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martedì 4 marzo 2008

Biasox, il PRINCIPE della politica - parte seconda


…segue dalla puntata precedente….

…Arrivò il giorno in cui si sarebbe dovuto decidere il candidato alla successione del conte Biasox , il quale logicamente sarebbe stato anche il capo dei suoi valvassori. A tale scopo il conte riunì tutti i valvassori che facevano parte del gran consiglio della contea nella sala del trono, che era posizionato cinque gradini più in alto di dove erano seduti loro. Biasox prese la parola e incominciò, come sua abitudine, un discorso insensato e insignificante, ma invece di essere inconcludente come al solito questa volta lo chiuse indicando come suo successore Antimus Mutus .

In verità, una giustificazione se l’era inventata, e cioè che per la rotazione delle cariche fra i vari contadi spettava al borgo di Casalibus. Il Conte era infatti originario del contado di Nocelletum de Carabottolis, e il quello antecedente a lui di Kasanovia. Per questa ragione la sua indicazione era inattaccabile. Non aveva pero’ finito di profferire l’ultima frase che il duca Giano de Fontanavecchia e il cerusico di corte don Luis de Santa Cruz scattarono in piedi inveendo contro il conte con la mano stretta sull’elsa della spada, quasi col gesto di usarla contro di lui.
Il duca Giano subito si allontanò dalla sala e corse ad allearsi con gli oppositori del conte, con i quali già da tempo era in combutta. Il dottor Luis invece accusò il conte di non mantenere la parola data e addirittura gli disse che mentre lui poteva guardarlo negli occhi il conte non poteva fare altrettanto. Il conte lo assecondò ed effettivamente abbassò lo sguardo, per dargli l’impressione che si vergognasse, debolezza a lui sconosciuta. Dopo aver ripetuto un altro paio di frasi sconnesse anche don Luis abbandonò la sala. A questo punto anche Abner da San Ruosi dichiarò di schierarsi con gli oppositori ed anche lui lasciò la sala, ma guardandosi bene dal farsi sfuggire qualche parola sconveniente.
A questo punto tutti valvassori incominciarono a piagnucolare perché preoccupati dell’esito del suffragio, visti i tre importanti alleati che avevano perso. Perfino Antimus Mutus pronunciò una mezza frase di sconforto. Il conte Biasox si alzò dal trono e li rincuorò dicendo solennemente: “finché sarete con me, della parola sconfitta non conoscerete mai il significato!”. Rivelò poi che artatamente aveva creato quella situazione, per liberare un paio di posti a favore di persone più leali, a lui chiaramente. Precisò che parlava di due e non di tre poiché sapeva benissimo che Abner da San Ruosi recitava la parte dell’oppositore per farsi confermare nella carica di consigliere legalfinanziario. Continuò col dire che don Luis de Santa Cruz lo aveva già sostituito con il dottore delle piante don Franciscus de Giallibus abile professionista che avrebbe raccolto molti più suffragi in quanto i servitori della gleba tenevano più alla salute delle loro piante che alla propria. Poi li informò che aveva già sostituito il duca Giano con il dottor Salvo da Sinuessa, denominato così perché esercitava la professione di medico in un lazzaretto di Sinuessa. Qualcuno gli osservò che a lui risultava che questi aveva sempre parteggiato per la fazione avversa, Il conte Biasox rispose: “adesso verrà con noi!” ed accompagnò la frase con un ghigno beffardo e ammiccante.
Continuò col dire: “combatterà per me per due ottimi motivi, primo perché gli ho elargito delle generose prestazioni nel palazzo di giustizia, ma principalmente perché ho siglato un patto con un suo parente stretto che è anche il suo sponsor politico”. Aggiunse: “sono sicuro della cosa in quanto lo sponsor è soprannominato Giuda Iscariota, con una differenza da quello del vangelo: a quello i 30 denari per farlo tradire gli si dovettero dare, a questo basta prometterglieli. Per esagerare ho ingaggiato anche il mio acerrimo nemico Lorenzino da Nocellum, soprannominato l’esattore verde, nonche’ il simpatico oste della locanda di Santagnellum, dove potremo andare a festeggiare dopo la vittoria, e senza pagare addirittura!”
Tutta la platea, fino a quel momento ammutolita dall’abilita’ del conte, si lasciò andare ad una fragorosa risata liberatoria e nello stesso tempo di approvazione per i suoi piani. A questo punto prese la parola la marchesina Elisa de Corpusbufalorum che con tono confidenziale e nello stesso tempo deferente gli chiese: “Paascà!! (a lei e pochi altri, tra cui Joannes de Bufalaris, era permesso chiamare il conte con il suo nome di battesimo), con tutte le nefandezze che abbiamo combinato in tanti anni sei sicuro che i servi della gleba ci voteranno?” E a quel punto il conte Biasox, muovendo la testa e le mani con un movimento sincronizzato e con tono sicuro e allo stesso tempo paternalistico, le disse: “ci voteranno, ci voteranno, altrimenti non sarebbero servi della gleba!”
A quella affermazione, espressa con tanta sicurezza, tutti sguainarono le spade e, depostele ai piedi del trono del conte, urlarono con quanto fiato avevano in gola:
“VIVA IL CONTE BIASOX! LUNGA VITA A LUI E AL NOSTRO RE ANTONIO AFRAULANO DE SCAMPIA”
e regnarono per tanti anni ancora.




IL CONTE DEL GRILLO

La strana funzione giudiziaria del Castello di Carinola


Passando per Carinola, nessuno nota più i ruderi nell’angolo destro della piazza del mercato. Oramai sono talmente parte integrante del paesaggio che gli occhi sono abituati a guardarli senza vederli. Non tutti i carinolesi sanno che quei ruderi appartengono all’antico Castello normanno che ha fatto la storia del vostro comune. Peccato!... Certo ben poco è rimasto dell’ imponente Castello che dominava su Carinola a partire dal medioevo. Poi il tempo, l’ incuria e gli eventi naturali e bellici hanno distrutto questa bellissima testimonianza della vostra storia. Ma non è stato sempre così. Il Castello ha avuto il suo lungo periodo di gloria e, quando la gloria è tramontata, è stato adibito a usi più consoni alla sua mole. E a quale uso poteva destinarsi un edificio così solido e massiccio? …be’, a quello di carcere, naturalmente.

E tutti pensate che ci venivano rinchiusi malandrini, assassini, furfanti o briganti… Niente affatto! Nel Castello venivano incarcerati non solo uomini di malaffare ma anche animali.
Si, avete capito bene. Animali.
Essi venivano sequestrati ai padroni che infrangevano le leggi sul pascolo e custoditi nel Castello fino a quando i proprietari, per riaverli, non pagavano una bella cifra, proprio come si fa oggi per il sequestro delle auto o dei motorini! Eccovi una straordinaria testimonianza del 1764 di quella strana funzione giudiziaria del Castello.
Sono sicura che, dopo averla letta, guarderete quei ruderi con occhi diversi.

“Gio:Battista Bocchino di questa città di Carinola, dichiara essere bracciale, di età sua d’anni sessanta…
Super 1° articulo dichiaro io di aver di continuo praticato per varii miei affari di campagna nella Tenuta denominata dell’Ancogna, posseduta dalli eredi del fu don Antonio Di Lorenzo che, per lo spazio di molti anni, si è tenuta in affitto dal M.co Giovanni Moscato della città di Aversa, che l’ha poi terminato a Settembre dell’anno scorso millesettecentosessantaquattro…So benissimo che il detto Giovanni Moscato tenea sopra li erbaggi della Tenuta una grossa industria di animali, così bufalini, come vaccini, giumentini e porcini (sic!) e so benissimo ancora che tali animali molte volte scanzavano a danneggiare sopra i territori dei padroni confinanti, in particolare degli affittuari della fida delle erbe agrestre che sono dell’ill.re duca di Mondragone, utile padrone di questa città di Carinola….Spesse volte, detti animali sono stati incarcerati e portati nelle carceri di questo Castello Ducale di Carinola, o con ordine della Corte della Baglina o della Corte Ordinaria della medesima, come nel giorno trenta del mese di Agosto di detto passato anno, ricordo benissimo che furono condotte nelle carceri del Castello di questa predetta Città circa sessantacinque giumente dell’affittatore dell’Ancogna sig. Giovanni Moscato ed essere state trattenute nelle carceri per lo spazio di quattro giorni continui… e viddi ancora che il carceriere, Domenico Pari, mio paesano, le governava col fieno, che li dava a mangiare, sebbene non so in che quantità, e mi ricordo benissimo ancora, che il giorno diciotto del mese di Settembre del detto passato anno 1764, furono nuovamente incarcerate circa ventiquattro bufale, e cinque vacche ed un vitello e circa nove porci del suddetto Giovanni Moscato e furono condotti nelle carceri di questo Castello Ducale, anche per causa di danno ed essere state incarcerate in detto carcere fino al diciotto di detto mese di Settembre, come più e diverse volte viddi tali animali carcerati, e dopo tal spazio di tempo, intesi che detti animali erano stati escarcerati per ordine della Gran Corte della Vicaria al quale effetto venne in questa città uno scrivano della medesima, chiamato don Gregorio Poderigo, con essere restate bensì, per quanto mi ricordo, in potere di detto carceriere Dom.co Pari due vacche ed un vitello per sicurtà di quello che li spettava, così per la spesa da lui fatta a detti animali di fieno, guardia ed altro, come per li suoi deritti.
Super 2° articulo….
Super 3° articulo, mi ricordo benissimo che le suddette due vacche e vitello rimasero in potere di detto carceriere Dom.co Pari, a capo di pochi giorni furono liberate con ordine, per quanto si disse, della S.R.C. (Suprema Real Corte), e si disse ancora, come io intesi dire, che il detto carceriere Dom.o Pari non era stato soddisfatto di quello che gli spettava e intesi ancora da lui stesso, che non era stato pagato, e tuttavia sin’oggi ho intese le sue lagnanze.
Super 4° articulo, so benissimo ancora, e si sa da ogni uno di questa città e luoghi convicini, che in detto mese di Settembre dell’anno scorso millesettecentosessantaquattro, in questa stessa città, il fieno si comprava e si vendeva a grana tre il trocchio, quale era di peso di circa rotola sei, e la paglia si vendeva a grana trenta il cantaro.
Super 5° articulo so benissimo ancora e si sa da ogn’altro cittadino mio compaesano che è stato sempre solito da tutti i carcerieri di questo predetto Castello di esiggersi grana 5 per ogni pezzo di animale grosso in ciascuna notte ed altrimenti in ogni giorno di modo che compone un carlino fra le 24 ore, e per gli animali piccoli un grano a pezzo la notte ed un grano al giorno, che nelle 24 ore fanno grana due per ogni animale piccolo; e so benissimo ancora che a detti carcerieri, osiano castellani, si sono pagati sempre carlini due per ogni carcerazione di animali, o che sia uno o più, ed oltre a ciò, si sono pagati carlini due a soldati per la cattura, e carlini 5 quando sono stati carcerati dalli Guardiani della Difesa; quel denaro so che devesi anche pagare conforme (come) è stato sempre solito da detto carceriere, o già castellano, il quale poi se li ripete dalli padroni delli animali carcerati; ed oltre a ciò, si deve pagare ancora separatamente come è stato sempre solito al detto carceriere o già castellano, la paglia e fieno che somministra a detti animali come si è sempre praticato e si pratica nei paesi convicini, anzi più esorbitatamente in alcuni luoghi. E della maniera spiegata di sopra sono stato sempre solito io praticare ed esiggere per lo spazio di diciotto anni continui, che ho tenuto l’affitto delle Carceri di questo predetto Castello Ducale, e ne terminai l’affitto circa sedici anni sono….

Fonte: Archivio di Stato di Caserta – Tribunale di prima istanza.

CLIO

lunedì 3 marzo 2008

Giovani/vecchi

Mi sono un po’ stufato della situazione del mio comune… in perpetuo stato d’assedio, uno stato d’assedio psicologico, psichiatrico, qualcosa che supera tutte le possibili logiche di interattività ed intersocialità, qualcosa che distrugge amicizie, amori, passioni, che fa vedere il bianco come nero e viceversa. Vige nel nostro comune la logica dell’esser vecchio, la logica della politica alla vecchia maniera… quella che vuole che tutto si faccia in modi sommersi, quella del non dire al vicino ne amico perché può andare a spifferare tutto al primo che passa……

Io mi sono rotto ……. Tutto questo modo di fare sommerso, fatto di sotterfugi e di segreti mi fa solo rendere conto di quanto anche i giovani siano già vecchi, di quanti i miei amici siano già putrefatti: c’è un unico imperativo, non far mai nulla alla luce del sole, come se ci fossero sempre cose da nascondere (come i già conosciuti politici nostrani). Non può esistere qualcosa che nasca pulita, niente che già dalla radice non sia intaccata da quella innaturale schifezza che si chiama disonestà politica, che sgorga tra le vene della nostra gente e dalla quale davvero in pochi sono immuni. Non c’è nessuno nel nostro disastrato comune che abbia il coraggio di fare le cose allo scoperto, di chiamare gente a far parte di una qualsiasi coalizione con il puro scopo di far qualcosa di fattivo, di concreto….. Siamo invasi da logiche sotterranee che inevitabilmente ci affosseranno come del resto stanno già facendo…… Ed impazzisco nel pensare che gente come me non faccia neanche in tempo a toccare, ad aver a che fare con dette dinamiche, che già ne sia invasa: inciucio con questo, questo non lo dico a quell’altro, a quello devo far sapere solo quello, a quell’altro lo prendo perché ha la famiglia grande….. MA CHE FATE!!!!! Non c’è l’ombra di una persona che si ponga a capo di un qualcosa che salti fuori con la semplice volontà di portate avanti un progetto condiviso, senza dover nascondere niente, senza inciuciare tutto il tempo ai danni di questo o quell’altro… Non ce n’è bisogno…. Se per una volta si volesse fare qualcosa di schiettamente e semplicemente positivo, basterebbe farlo.. senza nascondersi da nessuno…… Ma qui siamo al sud, qui siamo in Campania, questa è la giustificazione e tutto… da noi questa è la giustificazione per tutto ciò che non va bene e non ci è mai andato bene… quindi, non proviamoci, non lo dobbiamo neanche pensare, perché qui siamo in Campania…. Qui siamo al sud.

