaterato un po’, ma poi ho capito. Il post di Nuvola lasciava trapelare delle accuse abbastanza specifiche che possono essere oggetto di indagine e quindi non si possono pubblicare se non si hanno delle prove di fondo.

Ora, io scrivo questo post non per suscitare curiosità verso il post di Nuvola Rossa che è stato eliminato, ma per dare la mia solidarietà a tutti i ragazzi che si occupano di questo blog.

Non deve essere per niente facile scrivere sulla nostra realtà politica cercando di essere obiettivi e credibili, e non deve essere per niente facile subire minacce, provocazioni, avvertimenti e simili.

Eppure questi ragazzi sopportano giorno per giorno queste cose per darci un po’ di giusta informazione e di obiettività. Tutto qui. Grazie ragazzi!

giovedì 19 maggio 2011

Ora basta!



Sono giorni che la tornata elettorale a Carinola si è conclusa ma pare che tantissimi non se ne sono accorti. Si continua ad inveire contro Derisi, Grimaldi, Nardelli ecc, come se si dovesse votare di nuovo domenica prossima. Uno dei pricipali smemorati è proprio questo blog, edita post a ripetizione che criticano i suddetti personaggi. Ormai è fatta, bisogna voltare pagina prendendo atto dei risultati.

Abbiamo il nuovo sindaco, persona estrosa e bizzarra, che ha anche delle idee, forse pazze, ma le ha. Tutti insieme costringiamolo a fare, vediamo se è capace di concretizzare o è solo un chiacchierone. Il suo portafoglio elettorale è pieno oltre che dei voti familiari della moglie e della sua professione medica anche della sua capacità di proporre idee assurde. Le sue dissertazioni con i suoi vestiti rossi, per ricordare i suoi ideali giovanili, hanno fatto di lui un personaggio. Sono meravigliato di leggere tante critiche nei suoi confronti su questo blog perchè lui è uguale ai quiquirini. Forse non lo avete mai incontrato, perciò non conoscete le sue fantasticherie.. Lui è come voi, vive nel fantanstico mondo di Alice, ambiente, ordine, pulizia, innovazione tecnologica ecc. Mettete insieme tutte le proposte più velleitarie che avete scritto in tanti anni e state certi che sono anche le sue. Lui si è sempre difeso, con chi lo accusava di non aver realizzato mai nulla, di non aver potere. Ora è sindaco pertanto potrebbe fare o meglio dovrebbe fare.

 Il consiglio comunale è stato eletto e nel miglior modo possibile, ha una maggioranza chiara, depurata dalle figure non allineate quali, Zampi, Giorgio e Tulipano, tra qualche giorno nominerà la giunta e si potrà immediatamente procedere. Parliamo di cosa fare, premiamo sul sindaco che scenda dalle nuvole ed infili le mani nella terra, interessandosi per prima cosa dei servizi essenziali e dei relativi costi ,poi del resto. Tutte le amministrazioni si danno un termine di cento giorni per varare l'attività che vorrebbero svolgere nel periodo del mandato. Inviamogli i nostri messaggi ed aspettiamolo al varco di questa scadenza, dopo mazzate se ha continuato solo a vagheggiare,se invece avrà iniziato a fare, anche se malvolentieri, inviargli qualche apprezzamento. 

Anche l'unico rappresentante dell'opposizione che abbiamo in consiglio potrebbe proporre qualche punto del programma della lista Coraggio e libertà, simile a quello della lista del sindaco. Se realizzasse qualche punto in comune dei due programmi , non deve far mancar il suo voto ed il plauso dei suoi sostenitori, altrimenti......... 

Di questo si deve parlare adesso, ORA BASTA critiche e risentimenti è il momento di passare alla fase propositiva ed aspettare il neo sindaco alla prova dei fatti. Su quelli lo dobbiamo apprezzare o condannare, non su altro.

