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giovedì 5 luglio 2012

L’incursione del conte Biasox


In una serata molto calda, nel salone delle feste del palazzo della contea di Calenum si teneva il gran consiglio . L’aria afosa rendeva l’aria irrespirabile ed i notabili della contea là riuniti non vedevano l’ora di uscire fuori. L’argomento della riunione era la costruzione dei cimiteri ideata e progettata dal conte Biasox quando regnava sulla contea. La tentazione di quasi tutti i notabili era di non procedere più alla realizzazione di quelle opere in quanto solo il conte ne avrebbe incassato i proventi oltretutto era da tempo irreperibile. Il presidente dell’assemblea aveva appena finito di leggere l’ordine del giorno da discutere quando fu interrotto da un frastuono di ferraglia proveniente dall’esterno. Nemmeno il tempo di alzare la testa ed eccoti a tu per tu col conte Biasox in persona inguainato in una elegantissima corazza argentea e col suo cappello adornato di piume di pavone. I quattro gendarmi addetti al’ordine pubblico, destati dalla confusione, erano accorsi trafelati con le daghe strette fra le mani. Riconosciuto il conte rimisero le armi nel fodero e si inchinarono in un deferente saluto. I servi della gleba che erano presenti, con la segreta speranza che si mangiasse a sbafo come di consuetudine, si alzarono in piedi e la maggior parte si inginocchiò a mani giunte. Il povero Don Luis per poco non cadde dalla sedia per lo spavento e si congratulò con sé stesso per non essersi seduto sul trono. Tutti gli altri cavalieri restarono impietriti sulle sedie cercando furtivamente con lo sguardo una via di fuga. 
Nel terrore generale Il conte Biasox sguainò la sua spada che era stata benedetta dal papa quando era partito per la prima crociata. Il rumore e gli occhi di fuoco del conte terrorizzarono ulteriormente gli astanti che per paura di irritarlo si sforzavano perfino di non respirare. In quel silenzio tombale la voce tenorile del conte si potè sentire fino a qualche kilometro dal palazzo.  Il suo discorso inizialmente fu semplice e comprensibilissimo   “l’affare dei sepolcri”, disse, “è stata una mia idea e guai a chi ne impedirà la realizzazione, chi non sarà ucciso dalla mia spada sarà deferito al gran giurì di Maradonia mio amico che lo farà marcire per sempre in prigione, non mi interessa che i servi della gleba non sono contenti perchè loro non hanno diritti”. Notato che l’assemblea  lo guardava ed ascoltava con attenzione incominciò a dilungarsi con i suoi vecchi discorsi insensati. Mentre continuava nella sua orazione il suo ex generale, l’infido Abner da San Ruosi, ora ridotto a paggio di corte, gli girava intorno a capo chino disegnando suoi ritratti in varie pose che all’indomani avrebbe mostrato agli amici. Anche le dame presenti lo guardavano ammirate e contraccambiate dal suo sguardo che le frugava nel decolletè. In particolare donna Laura de Passerinis inguainata in un bellissimo vestito rosa arrivato da Parigi gli sorrideva estasiata. In verità cercava di attirare l’attenzione del conte perché questi la mantenesse ancora a capo della banda di suoi sostenitori. Il conte continuava con i suoi sproloqui che niente aggiungevano o levavano alle prime frasi  del suo discorso  tanto che il presidente dovette farsi coraggio e pregarlo di interrompersi per permettere ad altri di parlare. Dopo un’altra mezz’ora di chiacchiere inutili intervenne il duca Giano Trifronte. Questi si era recato al gran consiglio  per perorare la causa dei servi della gleba che non riuscivano a pagare le spese imposte da Biasox per seppellire i propri cari. Trovatosi al cospetto del conte, tenendo fede al proprio nome, immediatamente cambiò il suo discorso e spiegò a tutti i presenti che il progetto era quanto di meglio si potesse ideare e che avrebbe portato la contea nei primi posti di gradimento del regno di Maradonia. A lui fece seguito il suo amico fraterno Mattia il Gerarca, vestito nella sua tenuta tutta nera elmo compreso, fece impallidire ancora di più il già provato Don Luis. Il gerarca facendo sfoggio della sua ben nota abilità oratoria dimostrò l’inettitudine del conte reggente il cerusico Don Luis in quanto non ancora aveva iniziato i lavori del cimiteri. Completò il suo discorso con l’invito a ritirarsi fra i suoi pazienti per permettere a Biasox di tornare sul trono. A questo punto superato il momento di terrore prese la parola il prode cavaliere de Paganicus che iniziò a dimostrare come il progetto favorisse gli introiti del conte a discapito del popolo. Vista la piega del discorso intervenne il socio di Biasox, quello che materialmente doveva realizzare il maestoso progetto del conte. Questi con voce imperiosa ed ancora più potente di quella del conte minacciò di pubblicare delle carte segrete in suo possesso che dimostravano che tutti erano d’accordo alla realizzazione del progetto di Biasox. A queste parole il povero Antimus Mutus incominciò a contorcersi sulla sedia in quanto quell’energumeno lo fissava insistentemente come se si rivolgesse a lui in particolare. Lo stesso faceva Antonio il Russo anche se non smetteva di dare consigli a Don Luis su come dovesse comportarsi. Ristabilito il silenzio sepolcrale e avuto sentore che il suo ordine sarebbe stato eseguito il conte Biasox come era comparso così all’improvviso sparì tra i rumori della sua armatura ed il rombo della sua potente carrozza che si allontanò nella notte verso una meta sconosciuta a tutti. A questo punto il conte reggente Don Luis de Santa Cruz che era quasi scivolato sotto la sedia per la paura ricominciò a respirare ed anche a riprendere l’uso della parola. Assicuratosi più volte che il conte Biasox fosse davvero andato, via,  iniziò prima a balbettare e poi a parlare correttamente.  Man mano che illustrava il suo pensiero gli ascoltatori non credevano alle loro orecchie. Don Luis appoggiava la tesi di de Paganicus che quel progetto fosse una grande truffa ai danni del popolo di Calenum ideato solo per arricchire Biasox  e pertanto lui si sarebbe impegnato a farlo sparire. Accortosi però di essersi sbilanciato troppo, temendo la reazione del Conte aggiunse che nel caso non ci fosse riuscito, o che il gran giurì glielo avesse imposto, avrebbe realizzato il progetto. I servi della gleba che avevano inteso solo la prima parte del discorso acclamarono Don Luis a gran voce e con tantissimi applausi.

