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mercoledì 19 settembre 2007

Espugnare la Bastiglia?


“La terra trema ormai sotto i piedi della Casta”: esordisce cosi’ l’editoriale di Giovanni Sartori apparso sul Corriere dell Sera di oggi, continuando: “Per la prima volta il popolo bue la minaccia davvero. Finora i signori del potere se ne sono infischiati della rabbia crescente di un elettorato che si sente irretito nell’impotenza (a dispetto dei rombanti discorsi che lo proclamano, poverello, sempre più sovrano). Ma ecco che, inaspettatamente, Beppe Grillo entra nella tana del nemico e, alla festa dell’Unità di Milano, spara a mitraglia contro gli ottimati Ds. Fino a meno di un anno fa Grillo sarebbe stato subissato dai fischi; invece, è stato subissato da applausi. Un episodio che richiama alla mente la caduta della Bastiglia. Di per sé quell’evento della rivoluzione francese fu un nonnulla; ma ne divenne il simbolo. Forse sto forzando troppo i fatti. Forse. Vediamo perché. Intanto, e in premessa, cosa si deve intendere per «antipolitica »? La dizione è ambigua: sta per «uscire» dalla politica, estraniarsi; oppure per «entrare» a tutta forza nella politica per azzerarla (il caso di Grillo). Ciò premesso, le novità sono due. Primo, Grillo entra in politica avendo prima creato una infrastruttura tecnologica di supporto e di rilancio: Internet, blog, e un radicamento territoriale assicurato, ad oggi, dai 224 meet up (gruppi di incontro) che in un giorno raccolsero 300 mila sottoscrittori per una legge di iniziativa popolare”. “Primo. Misurare la forza di Grillo con riferimento ai suoi predecessori sarebbe una grave sottovalutazione. Secondo. Grillo ci sa fare. Non propone un nuovo partito (il 32˚, come ironizzano a torto gli altri 31), ma un movimento spontaneo che li spazzi tutti via. Inoltre ha messo subito il dito sul ventre sensibile della Casta: il controllo dei voti. Se vogliamo davvero sapere quale sia lo stato di putrefazione del Paese, la fonte non è Grillo ma il libro La Casta di Stella e Rizzo. Quel libro ha venduto un milione di copie—un record di successo mai visto — eppure non ha smosso nulla. Gli italiani dovrebbero esprimere la loro protesta «razionale» continuando a comprarlo. Ma anche così dubito che la Casta ascolterebbe. Perché Stella e Rizzo non controllano voti. Invece Grillo sì. Lo ha già dimostrato e si propone di rincarare la dose al più presto. Per le prossime elezioni amministrative Grillo sosterrà liste civiche spontanee «certificate » (da lui) che escludano iscritti ai partiti e personaggi penalmente sporchi. Ne potrebbe risultare uno tsunami. Anche perché il grillismo capitalizza, oggi, sulla retorica (ipocrita) di esaltazione dello «spontaneismo» dispensata da anni sia da Prodi come da Berlusconi. Hegel elogiava la guerra come un colpo di vento che spazza via i miasmi dalle paludi. Io non elogio la guerra, e nemmeno approvo le ricette politiche «al positivo» del grillismo (a cominciare dalla stupidata della ineleggibilità di tutti dopo due legislature; stupidata che l’oramai infallibile incompetenza del nostro presidente del Consiglio ha già approvato). Ciò fermamente fermato, confesso che una ventata — solo una ventata — che spazzi via i miasmi di questa imputridita palude che è ormai la Seconda Repubblica, darebbe sollievo anche a me. E certo questa ventata non verrà fermata dalla ormai logora retorica del gridare al qualunquismo, al fascismo, e simili”.

Commentare su un editoriale cosi autoescplicativo non e’ facile, e forse inutile: vorrei solo fare una piccola considerazione sul nuovo “movimento” (non nel senso di “movimento politico” alla classica) che sta emergendo in questi ultimi mesi. Vorrei farla sopratutto rispetto al contesto locale, nel quale questo blog si muove e nel quale cerca di mantenere lo sguardo. A dimostrazione di quanto, anche nel nostro piccolo paese, i “feudatari” abbiano qualche recondita paura della plebe da loro amministrata, stanno i numerosi commenti di chi, ancora non capendo nulla del siginificato di questo blog, ci accusa di essere una volta “comunisti”, o “conservatori”, “vestiti di sinistra ma che votano a destra”. Ovviamente non mancano quelli esplicitamente risentiti dalla possibilita’ che si formi una nuova lista completamente alternativa alle gia’ presenti. A titolo esemplificativo, leggete questo (che tra l’altro ho trovato divertentissimo):

State facendo tutto sto casino per candidarvi.
Potevate dircelo prima.
Chi di voi farà il candidato Sindaco?
Ma sai che risate.
Giocherò i numeri al lotto!
14 u mbriaco
71 l'omme e merda
77 il diavolo
78 la pubblica donna che ne sa uno più del diavolo!!
Scacco matto!!!!!
la buonanima del Vicerè
dimentica 79 a femmena zoccola e mariola!


A parte che per l’indiscutibile “simpatia”, ho scelto questo commento perche’ secondo me piu’ di altri da’ l’idea di quanto sia fastidioso per i feudatari e i loro valvassori il solo pensare alla possibilita’ di trovarsi nel loro cammino, che considerano gia’ tracciato, ad avere a che fare con persone che non condividono le loro logiche. Le elezioni si avvicinano, e la possibilita’ di perdere anche pochi voti si traduce in reazione anche violenta a qualsiasi tipo di critica, cercando di mettere alla berlina e ridicolizzando chi sembra impossibile da convincere a passare dalla propria parte. Deve essere un po’ frustrante, immagino, vedere che un tale sentimento di “protesta” si svolge secondo logiche nuove, non comprensibili per chi e’ abituato ad offire il caffe’ e a vestirsi inspiegabilmente in modo piu’ elegante sotto il periodo elettorale. Con cio’, come chi legge queste righe senza pregiudizi avra’ capito, non voglio dire che bisogna formare o non formare una lista civica per le prossime elezioni. Voglio solo ricordare che se qualcosa di nuovo sta iniziando, ed io ho l’impressione che sia cosi’, per chi non lo avra’ capito in tempo non saranno tempi facili.

77 (con un po’ di 78)


..ricordi...

