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lunedì 29 giugno 2009

tacita ricchezza


Questa lettera, scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi contenuti diventano attualissimi.


Egregio sig. Cardinale,

viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.

Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente h! a trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete ! fatto fallire un referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno.

Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi.
Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi "parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.

I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali.

Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pa! stori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa?

Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro.

Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare".

Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che! invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix" (La Stampa, 8-5-2009).

Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5).

Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.

Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a benef! icio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia.

Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro "tacere" porta fortuna.

In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete

giovedì 25 giugno 2009

Mancava un po’ di sana diossina…

Diossina4, inserito originariamente da Il Quiquiri.

Bello il nostro ambiente. Di questi tempi, se passeggi per la campagna, ti investe l’odore della melissa e della mentuccia selvatica; delle ginestre ancora in fiore e della citronella.

E’ un vero piacere passeggiare sotto la frescura dei rami che ombreggiano le strade vicinali. Camminando, pensi che molte persone chissà quanto pagherebbero per vivere in posti come questi. Se poi sali un centinaio di metri su per le colline, puoi spaziare lo sguardo sulla pianura rigogliosa di alberi e di campi, punteggiata di paesini che dall’alto sembrano di porcellana.

Che fortunati che siamo a vivere in un posto così!

Un vero paradiso…. se non fosse per i tagli abusivi dei boschi che spazzano via le ultime oasi d’alto fusto; per gli incendi dolosi che ci stanno desertificando le montagne; per la monnezza che cittadini incivili sversano in ogni impensabile luogo; per l’acqua inquinata da nitrati che abbiamo bevuto per anni senza che nessuno ci abbia informato o si sia preoccupato della nostra salute; per la distruzione sistematica e inarrestabile delle nostre zone più belle e selvagge che invece andrebbero valorizzate.

Indovinate cosa mancava in tutto questo?... Ecco, mancava un po’ di sana diossina.

Beh, è arrivata!

Qualcuno si diverte a bruciare materiale velenoso e ad inquinare l’aria con nere colonne di fumo che si alzano minacciose nel cielo.

Chi sarà? Cosa brucerà? Dove la brucerà?

Un pensiero cattivo mi passa per la mente…. Ma no! Non può essere! Ma a che vado a pensare!......ma una domanda mi sorge spontanea: non è che la nostra plastica differenziata se ne va in fumo?

Ad occhio e croce, sembra la zona della Vetere, ma non posso esserne sicuro. So solo che il nostro cielo, ogni tanto, si tinge di nero cupo per i vapori velenosi che si diffondono nell’aria e che sicuramente non ci fanno tanto bene.

Siamo alle solite: ognuno fa il proprio comodo e nessuno controlla o previene i comportamenti illegali di cittadini incivili. Nessuna iniziativa educativa a protezione dell’ambiente; nessuna iniziativa informativa; nessun interesse verso questo problema che diventa sempre più importante.

Ben altri sembrano essere gli interessi del nostro assessorato all’ambiente e all’ecologia.

Se avessimo per assessore all’ambiente un indigeno della Papuasia, avremmo risolto i nostri problemi ambientali già da molto tempo.

Oggi come oggi, solo i cosiddetti ‘selvaggi’ riescono a capire l’importanza dell’ambiente naturale in cui vivono e a proteggerlo con le unghie e con i denti! Grrrrrr!

mercoledì 24 giugno 2009

ridiamoci su

dedicato al nostro amico della Casa delle Libertà, assiduo frequentatore di questo blog e che cerca di spacciarsi per molte persone utilizzando diversi nickname...





l'avvelenata

La maggioranza informa che ha sempre qualcosa da fare. I consiglieri sembrano affaccendati. Gli assessori pure. Ora stanno affrontando questioni come il nucleo di valutazione e la rotazione in giunta. Cose molto serie…queste sono cose che in questi giorni si leggono sui giornali locali ma cosa sia cambiato in termini di tutela ambientale, turismo e politiche sociali non si capisce. Sembra di dire sempre le stesse cose. Non era credibile Giggino De Risi dal balcone in piazza perché dovrebbe esserlo ora…ora è vicesindaco e se cade prima il consiglio il pensierino a fare il sindaco è ancora tanto, troppo stretto, forse promesso, dagli stessi amici che stanno con lui. Cioè mica pensano a fare un progetto occupazionale sul territorio che possa davvero farli rimanere sul comune per altri cento anni…. No, ci vogliono rimanere con le promesse. Se avete il programma a casa, vi consiglio di leggerlo…molto professionale, bei colori, ottime idee..ma i fatti? Sono pochi…Un progetto occupazionale si, quando forse bisognerebbe partire dalla base, dai servizi. Lo sapete cosa manca a questi: la voglia e la fantasia di pensare ogni giorno per un futuro migliore di questi paesi di giovani senza lavoro, di un territorio dove scellerati cittadini, forse anche di fuori, abbandonano ancora sacchetti, ingombranti, eternit, mentre paghiamo una Tarsu salata. E per l’acqua il discorso è ancora peggio. Tutti comprano l’acqua, perché? Non è buona? E perché? Perché non possiamo almeno approvvigionarci da una fonte, come facevamo giù alla fontana vecchia? Che pecore che siamo, che intelligenza bestiale loro credono di possedere…Quanta arroganza, quanta tristezza…

lunedì 22 giugno 2009

L’isola che non c’è



Una volta pensavo che i napoletani fossero gente di cuore, i migliori che avessi mai conosciuto.
Napoli mi sembrava un’ isola di solidarietà unica dove gli abitanti, pur convivendo con problemi atavici come la disoccupazione, la miseria, la camorra, riuscivano sempre a dimostrare la nobiltà del loro animo. In qualsiasi occasione.
Ora, dopo l’episodio di qualche giorno fa, non lo penso più.
Un uomo viene colpito da un gruppo di camorristi, forse per sbaglio. Un rumeno, padre di due figli, che suonava la fisarmonica in un angolo della metropolitana di Montesanto per raggranellare qualcosa. Si trascina per diversi metri prima di crollare accanto a un banco di obliterazione biglietti.
La moglie urla, chiede aiuto per il marito morente: non una persona si ferma a prestargli soccorso.
I passanti continuano ad obliterare i loro biglietti e a passare oltre come se invece di un uomo là per terra ci fosse stato un cane. E forse un cane avrebbe attirato l’attenzione di qualcuno.
Che cosa sta succedendo ai napoletani? Perché non riescono più ad essere solidali con gli altri, ad avere quegli stupendi slanci di generosità che li rendeva unici?
E’ una domanda che mi si affaccia alla mente da diversi giorni e a cui non riesco a dare una risposta.
Per paura?... Ci sono sempre stati a Napoli i motivi per aver paura, eppure questo non fermava la generosità della gente.
Per razzismo?... E’ impensabile che una città da sempre multietnica possa nutrire sentimenti razzisti.
La fredda legge della spettacolarizzazione ha coinvolto anche loro? La morte di un uomo è diventata un’abitudine che li lascia indifferenti?
Ecco, l’indifferenza è la chiave di tutto.
Neppure i napoletani sanno più parlare, comunicare, confrontarsi, scontrarsi con quella verve particolare che li contraddistingueva.
L’isola di solidarietà a cui tutto il mondo guardava con simpatia, si sta trasformando in un putrido pantano puzzolente. E nessuno fa niente per evitarlo.