Il Conte del Grillo                                                                                                                                                                                                  

Il Marcio Dentro


In tempi così difficili per tutti è bene pungolare in continuazione coloro che poco amministrano il nostro infelice Comune a fare finalmente delle nuove e sane scelte a favore della creazione di forme occupazionali, anche temporanee, che possano dare sollievo alle famiglie, quindi ai giovani che popolano il territorio. Come? Occorre avere coraggio, idee e buon senso. 
Ho letto della creazione di un elenco comunale per lavori estivi retribuiti con dei buoni. Molti non sanno di cosa si tratta, altri lo condannano  a priori. A mio avviso, potrebbe essere un piccolo passo avanti, purchè vi sia trasparenza ed assenza di qualsiasi speculazione politica dei più deboli, abitudine che purtroppo alcuni dei dinosauri hanno innata ed il piccolo idolo Grimaldi pur non riesce ad abbandonare. Smettetela di raccontare baggianate, non crede più nessuno alle vostre vili promesse. Come sarete ricordati? Malissimo se continuate con questo passo ignobile. In ogni caso spero si siano iscritti in molti, senza passare per questo o per quell’altro, ed ora aspettiamo con curiosità i risultati di questo progetto. Ovviamente bisogna guardare lontano, anticipare i cambiamenti, o almeno farsi trovare pronti. Ed ecco ad esempio che si ripropone un problema storico per il Comune a cui sarebbe bene pensare in  questi giorni, ovvero a come  sostenere i piccoli e medi imprenditori agricoli locali, costretti spesso a svendere il lavoro di un anno intero, sotto pioggia e sole. Cosa ne è stato del bilancio partecipato?Pochi lo sanno. Cosa ne sarà del raccolto estivo degli agricoltori carinolesi? Rispondi tu, Massimo il Grande Ingannevole, tanto sai sempre cosa dire pur di umiliarci. Ma ecco cosa avviene altrove, in Emilia ad esempio, dove piccoli mercati ortofrutticoli sono costruiti per gli imprenditori agricoli di due o tre comuni promotori, nei quali si stabiliscono dei vantaggi rispetto a coloro che vengono da fuori a vendere i loro prodotti. Immaginate un piccolo mercato ortofrutticolo a San Donato o sull’ Appia dove troviamo per la maggiore banchi con frutta e verdura coltivata nel Comune di Carinola. Sarebbe un nuovo modo di fare agricoltura, economia e comunità sopratutto, concependo il ‘piccolo circuito agricolo’, ossia una rivoluzione tutta carinolese,  a favore delle famiglie di agricoltori che si specializzano nella biodiversità dei prodotti mediterranei, senza dimenticare che all’occorrenza potrebbe essere utile un bel po’ di manodopera in più se il gioco riuscisse. Ma come non crederci se pensiamo alle nostre mele, ciliegie, albicocche, pesche, zucchine, melanzane, broccoli, cavoli, cipolle che finirebbero per attirare utenze anche dai comuni vicini a dispetto delle spese nei grandi centri commerciali, piuttosto lontani e freddi. Due volte a settimana, il mercoledi’ ed il sabato, ed il gioco è fatto. Massimo il Grande Ingannevole voleva invece un grande centro da fare non so dove e con non so chi ed a favore di chissà cosa. Come è vero che pur di ingannare qualcuno si inganna da solo.
Da quando sono piccolo assisto a tutti i comizi. Ora sono grande e grosso e un mercato ortofrutticolo resta sepolto negli scaffali dell’ufficio elettorale dove decine di programmi, lunghi ed articolati, giacciono all’ombra del coraggio, del buon senso e della voglia di fare bene per tutti noi.  
MASASE

lunedì 2 luglio 2012

Cimiteri - Consiglio chiarificatore.....forse.