Istintivamente la lettura di questo pezzo potrebbe apparire come il solito articolo nostalgico-moralistico, nonché gratuitamente retorico. Quindi, è inevitabile una sorta di premessa, o meglio un’avvertenza, su ciò che veramente mi piacerebbe trasmettere nell’ analizzare il tema che tra breve tratterò. “Una cittadinanza marcia non può che subire il marciume dei loro rappresentanti.” Ciò che vorrei dire è che finché non vi sarà un approccio genuinamente etico verso il nostro vivere comune, non credo che ci si possa aspettare così tanto dalla politica. Sarà l’onda “grillista”, ma veramente credo che “i politici sono i nostri dipendenti” benché allo stesso tempo credo che per alcune cose non siamo poi tanto migliori dei nostri rappresentanti. Ma non voglio parlare di questo, in quanto troppi commenti, parole ecc ecc, dal quiquiri ai più grandi canali mediatici hanno detto troppo e sempre alla stessa maniera le cose vecchie di anni. Posso anche sorvolare la solita retorica delle nostre cattive abitudini consolidate e dure a morire, (come gettare cartacce a terra, non preoccuparci della differenziata, e così via) ma non posso distrarmi sugli aspetti, decisamente più emotivi, che non possono non creare delle vere ferite interiori. L’atteggiamento di non sentire veramente nostro, il “nostro” territorio proprio non lo capisco. Non si tratta neppure di campanilismo, in quanto sicuramente sono il primo che troppo spesso si scuce la cosiddetta presunta identità. Presunta identità, esatto, perché forse il nostro problema è quello di non sentirci per ciò che siamo, all’interno del nostro spazio di vita. Ciò che vorrei far capire é che troppe volte siamo inevitabilmente lontani dai nostri luoghi, senza muoverci di un passo. Lo so, dalla premessa nata per tracciare un punto di partenza, vi sto portando in discorsi un po’ troppo “gommosi” e quindi è meglio ritagliare una situazione da prendere come sorta d’esempio. Passeggiando per “abbasciu santa Lucia” alla mia destra, forse per colpa di qualche rotolio della mente, immediatamente mi sono rivisto gettato in una cornice che ormai non esiste più. Il campo di bocce sempre pieno di simpatici individui con la coppola in testa e la boccia nella mano. Un centro socialmente vivace, colorato di facce più o meno rugose che in un clima di rumorosa tranquillità coloravano il fresco della vecchia strada principale di Casanova. Sono rimasto di fronte a ciò che resta del campo di bocce, per alcuni attimi, giusto il tempo di fare un tour tra le mie immagini mentali passate. Non sono ricordi, ma immagini di un piccolo spazio che, vuoi o non vuoi, se abiti a Casanova sono sempre tue. Non sono ricordi, in quanto credo che i ricordi siano fatti certamente d’immagine, ma soprattutto d’esperienza di pelle. Nel campo di bocce d’esperienza ce n’è stata poca, almeno per quanto mi riguarda, ma di colore tanto. Oggi non c’è nulla (non è la solita critica all’ufficio tecnico fantasma che sicuramente se mi andrà sarà bersagliato) solo spazzatura, erbacce e, per completare il tutto, abbiamo anche i sampietrini non utilizzati della Mannillo’s street. Ormai il campo non è così lontano da un qualsiasi “cantone”. Inevitabili processi temporali, si dirà, e del resto può anche essere. Non vorrei parlare principalmente di ciò che resta del campo, usato a mo’ d’esempio, piuttosto mi piacerebbe capire perché si ritorna al prima quando, ormai, il prima è soltanto frammento del vecchio. Un quesito decisamente stupido che però matura un’altra domanda, ovvero: perché ciò che ci circonda non muore ma è in perenne agonia? Perche’ peggio della morte c’è solo l’agonia. Non sono un bocciofilo, che vorrebbe ripristinato il campo per continuare le sfide di S. Lucia in quanto non è bastato nemmeno l’impianto nuovo alla destra del campetto di calcetto, diventato ben presto il vespasiano della villa. Sono invece un curioso che non capisce perché ci rileghiamo nelle nostre tane/case sicuri che niente e nessuno (forse) potrà intaccare ciò che resta del nostro mondo. Tutto si trasforma ma niente muore! Un campo di bocce ieri, potrebbe essere una piazzetta o cose del genere oggi. Veder morire paesini come Ventaroli, S.Ruosi, S.Anna, S.Donato, come altre zone praticamente sconosciute ai molti, mi fa sentire un po’ un pezzo di me/#a. Non so perché. Non significa assolutamente che vorrei vedere il Comune di Carinola invaso dal cemento al pari di una qualsiasi realtà di provincia, vorrei che Carinola rimanesse un qualsiasi posto di campagna. Perché la nostra non può dirsi certo una realtà dalle prerogative cittadine. Noi siamo semplicemente “semplici paesanotti di campagna”. Ci sforziamo di apparire come emancipati, provando a imitare, più che emulare, qualcosa a cui sinceramente non vorrei assomigliare, quando la cosa migliore sarebbe forse cercare di assaporare con lo spirito giusto la purezza e la genuinità idilliaca che solo un paesino come il nostro può offrire. Mi piace immaginare il mio paesino così, con la capacità evocativa di un antico campo di bocce, senza che sia necessariamente avvolto nella cornice impolverata di un tempo ormai passato. Alla fine ho fatto ciò che mi ero promesso di non fare, ossia un pezzo gratuitamente nostalgico. Lo so, mi sono prolungato troppo e sicuramente non sono stato chiaro neanche con me stesso.

Facoceroinnamorato

sabato 15 settembre 2007

Il messaggio cristiano e il cyber-prete


Stiamo decisamente vivendo in un momento storico di violente contraddizioni, assuefatti da consuetudini date per scontate, che rivelano quanto sia debole la nostra capacità di distinguere ciò che appare da quello che realmente è. E’ chiaro, che ciò che abbiamo or ora affermato è una questione millenaria su cui sono stati scritti fiumi di parole. Ma noi vogliamo concentrare, in particolare, la nostra attenzione sul rapporto che lega la società odierna con gli uomini di chiesa e i dogmi ad essa connessi. Non è un caso che, oggi più che nel passato, si respiri nella nostra società un senso di distacco, di sfiducia, verso le opere che i prelati e la chiesa corrotta in generale pongono in essere. Certo, non tutto il mondo della chiesa procede in questa direzione, in quanto vi sono tanti sacerdoti che ancora sono legati al primitivo messaggio cristiano, basato sulle opere caritatevoli e sulla parola che Cristo ci ha lasciato, ma che nel corso dei secoli è stato travisato da chi credeva di dover amministrare un regno terreno anziché spirituale. Di recente, le cronache nazionali e mondiali hanno riportato episodi quanto meno contraddittori che hanno coinvolto tutto il mondo della chiesa suscitando smarrimento nei credenti e sdegno nel mondo laico. Basti pensare alla penosa vicenda del missionario padre Bossi(sequestrato nelle Filippine mentre operava nel segno di Cristo) rispetto a quello che accade nelle piccole diocesi in cui l’ingerenza della chiesa, seppur radicata, contrasta con il primitivo messaggio cristiano. Sotto gli occhi di tutti nella nostra comunità si sono e , cosa ancoro più grave, continuano a verificarsi atteggiamenti che minano, anziché consolidare, le basi sociali. Uno tra gli esempi più recenti, che potrebbe avvalorare il nostro pensiero, è dato dal comportamento assunto dal parroco della comunità di Casanova, il quale di fronte a fenomeni quale la povertà, il disagio giovanile, l’emarginazione sociale, la tossicodipendenza, non scende in campo limitandosi a deplorare questo e quello dal pulpito, svalorando l’omelia dall’enorme risonanza che può avere tra le masse. Dove è finito lo spirito missionario e caritatevole che Cristo, e quindi la chiesa, hanno sempre posto come cardine della religione cristiana? Dalle nostre parti i problemi ci sono e come ed il parroco non può credere di risolvere le cose nominando “i masti e festa”, comprando computer, telefonini di ultime generazioni, viaggi all’estero, tecnologie varie, feste per tutte le età e anniversari vari. I momenti di aggregazione sono cose degne di lode, per carità , ma a questi vengono prima altre problematiche quali appunto la povertà, l’emarginazione, e i disagi a cui è incatenata la nostra società ogni giorno. In fondo, caro don Carlo, noi ti portiamo stima, proviamo ad immaginare quanto sia dura la missione a cui sei preposto, però potresti liberarti da quell’evidente attaccamento ai beni materiali e dedicarti fattivamente alle problematiche sopra esposte che oltre ad avere un’utilità maggiore rinsaldano il tessuto sociale della nostra comunità.


Jean Michelle du Califf’ & Jean Paul Marat


lunedì 10 settembre 2007

Qualcosa si sta muovendo....



Siccome il sito di Beppe Grillo e' completamente intasato (un milione di visite ieri e ancora di piu' oggi: circa 4 volte piu' dei lettori quotidiani del Corriere della Sera, giusto per dare un'idea), alleghiamo un brano del suo post scritto dopo il V-Day dell' otto settembre... una manifestazione che ci fa pensare di non essere soli a voler combattere contro un certo tipo di politica e che ci da' un incoraggiamento a continuare, anchenel nostro piccolo ambiente locale e apparentemente senza importanza. Girando sulla rete ci si rende conto ormai della nascita di piccole e grandi realta' di discussione... di cui a breve anche i nostri feudatari e valvassini dovranno fare i conti.



p.s. il nostro blog e' stato aggiunto ai collegamenti "amici di Beppe Grillo" a livello nazionale come uno degli esempi di nuova partecipazione alla politica locale...



Oggi inizia un nuovo Rinascimento fatto dagli italiani. L’otto settembre
del 1943 i Savoia scappavano a Pescara. Dietro di loro lasciavano un’Italia allo
sbando. Oggi non è cambiato nulla. Il Parlamento è occupato da abusivi scelti
dai segretari di partito. Non scappano più, non ne hanno bisogno. Vivono in un
mondo a parte tra scorte e televisione. Politici... una parola che non vuol dire
più un c...o. Politici di professione. Professionisti abusivi. Altro che i
posteggiatori, i lavavetri e le puttane. Gli abusivi sono loro. Nessuno li ha
eletti. Ci hanno tolto anche la libertà di votare il candidato.Non voglio che i
partiti decidano chi deve essere eletto in Parlamento. E neppure che i ministri
siano sorprese nell’uovo di Pasqua. Prima di votare va detto chi saranno i
ministri, chi sarà il ministro della Giustizia. Se scelgono Mastella, allora a
votare ci vanno loro. Se lo eleggono loro. Alle primarie a pagamento ci vanno
loro.LORO, l’incantesimo della delega. A TUTTO CI PENSERANNO LORO.Siete VOI che
dovete riprendere in mano la vostra vita. Ritornare a fare politica ogni giorno.
Al supermercato, a scuola, sul lavoro, al semaforo, nella natura, nel vostro
condominio.Non c’è nessuno dall’altra parte del muro. Se bussate, la porta
rimarrà chiusa. Non credete più ai giornali e alle televisioni. Mentono,
mentono. Banche, media, politica, grandi aziende sono la stessa cosa. Le stesse
persone. Un mostro che divora il Paese, che vi fa credere quello che vuole, che
intervista in ginocchio prescritti, mafiosi, corrotti e corruttori. Li trasforma
in persone oneste, in statisti. Ma sono solo dei poveri cialtroni che in altri
Paesi dovrebbero nascondersi dalla vergogna. Che esempio darete ai vostri figli,
forse Corona, Previti, lo psiconano, Pomicino, Ricucci, Fiorani in mutande,
Geronzi neo presidente di Mediobanca che decide dei destini della finanza del
Paese? Più fai schifo più sei famoso? Più delinqui più hai successo? E’ questo
che volete?Il ministro Amato si dice preoccupato che, o la sinistra al Governo
dà una sterzata chiara sull’ ordine pubblico, o ci sarà una “svolta
fascista”.Amato, il tesoriere di Craxi che non sapeva mai niente. Stava sempre
in ufficio a studiare. Il cinghialone portava i miliardi all’estero e lui non
sapeva.Dov’eri Amato quando avete scarcerato un anno fa 26.000 criminali? Lo
avete fatto per evitare che gli amministratori pubblici, i vostri compari, i
furbetti della politica finissero in galera. Non dirmi che non lo sai. E ora ci
parli di svolta fascista. Di summit sulla sicurezza. Qui non c’è nessuna svolta
fascista, c’è quella del buon senso, c’è la svolta del calcio in culo a chi ha
votato l’indulto. I nomi li sappiamo e anche i cognomi. Li faremo tutti alle
prossime elezioni. Questa gente in Parlamento non ci deve tornare mai più.
Quanti morti, stupri, furti ha causato l’indulto? Chi paga? Forse il ministro di
Casta e Ingiustizia Mastella venderà i suoi appartamenti romani per risarcire la
famiglia dei coniugi di Gorgo al Monticano?Il pesce puzza dalla testa e c’è un
odore di fogna in giro da non resistere. Viviamo con il naso turato. Voglio
ritornare a sentire l’odore della vita. Bisogna sturare i tombini. Aria pura,
acqua pura. Nelle nostre vite e nella vita pubblica.Piazza Maggiore è strapiena:
100.000, 150.000 persone? 220 città italiane e 20 città nel mondo sono collegate
con noi. E’ la prima volta che succede. E’ la forza della Rete,
dell’informazione libera. E’ la nostra Woodstock della legalità. Ameno 300.000
persone hanno firmato oggi per un nuovo Rinascimento. Per una legge di
iniziativa popolare, per dare dignità al Parlamento, in tre punti:- no ai
condannati in Parlamento- no ai politici di professione, due legislature e poi
tornino al loro lavoro- si alla preferenza diretta.Le firme necessarie le
abbiamo ottenute in una mattina. La gente ha fatto la fila per ore contenta per
poter firmare. Porterò questa proposta di legge in Parlamento, la leggerò e
vedremo tutti in faccia chi si opporrà.Questo è un Paese di sudditi, ma
costituzionali. Possiamo solo votare le persone scelte dai partiti e qualche
volta dire no a una legge con il referendum. Non esiste un referendum
propositivo. Ma i partiti se ne fregano anche dell’esito dei referendum. Per
fare la legge elettorale nel 2005 il centrodestra ha buttato nel cesso il
risultato del referendum del 1992.Nel medioevo avevamo più diritti di oggi. Per
questo ci vuole un nuovo Rinascimento. La vita è nelle vostre mani. La politica
deve creare felicità, voglia di futuro, bellezza.Voglia di lavoro, di
creatività, di famiglia.Hanno rubato il futuro a una generazione. l’hanno resa
schiava a norma di legge. Mi hanno scritto in 25.000 per spiegarmi quale miseria
fosse diventato il lavoro. 4 euro all’ora, due mesi di lavoro e poi a casa. Ho
raccolto le loro testimonianze in un libro. Il premio Nobel per l’economia
Joseph Stiglitz ha scritto: “A cosa serve far studiare i vostri figli per poi
fargli girare le patatine fritte. Risparmiate i soldi della laurea.”. Ichino che
mi hai dato del terrorista citando un articolo falso, non scritto da me, sul
Corriere della Sera, mi senti? Ti ho invitato, ma non ti vedo. Ti dico allora
una sola parola: “Vaffanculo!” Ci sono più di cinque milioni di precari in
Italia, vogliamo fare finta di niente? Aspettare che arrivino a dieci milioni,
venti milioni? C’è una verità che nessuno vuole dire: manca il lavoro. E se
manca il lavoro allora arrivano le leggi che regolarizzano il precariato. Perchè
i ragazzi non hanno scelta. O quello, o emigrare. Se ci fosse un vero mercato
del lavoro le leggi sul precariato sarebbero ignorate. Le imprese farebbero
carte false per assumere un ingegnere, un tecnico.Alla nostra Woodstock è
presente chi vuole un’altra Italia, un vero Bel Paese, un’ Italia dei cittadini
che non racconta e non si racconta più balle. Partiamo adesso, non ci fermeremo
più.Oggi ci saranno verità e musica.Insieme ce la faremo. Siamo tanti, milioni,
dobbiamo solo svegliarci da un incantesimo. Per sorridere alla vita e essere
felici. Per un nuovo Rinascimento.



