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giovedì 25 novembre 2010

Viaggio a Kabul

Mi chiamo Mario Rossi e lavoro presso il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero di  Grazia   e Giustizia con sede in Roma. Sono laureato in medicina e la mia mansione è quella di controllare la gravità della malattia dei detenuti che chiedono di uscire dal carcere per motivi di salute. Giorni fa mi è arrivata una richiesta da parte del direttore del carcere di massima sicurezza di Carinola che chiedeva il mio intervento per uno degli internati nel carcere da lui diretto. 
Ho verificato se la località fosse  collegata con Roma via ferrovia e con mia soddisfazione ho trovato  un discreto numero di treni in varie ore della giornata. Scelto il treno più consono alle mie necessità sono partito approfittando del viaggio per rivedermi la pratica come faccio di solito. Assorto nel mio lavoro il viaggio di quasi due ore mi è sembrato così di pochi minuti. 
Arrivato a destinazione sono stato accolto da una pioggia battente per cui sono scappato nel sottopassaggio per ripararmi senza riuscirci in quanto pioveva anche là. Là sotto era peggio di fuori poiché l'acqua oltre che cadere dal cielo era anche per terra ed alta di alcuni centimetri. Uscito fuori ho cercato di entrare in stazione senza riuscirvi in quanto chiusa per ristrutturazione. Nella concitazione del momento non mi ero guardato intorno complice anche la scarsa visibilità a causa della pioggia e di una leggere nebbiolina. Guardando attentamente mi sono reso conto di trovarmi in una landa deserta fuori del mondo non in una stazione normale nei pressi di un centro abitato. La mia malasorte ha voluto che fossi anche l'unico viaggiatore a quell'ora a transitare in quella che mi sembrava una stazione di posta per diligenze. Subito ho preso il mio telefonino per chiamare il direttore del carcere o qualche amico a Roma che mi desse conforto ma come al solito nei momenti di necessità la batteria era scarica.
Mi sono visto perduto guardandomi intorno vedevo solo tante auto che a me sembravano tutte grigie e tutte ammaccate come se mi trovassi all'interno di un grande scasso con annessa rottamazione. Guardando attentamente ne ho viste alcune infilate sotto un grande cumulo di immondizia. Inutile descrivere il mio scoramento e la mia disperazione per sentirmi abbandonato in un posto sconosciuto e quasi ostile oltretutto sporco. Finalmente ecco giungere una vettura da cui è sceso un giovanotto al quale ho chiesto dove potevo trovare un taxi che mi portasse a Carinola. Questi alla parola taxi ha sgranato gli occhi come se di fronte avesse un pazzo e gli avessi chiesto un milione di euro.
Con la sua faccia meravigliata mi disse che là non esisteva alcun taxi, ma sentito che dovevo andare a Carinola chiamò l'amico che stava ripartendo dicendogli di darmi un passaggio. Salito in macchina mi è sembrato di viaggiare in una diligenza non perchè la macchina fosse vecchia, anzi era nuovissima, ma per le condizioni della strada. 
C'erano buche ad ogni metro anzi si poteva dire che era tutta una buca pertanto nonostante il mio autista cercasse di evitarle con gimcane varie non ci riusciva. Inoltre ogni buca era piena di fango che schizzava fino ai finestrini dell'auto, fango che si trasformò in altro dopo un centinaio di metri. Dalla puzza non riuscii a capire se erano deiezioni di animali o rifiuti concludendo che era un mix di entrambi.

Dopo poche centinaia di metri ho visto uno spettacolo da immortalare con una bella foto, due mucche immerse nel fango fino al collo che ruminavano tranquille come se si trovassero in una bella stalla. Il viaggio continuò ancora tra scossoni vari e scricchiolii dell'autovettura che mi fecero temere per la sua e la nostra incolumità. Quella strada mi fece tornare col pensiero a qualche anno prima, quando ero stato in Afghanistan per conto del Ministero. Lì ero costretto a viaggiare sulle strade bombardate e perciò piene di buche a causa degli eventi bellici. Per un momento mi abbandonai a quei ricordi incancellabili che tanto mi avevano toccato e senza volerlo, mi sfuggì, sono tornato a Kabul. Il mio occasionale e gentile autista mi sentì ed invece di offendersi annuì asserendo che avevo ragione che anzi qui era peggio di Kabul.  Al mio inizio di esternazioni e soluzioni del problema cortesemente ma fermamente mi interruppe dicendomi che quello che si dovrebbe fare tutti lo sanno, ma nessuno si muove.
Il problema di queste zone, mi disse, è che non esistono responsabili quindi non si sa nemmeno a chi o contro chi protestare. Stesso discorso per il gran numero di rifiuti che facevano capolino sui bordi della strada che fortunatamente era migliorata. Dopo aver guadato vari fiumicciattoli che allagavano la strada a causa  della mancanza di caditoie nei fossi laterali, sono giunto al carcere. Dopo essere riuscito a passare indenne tra le buche  il fango e le acque limacciose sono riuscito a raggiungere la meta. Pensavo di aver percorso cento chilometri invece erano meno di dieci. Viste le premesse, mi aspettavo di trovare una struttura  carceraria fatiscente sommersa di rifiuti. Grande fu la mia sorpresa di trovarmi davanti ad una struttura nuovissima  all'esterno e dopo ho potuto verificare lo stesso all'interno ed  anomalia nella zona, niente rifiuti nelle immediate adiacenze. Tra me mi sono detto che strano paese, trattano meglio i detenuti che le persone libere, che forse qui siano migliori i primi?

Mario Rossi

lunedì 22 novembre 2010

Fatti, non parole

Forse mi sbaglio, ma ho sempre creduto che Roberto Saviano, nella sua incosciente ambizione giovanile, avesse sottovalutato l’effetto boomerang del suo Gomorra e quindi non fosse preparato a subirne le conseguenze. Si è ritrovato ad essere, suo malgrado, l’eroe della lotta alla camorra, lo studioso del fenomeno, il portavoce della legalità senza esserne davvero pronto né abbastanza agguerrito. Nonostante questo, devo riconoscere che Roberto non si è scoraggiato ed ha affrontato la cosa con responsabilità.
E che altro poteva fare uno che probabilmente avrà una scorta per tutta la vita o fino a quando non riusciranno ad ammazzarlo?
L’ abito che gli è stato cucito addosso dai media non so quanto gli vada stretto, ma lo indossa dignitosamente e recita la parte che gli è stata affidata con grande nonchalance, come il più rotto degli attori. Si è calato nel personaggio che gli è stato approntato e cerca di non deludere.
La sua conoscenza della malavita organizzata e del fenomeno camorra in particolare è profonda, non solo perché ne studia gli atti giudiziari, ma perché avendo vissuto a lungo  a San Cipriano d’Aversa, da bambino,  viveva una situazione di full immersion  nella cultura camorristica e ne conosce tutti gli aspetti e i principi dinamici, anche quelli più insignificanti.
Quando nel programma Vieni via con me ha asserito che  la ‘ndrangheta è radicata soprattutto al Nord e che la Lega non ne è esente, non ha detto una bugia; ha detto una sacrosanta verità. Ai signori della Lega e a Maroni l’affermazione non è piaciuta; loro vogliono a tutti i costi apparire puliti agli occhi degli italiani, ma i loro comportamenti sono ben noti a tutti. E non sono certo comportamenti esemplari. Anche tra loro, partito di “onesti”, come dice Maroni, c’è chi non ha scrupoli a immischiarsi con la malavita organizzata e lo provano le inchieste dei magistrati Ilde Boccassini e Giuseppe Pignatone di cui Maroni vuole ignorare gli atti giudiziari.
In fondo, di che cosa ci si meraviglia? La malavita organizzata mette radice là dove c’è un profitto consistente, e quale terreno migliore del ricco nord-est della penisola si presta a questo trapianto? Ai tempi di oggi, pensiamo davvero che la camorra, la ‘ndrangheta e altri fenomeni locali di organizzazioni criminali, si accontenterebbero solo degli spiccioli che riescono a strappare ai nostri tartassati territori? La malavita segue il flusso dei soldi, e i soldi sono soprattutto al Nord.
Il Ministro degli Interni non faccia tanto il santarellino, perché anche tra i leghisti ci sono molte, ma molte mele marce… Per me lo sono quasi tutti, ma questo è un altro discorso.
A parte le simpatie o le antipatie personali verso il personaggio Saviano, ben venga uno come lui che finalmente riesce a scoperchiare il pentolone e ad informare il grande pubblico su un fenomeno a lungo tenuto nascosto e di cui appena si sussurrava sottovoce.
Forse ora, con gli occhi più aperti, potremo difenderci meglio da questo mostro che divora il Paese.

Invinoveritas

mercoledì 17 novembre 2010

La prima amministrazione comunale di Carinola



Qualche anno fa, l’allora sindaco dott. Antonio Matano, mio carissimo amico d’infanzia e di vita prematuramente scomparso, mi disse che gli sarebbe piaciuto avere una lista completa di tutti i sindaci del Comune di Carinola e, soprattutto, gli sarebbe piaciuto conoscere il nome del primo sindaco e dei primi assessori del nostro Comune. Allora, non fui in grado si soddisfare la sua curiosità, e di questo me ne dolgo tantissimo, perché le mie ricerche andavano in un’altra direzione. Ora, pur non avendo ancora elaborato la lista completa dei sindaci di Carinola, posso asserire  al 99,9%  chi fossero i componenti della prima amministrazione comunale di Carinola. E credo farà piacere anche ai lettori saperlo.

*****

Bisogna ritornare  al decennio  francese (1806-1816), a quegli anni di grandi cambiamenti politici,  sociali e amministrativi che investirono tutta l’Europa e che furono la vera propulsione verso la modernità. Fino al 1806, nel nostro territorio perdurava ancora il sistema feudale introdotto dai normanni, anche se esso aveva subìto, nel corso dei secoli, diverse modifiche man mano che i baroni riuscivano  a strappare al re prerogative e vantaggi che li avevano trasformati  in tanti despoti non più controllabili dal potere centrale. Essi, i baroni, forti del loro potere, immancabilmente trasgredivano alle regole di comportamento annotate negli Statuti che ogni feudatario avrebbe dovuto rispettare  ed opprimevano il popolo con pesi ed oneri insostenibili.
Come detto in un altro articolo, nel 1806 Carinola era una Universitas retta dal Duca Gaetano Grillo di Mondragone, marchese di Clarafuentes e ultimo proprietario del territorio carinolese. A lui andavano tutte le tasse: gli affitti delle terre, le tasse sul macinato, quelle sul sale e persino su certi usi civici, diritti essenziali e naturali della popolazione; ed era lui a nominare i giudici per l’esercizio della giustizia, che tanto giustizia non era. Chiaramente.
Con la venuta di Napoleone, il Regno fu investito da una raffica di novità, da parole nuove che suonavano come musica alle orecchie di molti: libertà, uguaglianza, fraternità, parole coniate in seno alla rivoluzione francese e che si diffusero con la velocità di un fulmine, perché erano ciò  a cui  il popolo oppresso aspirava.
Il Regno di Napoli era preso e Napoleone non lo risparmiò. Fu introdotto il Codice Napoleonico, la riforma Amministrativa e, soprattutto, fu abolito quel maledetto feudalesimo che tante ingiustizie  aveva partorito.
L’apparato amministrativo borbonico, così vecchio ed obsoleto per le nuove esigenze della nuova era, fu rivoluzionato in ogni sua parte, in ogni angolo più nascosto, in ogni  lembo di terra, piccolo e grande. Fu effettuata una nuova ripartizione più funzionale del Regno con l’istituzione delle Province, i Distretti e i Circondari. Nelle Universitates, l’ inconsistente Parlamento, la vecchia amministrazione comunale che faceva comunque capo al barone, fu sostituito con un nuovissimo organismo amministrativo: il Decurionato.
Il Decurionato era un organo decisionale abbastanza snello perché costituito da un numero ristretto di persone elette per sorteggio da tutti coloro che erano iscritti nella lista degli eleggibili, lista che veniva approvata in precedenza dagli Intendenti regi provinciali. Non tutti potevano far parte della lista degli eleggibili a decurione, ma solo coloro che avevano una rendita annua imponibile non inferiore a 24 ducati.  Il potenziale decurione poteva essere anche analfabeta ma, insieme ad altri decurioni, analfabeti anche loro, doveva costituire  1/3 dell’intero organo collegiale.
Con queste premesse, è chiaro che veniva esclusa dalle decisioni della Comune la maggior parte del popolo, analfabeta e povero. Spettava perciò al Decurionato farsi carico di tutte le esigenze della popolazione carinolese e soddisfare i suoi bisogni in tutte le fasce d’età.

La prima squadra di ‘gentiluomini’ che costituì la prima amministrazione comunale carinolese era così composta:


Giacomo Rozera, sindaco
Antonio Saraceni, decurione
Filippo De Simine, decurione
Antonio di Theo, decurione
Giuseppe La Provitola, decurione
Giacomo Spani, decurione
Antonio Dinella, decurione
Gaetano Martullo, decurione
Pietro Mazzucchi, decurione

Questi gli  uomini che dovettero far nascere ed organizzare la moderna Amministrazione Pubblica di Carinola  a cominciare dal 1809, ma che solo verso il 1813 divenne funzionale in ogni sua parte.
Possiamo solo immaginare con quanto impegno e quanta energia questi uomini affrontarono il loro oneroso ruolo di “padri” della nuova era. Grazie a loro, Carinola iniziò il suo cammino verso la modernità che, pur tra alti e bassi o rallentamenti, non ha mai conosciuto soste.
Attenzione però: non bisogna dimenticare che, malgrado i rivoluzionari cambiamenti, il periodo napoleonico fu pur sempre un periodo di monarchia assoluta. Anche l’Amministrazione Pubblica diventava quindi uno strumento, sicuramente più moderno e sciolto, per tenere sotto controllo l’intero Regno e ben saldo il potere. In questa ottica va quindi visto l’operato del Decurionato che, se da un lato liberò il popolo da tanti pesi nei confronti del feudatario, dall’altro segnò l’ascesa della borghesia che acquisì in maniera esclusiva il potere politico.
Ma questa è un’altra pagina.

Clio

Fonte: Archivio di Stato di Caserta – documenti del decennio francese



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domenica 14 novembre 2010

Il difficile è asciugarsi


Fermo, dritto, rigido, sicuro.
Petto al sole e braccia al vento, con i piedi ben saldi. Chi prima chi dopo, tutti devono passare di qui. Almeno quelli che intendono inzozzarsi di nuovo, praticamente tutti.
Si perché lo zozzo piace, non passa mai di moda, piace a me piace a te piace a tutti. Piace ai giovani- adulti - vecch i- signore- signorine - preti - chierichetti- educati - silenziosi - perbenisti-malbenisti, odontoiatri - cani- parrucchieri - il terzino della s.p.a.l - l’avvocato della sinagoga -   Lo zozzo piace a tutti. Ma non ci si può inzozzare come si deve se non si è puliti o meglio se prima non ci si ripulisce. Ripulirsi non è difficile, inzozzarsi è un po’ più complicato ma ci si fa la mano diventa un gesto naturale. Decisamente più difficile è asciugarsi. Ci vuole pazienza. Tutti quelli che non vedono l’ora d’inzozzarsi devono passere di qui, c’è poco da fare. Belli puliti e profumati oh questo profuma di giglio….. Tutti con la faccia al sole allegramente insieme ma tutti per se in un rigoroso tribolante silenzio d’attesa. Una calma che vibra. Tutti umidi, tutti ad attendere l’ zozzo. Ma prima bisogna far evaporare il bagnato che appesantisce tutto e tutti. Calma e pazienza ci vuole per asciugare le proprie lacrime e quelle degli altri, il sangue che ti schizza addosso dopo qualche buono affare. Ma che importa una bella lavata e tutto va via. La cenere, la polvere delle case tirate su in un giorno e cadute giù in una notte, il sudore dei negri nei campi di pomodoro. Tutto va via. Il rossetto delle minorenni che sembrano esperte donne? Anche quello via. Pulire è semplice….
È asciugarsi che…… ci vuole pazienza altrimenti anche quando sembra che tutto è pulito rimane la puzza. O dio c’è sempre qualcuno smanioso di inzozzarsi che di pazienza non ne vuole proprio sapere e subito si tuffa a capofitto nello zozzo ancora tutto bagnato. Il risultato? Uno zozzo così zozzo che anche per chi dello zozzo ne ha fatto una religione è troppo una cosa zozza, precludendosi la possibilità di ripulirsi e continuare ad inzozzarsi. Bisogna sapere inzozzarsi; piano piano una macchia per volta, una fetore per volta. Ci vuole pazienza tanto chi prima o dopo tutti devono passare di qui. Fermo, dritto, rigido, sicuro.
Petto al sole e braccia al vento, con i piedi ben saldi. Chi prima chi dopo, tutti devono passare di qui. Almeno quelli che intendono inzozzarsi di nuovo, praticamente tutti. Fermo, dritto, rigido, sicuro.

 Calzino a righe

venerdì 12 novembre 2010

Indagini in corso….

L' impianto di Mondragone
La Procura della Repubblica di Santa Maria sta indagando da qualche giorno, affidandosi ai Noe e all’Arpac, su alcuni lavori pubblici relativi alla depurazione delle acque nel carinolese.
Per ora sono state messe sotto sequestro tre aree, due a Santa Croce ed una a Carinola, ma tutto fa intuire che le indagini siano appena iniziate. Per questo motivo sono scarse le voci venute fuori. Tuttavia si sa che il periodo dei fatti sotto inchiesta andrebbe dal 2006 in poi.
Che cosa stanno cercando non ancora è chiaro, poiché per adesso, oltre a mettere i sigilli hanno portati via quegli atti dall’Ufficio tecnico che interessano le indagini. Provando comunque  a collegare i pochi elementi a disposizione, è probabile che i tre lavori sulla depurazione - sulle cui rispettive aree sono scattati  i sigilli lunedì sera-  non convincano del tutto gli inquirenti per il modo in cui sono stati esegiti. Quindi hanno proceduto al sequestro. 

Un impianto funzionante
Qualcuno invece pensa che si tratta di impianti così vecchi, che necessitando di costante manutenzione, poco o  niente affatto fornita, siano finiti per risultare inefficaci. Per ora nulla si può scartare. E’ altrettanto possibile poi che si tratti di un piano, di un’azione investigativa, ben più ampia, di controlli che arriveranno o sono già arrivati in altri comuni  per assicurare che la situazione sulla depurazione delle acque, nei comuni litoranei, sia effettuata come si deve, visto che la Regione sta pensando di investire nei prossimi mesi sulla bonifica del litorale domitio, fogna per tanti anni di scarichi industriali e civili, compiuti, come sappiamo, in modo abusivo.
Negli ultimi anni poi, grazie ad importanti indagini sull’ecomafie e sulla mala amministrazione delle politiche ambientali locali, le questioni di risanamento sono diventate di stretta attualità,  ed anche a Carinola, come si vede, qualcosa si sta smuovendo. 
Per anni si è preferito rimandare, occuparsi d’altro, investire in altro, così ci ritroviamo ora nel 2010 a capire ancora se funzionano o meno i depuratori nel Comune, per le acque reflue e per quelle sporche. Nonostante la tassa che molti pagano sulla depurazione.
Infine, è triste, ma altrettanto probabile credere che, quando arrivano i sigilli, vuol dire di fatto rimandare a chissà quale tempo nuovi interventi sugli impianti. Ammesso che questi abbiano mai iniziato a funzionare.

Reporter

martedì 9 novembre 2010

Il Rottamatore di Carinola

Il termine rottamatore è da giorni diventato di moda perchè usato ed abusato da tutti i giornali ed i commentatori politici. Pronunciato per la prima volta dal sindaco di Firenze riferendosi ai suoi big di partito questo termine ha identificato il desiderio di molti di svecchiamento e di rinnovamento. I giovani da sempre aspirano a ricoprire i posti dei vecchi in tutti i campi ,non solo politici ma anche economici e perfino religiosi. Da sempre i giovani considerano le generazioni più anziane meno preparate di loro o addirittura degli incapaci. Realizzare questo sogno di molti giovani non è molto semplice, detronizzare chi si è piazzato su una poltrona è un’ impresa molto ardua anche perchè l'occupante si è creato delle leggi che lo difendono. Molto facile se scoppiasse una guerra ma difficilissimo in tempi di pace. Chi prima di affrontare una qualunque impresa fa calcoli e preparativi meticolosi sicuramente non è un giovane, almeno di spirito. Chi è giovane sogna o si prefigge un obiettivo ed agisce per raggiungerlo senza calcolare nè l'interesse né le conseguenze di un eventuale fallimento.

Chi è giovane dopo aver combattuto anche se sconfitto è felicissimo di averci provato. Questo è lo spirito che anima I giovani innovatori del PD che tentano di mandare in pensione i vari D'alema, Fassino, Bersani e capozona vari che da decenni detengono il potere. Loro sanno che l'impresa è quasi impossibile ma forti della giustezza delle loro idee, ci provano. Meglio essere sconfitti dopo aver combattuto che vivere da vinti senza averci nemmeno provato. Anche Carinola ha il suo Renzi anche se milita nel centrodestra anzichè nel centrosinistra. Questi è il dottore De Crescenzo che emulando i vari medici della zona si è schierato da qualche tempo nell'agone politico carinolese.

Meglio non tracciarne il profilo umano per evitare di scivolare nel pro o anti la persona. Basti dire che è una persona socievole ed a disposizione di tutti senza distinzione di censo o condizione economica, doti necessarie per fare politica. La dote principale resta quella di essere un giovane politico che per alcuni è un difetto per moltissimi una virtù. La sua idea è semplice quanto velleitaria: mandare in pensione i politici locali che da molto tempo calcano la scena amministrativa del comune. In verità consapevole della sua poca esperienza non desidera eliminarli tutti ma solo una parte, ovviamente quelli che sono amministratori da moltissimi anni come Russo, Di Biasio. Marrese, De Risi e qualche altro. Gli altri sarebbero invitati a fare un passo indietro ed entrare in lista con compiti meno visibili ma certamente molto importanti mettendo a disposizione la loro esperienza. Questo loro sacrificio servirebbe molto per il bene della comunità penalizzando un poco i loro interessi personali. L'idea è buona e lui ci crede: sarà realizzabile? Sicuramente non con l'accordo degli interessati ma costringendoli. Se continuerà a raccogliere consensi intorno al suo ambizioso progetto prosciugando il consenso dei vecchi boss alquanto decrepiti può darsi che si convincano di confluire in un discorso innovatore.

La sua convinzione è che solo con un progetto innovativo Carinola potrà uscire dal pantano in cui è arenata per colpa di tutta la vecchia classe politica tesa più a realizzare ambizioni personali che l'interesse comune. Vorrebbe convincerli che le due cose ovvero interesse pubblico e personale dovrebbero marciare insieme dando la precedenza al primo. Per adesso l'unico progetto di novità e ammodernamento della politica carinolese viene da questo giovane professionista che sicuramente sarà corroborato dall'entusiasmo di tanti altri giovani, se non di età sicuramente di pensiero. Anche se non ci riuscirà sicuramente sarà felicissimo di averci provato per dire a sè stesso “ho combattuto quindi sono giovane”.

Plinio il giovane

domenica 7 novembre 2010

Nostalgia canaglia…

Leggendo qualche lettera aperta e che a mio avviso sarebbe stata buona cosa lasciare chiusa e sigillata con la ceralacca mi viene spontaneo dire che se nel centro sinistra locale il nostalgico  letterario aperto non trova dei riferimenti, raggelo quando penso che i suoi possano essere Landolfi, che grazie alla politica ha trovato un lavoro e Coronella per il quale già parlarne è troppa concessione. Certo,  vedere l’evoluzione  anzi l’involuzione della politica locale carinolese  mi lascia veramente nauseato. C’è chi pensa ancora alla destra, alla sinistra e al centro come entità ideologicamente pure che possano trovare applicazione nella politica locale. E provate a smentire lo scrivente esaminando attentamente le persone che a livello locale si fregiano di queste pure appartenenze rispetto alla vita che conducono. Conservatori, cristiani, progressisti o opportunisti? Magari esistessero ancora quelle ideologie. Credo che oggi a  Carinola vi sia spazio solo per chi voglia fare politica  esclusivamente per il proprio tornaconto. Basta con queste nostalgie canaglie. Certo è che a votare Mannillo non è stato solo quella parte dei duri e puri di destra, ma anche molte persone che si riconoscono in altri schieramenti che forse, a differenza dei puri di destra, hanno accettato la cosa sperando nel progetto di quella coalizione.  Io ho votato Gennaro indipendentemente dalla sua appartenenza o coalizione e credo che molte colpe del suo crollo siano da attribuire anche a qualche viscido politico che bazzica nel centro-destra. Se questi destroidi sono così convinti di perseguire l’onestà o la legalità all’atto pratico si schierano con Fini o con quella destra che preferisce assecondare certa mala politica che oramai emerge sempre di più a livello nazionale? 