maronnamia



domenica 21 giugno 2009

Un referendum beffa

premessa - abbiamo ricevuto una email da : "Jacopone da Todi" con un post dal titolo " Il Cavaliere, moderno Catilina e le persecuzioni dei riformatori." Alla fine dell'articolo, il seguente messaggio: "Con preghiera vivissima di pubblicare queste mie righe non come semplice commento, bensì come articolo di pagina al fine di garantire anche su questo sito la pluralità delle idee, spesso messa in discussione da taluni". Ecco Jacopone, la questione è più semplice: quelle non sono tue parole ma il testo completo di un articolo, uscito recentemente sul Corriere on line che si chiama, appunto,  Il Cavaliere, moderno Catilina e le persecuzioni dei riformatori . ...... oh non hai avuto manco la forza di cambiare il titolo...oppure da oggi inizia a firmarti JaCOPIONE da Todi così capiremo che sei tu, e pubblicheremo in rassegna stampa.
Visto che ci hai dato l'occasione di linkare articoli già scritti da altri, continuiamo noi ma, ovviamente, citando la fonte. 

Un referendum beffa: ecco perchè ci asteniamo e non andremo a votarlo 

 da www.sinistracristiana.net



Prima parte: considerazioni sulla vigente legge elettorale

1. Siamo tutti scontenti della vigente legge elettorale, unanimemente denominata “porcellum” con la quale si è votato nelle ultime due tornate elettorali (2006 e 2008).

2. Due sono i principali aspetti negativi di questa legge: le liste bloccate ed il premio di maggioranza.

3. Questa legge, attraverso le liste bloccate, ha espropriato gli elettori di ogni residua possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, conferendo a una ristrettissima oligarchia di persone (i capi dei partiti politici) il potere di determinare al 100% la composizione delle Assemblee legislative.

4. Con questo sistema elettorale i nomi dei candidati sono persino scomparsi dalla scheda elettorale, con la conseguenza che le scelte dei candidati operate dai capi dei partiti non possono in alcun modo essere censurate, sconfessate o corrette dal corpo elettorale.

5. Di conseguenza tutti i “rappresentanti del popolo” sono stati nominati da oligarchie di partito svincolate da ogni controllo popolare.

6. In questo modo gli eletti, più che rappresentanti del popolo, sono – anche in senso tecnico – dei delegati di partito, anzi del capo politico che li ha nominati, al quale sono legati da un vincolo di fedeltà estremo, restando così fortemente pregiudicato il principio sancito dall’art. 67 della Costituzione che prevede che “ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

7. Il premio di maggioranza è un meccanismo truffaldino che interviene a manipolare la volontà espressa dagli elettori, trasformando – per legge – una minoranza in maggioranza.

8. Un sistema così fortemente distorsivo della volontà popolare non esisteva neppure nella c.d. “legge truffa” del 1953, che prevedeva che, per ottenere il premio di maggioranza, occorresse ottenere almeno la maggioranza dei voti popolari.

9. Con la legge truffa per conseguire il premio di maggioranza, che mirava a rendere più stabile il governo, occorreva godere del consenso della maggioranza degli elettori; la legge vigente, invece, trasforma una minoranza in maggioranza (attribuendole per legge il 54% dei seggi alla Camera) e sancisce il principio che per governare non occorre il consenso della maggioranza degli elettori.

10. La vigente legge elettorale ha introdotto delle soglie di sbarramento per l’accesso alla Camera ed al Senato che, se appaiono ragionevoli per i partiti che si riuniscono in coalizione (2% alla Camera e 4% al Senato), sono del tutto irragionevoli per i partiti esclusi dalle coalizioni (4% alla Camera e 8% al Senato). In questo modo milioni di elettori vengono esclusi dalla possibilità di essere rappresentati in Parlamento.
11. Infine la vigente legge elettorale, con l’indicazione sulla scheda del candidato alla presidenza del Consiglio, introduce una sorta di investitura popolare del Capo politico, mortificando il ruolo del Presidente della Repubblica a cui la Costituzione assegna il compito di nominare il Presidente del Consiglio.

Seconda Parte: quali modifiche introduce il referendum, con quali conseguenze

12. Il referendum proposto non corregge nessuno dei difetti del “porcellum” ma, al contrario, li aggrava, esaltandone le conseguenze negative.

13. Il referendum non restituisce agli elettori il potere di scelta dei propri rappresentanti politici, che la legge vigente ha sequestrato per conferirlo nella mani dei partiti, conservando le liste bloccate.

14. Il referendum propone sostanzialmente due modifiche della vigente legge elettorale: a) attribuisce il premio di maggioranza alla lista che abbia ottenuto anche un solo voto in più delle altre liste concorrenti, abrogando la possibilità che il premio venga attribuito ad una coalizione di partiti; b) determina il raddoppio delle soglie di sbarramento confermando per tutti la soglia del 4% alla Camera dei Deputati e dell’8% al Senato (che la legge attuale impone soltanto ai partiti non coalizzati)

15. Le conseguenze che verrebbero fuori dalla legge elettorale modificata dal referendum sarebbero nefaste per la democrazia e ne sovvertirebbero il metodo basilare per il quale le decisioni si prendono a maggioranza.

16. La nuova disciplina elettorale sancirebbe il principio che il potere di governo spetta ad una minoranza e deve essere consegnato nelle mani di un solo partito, a prescindere dal livello del consenso popolare ricevuto

17. Infatti, attribuire il premio di maggioranza ad una sola lista determina un incremento esponenziale del premio stesso, sovvertendo il rapporto fra i voti espressi ed i seggi ottenuti.

