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lunedì 31 agosto 2009

I cortigiani del XXI secolo


Originariamente il termine ‘cortigiano’ indicava semplicemente un gentiluomo di corte. Idem per il suo femminile, che indicava una dama di corte. Man mano, attraverso i secoli, il termine è diventato sinonimo di ‘adulatore’ per l’uomo e di ‘prostituta’ per le donne. Lo slittamento di un comune termine d’uso quotidiano verso un significato così negativo è facilmente comprensibile.


Chi viveva alla corte di un re o signore godeva di vantaggi e privilegi di cui non godeva la gente comune e quindi il minimo che  potesse fare era ossequiare la causa del suo benessere. Per la donna il discorso cambiava leggermente. I privilegi e i favori che riceveva dal signorotto di turno avevano un prezzo che era quasi sempre un letto. Sia gli uomini che le donne sceglievano consapevolmente la condizione cortigiana, sapendo che in cambio ottenevano uno status sociale e un utile economico di non poco conto. “Parigi val bene una messa” diceva Enrico IV  di Borbone il quale, per ottenere il trono di Francia, si convertì al cattolicesimo, lui che era un convinto ugonotto e un gran puttaniere.


Cos’è cambiato dal Rinascimento ad oggi? Niente. Semplicemente il sostantivo. Oggi per gli uomini usiamo il termine “leccaculo” mentre per le donne usiamo il più chic “escort”. Le motivazioni sono le stesse, le conseguenze anche. Sia in termini di utili personali, sia in termini di ricaduta sui comuni mortali. Questi ultimi niente contavano allora, niente contano ora. Oggi però c’è qualcosa che fa una differenza  molto grande: il voto. Qualche secolo fa, i comuni mortali non votavano e quindi venivano semplicemente ignorati, oggi votano e perciò vengono usati e manipolati in maniera subdola ed ambigua per permettere ai padroni di soddisfare le loro ambizioni, padroni che possono collocarsi sia  a destra che a sinistra, non c’è differenza.


E’ qui che entrano in gioco i più potenti cortigiani di oggi, ossia coloro che riescono a influenzare masse, a spostare migliaia di voti da destra a sinistra, da sinistra a destra. Chiamiamoli giornalisti, chiamiamoli reporter, cronisti, redattori, articolisti o che altro, sono loro che possono mettere in moto i fulcri dell’informazione e sbilanciare il voto popolare ora da una parte ora dall’altra.


Consapevoli di questa loro forza, i cortigiani di oggi offrono a caro prezzo i loro servizi al padrone di turno nella più meschina ottica del tu dai una cosa a me io do una cosa a te che penalizza il servizio informativo pubblico, che manipola la verità ad uso e consumo di pochi.


Chiamiamoli utilizzatori finali.


Ma non esistono solo cortigiani d’alto bordo che possono influenzare il voto di un’intera nazione, esistono anche quelli di piccolo calibro, le mezze tacche, che possono muovere qualche voto comunale e pretendere un piatto prelibato in cambio. Carinola è pieno di queste mezze tacche che vogliono, pretendono, aspettano e come sanguisughe si attaccano agli eletti per ottenere il loro pasto. Tutto fa brodo, il costo di una gita o  due o trecento euro al mese, purché venga loro dato qualcosa. Per riconoscenza. Ed ecco che nascono i segretari particolari, i sottosegretari, i segretari dei segretari, i capi, i sottocapi, i consulenti tecnici, i sottoconsulenti, gli ultra consulenti che per il loro slinguazzare  devono essere ricompensati.  Chi sta al potere sa bene che per restarci deve essere riconoscente con i propri cortigiani, fa parte del gioco. In fondo siamo tutti un po’ cortigiani, chi più e chi meno. Ma gli altri, quelli che non sanno leccare sfacciatamente, che considerazione trovano da parte dei poteri in carica? Gli altri o imparano l’arte della cortigianeria o possono aspettare. Magari a tempo indeterminato.


Anche certe slinguazzate giornalistiche locali fanno parte del gioco.... ma, su quelle stendiamo un velo pietoso.



Selfish buddy



venerdì 28 agosto 2009

Napoli in ferie, tranne pistoleri e immondizia



(dal blog di Daniele Martinelli)