Anonimo via web

mercoledì 3 novembre 2010

ELOGIO DELL'INEFFICIENZA

Quando si parla di emergenze ed inefficienze tutti si affannano a cercare i colpevoli di tali catastrofi quasi tutte facilmente evitabili. Senza allontanarmi troppo verso la diga del Vajont ma restando ai nostri giorni mi sono sforzato di quardare da altra angolazione qualunque inefficienza analizzandone qualcuna in dettaglio. L'autostrada Salerno-Reggio Calabria per esempio fu progettata male ubicandola in un sito sbagliato e realizzata peggio da ditte improbabili per cui è stata ed è pericolosa. Quella che sembrava una grave inefficienza si è rilevata una grossa risorsa economica per una regione notoriamente svantaggiata economicamente. Quando fu realizzata si arrichirono i progettisti ed i costruttori altri, facilmente i figli, continuano ad arricchirsi oggi su quella tratta di autistrada. Non bisogna dimenticare l'effetto economico benefico che ha avuto quella inefficienza su tanti comuni della Calabria.Gran parte dei loro abitanti nei decenni  passati e ancora oggi sono vissuti bene grazie a quel lavoro. Personalmente ho sempre condannato il comportamento di chi aveva realizzato quell'opera e invocato per loro il carcere. Man mano che sono passati gli anni mi sono convinto che se l'avessero realizzata dei tecnici seri avremmo avuto un grosso discapito economico e sociale. Esaminando la crisi attuale dei rifiuti in Campania anche qui ho dovuto ricredermi. Quando fu bocciato il primo ciclo dei rifiuti stilato dalla giunta Rastrelli sono stato tra quelli che ha inveito contro coloro che chiaramente stavano creando i presupposti per un disastro. Anche su questo negli anni mi sono convinto che a parte l'immagine è stata una operazione che ha portato benessere economico a molti. Come tutti sanno il piano Rastrelli prevedeva la costruzione di sette inceneritori con due sole discariche in cui dovevano andare le ceneri di combustione e l'unido.Bocciato si passò alle discariche private, uno dei capitoli più neri per l'ambiente della Campania. In questa regione visto il basso costo di smaltimento fu portato di tutto da tutta Italia ed anche da altre nazioni europee. Mi hanno raccontato di camionisti che davano un assegno in bianco al gestore della discarica dopo di che si liberavano de loro carico velenoso. Di giorno si scaricavano i rifiuti urbani di notte quelli industriali che venivano nascosti sotto di essi. Questa attività ha portato tanti soldi a tanta gente che li hanno riciclati  in attività legali incrementando l'economia dei singoli e della comunità campana. Dopo è arrivato il maestro dei maestri Bassolino con i suoi esperti Ricordo uno in particolare un certo Facchi per la sua faccia particolarmente intelligente.In quindici anni sempre emergenza rifiuti e sempre dando alla gente l'impressione che la situazione era stata risolta.Fra squilli di trombe annunciò il nuovo piano di smaltimento che prevedeva la chiusura delle discariche private e la costruzione degli inceneritori con qualche discarica pubblica. In pratica si tornava al passato sostituendo gli inceneritori con i termovalorizzatori. Chiuse le discariche private non furono realizzate quelle pubbliche e per anni non si è saputo dove mettere i rifiuti. I consulenti di Bassolino ebbero la geniale idea di imballarli e stoccarli in vari siti dove ancora si trovano. Il risvolto economico dell'operazione è stato grandioso. Sette centri di vagliamento con centinaia di addetti, camion che portavano rifiuti da un capo all'altro della regione e l'affitto dei terreni, una manna per i proprietari. Dimenticavo i treni ed i camion che partivano per la Germania e per tutte le regioni italiane. Un giro di affari  immenso. soldi per tutti, per amici ed avversari, infatti tutti zitti tranne gruppi di cittadini che a turno hanno protestato. Arrivati al punto che si rischiava che mezza regione fosse occupata dalle balle di rifiuti e danche per far fronte alle crescenti proteste della popolazione arrivò lo specialista delle emergenze, Bertolaso. Questo anzianotto con vesti di giovanotto sempre in tuta e golfino per sprizzare giovinezza ed efficienza  in pochi giorni trovò la soluzione. Fece scavare un paio di buchi e fece buttare tutto dentro oltre a far completare la costruzione dell'unico inceneritore di cui era iniziata la costruzione. Ovviamente l'inceneritore come l'autostrada è stato costruito male in modo che non assolva in pieno al suo compito. Fra qualche anno produrrà anche emissioni velenose e dovremo risolvere un'altra emergenza ambientale. Ancora oggi lo specialista è tornato per risolvere l'ultima crisi con epicentro Terzigno con un borsa una ventina di milioni di euro da distribuire.. Un centinaio di camion di terra ed il problema è stato risolto.... per ora. Venticinquemila addetti, migliai di camion e rusope impegnate, milioni di euro di affitto annuali. erogati oltre alla grande miniera d'oro rappresentata dai depositi di balle da smaltire. Questo il grande giro economico creato dall'inefficienza di tutti questi anni. Un calo di immagini e qualche problema ambientale ma in compenso un grande ritorno economico per gran parte della popolazione che vive di rifiuti. Ovviamente non è finita il buco tra poco si riempirà e nessuno ne vuole altri quindi si ripeterà il teatrino. Si indicherà un altro sito , si costituiranno i comtiati civici, la polizia farà finta di essere sopraffatta . Nel frattempo non avendo dove sversare i rifiuti resteranno nelle strade e scoppierà un'altra emergenza finanziata da somme sempre molto cspicue. Spero  di aver fatto comprendere lo sdegno personale nei confronti dei comportamenti  che ho descritti. Comunque nonostante il mio biasimo e quello di tantissimi i fatti, anche se raccontati in minima parte, restano quelli senza tema di smentita.

IL CONSULENTE 

lunedì 1 novembre 2010

Ecologia e res pubblica

Ma che bravo il comandante, sempre ligio al dovere! Con la sua nota sensibilità, interviene con solerzia per premiare ogni buona azione di cittadini volenterosi. Anche questa volta non si è smentito. Appena ha saputo della bella iniziativa ecologica dei cittadini casanovesi, ha subito mandato due vigili, casanovesi anche loro, a prendere i nominativi di tutti i volontari che ripulivano la villa comunale dalla monnezza che ristagna là dentro da mesi.

Sono sicuro che ognuno di loro riceverà a casa il grazie ufficiale del Comune, con un piccolo regalino allegato: magari una scopa smaltata in oro di Bologna a ricordo dell’interessante giornata.

Non si può non premiare un’iniziativa cosi responsabile e civile, l’ennesima a dire la verità.
I cittadini di Casanova si dimostrano sempre molto coscienziosi verso la cosa pubblica cittadina; perché appartiene a tutti, nevvero? Altrimenti che senso avrebbe quella parola “pubblica”? E siccome in tutto ciò che è pubblico ci giocano i bambini, ci stazionano gli adolescenti, ci passeggiano i vecchi, allora è d’obbligo mantenere pulito l’ambiente, anche per offrire un minimo di sicurezza a chi lo usa, di giorno e di notte. E siccome i commissari prefettizi, gli operatori ecologici e quelli socialmente utili sono presi da ben altri problemi in questo periodo d’emergenza totale, ecco che i cittadini hanno voluto dare una mano all’amministrazione pulendosi da soli la villa. Che male c’è? E’ solo questione di collaborazione; non è così che si fa in tutte le famiglie?

Se noi riteniamo che il nostro Comune di Carinola è una grande famiglia, allora non deve sembrare strano che molti suoi figli sentano la responsabilità civile di pensare anche agli altri. Credo anzi che sia un’iniziativa da ammirare, anche se, certe volte, come tutti i figli molto buoni ma  impulsivi, ci si dimentica di dirlo al papà. E allora il buon papà che capisce e comprende fa solo una tiratina d’orecchi, ma lascia correre.
Bah, in fondo i problemi di Carinola sono ben altri. E si può dire quello che si vuole, ma un po’ di pulizia non fa certo male!