18. Nelle elezioni del 2006, a fronte di una ampia coalizione di forze politiche, che ottenne alla Camera il 49,8 %, il premio di maggioranza è stato del 4 %. Nelle elezioni del 2008, a fronte di una coalizione meno ampia, che ottenne il 46,8%, il premio di maggioranza è stato del 7%. Se si fosse votato nel 2008 con il sistema elettorale proposto dai referendari, la lista più votata (il PdL) con il 37,4% dei voti, avrebbe ottenuto il 54% dei seggi, cioè si sarebbe giovata di un premio di maggioranza del 16,6%. Vale a dire a un solo partito sarebbe stata attribuita dalla legge elettorale quasi il 50% in più della rappresentanza che gli sarebbe spettata in base ai voti ricevuti dagli elettori (cioè gli sarebbero spettati oltre 100 seggi in più rispetto ai voti ricevuti) .

19. Con questo sistema viene attribuito ad una singola lista un premio di maggioranza di proporzioni inusitate, che può consentire ad un singolo partito di ottenere in Parlamento una rappresentanza doppia rispetto al consenso ricevuto, a danno di tutti gli altri partiti e di tutti gli altri elettori.

20. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 15/2008, pur dichiarando ammissibile il referendum elettorale, ha adombrato un pesante sospetto di incostituzionalità segnalando al Parlamento: “l’esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l’attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi.”

21. Attraverso questo spropositato premio di maggioranza resta pregiudicato il principio costituzionale che il voto è uguale per tutti. Non tutti i cittadini saranno uguali nel voto perché il voto di taluni varrà il doppio rispetto al voto degli altri, tanto da consentire a una minoranza di diventare ex lege maggioranza e di fondare il governo non più sul consenso della maggioranza, ma su quello di una minoranza del corpo elettorale.

22. L’ulteriore effetto negativo è quello della riduzione forzata del pluralismo politico dovuta all’effetto combinato dell’incremento del premio di maggioranza e delle soglie di sbarramento.

23. Il corpo elettorale, proprio per la presenza di un così grave e destabilizzante premio di maggioranza, sarà costretto ad orientare le sue scelte sulle due principali liste in competizione. Ciò indebolirà tutti gli altri partiti, rendendo ancora più difficile superare lo sbarramento delle soglie raddoppiate dalla disciplina risultante dal referendum.

24. In questo modo dal bipolarismo forzato si passerà a un bipartitismo forzato, non determinato da scelte genuine del corpo elettorale, ma imposto dalle costrizioni del sistema elettorale

25. Questa situazione mortificherà ulteriormente la rappresentanza, riducendo la possibilità che il corpo elettorale possa ottenere che nel sistema politico siano rappresentati i bisogni, le esigenze, le culture ed i valori presenti nel popolo italiano.

26. In questo modo verrà introdotta, di fatto, una sorta di democrazia dell’investitura al posto della democrazia fondata sulla rappresentanza e la partecipazione dei cittadini come prevista dalla Costituzione.

27. La riduzione del pluralismo politico nelle assemblee legislative e la posizione di rendita assicurata a un solo partito politico, metterà a rischio la Costituzione, consegnandone il destino nelle mani di una sola parte politica.

28. L’attuale maggioranza politica, infatti, non può modificare a suo piacimento la Costituzione perché non dispone della maggioranza dei due terzi richiesta per escludere il referendum sulle leggi di modifica della Costituzione.

29. Se si fosse applicata alle elezioni del 2008 la legge elettorale con le modifiche proposte dai referendari, con lo stesso numero di voti, le forze politiche della attuale maggioranza (PDL + Lega) disporrebbero di circa il 62% dei seggi alla Camera. Con un piccolo sforzo potrebbero ottenere la maggioranza di due terzi necessaria per cambiare la Costituzione senza dover affrontare il giudizio del popolo italiano attraverso il referendum.

30. In questo modo si realizzerebbe una sorta di dittatura della minoranza, in quanto un solo partito, senza avere il consenso della maggioranza del popolo italiano, avrebbe nelle sue mani il controllo del Governo e la possibilità di eleggere – da solo – il Presidente della Repubblica, mentre una sola parte politica (cioè il partito beneficiato dal premio di maggioranza più i suoi alleati) avrebbe la possibilità di nominare i giudici della Corte Costituzionale e di modificare a suo piacimento la Costituzione.

31. Gli effetti che il referendum produrrebbe sul sistema politico sono stati già parzialmente sperimentati nelle elezioni politiche del 2008, quando i capi dei due principali partiti in competizione hanno deciso di restringere le coalizioni, limitandole ad una alleanza fra due soli partiti. In questo modo i partiti esclusi dalla possibilità di competere per il premio di maggioranza hanno perso una parte del loro genuino consenso elettorale e sono stati stroncati dal raddoppio delle soglie di sbarramento alla Camera ed al Senato.

32. In conseguenza di questa interpretazione delle legge elettorale sulla scia del modello proposto dal referendum, circa tre milioni di persone hanno perso ogni forma di rappresentanza in Parlamento, sono stati, pertanto, esclusi dal circuito della democrazia, mentre il tasso di astensionismo è cresciuto, essendo diminuita la partecipazione al voto dall’83,6% (2006) all’80,5% (2008).

33. Questa situazione di espulsione dal circuito democratico di milioni di persone, che abbiamo già sperimentato nelle elezioni del 2008, non sarebbe corretta dalle conseguenze del referendum, al contrario essa sarebbe ulteriormente aggravata perché le soglie di sbarramento raddoppiate varrebbero in ogni caso e per tutti i partiti.

34. Il sistema elettorale prefigurato dal referendum non esiste in nessun ordinamento di democrazia occidentale ma non rappresenta una novità assoluta nel nostro paese. Esso infatti si ispira alla legge “Acerbo” voluta da Mussolini, ed è stato già sperimentato nella storia d’Italia con le elezioni del 1924 che, schiacciando l’opposizione e le minoranze, aprirono la strada alla dittatura fascista.

35. Tuttavia la legge Acerbo era più democratica della disciplina che viene fuori dal referendum. Essa, infatti prevedeva che per accedere al premio di maggioranza, la lista più votata dovesse comunque superare la soglia del 25% dei voti e non imponeva soglie di sbarramento.

36. Per questo nel Parlamento del 1924 ebbero accesso – sia pure a ranghi ridotti - tutte le forze d’opposizione, mentre nel Parlamento repubblicano eletto nel 2008 con il metodo referendario, le opposizioni sono state drasticamente falcidiate.

37. Una situazione simile a quella del 1924 si produrrebbe di nuovo in Italia se venisse approvato il referendum.

38. Il principio democratico della rappresentanza verrebbe colpito a morte perché non vi è rappresentanza senza pluralismo e senza la libertà del corpo elettorale di scegliere le persone e le forze politiche da cui farsi rappresentare. Di conseguenza verrebbe meno il carattere democratico della forma di Governo.

39. Si produrrebbe quindi, attraverso la riforma elettorale, una riforma di fatto della Costituzione.

40. Il modello di democrazia, concepito dai padri costituenti, fondato sul pluralismo, sulla centralità del Parlamento e sulla partecipazione popolare dei cittadini associati in partiti, verrebbe definitivamente stravolto e sostituito da un ordinamento oligarchico.