Beppe Grillo (http://www.beppegrillo.it/)





La Redazione Quiquiri

mercoledì 5 settembre 2007

La Sagra dell'Olio a Casanova

Si è felicemente conclusa la terza edizione della sagra dell’olio tenuta a Casanova. La manifestazione, molto bene organizzata come le precedenti, ha avuto una grossa partecipazione anche dai paesi limitrofi. Nella consueta conferenza tenuta da tecnici competenti è stato spiegato come si produce un olio extravergine di qualità: giusta maturazione alla raccolta, trasporto, come si aumenta il valore con l’iscrizione D.O.P. all’ente certificatore e le autorizzazioni necessarie per l’imbottigliamento. Non è stato spiegato pero’ come e a chi vendere questo prodotto ottimo e certificato. I lavori al contrario si sono conclusi con la proposta di prevedere nel bilancio comunale una somma più sostanziosa per la sagra dell’olio 2008 per istituire un premio aperto ai produttori di olio a livello industriale, cioè l’antitesi del prodotto pregiato di nicchia che si produce a Casanova di Carinola. Invece di sprecare ulteriori risorse economiche con premi inutili si potrebbe bandire un finanziamento annuale a favore di qualche frantoio della zona con mentalità imprenditoriale aperta e disposto a rischiare qualche euro. Questi dovrebbe provvedere al disbrigo di tutte le formalità burocratiche necessarie per tutti i produttori che aderirebbero all’iniziativa, ritirare le olive controllandone la qualità, imbottigliare e commercializzare. Il pagamento ai produttori potrebbe avvenire anche alla fine della campagna di vendita, il ritardo nella riscossione sarebbe compensato dal prezzo maggiorato.
Questo è l’unico modo per commercializzare ad un prezzo equo un olio che è tra i migliori d’Italia, soprattutto legalmente, in quanto la vendita di olio sfuso è vietata dai regolamenti comunitari.
Questa è una proposta concreta: il resto sono chiacchiere, anche se ben fatte. Alla fine questa idea, a nostro avviso più costruttiva e fattibile rispetto alle parole in libertà del convegno della sagra, sarà destinato ad essere giudicato l’ennesima provocazione del “giocattolo quiquiri” privo di effettiva credibilità. Forse è vero. E’ solo un gioco, ma un gioco serio diversamente dalle parole pronunciate dalle solite facce che per il terzo anno di fila puntano il dito verso i medio piccoli coltivatori, colpevoli di non aver uno spiccato senso imprenditoriale. Io credo che per risollevare le sorti dell’economia agricola carinolese non basta aspettare un dibattito di un sagra di fine estate (nata per capriccio politico) alla presenza di quattro gatti assopiti dai soliti discorsi. Prima parla il patron della sagra con i soliti discorsi di rito, poi è il turno dell’agronomo di turno che con sigle e “innovativi” metodi di produzione assopisce i quattro gatti presenti, quindi è la volta del solito “frantoiano” il quale dice che più di quello non può fare per poi passare la palla al politico di turno che si butta a capofitto nella propaganda politica, un concorso e festa e farina per tutti che ombrano la forca sul nostro collo. O meglio la forca pende sugli agricoltori che da anni versano in uno stato di semi abbandono, in una condizione agonizzante che non vede improvvisi rinsavimenti. Parole, parole, parole cantava Mina ed solo questo che ne viene fuori. Scaricare le colpe di un mancato decollo dell’economia agricola locale verso i medio piccoli coltivatori credo che sia offensivo verso tutti coloro che da anni lavorano il proprio appezzamento di terra senza un’assistenza continua. Non preoccupatevi, l’anno prossimo ci sarà nuovamente la sagra dell’olio, (poi chissa’, magari la nuova amministrazione ha il suo bacino elettorale in qualche altra produzione...) che dirà sicuramente qualcosa di nuovo, cioe’ che la situazione è ulteriormente peggiorata. Con questo non voglio dire che non debba essere ripetuta la sagra, ma non bisogna illudersi che oltre alla musica e ai piatti tipici eventi del genere possono effettivamente tangere sulla situazione agricola carinolese. Mio padre dice che chi parla di agricoltura con giacca e cravatta difficilmente si è mai sporcato i piedi di terra. Rimanendo nell’orbita delle citazioni mi viene in mente il finale di un racconto nostrano, ovvero: “hai mai vistu i zencheri e mete?”*.

