Istintivamente la lettura di questo pezzo potrebbe apparire come il solito articolo nostalgico-moralistico, nonché gratuitamente retorico. Quindi, è inevitabile una sorta di premessa, o meglio un’avvertenza, su ciò che veramente mi piacerebbe trasmettere nell’ analizzare il tema che tra breve tratterò. “Una cittadinanza marcia non può che subire il marciume dei loro rappresentanti.” Ciò che vorrei dire è che finché non vi sarà un approccio genuinamente etico verso il nostro vivere comune, non credo che ci si possa aspettare così tanto dalla politica. Sarà l’onda “grillista”, ma veramente credo che “i politici sono i nostri dipendenti” benché allo stesso tempo credo che per alcune cose non siamo poi tanto migliori dei nostri rappresentanti. Ma non voglio parlare di questo, in quanto troppi commenti, parole ecc ecc, dal quiquiri ai più grandi canali mediatici hanno detto troppo e sempre alla stessa maniera le cose vecchie di anni. Posso anche sorvolare la solita retorica delle nostre cattive abitudini consolidate e dure a morire, (come gettare cartacce a terra, non preoccuparci della differenziata, e così via) ma non posso distrarmi sugli aspetti, decisamente più emotivi, che non possono non creare delle vere ferite interiori. L’atteggiamento di non sentire veramente nostro, il “nostro” territorio proprio non lo capisco. Non si tratta neppure di campanilismo, in quanto sicuramente sono il primo che troppo spesso si scuce la cosiddetta presunta identità. Presunta identità, esatto, perché forse il nostro problema è quello di non sentirci per ciò che siamo, all’interno del nostro spazio di vita. Ciò che vorrei far capire é che troppe volte siamo inevitabilmente lontani dai nostri luoghi, senza muoverci di un passo. Lo so, dalla premessa nata per tracciare un punto di partenza, vi sto portando in discorsi un po’ troppo “gommosi” e quindi è meglio ritagliare una situazione da prendere come sorta d’esempio. Passeggiando per “abbasciu santa Lucia” alla mia destra, forse per colpa di qualche rotolio della mente, immediatamente mi sono rivisto gettato in una cornice che ormai non esiste più. Il campo di bocce sempre pieno di simpatici individui con la coppola in testa e la boccia nella mano. Un centro socialmente vivace, colorato di facce più o meno rugose che in un clima di rumorosa tranquillità coloravano il fresco della vecchia strada principale di Casanova. Sono rimasto di fronte a ciò che resta del campo di bocce, per alcuni attimi, giusto il tempo di fare un tour tra le mie immagini mentali passate. Non sono ricordi, ma immagini di un piccolo spazio che, vuoi o non vuoi, se abiti a Casanova sono sempre tue. Non sono ricordi, in quanto credo che i ricordi siano fatti certamente d’immagine, ma soprattutto d’esperienza di pelle. Nel campo di bocce d’esperienza ce n’è stata poca, almeno per quanto mi riguarda, ma di colore tanto. Oggi non c’è nulla (non è la solita critica all’ufficio tecnico fantasma che sicuramente se mi andrà sarà bersagliato) solo spazzatura, erbacce e, per completare il tutto, abbiamo anche i sampietrini non utilizzati della Mannillo’s street. Ormai il campo non è così lontano da un qualsiasi “cantone”. Inevitabili processi temporali, si dirà, e del resto può anche essere. Non vorrei parlare principalmente di ciò che resta del campo, usato a mo’ d’esempio, piuttosto mi piacerebbe capire perché si ritorna al prima quando, ormai, il prima è soltanto frammento del vecchio. Un quesito decisamente stupido che però matura un’altra domanda, ovvero: perché ciò che ci circonda non muore ma è in perenne agonia? Perche’ peggio della morte c’è solo l’agonia. Non sono un bocciofilo, che vorrebbe ripristinato il campo per continuare le sfide di S. Lucia in quanto non è bastato nemmeno l’impianto nuovo alla destra del campetto di calcetto, diventato ben presto il vespasiano della villa. Sono invece un curioso che non capisce perché ci rileghiamo nelle nostre tane/case sicuri che niente e nessuno (forse) potrà intaccare ciò che resta del nostro mondo. Tutto si trasforma ma niente muore! Un campo di bocce ieri, potrebbe essere una piazzetta o cose del genere oggi. Veder morire paesini come Ventaroli, S.Ruosi, S.Anna, S.Donato, come altre zone praticamente sconosciute ai molti, mi fa sentire un po’ un pezzo di me/#a. Non so perché. Non significa assolutamente che vorrei vedere il Comune di Carinola invaso dal cemento al pari di una qualsiasi realtà di provincia, vorrei che Carinola rimanesse un qualsiasi posto di campagna. Perché la nostra non può dirsi certo una realtà dalle prerogative cittadine. Noi siamo semplicemente “semplici paesanotti di campagna”. Ci sforziamo di apparire come emancipati, provando a imitare, più che emulare, qualcosa a cui sinceramente non vorrei assomigliare, quando la cosa migliore sarebbe forse cercare di assaporare con lo spirito giusto la purezza e la genuinità idilliaca che solo un paesino come il nostro può offrire. Mi piace immaginare il mio paesino così, con la capacità evocativa di un antico campo di bocce, senza che sia necessariamente avvolto nella cornice impolverata di un tempo ormai passato. Alla fine ho fatto ciò che mi ero promesso di non fare, ossia un pezzo gratuitamente nostalgico. Lo so, mi sono prolungato troppo e sicuramente non sono stato chiaro neanche con me stesso.