Ho passato 3 giorni a zonzo per Napoli alloggiato in un hotel nei pressi della stazione. Ho allungato la permanenza in città mio malgrado, perché nonostante a Napoli ci sia andato decine di volte per seguire i processi in tribunale, non ho mai avuto il tempo di assorbirne a pieno i ritmi.
In questi giorni Napoli brulica di turisti francesi inglesi e cinesi, ma la città è in ferie. Si fatica a trovare una lavanderia, un parrucchiere e persino un negozio di alimentari aperto. Tanto poi arriva la regione Campania a dar retta ai sindacati del turismo che piangono crisi e battono cassa.
Per ora a Napoli hanno chiuso i battenti pure i disoccupati e i mendicanti di strada. Niente proteste, niente tamburi e niente elemosine lungo i marciapiedi. Dagli incroci sono scomparsi anche i lavavetri, assieme ai carrettini dove acquistare le granite al limone.
Nella Napoli ferragostana i napoletani sono una minoranza. Quei pochi rimasti alzano il volume della radio e della voce. Rivendicano il loro potere sul territorio ma gli africani col loro silenzio li battono. La città è un bazar di cianfrusaglie: borse pellami bigiotteria vestiti kebab e tanta sporcizia mescolata a qualche napoletano, che se ti vede passeggiare 2 volte lungo lo stesso tratto ti ferma per offritri l’Iphone che nasconde sotto l’ascella. Se rispondi che già ce l’hai opta per droga, donne o pistole. Un tale dall’aspetto insospettabile sulla cinquantina davanti a un Mc Donald mi ha offerto P38 e revolver a buon prezzo. Bastava che pagassi.
Napoli è cara anche per questo. Perché lungo le sue strade non sei padrone di osservarla nella tua beata solitudine. Il napoletano è una sorta di giornalista inconsapevole: ti cerca, vuole sapere di te per renderti cliente se sei uomo e merce se sei donna. E’ stupefacente come una gonna appena sopra il ginocchio o un decolleté abbronzato suscitino gli sfottò accompagnati pure da qualche pacca sinistra. Per carità, a Napoli sarà pure un lusinghiero segno di apprezzamento nei confronti delle donne, ma in più di un’occasione ho sentito urla di spavento con codazzo di risate del napoletano di turno virilmente divertito. Fiero di vivere dove la deregulation è regola.
Il centro di Napoli, assieme alla provincia, brulicano pure di prostitute. Agli angoli dei marciapiedi sostano matrone russofone ma anche napoletane prosperose e assai stagionate. Le più giovani avranno 50 anni. Costa poco servirsene: 20 euro il coito e altri 10 per la camera in cui ti conducono nel volgere di pochi passi. Topaie senza finestre di 15 metri quadrati al lume fioco di candela, che lascia intravedere un letto a piazza e mezza rivestito di lenzuolo rosso cosparso di chiazze e sul pavimento pezzi di carta igienica usata. La location di questi nidi di sesso è il classico vicolo cieco lungo il quale va e viene l’albergatore, solitamente un vecchio che ingoiati nella tasca i 10 euro ti indica quale porta varcare fra le tante. Niente ricevuta fiscale e niente chiasso. Qui la legalità è utopia nonostante si stia a un chilometro in linea d’aria dai palazzi del potere e pure dal tribunale del capoluogo campano.
Napoli è la città del sole. Quando non tira vento il suo calore trasforma l’aria in afa appicicaticcia come quella di Milano. L’asfalto rovente lascia poco spazio alla fantasia. Urge trovarsi l’ombra e spesso per starci devi camminare raso muro oppure infilarti in qualche stradina laterale, dove quasi sempre ti imbatti in banchetti abusivi che emanano profumi invitanti. Non solo di pizza e zagara ma anche di piscio e vomito che rilasciano gli angoli dei marciapiedi, talmente fetido da non riuscirci a stare.
Insomma, quando anche i napoletani bene vanno in ferie città e provincia trasudano tutto il loro desolante stato di abbandono. Con le discariche disseminate dappertutto sembra di stare in un campo rom senza soluzione di continuità. Peccato perché di fronte a cotanta grazia l’impressione che il turista si fa di una città non è proprio ottimale. Qualcuno obietterà: “Be’ ma che cosa pretendi da una zona malfamata come la stazione?” Rispondo che la stazione è la porta sul mondo che circonda la città, ed è anche il suo biglietto da visita.
Infatti, per farmene un’idea, ho girato l’entroterra fino a Caserta evitando di andare sul solito lungomare partenopeo. Troppo semplice e riduttivo renderlo simbolo di benessere di una vasta area metropolitana che oltrepassa il milione di abitanti.
Io a Napoli ci sono passato in macchina. L’ho parcheggiata fra le striscie blu e sono stato l’unico ad aver pagato la sosta perché gli altri automobilisti dicevano che in questi giorni di ferie nessun vigile sarebbe passato ad appioppare le multe. Avevano ragione.
Prima di salirci, il mattino successivo, l’auto l’ho trovata ricoperta di lampadari con l’invito del negoziante a spostarla “dal posto del suo furgone“. Ho preferito evitare discussioni perché ho capito che certi approcci, a Napoli, sono frutto di una prepotenza che è sistema.
Ci sono un milione di motivi per rendere Napoli notizia. In ogni suo scorcio. Un labirinto di illegalità consolidata e accettata che coesiste con carabinieri e Polizia, succubi per la banale legge dei numeri che vanifica regole e normative, svuotate di sacralità istituzionale visto che qui, a differenza di altre aree d’Italia, nessuno le fa rispettare.
La stampa potrebbe andare a tambur battente su questi temi. Giornali e televisioni anziché sbatterci in primo piano il facciotto insopportabile di Gigi D’Alessio e imbottirci di balle su Kabul e Bagdad potrebbero dare visibilità ad una realtà così unica e federata. Il quotidiano “Il Mattino“ ha di recente pubblicato la foto di un tale che getta in una discarica abusiva uno pneumatico, che è stato arrestato. Si trattava di un serbo, non di un napoletano.
Sia chiaro! Il mio breve soggiorno partenopeo è servito per arricchirmi di dettagli che sapevo solo per sentito dire. Non mi si dica che ho disprezzo per i napoletani e la Campania. Anzi, Napoli italiana la osservo da italiano per amor di patria e per amor dei figli di quella terra, oltre che per la stima di quei pochi napoletani che finora ho conosciuto tramite la rete. Pochi, appunto.
Domani pubblicherò un video su ciò che ho documentato girando Napoli e provincia tranne le topaie, intraviste solo dopo essermi rivolto a un albergatore di strada simulando finto interesse per una prostituta. Le immagini che proporrò serviranno tanto per non dimenticare il corruttore che annovera: “Ciò che ho fatto è ripulire Napoli”. Ripulita da che cosa?

