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sabato 21 maggio 2011

Memento

MANIFESTO DEL QUIQUIRISMO (già pubblicato nell' Aprile 2009)

Il Quiquiri non è un movimento ma un atteggiamento, un modo di essere sintetizzabile nell’azione di rivalsa, denuncia, difesa della nostra terra. Il quiquirismo è una condizione che si pone con assoluta purezza e lontananza dal marciume mentale che ha contraddistinto l’attuale generazione politica, incapace di costruire, proporre, valorizzare, difendere il nostro territorio. Una politica malsana che tra le tantissime nefandezze spicca su tutto il turpe e viscido demerito di aver radicato nell’animo dei cittadini una perenne condizione disfattista al limite della rassegnazione.
Il Quiquirì, ancor prima del proliferare dell’utilizzo ormai “domestico” del web, servendosi di mezzi semplici quali: un comune pc, dei fogli A4 piegati in due, una fotocopiatrice e tante idea diverse con piena spontaneità, libertà, autonomia ( inclusa quella finanziaria) ha sempre assunto una posizione antagonista verso tutto ciò che è frutto della collusione tra potere e interesse privato, tra arrivismo e falsità, mala gestione e cattivo gusto. Peculiarità di un modo di fare che, purtroppo, si perpetua ancora oggi e che offende tutti quei cittadini liberi ma paradossalmente vittima della degenerazione innescata in questi ultimi venti anni.
Il Quiquiri fin dalla sua nascita ha come primo obbiettivo la distruzione della falsa idea imposta negli anni da alcuni “signori” che approfittando della posizione istituzionale hanno mutato il concetto di diritto in concetto di favore personale tra chi comanda e chi è comandato. Una mentalità ormai palese che presto raggiungerà la gogna. Un modo di fare che ha arricchito dei nullafacenti dediti alla menzogna e alla pronta ritrattazione. Capaci di dissimulare il vero e trasformare il fetore delle loro feci in ammaliante profumo. Signori che atteggiandosi a padroni hanno reso deserto una terra fertile, annichilito le intelligenze, spopolato le strade dai giovani, assoggettato gli ignavi. Il Quiquiri da due fogli A4, distribuito fugacemente negli esercizi pubblici quasi per gioco è una realtà tangibile che nella maniera più assoluta non avrà mai a che fare con queste dinamiche che mascherate dietro le diversità partitiche sono unitamente caratterizzata dalla sporcizia delle loro azioni.
In questi anni Il Quiquirì ha visto denunce, minacce, scampate aggressioni ma allo stesso tempo tentativi di corruzione e arruffianamenti da parte di questi “signori” i quali non possono essere identificati di destra,sinistra o centro ma in un solo e unico agglomerato di ributtante sporcizia. Semplici pezzenti culturali che deboli e smarriti di fronte alla libertà delle idee della gente, l’unico motore di tutto, possono quotidianamente appurare lo sdegno e la miseria che i CITTADINI liberi provano nei loro confronti.
La necessità di questo breve manifesto nasce dall’ennesimo tentativo strumentale ma puntualmente debole dei soliti noti che cercano d’infangare la freschezza di una realtà che non abbasserà mai la voce e senza mezzi termini pretende il rispetto per la NOSTRA terra e dei suoi abitanti che sono gli unici e indissolubili padroni.

Nucleo base Quiquiri

lunedì 27 settembre 2010

Le 10 strategie della manipolazione mediatica

Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky