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mercoledì 25 giugno 2008

tassa sul morto = tassa sul fesso?

Sono passati più di due mesi dalla data delle elezioni amministrative a Carinola. L’argomento clou della competizione elettorale è stato senza dubbio quello della tassa sul morto. Tale tassa era stata voluta fortemente dall’amministrazione uscente, ufficialmente per assicurare un posto più decoroso ai carinolesi una volta passati a miglior vita. I malpensanti invece l’avevano bollata come l’ennesimo spreco amministrativo per realizzare l’ennesimo appalto milionario (stiamo parlando di euro) per favorire qualche imprenditore amico. La protesta popolare si era concretizzata nella raccolta di migliaia di firme con le quali si chiedeva l’abolizione della tassa e della rescissione del contratto con la ditta amica. I maligni sussurravano fra la gente che quella ditta aveva finanziato la campagna elettorale precedente risoltasi vittoriosamente per l’amministrazione capeggiata da Di Biasio sindaco, oltre a occupare qualche nipote e il figlio del dirigente dell’ufficio tecnico.

Per l’intera legislatura il vicesindaco era stato Mannillo, che era riuscito nell’intento tirando qualche pugnalata nella schiena ai compagni di partito. Da professionista della politica, il Mannillo per il rinnovo del consiglio comunale aveva fiutato l’aria poco salubre per l’amministrazione uscente, anche perché intanto era scoppiato anche il caso monnezza che aveva coalizzato l’opposizione di mestiere e la società civile del comune in una forza rilevante.
Sabotata la nascente lista alternativa di giovani con una macchiavellica inversione politica, si era portato vicino alle destre col solo scopo di realizzare il suo obiettivo di essere eletto sindaco. Le varie piroette e cambi di casacca comunque non erano sufficienti per raggiungere lo scopo, allora bisognava impiantare la campagna elettorale sul caso cimiteri. Dopo una sfilza di manifesti, di ogni taglio, in cui affermava di essere estraneo all' affare si impegnava, se eletto, sindaco a revocare il contratto con la famosa ditta assegnataria. Questo impegno, giurato da tutti i balconi insieme alla promessa di immediata approvazione del piano regolatore, è stata la mossa determinante per l’esito delle elezioni conclusesi in suo favore.

Una buona fetta di elettori lo hanno votato proprio in virtù di questi impegni e lo aspettano al guado. Per adesso, prima ha fatto una sospensione, poi ha creato una commissione di studio sull’argomento. Contemporaneamente è partita positivamente la raccolta differenziata dei rifiuti , è stato pulito il comune e, ciliegina sulla torta: ha indetto un concorso per dieci vigili urbani estivi.

Si ha l’impressione che cerchi di far dimenticare la promessa di rescindere il contratto sui cimiteri impegnandosi su altro, forse anche sul piano regolatore. Le motivazioni che serpeggiano fra la gente sono di vario genere. Qualche insigne giurista nostrano continua a pontificare che la legge non permette la rescissione del contratto senza pagare una forte penale. Altri meno alfabetizzati giuridicamente sostengono che l’affare l’avevano combinato tutti insieme e adesso lo devono portare avanti ( certi imprenditori sono alquanto irascibili se non si mantengono i patti). Altri non comprendono per quale motivo non ancora abbiano portato quel contratto in procura per far indagare sulle motivazioni che hanno portato a firmarlo contro la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini . Il sindaco in carica sembra un po’ perplesso sul come muoversi e allora prende tempo senza sapere che molti di quelli che lo hanno votato i traditori li vedrebbero volentieri appesi e non gli daranno quartiere finchè non si esprimerà con un atto formale .
Tutti sperano che se ne discuta in consiglio comunale con la convinzione che in quella sede qualcuno possa dire una parola chiara sulla grigia vicenda della tassa sul morto. Moltissimi invocano il miracolo del ritorno della parola a Marrese dopo la scoppola elettorale e racconti tutti i retroscena e i nomi degli attori protagonisti di questa ormai pietosa commedia. Aspettiamo fiduciosi.

BELFAGOR


martedì 24 giugno 2008

L’altra vacanza: gioielli italiani


L’estate ci è piombata addosso all’improvviso, come da qualche anno succede, e con il caldo che incalza si pensa alle vacanze, al mare o qualsiasi altro posto dove rifugiarsi per un po’. Chi di noi non desidera regalarsi una bella vacanza, rompere con il tran tran della quotidianità e rilassarsi in qualche luogo incantevole? Credo che tutti lo desideriamo, ma il più delle volte sogniamo paesi esteri che possano regalarci emozioni sconosciute, diverse.


Chi un viaggio se lo può permettere, non ci pensa due volte a farsi un capatina all’estero, tornando a casa carico di ricordi, di foto e di souvenirs. Chi invece un viaggio non può permetterselo, deve orientarsi verso luoghi più accessibili. Non è un problema: c’è un modo diverso di concedersi una vacanza ed è quello di andare alla scoperta di luoghi italiani sconosciuti in cui trascorrere un week end diverso. E ce ne sono tanti… basta solo guardarsi intorno.



Un’occasione di famiglia mi ha portato per caso in uno di questi luoghi, che non esito a definire un vero gioiello italiano, e ne sono rimasta profondamente colpita. Parlo del Borgo di Tragliata, a una ventina di km da Roma, sull’Aurelia.
E’ un piccolo borgo molto antico: poche case, immerse nel verde e adibite ad agriturismo biologico. Per chi vuole ristorarsi dalle fatiche e riprendersi dallo stress è veramente il luogo adatto dove trascorrere un paio di giorni in tranquillità e in intimità.
Mi ha colpito il modo in cui l’intero borgo è stato restaurato: ogni piccolo dettaglio è stato rispettato e valorizzato per cui l’atmosfera che si respira nelle case è quella familiare ed accogliente del secolo scorso, quando la famiglia viveva e si muoveva in una dimensione tutta a misura d’uomo .



Il borgo sorge su un suggestivo sperone di tufo e risale all’epoca etrusca di cui ancora conserva i blocchi delle mura perimetrali e i granai ad imbuto. Nel periodo romano, sotto Traiano, divenne una ‘domus coltivata’ funzione che ha mantenuto nel corso dei secoli. Il borgo passò poi ai papi che l’hanno tenuto fino a quando non fu acquistato, nel secolo scorso, dalla famiglia dell’attuale proprietario.



Ogni epoca storica ha lasciato la propria impronta; del periodo medioevale si conserva una torre di avvistamento pei i Saraceni, inglobata nel nucleo centrale, e una piccola chiesa. Due stupendi casali del seicento accolgono gli ospiti nei loro ambienti rustici e caldi. Si può accedere alle case più alte attraverso stretti sentieri a gradini intagliati del tufo del periodo etrusco.
Accanto al fascino del passato si può usufruire di comodità moderne che rendono la permanenza piacevole. Dal borgo si può anche andare verso il vicino lago di Bracciano in salutari e piacevoli escursioni.
Consiglio a chi può farlo di non lasciarsi sfuggire l’occasione di trascorrere un fine settimana in questo bellissimo borgo. Ne ritornerà sicuramente ritemprato e con tanta voglia di ritornarci.



Fata Morgana

sabato 21 giugno 2008

sproloquio alla pro loco

Da come abbiamo appurato dai manifesti affissi in questi giorni, la Pro Loco ha inaugurato la campagna iscrizioni che durerà all’incirca fino alla fine di luglio. La Pro Loco è una delle associazioni che più di tutte ha maggiori vantaggi e maggiori possibilità di ricevere sovvenzioni pubbliche che in teoria dovrebbero essere utilizzate per il rilancio del territorio in cui l’associazione risiede. A Carinola la Pro Loco da anni è in mano a gente che non sa neppure che cosa significa sviluppo territoriale ma allo stesso tempo conosce bene cosa significa sovvenzione.

Da anni l’associazione in questione è capeggiata da persone che non hanno fatto assolutamente nulla per il nostro territorio ma, nonostante ciò la Pro Loco carinolese rimane nell’albo regionale delle Pro Loco della Campania. La permanenza in questo albo regionale è possibile soltanto grazie ad un effettivo impegno sul territorio che annualmente deve essere dimostrato a chi di dovere. Solo così la Pro Loco può continuare a usufruire dei soldi dei contribuenti che dovrebbero servire, appunto, per la creazione di iniziative finalizzate alla promozione territoriale. Sorvoliamo sul fatto che l’associazione in questione usufruisce a costo zero di uno dei locali di Palazzo Novelli, mai utilizzato come sportello informazioni turistico secondo gli accordi fatti con la passata amministrazione, sorvoliamo anche sul direttivo il quale è composto da persone morte da anni, ma non possiamo sorvolare su come sia possibile che la Pro Loco di Carinola rimanga nell’albo regionale senza aver fatto nulla in questi anni. A questo punto le ipotesi sono due: o l’associazione ha lavorato in maniera così silenziosa che nessuno si è accorto del lavoro fatto, oppure non sappiamo chi ha fatto in modo che soltanto sulla carte vi fossero annoverato le iniziative cui dovrebbe concentrarsi la struttura associativa. Ma lasciamo perdere, e pensiamo ciò che conta: finalmente la Pro Loco apre le porte ai cittadini per rinnovare una struttura importantissima che a Carinola invece è in letargo da anni. Oggi chi veramente vuole impegnarsi sul territorio può e deve farlo grazie anche alle possibilità che una struttura come la Pro Loco possiede. E’ tempo che queste persone si tolgano di mezzo lasciando il posto a coloro che hanno idee, progetti costruttivi per il nostro territorio. Persone che fanno non che scrivono. Persone che usino le sovvenzione in maniera da poter veramente valorizzare il territorio meritando la permanenza nell’albo regionale. Persone che non lascino vuoto uno spazio concesso a costo zero e che non inventino iniziative solo sulla carta. Quindi a tutti i giovani che veramente hanno qualcosa da dire e soprattutto da fare iscrivetevi nella Pro. Loco e mandiamo in pensione queste persone oggettivamente inette per ciò che fino ad ora hanno dimostrato con il non fare.

mercoledì 18 giugno 2008

Catun si fascia di quel ch’elli è inceso


Non posso essere d’accordo con il navigatore solitario che spesso approda su altri lidi: la solitudine a volta gioca brutti scherzi e si perde l’ obbiettività delle cose. Si cominciano a vedere sirene là dove sono solo scogli.
Non si può giudicare oggi con obbiettività, quello che è accaduto più di trent’anni fa. La televisione allora era ancora in bianco e nero. Il Ministero per i Beni Culturali non esisteva ancora… Le coordinate erano diverse, le variabili diverse, così come diversa era la sensibilità e la conoscenza delle cose. Una sola cosa era la stessa, se non peggiore: la scaltrezza politica.
Non è corretto dire che l’amministrazione comunale e il popolo sono allo stesso modo responsabili per gli scempi che si sono perpetrati nei nostri paesi ai danni di noi stessi e della nostra memoria storica. Una sola è responsabile: l’amministrazione comunale. Perché?... perché non ha formato il cittadino là dove c’era da formarlo, non ha sorvegliato là dove c’era da sorvegliare, non ha punito là dove c’era da punire, non ha valorizzato là dove c’era da valorizzare. Come si dice dalle nostre parti: il pesce puzza sempre dalla testa. Ed è sacrosanta verità.

Di una sola cosa il popolo è responsabile: di non aver protestato subito e ad alta voce come è stato fatto più di trent’anni dopo per le ecoballe, ma, allora, il gene della sudditanza era ancora più attivo di ora. Secoli di oppressione sulla groppa plasmano il carattere popolare sul modello tir’ a campa’, tanto necessario alla propria sopravvivenza. Ogni tanto spunta qualche Masaniello, ma è voce singola che viene subito zittita.
A suo tempo, era il periodo della dittatura democristiana. Ogni sorta di connivenze era a portata di mano: a te cosa serve, uno scarico abusivo? Fallo, tanto chi se ne accorge. A te cosa serve, aprire una porta sulla strada in pieno centro storico? Fallo in quattro e quattr’otto e di’ che la porta c’era già prima, tanto chi va a controllare. E a te che altro serve, alzare una mansardina in pieno centro? E vai. Progettala come riparazione del tetto. Ti serve un lavoro? Fammi l’autista per qualche tempo e poi si vedrà.
Ecco come sono andate le cose per anni, e noi tutti lo sappiamo bene. Certo, i cittadini ne hanno approfittato di una situazione così; e chi non avrebbe approfittato di una situazione che facilitava cose che altrimenti sarebbero state molto più complicate?! In fin dei conti, i piatti della bilancia si equilibrano sempre allo stesso modo: tu dai una cosa a me, io do’ una cosa a te.
Caro navigatore solitario, il cittadino con la C maiuscola non si forma da solo, ma va educato, formato, istruito, magari col metodo del bastone e della carota, ma va fatto. Questo è il compito principale di ogni amministrazione comunale che si rispetti. Questo è il compito dello Stato. Ma noi sappiamo benissimo che ogni amministrazione che si è avvicendata alla guida del nostro Comune o ogni governo che si è avvicendato alla guida della Nazione, ha avuto ben altri interessi. Altri interessi. Questa è ed è sempre stata la tragedia della politica. Ai livelli alti così come a quelli più bassi. Purtroppo.
Formare un cittadino civile, sensibile a tutte le problematiche del proprio Comune e oltre, richiede degli amministratori altrettanto civili e sensibili, ma chi forma i formatori?... Le leggi dello Stato, ecco gli strumenti di formazione di ogni amministratore. Le leggi ci sono e si dovrebbero far rispettare, con le buone o con le cattive, ma quasi mai così avviene…. Come se non bastasse, arriva un Berluska, sovverte l’ordine costituito con le sue leggi ad personam, e si ritorna al punto di partenza peggio di prima. Ahinoi!
Autoassoluzione?... può darsi, ma io sono convinta che la formazione civile di un popolo va guidata e accompagnata con metodi e strumenti adatti che ne favoriscano una continua crescita.
Galatea

sabato 14 giugno 2008

Petizione on-line

Firmate anche voi la petizione on-line promossa dagli amici di piazzettaonline per la rimozione dei container di immondizia dalla circumvallazione di Casale.

giovedì 12 giugno 2008

Riappropriamoci della nostra storia


Quando ero bambina, l’acqua corrente nelle case non c’era ancora. C’erano solo le fontane pubbliche lungo la strada le quali avevano, in parte, sostituito i pozzi. File di donne con ceceni, ancelle e secchi di zinco alla mano, aspettavano il loro turno per portarsi a casa l’acqua che occorreva alle loro faccende domestiche. Quelli erano anche momenti di grande socializzazione: le donne ciarlavano, si scambiavano confidenze, spettegolavano e a volte litigavano, contribuendo a tenere ben sveglia la vitalità del paese. Quando però si faceva il bucato, la cosiddetta ‘colata’, di acqua ce ne voleva proprio tanta e allora non bastava il secchio, ma bisognava usare altri espedienti.
Ricordo che mia nonna mi portava al risciacquo sotto gli Spinaruccoli, dove scorreva il ruscello. Con un cesto pieno di panni da risciacquare ben ritto sulla testa, scendevamo giù per il sentiero, ci fermavamo a dire una preghiera davanti all’edicola della Madonna della Spina (o delle Erbe) e poi via al ruscello.
Sul posto, c’erano sempre altre donne con i loro figli o nipoti e così, mentre esse risciacquavano e sbattevano lenzuola e asciugamani sulle lisce pietre bianche messe lungo l’argine, noi bambini giocavamo saltellando di qua e di là sulle pietre che emergevano dall’acqua, rincorrevamo ranocchie, scoprivamo angoli nascosti per noi pieni di fascino.