lunedì 24 agosto 2009

Casale vs Casanova: 0 a 0



La diatriba tra casalesi e casanovesi  su questo blog mi sta molto divertendo, anche se qualcuno esagera  sempre un po’, come al solito. Ma anche questo fa parte del gioco. Mi sembra di assistere alla sassaiola che  immancabilmente si verificava ogni giorno all’uscita  della scuola media  tra alunni delle diverse frazioni che ci tenevano ad affermare la propria superiorità. In che cosa non lo ricordo più. Ricordo solo che ogni futile motivo era l’occasione buona per tirarsi sassate e qualcuno, spesso, si ritirava a casa con la testa rotta. Allora come adesso, c’era il bonaccione che cercava  di mettere pace tra le parti per farla finita subito e c’era il “capuzziegliu” ostinato che assolutamente  non voleva cedere e incitava  i compagni a continuare la battaglia che terminava solo quando un adulto di passaggio interveniva o quando qualcuno si faceva male.

Non molto è  cambiato a quanto pare. Il campanilismo più tenace continua a sopravvivere nonostante gli anni. Ci si continua a scontrare,  con soddisfazione devo dire,  anche se il luogo non è più un ponte o una stradina di campagna, ma un blog. Meno male! Dovunque c’è dialettica c’è confronto. Dovunque c’è confronto c’è vita. Devo sottolineare che la cosa buona di uno scontro mediatico è che nessuno si romperà la testa.

L’argomento di quest’accesa discussione è la festa della vendemmia che sembra quest’anno non si farà per motivi poco chiari.  Chi denuncia un’ingerenza politica non voluta nell’organizzazione della festa e chi ribadisce la stanchezza del comitato organizzativo a corto di nuove forze operative. La cosa che più mi fa sorridere è che gli amici di casale, almeno quelli che commentano sul blog,  non gradiscono l’ingerenza dei casanovesi  nella loro festa, quasi come se i casanovesi volessero portargliela via. Ma credo che il post in questione sia venuto da Casale e che i casanovesi non facciano altro che commentarlo dicendo la loro.

Comunque, se sono d’accordo nel prima caso, non lo sono nel secondo. 

E’ vero, c’è sempre da parte dei politici di turno, la tendenza a politicizzare  manifestazioni ben riuscite o appropriarsi della loro paternità. Questo non è né giusto né corretto, perché ogni iniziativa che nasce come libera espressione  di una comunità, in cui siano conservate tradizioni popolari secolari,  va così conservata e mantenuta. Il compito del Comune, in questo caso, è solo quello di sostenere l’iniziativa, magari anche economicamente se richiesto, affinché essa continui ad esistere e a crescere come valore aggiunto di quella comunità, ma non deve mettere neanche un dito nella sua organizzazione. Purtroppo bisogna dirlo, tutto ciò che viene toccato dalla politica viene sporcato. Quindi ben comprendo e solidarizzo con gli amici di Casale che ci tengono all’autonomia organizzativa della loro festa della vendemmia.

Quello che invece non condivido è il non apprezzare le opinioni degli altri sulla festa e scatenare una bagarre campanilistica senza senso. Per quale ragione?  E’ chiaro che  la festa della vendemmia è una creatura di Casale, ma se gli altri danno il loro parere, che può piacere o non può piacere, non credo ci sia nulla di male. Siamo o non siamo tutti Comune di Carinola? Siamo o non siamo tutti figlio dello stesso eritaggio culturale? Se poi qualche casalese ha delle ambizioni secessioniste, be’ problemi suoi più che nostri. Personalmente, se qualcuno fosse interessato a una festa del mio paese e magari desse dei suggerimenti, non potrebbe che farmi piacere. Vorrebbe dire che l’iniziativa gode di buona reputazione in tutto il territorio ed è seguita. Una cosa è certa, i casanovesi non ci tengono ad appropriarsi di questa festa che lasciano molto volentieri all’amico Michele che l’ha ideata e curata con lo stesso amore dei suoi libri. Ne abbiamo talmente tante per conto nostro di feste che sicuramente non ne vorremmo un’altra.  

