Chat

mercoledì 19 novembre 2008

La lunga strada


Nella Carinola amministrativa non sono pochi i fraintendimenti in merito alle competenze dei vari assessori i quali, distratti dai propri tornaconti politici, dimenticano spesso e volentieri in che cosa consista il ruolo ricoperto.

Per non essere troppo qualunquista (una parola molto di moda tra i politici Italiani quando si parla in negativo della casta) vorrei concentrarmi sul ruolo d’assessore alla cultura che nel nostro comune assume i tipici caratteri del “masto di festa”. Proprio così, il compito dell’assessore alla cultura carinolese è quello di stilare un calendario di eventi, logicamente non curati da lui, ed elargire soldi ad amici e clienti di vario tipo. Così faceva la Mazzucchi e, giustamente, per senso di continuità, lo stesso sta facendo il nazicomunista Mattia Di Lorenzo. Sia chiaro, quello che sto tentando di dire non è la solita critica alle feste sagre ecc. ecc. che a mio avviso sono sempre ben gradite ma è piùttosto l’analisi di un modo di fare che continua a perpetuarsi senza via d’uscita da ormai troppo tempo.

L’assessorato alla cultura a Carinola sembra quasi come un compito di ripiego e di copertura finalizzato all’auto-celebrazione della corrente politica al potere, dove tra festicciole e premi, dove la cosa più importate è sempre il buffet, la classe amministrativa illude e si auto illude di saper fare cultura. Ma la CULTRA e decisamente ben altra cosa. La CULTURA è crescita, valorizzazione di un territorio è la radice dell’identità di un popolo. A Carinola non si è mai pensato d’investire in cultura in quanto gli affari veri si fanno con l’urbanistica, con l’ecologia, con le consulenze e soprattutto con il cemento, riducendo la cultura a semplice motivo ludico estivo svilendone così il vero significato e appiattendo le competenze dell’assessorato in questione. In questi anni non si è fatto nulla e l’attuale assessore Di Lorenzo, dopo anni di critica feroce (e giusta) nei confronti della Mazzucchi, ha ben deciso di continuare sulla stessa via interessandosi esclusivamente ai giochi politici che, sicuramente, offrono più prospettive personali.

Carinola, che potrebbe vivere di cultura, sembra avviarsi verso uno spaventoso cammino di anonimato culturale che cancellerebbe inevitabilmente i secoli di storia che hanno caratterizzato il nostro territorio accostandosi senza mezzi termini all’anticultura dei centri a noi vicini che come sappiamo non se la passano troppo bene. Eppure basterebbe così poco per offrire ottime opportunità al nostro comune per inserirsi nei circuiti culturali che contano: basterebbe sacrificare un’ estate carinolese e con i soldi risparmiati si potrebbero rifunzionalizzare strutture comunali lasciate a marcire, trasformandole in centri di cultura come, ad esempio, un museo che ospiti i reperti archeologici presenti nei nostri confini i quali, invece, vanno ad arredare le case di estranei. Oppure si potrebbero creare spazi per le associazioni fattive che coordinate dall’assessore alla cultura potrebbero unitamente lavorare per il nostro comune dando vita a vere iniziative. Invece, a Carinola, è sempre tutto uguale da anni dove se sei cliente fai, anzi hai (cosa ben diversa) : basta pensare all’usufrutto gratuito dell’ex carcere feminile di Carinola ad una pseudo associazione, i cui componenti hanno ben pensato di schierarsi dalla parte del sindaco il quale, inoltre, gli ha affidato (sempre a questa anomala associazione che a quanto pare è priva sia d’iscritti che di statuto e consiglio, elementi che ne certificherebbero, appunto, la connotazione di associazione) il restauro di monumenti vari. Un piccolo esempio che dimostra la prerogativa di non fare, ma dare per avere voti.