 Ecologista

venerdì 29 ottobre 2010

(Sogniamo di scrivere il nostro futuro)


La Statua di Re Lear a Chicago

Parliamo subito di Carinola, terra bruna, assolata e addormentata. Ma ricca. Ricchissima e verde, abitata da troppi sognatori, ma anche da gente abietta, da molti indifferenti e da pochi coraggiosi. E se dimentichiamo qualcuno, lasciamolo pure dormire ancora. Una domanda giusta credo, quella di domandarsi che cosa si desidera. Ma lo stesso vale per chi ha bisogno di andarsene via. Lontano. Ma tornerà?Chissà…

“Il desiderio è la vita - diceva ieri sera al Teatro Nuovo un meravigliante Albertazzi - finchè si desidera si è vivi”. Questa breve battuta, ma carica di significato, detta alla fine di un così trascinante adattamento di Lear (da William Shakespeare, realizzato da Antonio Latella e Ken Ponzio) mi ha aperto improvvisamente gli occhi, più di quanto non li avessi già. Una rara sensazione dentro una visione altrettanto irripetibile. Perché in fondo questo è il teatro, così come la vita. Un soffio di parole che si possono ascoltare come un battito d’ali.

Parole a cui seguono belle cose.

Ma dicevamo dei desideri. Timidi, audaci, spregiudicati, sporchi, vecchi e nuovi. Buoni e cattivi. In tutte le comunità si tessono questi ed altri elementi. E nel nostro caso, quali desideri la spuntano? I peggiori o i migliori? Scusate tanto questo tono dubitativo, ma il teatro non dà risposte. O almeno non le dà subito. Illumina, certo, ma che cosa c’è di meglio di una buona domanda?

Sarebbe già un primo passo se i nostri Coleotteri della politica, imbarazzati dalla verità, grassi di ritardi e di menzogne, si ponessero buone domande; per noi, ovviamente, non per loro stessi. Forse se ne fanno già troppe per conto loro...Sarebbe meglio se decidessimo di dimenticarci un po’ di questi arronzoni, ficcanaso ed ingordi, e invece provare a farci noi delle buone domande, e da queste partire, inseguire i desideri…

Ma non perdiamo il filo del discorso, che forse può anche non esserci. Un filo che dondola ancora. Forse subisce una nenia, quella della televisione spazzatura, delle chiacchiere che a volte fanno anche bene, ma ci distraggono troppo e ci dopano. E a volte finiamo per appassire. Da noi, servirebbe … E’ inutile, meglio parlare d’altro… Di teatro.

*

Non conoscevo la storia di re Lear. Me l’ha raccontata una mia amica poco prima di entrare a teatro. Banale definirsi colpito dopo uno spettacolo, ed, infatti, dirò “rinnovato” da una performance davvero singolare, avanguardistica quanto semplice, quella di Giorgio Albertazzi e dei suoi attori, che hanno deciso di “mettere a nudo” il teatro, la trama, la storia, le parole. “Parole extraquotidiane”. Tutto praticamente, era nudo, anche il pubblico, che si alzava, seguiva, spiava.

“Giovinezza, maturità, la solitudine della vecchiaia… un vecchio solo ha mille anni…”Lear dopo aver creduto di divider bene il suo regno, impazzisce; rimane solo. Due delle sue figlie contribuiscono a ciò. La terza, invece, che per il profondo amore della verità, ne è esclusa, lo amerà fino alle fine, sinceramente, in un modo così totale da consentirgli di “entrare nella notte ad occhi aperti”. Fino alla fine Lear quindi ha saputo risorgere grazie a Cordelia, e trovare la forza dentro di sé per sollevarsi, fuggire la pazzia.

E’ stato un tuffo nella storia dell’umanità. E poi la stessa fisiognomica di Albertazzi ne incoraggiava la suggestione: un volto di uomo che avrebbe potuto vivere in ogni età, dal tempo di Cristo a quello dei Provenzali, passare indifferente per le strade di Agrigento, consigliare Alessandro il Grande a Gaugamela, combattere per la liberazione della Spagna franchista, camminare nel mondo fino ad oggi…

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Già, oggi..Che cosa facciamo oggi? E domani cosa faremo?

Che cosa desideriamo ardentemente?


Rinascere, rialzarsi, risalire… desideri come altri..



Emilio Votaterra

mercoledì 27 ottobre 2010

Lettera aperta a Mattia Di Lorenzo

Caro Mattia,
ho letto e continuo a leggere tutti i tuoi interventi sui siti locali in particolare dal famoso scioglimento del consiglio comunale.
Mi colpisce sempre, anche se dovrei esserci abituato, la tua capacità di analisi e la tua abilità a ricondurre i problemi al contesto e giudicarli nell’ambito dei valori della destra, che spesso richiami esplicitamente.
E’ per queste ed altre capacità oltre che per la tua bella retorica che ti abbiamo da sempre riconosciuto nostro leader.
I partiti potranno pure essere in crisi ma noi no. Noi abbiamo ancora tutti i nostri valori ed i nostri riferimenti, sia a livello locale che nazionale. La fusione con forza italia non ci ha cambiato più di tanto, anzi ci permette di governare.
Perciò, già sai bene quanto è stato difficile per noi accettare la candidatura di Gennaro la volta scorsa, ma l’abbiamo digerita, anzi ci siamo detti: prendiamo un pezzo dell’altra parte per poterla sconfiggere. Un pezzo, appunto, che si innestava su un corpo omogeneo del nostro centro destra e quanto fosse un corpo estraneo glielo avete ricordato quando avete costituito il gruppo consiliare del PDL.
Ora mi sembra esattamente il contrario, da quello che dice Galdieri, vuoi staccare un pezzo di destra (un altro pezzo si sta già smarcando) per buttarlo tra le fauci della sinistra con verdi, dipietristi e comunisti. Che speranza abbiamo?
Noi non siamo l’UDC, quelli dei due forni, loro vanno a destra o a sinistra a seconda della convenienza e ne hanno fatto perfino una filosofia ufficializzata da Casini!
Lo so che nel centro destra locale c’è qualche stronzo ma stiamo nell’alveo naturale delle cose, ne possiamo parlare con Coronella e Landolfi per risolverle, di là con chi parliamo?

Almeno ti candidano a Sindaco?

Io, dopo tanti anni, non me la sentirei di seguirti su questa strada e non mi sentirei traditore.
Perciò, qualora fosse vero ti prego di pensarci bene prima di fare questa scelta, altrimenti smentisci Galdieri quanto prima.