* hai mai avuto occasione di vedere un manipolo di zingari impegnati nel faticoso lavoro della mietitura?”.

Aitaniegliu

martedì 4 settembre 2007

"Impossible is nothing"


Lo ha detto e lo ha fatto. Erano circa le tre di notte e i soliti beoni dopo aver sparato cazzate a fiumi e aver toccato tutti i temi possibili, uscì fuori all’improvviso, l’argomento sport ed in particolare si discusse di ciclismo. O meglio, si discuteva delle presunte qualità ciclistiche di uno dei presenti, il quale con una certa malinconia chiedeva se all’età di ventiquattro anni vi fosse una possibilità di sfondare nel ciclismo italiano, nonché di conquistare la maglia rosa. Tutti, automaticamente lo mandarono a fan#*/o e subito il dibattito si accese. Il diretto interessato difendeva a spada tratta le sue potenzialità ciclistiche, sfidando tutti i presenti in fantasfide improponibili. Il giovane che ha preferito i libri (per modo di dire) ai pedali, convinto delle sue possibilità, mentre la presa per K#+lo generale riempiva la villa di schiamazzi, lanciò senza paura una sfida praticamente impossibile. Casanova Roccamonfina 60 minuti. Tutti nuovamente lo mandarono a fa#*[0 ma lui deciso, non mosse un ciglio e furono chiariti così, le modalità della scommessa. Nell’eventuale vittoria del ciclista per caso, tutti i presenti avrebbero dovuto pagare singolarmente una cena al vincitore. Mentre in caso di sconfitta la giovane promessa casanovese, si sarebbe fatta carico di offrire a sue spese, una cena per tutti. I beoni andarono a letto conviti che all’indomani (come accade quasi sempre) tutto ciò che era stato concordato, puntualmente si sarebbe rivelato la solita st°*>@ta e che addirittura il giovane ciclista non si sarebbe neppure fatto vedere. L’appuntamento fu fissato per le 17.00 e tutti o quasi, avevano dimenticato della scommessa, quando alle 16.00 incominciarono a squillare i cellulari dei beoni e increduli capirono che il giovane ciclista per caso non aveva dimenticato, anzi deciso come non mai, ribadì la volontà di arrampicarsi a suon di pedalate per le salite che portano a Rocca. Tutti pronti. Fu organizzata l’ammiraglia per affiancare e testimoniare le gesta del giovane, si aggiunse anche una moto per la scorta d’acqua, mancava solo l’autoambulanza non richiesta dall’astro nascente del ciclismo mondiale, il quale sprezzante del pericolo era ormai pronto. Furono chiarite nuovamente le modalità della scommessa, lievemente modificate, infatti non si parlò più di cena ( visti alcuni piccoli problemi di natura economica) ma di una bevuta generale. Il tempo di percorrenza non fu cambiato: Casanova Rocca 60 minuti. Alle 17 e cinque minuti, l’impresa incominciò. L’ammiraglia, munita di acqua, di telecamera e tutto ciò che serve per una buona assistenza tecnica, partì al seguito del giovane. L’atleta con andatura decisa e lineare in meno di dieci minuti già si trovò a Cascano, per poi superare S.Felice e dunque innestarsi nell’aspra salita che porta a Valogno. La pedalata decisa del ciclista per caso man mano diventava sempre meno limpida e i suoi assistenti già erano pronti a chiamare il pronto soccorso, ma allo stesso tempo non mancava l’incitamento che alle porte di Valogno diventò la vera forza del giovane che pedalata dopo pedalata, metro dopo metro divorò il piccolo paesino tra gli applausi dei suoi amici nonché dei residenti, i quali assistendo a quella scena crederono di trovarsi di fronte il rappresentante azzurro per le prossime olimpiadi cinesi. La prima tappa fu superata, quando improvvisamente il destino beffardo tirò un brutto colpo al giovane che inspiegabilmente si arrestò. Cosa era successo non fu subito chiaro, tutti temevano il peggio e così tutti uscirono dall’auto. Crampi, che a causa del mancato allenamento del giovane, bloccarono la sua scalata. Tutti rattristati ormai si pensava al ritorno, quando grazie ad alcuni massaggi terapeutici, l’impresa continuò. La meraviglia del “ciclista per caso team” non poteva non determinare un tifo sfegatato che secondo dopo secondo accompagnava il giovane ad una vittoria praticamente in pugno. La vetta era vicina, quando un secondo stop bloccava nuovamente il giovane, uno stop di natura tecnica (era scuccata a catena) che in pochi secondi venne risolto, riportando sul sellino l’atleta che di fronte agli occhi dei suoi compagni assaporava la vittoria. A quel punto i testimoni all’impresa che alla vigilia della sfida lo avevano preso per il K§*o dovettero ricredersi e lo accompagnarono con sentito orgoglio all’arrivo. L’entusiasmo era tale che il traffico roccano venne bloccato. Abbracci e grida di gioia ruppero la calma della piazza centrale di Rocca. Lo ha detto e lo ha fatto il giovane Paolo, il quale con questa impresa ha dimostrato che tutti possono se vogliono. All’arrivo con poche battute, Paolo il ciclista per caso, riassume il significato della sua vittoriosa impresa: “impossibile is nothing”. Poche parole ma chiare e dirette verso tutti i giovani che da Paolo devono imparare che tutti i traguardi si possono raggiungere se lo si vuole veramente. Sorvolando su come continuò la serata, possiamo solo dire che felicissimi di pagare la scommessa persa ci fu festa festa e festa per Paolo, il ciclista per caso. Grazie Paolo.
Poorlino sport