Nella mia ingenuità, l’assessore alla cultura lo immagino come una persona che quotidianamente vive nella cultura, un appassionato che non perde occasione di informarsi sulla mostra di turno, sull’evento del mese, da cui imparare per applicare da noi. Una persona che sia concentrata a far conoscere tutto il bagaglio del proprio popolo e non semplicemente un masto di festa interessato solo a quelle dinamiche politiche finalizzate all’autoconservazione e al resoconto personale. In piccole realtà sicuramente più fortunate di noi che non hanno come targa CE vengono invasi da persone da tutta Italia per partecipare a seminari, stage e workshop tenuti da esperiti del settore culturale. Mi spiego meglio, il mio assessore ideale informatissimo com’ è del panorama culturale italiano, potrebbe organizzare un seminario di giornalismo ( la prima cosa che mi è venuta in mente) invitando (pagando) uno dei giornalisti più in voga, pubblicizzare il bando di partecipazione su internet o presso testate giornalistiche e vedrai che Carinola si riempierebbe di persone che, logicamente pagando l’iscrizione al seminario, non solo porteranno a casa un attestato di partecipazione ma avranno conosciuto il territorio carinolese aiutando le casse del comune. Quello dei seminari è una proposta che in piccole località di campagna come la nostra funziona da anni ricavandone non solo pubblicità del territorio ma anche discreti introiti economici. Il mio assessore alla cultura ideale dovrebbe essere un coordinarote tra le diverse realtà, una fucina di idee ma invece l’assessore, quello vero, preferisce le sagra del baccalà e ovviamente la propria carriera politica. Sono sicuro che si dirà che il comune in questi mesi si sta dedicando molto alla cultura con la partecipazione del salone internazionale del gusto a Lugano, con il restauro dell’Episcopio, con il progetto della scuola unica che, secondo il mio modesto parere, in un’area che vanta una storia millenaria, è semplicemente il minimo.

Un popolo senza cultura o meglio senza la coscienza della cultura è un popolo destinato alla becera omologazione alla cultura del cemento.

De Popa

lunedì 17 novembre 2008

Pari opportunità all'italiana

In questi giorni poco risalto ha avuto sui media l’ennesima condanna dell’Italia da parte della comunità europea. È  in relazione al trattamento previdenziale  vigente in Italia che prevede che le donne possano andare in pensione a 60 anni mentre gli uomini a 65. Per chiunque non sia italiano è incomprensibile come si possa approvare una norma così discriminatoria, verso entrambi i sessi. Il legislatore, poco attento, voleva riconoscere un qualcosa in più  alle donne per renderle uguali agli uomini ed invece ne  ha sancito la diversità per legge. 
Agli stranieri  bisognerebbe spiegare   che l’Italia è il paese delle cosche, nel senso che poche persone si mettono insieme e riescono ad ottenere tutto quel che vogliono distorcendo le leggi per avere privilegi. Negli anni 60-70 ci fu il movimento femminista , che poi degenerò in cosca. Partendo dalla discriminazione delle donne, vera o presunta, fecero approvare una serie di provvedimenti che favorivano le donne rispetto agli uomini  senza eguagliarle, anzi. Ottennero la precedenza  nelle graduatorie per ottenere un alloggio, per  un contributo pubblico, per iniziare una attività commerciale o agricola, tanto per fare un esempio. Inoltre ottennero l’ingresso nelle forze armate (sic) e nelle forze di polizia ma senza avere accesso alle stesse mansioni dei colleghi o non a tutte. Un esempio su tutti le ferrovie dello stato non fanno effettuare servizio notturno alle conduttrici. Stendiamo un velo pietoso sul loro ingresso per legge nel mondo della politica che è un’altra pari opportunità all’italiana. Con questo pretesto sono state  piazzate, compagne, mogli, amanti e  anche avventure occasionali (unica eccezione il comune di Carinola dove c'e' solo un consigliere donna e non le e' stato assegnato alcun incarico).  Particolarità per legge che servono solo ad acuire la differenza tra i sessi, che pure esiste, invece di eliminarla o attenuarla. Un problema culturale si elimina diffondendo la nuova cultura, non elargendo privilegi che sanciscono ancora di più le differenze. L’Italia è conosciuta in tutto il mondo per essere un paese anomalo in tutto, non può certe essere controtendenza su questo argomento. 
Da notare infine che non a tutti siamo sconosciuti: a  Bruxelles molti  commissari infatti  non erano d’accordo con la condanna,   sostenendo  che  non si doveva procedere con la procedura di infrazione in quanto si trattava di "pari opportunità all’italiana".

venerdì 14 novembre 2008

Genna’, quanto ti costa quella poltrona?!