Lettore divertito
 
Foto tratte dall'album Web "la festa della vendemmia 2008" di Casaleweb


venerdì 21 agosto 2009

Il "clan" dei Casalesi



Ormai è più di qualche settimana che seguiamo il dibattito sulla festa della vendemmia di Casale di Carinola. Non si conoscono i termini precisi della querelle perché i casalesi essendo  gente chiusa  sostengono che la festa della vendemmia  è cosa loro e nessuno al di fuori di loro ne deve parlare. Molti carinolesi al contrario sostengono che ormai la festa, per la sua unicità, faccia parte del patrimonio culturale comunale e di conseguenza tutti vi debbano intervenire. Non si è d’accordo con i Casalesi che sostengono che la festa della vendemmia sia un loro brevetto esclusivo e perciò nessuno si deve permettere di continuare questa bella esperienza. Nonostante i silenzi omertosi e qualche volantino volutamente falso e fuorviante al quale ha abboccato qualche sprovveduto,  si è riusciti  ad avere qualche notizia pià veritiera del contrasto.
Da quello che si è riusciti a sapere il gruppetto organizzatore storico non vuole che altri entrino a dare una mano, si dice così,  per la migliore riuscita della festa. Non vogliono i nuovi  soprattutto perché li vedono come amici dell’odiato assessore Giacca  che vorrebbe, a loro dire,  minare l’apoliticità della festa. Sul’apoliticità della festa della vendemmia di Casale caliamo un generoso omissis.  Per impedire questa intrusione di persone estranee al "clan" sono ricorsi ad ogni mezzo. Hanno in cominciato a sobillare le bravissime signore che preparavano le delizie culinarie, hanno indotto i produttori di vino a non offrire  il loro prezioso liquido e addirittura sembra che minaccino chiunque pensi di sostituirsi a loro con frasi dall' incerto significato minatorio. Sentendo  qualcuno di loro sembra di essere a Casale, ma quello più famoso nelle cronache, il linguaggio minaccioso e intimidatorio è lo stesso, si parla di picchiare, di far saltare in aria e contumelie varie. L’ascoltatore poco informato, ascoltando  quei discorsi, pensa che stiano parlando di qualche grosso appalto di milioni di euro insidiato da qualche banda avversaria. Invece si sta parlando solo  di una festa di paese. Questa  ormai  è diventata famosa in tutta la provincia: un appuntamento a cui ormai  sono  affezionate migliaia  di persone. Siccome la festa della vendemmia è ormai il principale evento di attrazione nel comune di Carinola sembra  doveroso per l’amministrazione intervenire  affinchè  questa bellissima collaudata tradizione non si interrompa. Sarebbe auspicabile che si formi una commissione al di sopra delle parti in conflitto, se necessario integrata da elementi validi di altre frazioni, e  continuare la tradizione nonostante le minacce del clan delle feste dominante a Casale.
Sicuramente dopo un po’ di titubanza le signore come ogni anno prepareranno le gustose leccornie e i produttori offriranno il loro gustoso vino. Si spera in un colpo  di coraggio dell’amministrazione che mettendo in gioco un pacchetto di voti sfidi il clan dei casalesi e possibilmente li sconfigga.
LA VESTALE  DI BACCO

giovedì 20 agosto 2009

Nere, putride e amare acque…


Tutti siamo ben lieti che i nostri liquami escano dai servizi delle nostre abitazioni in modo perfetto, ma non ci preoccupiamo minimamente di dove vanno a finire questi liquami puteolenti e di come vengono smaltiti. In verità Casanova, ma del resto l’intero comune di Carinola, non ha un sistema legale e non inquinante di smaltimento dei liquami domestici, anzi la maggior parte delle abitazioni, non essendovi un collettore fognario e un depuratore, versano i liquami nei canali che attraversano il casale, si veda il cosiddetto “Cavone” che è diventato una fogna a cielo aperto e che tra poco, per buona pace di chi vi sversa i propri liquami, ma non ne vuole sentire il “profumo”, sarà in parte coperto da una colata di cemento. Ovviamente anche questa operazione è frutto dell’ingegno dei consulenti comunali e della grande “lungimiranza” degli amministratori (di oggi o di ieri), comunque poco attenti al problema ecologico.
La popolazione casanovese si è giustamente e ribellata quando si parlava di utilizzare la cava come discarica di immondizia indifferenziata, le fantasiose ecoballe che pendevano tra un comune e l’altro e che ora sembrano non esistere più o meglio che la televisione non ci fa vedere più. Comunque resta la gravità del problema: lo smaltimento dei liquami che continua, sotto l’indifferenza di alcuni e il comodo di altri, ad avvenire in modo da creare seri problemi di igiene e sanità. Non crediate che coprire col cemento i canali dove si sversano le acque sanitarie sia un modo per risolvere il problema, ma piuttosto un modo per nasconderlo e renderlo ancora più grave. Sarebbe ora che l’amministrazione si ponesse problema serio del risanamento dei canali inquinati e della realizzazione di un sistema di depurazione. La salute dell’ambiente e di conseguenza della gente che lo abita viene prima di ogni cosa. Sarebbe ora che la gente si ribellasse anche a questa mancanza di attenzione nei confronti della loro salute divenendo essa stessa più rispettosa dell’ambiente. L’inquinamento delle acque non è meno grave della presenza di monnezza in una cava, anzi quest’ultimo se controllato non è un problema. Non facciamo che “occhio non vede, cuore non duole”. Non ci ribelliamo alle ecoballe solo perché l’umore o l’interesse di qualcuno l’ha imposto o per dimostrare che è facile sobillare la massa! È inutile chiudere col cemento qualche canale casanovese perché è solo uno spreco di danaro pubblico e non risolve il problema in generale, ma solo di qualcuno.
Anonimo via web

venerdì 14 agosto 2009

Spazi di aggregazione

cani2

Alcuni commenti ad un recente post di questo blog mi hanno portato a scrivere delle considerazioni che già da un po’ di tempo facevo tra me e me: la trascuratezza degli spazi di aggregazione oggi tanto importanti per ogni comunità civile. Chiaramente lo spazio di aggregazione per eccellenza qui a Casanova è e rimane la villa comunale. Villa potrebbe chiamarsi se fosse uno spazio curato, custodito, bello agli occhi e piacevole allo spirito, ma così come si ritrova ad essere e soprattutto all’uso che se ne fa, è più giusto definirlo un caravanserraglio. Per chi non lo sapesse, nella cultura araba il caravanserraglio era lo spazio dove sostavano le carovane e quindi, per antonomasia, un luogo pieno di confusione e di rumori incredibili. Ecco. Questa è la villa comunale di Casanova. Un vero caravanserraglio.