Mr Flick

Io e i miei amici svedesi


Mi sveglio di buon ora e passo dai miei amici stranieri che soggiornano presso uno dei tanti agriturismi del comune. Quindi, ci rechiamo a far visita ai complessi archeologici minuziosamente curati e muniti di validissime guide che spiegano precisamente tutte le dinamiche storiche. Poi verso mezzogiorno, sempre con i miei amici svedesi, ci tuffiamo nella natura e dalla Grangelsa percorriamo i sentieri ecologici fatti dall’amministrazione e arriviamo fin su S. Martino dove pranziamo immersi nel verde

Scendiamo in tutta tranquillità, ci riposiamo un po’, e nel primo pomeriggio andiamo a Palazzo Novelli per visitare una mostra di arte contemporanea di un artista che qualche mese prima ha esposto alla Biennale di Venezia. Poi, prendiamo un caffé e passeggiamo tra i vicoli di Carinola scambiando qualche chiacchiera con i moltissimi giovani che da poco hanno finito il turno presso gli impianti di riciclaggio di vetro e plastica situati nell’area industriale di Carabottoli. Complessi che hanno evitato che molti giovani si recassero al nord o all’ estero per cercare lavoro proprio come i ragazzi che stanno lavorando negli agriturismi, nei laboratori artigianali, nelle cantine vinicole e così via. La sera, prima di cena, sempre insieme ai miei amici svedesi esterrefatti dalla bellezza e dalla funzionalità di Carinola, ci rechiamo presso l’ex carcere di Carinola oggi adibito a teatro comunale per assistere ad un rifacimento in chiave moderna della Locandiera di Goldoni. Un complesso meravigliosamente recuperato che ogni fine settimana accoglie spettatori da tutti i territori limitrofi e che dà soprattutto lavoro. Dopo lo spettacolo c’è l’imbarazzo della scelta, non sappiamo proprio a quale manifestazione partecipare, alla fine decidiamo di fare una scappata a Casanova dove si sta svolgendo la quarta edizione di “Casanova portoni aperti” una rassegna di musica, arte, balli e prodotti tipici. Il giorno seguente facciamo una visita al palazzetto dello sport a Nocelleto, giusto per tenersi in allenamento e poi tranquillamente facciamo qualche tuffo presso la piscina comunale. Che bello vivere a Carinola, un territorio che ha creduto nelle sue potenzialità e ha concretizzato tutto quello che la gente ha sempre sognato, un territorio pulito, pieno di cultura, immerso nella natura, un territorio dove tradizione e innovazione s’incontrano. Io amo Carinola, pensavo, quando ad un tratto mi sveglio esco di casa e vedo montagne di rifiuti, Mimi Palmieri che canta, tentativi di fare qualcosa di nuovo morti prima d’iniziare, giovani che non ci sono, politici senza scrupoli che sempre più grassi hanno totalmente il controllo su tutto. Subito realizzo che si è trattata di un’allucinazione e repentinamente chiamo i ricercatori che stanno lavorando sui danni della diossina e faccio presente che le esalazioni tossiche dell’immondizia bruciata oltre ai danni risaputi, provoca forti allucinazioni. Fatto ciò, furtivamente prendo un mucchio di spazzatura, l’accendo e a pieni polmoni respiro il fumo tossico ed ecco i miei amici svedesi, i percorsi archeologici e ecologici, le rassegne artistiche, il teatro comunale ecc ecc .
Depopa

domenica 2 marzo 2008

Carinola: un comune che muore?

Ho la sensazione, un po’ angosciosa, che Carinola stia per morire, che sia diventato troppo vecchio prima ancor di diventare giovane. D’altra parte, con più di mille anni alle spalle, questo comune comincia a mostrare i suoi acciacchi. Eppure, nonostante la storia anche di tutto rispetto, Carinola non è mai cresciuto come forse avrebbe dovuto e potuto, né nell’economia, né nel turismo, né nel sociale. Forse perché il gene della sudditanza si è piazzato troppo solidamente nel nostro DNA ed ha compromesso una crescita, che in altri luoghi, sarebbe stata florida.

E’ un comune che vivacchia alla meno peggio, e a furia di vivacchiare è diventato decrepito.
Ora ci si appresta a rinnovarsi, se così si può dire… Rinnovarsi?... Credo che sia più un’ operazione di lifting che altro. Stessi volti di sempre, stessi sorrisi stiracchiati. Stesso interesse di difendere i propri interessi. Mancano volti nuovi. Mancano forze giovani. Energie fresche e disinteressate.
I giovani, quelli in gamba, quelli che potrebbero cambiare le sorti di questo comune, purtroppo, non sono più qui. Hanno dovuto cercare una vita altrove prima che, essi stessi, diventassero vecchi a furia di aspettare qualcosa che non arrivava mai. Forse avrebbero dovuto perseverare? Mah!...
Ho percepito, in questi giorni, un sommovimento giovanile che cercava di organizzarsi, di proporsi, ma come tutte le cose fatte in fretta, non avrà purtroppo seguito. O se l’avrà, non cambierà di molto la situazione. L’ esperienza insegna che tutto quello che nasce sull’onda dell’emotività è destinato ad avere vita breve. Questo non è da biasimare; l’interesse e l’amore dei giovani per il proprio territorio è da apprezzare. Così come è da apprezzare anche la rabbia che li spinge a voler fare, a voler dare il proprio contributo pur di difendere la propria terra dalle grinfie di chi non l’ha saputo fare o l’ha fatto male.
La politica è però un piatto che va servito freddo. E’ un’arte che richiede preparazione, organizzazione, ma questo non significa che debba scoraggiare le nuove generazioni dallo scendere in campo. Anzi. E’ importante che i giovani si lascino coinvolgere per portare sempre quell’aria di rinnovamento e di alternanza necessaria a rendere vitale il nostro comune. E per questo bisogna prepararsi facendosi conoscere, ascoltando la gente, comprendendone le difficoltà e i problemi, non con l’arroganza e la presunzione di chi crede di poter poi risolvere tutto, ma con l’umiltà di chi vuole imparare per poi poter aiutare.
Un minimo di preparazione è necessaria se si vuole raggiungere un qualche risultato. Come dice una persona a me molto cara: andare in guerra con una cerbottana non è la stessa cosa che andarci con un cannone.
Non sono nella posizione o all’altezza di dare consigli, ma invito tutti i giovani di buona volontà a non desistere. Subiamoci altri cinque anni di palude Stige, ma non lasciamoci impantanare definitivamente e nel frattempo, organizziamoci, prepariamoci, e chissà che anche per noi non arriverà il momento di riveder le stelle!

