Leggendo un articolo interessante sulla storia amministrativa carinolese ho notato che tra i nomi dei padri della moderna Carinola vi erano dei secolari latifondisti. Il latifondo, infatti, nel meridione italiano viene superato solo verso la metà del Novecento. Non dimentichiamo che, se la nostra realtà si è sviluppata accumulando enormi ritardi, è anche a causa di un sistema feudale che è stato in parte congelato, ma non distrutto da Napoleone.
La sua occupazione italiana, per fortuna o sfortuna, è stata di breve durata se confrontate con altre tristi dominazioni. I signorotti carinolesi, che certamente festeggiarono quando rimasero unici detentori del potere a seguito della soppressione della diocesi di Carinola, non sappiamo se accettarono di più il clima riformatore francese o il ritorno dei Borbone ai quali certamente non rifiutarono la ri-obbedienza.
Diversamente, sui vasti territori di cui erano signorotti non avrebbero più avuto potere e ricco sostentamento. Comunque la storia è fatta anche di persone che hanno occupato ruoli solo perché erano più potenti che lungimiranti, più astuti che riformatori. Questi erano sempre li a mostrare benevolenza e obbedienza a ogni signore. Se in qualche occasione hanno palesato qualche sentimento liberale è stato solo perché il signore di turno esigeva troppo da loro e non perché la realtà in cui vivevano era triste, non per loro, ma per la massa di gente che viveva alla giornata. Triste per i braccianti che lavoravano instancabilmente per il signore, al quale dovevano il giusto tributo e la dovuta riconoscenza.
Erano li pronti ad ossequiare Carlo I di Borbone quando giunge Napoli dopo la fase austriaca, inneggiare Murat e le sue politiche riformiste (a patto che non avrebbe toccato i loro piccoli interessi), a re-inchinarsi di fronte a Ferdinando I delle Due Sicilie dopo la cacciata dei francesi, a guardare con diffidenza Garibaldi e plaudire all’Unità Nazionale sotto l’egida dei Savoia.
Erano li pronti ad ossequiare Carlo I di Borbone quando giunge Napoli dopo la fase austriaca, inneggiare Murat e le sue politiche riformiste (a patto che non avrebbe toccato i loro piccoli interessi), a re-inchinarsi di fronte a Ferdinando I delle Due Sicilie dopo la cacciata dei francesi, a guardare con diffidenza Garibaldi e plaudire all’Unità Nazionale sotto l’egida dei Savoia.
Erano li, sempre con il loro potere e i loro beni, durante il periodo fascista… sempre li, intangibili, camaleontici.
La storia siano noi.
La storia siano noi.