Finalmente sapremo tutto sull'affare cimiteri di Carinola in quanto ci sarà un consiglio comunale aperto sull'argomento. Che si tratti di affare anzi di un grande affare, non ci sono dubbi visto che si parla di una cifra di circa dodici milioni di euro. Conoscendo le abitudini delle ditte a gonfiare le somme in connivenza con le pubbliche amministrazioni si può ipotizzare una somma anche maggiore. 


Gran parte della cittadinanza carinolese sa che l'affare è stato organizzato e sottoscritto dall'ex sindaco Pasquale Di Biasio. Questi è stato attaccato pesantemente in due campagne elettorali a Carinola ed anche  nel comune vicino. Falciano come al solito  è un caso  eccezionale, pur avendo necessità di un cimitero se ne ricordano solo in occasione delle campagne elettorali e per la soluzione del loro problema hanno dato ampia disponibilità al comune di Carinola. 

La novità di questo consiglio è sicuramente la presenza di Di Biasio e su che cosa dirà visto che è stato lui che ha fatto pressione perchè fosse indetto il consiglio. Addirittura ha minacciato di denunciare il presidente del consiglio caleno se non  avesse fissato la data al più presto. Siccome nell'esecutivo Di Biasio c'era De Risi, Marrese e Mannillo addirittura come vicesindaco, l'attesa per le sue dichiarazioni è forte. Siccome i paetner di Di Biasio hanno sempre sostenuto su tutte le piazze di non saperne nulla della vicenda finalmente si spera chiarezza sulle loro posizioni. Si spera anche che finalmente si decida se procedere nella realizzazione dell'affare o darsi da fare tutti insieme per bloccarlo definitivamente. Se si optasse per questa seconda ipotesi si spera pure che liberino il cimitero da quei finti infermieri che vi si aggirano in occasione dei funerali. Servizio che svolgono solo  cinque giorni a settimana  e pertanto sia ripristinato il servizio a tempo pieno. Non è civile lasciare i morti insieme ai topi per un paio di giorni solo perchè hanno avuto la sfortuna di essere deceduti di Venerdì o Sabato.  

Il condizionale sulle aspettative è d'obbligo trovandoci in presenza di politici con carriere ultratrentennali. Il timore è che facciano ancora tante chiacchiere senza apportare nessun aiuto al problema col solo scopo di continuare ad ingarbugliarlo in modo che i cittadini non comprendano chi vuole concludere l'affare e chi no. Sarebbe di grande aiuto un intervento del consigliere regionale Grimaldi che illustrasse  il suo pensiero sull'argomento. Conoscendo la furbizia politica del soggetto difficilmente si presenterà in un dibattito alla luce del sole abituato come è a trattare nelle segrete stanze. Pertanto si prevedono scarsi risultati e che si continuerà ancora per anni a dibattere il problema. I cittadini non sapranno mai quali sono i politici interessati all'affare e quelli che no. Si spera almeno di comprendere chi sta fuori per un principio morale o perchè non ce lo vogliono. 

Aspirante necroforo

domenica 24 giugno 2012

L'ultimo Arcano


Dalla celebre saga di biasiox.

Erano giorni tormentati nella contea di Calenum. L'ex cerusico ed ora Conte Don Luis da Santa Cruz si vedeva sempre più solo ed aspettava inquieto l’arrivo dei suoi due più validi soldati. 

 Intanto Antimus Mutus e Antonio il Rosso, cavalcavano da ore senza treegua. Scendeva la notte.  La vista necessitò di qualche attimo per abituarsi a sopportare il contrasto tra il rossore accecante dell’ultimo sole e il buio alle loro spalle. Stagliandosi sul valico, i due uomini a cavallo contemplavano il congedo del giorno. Nel caldo torrido, il vapore dalle narici e il movimento pigro delle code degli animali erano l’unica animazione di quel palco sospeso nel cielo. Tutto era fermo. Le mani impugnavano giunte l’elsa delle spade mentre respiravano l’odore di sottobosco. La croce rossa sulla veste bianca copriva le loro cotte in maglia di ferro accomunandone i destini. Il profumo di cucina nelle vicinanze anticipava che dopo una giornata intera di cavalcata avrebbero trovato un rifugio coperto.  

La via per Calenum era stata lunga. Non avevano mai abbassato la guardia. Fino a quel punto non avevano fatto soste se non per i brevi riposi notturni. Era la domenica della grande investitura. Anticiparono tutti e si portarono a Ventaroli all’episcopio. C’erano tutti. Il grande re della Campania, Calle d’oro, ed il sommo sacerdote S.S. Pepe. Loro in grande uniforme in prima fila per il saluto al Conte de Grimaldellis che di li a poco avrebbe loro offerto la chances di governare un esercito non piu saldo, ma che con loro avrebbe trovato stabilità e si sarebbe sbarazzato dal Tribuno dei Tributi pagani. 