Facoceroinnamorato
Facoceroinnamorato
C'era una volta un ragazzo molto povero che viveva da solo con il padre e la sorellina. Il padre troppo malato per lavorare, così il lavoro ricadeva tutto sulle spalle del figlio quartordicenne. un giorno durante uno dei suoi viaggi di paese in paese si fermò sulla riva di un ruscello per riposarsi dopo un lungo viaggio. Al tramonto, mentre stava per rimettersi in viaggio, vide che una pietra luccicava particolarmente alla luce del sole che tramontava, allora si avvicinò e la raccolse, ma si accorse che piano piano la pietra diventava d'oro, proprio come le altre attorno al ruscello.Il ragazzo allora prese una delle pietre e la mise nella bisaccia, ben nascosta, nel caso di brutti incontri con i briganti. Il giovane tornato a casa mostrò al padre la pietra e gli raccontò la storia. Dapprima il padre non gli credette, ma poi vedendo la pietra, metà roccia e metà d'oro, scaccò via dalla mente l'idea che il figlio fosse impazzito e si concentrò sulla pietra. Il mattino seguente raccomandò al figlio, "non dire a nessuno della pietra e metti nelle due bisacce che ti ho dato tutte le pietre che riesci a raccogliere e soprattutto stai attento ai briganti".
RispondiEliminaIl ragazzo di buon ora si incamminò verso il ruscello, si sedette su una pietra e aspettò il tramonto. Le pietre ad una ad una, proprio come la sera prima, cominciarono a diventare dorate, allora il ragazzo prese le due bisacce e provò a prendere una delle pietre, ma prima di riuscirci un enorme drago si pose davanti alla pietra. Il ragazzo indietregiò e inciapò su un bastone: "Chi sei?". Chiese il drago con la voce chiusa in un ringhio. "Mi chiamo Bruce, signore" disse il ragazzo, che intanto si era alzato e guardava il drago con gli occhi sgranati. "Che cosa fai qui?" domandò il drago, questa volta invece la voce era più calma e tranquilla. "Sono venuto a vedere le pietre magiche" rispose il ragazzo. Il drago allora capì le intenzioni del ragazzo e disse: "Quelle pietre non sono semplici pietre, ma stelle".
Il ragazzo allora rimase stupefatto: aveva rubato una stella. Forse il drago aveva letto nei suoi pensieri? Subito il drago disse a Bruce "ieri sera hai rubato una stella e se non la porterai entro il tramonto del prossimo giorno, quando le nubi si dilateranno, ti accadranno cose terrbili!"
Il drago poi fece cenno al ragazzo di salirgli sul dorso e disse: "Coraggio! Andiamo a cercare la stella, prima che finisca in mani sbagliate, oggi ho visto tuo padre, ha venduto la pietra a un mercante di oro e questi ha percorso circa 25 Km di strada".
E mentre spiccavano il volo aggiunge: "Reggeti forte!".
Bruce si mise all'attacatura delle ali, le nuvole erano vicinissime, gli sembrava di poter toccare il cielo con un dito, il cuore gli batteva forte, il vento gli schiaffeggiava il viso, si sembrava di precipitare, soprattutto quando il drago scese in picchiata verso la foresta buia".