Chi aveva la fortuna di abitare più vicino alla Fontana Vecchia, poteva recarsi regolarmente al lavatoio e lavare là i panni di famiglia, evitando la fatica di stare a tirar secchi d’acqua dal pozzo o fare lunghe file alla fontana.
Spesso anche mia nonna si recava al lavatoio e anch’io potevo godere di quell’ambiente incontaminato dove regnava sempre un’atmosfera di festa. Era una gioia per gli occhi e per le orecchie stare là, tra donne che lavavano panni ridendo e scherzando; tra bambini che si rincorrevano e si bagnavano suscitando le urla delle mamme o delle nonne; tra schizzi d’acqua che inevitabilmente venivano lanciati contro qualcuna e le cui rumorose rimostranze suscitavano le risa di tutte; tra panni che immancabilmente si perdevano nella grande vasca e non si sapeva più a chi appartenessero; tra il gracidare delle rane e il frinire delle cicale… Era vita.
Stupendi momenti della mia infanzia che mi hanno regalato equilibrio e tranquillità interiore e che vorrei riuscire a far vivere anche alle nuove generazioni che non hanno avuto la fortuna di nascere allora.
E’ vero, ora abbiamo l’acqua corrente, calda e fredda, ma troppo è stato sacrificato alla modernità.
Oggi non esiste più né il luogo né l’atmosfera di una volta. Il ruscello non c’è più; interrato da chi pensava che modernizzando e cementificando il luogo, sarebbe stato più bello. Il lavatoio non c’è più; distrutto da chi non capiva e non sapeva apprezzare il valore della storia.
La Fontana Vecchia non è altro che un postaccio abbandonato dove qualcuno ha sbizzarrito la propria pacchiana fantasia non rispettando né l’ambiente naturale né un periodo storico. E’ solo un obbrobrio che non ispira alcun tipo di emozione se non una triste sensazione di abbandono… E’ morte.
Ebbene, rivogliamo la parte della nostra storia che ci è stata indebitamente sottratta.
Rivogliamo il lavatoio e rivogliamo l’ambiente il più possibile uguale a come era prima. E, perché no, rivogliamo anche il ruscello. Basta con l’artificiosità, con il cemento dovunque, con i progetti fai da te che deturpano e rendono insignificante l’ambiente invece di lasciarlo semplice e pieno di fascino come era.
La caratteristica della nostra cultura è proprio la semplicità e la naturalità delle cose: questo è ciò che dobbiamo ripristinare per rimetterci in sintonia con tutto ciò che ci appartiene.
Spero che la nuova amministrazione raccolga il mio appello, a cui vorrei si unissero tante altre voci, e sappia restituirci quella parte della nostra storia e della nostra cultura che ci è stata così brutalmente tolta.
Galatea

lunedì 9 giugno 2008

carinola super differenziata- Speriamo che duri

A Carinola si sono vissuti mesi di lotta angosciosa contro il commissariato per l’emergenza rifiuti di Napoli che voleva allocare una discarica di balle, poco eco, nella frazione Casanova. Tralasciando di aggiungere altre note alle traversie di cui ampiamente è stato discusso su questo blog, la vita della comunità carinolese è stata fortemente segnata da quegli eventi angosciosi. Con le elezioni amministrative, i colpevoli del tentato scempio o presunti tali, sono stati puniti. Comunque i nuovi amministratori insieme ai sopravvissuti danno l’ impressione di voler voltare pagina o almeno capitolo.

Come prima azione hanno fatto partire la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani che fino a qualche mese fa avevano quasi ostruito le strade. Cumuli di rifiuti in ogni dove, strade quasi ostruite e piazze impraticabili con il pericolo di epidemie pericolose per tutta la comunità. Come con un incantesimo benefico tutto è tornato pulito e quasi non si crede alla situazione incivile in cui si era piombati se non ci fossero foto e video a documentarla. Di chi il merito? La risposta è semplice: della gente, che a Carinola è non solo erede di antiche civiltà ma cerca di viverla nonostante le istituzioni che non sempre la rappresentano. Una dimostrazione del fatto che i cittadini sono migliori dei loro rappresentanti è dato proprio dalla raccolta differenziata dei rifiuti. Il via alla raccolta differenziata fu data da un manifesto in cui si avvisavano i cittadini del giorno in cui sarebbe iniziata senza istruzioni dettagliate e senza un minimo di preparazione. Nonostante queste deficienze da parte dei responsabili tutti hanno risposto in modo ineccepibile. Tutti si sono preoccupati di separare l’umido dalla plastica, il vetro dall’alluminio e dai cartoni raccogliendoli diligentemente nelle apposite buste di colore diverso per ogni rifiuto. Chi non aveva capito se lo è fatto spiegare dal vicino più bravo e così si è avuto anche un porta a porta dell’ informazione con lo scopo di riuscire in un meraviglioso risultato, cioè quello di non vedere nemmeno un sacchetto di rifiuti nelle strade. All’impegno civile delle persone bisogna citare ovviamente quello degli operatori ecologici incaricati della raccolta giornaliera presso tutte le abitazioni. Da quando è iniziata la raccolta differenziata, mai un giorno che sono mancati al loro dovere, hanno sempre eseguito il loro compito velocemente e silenziosamente. Sì, silenziosamente, in quanto sembra incredibile veder passare i compattatori senza quel fracasso fastidioso dei cassonetti che venivano svuotati. Tutto alla perfezione in una sinergia meravigliosa tra utenti e operatori col risultato migliore che si possa sperare di ottenere. Sembra di vivere in un sogno e la più grande preoccupazione è di svegliarsi ritrovandosi di nuovo in mezzo alla monnezza. Speriamo che duri e che nessuno attenti all’efficienza di questa organizzazione dai risultati così soddisfacenti per tutti.