Eran anni che i due cavalieri crociati, preparavano tranelli. Tra i due il più silenzioso, detto Mutus, perché di poche parole e molti fatti, si dice che abbia sempre preso parte attiva a tutte le giunte della storia di Calenum, con perfetti cambi di armature e divise. Era un affronto troppo grande essere messi fuori gioco per lo sfizio di potere di qualcuno che furbo quanto loro non era mai stato. Allora i due architettarono tutto alla perfezione. Serviva qualcuno che li mettesse in gioco. Dove potevano trovare appiglio se non nei condottieri che loro stessi avevano combattuto? Partirono con il petto in fuori, adunarono i loro vecchi avversari e pronunciarono queste parole: Nemici…un giorno ci vide contrapposti per la conquista di Calenum: oggi ci pentiamo, e ci doniamo alla vostra compagnia. Come segno di pace, portarono loro un Bel giglio. Tutti erano in attesa di questo momento. Gradirono l’omaggio floreale, accettarono l’amicizia e tutti insieme si avviarono per architettare il piano di sconfitta di Don Luis da Santa Cruz.  Disquisirono per ore intere ed alla fine coinvolsero tutti nel loro ambizioso progetto.  Arrivarono le ore del gran consiglio del senato di Calenum, e quando si presentò loro la scheda del voto, cacciarono il Bel giglio che avevano anzitempo regalato ai nuovo compagni, e questo emanò un odore così forte e cosi aromatico che fece cadere Don Luis in stato di semicoscienza. 

Lo portarono nelle segrete del palazzo e tentarono di rianimarlo in tutti i modi. Ma le uniche parole che diceva erano: "datemi la fascia e la bandiera!! Voglio la fascia e la bandieraaaaaaaaaaaaa!!!". Poi chiamo i suoi soldati tutti ed esclamò: cacciate fuori il Tribuno dei tributi, il Passero solitario, ed il sommo Giorgius, insieme al suo vice don Luis II. Così fu fatto. 

I giorni che si susseguirono  furono duri e contorti. La pozione magica per la stregoneria del Bel giglio era tutta nelle mani dei due. Nel penetrante silenzio Mutus entrò nella stanza  e gli fece annusare un antidoto. Per qualche minuto Don Luis torno ad essere quello di prima e disse: "Mutus mi stai salvando dalla fine, e per questo ti nomino mio braccio destro. Porta un tuo amico e partecipiamo insieme al banchetto della pace". Mutus non aspettava altro. Salì sul cavallo da corsa dal Rosso e gli disse: finalmente c’è gloria per gli audaci. Dall’alto della finestra del grande palazzo si affaccio Don Luis e disse: "il mio esercito da oggi ha nuovi capi: Antimus Mutus, Antonio il Rosso , Lo Spirito (leggenda narra che fosse solo un ombra) e con  Il Bel giglio fecero una composizione con una rosa. 

Antonius non credeva ai propri occhi, Salì sul cavallo e fuggi. Nella prossima puntata racconteremo il viaggio solitario di Antonius.

Amanuense Anonimo

venerdì 22 giugno 2012

Ritorno al passato



Ormai sono cinque anni che il comune di Carinola vive un continuo travaglio amministrativo. Si è iniziato con l'amministrazione Mannillo che nonostante l'impegno non riuscì a resistere più di due anni. Dopo una lunga e sofferta parentesi commissariale anch'essa punteggiata da tensioni riguardanti le bollette ed i cimiteri si è arrivati alla giunta Derisi. Questa che sembrava alla sua nascita dotata di una solidità imbattibile dopo qualche settimana si è rivelata ancora più rissosa della precedente. Eppure le premesse per un mandato proficuo per la cittadinanza c'erano tutte. Una squadra affiatata sotto un unico comando con agganci pesanti in regione ed i provincia,sembrava che tutto fosse possibile. Invece  si è iniziata una guerra sotterranea che oltre a non produrre atti amministrativi sembra portare ad un ennesimo scioglimento. Se non ci sarà un' inversione di rotta con la sottoscrizione di un serio e leale patto di legislatura la fine sembra molto probabile. Se al contrario  continueranno con giochetti e sgambetti reciproci sicuramente andranno allo scoglimento. Sembra che Carinola sia avvolta da una maledizione che non permette una vita amministrativa serena ma sempre tormentata e sull'orlo della rottura. Chi non è superstizioso e non crede alle maledizioni ha l'impressione che ci sia un puparo che manovri tutti attraverso fili invisibili.


 La sua bravura principale è quella di far credere ai manovrati di essere pienamente indipendenti e di non seguire le direttive di nessuno. Invece queste continue scaramucce sembrano avere un unico scopo, l'arrivo dell'uomo della provvidenza. Uno che riesca a tenere insieme sempre una maggioranza solida anche se variabile e far concludere tutto il ciclo amministrativo. Una sola persona può riuscire nell'impresa, quello che ci è riuscito per dieci anni  forse ci riproverà e ci riuscirà di nuovo. Sembra una utopìa invece è fattibilissimo, forse qualche incontro  con l'attuale politico potente di Nocelleto già si è avuto e si aspettano i risultati.  Forse anche i suoi più acerrimi oppositori inconsapevolmente sperano nel suo ritorno per avere di nuovo una amministrazione normale che si interessi dei problemi degli abitanti. 