Sia di giorno che di notte c’è di tutto, ogni varietà della fauna umana: l’imbecille, l’idiota, lo sguaiato, il violento, l’aggressivo, il prepotente, l’arrogante, il buffone, il deficiente, il bestemmiatore, il porco, tanti soggetti a cui si concede troppo materialmente e forse troppo poco affettivamente. Tanti soggetti che danno sfogo alle loro naturali manifestazioni soprattutto a tarda notte. Urlano, fischiano, bestemmiano, bevono, fumano, pisciano sui gazebo, rompono bottiglie, giocano a calcetto, sgommano, frenano, fanno rombare i motori a tutta birra. La comunicazione tra di loro è quella caratteristica delle specie più rumorose e esibizioniste. Dialogo: zero. Quei pochi giovani per bene che vorrebbero stare un po’ insieme a chiacchierare in queste afose notti estive, si ritrovano tra un’ orda di barbari violenti e rumorosi che si sono appropriati di questo spazio come spettasse loro di diritto. Male hanno fatto gli adulti a non frequentare più la villa, lasciando così il campo a teppistelli che non capiscono l’importanza della cosa pubblica e non la rispettano privati come sono di qualsiasi forma di controllo, anche di quella degli adulti che potrebbero incutere ancora un po’ di soggezione.

E’ una pena vedere un campo di calcetto appena rimesso a posto in mano a questi scalmanati che ne fanno l’uso che vogliono, che accendono e spengono i riflettori continuamente durante la notte come fossero le luci di casa loro. Che giocano a calcetto con la stessa grazia dei rinoceronti. In tutto questo, non un cane di carabiniere, non un poliziotto che giri a sorvegliare il territorio che ormai sembra essere diventato terra di nessuno. L’altra pena è vedere che questi giovanissimi sono diventati ingestibili. Sembrano tanti animali lasciati allo stato brado. Genitori assenti, forze dell’ordine assenti, agenzie educative assenti. Completamente abbandonati a se stessi. Malati di solitudine, morale e spirituale. Ora se per gli animali lo stato brado può essere un bene perché crescono genuini, per questi ragazzi è solo l’occasione per diventare maleducati, irrispettosi e potenziali delinquenti. Questa è la strada che gli viene spianata davanti e loro sembrano intenzionati a percorrerla tutta. E gli adulti stanno belli tranquilli a guardare, basta che non gli rompano le scatole.

Stressato estivo

martedì 11 agosto 2009

Generazioni da curare



C’è sempre l’occasione che mi fa rendere conto che il nostro Comune è piena di intelligenze vivaci e di eccellenze che meriterebbero maggior fortuna e maggior attenzione da parte di tutti. Carinola dovrebbe essere fiera di queste menti speciali e vivaci dei suoi figli, e forse lo è, ma troppo poco si fa per aiutarli.

Chi non ha avuto la fortuna di presenziare al Lunarte Festival non può capirlo. Chi non ha visto la commedia della Scarpasciota “Nu pasticcio napoletano”, portata in scena da giovani attori alla prima esperienza artistica, non può capirlo. Chi non vedrà la seconda rassegna di cortometraggi “Corteggiamoci” organizzata dall’Associazione Nessun Dorma e la Compagnia Teatrale ‘A Scarpasciota, col patrocinio del Comune di Carinola, non lo capirà. Giovani menti capaci di organizzare eventi artistici e culturali di grande spessore e fascino con pochi mezzi, capaci di impegnare se stessi  con decisione ed entusiasmo,  capaci di mettersi in gioco in prima persona sfidando un’eventuale critica negativa dei compaesani. Ma non c’è critica negativa che regga.

Tutti bravissimi, ma stupende sono state le esibizioni di Pasquale Passaretti e Alberto Ferraro al Lunarte Festival. Niente  da invidiare a veri professionisti. L’uno ha presentato un monologo sul disagio nel mondo del lavoro scritto e interpretato da lui stesso, l’altro un monologo da un rifacimento del Cirano de Bergerac di Rostand.

Qualche sera dopo, anche i giovani attori della Scarpasciota, diretti  da Tommaso Vingione, hanno esibito la propria bravura con scioltezza e spontaneità in cui ha primeggiato Ivan D’Orso.

Tutto questo mi porta a fare le solite considerazioni trite e ritrite che vanno però fatte: la popolazione e le amministrazioni comunali dovrebbero curare molto di più i propri giovani, evitando che crescano frustrati nelle loro pur legittime aspirazioni o di farli andar via, a portare altrove le loro abilità Non basta essere dispensatori di contributi comunali e dargli i mezzi economici per realizzare un’iniziativa, ma offrirgli la possibilità di crescere anche artisticamente sul territorio. E quando dico crescere artisticamente, parlo in termini soprattutto di strutture che purtroppo non ci sono, ed anche in termini di brevi corsi formativi che potrebbero arricchire e migliorare  le attività più presenti sul territorio.

Per anni la crescita artistica dei giovani carinolesi è stata quasi ignorata o messa a uno degli ultimi posti mentre, in un Comune che si rispetti e vuole rinnovarsi, dovrebbe essere tra i primissimi posti.