martedì 3 giugno 2008

I governi passano, la camorra resta

Mi è capitata tra le mani in questi giorni una piccola documentazione relativa ad un discorso di Benito Mussolini, del maggio 1927, in cui presentava la missione del colonnello dei Reali Carabinieri di Caserta Vincenzo Anceschi (una specie di super-commissario) incaricato di debellare la camorra dei Mazzoni. E’ stato interessante leggere questi dati, che in seguito proporrò, tenendo presente il clima del regime fascista (diciamolo subito che lo condanno in toto) in cui si svolgevano queste missioni, e, a distanza di tanti anni con l’informazione di cui disponiamo, farsi un‘idea, provare a riflettere su quanto sta accadendo oggi nella provincia di Caserta, dove la camorra, o meglio una decina di bande criminali che lottano per il controllo del territorio, ci tiene in scacco nonostante la sfida raccolta da alcuni Pm, politici, e pochi giornalisti.

Vediamo allora che negli anni che vanno dal 1923 al 1926 furono commessi i seguenti reati: 171 oltraggi alla Forza Pubblica, 318 incendi, 169 omicidi, 918 lesioni ,1082 tra furti e rapine , 193 danneggiamenti . Ma questa non è che una parte. In ogni modo dopo le gesta del colonnello Anceschi molto cambiò - anche se si sbagliò a credere che la camorra fu estirpata per sempre- e tuttavia con un lavoro energico furono arrestati 1699 affiliati nella sola zona dei Mazzoni e nella zona di Aversa 1268. Ma da allora quanto sono cambiate le cose in questo senso, o forse possiamo parlare di peggioramento considerando le ingerenze della malavita nella pubblica amministrazione, con gli imprenditori che fanno da mediatori? Gli ultimi fatti successi a Casal di Principe con l’assassinio di Michele Orsi, quanto hanno scosso l’opinione pubblica? Ce l’aspettavamo per caso? Tutta questa paura- la prima è la mia- di parlare, di voler raccontare dovrebbe, ma quando mi chiedo, esplodere nella popolazione ed invogliarci a ribellarci da questa maledetta piaga, vecchia di trecento anni e che fa così male nelle nostre coscienze che forse vi abbiamo fatto l’abitudine. Dalla più piccola azione bisogna partire, condannarla quando sentiamo che in qualche modo è un pezzo della mentalità camorristica, e con coraggio partecipare a manifestazioni che interessano in particolare le roccaforti dei camorristi, ma che in fondo interessano anche noi. Chiudo con un pensiero di Pasquale Villari(1826-1917), il primo, tenace, scrittore anti-camorra: “Il male è contagioso come il bene, e l’oppressione, specialmente quella esercitata dalla camorra, corrompe l’oppresso e l’oppressore, e corrompe ancora chi resta lungamente spettatore di questo stato di cose senza reagire con tutte le sue forze”-Da Le lettere Meridionali.
Il primo morto di sonno.

domenica 1 giugno 2008

Un regalo agli amici di Casale


E’ ben noto a tutti noi che Casale è la frazione del Comune di Carinola dove la musica ha sempre trovato terreno fertile ed entusiasmo per esprimersi attraverso persone che ne hanno coltivato l’amore e curato la crescita negli anni.
Io stessa ricordo ancora la passione musicale del prof. Squicciarini, uno degli ultimi maestri della vecchia guardia e mio insegnante alle medie, il quale cercava di trasmettere a noi alunni l’amore per la musica, trascinandoci in lunghe ed accese discussioni che riguardavano questa o quell’opera melodrammatica.
La Banda Musicale di Casale è stato il risultato di quest’amore per la musica. Purtroppo, con la morte degli ultimi maestri, Squicciarini e Sabbatiello, le cose sembrano alquanto cambiate e oggi della Banda di Casale esiste solo il ricordo.
La Storia della Banda Musicale è stata raccontata molto esaurientemente dal prof. Michele Lepore sul sito Casaleweb e invito tutti a leggerla, ma voglio regalare agli amici di Casale un documento del 1912 che ho trovato nelle mie ricerche d’archivio e che può integrarsi con il testo storico scritto da Michele.
E’ il modello di un’uniforme per la Banda Musicale approvato dal Comando della Divisione Militare di Napoli.
Per facilitare la lettura, riporto il testo.
Esemplare dell’uniforme del Concerto Musicale di Carinola.
1°- Berretto nero con galloncino rosso largo millimetri due e lira musicale in argento.
2°- Giubba nera, collo ramesciato con lire e filettatura rossa al davanti larga millimetri due.
3°- Calzone nero con banda rossa larga centimetri due.
4° - Tracolla con borsa cuoio lucido per carte musicali.
5°- Il capo musica veste in borghese.