Un tuo elettore

sabato 23 ottobre 2010

Terzigno: le bugie hanno le gambe corte

 
Mi sembra di star rivivendo un incubo che a noi, abitanti di Carinola, ci ha appena sfiorato. Siamo stati più fortunati noi carinolesi ad avere chi ci ha liberato del mostro monnezza che stava per divorarci e ad avere un cava così piccola che non poteva far gola più di tanto se non a chi ci guadagnava qualcosa.
Gli abitanti di Terzigno e Boscoreale non possono dire la stessa cosa. Due milioni di metri cubi di monnezza sono una montagna, un’enorme vergogna di rifiuti che andrà ad intaccare le falde acquifere, l’aria, le produzioni agricole, il turismo, l’economia e soprattutto la vita dei cittadini. Un territorio da cui hanno tratto, traggono e trarranno sussistenza migliaia di persone sta per essere violentato, per sempre distrutto da chi queste persone le dovrebbe tutelare e difendere: lo Stato

Nei TG ho visto uomini, donne, ragazzi, vecchi e persino bambini che cercavano di intenerire le forze dell’ordine. E poi li ho visti sconfortati, disperati, arrabbiati, difendere con la forza e con azioni da guerriglia, bruciando camion e strappando bandiere italiane,  il loro diritto alla salute, alla vita contro lo Stato, un nemico finora aleatorio, ora diventato improvvisamente concreto.
Le possiamo chiamare fuorilegge queste persone? Le possiamo chiamare criminali? A chi dobbiamo effettivamente dare questi aggettivi? Ad uno Stato cialtrone, incapace di risolvere i problemi dei cittadini e che sta permettendo la disgregazione della società italiana in mille pezzi. E che per primo non rispetta le leggi, volendo aggredire  un Parco naturale protetto, quello del Vesuvio, e la dignità dei cittadini. Lo Stato è quasi sempre il primo nemico dei cittadini; mi dispiace dirlo, ma è così.

Circa tre anni fa, il Presidente del Consiglio si beava della sua boria, davanti ai cittadini campani, dicendo di aver risolto il problema rifiuti di Napoli. Certo, nascondendo la monnezza sotto il tappeto! Ora il tappeto è pieno ed ecco che la monnezza salta fuori di nuovo. Con una faccia da fariseo meschino, il Presidente accusa le amministrazioni locali perchè non hanno dato via alla differenziata. Potrebbe anche avere ragione, ma dove sono gli organi istituzionali di controllo che avrebbero dovuto verificare se la differenziata veniva fatta? Il problema dei rifiuti in Campania è talmente catastrofico e tragico, che non si può trattarlo come un qualsiasi problema amministrativo. Lo Stato  vuole il capitalismo? Che sia allora in grado di risolvere i problemi del capitalismo, di cui  i rifiuti sono l’aspetto più devastante. Lo Stato DEVE  intervenire. Ma non nel modo in cui lo sta facendo, quanto creando a livello nazionale una filiera per il riciclaggio e lo maltimento  dei rifiuti. E' una cosa così irrealizzabile? Non serve e non servirà gettare i rifiuti in enormi buchi vuoti. Il problema, dopo un po’, si ripresenterà di nuovo.

Bene perciò fanno gli abitanti di Terzigno e Boscoreale a farsi sentire e combattere lo Stato. Bene fanno a pretendere che la loro esistenza venga rispettata e tutelata. E bene fanno a pretendere che il problema venga risolto in altro modo.  A loro va tutta la mia solidarietà.


consigliamo vivamente la visione di questo breve filmato 

Lady O

mercoledì 20 ottobre 2010

riflessioni amatriciane su Marrese

Tenetevi forte. Quello che sto per dirvi potrebbe stramazzarvi al suolo. Per infarto del miocardio o per incontenibile crisi da riso. Antimo Marrese, in arte Antimus Mutus, ha messo nero su bianco, è salito in cattedra e, stufo del dilettantismo imperante, ci ha propinato il suo vangelo : un vero e proprio decalogo con tanto di precetti e dettami da seguire per mettere in atto una sana azione amministrativa e tendere al rilancio e allo sviluppo della nostra comunità. Un compendio di una terapia ad ampio spettro che spazia dalla conoscenza del territorio, fino ad arrivare alla imprescindibilità dei partiti, intesa come fucina di idee e palestra obbligata per la selezione della classe dirigente. Belle parole e propositi ancora migliori. Peccato che a diffonderli, come un novello apostolo, casto e puro come tradizione vuole, sia proprio lui : uno dei più pericolosi dinosauri della politica carinolese, sulla scena da oltre un quarantennio e fedele servitore di un solo credo : il suo!

Ma chi è Antimus Mutus ? Dall’ elenco telefonico risulterebbe essere un coltivatore diretto e, di per sé, questa è già un’ offesa verso chi, per davvero, quotidianamente sopporta il peso della usurante fatica della terra (lo vorrei vedere appresso alle mie vacche). Entra in politica agli inizi degli anni settanta, ovviamente tuffandosi a capo fitto tra le braccia di Mamma Diccì. La cosa gli piace, ha fame e comincia a fare capricci per avere il privilegio di attaccarsi alle mammelle della adorata mamma. In casa ha una sorta di fratellastro che gli insidia il posto e spesso arriva prima di lui : Aldo Migliozzi. Mamma Diccì però è esperta e capisce subito che tra i due a promettere meglio è Aldo ma, da buona Mamma del sud rurale e contadina, considera Antimus pur sempre “nu piezz ‘e core” e gli concede il latte in polvere del Comitato di Gestione dell’ Usl, siamo negli anni 80. Qui Mutus arrotonda la sua indennità di Assessore sempiterno e, strisciando come un serpente, ora con Loffredo, ora con Marcantonio, ora con Fiorillo, tira dritto per quasi un ventennio. Il suo motto, tanto per non derogare dagli spagnoleggianti aforismi della terra dei lazzari che furono è : ”Francia o Spagna purchè se mangna!” Improvvisamente però il cielo sopra di lui si ottenebra, arriva la saetta : il Consiglio comunale di Carinola viene sciolto perché ritenuto condizionato dalla criminalità organizzata. Mutus è preoccupato, colto da un momento di sbandamento, vede allontanarsi i privilegi di Mamma Diccì ma ha il merito di non darsi per vinto. Si mette in quarantena.

