Da un po’ di tempo a questa parte, una strana disciplina sportiva è entrata nelle grazie di tutti gli italiani: l’alpinismo. Nessuno sembra immune a questa nuova frenesia e ci si ingegna in tutti i modi per praticare questo sport che, ultimamente, ha raggiunto livelli incredibili. Tutti si attrezzano per scalare la propria vetta, piccola o grande che sia, e si assiste a una corsa all’equipaggiamento adatto che, al confronto, Messner sembra un dilettante.
Anche il nostro Comune ne è rimasto affascinato e ha partorito alla comunità carinolese il suo piccolo alpinista.
Le vette ambite sono tante, ma quelle agognate dai più si trovano tutte sulla stessa catena montuosa e sono tre: la Vetta del Successo, la Vetta del Potere e quella del Denaro. Pochi riescono a raggiungerle o a raggiungerle allo stesso modo, ma moltissimi ci provano. Il risultato dipende non solo dalle singole capacità e abilità o dalle singole aspirazioni, ma anche dagli agganci giusti lungo la salita, la quale può essere veramente molto impervia. Bisogna dirlo: l’ alpinismo non è certo uno sport semplice.
C’ è chi nasce alpinista e chi lo diventa. Chi si accontenta di vette più basse e chi pretende altezze incredibili. Chi pratica l’alpinismo con scioltezza e chi con difficoltà. Chi preferisce andare da solo e chi in cordata. Comunque sia l’arrampicata, si ha sempre bisogno della preparazione giusta e di una buona dose di freddezza o si rischia di precipitare rovinosamente.
L’equipaggiamento, poi, è di fondamentale importanza.
Prima di tutto, l’alpinista deve fornirsi di un paio di scarponi ad hoc: quelli che non scivolano, ma hanno una presa tenace e lo mantengono ben in equilibrio nella sua posizione, qualunque sia la direzione o la forza del vento. In secondo luogo, deve indossare ottime tute che gli conservano il calore del corpo, magari mimetiche, così gli avvoltoi che volteggiano in alto non riescono a vederlo tra le rocce o, tutt’ al più, lo considerano uno di loro e non lo beccano. La picozza, poi, deve essere di quelle belle taglienti, alla Cossiga, e, qualora se ne presentasse la necessità, con essa dare delle decise picconate capaci di scalfire anche le pareti più dure.
Non è mai consigliabile arrampicarsi da soli perché non si può sapere quali ostacoli si incontrano nella salita, ma è sempre preferibile la cordata, meglio se simbiotica, alla Berluska - Fini. Persino un alpinista in gamba come Veltroni, affascinato dalla solitaria, ha dovuto ammettere che la cordata, quella molisana, è più sicura della salita individuale. Le cordate campane, purtroppo, sono sempre un po’ inquinate…anche se molti le preferiscono. A tutti i livelli.
Altri alpinisti esperti come Casini e Mastella si sono invece sganciati dalla cordata e sembrano preferire la solitaria, ma chissà che non ci riservano qualche sorpresa!
Certo, la cordata ha i suoi rischi. E qui entra in ballo la lucidità e la freddezza del capo-cordata: qualora si verificasse un serio inconveniente che metta in pericolo la sua vità, è purtroppo necessario operare un taglio netto alla corda e sacrificare il compagno. Come Mastella insegna, nello zainetto bisogna avere sempre un buon coltello, da usarsi al momento giusto. D’altra parte, la legge della soppravvivenza lo impone: mors tua, vita mea.
Una volta rispettate tutte le precauzioni del caso, anche se con tanta fatica, un buon alpinista riesce sempre ad arrivare in cima… Che soddisfazione allora! Niente conta più: né la fatica che ha fatto per arrampicarsi fin lassù, né la perdita del compagno che ha dovuto sacrificare per continuare ad esistere, tantomeno il pericoloso spessore di un aggancio che lo ha tirato fino in cima. Niente conta… solo quella meravigliosa sensazione di onnipotenza che lo investe. La vista di ciò che si estende sotto i suoi piedi lo ripaga di tutto. Si inebria di quelle altezze che lo fanno sentire, come Dio, capace di decidere delle sorti degli uomini…
… L’ alpinista nostrano è abbastanza bravo; ha iniziato bene ma poi è diventato un po’ incauto e nella fretta di salire non si è reso conto che a tali altezze l’ossigeno scarseggia e la mente si annebbia. Rischia di cadere malamente!