Carinola 29 febbraio 1912
COMANDO della DIVISIONE MILITARE di NAPOLI
Si approva
Napoli, 8 Giugno 1912
Firma del Maggior Generale





Auguro agli amici di Casale di riprendere con entusiasmo e passione una tradizione antica che fa parte della storia e della sensibilità del popolo carinolese.


CLIO
Fonte: Archivio di Stato di Caserta – Prefettura II serie.

Elogio alla…………………..

Vorrei le tue carni solo per guardarle e dire che è vero. La caviglia, la coscia il fegato il tuo desiderio di profumo. Per quale motivo non riesco a concretizzare la voglia che dentro mi arde. Per quale motivo non riesco a descrivere l’inaudito desiderio che forte urla. Per quale motivo la vita desidera la vita e il sudore vuole il sudore; mescolarsi senza criterio ma seguendo lo spasmo della mescolanza. Sentirsi gonfi di voluttuosa speranza di succhiare per sempre l’anomala rugiada indecente che alle orecchie dei vani pensieri risulta acida e gelida. Ho voglia di stringere le strette spregiudicatezze, desidero di sposare l’inattesa ferocia della voglia. Voglio. Voglio e vuoi. Perché la volgarità liquidosa deve sempre essere presentata come massimo sistema fonetico e non per quello che è, ovvero, nella semplice forma divina del godimento semplice e a se stante . perché????????? Perché le mie parole non riescono a pronunciare metafore d’amore ma solo parole sincere di desiderio. Voglio la voglia desidero il desiderio di spettinarci i capelli desidero la tua sensazione di benessere. Desidero la tua spregiudicatezza, voglio la mia illusione che tutto sia per sempre. Anelo al sorriso iniziale per salutarti con la beffarda occhiata della fine. Inizio, inizio, fine e inizio poi fine e mari inizio e inizo, illusione inizio e fine e inizio……………………….
PLINO

giovedì 29 maggio 2008

E' estate, è tempo di bruciar


Guardando il calendario, siamo ancora in primavera, ma meteorologicamente siamo in estate. Da qualche giorno lo scirocco ha investito l’Italia meridionale e centrale facendo impennare le temperature. In due giorni siamo passati da una primavera grigia e freddina nel pieno dell’estate col caldo di fine Luglio. Immediate le conseguenze, come consuetudine ormai da troppi anni: la preoccupazione dell’effetto sui soggetti più deboli e la sempre presente campagna incendi. Subito si è iniziato in Sicilia con roghi di intensità preoccupante anche per l’incolumità delle persone. Appena il tempo si metterà al bello in Liguria subito si comincerà la sarabanda anche da quelle parti, dopo in Campania e man mano in tutte le altre regioni.

Da alcuni anni sono interessate anche il Trentino e l’Umbria, regioni in cui fino a pochi anni fa questo triste fenomeno era quasi sconosciuto. Grazie a questo anticipo di estate subito è iniziato il teatrino di ogni anno. Privati cittadini o uno delle centinaia di avvistatori (in Campania è stata creata una società ad hoc) segnalano l’inizio di incendio al 1515 e subito si mette in moto l’esercito di addetti . La segnalazione arriva a Roma alla sala radio della protezione civile e da qui viene smistata alla sala radio della regione interessata dall’incendio, dove sono presenti funzionari dei vigili del fuoco e del corpo forestale dello stato.
Dalla sala radio regionale vengono attivate le sale radio provinciali della regione , anche lì insieme a V.V.F.F. e C.F.S. Questi si mettono in contatto con le sale radio della provincia o delle comunità montane o dei comuni o delle associazioni di volontariato che finalmente provvedono ad inviare la squadra sul luogo dell' incendio. Quasi sempre il sito interessato è inaccessibile, allora si chiede l’intervento dell’elicottero, di solito regionale: il funzionario prima di autorizzare il decollo si assicura che le fiamme abbiano un fronte di alcune decine di metri, così , se il mezzo è disponibile e sbrigate tutte le formalità, di solito le fiamme aumentano in modo impressionate per cui l’intervento risulta non risolutivo. Allora si chiede l’intervento dei Canadair, dal settore provinciale si chiede a quello regionale e questi alla sala radio nazionale... nel frattempo il fronte delle fiamme è diventato di centinaia di metri. A questo punto lo spettacolo è completo: l’aereo che carica e scarica bombe di acqua sulle fiamme e l’elicottero che infaticabile continua a portare secchielli ormai inutili. Molte volte l’incendio iniziato la mattina viene contrastato con i mezzi aerei solo nel tardo pomeriggio, così che al calar della sera non è spento e il bosco brucia tutta la notte come è successo l’anno scorso a Casanova. Ormai sono anni che si gira lo stesso film, si comincia in sordina, poi gli incendi aumentano, cominciano le dichiarazioni del capo della forestale che illustra gli espedienti dei piromani per non essere presi mentre commettono l’atto delittuoso. Il politicante di turno con la delega all’ambiente propone di inasprire le pene , contro nessuno, perché non viene preso nessuno, tranne qualche vecchietto sprovveduto che pulisce gli olivi. Anche questo anno si darà il via alla pantomima della lotta agli incendi col risultato di compiere la solita mostruosa tragedia di distruggere migliaia di ettari di bosco. A settembre si parlerà di effetto serra, di surriscaldamento del pianeta, della deforestazione dell’amazzonia o della protezione del cardellino, dopo aver assistito indifferenti allo scempio della natura e alla morte di milioni di animali bruciati vivi.
A chi giova? A pochi che danneggiano i molti, ma purtroppo sono poteri forti, difficili da sconfiggere, ma almeno si deve provare a combattere o almeno a criticarli. Per ridurre gli incendi boschivi, ammesso che si voglia farlo, cosa di cui dubito, basterebbe affidare i boschi agli allevatori della zona chiedendo in cambio di vigilare sui male intenzionati e sanzionarli se sorpresi a pascolare nelle aree bruciate. Modificare la procedura di ingaggio degli elicotteri consentendo l’intervento sull’incendio appena innescato rendendolo risolutivo, lo stesso per gli aerei.
Non penso di essere più intelligente degli addetti ai lavori , è solo questione di interessi, io ci tengo ai boschi, loro ad alimentare e accrescere la mostruosa macchina che hanno creato con nessi e connessi, perciò prepariamoci ad un’altra estate di roghi ed eroici combattimenti con le fiamme.
Don Chisciotte