Il pragmatico

Il Gioco di Biasox


Sembra che Il Conte del Grillo non sia stato l'unico a ritrovare, studiare e tradurre le gesta dell' Antica Calenum. Inizia qui la saga del Conte Biasox a cura di Goffredo il Merlo


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Erano ormai giorni che il conte Biasox passava il suo tempo  in esilio sulla sua terrazza,  guardando da lontano il suo vecchio regno. Pensava a Giano, a Mattia, al cerusico e tutti i traditori che si sollazzavano in sua assenza.
Pensava a Grimaldellis che ormai era re e che scorazzava per la sua città.
Una sola cosa lo rendeva felice: i suoi averi erano tutti in cassaforte.
Ma sapeva anche che per intraprendere una guerra con Grimaldellis e i traditori avrebbe dovuto sperperare buona parte dei possedimenti e senza la certezza di una vittoria sicura.
A questo punto pensava … e pensava a come provare a riprendere il regno senza sperperare fortune e magari pacificamente.
Ormai era vecchio e stanco, non più potente come una volta quando un suo grido faceva tremare tutta la contea. 
Allora pensò ad un piano d’astuzia. 
Convocò un nobile dei Giallibus che aveva raccolto ingenti fortune durante il suo regno con vari progetti riguardanti il territorio ma mai nessuno realizzato. Sapendo che il giovane ormai ricco bramava solo al titolo di Conte lo mandò a chiamare dal prode Giano  e Mattia il gerarca di sinistra dicendogli che gli avrebbe rivelato il modo per fregare a Grimaldellis la contea.

Il giallibus subito corse alla presenza di Biasox, il quale in maniera super astuta gli spiegò che avrebbe mandato un messo a Grimaldellis con una proposta di giocarsi il regno in un grande gioco tra 2 squadre inventato da egli stesso per l’occasione.
Tale gioco avrebbe risolto la questione pacificamente e non ci sarebbero stati spargimenti di sangue.

Grimaldellis era un tipo orgoglioso e astuto e sicuramente si sarebbe accordato.
Il gioco consisteva in un grande tiro alla fune tra due squadre di mercenari e mentre alcuni tiravano, altri potevano lanciare frutti e ortaggi contro la squadra avversaria, per cui le difficoltà erano nel reperire il maggior numero di mercenari e di comprare il maggior numero di ortaggi e frutti da lanciare contro l’avversario.

Il Giallibus raggirato da Biasox, Giano e Mattia, mise a disposizione della coalizione ingenti fortune. Giano e Mattia radunarono tutti i propri uomini pagandoli profumatamente con i proventi del Giallibus.
E si dice che furono radunati oltre 2 mila uomini.
Purtroppo si dice anche che gli stessi uomini di Mattia, poco dediti alla fatica, al sudore e sempre alla ricerca di espedienti, essendo molto affamati dal fatto della mancanza di liquidità in un periodo cosi di crisi, nascondessero un carico ogni 5 carichi di frutta e ortaggi destinati al grande gioco nei palazzi di Kasanovia e nelle case dei poveri adepti affamati. Ma di questo non ne abbiamo notizia certa.

Nel frattempo, dall’altro lato della contea, il pastore forzuto e barbuto Franz il Grigio vide tra i cespugli una specie di sacco di iuta ... avvicinatosi vide che si trattava di un Giovane forse ferito e stordito.
Appena si avvicinò capì subito di chi si trattava.
Era il giovane Micheligno da San Donà, che era stato attirato dai sicari di Giano in un' imboscata e dalla quale non era più tornato vivo.
Probabilmente  i sicari bramosi  di ricevere la ricompensa da Giano lo avevano colpito frettolosamente e non si erano accorti che il giovane era ancora in vita.
Il pastore Franz lo caricò sulle spalle e lo portò nella sua capanna - con latte di capra, cosciotti di agnello e infusi d’erbe dopo una settimana riuscì a rimettere in forze il giovane ma ingenuo cacciatore di Volpi.