Terza parte: come opporsi al referendum beffa

41. Per non tornare al 1924 bisogna respingere il referendum, utilizzando gli strumenti che la Costituzione ha messo a disposizione del corpo elettorale.

42. I Costituenti hanno previsto che i proponenti del referendum abrogativo devono superare una doppia soglia di consenso per poter raggiungere lo scopo dell’abrogazione delle norme prese di mira. Per questo la Costituzione prevede che la proposta è approvata soltanto se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

43. A differenza che nelle elezioni politiche, che mirano al rinnovo di assemblee politiche le quali devono necessariamente essere rinnovate, nel referendum il voto non è un dovere civico, in quanto la proposta di abrogazione non deve necessariamente essere approvata o respinta. Nel referendum gli elettori scelgono liberamente se andare o non andare a votare, a seconda dei risultati che vogliono conseguire.

44. Questa volta la chiamata degli elettori alle urne per il referendum nasconde un inganno: essa sfrutta l’insoddisfazione generale che tutti noi nutriamo verso questa legge elettorale (il porcellum) per spingerci ad un voto che, qualunque sia il risultato, non può avere altro effetto che quello di rafforzare il porcellum.

45. Infatti, se prevalessero i no, l’effetto sarebbe quello paradossale di offrire ai fautori dell’attuale legge elettorale imposta dalle oligarchie il destro di dire che la legge avrebbe avuto l’avallo di un voto popolare.

46. Se prevalessero i si, l’effetto sarebbe quello di blindare l’attuale legge elettorale, nella versione peggiorata proposta dai referendari. Il parlamento difficilmente potrebbe metterci mano per effettuare delle modifiche, sia perché gli si potrebbe obiettare di essere vincolato dalla volontà popolare espressa attraverso il voto referendario, sia perché la legge così modificata piacerebbe ancora di più alla maggioranza che vuole restringere gli spazi e le opportunità della democrazia.

47. Per questo si tratta di un referendum beffa: chiama alle urne dicendo di voler ammazzare il porcellum, ma in realtà lo ingrassa e lo rende intoccabile, qualunque sia la risposta al quesito referendario.

48. L’unico modo per non essere beffati, per dire NO alla proposta referendaria, è quello di disubbidire alla chiamata alle urne che i proponenti vogliono imporre al popolo italiano.

49. E’ questa l’unica strada per lasciare aperta la possibilità di una riforma elettorale che restituisca agli elettori i poteri che sono stati loro confiscati con il porcellum.

50. Per questo diciamo No al referendum elettorale, non andando a votare, dove si vota solo per il referendum, e rifiutando le schede del referendum, se chiamati alle urne per il ballottaggio che si terrà in diversi comuni e province.

(16 giugno 2009)

giovedì 18 giugno 2009

Voto sì ma non PD

Sto seguendo con interesse la schermaglia elettorale sul referendum fra i vari partiti. Se ho ben capito, ufficialmente schierato per il sì è solo il PD. Gli altri sono per il no e per il ni come Fini oltre la Lega che invita a non votare e invitaminaccia Berlusconi a fare lo stesso. Poco chiara la posizione di Di Pietro che fedele alla sua politica opportunistica non si capisce se invita a votare no o addirittura a non andare a votare. La stravaganza del soggetto è ormai nota a tutti e qualunque suo atteggiamento bisogna guardarlo nell’ ottica della convenienza elettorale senza meravigliarsi. Una volontà è comune a tutti i partiti: l’ affossamento di questo referendum con la automatica conferma della legge elettorale in vigore . Tutti la detestano a parole ma tutti la vogliono nei fatti. La legge elettorale in vigore si ispira al più remoto e becero comunismo dove l’elettore veniva invitato a votare solo per la lista ed ai candidati ci pensava il partito. In base alle premesse, sbandierate in questa campagna referendaria, volutamente assonnata per non aprire gli occhi ai gattini, alla chiusura delle urne ogni partito darà la propria lettura del risultato. Seguendo un malcostume tutto italiano di dare un significato di appartenenza politica al voto referendario, ogni partito si approprierà del sì o del no. Pannella, questa volta in buona compagnia con la Lega Nord, si approprierà anche di quelli che saranno andati al mare fregandosene di tutto. Io personalmente sostengo il sì a spada tratta perché la legge elettorale attuale è la negazione di ogni forma di democrazia e permette ogni nefandezza . Basta scorrere l’elenco dei nostri parlamentari per comprenderne l’iniquità. Sono stati eletti, anzi nominati dai loro capi, vallette, attorucoli, portaborse, rifiuti di partito e altri poveracci, senza arte né parte, messi là per dire sì e no a comando. Mi hanno tolto anche la soddisfazione di sentirmi importante per un mese, il tempo della campagna elettorale, durante il quale tutti i candidati mi chiedevano la preferenza. L’unico modo per dare una mossa alla melma che è diventato il parlamento italiano è votare sì, non si deve perdere questa buona occasione. Votando sì non penso che si precipiteranno a sostituire quella legge obbrobriosa con una migliore ma almeno saranno costretti a parlarne. Per questi motivi andrò a votare e voterò sì, cercando di convincere a fare lo stesso tutti quelli che conosco. Un solo cruccio mi tormenta, il mio sì sarà conteggiato da Franceschini come un voto al PD. Mi dispiacerebbe molto essere reclutato in un partito di persone dedite solo a spiare nelle camere da letto e nelle piscine della gente senza interessarsi minimamente alle esigenze reali delle persone. Pertanto mi siete buoni testimoni, sappiate che dai voti che il PD si assegnerà l’indomani della competizione referendaria dovete sottrarne almeno uno, il mio.