Le foto


Quaily

martedì 4 agosto 2009

Tanti simpatici Indiana Jones

Scavi Forum Popilii

Questa prima tornata di scavi a Foro Popilio si è purtroppo conclusa e i giovani studenti o già laureati in Archeologia e Beni Culturali ci lasceranno. Per poco spero. Insieme a loro vanno ricordati anche alcuni soci dell’Archeoclub locale e altri appassionati di storia e  archeologia che  hanno condiviso lavoro, fatica ed entusiasmo
Più volte siamo stati a trovarli e a condividere con loro quest’esperienza unica, faticosa ma elettrizzante, che li ha accomunati negli studi, nel lavoro e soprattutto nel piacere di stare insieme, consapevoli di stare vivendo qualcosa di eccezionale.
Su tutti loro si è distinta  la guida altamente professionale del prof. Carlo Rescigno che  ha diretto, organizzato, spiegato, assegnato compiti, qualche volta rimproverato, si è amareggiato come e più di loro per le visite notturne dei tombaroli, ma soprattutto ha gioito con loro per ogni ritrovamento, piccolo o grande che fosse,  rivelandosi il collante che ha tenuto insieme l’intera squadra. Questo instancabile team operativo è stato seguito costantemente anche dal dott. Francesco Sirano, soprintendente di zona, che non ha fatto mancare la sua presenza e il suo supporto professionale nonché la sua sorveglianza.
E’ stato un piacere conoscere questi ragazzi che con grande abnegazione e  responsabilità hanno portato a termine i compiti loro assegnati giornalmente sotto lo spietato sole estivo  e ci dispiace che sia finita qui per ora, come dispiace anche a loro.
Si è fatto quanto basta per approntare la necessaria documentazione. Ora spetta all’Amministrazione presentare il progetto per ottenere i cospicui fondi necessari a proseguire,   così come spetta all’Amministrazione fare in modo che la zona sia sorvegliata costantemente per evitare gli spiacevoli episodi come quelli che si sono purtroppo verificati e continuano a verificarsi.
Spetta soprattutto alle forze dell’ordine responsabili del territorio staccarsi un po’ dalle comode scrivanie per garantire il proprio servizio di controllo, notturno e diurno, al Comune e alla cittadinanza altrimenti, in meno che non si dica, il luogo diventerà una formaggiera. Forse sarebbe il caso di dotare il sito di un casa-container  dove alloggiare  eventuali custodi. Sarebbe un’ ulteriore spesa per il Comune ma non vediamo  modo diverso per una sorveglianza  costante e continua.
Che  dire? Ci auguriamo che venga adottata ogni possibile precauzione  per mettere il sito in sicurezza  o il nostro patrimonio artistico sarà esposto al feroce vandalismo di questi figuri che vivono solo di espedienti.
Per quanto riguarda i ragazzi che ci lasciano, guardiamola da questo punto di vista: non è la fine di una bella esperienza, ma è solo l’inizio.


Q8
Scavi Forum Popilii

domenica 2 agosto 2009

RIMPASTO d'Agosto 2009

Quindici mesi di governo. Quindici mesi di governo senza opposizione. La spinta iniziale per attuare il programma ambizioso di governo che metteva insieme una parte della sinistra e tutta la destra è ormai solo un lontano ricordo. L'agenda del Sindaco pullula di richieste e malumori da parte di quanti hanno con convinzione sostenuto il progetto di governo sperimentale "insieme per cambiare". La costituzone del gruppo del PDL ha segnato il punto di svolta, dividendo quello che era impossibile pensare di tenere insieme. Un altro punto di svolta è stato il progetto di isolamento del Sindaco operato in seno alla giunta e fallito per un pelo grazie ad un recupero dell'ultimo momento. Mi riferisco alla controversa approvazione della graduatoria dei vigilini, con copertura finanziaria intermittente secondo tutti e solo per alcuni punto di programma qualificante. Obiettivi confusi in tanta comunicazione faziosa e gratuita. Atteggiamenti spavaldi e arroganti che mascherano grandi, e comprensibili, umane insicurezze di chi vorrebbe fare ma non sa fare, di chi comunque preferisce che altri non facciano. Intanto una epocale crisi economica macera le deboli economie locali, l'agricoltura è schiacciata dalle lobby affaristiche-mafiose che monopolizzano i canali di commercializzazione dei prodotti. Nulla è possibile fare e nulla viene in concreto fatto per evitare che ciò accada. Ma intanto scadono alcune cambiali politiche e si va verso un rimpasto che lascerà frustrate le ambizioni di alcuni per placare l'insoddisfazione di altri. Servirà? Non servirà? Sarà l'occasione per liberarsi di pesi morti e/o di assessori "poco malleabili"? Non sono in grado ovviamente di dirlo ma l'amore e il sostegno popolare che per qualche tempo la lista insieme per cambiare era riuscita ad ispirare rischia di dilapidare tutto.Comunque mi dispiace per la fine di una speranza che ... nonostante tutto c'era. Ora è tutto affidato all'abilità del Sindaco di ricucire senza ritrattare e senza perdere pezzi. Un'operazione difficile ma non impossibile che è difficile si risolva in questo week-end ma che potrà portare tutti in salvo fuori dalle secche ...

venerdì 31 luglio 2009

La scaffaloteca

    



Qualche settimana fa, a Carinola, approfittando del premio internazionale di mosaico intitolato a Padre Michele Piccirillo e del ritardo eccessivo (ma forse si usa così) dell’ambasciatrice della Giordania che doveva presenziare alla manifestazione, ho potuto conoscere meglio il bello ed importante palazzo Petrucci dove l’iniziativa aveva luogo. Al termine avendo udito che il piano superiore, quasi il sottotetto dello storico palazzo quattrocentesco, accoglieva la biblioteca del Comune di Carinola, ho voluto dare uno sguardo, ritenendo la cosa molto interessante. Così mi sono accodato al piccolo drappello che saliva ed ho potuto constatare come gli scaffali fossero perlopiù vuoti, talché più che di biblioteca potevasi parlare di scaffaloteca.