Non si è neanche reso conto che l’ossigeno ha iniziato a scarseggiare già da un bel po’ e gli ha fatto sbagliare strada… Ma guarda un po’ che peccato! Invece della Vetta del Potere, si è ritrovato sulla Vetta della Stronzaggine!...Ora, come farà ad aiutare i suoi compaesani.
mi auguro che all'alpinista nostrano l'ossigeno manchi per lungo tempo in modo da non permettergli di avere la forza e lafaccia tosta per ricandidarsi
RispondiEliminaTalia,la tua logica e` perfetta e
RispondiEliminaprovocativa. Ma ci sono delle nuove
facce che avranno il coraggio e il senso di responsabilta` per affrontare un task cosi grande da soppiantare la vecchia forma e dare a Carinola un volto nuovo e
dignitoso? La vecchia guardia ha o avra` la sfrontatezza di riprentar-si,e voi cosa fate? Vi lamentate,
vi ricriminate,vi criticate, v'insultate, pero` alla fine oltre
al parlare non vedo niente di positivo.Allora a che valgono tante
belle parole,tanti suggerimenti
aperti o velati se non s'agisce, se non si fa qualcosa che possa
veramente cambiare la situazione,
non solo a livello locale ma anche
nazionale.Armatevi di coraggio e
buona volonta` e vedrete che forse
qualcosa di buono riuscirete a farla e potremo cantare con Mameli
l'ITALIA S'E` DESTA.
Gli alpinisti nostrani sono due. Sulla spregiudicatezza del primo abbiamo avuto svariate prove. I precedenti compagni di cordata sono stati tutti eliminati e anche in malo modo. Il primo eliminato fu un valente avvocato l'ultimo un giovane idealista di Casale. Non capisco le velleità dell'attuale compagno- camerata di cordata, non vede il coltello affilato che il suo capofila tiene sotto l'eschimo? Stia sicuro che appena raggiunta la vetta (se la...)gli capiterà sicuro un incidente mortale, metaforicamente parlando.Auguri. Di che cosa non ve lo dico.
RispondiEliminaComplimenti Talia,sei arguta e sagace.Hai fatto un affresco colorito e preciso della politica italiana. Italiana sì perchè,ahimè,la politica locale non è diversa da quella nazionale.Dobbiamo convincerci che il politico esercita semplemente una professione.Questo non sarebbe neppure tanto male se,almeno,lo facesse con impegno ed onestà.Sicuramente non è facile resistere alla tentazione di coltivare il proprio orto,ma avere fin dall'inizio questo,come unico intento è vergognoso.Siamo stati oltraggiati per decenni da una classe politica che ci ha costretti ad elemosinare quello che ci sarebbe spettato di diritto riducendoci allo stato di servi. Non credo nè nella bontà nè nell'incorruttibilità dell'individuo.quindi l'unica possibilità di difesa per il cittadino è un controllo continuo e attento dell'operato di chi è chiamato ad amministrare la Cosa oubblica.
RispondiEliminaControlliamo i nostri politici,chiamiamoli a rendere conto dei programmi non attuati,delle promesse non mantenute,degli errori commessi in buona e cattiva fede.E' sulla nostra pelle che cadranno le loro decisioni,SAPPIANO bene,quindi,che il letargo è finito.Ben vengano menti e volti giovani e volenterosi,ma non dimentichiamo comunque di vigilare perchè chiunque vada a rappresentarci non si senta mai solo,nel bene e nel male...
l'alpinismo in Campania si pratica sui cumuli di munnezza. Molte sono le fortune politiche che vengono dai rifiuti. Le risorse nel settore ben si prestano a scalate in solitaria o in cordata. Ma ci sono anche belle speranze finite nella munnezza. La vita è così: l'unica regola sicura è che bisogna avere fortuna.
RispondiEliminaChe dico??
BOH
NN so
mi pare, forse,
evviva TALIA
sei meglio di CASTRO
NOI COMUNQUE TIREREMO DIRITTO forever