Galatea

giovedì 28 febbraio 2008

Biasox, IL PRINCIPE della politica

Il conte di Calenum, dell’omonima contea, si crogiolava al sole seduto nel suo giardino in una bellissima giornata di ottobre. Anche nel lieve torpore che lo avvolgeva pensava a quali affari poteva realizzare nella gestione della contea e si beava e compiaceva della sua abilità. All’improvviso fu destato da un servitore che gli annunciava l’arrivo di un messaggero del re di Maradonia del cui territorio la contea di Calenum faceva parte. Il cavaliere, latore del messaggio, appena al cospetto del conte dopo essersi cimentato in un vistoso inchino si limitò a dire “da parte del re don Antonio de Scampia” e si allontanò. Rimasto solo il conte Biasox lesse, anche se lentamente, tutta la pergamena e, cosa riprovevole per lui, imprecò sottovoce. Nel messaggio c’era scritto senza mezzi termini che lui doveva essere insignito di un’altra carica e al suo posto doveva essere nominato un reggente. Fin qui nulla di terribile, anzi, ma la missiva concludeva che la nomina doveva essere ratificata dal voto dei servitori della gleba per dare l’impressione di essere un governante illuminato. Il conte pensò ai lavori che aveva in itinere da appaltare e principalmente al grosso affare che aveva ideato sui cimiteri che a breve doveva concretizzare. Il reggente lo aveva in mente, tale Antimus Mutus de Casalibus , suo valvassore da anni fedele e silenzioso, ma c’erano altri due aspiranti al trono della contea, il duca Giano de Fontanavecchia e il cerusico di corte don Luigi de Santa Cruz. Questi due, penso' Biasox, se si alleavano potevano influire sui servitori della gleba e ostacolare la designazione del suo delfino in pectore..... La mattina dopo convocò il duca Giano e senza tanti preamboli per sembrare il più sincero possibile gli giurò sui suoi avi che un mese prima del suffragio popolare sarebbe stato lui il designato a succedergli. Dopo un paio d’ore convocò anche il dottor Luigi de Santa Cruz facendogli le stesse promesse e gli stessi giuramenti sugli stessi avi: logicamente da entrambi aveva preteso il più stretto riserbo su quel colloquio. La moglie del conte, che aveva sentito tutto e non comprendeva i sotterfugi del consorte, lo apostrofò: "ma con quale faccia prometti la stessa cosa a tre persone ?" Il conte Biasox si fece serio e con tono professionale le disse: "mia cara, “ il fine giustifica i mezzi " e irritato si allontanò. Restò alquanto alterato fino a sera anche mentre, seduto dietro la sua immensa scrivania, provava a scrivere. Dopo un po’, stanco, per appisolarsi ricorse al suo anestetico personale, un libro. Ne prese uno a caso, lesse il titolo ed era "IL PRINCIPE" di Nicolò Machiavelli: lo sfogliò e fu colpito proprio dalla famosa frase – il fine giustifica i mezzi- sbalordito esclamò “ Questo è un plagio!! l’originale è mio!”
...continua....
Il Conte del Grillo

mercoledì 27 febbraio 2008

Votare o non Votare?

“Votare o non votare?”. E' questa la domanda che in questi giorni mi assilla più di tutte. Ed è questa la domanda che mi porta per la prima volta, da giovane studentessa che sente ormai l'esigenza di capirci qualcosa del quanto mai intricato mondo dell'arte di governare, a una riflessione sullo stato attuale della politica del Bel Paese e sulla politica in generale.
Dalle considerazioni di giovani amici e conoscenti sul tema non emerge altro che disillusione accompagnata da sfiducia, risentimento nei confronti di politici che non sono in grado di risolvere piaghe come quella dei rifiuti in Campania, perché ormai troppo adagiati sugli allori di una vita che più che di politici sembra essere quella di uomini dello spettacolo, meritevole di copertine di settimanali di cronaca rosa, piuttosto che di quotidiani.
Non è difficile constatare che i giovani di oggi si sentono lontani e inadeguati rispetto a un sistema politico che ormai cammina col bastone.... quanto è vecchio il mondo politico italiano? Troppo, direi, e sarebbe fin troppo comodo scaricare la colpa sulla paralisi che investe i giovani, sul loro disinteresse e la loro mancanza di ideali, dato che anche volendo partecipare alla vita politica, si vedrebbero messi inevitabilmente i bastoni tra le ruote dalla “vecchia”, seppur ancora dominante, classe politica. C'è il bisogno urgente di una rigenerazione. Ma non è solo questo il problema.
Oggi ascoltare il discorso di un politico di destra o quello di uno sinistra non sembra fare differenza, visto che ciò che ne viene fuori sono per lo più attacchi e critiche alla fazione opposta. Ebbene, dove sono finiti i valori che animavano le grandi ideologie del passato? La risposta più immediata sarebbe che sono stati rimpiazzati da nuovi, che non hanno un colore politico preciso, visto che la destra come la sinistra al governo oggi sembrano muoversi entrambe secondo le logiche dell'opportunismo, la menzogna, il clientelismo.
Stiamo assistendo all'avanzare di un'oligarchia moderna, che agisce più o meno subdolamente a discapito dei più. Quello che però mi lascia tanto stupita è il fatto che spesso mi senta l'unica a pensare che esistono, al di là di ogni ideologia politica, dei valori universali che tutelano non solo l'imprenditore o l'impiegato statale, ma l'uomo in generale e che stanno sempre più passando in secondo piano. Uno di questi è il buon senso, quell'aurea mediocritas oraziana, il senso dell'equilibrio e della misura delle cose.
Sarà forse questo buon senso che mi spinge a pensare che forse l'estremo rimedio ai mali estremi del nostro Paese è quello di starmene a casa, magari a leggere Il Signore Delle Mosche, il 13 aprile?
Deianira

lunedì 25 febbraio 2008

Lettere a Gennaro Mannillo (post continuo)

In redazione continuano ad arrivare lettere indirizzate al vicesindaco Gennaro Mannillo. Alcune sono francamente troppo "pesanti" per essere pubblicate qui (se volete speditele direttamente a lui). Questo post sarà quindi per praticità aggiornato con le vostre nuove missive senza dover creare un nuovo post per ogni nuova lettera.

Infine, ricordiamo nuovamente al destinatario della posta che per una eventuale risposta e’ presente un modulo a fondo pagina dove non e’ necessario inserire il proprio indirizzo e-mail.



SELLECCOLA E SVOLTE

Egregio Gennaro, tanto tuo rinnovato interessamento per la Selleccola sarebbe certamente lodevole, se non puzzasse, adesso, di campagna elettorale.

Che il sito Selleccola fosse inidoneo ad accogliere “qualsiasi tipologia di rifiuti”, lo sapevamo tutti da un pezzo, prima che lo sancisse una commissione ad hoc.

Comunque, preso atto del tuo interessamento (a testimonianza del quale tappezzi da tempo la bacheca adiacente al bar Grancelsa), una domanda sale a questo punto spontanea:

  • Dove eri tu, tu e tutti gi altri consiglieri e assessori casanovesi, quando la

Selleccola( peraltro tuttora proprietà della Marina Militare) fu disinvoltamente eletta a sversatoio di tutto il comune di Carinola??? -

Mi puoi credere, se ti dico che sversatoio sarebbe tuttora, se l’intraprendenza e la denuncia di qualche cittadino, non la tua, non avesse posto fine a questa vergogna.

Per quanto attiene all’altra vergognosa vicenda di Vaglie e Carabottoli, ti assicuro che non è motivo di vanto, né per te né per gli altri politicanti casanovesi. Avete compiuto un atto dovuto! Una scelta che mai avreste fatto se non vi foste trovati, improvvisamente, sbattuti in faccia alle vostre responsabilità, responsabilità che peraltro non vi eravate mai assunte fino a quel momento.

Una scelta che avete dovuto compiere per non perdere la faccia e soprattutto voti.

Non vi servirà a molto.

Non esprimo opinioni in merito alla tua lista civica che dovrebbe, secondo te, voltare pagina. Aspetto di vederla formalizzata nero su bianco, ma più per curiosità che per altro, per la curiosità di vedere soprattutto quanti ne ho azzeccati.

Personanalmente fui uno di quegli elettori che qualche anno addietro salutò con interesse il tuo approdo alla politica, il tuo e quello degli altri “giovani” politici/canti casanovesi . Pensai che ci fossero i numeri e le qualità e soprattutto le volontà di voltare pagina e ti votai caro Gennaro, con sommo rammarico, debbo dire che ti votai. Mi sbagliavo! Siete politicamente nati vecchi e, se possibile, peggiori della classe che vi ha preceduto.

Per quanto mi riguarda ho già voltato pagina, la vostra è chiusa da un pezzo.

Per amore di cronaca ti dico, che al sito Selleccola non è in atto alcuna bonifica, né ora, né all’epoca in cui hai tappezzato la bacheca suddetta delle tue lodevoli intenzioni.

Se poi tu per bonifica intendi l’aver ammassato tutta la monnezza presente in loco, sulla sola piazzola di sinistra , beh! allora hai ragione. Forse per bonifica intendi l’aver liberato dai rovi (e ribadisco dai rovi) la piccola piazzola inferiore? O intendevate depositarci altra monnezza? A meno che tu per bonifica non intenda l’aver circoscritto la piazzola sversatoio con il nailon antinfortunistico, quello bello, bianco e rosso e l’aver posto una miriade di cartelli “Zona derattizzata”.

Egregio Gennaro, delle due l’una: o sei un colossale bugiardo o un colossale sprovveduto. Ma sei poi uno sprovveduto?

Un consiglio: guardati le foto, sono posteriori al tuo proclama, poi fatti un sopralluogo.


FOTOGRAFIE: 1 2 3 4


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Lettera aperta a Gennaro Mannillo

Sembra che sia il periodo delle svolte. Veltroni vuole svoltare, tu vuoi svoltare. Ma se sono disposta ad aver fiducia in uno come Veltroni, purtroppo in te non ho fiducia.
Perché?
E’ presto detto. La svolta la dovevi fare qualche mese fa, quando su Casanova pendeva la spada di Damocle delle ecoballe e c’era veramente bisogno di una svolta decisiva che, purtroppo, non è stata fatta.

Tu sapevi perfettamente su chi ricadeva la colpa di quella scelta scellerata e allora avresti dovuto dimetterti, dissociarti da tutto e tutti, stare dalla parte del popolo di Casanova come un vero combattente. Fare le notti al freddo come le hanno fatte tanti ragazzi e non come un semplice visitatore occasionale. Oggi avresti dalla tua parte l’intera popolazione di Casanova. Invece abbiamo assistito alle tue bugie, alle tue ambiguità: una sera dicevi una cosa, la sera dopo il contrario. Chi potrebbe crederti ora? Allora ti sei divertito a fare il giocatore d’azzardo, adesso ne paghi le conseguenze.
Ora tiri in ballo la Selleccola, che sta per essere bonificata… Sarà!
E dov’eri quando la Selleccola è stata presa di mira e elevata a pattumiera del Comune? Perché lo hai lasciato fare senza opporti? Avresti dovuto sbranarli i cari consiglieri, invece ancora una volta sei sceso a compromessi. E credi che a noi interessi solo la Selleccola? Guardati intorno. Casanova sembra una bidonville africana. Cartacce dappertutto, schifezze dovunque. Quante volte all’anno gli spazzini ramazzano questo paese? Due volte, tre volte all’anno?... E’ vero, l’ emergenza non è finita, ma ciò non impedisce di ripulire il paese e accatastare tutto in un unico posto. E se vai per le vie vicinali, che così orgogliosamente avete fatto asfaltare per aiutare l’agricoltura, vedrai quello che ci trovi! Se i nostri nonni potessero vedere come siamo riusciti a ridurre i luoghi su cui loro hanno lavorato tutta la vita, ci sputerebbero in faccia. Leggi: Spinaruccoli, Santa Lucia, Terralba e altri. E le fognature? Quand’è che vi decidete a farle ripulire? Sono tutte intasate e se solo piove un po’ più forte, le strade sembrano fiumi. Vico Valle e Vico Toppetta, poi, sembrano le cascate del Niagara.
La raccolta differenziata è un’altra presa per i fondelli: come si può fare una vera raccolta differenziata senza una vera campagna informativa e formativa?! Il minimo che avresti dovuto fare è andare nelle scuole e cominciare a informare i ragazzi, poi nelle famiglie, casa per casa, istruendo le povere vecchiette e spiegando loro dove cavolo la devono mettere la lattina dell’olio o il tetrapack del latte. E invece niente. E tu parli di svolta? Adesso?... Sono cinquant’anni che aspetto questa svolta e vuoi farmi credere che proprio adesso è arrivata? Per te forse. Ma sai, io non lo credo più.
Vedi amico, io so perfettamente che, non votandoti, contribuirò forse a consegnare il Comune di nuovo nelle mani dei volponi che l’hanno amministrato finora e di cui tu facevi parte, ma non mi sento di fare altrimenti. Esiste una parola che si chiama coerenza. A che cosa? A se stessi.
Se ci sarà una lista di giovani, anche inesperti, anche timidi e imbranati, ebbene, io li voterò. E sai perché? Perché avranno avuto il coraggio delle scelte e avranno avuto gli zebedei che tu non hai avuto in tutti questi anni.
Purtroppo, e dico purtroppo, io penso che la politica non sia solo una ‘scalata’ al successo o un sistemarsi e non sia solo scendere a compromessi, ma sia un servizio alla comunità. Chiunque si mette in ballo deve avere uno spirito di sacrificio non indifferente. Tu ce l’hai questo spirito? …
Si lo so, sono un’idealista. E’ per questo che quelli come me non possono votare quelli come te.

