Un interessantissimo documento ci è stato trasmesso da un nostro compaesano e riguarda la storia di Carinola dell’anno mille. Questo fortunato ritrovamento è frutto dell’impegno e della passione di chi si occupa di storia e passa la propria vita a scartabellare polverosi documenti per dare una identità alla propria gente.
E’ infatti grazie all’impegno dello studioso contemporaneo Eugenio Maranzano che oggi abbiamo delle informazioni in più su Carinola. Maranzano si occupa della storia del comune di Borrello, Chieti, e della famiglia Borrello che al comune ha dato il nome.
Direte: che c’entriamo noi carinolesi?... C’entriamo, c’entriamo!
La famiglia Borrello è infatti un’antichissima famiglia franca che governava le terre molisane e abruzzesi, i cui domini si estendevano fino a Capua, e un cui figlio, Gionata, fu conte di Carinola!
Bisogna inoltre notare che i Borrello sono ancora tra noi, anche se il cognome, nel corso dei secoli, è stato trasformato in Borrelli, al plurale, e Borriello, con chiara dizione dialettale.
Tutto questo lascerà perplessi i più ferrati in fatto di storia. Gionata un Borrello?... Ma cosa dice questa qui!
E se invece dicessi: un Drengot-Quarrel?... Allora i conti tornerebbero!
Come molti sapranno, la famiglia Drengot-Quarrel, a cui apparteneva Gionata, conte di Carinola, è antichissima famiglia mercenaria normanna, giunta in Italia intorno all’anno mille, al servizio dei principi longobardi del meridione.
Quello che molti non sanno è che il cognome francese Quarrel, una volta in Italia, si trasformò, col tempo, in Borrello!
Il documento ritrovato da Maranzano risale al 1095 e riguarda la preparazione alla I Crociata indetta dal Papa Urbano II, a cui partecipò Carinola e di cui Goffredo di Buglione fu uno dei quattro condottieri.
Altre notizie spero potranno essere aggiunte in seguito. Per ora vi auguro buona lettura.
Clio
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Il 27 novembre 1095 il papa Urbano II rivolse un appello alla cristianità, “...E’ impellente che vi affrettiate a marciare in soccorso dei vostri fratelli che abitano in Oriente, ... I Turchi e gli Arabi si sono scagliati contro di loro e hanno invaso le frontiere ... fino al luogo del Mar Mediterraneo ... A coloro che, partiti per questa guerra santa, perderanno la vita sia durante il percorso di terra, sia attraversando il mare, sia combattendo gli idolatri, saranno rimessi per questo stesso fatto tutti i peccati ...” La crociata ebbe inizio il 15 agosto 1096 e delle quattro armate che ne facevano parte una era quella italo-normanna comandata da Boemondo d’Altavilla, primogenito di Roberto il Guiscardo.
Partenza per la crociata
Un vecchio manoscritto ricco di abbondanti notizie sui Figli di Borrello, desunte da diversi storici del Regno di Napoli, senza data né firma, bruscamente interrotto alla ventunesima pagina, rifacendosi al Catalogus Baronum descrive nei dettagli il consistente contributo dei Borrello alla composizione dell'esercito normanno alla crociata.
Il manoscritto è stato ritrovato da Eugenio Maranzano, infaticabile e appassionato studioso delle antichità borrellensi, e ad un primo esame sembra contenere molte imprecisioni e una serie di informazioni scollegate tra loro, in stili diversi per ciò che riguarda la forma e quindi poco attendibili. Ad una lettura più attenta però è evidente che l’anonimo scrittore ha raccolto molte notizie sui Borrello desumendole da vari autori tra cui Giovanbattista Panichelli Abate (probabilmente si tratta dell’abate Gio Battista Pacichelli), dal Catalogus Baronum e altri testi.
La cautela necessaria per prendere in considerazioni le notizie del manoscritto non permette di sapere con esattezza se l’elenco dei Borrello che contribuirono alla spedizione in terra Santa ebbe realmente un seguito di fornitura di uomini e denaro o se rimase solo una lista di buone intenzioni.
Anche se il testo in questione necessita sicuramente di verifiche e soprattutto di riscontri storici con altre fonti dell’epoca vale la pena di citarne alcuni passi (gli errori di scrittura sono gli stessi del documento):
“... Nella prima crociata contro i Turchi che occupavano il sepolcro di Gesù Cristo unito a Gerusalemme e via discorrendo, anche i conti e signori Borrelli vollero accorrervi a dar aiuto d’armi.