Gazzettino di Carinola

Quando non puoi fare meglio, fai di peggio!


E pensare che con Giorgio alla cultura pensavamo di aver toccato il fondo e invece per la serie “quando non puoi fare meglio, fai di peggio! Cit.” abbiamo scavato oltre il fondo. Ma per seguire a pieno e in modo oltremodo stakanovista la precedente citazione, gli abbiamo dato anche deleghe per l’ecologia e questo visti i suoi vizietti notturni in montagna è un tutto dire. Ma centriamoci in un solo discorso e torniamo alla cultura.
Se dico arte catalana, congiuntivo, arte paleocrstiana, associazionismo, caro assessore Di Spirito lei non ne comprende il significato, ma tanto l'istruzione, l'erudizione o la dialettica non sono cose necessarie a Carinola per dilettarsi nella cultura. Il guaio è fatto e alla fine di tutto, in pieno stile Grimaldi lei non offrirà nulla ai carnolesi, in quanto è agli antipodi delle deleghe a lei assegnate. Sono sicuro che sempre in pieno stile Grimaldi, lei con spocchia e arroganza si limiterà al massimo a mettere qualche maxi schermo per gli europei o organizzerà feste di cattivo gusto contraddistinte dal flop così come ha già fatto a natale. Non è colpa sua,  la cultura non è cosa di tutti, la colpa è del Grimaldi che ha determinato questa vergogna, che ha umiliato due volte i casanovesi prima con Giorgio e ora con lei, che chiaramente non è neppure capace di esprimersi in un corretto italiano. Lei è un bravo ragazzo, vittima di questi Giuda che fanno del nostro territorio cosa loro, seguendo i propri capricci e i propri interessi. Spero vivamente che lei conosca il termine ETICA ed il termine MORALE e si cerchi in un vocabolario l'etimologia del significato della parola POLITICA. Caro assessore Di Spirito, so che alcuni potranno criticarmi dicendo “ma alla fine chigliu e nu buon waglion è colpa d’altri” dunque a parer mio la cosa migliore che in questo momento può fare è abbassare il capo e in piena umiltà chiedere aiuto a chi di cultura si nutre e a chi alla cultura da valore. A Casanova e nel comune ci sono molte persone che per istintiva passione vivono di cultura ed è a loro che potrebbe chiedere aiuto, a loro deve chiedere consiglio. Adesso che ha coronato il suo sogno, in piena umiltà accetti le sue falle formative e che la madonna ci aiuti. A questo punto posso solo ribadire il mio punto di vista: meglio nessun assessore per Casanova che un Lei in tale ruolo. Che pena che monotonia…

Sturm und Drang

venerdì 15 giugno 2012

Dar da bere agli assetati




E’ una delle sette opere di misericordia spirituale che hanno  marcato la vita morale di tante generazioni di cristiani. Da un punto di vista religioso il simbolismo è d’obbligo: acqua = vita; vita = conoscenza, consapevolezza. Chi ha conoscenza ha ricchezza. 
E’ praticamente un dovere morale di ogni persona (o ente)  dare da bere l’acqua di vita, ossia trasferire la sua conoscenza a chi meno ha e meno sa. Veramente, di questi tempi, ci basterebbe solo l’acqua, quella liquida, quella che scorre, che evapora… quella che piaghiamo più dell’oro. 
Ironia della sorte, noi carinolesi siamo capitati proprio male con un’amministrazione simile: non ci da’ da bere né l’acqua di vita né l’acqua per la vita. 
Troppo illetterati per trasmettere conoscenza, troppo venali ed incapaci per darci l’acqua che si beve, che fa funzionare i reni, che ci fa fare una doccia altrimenti puzziamo, ci fa lavare i panni o puzzano anche quelli, ci fa cucinare e via dicendo. Dobbiamo farlo con acqua minerale? 
Un dato è certo: nella Carinola del ricco occidente del 21simo secolo c’è ancora chi non usufruisce dell’acqua a tempo pieno. Chi la vuole usare dopo le 21-22, deve pensare a riempirsi  vasca da bagno,  bacinelle,  bottiglie e quant’altro, in puro stile dopoguerra. 
Forse gli amministratori non se ne rendono conto, ma i bambini piccoli hanno bisogno di essere lavati anche la notte, se si sporcano; i malati ne hanno bisogno a tutte le ore, del giorno e della notte! O si pretende di ignorare queste realtà? 
Tutte le frazioni sono penalizzate dalla carenza di acqua, ma soprattutto Croce di Casale, Borgo Migliozzi e Borgo Vittorio che l’acqua la vedono con il contagocce. Un drastico ritorno all’età della pietra. Cosa fanno gli amministratori per risolvere il problema? Si grattano la pancia e se ne fregano. 
L’attuale tronfio barone del circondario, quello che voleva dimostrare la sua forza politica ai carinolesi, si è sgonfiato come un palloncino pieno d’aria, dimostrando solo il suo menefreghismo e la sua incapacità. Ora vorrei dire a questi signori che ci amministrano: come possono sperare nella benevolenza del popolo se non riescono a risolvere nessun problema, neanche quello che riguarda un elemento di prima necessità come l’acqua e che penalizza famiglie, bambini, vecchi e malati? 
Il popolo non vede l’ora di togliersi dai piedi un’amministrazione inetta come questa e reagisce come può. Via gli incapaci! Largo, largo ai giovani! Almeno se sbaglieranno lo faranno per inesperienza; questi lo fanno per incapacità e malafede. E se si buscano volantini offensivi, non hanno il diritto di lamentarsi perché niente fanno per non meritarseli.