Una tarma del venticinquesimo secolo che, vinta dalla fame, riuscisse a salire fino ai vetusti locali che ospitano la biblioteca ( continuo a chiamarla così per comodità e per semplicità di esposizione) per cibarsi di carta di libro, leggera friabile e delicata al palato, rimarrebbe spiacevolmente sorpresa nel constatare che dai suddetti locali quasi niente altro potrebbe addentare se non tavoli, sedie e scaffali, peraltro di pessima qualità, la cui degustazione sarebbe infinitamente più difficoltosa.

La mia curiosità mi ha spinto allora a raccogliere qualche informazione ed ho così appreso che la struttura e’ nata per iniziativa dell’avvocato Abner ed ha, in passato, usufruito dell’apporto di un comitato scientifico, che si avvaleva tra gli altri di cattedratici e di noti esponenti della cultura calena.Essa viene attualmente gestita da una sorta di Comitato di Salute Pubblica nel quale, altra grande sorpresa, abbondano avvocati, avvocaticchi (absit iniuria verbis) e dottori in giurisprudenza. La Facoltà di Giurisprudenza della sola Università Federico II sforna mensilmente parecchie centinaia di laureati; e’ quantomeno singolare che essi, nel comune di Carinola, eccellano nello svolgimento della funzione bibliotecaria più che in quello della professione forense.

Al di là di questi amletici dubbi restano le questioni di sostanza.

E’ mai possibile che cattedratici, avvocati e sapienti abbiano prodotto quell’insieme disordinato e sparuto di libri che, quasi vergognandosi di se stessi, si sono offerti alla mia vista quella sera? E se volessi avvalermi di questa presunta biblioteca a chi rivolgermi? Ad un vigile? Ad un vigilino, magari?, Ad un LSU di passaggio al comune? E come ottenere poi il prestito del libro?
Ma se fosse poi vera la notizia che tutto il poco che ho visto sia frutto di un’unica donazione, altre domande si pongono.
Il comune non ha denaro?
Il comune ha denaro per altro ma non per la biblioteca?
Il comune ha stanziato denaro per la biblioteca ed allora il problema sta nella capacità organizzativa e manageriale di chi quel denaro deve gestire?

Visti i problemi che attanagliano questo povero comune, e considerata anche la scarsa propensione alla lettura dei suoi abitanti (problema nazionale, certo, e non solo carinolese), di una simile “cosa” si poteva fare a meno? E se non se può fare a meno, e’ possibile fare in modo che diventi una cosa seria?
Quelli che sanno possono rispondere?

CONTE VRONSKI (via web)

mercoledì 29 luglio 2009

Lucciole per lanterne

Quest’anno il caldo, dopo una primavera abbastanza piovosa, è arrivato all’improvviso e ci ha colti tutti un po’ alla sprovvista facendoci dei brutti scherzi.
Chi non ha avuto tempo di organizzarsi è stato colto da malori ed anche da qualche abbaglio, tanto da confondere fischi per fiaschi, strade rettilinee per piste automobilistiche, marciapiedi per parcheggi, boschi per legnaie, burroni per discariche, girasoli per marijuana, piazzette per stadi, scavi archeologici per spiagge con ombrelloni, montagne demaniali per pascoli privati, blog per bar, giardini di casa per inceneritori, feste patronali per campi di battaglia, ecc..
Sotto il cocente sole estivo può succedere di tutto. Anche che si veda arrivare la polizia ad indagare, dietro segnalazioni “anonime” (ma non tanto) su eventuali quanto improbabili coltivazioni di marijuana sul balcone di casa! Con questo caldo anche i poliziotti hanno la vista corta e  scambiano l’innocuo girasole con la pestifera Mariagiovanna.
Poveri girasoli, essere scambiati per altro!… Adesso si spiega il perché del loro girare appresso al sole… sono le palle che gli girano!
Succede anche che l’alta temperatura appanni  le lenti ai cannocchiali dei forestali tanto da non vedere il diradamento dei boschi a causa del disboscamento abusivo e selvaggio.
Il caldo afoso poi è ancora peggio, si può arrivare anche a non vedere oltre il proprio naso… e non si riesce a vedere chi sta bruciando il bosco anche se è a pochi passi da noi, o non vedere nei burroni l’immondizia scaricata.
Oppure non percepire che  un veicolo ci è appena passato a 100 Km/h a 20 centimetri dai piedi in pieno centro abitato.
O peggio ancora, non riuscire a sentire l’odore acre e intenso della plastica bruciata che proviene addirittura dal giardino di un abitazione…
… mah!… brutti scherzi fa il caldo alle zelanti forze dell’ordine costrette a correre di qua e di là sotto un sole feroce. Succede che prendono lucciole per lanterne. Succede che avvistano miraggi fantasiosi e non vedono più la realtà delle cose. Però nelle nostre zone la sera d’estate non fa molto caldo, anzi, a volte si avverte anche un leggero frescolino sulla pelle… allora come mai che neanche di notte si riescono a vedere queste cose… vuoi vedere che allora non è tutta colpa del caldo..?!
Vuoi vedere che siamo assuefatti a quest’aria stagnante che tira e ci immobilizza i sensi  tanto da credere a quel “tale” che ci fa vedere, in tv, travi e pilastri messi li appoggiati l’uno sull’altro e dice che gli alloggi per i terremotati sono terminati….?!
Sarà quest’aria a giocare questi scherzi.?! Bruttissimo affare, in questo caso, poiché gli abbagli potrebbero moltiplicarsi come i virus e perpetuarsi in saecula saeculorum!!
Bah..!? speriamo di no.