venerdì 31 agosto 2007

La guerra dei Cassonetti. Capitolo II - l'incantesimo della parola di burro


Niente è finito, la guerra continua nella tribù di Kasanovia. La principessa Mazzucchi degli Ulivi, soddisfatta della sua supremazia, bandì una notte di sfrenati festeggiamenti, offrendo al popolo la soave musica dei menestrelli “ Gli alunni del sole”. Il popolo accorse numeroso e festoso, notando che i cassonetti non erano nell’agorà della villa e spensierati ballarono a ritmo di musica. Al ballo di corte c’erano tutti, ma proprio tutti: il feudatario DiBiasox, il barone silenzioso Marresum che sempre tace e sempre annuisce alle parole del grande feudatario, perfino Marcantonio d’Egitto il quale, nonostante mal sopportava il potere di DiBiasox si trastullava e deliziava della musica. Insomma, c’erano tutti o quasi. Solo una persona mancava, ed era il duca Gennaro Asdrubale Libero dei Mannilli, il quale macchinava tremenda vendetta. Il popolo si divertiva, la principessa orgogliosa faceva sfarzo della sua vittoria ostentando le sue cinque palle di nobiltà, e il duca della casata dei Mannilli pensava e pensava. Alcuni giorni passarono e la principessa Mazzucchi degli Ulivi, sicura dell’emendamento stilatogli dal feudatario di Maradonia Di Biasox, riposava tranquilla, ma la nobile troppo sicura di sè, ignorava un fattore fondamentale. Dimenticava del gran potere magico che Di Biasox possedeva, ovvero il dono della “parola di burro”: una sorta d’incantesimo che fa sciogliere le sue parole dopo un secondo, mutare una promessa in un fraintendimento, trasformare un si in un no, determinare solo per chi lo ascolta un senso di smarrimento che inevitabilmente ti trasporta in un fiume dove ciò che si decide diventa subito il contrario di ciò che si è detto. Un potere unico, che solo il feudatario di Maradonia possiede e sul quale ha fondato il suo potere. La principessa trascurò il potente dono magico di Di Biasox e una mattina………Il duca dei Mannilli fomentò il popolo, scatenò una guerra interna alla corte di Maradonia, cavalcò le spaccature create da un ciclostilato di dubbia provenienza che dileggiava la principessa e, come una serpe all’improvviso colpì. I cassonetti tornarono sotto le mura del castello degli Ulivi. La principessa Mazzucchi al suo risveglio sbigottita dal ritorno degli odiati cassonetti subito corse da DiBiasox, chiedendo spiegazioni sul fatto e chiedendo il rispetto dei patti che l’emendamento da lui bandito imponevano. Di Biasox ricorrendo alle sue arti magiche disse: “guardami, guardami, non c’è nessun emendamento, è tutto frutto della tua immaginazione”. Dopo aver pronunciato altre formule magiche schioccò le dita e la principessa sotto incantesimo dovette ritornare a casa. Il Duca Asdrubale Libero dei Mannilli, ancora una volta ha vinto, preparando a puntino una strategia che ha dell’incredibile, fatta di fomentazione, di volantini di dubbia provenienza, accordi segreti con il feudatario DiBiasox ecc ecc. Insomma il duca, forte del suo risultato, si gode la vista dei cassonetti sotto le mura del castello della principessa, anche se tuttora nella tribù di Kasanovia si narra una leggenda, ovvero “ la leggenda dei cassonetti mannari”. Una leggenda antica, che riferisce di oscuri avvenimenti: si dice che durante le notti di luna piena i cassonetti, spontaneamente, si spostino da una parte all’altra della villa animati da misteriose tecniche di magia e costringendo l'indomani il popolo a mettersi alla caccia dei cassonetti, i quali misteriosamente cambiano locazione.
Ma, questa, è un’altra storia.

Depopa

mercoledì 29 agosto 2007

Avviso a tutti i lettori

Vista la piega che gli ultimi dibattiti stanno imponendo al nostro blog siamo costretti a stringere, e di parecchio, i criteri per la pubblicazione dei vostri commenti. Ciò a discapito del fatto che ci fa molto piacere vedere più di 100 visite al giorno (come durante la giornata di Martedi 28 agosto, 122 visite).
Non possiamo fare in modo che questo spazio diventi un "mattatoio" dove sfogare le proprie antipatie personali, per cui abbiamo deciso che non sarà pubblicato alcun commento contenente parolacce, nomignoli offensivi, minacce, riferimenti al luogo di abitazione di chicchessia, vaneggiamenti vari e frasi non attinenti all'articolo sotto il quale si inserisce il commento.
Se avete voglia di esprimere le vostre idee avete la possibilità di scrivere un articolo ed inviarlo all'indirizzo redazione@ilquiquiri.com in forma anonima o sotto un nickname.
Buona Giornata a Tutti!!!
La red. QUiquiri

martedì 28 agosto 2007

il mestiere delle armi biforcute



Sarà un autunno caldo e mentre la natura vedrà sfiorire in poco tempo i colori, fino ad ora splendenti nel sole, salirà la temperatura della maggior dei cittadini della floridissima contea di Canrinols, situata al di là del fiume Savon, provincia romana sotto il princeps Pasquale il Grande. Non solo i colori ma anche gli odori saranno diversi e di conseguenza anche gli umori. Solo che paradossalmente gli animi invece di prendere un’ ondulazione più mite, benevola, posata, dopo l’estate bollente, diverranno man mano simile ad un pentolone dove salteranno in aria parole dal sapore aspro, odio per l’avversario e rinforzati da fagotti di bugie si prepareranno alla campagna elettorale. La maggior parte dei politici è impegnata già in questa settimana a screditare l’avversario, talvolta anche un compagno di coalizione, per riuscire ad ottenere chi un posto in lista, chi un assessorato, chi una delega in futuro. <<>> Hai ragione forse ho generalizzato un po’ troppo ma non mi sono spiegato bene, non tutti sono cosi’. C’è in verità qualcuno che si salva. Ma io voglio andare in esilio e parlare di quelli che ora sono i reggenti e capire, senza offendere, che cosa hanno fatto per dirne due Antimus Marresi e il triumviro Marcantonio. Da quando la contea è in mano a uomini simili, sia che governano sia che stanno all’opposizione, quello che è successo è solo un avvicendarsi da una parte e dall’altra per la corsa al potere. Non vi sono programmi che ispirano fiducia, programmi che possono essere realmente applicati senza che a questi si debbano anteporre mire personali. Un’ estate di feste, farina.... e poi forca per tutti .<> Allora tu non eri presente ieri mattina al Consilio Massimo al tempio Petrucci dove si parlava, ognuno facendo giustamente propria la causa dei rifiuti ma senza che nessuno ha comunicato soluzioni concrete e attuabili, si parlava per ore ed ore solamente per giustificarsi della vergognosa situazione che macchia la nostra terra. Dopo che Dibiasius ha preso la parola per difendersi dalle accuse mosse dalla minoranza in merito all’individuazione dalla sua maggioranza del sito a Cese è successo quello che prova la mia tesi, ovvero che maggioranza e minoranza sono fatte della stessa pasta. Cosi’ che Cesare Dibiasius ha raccontato che, precedentemente al periodo delle agitazioni pubbliche a Croce di Casale, si erano incontrati lui e Marcantonio, e il triumviro non ha potuto che confermare per ben due volte prima che il gallo cantava, e messisi comodi in biga hanno discusso del caso Cese. Che cosa si sono detti allora? Certo è che entrambi avevano degli interessi a fare quell’operazione altrimenti che motivo c’era d’incontrarsi, essendo politicamente nemici? Per quanto riguarda Antimus Marresi non so veramente cosa abbia fatto in tutti questi anni che sta immischiato nella cosa pubblica, oltre che ora vuole fare il princeps (primo cittadino) di Canrinols e che anche lui era nell’operazione di Cese. <<>> Su questo ci penserò e ti farò sapere presto.