Jatafafotte

mercoledì 13 giugno 2012

Ridicoli



Un' altra occasione, l'ennesima. Azzerata la giunta, c'è un rimpasto da organizzare in meno di una settimana: quali manovre in atto nella politica del do minore? I criteri di scelta dei nuovi assessori saranno poveri di fattori legati alla qualità morali e culturali dei selezionati, piuttosto determinati alla sopravvivenza della maggioranza per i prossimi mesi... fino a nuova crisi.

Ricominciamo... la prova di forza per la nomina del revisore dei conti non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, Giggi battuto al primo round ha plaudito la sua caduta, mentre Massimo, il piccolo idolo ha fatto un nuovo tonfo a terra, nella sua terra; lui che pensa a progetti faranoici, disinteressandosi delle piccole cose, quelle che servono al Comune e sopratutto alla comunità, sta pensando a come tirare avanti, ingannandosi da solo. A casa vanno Tonino Pagano, gli altri Antonio Giorgio, Verrengia ed il piccolo Passaretti, ci restano visto che la loro presenza non si è quasi mai accusata in questi tredici mesi di gestione De Risi. 
Giorgio ha bocciato un ampio programma culturale sognato di notte da Dionigi di Alicarnasso, mentre Massimo faceva le sue guerre sotterranee per mostrasi grande. Verrengia mostrava il sorriso, velando rabbia e frustazione, venute fuori alla prima occasione per rifarsi della sua inoperosità. Passaretti, non ha colpa se non quella di aver creduto alle parole di Massimo, quando gli propose di servirlo e di difenderlo. 

Che farai ora, tu che ti nascondi? Carinola ha bisogno di essere amministrata, ricordalo. Dunque, avete un' altra possibilità, decidete pure come vorrete essere ricordati. Carinola ha bisogno di gente normale con voglia di lavorare, non di fenomeni, di stelle e prime donne. 

MASASI

martedì 5 giugno 2012

Situazione di stallo

E' trascorso un anno e qualche settimana dalla vittoria della lista Impegno il Comune e poco si è visto. Ovviamente nessuno si aspettava posti di lavoro, crescita o miglioramento della vita ma qualcuno, incluso me, si aspettava almeno un impegno e un ascolto attivo verso i cittadini; e invece tanto silenzio. 
Tutte le amministrazioni appena elette, da tradizione, dichiarano l'imminenza di mettere in ordine i conti sballati a causa dell'amministrazione precendente e, per continuare questa tradizione, anche Impegno il Comune, appena eletta, lo ha comunicato, dimenticando, però, che erano gli stessi della passata amministrazione. 
Un anno tra i numeri è passato e i numeri che contano li ha assorbiti la Esogest; più che numeri, cifre liquide e corpose. Un assegno staccato senza perdere tempo, controfirmato dagli assessori messi li solo per firmare, appunto. Firme chiare e leggibili, tra le quali spicca quella dell'assessore alla cultura, Giorgio che solo questo ha fatto. 
Tralasciando l'Esogest, che è una delle operazioni che non possono essere dimenticate e evidenziate appena se ne ha occasione, torno sul tema di questo mio articolo, ovvero la totale mancanza di ascolto e vicinanza di questa amministrazione, verso i cittadini di Carinola. 
Forse gli addetti ai lavori hanno orecchie solo per alcuni cittadini, quelli che meritano ascolto in quanto portano voti, e altre cose non proprio legate al bene comune. Orecchie sorde, che non ascoltano idee che, vi assicuro, ci sono. Orecchie sorde accompagnate da occhi ciechi che guardano solo ciò che è opportuno guardare. A ciò si unisce una spocchia irritante degli assessori, tutti, i quali sono l'anima di qualsiasi amministrazione e che in tredici mesi non hanno dato nessun frutto. Zero proposte, zero idee, zero ascolto. Solo lontananza e strategia politica-personale.
Una situazione voluta da Grimaldi che, per un suo arrivismo e per una dimostrazione di onnipotenza, ha voluto questo stallo. L' unico che ci prova è il sindaco, ma la sua solitudine amministrativa lo incatena nel suo studio con vista sulla strada. L'irresponsabilità degli assessori è tanta, in quanto non hanno nemmeno gli attributi di guardarsi dentro e afferrare le mancanze morali-politiche verso noi cittadini. Assessori afferati alla sedia, muti e ciechi, lontani dal popolo e dalle soluzioni possibili. Che delusione!  Che monotonia!