Una casanovese molto incazzata


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Lettera aperta a Mannillo


Gli avvenimenti delle ultime ore si possono definire clamorosi in fatto di candidature ed hanno creato scompiglio nelle coscienze dei carinolesi ma in particolare dei casanovesi. E’ ormai di dominio pubblico che hai raggiunto un accordo politico con il centrodestra carinolese. Non voglio esprimere giudizi sulle modalita' fulminee dell’operazione e sui contraenti. Ti chiedo di rileggere la lettera che ti ho scritto da questo sito nell’ormai lontanissimo Dicembre 2007. In quella lettera ti rivolgevo alcune domande che ritenevi offensive e non da amico . Forse ti sei fatto fuorviare dal tono risentito della lettera nei tuoi confronti senza tenere in considerazione lo stato d’ animo esacerbato dello scrivente in quei momenti. Ti sei fatto colpire dal virus che colpisce moltissimi politici e cioe’ di credere di capire tutto di tutto e di tutti. In quella lettera hai letto solo delle crude accuse di responsabilitą giudicandola tendente ad indicarti come il principale o addirittura l’ unico responsabile di quella vergognosa tragedia dei casanovesi ed in particolare del territorio di Casanova. Non hai preso per niente in considerazione che chi scriveva era un vero amico poiché secondo te se lo era non ti doveva rivolgere critiche ma difenderti. Un dubbio mi affligge, che il tuo concetto di amicizia in questi anni di gestione del potere, anche se in piccolo, si sia alquanto modificato. Pensi che quelli che parlano con te e che ti mostrano simpatia lo facciano esclusivamente per qualche scopo , tu sai che tutte le regole hanno l’eccezione, io sono una di quelle. Quella lettera era un appello accorato a percorrere una strada diversa da quella di Di Biasio , non continuando a nutrire nella gente il sospetto che perseguivi gli stessi obiettivi.

Seguendo l’invito che ti veniva rivolto, oggi ti saresti potuto legittimamente alleare con chiunque, dettando le tue condizioni di rinnovamento della politica locale, che tutti avrebbero accettato senza remore e adesso avresti potuto combattere da una posizione morale di netto vantaggio sugli altri contendenti . Se avessi fatto quel gesto invece di darti a stolte minacce, adesso tante persone non si troverebbero in palese difficoltą’ sulle decisione di chi votare. Tutti coloro che aspirano ad un futuro rinnovato, ad un programma amministrativo serio cioe’ fattibile in breve, ti avrebbero sostenuto e la tua candidatura ripeto con qualunque fazione si sarebbe conclusa in un plebiscito a tuo favore. Adesso invece queste persone, soprattutto giovani, stanno studiando una lista loro che proponga all’elettorato le loro aspirazioni ed i tuoi ex colleghi di Casanova gią sono all’opera accusandoti di tutto lo sfacelo del comune senza dimenticare la tangente sui defunti.

Stanne certo, cercheranno di dimostrare che tu sei l’unico responsabile degli scempi perpetrati in quanto loro, non avendo cariche, non contavano niente.

Personalmente faccio parte della folta pattuglia degli indecisi e intontiti che aspettano qualche proposta sana e che sia foriera di un futuro migliore per la nostra collettivitą’. Resto pessimista, vedo in giro soli rozzi e grassi negoziatori da cui difficilmente ne potra’ scaturire qualcosa di elevato. Ma questa mia non posso chiuderla senza rivolgerti la domanda che ho in gola : veramente credevi che Di Biasio all’ultimo momento scaricava Marrese e ti proponeva al suo posto? O per caso addirittura te lo aveva promesso?

un amico personale e forse politico

sabato 23 febbraio 2008

Das Experiment


Ieri sera ho visto un film che mi ha fatto riflettere, L' Esperimento, Das Experiment.

È basato sulla vera cronaca di un esperimento scientifico tenutosi negli Stati Uniti agli inizi degli anni Settanta, finito nel sangue e con l'arresto di quasi tutti i suoi partecipanti.

L'esperimento consisteva nel monitoraggio continuo attraverso microfoni e telecamere, di un gruppo di uomini chiusi in una finta prigione, in cui alcuni avrebbero rivestito il ruolo di prigionieri e altri di guardie carcerarie.



Dopo solo pochi giorni gli uomini nel ruolo delle guardie cominciarono ad abusare del loro potere e a provocare situazioni di forte stress. Un giorno in cui lo scienziato organizzatore dell'esperimento si era dovuto allontanare per un apio di giorni, lasciando un vuoto nel controllo, le violenze sfociarono nella vera e propria tortura: il potere, come un veleno, aveva fatto loro perdere aderenza alla realtà.

Quello che il film mi ha fatto pensare è che il potere è una cosa molto delicata, e una volta lasciato senza controllo porta sempre al suo abuso. Come una droga dà alla testa, e fa perdere il senso della realtà. Chi è in una posizione di potere deve per questo sempre essere controllato. Spesso però, chi ha il potere di controllare non lo fa, perchè chi ha il potere tende a tenerselo, intimidendo, minacciando o, più subdolamente, promettendo benefici, elargendo regali, illudendo le menti.

Tornando a noi, è secondo me, una simile volontà spasmodica e direi patologica di potere che ha spinto l'attuale vicesindaco Mannillo ad avvicinarsi alla lista opposta a quella in cui milita attualmente. La semplice considerazione del fatto che sarebbe stato candidato un altro al posto suo gli avrà tormentato ogni pensiero, magari togliendogli il sonno... “ci ero così vicino, e ora devo tornare indietro”... avrà pensato. Ed ecco l'idea geniale: “cambio sponda, vado con i nemici al momento senza un valido candidato”. In una situazione “normale” dove gli amministrati controllano e giudicano gli amministratori, il nostro Mannillo a dir poco almeno uno sputacchio in faccia se lo sarebbe beccato (in modo figurato almeno)... ma invece nulla, c'è addirittura chi lo incoraggia... e chi come al solito non parla, perchè sta alla finestra e cerca di capire qual'è la lista con le maggiori possibilità per buttarsi all'ultimo momento sul carro del vincitore.