AUTOREFERENDARIO

domenica 14 giugno 2009

L'uomo libero

L’individuo in questione è il fautore del nuovissimo pensiero filosofico de “ l’uomo libero”.  Un uomo libero che, secondo il nuovo Machiavelli carinolese è colui il quale ha la libertà di fare il cazzo che vuole, di fare una promessa oggi e negarla domani, la libertà di “cambiare giacchetta”, la libertà di saltellare da sinistra a centro e a destra con una disinvoltura neppure paragonabile a uno dei precursori di tale concezione, ovvero Mastella e i suoi adepti nostrani. Un uomo che liberamente si pulisce  il culo con  le promesse fatte,  come ad esempio quella delle guardie ecologiche, un uomo libero di dire di no al concorso dei vigili nonostante sia uno dei punti del programma elettorale della sua maggioranza e da lui stesso sbandierato dai balconi. Un uomo che prima voleva portare le ecoballe sulla sellecola e poi liberamente ha  festeggiato il dissequestro del sito in questione. Una persona che da capogruppo del Pd diventa uomo forte del Pdl, un saltello politico fatto, naturalmente, in tutta libertà. Una persona che nella passata amministrazione era addetto alla supervisione della creazione del PUC ma logicamente, libero com'è, non ha fatto nulla ma solo false dichiarazioni. Una persona che  pur ricoprendo la carica di assessore all’ecologia non ha un minimo progetto che sia attinente al suo assessorato il quale, libero di fottersene, preferisce dedicarsi a cose più importanti, come spostare i suoi voti da una parte all’altra. Non ancora avete capito di chi stia parlando? Ma come? non sapete chi è l’uomo più libero del comune di Carinola? Impossibile. Io sto parlando della persona più falsa, incompetente, giuda ma libera del nostro territorio, ovvero il vicesindaco Luigi detto Giggino De Risi il quale a parer mio è libero di andare a fare in culo visto che oltre alla sua libertà d’intrallazzare non ha dato nulla al nostro territorio. Sono sicuro che il vicesindaco De Risi da uomo liberò qual è non si sia offeso da queste quattro righe espresse in piene e vera libertà. Ah dimenticavo se poi iniziate con la pippa che è facile nascondersi nell’anonimato posso solo rispondere come farebbe il nostro caro Giggino e cioè “io sono un uomo libero” e quindi faccio il cazzo che voglio. Morite.

Il ritorno dei facoceri feroci 

venerdì 12 giugno 2009

Il Sindaco non è più solo




La solitudine in cui era stato lasciato il Sindaco dalla scellerata decisione della maggioranza consiliare di aderire in blocco al Pdl, fatta eccezione del consigliere Zampi, passata all'UdC viene colmata dalla forza conferita, allo stesso, dagli oltre 550 voti confluiti alla compagine Sinistra e Libertà' di cui il Primo cittadino è parte integrante in quanto socialista.

A giudicare dagli ultimissimi episodi, presa d'atto concorso vigilini, sembra che, l'entusiasmante risultato elettorale, lo abbia già prodotto con un autentico braccio di ferro tra il capo dell'esecutivo e la sua giunta vedendo vincitore quest'ultimo 4 a 3 e aprendo, di fatto, la crisi della maggioranza.

Gli scenari all'orizzonte non sono ancora ipotizzabili ma questo episodio segna una frattura
da molti prevista, in sede di campagna elettorale quando un candidato Sindaco della sinistra accettò di guidare una lista civica, all'epoca, quasi completamente espressione della destra Carinolese.
Dicevo quasi in quanto l'attuale Vice sindaco De Risi ed il consigliere Micillo in quel tempo si dichiaravano gente di centro sinistra oggi li ritroviamo accaniti difensori di Silvio Berlusconi e del suo Pdl.

Tutto ciò avrà inevitabili ripercussioni sulla scena politica nostrana e le differenze si andranno sempre più accentuando così come i dissapori, mal celati, a causa delle marcate differenze esistenti tra la cultura politica del Sindaco Mannillo, dovuta alla sua lunga militanza nell'area Pci e la sua maggioranza conservatrice.

Oltre all'analisi strettamente politica non passa inosservato il sostanziale immobilismo della macchina amministrativa inerentemente al programma elettorale con tanta enfasi urlato dai balconi e fermo al palo.

Qualcuno è riuscito a votare contro perfino a provvedimenti da lui stesso proclamati, quando dai balconi diceva che uno dei primi passi della “nuova” amministrazione sarebbe stato quello di dotare il Comando dei V.V. U.U. di nuove ed efficienti unita' operative.

Passando ai possibili sviluppi ipotizzabili il più naturale sarebbe la sfiducia del Sindaco nei confronti degli Assessori contrari al provvedimento oggetto del contendere visto che lo stesso era stato ampliamente discusso ed approvato, visto che il concorso infruttifero dello scorso anno ne è seguito, in tempi amministrativamente brevi, un altro capace di selezionare i tanto invocati tutori del traffico di cui il territorio ha urgentissimo bisogno.

Chiaramente dietro ogni Assessore troviamo un gruppo facente capo ai referenti politici locali, spesso coincidenti con gli stessi Assessori, che, all'occorrenza, può approvare o meno i provvedimenti sottoposti al vaglio del Consiglio, provocando così inevitabili disfunzioni nella amministrazione della cosa pubblica, mettendo in difficoltà' un Sindaco che dalla sua avrebbe un solo consigliere che siede, però, fra i banchi della opposizione.

Potrebbe anche accadere che siano gli stessi contrari a rassegnare le dimissioni per evidenziare la rottura e aprire una crisi istituzionale dalla quale si potrebbe uscire nominando nuovi assessori o cercando nuove alleanze all'interno del Consiglio, cambiando così la rotta e sostituendo ai ribelli uomini più vicini ai credo del Sindaco.

Potrebbe egli stesso dimettersi e mandare tutti a casa per poi tentare nuove strade più omogenee e maggiormente rappresentative dalla volonta' popolare che alle scorse europee ha cambiato i numeri della maggioranza conferendola, nuovamente al centro sinistra.

Si potrebbe aprire un dibattito Consiliare per mettere a nudo i dissapori e chiarire le posizioni politiche che hanno portato parte della Giunta a votare contro il Sindaco o ad astenersi dal voto , lasciando spazio ad eventuali mediazioni capaci di ricucire lo strappo.
Certo la situazione si presenta ingarbugliata e di difficile lettura e come al solito a farne le spese sono i cittadini che si aspettano provvedimenti capaci di risolvere i problemi quotidiani e si ritrovano a sopportare le solite beghe di potere capaci solo di inasprire gli animi e non dare risposte concrete a chi determinando un ampio consenso si sarebbe aspettato maggiore stabilità ed un rinnovamento amministrativo tanto vituperato ma mai praticato.

il sognatore

mercoledì 10 giugno 2009

Carinola alle elezioni europee

Prima di tutto, i votanti nel Comune sono stati 4665.

I dati di lista sono questi: Pdl 1919; Pd 987; Sinistra e Libertà 586; Italia dei Valori 443; Udc 246.