RainMan

sabato 2 giugno 2012

Carditello: paradosso italiano


Interno della Reggia di Carditello

Un articolo sulla pagina della cronaca casertana del Mattino mi ha fatto molto sorridere. Di amarezza. Oltre cento associazioni casertane si stanno infine muovendo per la Reggia di Carditello.  Hanno chiesto al giudice responsabile di poter installare un presidio permanente per il controllo del monumento borbonico e la cura dei giardini! A questo punto, non so davvero se ridere o arrabbiarmi. Che dire? “ropp' arrubbatu, ‘e porte ‘e fierru!” Niente potrebbe rendere meglio l’idea della situazione che per anni ha visto la Reggia di Carditello in balìa di ladri, vandali, saccheggiatori e mascalzoni. Hanno fatto di tutto: preso il marmo dello scalone d’onore, quello dei camini, le porte delle stanze, gli stemmi; hanno distrutto gli affreschi, scempiato quadri, rubato suppellettili; l' hanno oltraggiata fino al punto da farla diventare un rudere messo all’asta per 15 milioni di euro, con il rischio di darla in mano alla camorra.

Ora si svegliano le Associazioni! Perché non l’hanno fatto prima? Perché non hanno occupato a tempo indeterminato l’area della Reggia per evitare quello scempio?
Mai vista una vergogna simile, né da parte delle istituzioni né da parte dei cittadini che dovrebbero essere i primi custodi del proprio patrimonio artistico. Qualsiasi cosa si celi sotto la situazione di Carditello, e che probabilmente noi non possiamo sapere, ci si doveva muovere molto tempo prima e portarla all’attenzione dell’Italia e del mondo. Forse la Reggia sarebbe stata meno abusata.

Tutto questo mi porta col pensiero alla nostra Carinola dove alcuni monumenti versano ancora in condizioni precarie. A dire il vero, tante cose sono state fatte, seppur a rilento, ma tante ancora devono essere fatte. Dopo il restauro del Convento di San Francesco e quello dell’Episcopio di Ventaroli, adesso tocca all’Annunziata, la bella chiesa quattrocentesca che sta agonizzando nell’umidità che le divora le pareti e nella sporcizia che la circonda dentro e fuori. 
I tempi di intervento sono sempre troppo lunghi e non sempre si può aspettare. L’Annunziata, come un malato in grave crisi cardiaca, ha subito bisogno del medico per salvarsi, o finirà per morire. Le istituzioni locali non possono permettersi di aspettare troppo, altrimenti porteranno sulle spalle il peso della loro colpa. Ancora una volta invito ad intervenire al più presto; ancora una volta invito a salvare un pezzo importantissimo del nostro patrimonio storico-artistico, prima che sia troppo tardi.



Clio

martedì 29 maggio 2012

A Casanova attori veri



Grande spettacolo teatrale domenica  sera nella piazza di  Casanova. La Compagnia Teatrale casanovese "A Scarpasciota" ha  ripresentato la commedia di Eduardo De Filippo "Non ti pago", completando infine una "Festa di Maggio" molto infelice a causa dell'inclemenza del tempo. 
Davanti ad un pubblico numerosissimo, che ha riempito tutta la pur  capiente piazza di Casanova, la Compagnia ha dato il meglio di sè. Tutti gli astanti all'unanimità hanno dovuto riconoscere la bravura di questi ragazzi e non. Tutti magnifici, tutti pronti nelle battute che nella commedia si susseguono a ritmo frenetico. 
La loro impeccabile esibizione è riuscita  a strappare tantissimi e prolungati applausi alla platea. Da precisare che gli spettatori erano tutti di Casanova e avere applausi dai casanovesi non è cosa facile. Forse abituati alle pietose recitazioni  a cui assistono nelle fiction della Rai e di Mediaset hanno compreso meglio il grande valore di questi loro attori. 
La padronanza del palcoscenico e la scioltezza di linguaggio da loro esibito nella più grande naturalezza e semplicità sono riuscite a coinvolgere tutti. Si ha avuto l'impressione di stare in piazza ad assistere ad un dialogo tra amici o in casa ad ascoltare normalissimi e divertenti battibecchi tra marito e moglie; insomma, alla vita quotidiana  di una famiglia che scorreva, con tutte le sue sfumature, sulla scena. 
Bravi oltre ogni immaginazione, hanno dato dimostrazione delle virtù nascoste di un paese trasformato, grazie a loro, per una sera in grande città. Al contrario del nome che si è dato,  la Compagnia ha dato il senso dell'ordine e di una preparazione meticolosa, indispensabile per ottenere grandi risultati. La cura dei costumi, della scenografia e dei particolari è davvero encomiabile, degna di professionisti. E da professionisti hanno recitato. Per una sera si è avuto la sensazione che Eduardo, Peppino e Titina De Filippo fossero ricomparsi per incanto sul palco. 
I tre protagonisti pricipali, insieme a tutti gli altri, hanno regalato una serata di sano divertimento. Il tempo inclemente in questi giorni già minacciava la serata con dei grandi nuvoloni neri che, per incanto, alle prime battute si sono fermati, rimandando la pioggia alla mattina successiva  per non rovinare uno spettacolo così bello.


Anonimo

domenica 20 maggio 2012

Trent’anni e li dimostra tutti!