domenica 25 maggio 2008

Religiosità e spiritualità


Ho letto con molta attenzione i commenti sull’articolo dell’ Infiorata e non posso fare a meno di scrivere alcune cosettine che potranno piacere o non piacere, ma che vanno dette per amore di chiarezza e anche per il diletto di instaurare un dialogo con gli altri. D’altra parte non scrivo per piacere, ma per dire quello che penso.
In quell’articolo, non criticavo nessuno in particolare, come è stato scritto in un commento; mettevo solo in evidenza il diverso modo di sentire la festa oggi. E’ chiaro che ognuno ha un proprio rapporto, molto personale, con il divino, ma è anche chiaro che la nostra festa di Maggio è legata alla religiosità di questo paese.
Credo che sia opportuno far una distinzione tra le parole religiosità e spiritualità anche se il più delle volte si complementano.
Religiosità è quell’atteggiamento o sentimento di devozione legato a una religione, mentre la spiritualità è quell’intimo modo di sentire, portato a dare più importanza alle cose dello spirito che alla realtà materiale.

Be’, io ribadisco che entrambe le cose sono molto cambiate. Nella nostra festa sono entrati tanti di quei fattori consumistici e spettacolari che hanno inquinato lo spirito religioso che la caratterizzava e, allo stesso tempo, hanno offuscato la spiritualità che ne emergeva. Oggi la processione è solo l’occasione di una passeggiata in montagna dove si può chiacchierare con amici che magari non vedi da tanto. Tutto questo non è sbagliato per carità, ma fa passare in secondo piano il vero motivo di una processione che dovrebbe essere un atto di devozione e di preghiera, oltre che una testimonianza di fede. Una volta arrivati al Santuario poi, ci dovrebbe essere silenzio, predisposizione all’ascolto delle messa e invece è un vero e proprio mercato: gente che vende, gente che compra, gente che chiacchiera ad alta voce. Come i mercanti del Tempio cacciati via da Gesù. Non venitemi a parlare di religiosità. Bigottismo il mio? Assolutamente no, è solo usare le parole giuste per le diverse circostanze. Diceva Eduardo de Filippo in una sua famosa commedia: le parole giuste ci sono, e usiamole!
Più che la religiosità che, è vero, spesso sfocia nel bigottismo per mancanza di una corretta formazione religiosa, vorrei mettere in evidenza l’assopimento della spiritualità nella nostra cultura moderna e anche nella nostra comunità. Il materialismo dilagante sta offuscando le menti. Oggi ci si preoccupa di avere i jeans firmati, il telefonino dell’ultima generazione, la palestra che ti snellisce le forme, perché essere bello e in forma è importante e chi è nato brutto e storto può buttarsi a mare, il frigorifero più che pieno, andare di qua, andare di là, fare questo fare quello… Una vita piena di impegni e di cose piacevoli dove non ci si annoia mai e soprattutto ci si diverta sempre. Ritmi impossibili, vorticosi, che non appartengo all’uomo. E ciò che non appartiene all’uomo porta necessariamente alla follia, alla deviazione, alla fine dell’uomo.
La spiritualità, quella vera, necessariamente coinvolge tutta la sfera dell’esistenza. Condiziona i rapporti con gli altri, con l’ambiente e con se stesso. L’uomo animato da spiritualità sa rispettare e sa ascoltare, più che parlare; sa sentirsi parte integrante ed armoniosa della natura e soprattutto, sa stare bene con se stesso perché si conosce e si accetta. Cerca anche il silenzio che gli permette di ascoltare le voci dello spirito più che che quelle della terra. I suoi modelli di vita sono ben nitidi e definiti, il punto fermo della sua esistenza. L’uomo dotato di spiritualità sa in che direzione andare, anche se è una direzione che oggi va controcorrente. Tutto questo sembra noioso?... questione di opinione. In realtà restituisce all’uomo la sua vera essenza, lo riconcilia con se stesso e con ciò che lo circonda, lo trasporta nella giusta dimensione.
L’uomo che vuole vivere nella giusta dimensione, non deve farsi catturare dagli ingranaggi del capitalismo più sfrenato il cui unico scopo è quello di creare sempre nuovi bisogni consumistici. Dalla modernità deve saper prendere solo le cose buone, necessarie all’uomo del mondo di oggi. Tre telefonini? No grazie, me ne basta uno. Jeans da 80 euro? No grazie, mi basta quello di 30. Con i tempi che corrono avere poco e di poco prezzo, è quasi una necessità, ma bisogna crescere pensando che non c’è niente di sbagliato nell’avere il necessario, evitando il superfluo. Le nuove generazioni, che sono le più influenzabili, vanno educate da noi adulti con molta attenzione e non con indifferenza. Per loro bisogna creare continue occasioni di buona crescita e a loro bisogna presentare dei modelli di riferimento positivi a cui attingere. Se non ci si distacca un po’ dallo sfrenato materialismo che ci circonda, siamo destinati a autodistruggerci.
Grillo parlante