Ecco ora proviamo a ragionare su quello che è accaduto e su quello che significano questi voti usciti per il rinnovo dell’Europarlamento, dove si è consolidato un forte gruppo di conservatori, sotto la sigla del Ppe. Ma a Carinola è successo più o meno questo. Prima che si votava, qualcuno li ha visti correre anche sui tetti, alla disperata ricerca di un altro voto. Un altro ancora. Ancora. Corsari di bandiera di cui se ne conoscono a malapena colori, simboli e soprattutto valori. Non importa quali siano le capacità amministrative degli uomini del Pdl, Pd, Udc, e Sinistra e Libertà, tutti partiti allegramente rappresentati con esponenti più o meno attempati nel Comune, “basta che ora mi fate questo piacere di dare almeno una preferenza alla lista e a questo che è veramente una persona seria, poi io personalmente che ci sto in ottimi rapporti, vedrete che Carinola sarà davvero e compagnia bella..” Un fosso profondissimo per seppellire tutte queste cazzate che da quando pratico in questi ambienti ho ripetutamente sentito, fosso che bisogna cominciare a scavare sul serio, così come stiamo pian piano facendo, smascherando di volta in volta contraddizioni e promesse che non possono essere mantenute. Sono queste promesse che fanno i voti, o le opere che sono state realizzate (?) nel Comune a catturare consensi? Le promesse purtroppo tirano, eccome, perché l’italiano ha una fottuta paura di cambiare il volto delle cose, dieta, lavoro, e quindi politici. Forse l’unica paura che si scrolla di dosso con felicità è quella di cambiare abiti, auto e donne.

Dicevamo dei voti usciti. Ebbene forse qualcosa a sinistra è cambiato, tuttavia ancora una volta, con una certa superficialità, si è dato più o meno beneplacito a nuovi e vecchi amministratori attraverso un voto compatto. Il Pdl – forse non così soddisfatto - ha votato sistematicamente, secondo accordo, Patriciello (1111 preferenze) e Rivellini (728). Stesso discorso nel Pd dove Sommese, l’uomo che sussurrava a Pasquale Di Biasio, è arrivato a quota 639 preferenze. Gennaro invece è andato un piacere, portando con l’aiuto di alcuni fedelissimi casalesi (bene inteso di Casale di Carinola), Roberto Rotunno e Lorenzo Razzino, Sinistra e Libertà a ben 556 voti di lista e 380 solo per Ragosta. L’unica sorpresa è stata l’Italia dei valori, la quale senza una sezione è un esponente visibile e davvero all’altezza del partito si è attestata grazie ad un voto molto più spontaneo rispetto agli altri due partiti di sinistra. Ma forse quello che più ha stupito è che poco alla volta l’identità di centro-sinistra si svincola dalle indicazioni dei partiti scegliendo in autonomia i candidati preferiti (Capacchione, De Magistris e Alfano). Speriamo che questo sia un segnale positivo per il popolo che pensa il quale, con spirito critico ma severo, cerca di occuparsi del futuro del proprio territorio.

Anonymous

lunedì 8 giugno 2009

E il bauscia abbassò le orecchie


Il risveglio non è stato così doloroso come ci si aspettava. Sondaggi impazziti (commissionati chissà da chi) ed exit pool arrangiati in fretta e furia pochi minuti dopo la chiusura delle urne sparavano cifre allarmanti di un Pdl lanciato verso quota 43%. Un plebiscito annunciato da far tremar le vene e i polsi. Poi fortunatamente, col passare del tempo e con lo spoglio dei primi dati reali, si è capito subito che era stata tutta una bufala e che il tronfio trionfo dell'imperatore assoluto si sarebbe ridimensionato in una più compassata "vittorietta", facile facile, più per pochezza dell'avversario che per merito proprio.

E sì, perchè a guardare i freddi numeri, il Cavaliere ha ben poco da rallegrarsi. Il suo Popolo della Libertà, contrariamente a tutte le previsioni altisonanti, strombazzate da ogni pulpito possibile e immaginabile, persino dalle macerie fumanti dell'Abruzzo, che fantasticavano di un consenso "quasi imbarazzante" al 75%, ha ridotto i ranghi e ha dato segni di smottamento. A poco più di un anno dalle elezioni politiche del 2008 e a pochi mesi dalla fusione ufficiale di An con Forza Italia, il Pdl è sceso dal 37,4% al 35,2%, con un calo di più di due punti percentuali. Una piccola sconfitta, a ben vedere, che già suscita malumori e nervosismi all'interno del partito. A fronte soprattutto delle aspettative ultra-ottimistiche del nostro premier, che, da buon bauscia milanese, aveva fatto credere agli Italiani di essere lì lì per ottenere la maggioranza assoluta nel paese. "L'obiettivo è il 51%", aveva dichiarato. Beh, per ora, nemmeno con il binocolo. Una bella ridimensionata del tutto salutare, che non può che far bene alla democrazia.

Significa che il paese non è ancora rincoglionito del tutto. Qualche flebile speranza esiste ancora. Ad analizzare le cifre, si scopre che a tradire il premier è stato soprattutto il sud, in cui l'affluenza è stata scarsissima, ben al di sotto del 50%. Ma non può essere semplicemente l'astensionismo del sud, in cui comunque il Pdl ha sfondato quota 40%, a giustificare il passo indietro del cavaliere. La verità è che la sua Sicilia, dove l'anno scorso aveva ottenuto un altisonante 46%, ha deciso di voltargli le spalle e l'ha punito sonoramente facendogli perdere qualcosa come 13 punti percentuali a favore del Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo. Un travaso di voti non certo casuale dopo gli scontri interni dei giorni scorsi, che hanno portato l'MPA a gareggiare da solo e anzi contro coloro che fino a un giorno prima erano stati fedeli alleati. Berlusconi ha sbagliato completamente le mosse, ha creduto di essere padrone della Sicilia e ha rotto con Lombardo come se niente fosse, dimenticando forse chi comanda in quelle zone. E non aggiungo altro.

A rendere ancora più amara la vittorietta del Pdl e a turbare i sonni di Berlusconi è l'affermazione straordinaria della Lega Nord. Un partito che ha saputo attrarre a sempre più consensi, rubati ora all'alleato Pdl, ora all'avversario Pd. La quota raggiunta del 10,2% con un aumento di due punti rispetto alle politiche del 2008 è un segnale fortissimo. La Lega spadroneggia al Nord, in cui ottiene consensi unanimi lungo tutto l'arco alpino attorno al 19-20%, con punte vicine al 30% nel Veneto. Al di sotto del Po invece scompare miseramente, racimolando un 3% al centro e praticamente nulla al sud e nelle isole. E' un dato che fa riflettere. Si dice che i consensi siano una conseguenza della linea dura (almeno a parole) contro i clandestini e i rom e una richiesta forte di sicurezza urbana. Ci sarebbe da dedurre allora che solamente nelle valli padane viene percepito questo senso di insicurezza e questo bisogno di farla finita "con i clandestini che rubano e stuprano". Eppure la stampa ci ha raccontato nei dettagli numerosi episodi di violenze ben al di fuori dei confini nordici e di sbarchi continui sulle coste della Sicilia e della Puglia. Forse che in quelle zone gli sta bene vivere a contatto con i clandestini e accettano di buon grado gli stupri "alle loro donne"? Non credo.