Un disegno dell'Infiorata 2012
Si è appena conclusa la fatica della squadra dell’Infiorata che quest’anno festeggia il 30mo anno dall’inizio di questa tradizione legata alla festa  della Madonna Grande ed Eccelsa. Sono proprio trent’anni che va avanti la fatica di preparare un tappeto di fiori su cui la Madonna può camminare per essere portata alla chiesetta che ha voluto  in montagna, nel luogo dove apparve secoli fa ad un pastore.  Nuova tradizione, se vogliamo, ma che si inserisce egregiamente in quella secolare di portare la statua della Madonna nel luogo originario del ritrovamento della sua immagine. 
Questa tradizione, iniziata in sordina, è andata sempre più arricchendosi  e perfezionandosi  di disegni stupendi, fatti con fiori e con tutto ciò che la natura offre. 
 
Schiere di giovani la notte del sabato sera si presentano a dare il loro aiuto per portare avanti questa tradizione. Ma l’entusiasmo di una solo notte non basta. L’infiorata richiede una preparazione metodica che inizia una decina di giorni prima con la raccolta del mirto e di tutto ciò che occorre per srotolare questo stupendo tappeto. E’ soprattutto in questo periodo che occorrerebbe  il valido aiuto  dei giovani che potrebbero partecipare con le loro forze ed il loro entusiasmo. Così come occorrerebbe che più giovani si facessero carico  di realizzare qualche disegno in più. Pur nella sua bellezza, quest’anno i disegni realizzati erano solo quattro. Questo denota una mancanza di forza lavoro  sconcertante. 
 
Dalle pagine di questo blog voglio ringraziare pubblicamente tutte le persone che lavorano all' Infiorata da anni, ma  in particolare  due fratelli rumeni: Mariano e Giovanni, che da anni partecipano a tutte le fasi di preparazione dell’Infiorata. Mariano è veramente da ammirare perché, pur non essendo di Casanova e non avendo assimilato fin da piccolo l’amore per questa festa, è quello che più aiuta per questa manifestazione e lo fa dopo le sue giornate di lavoro niente affatto leggere. 
Tanti giovani casanovesi non fanno quello che fa Mariano; si limitano a dare una mano solo la notte del sabato, a disturbare con chitarra e canti  chi ha lavorato tutto il santo giorno e vorrebbe riposare (anche questo!) o a fotografare il tappeto la mattina, prima che esca la processione.  Questo non è edificante per i giovani casanovesi che rischiano di far finire una manifestazione  stupenda per la loro mala volontà. 
 
Tra i tanti devo salvare Ilaria, che ogni anno ci regala un bellissimo disegno, fatto con minuzia di particolari e con maestria, preoccupandosi di raccogliere personalmente tutto ciò che le occorre.  
 
Il mio è si un rimprovero alle nuove generazioni che non riescono a capire l’importanza del ricambio in certe cose, ma è anche uno stimolo a rendersi disponibili negli anni futuri, altrimenti questa tradizione finirà per stanchezza e per vecchiezza.  In tal caso, sarebbe inutile stare a rimproverare qualcosa o qualcuno, ma semplicemente noi stessi che non sappiamo offrire alla comunità un piccolo sacrificio.



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mercoledì 9 maggio 2012

Fuori un altro




Oggi un altro giovane ha abbandonato Carinola in cerca di lavoro. Anche lui dopo tanti abbandona questo comune forse per non tornarvi che per sporadiche ferie. Ormai è nella normalità delle cose andare a trovare un lavoro lontano da casa. Il problema che questi cometantissimi altri è uno che ha studiato ed ha conseguito un titolo universitario.Quello che doveva essere un traguardo che gli avrebbe aperto le porte del futuro, a Carinola si rivela un passaporto per l'esilio. A Carinola infatti ci sono pochissime prospettive lavorative per gli operai ma per chi studia assolutamente nessuna. Questo era l'ultimo dei giovani rimasti che si interessava della vita culturale del comune e del suo ambiente bistrattato. Tante le iniziative ascritte a questo gruppo di giovani che uno alla volta sono stati costretti a partire. Nessuno si dispiace per questo anzi si ha l'impressione che ad ogni partenza qualcuno tiri un sospiro di sollievo.Per i potenti gli uomini di cultura sono sempre stato un ostacolo da abbattere perchè  considerati di intralcio alla loro egemonìa ed un pericolo per il loro futuro. Come  moderni Erode gioiscono della morte dei giovanetti favorendola invece di tentare di evitarla.Non sanno però che queste partenze rafforzano il loro potere nella stessa misura che impoveriscono il territorio. Ormai queste terre sono destinate ad essere abitate solo da persone ignoranti e maleducate, per adesso in gran numero, in futuro dalla quasi totalità. Tra gli effetti ci sarà il declino totale del territorio e chi ha favorito questo un giorno dovrà fare i conti con questi errori. Quando il degrado avrà raggiunto il massimo livello, anche per loro la vita in questi luoghi sarà molto difficile, ed allora ,forse, qualche rimorso lo avranno, ma sarà troppo tardi.