Micheligno era disperato per il tradimento di Giano fu cosi che prese la decisione .. lo avrebbe affrontato a viso aperto.
Il buon Franz lo prese con tutta la sua forza e lo legò ad un albero per non farlo muovere.
Subito dopo bevve un litro di vino e si addormentò.

Fu cosi che lo scaltro Micheligno riuscì a liberarsi e imbracciato un bastone si incamminò verso il palazzo di Giano.
Arrivato in città ragionò sul da farsi.
Da solo non sarebbe mai riuscito nemmeno ad avvicinarsi al castello di Giano e nemmeno i suoi amici capo ciucci di San Donà,  contati su un palmo di una mano, sarebbero riusciti ad aiutarlo.
Fu cosi che si stava rassegnando … ma poi… udì i banditori che annunciavano che per partecipare al grande gioco indetto dal Conte bastavano 60 volontari più dodici cavalieri e un candidato al titolo di Conte.
Il ragazzo da buon cacciatore ebbe l’idea: parteciperò al gioco! Esclamò
E umilierò Giano!
A questo punto tornò da Franz che si era ripreso dalla sbornia, e gli raccontò il piano..
Franz, che odiava Giano più di Micheligno, accettò di seguirlo nella sfida.
Tanto lui era forte al tiro alla fune.

Intanto Grimaldellis si preparava al grande gioco riunendo tutte le tribù più numerose.
Non voleva perdere il titolo di Re: sarebbe stato deriso in tutto il gran consiglio del Regno di Maradonia, se avesse perso nuovamente Calenum.

 A questo punto riunì il Cerusico con tutta la tribù dei gingerini, Donna Maria di pezze  rotonde, Antonius la  volpe, Antimus Mutus e i suoi passeri, e infine anche Luigi la flemma.
Per aumentare lo spirito di gruppo teneva grossi banchetti, sotto il simbolo di Maradonia, sperperando in lungo e in largo le sue ricchezze, ma la posta in gioco era alta per cui non avrebbe badato a spese.
 Mise a capo della squadra il folle Cerusico Don Luis De Santa Cruz, recentemente nominato Baronetto dei Gingerini, (consapevole che se non fosse stato capitano avrebbe potuto tradire passando addirittura con Biasox. I suoi informatori lo avevano avvisato di più colloqui tra i due).

 Il cerusico già sognava la sua Carinola e pensava con la sua megalomania strampalata a grandi progetti.
 Aveva preparato un plastico con la torre di Pisa in piazza Osvaldo Mazza.
Ventaroli sarebbe dovuta diventare una piccola Anacapri creando un canale da S.Ruosi alla via Appia che gli girava  tutto intorno.
 A San Ruosi avrebbe creato un piccolo porticciolo, cosi da avere una strada diretta da San Bartolomeo.
 Sognava di fare le case di Calenum di tanti colori diversi, in base alle stagioni.

Tutti tuttavia pensavano che avrebbe ridotto in schiavitù Kasanovia per ordine di Grimaldellis, invece proprio a Casanovam avrebbe tenuto la manifestazione che più gli stava a cuore: la fiera del Gingerino come dimostrazione della sua benevolenza.
 Intanto Franz e Micheligno giravano per tutta la contea usando parole strane di Liberazione e Rinnovamento, e di avere coraggio contro Biasox e Grimaldellis.
Ma occorrevano mercenari e carichi di ortaggi e frutti per partecipare al grande gioco e tra lui e Franz potettero comprare solo una cassetta di patate e un grossa zucca.
 Ma il sogno di Micheligno era affascinante nel regno: non tutti si erano venduti a Biasox e Grimaldellis e molti detestavano Giano.