E' che nel nord bauscia e ricco e nelle valli padane abbastanza ignorantotte ma incredibilmente orgogliose della loro identità si insinua sempre più convinta l'idea che l'essere "cattivo" faccia figo e che il buonismo sia per poveri sfigati. La moda del "politically incorrect" tira di brutto, soprattutto tra i figli di papà (sia di destra che di sinistra, si intende), che gongolano al pensiero di giocare alle secessione dai terroni e a guardie e ladri con gli extracomunitari. La cosa che dovrebbe far più scalpore è come il voto alla Lega venga percepito ancora (anzi, oggi più che mai), come un voto di protesta. Sembrerebbe incredibile, ma dopo aver passato quindici anni a banchettare abbarbicati alle poltrone di Roma ladrona, i leghisti sanno mantenere ancora un'aurea di innocenza rivoluzionaria.

La maggior parte di coloro che aderiscono a questo partito lo fanno soprattutto per una forma di delusione nei confronti di una politica (sia berlusconinana, sia sinistroide) che vedono troppo ingabbiata, immobile, burocratica. La Lega dà invece al proprio elettorato l'idea di essere un partito dinamico, fuori dagli schemi, che parla in dialetto come la gente del popolo, che chiacchiera poco e che agisce molto. Fa niente se poi la realtà è completamente opposta. Questo è il messaggio che passa e che attira sempre più persone, deluse e disilluse. Per Berlusconi sarà un bel grattacapo tenere assieme l'alleanza con un partito che verrà a batter cassa sempre più insistentemente e che su molte questioni di fondo ha visioni diametralmente opposte (vedi Turchia). E avrà anche un bel grattacapo a tener a bada la fronda interna di Alleanza Nazionale, che ha accettato con il mal di pancia di sparire e sciogliersi nel Pdl e che ora potrebbe temere di essere trascinata in basso da una caduta di popolarità del premier a favore degli odiati alleati leghisti.

Proprio per questo, come immaginavo, il miglior modo che gli elettori disorientati del PD avevano per mettere in difficoltà Berlusconi era votare Lega. Non sto scherzando. E credo che un po' sia successo veramente.

Due parole sul partito democratico. C'è una cauta soddisfazione al quartier generale. La parola d'ordine è: "Berlusconi non ha sfondato. Abbiamo tenuto. ". Bisognerebbe capire che cosa hanno tenuto. Perchè sono dichiarazioni decisamente ridicole. Il crollo rispetto a un anno fa è stato di 7 punti percentuali tondi tondi. Se non è una disfatta rovinosa questa. Se hanno tirato un bel sospiro di sollievo ad aver ottenuto un misero 26%, c'è da immaginare allora che i vecchi marpioni del Pd si aspettavano addirittura qualcosa di molto peggio. Non so, probabilmente pensavano di scomparire del tutto. Una bella coda di paglia. E dire che, a quanto pare, Franceschini negli ultimi mesi ha recuperato consensi. Non oso immaginare a che livelli infimi di popolarità l'avesse portato Veltroni attorno a dicembre-gennaio. Questo per chi rimpiange o giustifica ancora il nostro Walter, che in pochi mesi è riuscito nell'ardua impresa di dilapidare milioni di consensi. A futura memoria di chi auspica ancora un dialogo con lo statista.

Ma la vera vincitrice morale di queste elezioni è senza dubbio l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Il suo partito ha praticamente raddoppiato le preferenze rispetto a qualche mese fa, schizzando ad un incredibile 8%. Tutto come da copione. Voti in gran parte rubati al Pd con qualche frangia di sinistra più estrema e addirittura di cani sciolti provenienti da Alleanza Nazionale. Il dato che mi sembra più importante constatare è il fatto che l'Idv sia un partito senza frontiere, nel senso che è distribuito in modo omogeneo sul territorio con punte del 10% nel sud. Evidentemente le idee che lo sostengono non sono legate a "nazionalismi interni", al contrario per esempio della Lega, ma parlano al cittadino italiano in generale. I temi della giustizia, della legalità, della lotta alla mafia, conditi da un sano antiberlusconismo come forma mentis, sono un mix che viene apprezzato da nord a sud, da est a ovest. Questo mi fa pensare che l'Idv ha una base molto più concreta e solida su cui costruire, rispetto ad altri partiti che cavalcano le onde emozionali del momento (vedi la Lega con i clandestini).

E' ancora più straordinario il risultato dell'Idv se si pensa all'oscuramento mediatico a cui è sottoposto. Senza aver alcuna visibilità sui giornali, dove anzi è stato spesso fatto oggetto di attacchi denigratori e campagne feroci sia da destra che da sinistra, e con una minima visibilità televisiva (qualche comparsa a Ballarò e Annozero), il partito di Di Pietro ha raddoppiato i consensi. La spiegazione è subito trovata. Il popolo che vota Di Pietro è principalmente giovane e informatizzato. Ha maturato il suo appoggio all'Idv spegnendo la televisione e informandosi in rete, dove la propaganda berlusconiana è nuda e sbugiardata nella sua falsità.

Ora sta a Di Pietro mettere a frutto questo patrimonio di consensi. La strada è tracciata e non può più tornare indietro. L'annuncio che alla prossima tornata elettorale verrà tolto il suo nome dal simbolo del partito è, credo, un segnale incoraggiante. Questo partito, se veramente vuole crescere e creare qualcosa di nuovo, deve assumere al più presto una dimensione più ampia. E per farlo è necessario un passo indietro proprio di colui che ne è stato l'ispiratore. Non credo che l'uomo Di Pietro, con tutti i suoi limiti, possa ottenere più di quanto ottenuto in queste ultime elezioni. Perchè, intendiamoci, finora il partito Idv è coinciso esattamente con l'uomo Di Pietro. Ora io credo, e credo che l'abbia capito lo stesso Di Pietro, che il partito è maturo per fare il salto di qualità e diventare veramente la piattaforma su cui la società civile, quella migliore, quella onesta, quella dalla parte della legalità, quella informata e attenta che ha voglia di scardinare il sistema corrotto e clientelare, possa salire e ottenere visibilità e forza.

Il compito di Di Pietro nel futuro sarà quello di ripulire le basi del proprio partito dagli arruffoni e dai furbastri, riciclatisi e saliti a tempo sul carrozzone. Deve avere il coraggio di rinnovare mano a mano comitati e consiglieri comunali attraverso un monitoraggio attento e selettivo alla radice. Il giocattolo che ha in mano è delicato e importantissimo. Di Pietro ha il dovere di non tradire la fiducia di quella che io ritengo la parte più sana della società.

Noi saremo qui a vigilare. Non ci si può permettere più alcun errore.

Federico (con suo permesso)

da Verra' un giorno

sabato 6 giugno 2009

Voto intelligente

Domani si vota per il Parlamento Europeo e c’è tanta gente disinformata che voterà male o che non sa ancora chi votare. Le nostre mamme, i nostri nonni, i nostri zii, i nostri anziani in genere non ci hanno capito un tubo e sicuramente voteranno colui che riesce a catturare la loro attenzione con quel sorriso falso e ipocrita che gli si è stampato sul viso. Non sanno i nostri anziani che proprio loro, con una presenza di 11 milioni sul territorio italiano, sono la preda preferita del caimano; sono coloro che riesce spudoratamente a raggirare e ad ammaliare di più, come un cobra.

Gli anziani di Casanova, tanto tradizionalisti e religiosi, legati a Maria SS. Grande ed Eccelsa in maniera viscerale, non hanno visto e non vedranno le foto di Villa Certosa, pubblicate dal quotidiano spagnolo El Pais.

A Villa Certosa, la bella residenza sarda dove ogni fine settimana arrivano gli amici del Premier con voli privati dello Stato, non si fanno discussioni  intellettuali, non si parla dei terremotati d’Abruzzo, ma si mangia e si beve e l’amore si fa. E sicuramente anche qualche altra cosa.

Se i nostri vecchietti avessero sotto gli occhi quelle foto, vedrebbero ragazze nude con le tette al sole e uomini politici con il pisello al vento, ben in vista e pronto all’azione. Non credo che sarebbero tanto contenti i nostri vecchi di vedere questo tipo di cose, ma purtroppo queste notizie da noi non passano e sappiamo bene perché. Il Premier non vuole far sapere agli italiani il tipo di porcate che fa, ma solo quanto sia buono ed affettuoso con tutti! Ormai la dittatura mediatica ha raggiunto livelli paurosi….

Personalmente non voglio influenzare nessuno nel proprio diritto al voto, mi interessa solo liberarmi da quella mezza cartuccia d’uomo che si sente il padrone del cielo e della terra e che ci sta coprendo di ridicolo agli occhi del mondo. Se siamo intelligenti possiamo iniziare dalle europee.

Per questo motivo, voglio dire agli amici di andarsi a guardare le foto sulla Rete e magari farle vedere anche ai loro familiari poco convinti. Tutti devono sapere chi è veramente la persona che sta a capo del governo, che cosa fa e come spende i nostri soldi. Non credo sia degno di rappresentare gli italiani onesti.

La moglie Veronica ci ha provato ad aprirci gli occhi, ma è stata subito zittita. Ora tocca a noi farlo capire almeno ai nostri familiari, non con parole e discussioni inutili, ma con le prove.

Se sapremo votare con intelligenza è la volta buona che daremo uno smacco a questo buffone  di corte e cominceremo a respirare un po’ di libertà. Lo spero davvero.

Robindale

martedì 2 giugno 2009

Dissequestratevi la memoria



In queste settimane l’amministrazione con manifesti, volantini e senza dimenticare le dichiarazioni trionfalistiche apparse sul giornale pubblicitario finanziato con i soldi dei contribuenti, ha propagandato al limite della sopportazione il dissequestro della ex base Nato, da poco sgombrata dai rifiuti. Il dissequestro, avvenuto nelle scorse settimane, secondo l’amministrazione è una promessa diventata fatto, così come il concorso poco chiaro dei vigili che, sempre secondo gli amministratori evidenzia il lavoro e gli sforzi della prima stagione di gestione comunale.
A questo punto, credo che sia importante fare qualche passo indietro nel tempo giusto per sopperire, in qualche modo, al problema dell’amnesia che più che una complicazione attinente alla memoria è un malcostume culturale tutto italiano, il quale nelle mani della politica diventa spesso un importante asso nella manica per fare pubblicità gratuita e per accollarsi meriti inesistenti che offende l’intelligenza di molti cittadini che, per fortuna, non hanno problemi di memoria.
E’ doveroso ricordare e sottolineare che la brutta vicenda dell’ex base Nato è il frutto di decisioni amministrative risalenti alla passata amministrazione, dove l’attuale sindaco Mannillo ricopriva la carica di assessore all’ecologia nonché quella di vice dell’ex sindaco Pasquale Di Biasio, con il quale ha condiviso tutte le scelte inerenti all’utilizzo dello spiazziale antistante la struttura militare in disuso come discarica provvisoria. La scelta di portare la spazzatura comunale sopra la Sellecola fu determinata dalla preoccupante crisi regionale dei rifiuti, secondo le indicazioni commissariali che imponevano alle amministrazioni di provvedere autonomamente a scegliere un sito provvisorio per sversare le immondizie vista la saturazione di molti impianti preposti.
Finita la crisi, i rifiuti sulla Sellecola non si sono mossi di un centimetro determinando una situazione di emergenza ambientale per molti anni, fino a quando il consigliere d’opposizione Mattia Di Lorenzo con il sostegno dell’intera minoranza evidenziò la situazione agli organi preposti, i quali ne imposero il sequestro. Oggi, queste cose sembrano ormai storia lontana visto che i nemici sono diventati amici e viceversa.
La lista neoeletta elogia la sua azione dimenticando che fu proprio il sindaco Mannillo uno degli autori della scelta di usare l’ex base militare come discarica, come del resto si sorvola anche sulle note posizioni dell’attuale vicesindaco De Risi, il quale nel periodo caldo di Vaglie propose di portare le ecoballe a Sellecola. Poi quello che mi fa sorridere sono proprio gli ex consiglieri di opposizione, oggi in maggioranza, che prima hanno fatto il possibile per sequestrare il sito in questione e oggi esultano insieme a coloro che scelsero Sellecola. Il dissequestro, così come la bonifica, non devono essere momenti di pubblicità fatti passare come grandi azione politiche, in quanto si è risolto un problema causato da molti degli stessi che oggi si vantano di aver concretizzato una promessa fatta. Personalmente se rompo il vetro dell’abitazione del mio vicino prima chiedo scusa poi riparo il danno e mestamente torno a casa rammaricandomi di ciò che ho fatto dei soldi spesi per il vetro e per la brutta figura: non credo proprio che dopo aver risolto il danno causato da me stesso mi pongo come eroe con i miei amici per aver fatto ciò che è mio dovere fare in quanto nel torto.
Invece, questi signori prima fanno il danno, poi fanno sequestrare tutto e alla fine gridano con arroganza e magnificenza di aver risolto il problema, quando in realtà come si dice dalle nostre parti hanno fatto solo metà del loro dovere.

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