Pescefuor  d’Acqua.

lunedì 27 luglio 2009

Cani bastardi che odiano la propria stessa terra



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Chissà  perché era una cosa che sentivamo nell’aria. Un brivido malefico che sentivamo scorrere lungo la schiena, perché la cultura in questo posto è stata sempre un elemento sconosciuto a molti personaggi che purtroppo capiscono solo il tintinnio dei soldi e l’interesse privato, ma arrivare persino a questi feroci atti di vandalismo è qualcosa di inammissibile.

Una sorpresa amara per i ragazzi e gli archeologi che sono tornati al lavoro dopo il fine settimana: il pavimento in marmo riportato alla luce agli inizi dei lavori è stato malvagiamente e ferocemente distrutto durante il week end.

Le teste di cazzo che si sono date tanto da fare per distruggere, sperando di trovare chissà che cosa, ciò che era stato portato alla luce con tanto interesse ed attenzione, hanno le ore contate e non la passeranno tanto liscia. Sono già state attivate le conoscenze del caso e quei nomi sono saltati fuori, e allora sarò la persona più felice del mondo quando li vedrò arrestati. Chi non sa rispettare la propria terra in tutte le sue componenti sociali e culturali, non merita di starci.

Resta un forte amaro in bocca per un atto vandalico che non ha giustificazioni. Qualsiasi possa essere stato il motivo di tale azione, politico o di puro interesse privato, è qualcosa che fa  accapponare la pelle a chi in questi scavi vede non solo un’opportunità per il futuro del carinolese, ma anche  la possibilità di conoscere meglio la storia di questa terra. Non tutti siamo animati dallo stesso amore, ma chi non riesce a rispettare neppure ciò che di buono c’è  sul proprio territorio o antepone altre meschine cose,  non merita di essere considerato parte integrante di una comunità civile. Merita solo la galera. E l’avrà. Bastardi.

Il Quiquirì

domenica 26 luglio 2009

A tressette come al golf


L'altro giorno si è concluso il torneo estivo di tressette a Casanova. Dopo accanite e travagliate fasi eliminatorie sono arrivati in finale quattro baldi giovanotti, Antonio Di Donato e Salvatore Sorvillo, alias Bocchetti, contro Salvatore Iovinella e Stefano Corvino. Per la cronaca l’ambito titolo, rappresentato da un florido prosciutto, è andato alla coppia Didonato- Sorvillo, quest’ultimo alle primissime ore dell’alba era in piazza a “pariarsi” giustamente. La manifestazione è stata organizzata da Salvatore Sorvillo in tutti i particolari, prevedendo anche un buffet finale con pizza e vino, buono nonostante fosse figlio di genitori ignoti. L’organizzazione in verità non è stata impeccabile anche perché mancavano regole scritte e il neo top manager Sorvillo ha dovuto fare tutto da solo. Comunque è stata una esperienza positiva per lui e per tutti i partecipanti e sicuramente l’organizzazione che condurrà del prossimo torneo sarà perfetta. Questa la nuda cronaca dell’evento ma è stato molto più interessante il suo aspetto sociale. Per la prima volta si sono visti insieme cimentarsi una ventina di ragazzi, alcuni giovanissimi, tutti insieme impegnati a superarsi sportivamente senza proteste e senza lamenti accettando sportivamente anche l’eventuale sconfitta. Si è avuto il piacere di vederli senza l’immancabile bicchiere di birra ma diligentemente impegnati come in un campo di golf. Addirittura molti per l’occasione sfoggiavano la maglietta migliore del guardaroba. Sembra qualcosa di banale un torneo di tressette ma può essere anche foriera di un nuovo modo di pensare e di incontro tra i giovani. Si può partire dal tressette ed arrivare al golf, intendendo con questo sport un' attività più nobile: l’importante è farla insieme. Il bello del paese rispetto alla città è stato sempre lo stare insieme. Questo negli ultimi anni è venuto a mancare in tutti i nostri paesini con gli scompensi conseguenti. Ciò ha comportato di vivere in paese come in città, con gli svantaggi sia del paese che della città.
Questo torneo, basato su qualcosa di futile come il tressette, è stato il termometro della potenzialità giovanile del paese. Si sono visti impegnarsi allo spasimo nel ricordare le carte, discutere, anche farsi qualche piccolo segno proibito ma per una settimana tutti insieme appassionatamente. Si auspica che in futuro il loro impegno si anche riversi su qualche attività più elevata, l’importante è che continuino a stare insieme . Il gruppo è uno scudo contro i pericoli esterni ed anche interni del proprio animo negli immancabili momenti di depressione.

TRE DI BASTONI