Tutto nella più completa mancanza di moralità, non solo politica ma direi anche umana.

E chi non sta al gioco, chi non si sente di essere così, si sente come uno dei prigionieri del film di prima, combattuto tra il pensiero di evadere e non pensarci più e quello invece di ribellarsi e bruciare tutta la baracca.

Avremmo il voto, direte voi... si.. a quanto pare andremo a scegliere tra i fasci-accatto-comunisti con a capo Mannillo il Caimano e il Biasox Team II con a capo Marrese, uno che in 40 anni di consigliere nessuno ha mai capito se è proprio muto oppure è moooolto riservato.

In quel film i prigionieri alla fine riuscivano a scappare, e i carcerieri venivano arrestati dalla polizia... ma era solo un film.


Cikipanzo



venerdì 22 febbraio 2008

Finitela voi

C'è gente in mezzo alla strada che parla di chi ha amministrato bene, chi ha amministrato male...bah, ma non si deve fare tanta confusione su quanto sta avvenendo nella guerra della candidature nelle due maxi-contrapposizioni ( chiamiamole così solo per comodità di linguaggio). Lì uno solo è l’obbiettivo: quelle succulente, morbide, appiccicose poltrone, bianche o nere che siano, quell’odore di potere che già si respira nell’aria. Ma non è di primavera, che porta Amore e rigenerazione, è l’odore di un inverno alle porte, dopo uno ancora non finito. Ma che diavolo di coraggio che ci vuole. O forse un patto col diavolo? Non penso, non ne sono degni. Tradimenti previsti comunque. Ed ecco il Mannillone già cammina come un sindaco è si sente simile a un Dio. Un dio di quelli stramoderni però, che stringono mano, che pagano con quella che i francesi chiamano non-chalance anche a due, tre, quattro, dieci, cento persone. Al bancone, sia chiaro. Ma i fatti sono bui. Certo non per Antimuccio che alla fine quarant’anni di politica se li è fatti e come, meglio de la galera, direte. Pasquale il Re, seppur incazzato nero, s'è già sistemato e forse ce scappa pure a candidatura, ar sugo. I fatti si fanno oscuri per noi, poveri caproni meridionali. Sempre zitti zitti, e magari se pensiamo de tramà ce vengono addirittura gli scrupoli e a cacarella.... e se invece ci buttiamo in politica non ce crede più nessuno. Io mi faccio i cazzi miei, e quanto a voi fatevi ri vostri, sperando che so meglio i miei. Ma nessuno vuole cambià qualcosa? Non si sente più la voglia di farlo? Cè qualcuno che è vivo a questo mondo? C’avete ragione.. a chi cazzo dobbiamo votà se questi l’abbiamo già votati cento volte, che la matita ce va quasi quasi da sola a votà....Non voglio fini’ sta cosa come il conte Raimbaut D’Aurenga, che invocava l’ascesa di un barone, unto da Dio, che sistemasse tutta la questione feudale (per carità!!! che qualcuno potrebbe pensà ar Mannillone)..No. Non la posso finì cosi, finitela voi. De fa li stronzi.


Diomede Vamm Ignotte.


giovedì 21 febbraio 2008

Il talpinismo : ovvero l'arte del successo


C’è un nuovo sport molto in voga che ogni giorno conquista nuovi adepti: il talpinismo, ovvero l’arte di raggiungere il successo imitando le talpe. Il talpinismo, al contrario di quello che si crede, è uno sport esercitato molto di più dell’alpinismo. Entrambi sono sport che servono per raggiungere le vette anche le più impervie e altissime. L’alpinista deve allenarsi, fare sacrifici immani, acquistare attrezzature ed equipaggiamento costosi, e dopo, provare a scalare le vette. Dopo tanti sacrifici fisici ed economici molte volte l’alpinista non riesce a raggiungere l’obiettivo per motivi vari, avversità atmosferiche, incomprensioni con i compagni di cordata, molte volte perché si sbaglia percorso.
Il più delle volte l’alpinista una volta raggiunta la vetta non ne ricava il successo sperato in quanto la trova già occupata da un altro. Come è stato possibile che chi è partito un giorno dopo è arrivato prima? Ha seguito un percorso più breve ? No, dopo aver osservato con attenzione specialmente il suo volto molto sporco, comprende che quello che lo ha preceduto e privato del premio a cui ambiva è un talpinista. Questi, invece di arrampicarsi sulle rocce, scava sotto terra, logicamente evitando accuratamente le zone più dure passando invece per i punti più morbidi in modo da fare meno sforzo possibile. Il perfetto talpinista gira soprattutto di notte, frequenta solo politici di peso da cui può avere l’incarico professionale senza avere le capacità, un incarico di assessore, di vicesindaco, di revisore dei conti, in qualche consorzio, se non c’è niente di questo entra nel nucleo di valutazione del personale di qualche ente locale. Il perfetto talpinista prima di affrontare un esame , un concorso, una dirigenza si procura una solida raccomandazione e una volta arrivato primo, ci tiene a far sapere che lui ha raggiunto quel posto perché è bravo. Così non solo ha derubato gli altri concorrenti ma li offende pure. Il politico alpinista si dedica alla attività amministrativa con zelo, segue la gerarchia , prima consigliere poi assessore e poi quando arriva il proprio turno si candida all’apice. Il politico talpinista invece appena entra in un consesso si unisce con individui con meno moralità della sua in modo da stringere alleanze per sorpassare gli altri e precederli sulla vetta. Calandoci nel nostro piccolo comune mentre il partito di maggioranza prepara i programmi per affrontare una faticosa campagna elettorale e la lista capeggiata dall’assessore più anziano, i talpinisti sono entrati in azione. Hanno stretto una alleanza sotterranea tra di loro in dispregio di tutte le regole della moralità politica e ancora una volta gli alpinisti troveranno la vetta occupata dai talpinisti.

Piccozza d'oro

mercoledì 20 febbraio 2008

Un Appello

Inefficienze, malaffare, corruzione; giorno dopo giorno abbiamo prove sempre più nitide di come permeino la nostra società, ma da questa evidenza sorge anche una esigenza di cambiamento che viene avanti sempre più forte e chiara sia a livello nazionale, che nel nostro più piccolo livello comunale. Questa esigenza la ascoltiamo e la esprimiamo tutti e dappertutto, anche nelle strade e nelle piazze, la leggiamo tutti, anche sui blog e sui siti internet carinolesi, che mai come adesso riportano sempre più spesso, la voce di chi è stanco, estremamente stanco, della situazione in cui stiamo vivendo. Sorge dal basso questa esigenza di cambiamento, di rinnovamento,

questa sensazione di inutilità di gran parte della nostra classe politica, che appare sempre più dedita al perseguimento del bene personale a discapito di quello comune.