Meno di ventiquattro mesi ed è già pronto per il CCD di Pieferdinando Casini : in pubblico va dicendo che odia i comunisti e che si sente di Centrodestra. Si candida perfino alla Provincia, per mano della divina provvidenza non viene eletto. Intanto a Carinola mamma Diccì ha allevato un altro dei suoi figli migliori, ormai pronto per il grande salto : il giovane Di Biasio si è fatto strada, ha prevalso su quel buon uomo che era Antonio Matano. Marrese si guarda intorno, vede il Polo della libertà infestato dai Grimaldi e decide di cedere alle lusinghe di Pasquale e del Dibiasismo galoppante che annovera, tra i più pedissequi interpreti, Il sig. Giovanni Di Gennaro, altra meteora generata dalla vacatio della Democrazia cristiana, nel caso di specie quella casanovese. Pasquale comprende che Mutus può coprirgli una frazione, lo coinvolge nella gestione con tanto di licenza e agibilità. Mutus ne è grato, fa tesoro di quelle linee di credito e dimostra fedeltà in ogni occasione utile. Se ne sta zitto, come da quarant’ anni, come una statua. Dispensa certificati e accresce il profilo clientelare dell’ un’ azione amministrativa di per sé già deprimente. E cresce, tanto.

Con Pasquale supera tutti i travagli politici, approda dapprima nel il PPI, poi passa alla Margherita e, infine, si fonde con i DS in quel fritto misto cucinato con olio andato a male che è il Partito Democratico. Pasquale è contento, felice, compie salti di gioia e quando finalmente capisce che non può fare il Sindaco perché la legge glielo vieta, spinge Mutus verso il grande salto. Questi ha una sola titubanza : chi parlerà in campagna elettorale? Io non la faccio da una vita, a mala pena pronuncio le vocali e sbaglio tutte le finali, dice. Pasquale lo rassicura, ci penso io. Amen. Arriva la corrida delle elezioni e Mutus viene nascosto come un cane colto da improvvisa zoppia prima di essere catapultato sulla passerella di una Kermess di bellezza per esemplari a quattro zampe. La gente, il popolo, quello che Marrese invoca a che titolo non si sa bene, ne sgama l’infimo livello. L’ esito è scontato : Mutus perde! Di Biasio se ne fa subito una ragione, si rimbocca le maniche e prepara la rivincita non prima di essersi esibito in un paio di sparate in Municipio che nemmeno il miglior Benigni (con rispetto parlando). Mutus è triste , ha bisogno di una scossa, rischia l’ esaurimento, lui non ha mai perso. Non sa perdere . Non conosce nemmeno il significato del termine opposizione. Vuole riciclarsi, secondo alcuni pensa seriamente al suicidio ma, questa volta, la longa manus della provvidenza si ritira……..(Peccato) .

Bisogna intervenire, il trattamento sanitario obbligatorio è dietro l’ angolo. Lo capisce bene Marcantonio, allevato con gli stesi metodi. Si lascia intenerire e va da Mutus : ”Non abbatterti, gli dice, ci sono qui io. Ti faccio fare l’ Assessore con me, gestirai con me. Tutto, proprio tutto!”. Mutus sa che Marcantonio è sincero, del resto se non ci si aiuta tra Dinosauri vuol dire davvero che al peggio non c’è mai fine. E poi c’è Pietro li giù, una garanzia. Si riprende, gongola su e giù per le strade di Casale al pomeriggio con il suo nuovo Salvatore e di mattino all’ ufficio tecnico. Marcantonio ad Antimus ha prescritto una cura, estesa poi anche a Giovanni Di Gennaro. Innovativo come medicamento, prevede la recita di un ritornello per tre volte al giorno che suona cosi : ”Pasquale Di Biasio a morte! Pasquale Di Biasio a morte!” La cura ha successo, Mutus si riprende, Marcantonio è soddisfatto e lo è perfino Gennaro Mannillo : in questo modo, pensa la nuova fascia tricolore, non cado mai.” Marcantonio come Di Bella? Errore! Sulla scena irrompe Grimaldi con una agenda chiara e precisa e con una determinazione cinica e, soprattutto, una mission da compiere.. : sistemare definitivamente la pratica Marcantonio, portare con se Mutus e dare il benservito a Mannillo.

Comincia l’ attuazione pratica : Marcantonio viene trombato in 40 giorni per ben due volte: boicottato alle provinciali e fatto fuori dal pure agognato scranno di Assessore provinciale, al suo posto (che smacco) Rosa Di Maio, che nel frattempo , dopo averne presentato la lista, ha preso le distanze opportunisticamente da Pasquale Di Biasio. Nel mezzo l’ intimazione di sfratto a Gennaro che se ne va a casa mesto e rabbioso. Mutus capisce che Grimaldi non sa cosa farsene di Marcantonio . Ormai sono solo due a credere che possa fare il candidato Sindaco : il fido Filippo e quel gran fico di Giovanni Micillo. Invero Grimaldi lo ha sodomizzato per la terza volta, forse addirittura per la quarta, (speriamo non cominci a piacergli) se consideriamo che non lo ha neppure candidato nella sua lista alle provinciali dove, molto verosimilmente, sarebbe stato eletto. E Marcantonio lo sa bene, molto bene, anche se, come un disperato, continua ad arrampicarsi e a sforzarsi di non darlo a vedere, parte che ormai non tiene più.

Allora Mutus che fa, udite udite? Scrive il suo decalogo, in pratica, emulo di Antonella Clerici, ci dà la ricetta per governare Carinola. Sa bene che Marcantonio è in off-side e ritiene che lui, strumentalizzando i socialisti della 167, quelli con il cuore nel pozzo (quello di borgo Migliozzi), possa chiudere Casale e tentare la rivincita. In fondo anche “Susanna mon amour” si è fatto il restailing per servire come paggio alla corte di Grimaldi. Il ragionamento di Mutus è di una semplicità disarmante : Marcantonio non accetterà mai la Di Maio, anche se Grimaldi ha dimostrato di non essere come Cappuccetto Rosso e di saper andare dove lo porta il… Cuore! Risultato : entro in gioco io, alla grande, e Marcantonio verrà con me, dovrà farlo per forza, nessuno può garantirlo più di me! Mutus ci crede, si gioca la carta, scrive e prescrive, spera e si gode la disperazione di Marcantonio che, giorno dopo giorno, si acuisce sempre di più!

Dopo 40 anni, ancora TU, Mutus, direbbe il grande Lucio Battisti? Si può sopportare? A proposito , sapete una delle più enfatiche uscite pubbliche di Mutus in due anni di finta opposizione qual è stata? Quella sugli scavi di Forum Popilli e sul progetto di creare un Parco Archeologico da intitolare alla memoria di Padre Michele Piccirillo. Queste le sue parole, rilasciate a Corriere e Gazzetta di Caserta (verificare per credere) : ”Si tratta di una strumentalizzazione politica.”! Giudicate voi…….

Intanto le vacche mee se le stanna a fenì, che ve pozzana accire, sti recchiuni…Ca ce vonnu ri Tibotti……….!!!

Vincenzo L’ Amatriciano