"Domani riprenderemo a cercare la pietra Bruce", disse il drago. "Non posso volare a lungo". Bruce si voltò verso il drago dicendo: "Come ti chiami?". Il drago rispose con voce flebile: "Lukes" e aggiunse: "Sono il drago guardiano delle stelle". Rispondendo prima di accongersi che Bruse era piombato in sonno profondo.
Il giorno seguente al sorgere dei primi raggi del sole, i due si rimisero in viaggio, Bruce faceva ogni tanto qualche domanda a Lukes sul suo mondo e lui rispondeva che non poteva dire di più di ciò che aveva già detto in precedenza: Non molto tempo dopo, verso il mezzodì, trovarono finalmente l'uomo che aveva preso la pietra e con non poche difficoltà riuscirono a ripenderla poi si misero in viaggio verso il ruscello che era scomparso sotto a colate di cemento. Intanto le altre pietre che riposavano nel vecchio ruscello avevano già trovato riposo in un altro più tranquillo e così Bruce e il drago, si misero di nuovo in viaggio verso il nuovo ruscello dove lasciarono la pietra.
Arrivato a casa Bruce raccontò tutto al padre e alla sorellina e la sera dopo, mentre guardava il cielo stellato dalla finestra, vide un dragone viaggiare tra le stelle. Ricordo di un bambino.
Queste "arlecchinate" non sono state realizzate durante il mio operato, ma dai miei predecessori, non costringetemi a fare nomi, al più presto saranno eliminati.
RispondiEliminaPer via del popolo ho dato mandato ad un professionista per ripristinare il vecchio ruscello!
(Il ruscello mormora
perchè i ciottoli gli infrangono l'onda.
Prof. Giuseppe Geremia).
Vi comunico che sono stati ultimati i lavori al Convento di San Francesco, fatevi una passeggiata.
Un abbraccio
Il Vicesindaco prof. Mannillo (dalla casa comunale)
Il vicesindaco prof. mannillo ha detto:
RispondiElimina"per via del Popolo ho dato mandato ad un professionista per ripristinare il vecchio ruscello". Sono 15 anni che hai dato mandato per il Nuovo piano Regolatore!,stiamo ancora aspettando. Quanti mandati?
Troppo tardi. Sono 15 anni che amministri Carinola non ti credo è sola propaganta. Per il Convento di San Francesco si deve solo ringraziare il costante impegno della Dott.ssa Daniele Marcella. Non minacciare sempre di fare i nomi io sono curioso di saperli.
La lezione della storia non è servita a niente. quello che importa è sollazzarsi nel marasma che domina la nostra società delle barbarie. Barbarie? Si,barbarie. A questo punto a cosa serve dialogare? Quale significato allora può avere il termine "confronto democratico" incollato in un tempo terribilmente ciclico? Basta con la retorica consapevole della propria ipocrisia! In un momento come questo dove tutto sembra voler imitare il nulla,l'illusione, l'apparenza vi sono allo stesso tempo esigenze di libertà di parola che spesso sono considerate come valori chissà quanto lontani. E invece è proprio questo l'errore, anzi l'orrore, di una presa di coscienza remissiva la quale declina il potere ( che dovrebbe essere del popolo) ad una casta dirigenziale corrotta, arrivista, dissoluta, clientelare e quindi fallimentare che la nostra negligenza non ci permette nemmeno di contrastare. L'articolo da cui prendiamo lo spunto è solo un momento di denuncia ingenuo ma diretto del malgoverno che contrasta con le mie vedute, forse troppo ottocentesche e dunque dannate. Lucio S.Catilina.
RispondiEliminademocratico vicesindaco, questo tipo di domande le puo' rivolgere alla redazione scrivendo una mail all'indirizzo redazione@ilquiquiri.com. Il suo indirizzo mail sara' trattato con la massima discrezione. Per la cronaca: lo conosciamo gia'.
RispondiEliminaEgregio Vicesindaco, come mai non inviti nessuno a farsi un giro sulla "Selleccola" dove avete fatto sversare quintali di MONNEZZA ????? La cosa si sarebbe dovuta risolvere in 6/7 mesi al massimo...no???? Quindi ora ci si potrebbe andare tranquillamente...tanto l'area dovrebbe essere stata bonificata.... ma invece........
RispondiEliminaavete visto il convento?
RispondiEliminaé diventayo il mulino bianco....
oddddiiioo
gennarììì ma che combini...
IL TUO FRAVECATORE PREFERITO