 Tra questi c'era un giovane alto ( e qualcuno dice bello, ma su questo non c'è notizia certa)  di Nome Severino e di professione politologo che aveva avuto grossi screzi con Giano ( anch'esso politologo) dovuti ad alcune critiche proprio su trattati di politica (Non si è mai saputo se Giano fosse geloso della bellezza di Severino, oppure se Severino avesse mal sopportato le critiche ai suoi trattati).

 Severino appena sentì il nome di Giano sposò la causa, si alleò con Micheligno e Franz e insieme radunarono altri giovani e giovinette, tra cui  Maria la saggia da San Donà, Nella l'archeologa da Kasanovia, Fabio Rinoceros da Nocelleum e Rosa la lattaia.

 Si riunivano segretamente e pensavano a chi altro aggiungere alla causa.

Intanto a Casalem c'era un giovane a di Nome Nicolae e di professione enigmista, che volle unirsi a Micheligno, asserendo che avrebbe distratto gli avversari con i suoi enigmi, ed essendovi tra i molti sostenitori di Biasox e Grimaldellis tanti...  ma tanti…  non  proprio svegli…  la cosa sembrò poter funzionare.
Fu cosi Che Nicolae si unì al gruppo.
Fra questi (non proprio svegli) spiccavano il giovane Spiritus e il giovane Nardellibus, paggi di corte che avevano problemi con la lettura per cui erano il tormento di Grimaldellis nei pubblici convegni.
Ma d'altro lato messi nel gran consiglio erano facilmente manipolabili a differenza dello scaltro Antonius delle volpi e Antimus Mutus, ma questo è un altro capitolo.
Micheligno sempre accompagnato dal prode Franz girava tutta Calenum e radunò 778 Giovani.
Erano pochi contro i 2700 di Grimaldellis e i 2000 di Biasox ma il rancore  verso Giano era tanto che Micheligno li avrebbe affrontati anche da solo.

Il problema nacque quando si dovevano comprare gli ortaggi e frutti da lanciare contro i mercenari di Biasox e Grimaldellis.

Nessuno aveva un soldo erano tutti: giovani pastori, falegnani, muratori e scrivani con tanta arte e poca parte.

Ma non si diedero per vinti: la gente di tutti villaggi offrì qualcosa per far giocare al grande gioco la squadra di Micheligno: chi portava una patata, chi portava una zucchina e chi una melanzana.

Biasox rideva tutto il giorno, pensando ai carichi che de Giallibus comprava per lui, insieme a sciarpe, cappucci e cinte con lo stemma dei Biasox per distinguerli nel grande gioco.
Grimaldellis, più furbo e meno contento perché a differenza di Biasox pagava lui (con i soldi di Maradonia, ma erano pur sempre suoi), non capiva quale sentimento armasse questi giovani a privarsi anche della cena pur di partecipare.

Era ancora più depresso quando si voltava  e vedeva Don Luis costruire le portaerei  da ancorare a San Ruosi.

Antimus Mutus faceva conti per il futuro, Antonio delle volpi che progettava il puk, il pak e il punk, tutte opere pubbliche sue preferite (Non ne terminava alcuna ma era solito terminare i fondi per costruirle).

Ma Grimaldellis sapeva che tutti gli uomini hanno un prezzo a Calenum, e presto avrebbe comprato anche i giovani di Micheligno e, anche se non ci fosse riuscito, erano tanto pochi che non rappresentavano un problema.

Fu cosi che arrivò il giorno del grande Gioco: Biasox godeva e rideva da solo.... senza un soldo e senza stancarsi avrebbe ripreso Calenum.
Grimaldellis sudava freddo, spaventato dalle continue voci di tradimento ( anche donna Maria di pezze rotonde appena giunta a lui dalla corte di Biasox non gli ispirava fiducia).
Ma aveva una sola certezza: il denaro… comprare uomini, e comprare cibarie, lo avrebbe fatto vincere e fu cosi...
Infatti i 2700 di Grimaldellis sferrarono un attacco fortissimo contro i 2000 di Biasox che ad un certo punto finirono gli ortaggi da lanciare (Forse per colpa di Mattia il gerarca di Sinistra che aveva nascosto in  vari palazzi carichi e carichi per i suoi fannulloni, sarebbero serviti in attesa di un altro espediente. Si doveva pur campare aveva giustamente pensato!).

Quasi subito  i 778 di Micheligno potevano tirare solo la fune in quanto ad un certo  punto erano finiti i pochi ortaggi da lanciare verso i Grimaldellis e la squadra di Biasox/Giallibus.

Il prode Franz si battè come un leone proteggendo sempre Micheligno, che da capitano era il primo in  lista a prendere attacchi.
Dopo di lui in posizione subito dopo veniva Severino che spergiurava mentre tirava la fune contro Giano.
Nicolae distraeva di Spiritus e Nardellis con gli enigmi. ( Più che un enigma gli fece una domanda: dimmi chi sei ! Gli chiese Nicola! Nardellis non si aspettava una domanda cosi semplice e rispose sicuramente con un lapsus mentale dicendo: " Io sono Grimaldellis!

Mentre il giovane Spiritus preso dalla foga del grande gioco non rispose nulla. Qualcuno con cattiveria asserisce che ci stia ancora pensando).

Grimaldellis aveva vinto ormai.

Quasi tutti  i giocatori  di Biasox erano caduti oppure in fuga e i giovani di Micheligno erano tutti esausti ma non tutti erano caduti.

Buona parte dei giocatori di Grimaldellis  pensavano solo al compenso e non giocando con passione avevano abbandonato il gioco correndo alle macchinette mangiasoldi in voga a Calenum nelle osterie in quell’epoca.
Ma ci fù un grosso colpo di scena: Micheligno prese la grossa zucca che aveva portato il prode Franz, saltando molti dei giocatori di Grimaldellis, riuscì al lanciarla ad uno dei più forti e amati giovani della contrada di Kasanovia: Enzus cuore Impavidum. 
 Enzus prese questa zucca e corse, corse verso Gingerino, e il suo plastico con tutte le opere d'arte costruite  anche a  Calenum.
 Pensò alla sua Kasanovia, agli amici che lo avevano sostenuto, e saltò  oltre 1000 uomini di Grimaldellis, ( Molti già bevevano gingerini e facevano pokerini), e correva verso il Cerusico Don Luis : obiettivo rompergli la zucca in testa.

 Arrivato ad un passo da Don Luis, una patata lo colpì, lanciata da Donna Rosa della Baia Azzurra.
La zucca gli scappò dalle mani, e non riuscì nell'intento.  Ma...cadendo la zucca cadde sul plastico di Don Luis frantumandolo a mille pezzi. Fece un gran boato che Grimaldellis penso ad un colpo basso addirittura...un'imboscata di Biasox. ( Per fortuna non era cosi).

 Intanto Micheligno emozionato dal gesto di Enzo insieme con i 778 giovani ebbero a dare un ultimo forte strappo alla fune e fu così che caddero a terra in un grosso tonfo.

A terra erano anche De Imbecillibus, Tulipanus, donna Maria la zampa e Giorgius baffo da pazzo. Donna Ciaramellibus (funzionario che ogni tanto era costretta a prendere le sorti del comando di Calenum mentre questi faccendieri si azzuffavano), decise di far contare gli uomini che erano rimasti  in piedi.
In base a quella proporzione dichiarò che il gran consiglio  era cosi composto:

8 componenti per Grimaldellis ( con a Capo Don Luis il cerusico)
3 per Biasox ( Tra cui il giallibus)
1 Addirittura per Micheligno da San Donà!

Micheligno si abbracciava con il prode Franz ed era festeggiato da tutti i suoi giovani sostenitori.
Grimaldellis era contento di aver sconfitto per la seconda volta Biasox ma faceva i conti: tanti soldi spesi, e guardando Don Luis che ricostruiva un nuovo plastico, con la torre Eiffel a Calenum gli venne un forte senso di avvilimento.