mercoledì 21 maggio 2008

Finalmente, il responsabile

Oggi si riunirà per la prima volta il consiglio dei ministri scaturito dalle elezioni di Aprile. All’ordine del giorno due punti, sicurezza e rifiuti di Napoli. Gli organi informativi sia la carta stampata che televisioni hanno dato ampie anticipazioni sulle proposte per risolvere i due problemi che sono giustamente definiti emergenze. Abbiamo sentito di tutto da parte dei velinari di regime che confondono i rom con i lavoratori clandestini o con i turisti comunitari, legalmente in Italia senza visto o permessi vari.

La situazione in termini di legalità di questa nazione è catastrofica, in balia di una vera invasione incontrollata di figuri provenienti da tutte le nazioni sottosviluppate del mondo. Definire emigranti gran parte di questa gente è una ulteriore offesa agli emigranti veri di tutti i tempi compreso i nostri genitori. Per emigrante si deve intendere una persona eroica che si reca in una terra straniera, il più delle volte molto lontana, per lavorare allo scopo di migliorare la sua situazione di vita e quella della sua famiglia.
Alcune di queste persone arrivano viaggiando sul ponte della nave di linea o nel corridoio del treno a volte per giorni muniti di documento identificativo e con un permesso almeno turistico. Gli “ altri” arrivano o con i barconi o attraverso il confine sloveno o dentro camion nascosti tra le merci, commettendo già all’arrivo un reato. Autentici zombi che si aggirano nel nostro paese dediti quasi sempre ad attività illegali, molte volte anche perchè costretti non avendo mezzi di sostentamento. Non si possono nemmeno rivolgere ad associazioni caritatevoli per paura di essere identificati.
Queste persone, in numero tollerabile fino a qualche anno fa, sono aumentate a dismisura negli ultimi tempi subendo un accelerazione spaventosa negli ultimi mesi. Col governo buonista ed ideologico della sinistra si è diffusa l’idea in tutti i diseredati del mondo che in Italia alcuni reati come il furto non sono perseguiti. L’arrivo di questo numero enorme di disperati, obbligati alla illegalità per sopravvivere, ha creato la reazione della gente comune che ne subisce le conseguenze con vere e proprie rivolte. Questa tipologia di immigrati a cui bisogna aggiungere l’arrivo di quasi tutti gli zingari rumeni uniti ai delinquenti indigeni, già abbastanza numerosi , hanno creato l’emergenza criminalità o sicurezza. Di chi la colpa? Non si sa.
L’altra emergenza, paradossale perché dura da quindici anni, è quella dei rifiuti di Napoli. Non c’è bisogno di dilungarsi sull’argomento perché dopo tanti anni è conosciuta da tutti compreso le ingenti somme spese, sic, dalla banda Bassolino. Una riflessione è doverosa, Bassolino ovunque si trova oltre ad asserire di non essere responsabile, se non marginalmente, del disastro campano, sbandiera il fatto che non ha preso soldi dagli appalti miliardari gestiti da lui. Mi auguro che la prossima volta il velinaro di turno che lo intervisterà gli chieda da dove proviene il suo pluridecennale potere. Forse dalla sua simpatia o dalla sua eloquenza?
Di chi la colpa di questa tragedia materiale e morale del popolo campano ? Non si sa. Berlusconi in campagna elettorale si è impegnato a risolvere entrambi i problemi in breve tempo. Con la sua verve di manager (privato) di lungo corso ha convinto tutti di saper risolvere il problema impegnandosi più del necessario. Non era necessaria la convocazione del consiglio dei ministri a Napoli che provocherà le richieste di tutti i bisogni dei napoletani oltre a quella dell’immondizia di cui artatamente è stata acuita la crisi per l’occasione.
Non si dubita del suo impegno per la soluzione delle due emergenze, ma di quello degli altri, forze dell’ordine magistratura e vertici degli enti locali. In caso di mancanza di risultati, non prevedendo alcuna sanzione per questi soggetti, qualunque piano è destinato al fallimento. Già in mattinata il direttore dell’Europeo, uno di quei giornali che paghiamo senza leggere, preannunciava il fallimento senza nemmeno sentire i provvedimenti da adottare. Comunque vada almeno un risultato certamente lo conseguirà, la risposta alla domanda chi è il colpevole delle due emergenze prioritarie per gli italiani cioè criminalità e spazzatura? Silvio Berlusconi.
Tra un paio di giorni o forse già da domani sentiremo ripetere sempre il suo nome come la causa delle nostre principali disgrazie. Bassolino e collega giuliva hanno già stappato lo spumante per festeggiare.


Belfagor