NOTA Dell'Autore:

Si è svelato poi l’incontro in biga di Cesare Dibiasiius e di Marcantonio Russo dopo aver sviscerato le carte dell’ultimo Consilum Massimum*. E dunque l’incontro, si evince dalle stesse parole del triumviro a cui non segue poi nessuna smentita da parte di Di Biasius, e che quindi prova che alla fine Russo nell’affare Cese non abbia le mani coinvolte, vi è stato per ragioni che lo stesso triumviro svela.
Riportiamo l’actium secundus di Marcantonio, nell’ultima parte che a noi c’interessa, dopo aver ottenuto le antichissime trascrizioni. “..l’incontro c’è stato, gliene ho dato atto, però poi abilmente si è dimenticato di dire(rivolto a Di Biasius) l’incontro di che natura era e di che tipo era. Quello è l’incontro che io sollecitai al sindaco a distanza di un giorno, due giorni, mò faccio confusione probabilmente sulle date, di un volantino che fu distribuito a Carinola a firma di Forza Italia; volantino estremamente critico nei confronti dell’amministrazione e particolarmente nei confronti del sindaco e dell’assessore Marrese, poiché noi all’epoca -e penso che ce ne ricordiamo bene tutti quanti- assumemmo l’impegno di assumere un atteggiamento che sarebbe stato condiviso da tutti fino a quando non si fosse risolto il problema della discarica, un minuto dopo la della soluzione ognuno poi avrebbe detto la sua verità. (dunque una sorta di armistizio provvisorio, fino a quando non fosse stata scongiurata la realizzazione dell’impianto a Cese di F.O.S.- nota dello storico di guerra). Quindi io telefonai al sindaco per chiedergli scusa in privato di quello che si era verificato, scuse che poi feci pubblicamente nell’aula consiliare del palazzo di fronte. Per quanto riguarda Mannillo, gli devo dare atto dell’abilità solita, perché non ci sorprende più. Caro Gennaro dal mio punto di vista ti arrampichi sugli specchi.....continua ma questa è un ‘altra storia...
*Dal consiglio comunale del 27 agosto 2007, sui si è dibattuto, quasi come se stessero a Porta a Porta della “ Raccolta dei rifiuti nonché dello smaltimento degli stessi”

Mitridate

....j'accuse....

Il Quiquirì sta in questo periodo nuovamente facendo parlare di se, ma ancora molti sono quelli che non riescono a capire quale sia la funzione di questa nuova maniera di informazione. Quante volte per televisione assistiamo a scelleratezze alle quali vorremmo con tutte le nostre forze controbattere e non possiamo. Quante volte ci capita di ascoltare qualche notizia evidentemente di propaganda al telegiornale che lasciamo passare, che sappiamo sia falsa o mezza vera e alla quale non possiamo controbattere. Quante volte politici fanno promesse che si rivelano il contrario di ciò che in realtà è e non possiamo controbattere. Oggi stesso ho ascoltato dire "Da oggi non ci sarà più Lucignolo bella vita, cult di questi anni, mancherà a noi della redazione di studio aperto come a tutti gli italiani per essere uno dei programmi più riusciti di questi anni". E’ proprio quando sento queste cose che vorrei un qualcosa come il Quiquirì ma a livello nazionale, qualcosa dove poter esporre la propria idea, che in questo caso sarebbe che grazie a programmi come questi sempre più ragazze e ragazzi al mattino prima di uscire lasciano il cervello sul comodino e tutti infighettati si chiudono la porta alle spalle. Tanti che in questi giorni pensano che il Quiquirì sia un covo di nullafacenti, di figli di papà e quant’altro ancora, non hanno capito l’importanza di questa cosa. Senza il Quiquirì oggi come oggi, nel nostro comune, dire ciò che si pensa sarebbe se non impossibile quanto meno invisibile. A tutti quelli che vedono in questa cosa qualcosa di negativo io lancio un j’accuse, a voi che non volete che la gente parli, che non volete che la gente si esprima, che non volete che si mettano su iniziative che non siano di sola pura propaganda, che non si diano dritte da seguire disinteressatamente e non per il puro spirito politico che da noi, al sud, porta sempre ed inevitabilmente alla costruzione di un bel niente. Siamo stanchi di tutto questo, ma non riesco a capire come ancora così tanta gente possa rimanere senza nulla da dire quando finalmente ha a disposizione forse l’unico spazio veramente rimasto libero. Libero perché qui si pubblica tutto (tranne ovviamente commenti che inneggiavano alla camorra, ovviamente censurati), anche critiche contro noi stessi, chiunque scriva un articolo, chiunque voglia esporre la sua idea. Non ho altre parole e tutto questo è al solo fine di spronare un po’ quei non politici che ancora non hanno capito a cosa serve quello che noi stiamo cercando di fare.

Smirne Smirnorum

domenica 26 agosto 2007

Carinola, comune cablato

Come sicuramente tutti i fequentatori del Quiquiri’ sapranno, il territorio di Carinola è stato allacciato alla linea ADSL della Telecom dopo, ma non in conseguenza, delle numerose proteste di chi faceva notare che, mentre tutto intorno si viaggiava ad alta velocita’ (Mondragone, Sessa, Teano ecc), Carinola e Falciano rimanevano ancora indietro, in una materia molto importante non solo, come alcuni credono, per lo svago e il tempo libero ma sopratutto per le attivita’ lavorative e i servizi in genere. Tuttavia, e’ solo per essere carini che si dice “il territorio di Carinola è stato allacciato alla linea ADSL”, in quanto cio’ e’ vero solo in piccola parte, precisamente nelle frazioni di: San Donato, Carinola, Casanova e………….. San Ruosi. Questo fatto è un danno grave per la maggior parte dei carinolesi che come si sa risiedono a Casale e a Nocelleto. Un danno soprattutto per i liberi professionisti, in particolare i commercialisti, che ormai sono obbligati da tempo ad utilizzare i piu’ svariati sistemi per evadere le pratiche, a causa del disservizio telematico (un problema che non tocca il più importante dei dottori commercialisti del comune). Perché il problema non si risolve? Perché le frazioni più popolose del comune non possono usufruire di questo vitale servizio? Le ipotesi sono varie:

- La prima, semplice: per motivi tecnici. La Telecom non avrebbe interesse economico ad estendere la copertura della connessione a banda larga anche alle frazioni di Casale e Nocelleto, in quanto le previsioni per il numero di potenziali abbonati sarebbe basso. C’e’ da dire che, volendo credere ad una tale ipotesi, dovremmo poi necessariamente rispondere alla domanda: a San Donato e San Ruosi vi sono delle importanti aziende informatiche tipo Sylicon Valley o centinaia di Internet Cafe’? Investimenti esteri e autostrade informatiche? No, niente. Sarebbe crudele dire che le “ville” sono allacciate all’ADSL perche’ ci abita un amministratore appassionato di internet, anche perche’ la versione ufficiale e’ sempre stata quella che, nelle decisioni della Telecom riguardo alla copertura ADSL, la politica non c’entra niente... ma noi ci crediamo?

- La seconda ipotesi sarebbe di stampo puramente politico-propagandistico. Tutti si rendono conto che attivare un servizio così importante durante il periodo della campagna elettorale (magari proprio agli sgoccioli), sicuramente determinerebbe una buona pubblicità. Come dire, “l’ultimo favore e’ quello che conta” di democristiana memoria (citazione malignamente attribuita all’attuale sindaco), o il coniglio dal cappello all’ultimo momento...piano regolatore, adsl, magari qualche aiuto per la pensione, un posto di lavoro, e le elezioni sono fatte. E non importa che per anni buona parte del comune abbia vissuto in una chiara arretratezza.

- La terza ipotesi, quella più fantasiosa (ma non troppo), è che il Di Biasio team (e per team si intende anche l’opposizione) non voglia che la zona più popolosa del comune abbia la possibilità di usufruire di un servizio (forse l’unico) che inevitabilmente non possono controllare, diversamente dai confronti di piazza dove, grazie alle loro esperte lingue biforcute, riescono ad imporre le loro non verità. No ADSL NO QUIQUIRi!! Ma non si tratta ovviamente solo del Quiquiri’ (non siamo cosi’ presuntuosi) ma in generale potrebbe esserci una paura per questi nuovi metodi di espressione delle proprie opinioni che gia’ a livello nazionale hanno pericolosamente iniziato a destabilizzare il potere politico e la sua percezione, e che ha portato non pochi uomini politici a correre ai ripari e cercare di adeguarsi ai tempi (vedi il blog di Di Pietro o quello molto meno riuscito di Mastella, bersaglio quotidiano di hackers ed insulti... ci doveva pensare prima, a quante persone volevano togliersi lo sfizio di mandarlo affanculo in faccia)... da queste considerazioni nasce il pensiero che i nostri politici locali, se non proprio ostacolando un’eventuale estensione della copertura adsl, certamente non sono impegnati in una battaglia per ottenerla. Beh che dire, forse dimenticano che, in teoria, stanno lavorando per noi. Un’ipotesi antisovversiva troppo esagerata??? Può darsi, ma il caro Piglia e Porta, che frequenta molto i politici locali, conferma questa tesi.


Miss K. Lurina

giovedì 23 agosto 2007

Fascisti tristi


Mattia Di Lorenzo, da anni impegnato nella causa fascista, difficilmente riuscirà a diventare sindaco per i seguenti motivi:
a) si circonda di fessacchiotti
b) non parla con la gente
c) difficilmente lo candideranno.
Per quanto riguarda il primo punto è palesemente ovvio che Mattia sceglie i suoi fedelissimi non per le qualità politiche, ma secondo il numero dei loro familiari. Più è grande la famiglia è meglio è. Non importa se i catanghi, il topo o i di spirito credano che il mondo si divida ancora tra fascisti e comunisti o che “l’amato” Mussolini sia ancora vivo da qualche parte, l’importante e che cugini fratelli nipoti mogli ecc ecc unitamente alimentino la fiamma. Mattia da anni impegnato nella causa fascista, ancora oggi non riesce ad imporre il suo credo tra i moderati della cdl che puntualmente, ogni amministrativa, lo fanno da parte, basta vedere le ultime elezioni comunali. A questo punto le uniche possibilità per una vittoria sicura sono: la marcia su Carinola! Oppure, ancora meglio, ricostituire le camice nere e fare dei catanghi i nuovi giovani balilla, in modo da purgare tutti coloro che sono contro alla causa fascista carinolese. Mattia Di Lorenzo un sempre giovane rilegato da sempre all’opposizione. Opposizione……. una parola decisamente forte, visto che non ha mai contestato in maniera appropriata ad un consigliere d’opposizione, basta pensare alla cattiva e degradante gestione rifiuti a cui fa capo il consorzio commissariato e ripeto commissariato del CE4 e ai disservizi passati del Eco4 dove lui fu vice presidente. Attualmente, rintanato nella piccola repubblica di Salò nostrana, ovvero Casanova, trascorre il tempo a convincere ciò che resta della cdl di candidarlo a sindaco. Intanto incomincia a richiamare uno ad uno i suoi, visto che Marcantonio d’Egitto sonnecchia ma non dorme e attende la chiamata dei dissidenti per presentarsi ai prossimi comizi come candidato a sindaco. Poi, come se non bastasse, un certo Ughetto de’ Farmaci consuma le sedie dei bar cercando di convincere il maggiore che è lui l’unico predestinato che porterà una ventata di novità. E ancora, Di Francesco fa il pizzo a riso quando parlano dei fallimenti di Mattia. Mattia Di Lorenzo un uomo, un giovane, un fascista tutto di un pezzo. Peccato per l’unica macchia indelebile, ovvero il segreto incanto che gli provoca la vista del comandante nemico Di Biasio, il quale tra presidente del consorzio idrico (forse ancora per poco) e la sua interminabile sindacatura è il sogno politico proibito che il giovanissimo sempre verde nonché di bella presenza, intimamente persegue da sempre. Concludendo vorremo sapere, se è lecito, i motivi, caro giovane Mattia, che non ti portano ad attuare un’opposizione definibile come tale, in quanto a noi sembra proprio che porti l’acqua soltanto al tuo mulino. Sperando che non ci venga pervenuto un bicchiere di purga, ti salutiamo sempre giovane fascista Mattia, amante della fiamma ma nemico della “ vera verità”.

Castore & Polluce