Intanto Nardellibus continuava a dire : "sono Nardellibus o Grimaldellis"?!

Antimus Mutus con Antonius Delle Volpi pensavano ai compensi da dividere con il puk, pink e punk.

Gli sembrava una vittoria a metà.

Il Conte Biasox si ritrasse nel suo esilio, consapevole di non aver ripreso Calenum ma di non aver speso un soldo!

Inoltre aveva comunque 3 rappresentati nel gran consiglio.

Continua....

 Goffredo Il Merlo

mercoledì 18 maggio 2011

I Dati

Le elezioni amministrative hanno decretato la vittoria della lista capeggiata da De Risi e ha evidenziato alcune dinamiche politiche da non sottovalutare e da prendere ovviamente in analisi. Ciò che più salta all’occhio è la splendida e riuscita strategia politica attuata da Grimaldi il quale ancora meglio di Di Biasio ha chiaramente accentrato tutta l’amministrazione sulla sua figura. Ancora meglio di di Biasio proprio per il fatto che grazie alla sua strategia attuata in questi anni e concretizzatasi dopo il verdetto delle elezioni dei giorni scorsi, ha eliminato qualsiasi gioco di forza all’interno della maggioranza, appena insediata, in modo da non poter più correre rischi e di poter usufruire di una certa stabilità politica.

Mannillo (Tulipano,  Zampi, Montano), Di Lorenzo e per ultimo Giorgio sono stati prima acquisiti e poi scaricati. I primi politicamente distrutti, il secondo illuso e quindi scaricato. Infatti Giorgio avrebbe rappresentato una corrente potenzialmente destabilizzante all’interno della sua composizione in quanto legato storicamente ai Di Biasio e  per  Grimaldi è ovviamente più utile Di Spirito  in quanto, diciamoci la verità, poco può proporre, poco può rappresentare. A questo punto è chiaro che Casanova è stata politicamente azzerata con la bocciatura di Mannillo e Di Lorenzo che non sono riusciti ad “infilare” all’interno della macchina amministrativa nessuno dei loro. Un dato che anche se apparentemente negativo è decisamente positivo per i ragazzi di Coraggio e Libertà che a solo Casanova hanno avuto la fiducia di 212 elettori  grazie alle loro facce e alle loro idee, senza promettere posti di lavoro fantasma e senza un euro. I ragazzi di CeL nella frazione di Casanova hanno sconfitto la vecchia guardia aprendo così una nuova stagione politica e un nuovo movimento che con una buona programmazione potrebbe aumentare vertiginosamente il consenso. L’unico rammarico per CeL è che per pochi voti non ha potuto vedere un consigliere d’opposizione in più che molto probabilmente sarebbe stato Bertone, negando così ai casanovesi una vera e attiva rappresentanza di Casanova. Forse colpa di qualche “vecchio(a)” della politica casanovese che avrebbe potuto tranquillamente incalanare i suoi voti verso questi ragazzi invece di dirottarli su Carmine Di Lorenzo il quale, nonostante il tutoraggio di alcuni, ritorna alla vita privata con un pugno di mosche in mano. Cinque anni di De Risi che salvo capricci dovrebbe amministrare stabilmente Carinola, 5 anni d’opposizione per Coraggio e Libertà che messo da parte l’entusiasmo deve necessariamente lavorare duro per aumentare i consensi e la credibilità senza, ovviamente, farsi mangiare dalle dinamiche politiche nostrane. A questo punto possiamo solo dire che i vincitori sono due: Grimaldi e Coraggio e Libertà, gli sconfitti sono i Di Biasio (ma ancora fortissimi) e i deceduti (politicamente parlando) sono Mannillo e Di Lorenzo.
Zampi-Montano-Tulipano non pervenuti. 

Datolo