Questo sabato sono tornato a Carinola da Roma come faccio ogni volta che ho un po’ di tempo libero. Mi piace passeggiare per le stradine della parte antica osservando quanto resta di un passato nobile , dimenticato da tutti.
Confesso di non conoscere tutti i siti interessanti di Carinola e ogni volta che scopro un palazzo antico, una chiesa o qualunque pietra che ha una storia a me sconosciuta, provo lo stesso fremito che pervade gli archeologi quando fanno una grossa scoperta nel corso di uno scavo. Domenica mattina sostavo in piazza godendo del piacere più grande che si può provare in un paese, cioè di fare quattro chiacchiere con chi capita . Passava di là mio nipote, che mi invitava ad andare con lui. Salito in macchina mi ha spiegato che aveva dimenticato il telefonino in campagna e che lo doveva andare a prendere. Giunti sul terreno, mi ha chiesto se conoscevo quella zona e alla mia risposta negativa non ha nascosto il suo stupore, che dopo le sue sommarie spiegazioni è diventato anche il mio. Sembra impossibile che pochissimi conoscano un sito così importante. Ha cominciato col dirmi che ci trovavamo a Civitarotta, una città che si dice sia stata fondata oltre duemila anni fa. Mi ha detto che questa, insieme a foro Claudio in Ventaroli, una volta era la città più importante della zona. Continuando mi ha detto che il nome originario era Foro Popili, forse in onore del console Marco Popilio.
Doveva essere una città importante in quanto su una iscrizione ritrovata in una masseria vicina, masseria Aceti, si nominava il restauro di quattro porte di accesso alla città . Inoltre su altre iscrizioni venivano nominate le terme ed un tempio egizio trasformato in seguito in cattedrale cristiana, sede vescovile. Inoltre su delle iscrizioni murarie a Pompei si parlava di gladiatori impegnati a Foro Popili per cui certamente vi si trovava anche un anfiteatro. Mio nipote ha continuato a raccontarmi di tantissime monete rinvenute lì intorno e vendute a peso ad un furbo professore di Napoli. Mi ha parlato di statue, lampade, monili, terracotta dipinta, tutto di fattura eccelsa, tutto sparito non si sa dove. Mi ha parlato inoltre di anfore, anche dipinte, tante anfore disseminate in giro. Alcune grandissime, segno della produzione di grandi quantità di derrate alimentari. Sentite tutte queste notizie, ho insistito per farmi accompagnare in questo sito mitico. Giunti sul posto, tra l’altro facilissimo da raggiungere, invece delle cose raccontate ho trovato solo sterpaglie, alberi bruciati e spine. In quella desolazione ho notato delle buche, tante buche, pertanto ho chiesto a mio nipote se vi fossero stati i militari a fare esercitazioni facendovi esplodere delle mine. Con un sorriso di comprensione per la mia ignoranza, mi ha spiegato che quelle erano le buche lasciate dai tombaroli che avevano depredato la zona di tutto quello che avevano potuto trafugare. Osservando con attenzione, ho notato il terreno rimosso da poco e intorno una strage di ceramiche di ogni genere, pezzi di pentole, di anfore di mattoni, di tegole, tutto annerito dal fuoco che ha colpito la zona di recente per mano di ignoti. Sembra che il vivaio confinante abbia citato la sovrintendenza per danni ammontanti a 200.000 euro. In qualche altro Stato li farebbero pagare al responsabile, in Italia paghiamo noi. E pensare che i soldi che pagheranno sarebbero bastati per sistemare quasi tutta l’area. Mi ha detto che addirittura gli risultava che avevano staccato l’intonaco dipinto dai muri per venderlo.
Dopo un attimo di sgomento per quella carneficina di storia ho fatto le mie riflessioni: si parla di cultura, di valorizzare le bellezze locali e quelle di Carinola? Solo perché sepolte, devono essere distrutte e saccheggiate da qualunque balordo che lo voglia. Sto parlando di ricchezze archeologiche dal valore immenso perché uniche, non del campanile di Casanova costruito in serie per tutta l’Italia con lo stesso progetto. Il dubbio più angoscioso è che qui lo Stato non esista. Come è possibile tenere un sito del genere in quelle condizioni? Non pretendo che si scavi, perché i responsabili si sporcherebbero i mocassini, ma almeno eseguire delle opere minimali. Almeno una recinzione, un guardiano, provvedere al taglio dei rovi in modo da rendere individuabili i male intenzionati che vi si aggirano. Si ha l’impressione che chi dovrebbe sovrintendere, deliberatamente lo lasci in balia di chiunque, come a voler cancellare la storia. Sembra impossibile pensare che ci troviamo in un paese civile, se lo fosse bisognerebbe prendere i responsabili di tale scempio licenziarli e pubblicare le loro facce sui giornali quali criminali della cultura. Ma chi sono i responsabili? Questo è il problema italiano, dare risposta a questo interrogativo. Qualunque funzionario statale è intoccabile e con lui il suo stipendio. Il ministro ai beni culturali? No, perché non sa dell’esistenza del sito. Il sovrintendente di zona? No, perché lui sicuramente ha tanto da fare, studi, ricerche, conferenze, non può certo visitare tutti i siti interessanti, che purtroppo per lui sono tanti. Se proprio si insiste sulle sue responsabilità, sicuramente in qualche cassetto ha qualche relazione e qualche denuncia ai carabinieri, oppure ha sempre la scusa che non ha personale sufficiente. .
Sicuramente riuscirà a dimostrare di aver fatto tutto il possibile e di essere estraneo a quella vergogna. E allora i colpevoli siamo noi, che non ci interessiamo e impegniamo nel difendere le nostre vere ricchezze che sono la nostra storia e la nostra cultura. Regioni come Lazio, Umbria, Toscana hanno investito in cultura e vivono di quella, non solo di pesche, che tutti possono produrre.
Perciò riprendiamoci la nostra storia ed i suoi gloriosi ruderi facendoli risorgere e noi con loro. Tornando verso casa, visto che non era ancora ora di pranzo, ho chiesto di portarmi a Foro Claudio a Ventaroli, altro luogo bellissimo di Carinola. La risposta secca e lapidaria - no, non sopravviveresti alla vista di quell’altro scempio ancora più vergognoso.