Credo sia opportuno, in riferimento alla situazione locale, mettere un attimo da parte le riflessioni sugli schieramenti politici, sui partiti codificati e valutare invece altri elementi. Credo che a livello locale gli schieramenti di campo contino ben poco, contano invece le capacità personali, l'onestà, la volontà di risolvere i problemi, a prescindere dall'appartenenza a questa o a quella formazione. Tantissimi oggi esprimono il desiderio che le persone migliori della nostra società civile, politici e non, si impegnino in prima persona, eventualmente anche in maniera politicamente 'trasversale'. I problemi, le emergenze che abbiamo di fronte sono assai gravi, e non si possono risolvere credo presentando, come se nulla fosse successo, per le prossime elezioni le candidature delle solite persone, le solite degli ultimi decenni, che, qualunque sia stato il loro colore politico, hanno dato vita ad una scialba, inconsistente, inutile e perniciosa parodia della democrazia. Provocatoriamente mi viene da dire che forse avremmo avuto rappresentanti migliori se li avessimo estratti a sorte invece di eleggerli.

In tanti invitiamo con tutto il cuore gli schieramenti in lizza per le prossime comunali a rinnovare e a rinnovarsi, presentando volti nuovi, che abbiano idee nuove e nuove capacità, invitiamo anche nuove forze e ed espressioni della nostra realtà a farsi avanti, perché ne abbiamo tutti bisogno.

Il nostro Comune ha sempre posseduto e possiede risorse umane enormi, che hanno brillato e brillano in tanti campi, professionali, sociali, culturali; la nostra società civile ha espresso ed esprime donne e uomini di grande levatura e capacità. La nostra società civile, la nostra popolazione, frequentemente mortificata da un certo modo piccino e personalistico di fare politica, non merita i rappresentanti che spesso ha avuto, merita molto di meglio. Per questo credo che non si possa ancora andare avanti in questo modo, occorre un cambiamento, un radicale rinnovamento che porti a un salto di qualità nell'amministrazione della nostra comunità.

Jeronimus


L’alpinismo, ovvero: l’arte di arrampicarsi.


Da un po’ di tempo a questa parte, una strana disciplina sportiva è entrata nelle grazie di tutti gli italiani: l’alpinismo. Nessuno sembra immune a questa nuova frenesia e ci si ingegna in tutti i modi per praticare questo sport che, ultimamente, ha raggiunto livelli incredibili. Tutti si attrezzano per scalare la propria vetta, piccola o grande che sia, e si assiste a una corsa all’equipaggiamento adatto che, al confronto, Messner sembra un dilettante.



Anche il nostro Comune ne è rimasto affascinato e ha partorito alla comunità carinolese il suo piccolo alpinista.

Le vette ambite sono tante, ma quelle agognate dai più si trovano tutte sulla stessa catena montuosa e sono tre: la Vetta del Successo, la Vetta del Potere e quella del Denaro. Pochi riescono a raggiungerle o a raggiungerle allo stesso modo, ma moltissimi ci provano. Il risultato dipende non solo dalle singole capacità e abilità o dalle singole aspirazioni, ma anche dagli agganci giusti lungo la salita, la quale può essere veramente molto impervia. Bisogna dirlo: l’ alpinismo non è certo uno sport semplice.

C’ è chi nasce alpinista e chi lo diventa. Chi si accontenta di vette più basse e chi pretende altezze incredibili. Chi pratica l’alpinismo con scioltezza e chi con difficoltà. Chi preferisce andare da solo e chi in cordata. Comunque sia l’arrampicata, si ha sempre bisogno della preparazione giusta e di una buona dose di freddezza o si rischia di precipitare rovinosamente.

L’equipaggiamento, poi, è di fondamentale importanza.

Prima di tutto, l’alpinista deve fornirsi di un paio di scarponi ad hoc: quelli che non scivolano, ma hanno una presa tenace e lo mantengono ben in equilibrio nella sua posizione, qualunque sia la direzione o la forza del vento. In secondo luogo, deve indossare ottime tute che gli conservano il calore del corpo, magari mimetiche, così gli avvoltoi che volteggiano in alto non riescono a vederlo tra le rocce o, tutt’ al più, lo considerano uno di loro e non lo beccano. La picozza, poi, deve essere di quelle belle taglienti, alla Cossiga, e, qualora se ne presentasse la necessità, con essa dare delle decise picconate capaci di scalfire anche le pareti più dure.

Non è mai consigliabile arrampicarsi da soli perché non si può sapere quali ostacoli si incontrano nella salita, ma è sempre preferibile la cordata, meglio se simbiotica, alla Berluska - Fini. Persino un alpinista in gamba come Veltroni, affascinato dalla solitaria, ha dovuto ammettere che la cordata, quella molisana, è più sicura della salita individuale. Le cordate campane, purtroppo, sono sempre un po’ inquinate…anche se molti le preferiscono. A tutti i livelli.

Altri alpinisti esperti come Casini e Mastella si sono invece sganciati dalla cordata e sembrano preferire la solitaria, ma chissà che non ci riservano qualche sorpresa!

Certo, la cordata ha i suoi rischi. E qui entra in ballo la lucidità e la freddezza del capo-cordata: qualora si verificasse un serio inconveniente che metta in pericolo la sua vità, è purtroppo necessario operare un taglio netto alla corda e sacrificare il compagno. Come Mastella insegna, nello zainetto bisogna avere sempre un buon coltello, da usarsi al momento giusto. D’altra parte, la legge della soppravvivenza lo impone: mors tua, vita mea.

Una volta rispettate tutte le precauzioni del caso, anche se con tanta fatica, un buon alpinista riesce sempre ad arrivare in cima… Che soddisfazione allora! Niente conta più: né la fatica che ha fatto per arrampicarsi fin lassù, né la perdita del compagno che ha dovuto sacrificare per continuare ad esistere, tantomeno il pericoloso spessore di un aggancio che lo ha tirato fino in cima. Niente conta… solo quella meravigliosa sensazione di onnipotenza che lo investe. La vista di ciò che si estende sotto i suoi piedi lo ripaga di tutto. Si inebria di quelle altezze che lo fanno sentire, come Dio, capace di decidere delle sorti degli uomini…

… L’ alpinista nostrano è abbastanza bravo; ha iniziato bene ma poi è diventato un po’ incauto e nella fretta di salire non si è reso conto che a tali altezze l’ossigeno scarseggia e la mente si annebbia. Rischia di cadere malamente!

Non si è neanche reso conto che l’ossigeno ha iniziato a scarseggiare già da un bel po’ e gli ha fatto sbagliare strada… Ma guarda un po’ che peccato! Invece della Vetta del Potere, si è ritrovato sulla Vetta della Stronzaggine!...Ora, come farà ad aiutare i suoi compaesani.



TALIA