1. Dal conte Gionata de Carinola Bartolomeo Borrello, che come suo padre Mario Borrello tenea tutto lo stato che fu di Gregorio Pagano e Landolfo d’Aquino, teneva Alvito, Campora e Guarano d’Aquino, fu offerto in servizio di 20 uomini a cavallo e 30 fanti.
2. Landolfo Borrello, per Strantogallo offerse 2 uomini atti alle armi.
3. Guglielmo di Montefuscolo, ed Alessandro suo fratello, offersero 40 cavalieri e 60 fanti.
4. Adinolfo d’Aquino, per Settefrati offerse 8 uomini atti all’armi.
5. Guglielmo d’Andra ch’era signore D’Aremona, terra distrutta sul distretto d’Isernia, offerse 2 cavalieri e 4 fanti.
6. il conte Simone di Sangro figlio del conte Todino, per Castel di Sangro, nel principato di Capua, per Schienaforte, Roccasecca, Alfidena, Barrea, Roccatramonti, Rocca di cinque miglia, Coll’Angelo, Scannoli, Frattura, Castro, Bognara e Castel del Tasso sullo stato dei Borrelli, offerse 197 cavalieri e 476 fanti, alla quale offerta niun altro benchè grande e potente signore del regno di Napoli, arrivò.
7. Orrisio Borrello, per tre parti di Castiglione, per Belmonte, Rocca dell’abate, Faldo, Pescoasseroli e per i suoi suffeduatari, offerse 29 uomini a cavallo e 50 fanti.
8. Guglielmo Borrello signore d’Agnone, Castel del Giudice, Monteforte e per i suoi suffeduatari che tenevano Macchia, Castelnuovo, Castelbarone, Vastogilardi e Capracotta, contribuì con 32 cavalieri e altrettanti fanti.
9. Rinardo Borrello, per Picanio, Montenero di Bisaccia, e Portella diede 6 uomini d’armi.
10. Rainaldo Borrello detto ancora di Pietrabbondande, per Frisolone e Campolieto, offerse 8 cavalieri e 8 fanti.
11. un’altro Borrello con Roberto suo fratello, per Monte S. Angelo, Cillina, Ripa e alcuni suffeduatari, offersero 24 cavalieri e 68 fanti.
12. Oderisio Borrello, figlio di Amissadap di Malanotte (Buonanotte), per Malanotte, Basilica e Butisco, 6 soldati a cavalo e 12 fanti.
13. ...Benedetto della Vipera, Tenea la Vipera da Nevelone de Ponte, e per il tal feudo pagava 1 uomo d’armi. ...
Oltre le terre e castelli predetti ed altri ch’erano in passato in dominio dei Sangri, possedevano i Borrelli in questi tempi altri assai, coè Rosello, Civita Borrella, Pietra Guaranzana (Ferrazzana), Carpineto, Ariano (Archi) Oppido, Malacocchiara, Cantalupo, Monteformoso, Casalpiano, Casalanguida, Squintone (Scontrone), Pescopennataio, Civita Colle, Montearsaro, Rigo di Stiria, Fuoroli (Forlì), Calcasano, Rocca de Pizi ed altre, e perciò la stimavano per una delle più potenti e ricche famiglie del Regno di Napoli.
Tutti quasi queste terre, paesi, castelli ecc. ora non si trovano più o di nome o ...”
L’armata di Boemondo, nella quale, secondo il manoscritto sopra citato, erano inquadrati i militi forniti dai Borrello, combatté valorosamente nella battaglia di Dorileo il 1° luglio 1097 per la liberazione di Nicea; il 15 agosto fu attaccata dai Turchi del sultano Kilij Arslan, ma fu salvata dall’intervento provvidenziale di Goffredo di Buglione che si trovava in retroguardia; nel mese di ottobre partecipò all’assedio di Antiochia e a dicembre sconfisse il re di Damasco Duqaq. Presa Antiochia Boemondo vi fu a sua volta assediato dal persiano Kurquba, il 28 giugno del 1098 uscì dalla città e in una grande battaglia sconfisse i nemici. Poco dopo giunsero in città le altre armate cristiane comandate da Raimondo di Tolosa, Goffredo di Buglione, Roberto di Fiandra e da altri capi che, prima di intraprendere l’ultima marcia verso Gerusalemme, assegnarono Antiochia a Boemondo di Taranto. Questi non prese parte all’atto finale della crociata, cioè alla conquista di Gerusalemme, rimase and Antiochia con tutto il suo esercito.