Un trafiletto di qualche giorno fa mi ha fatto un po’ scuotere la testa. A Sessa Aurunca si è tenuto un convegno del Popolo delle Libertà che si appresta a diventare PPE, Partito Popolare Europeo, con la partecipazione di Ventre, Nicola Cosentino, Mario Landolfi, tutta la  crema della destra nostrana. Durante il convegno sarebbero state esposte le modalità attraverso cui il Pdl si trasformerà in PPE. Le solite chiacchiere di facciata, insomma, sotto le quali probabilmente si celano meschine lotte di potere, analoghe a quelle scatenatesi al momento dello scioglimento dei DS e Margherita per creare il PD. Da due partiti ne nasce uno, e cioe’: meno incarichi da spartire.
Nell’articolo si nota che tra i sindaci presenti al convegno era previsto il nostro dott. Gennaro Mannillo.
Non so se il nostro amico sindaco ci sia andato al Convegno, e francamente non mi interessa, ma  il fatto che venga invitato ad una manifestazione di destra, e venga a trovarsi gomito a gomito con tutta l’elite provinciale e regionale di destra, la dice lunga.
E meno male che durante la campagna elettorale ci aveva tenuto a far firmare un manifesto a Gennaro Oliviero in cui si chiariva che lui era e rimaneva un uomo del PS!
Ma che sciocco! Sono io a non aver capito bene! Il nostro sindaco, da quella persona intelligente che è, non fa altro che aprirsi alla circolazione delle idee, che siano di destra o di sinistra, e partecipa personalmente a qualsiasi iniziativa che lo permetta.
Gennaaaa’!.... quanto ti rimane di sinistra? Forse neanche la tasca dei pantaloni!
Lo abbiamo sempre saputo che la politica è uno schifo, che  si deve continuamente convivere con compromessi vari se si vuole rimanere a galla o acquisire qualcosa, ma tu oltre alla poltrona di sindaco che cosa hai acquisito?... ti ritrovi con una maggioranza  destroide a cui devi per forza sacrificare qualcosa per rimanere a galla. Ora, dopo  sette mesi di amministrazione sei considerato più di destra che di sinistra!
Ti fa piacere tutto questo?
Ma se ci penso bene… questi sono solo problemi senza senso che ci creiamo noi pecorelle. Chi la politica la vive, sa perfettamente che destra e sinistra uguali sono, e che le minuzie e le ideologie a cui si attaccano i comuni mortali sono solo delle metodologie di reclutamento voti e nulla più, ma la dignità , dove la mettiamo la dignità ? Non esiste proprio più, o forse non e’ mai esistita?
Tom e Jerry

martedì 11 novembre 2008

La più sonnolenta delle associazioni

C’è una cosa che mi piacerebbe tanto fare a Natale: regalare una sveglia, una di quelle antiche e belle trillanti, ad ogni ragazzo di Casanova, soprattutto a quelli di “Nessun dorma” che, dopo un’ improvvisa quanto effimera vampata estiva, sono caduti irrimediabilmente in un letargo senza speranza.
Neppure i fulmini che cadono sonoramente molto vicini a loro riescono a svegliarli. E certamente non li sveglieranno neanche i rintocchi del campanile che si prepara di nuovo a suonare proprio vicino alle loro orecchie e che, tutto sommato, non farà male a nessuno.
Che siano stati tutti punti dalla mosca tze tze?!!.....
O forse la monnezza che circola in paese è ormai irrilevante e non desta la loro attenzione, visto che solo di monnezza ci si riesce ad occupare ultimamente!
Quando sentii di questa nuova associazione, dal nome impegnativo, rimasi veramente molto contento. “Wow!- pensai – finalmente un po’ di giovani che si mettono in discussione. Avremo chi tutela e sorveglia il territorio e potremo stare un po’ più tranquilli!”
Invece un mio amico, molto più realisticamente e forse cinicamente, mi disse: “Uh…vedrai! Dormiranno a sette materassi… Non li conosci i giovani casanovesi? Non hanno gli zebedei per certe cose.”
Lui non aveva torto. Ed io mi sono rivelato  il solito ingenuo.
Mi aspettavo tante cose: presenza assidua e costante ai Consigli Comunali, un foglio informativo per il pubblico dopo, manifesti, manifestini, dibattiti pubblici con gli amministratori, iniziative formative volte ad educare il cittadino alla conoscenza e al rispetto del territorio, civili battaglie per il risanamento del territorio laddove è stato violato, attenzione al patrimonio artistico, stands informativi messi in particolari occasioni anche solo per farsi conoscere e reclutare soci o simpatizzanti, sorveglianza costante sul territorio e sull’operato dell’amministrazione…. Mi aspettavo, insomma, una presenza giovanile attiva e determinante nella vita del Comune.
E invece?…E invece, niente!
Allora mi è venuto un dubbio: forse quel  nome altisonante, alla Pavarotti, è solo un modo un po’ scherzoso per definire un gruppo di inguaribili pigroni che si dilettano nel dolce far nulla. Una barzelletta insomma.  Una presa per i fondelli per se stessi e per gli altri.
Dico: era proprio necessario illudere le persone che magari in questa associazione ci hanno creduto e si aspettavano qualcosa di buono?
Chi decide di assumersi delle responsabilità per la comunità e il territorio, dovrebbe essere consapevole dell’impegno di cui si è caricato e dovrebbe avere la costanza di portarlo avanti. O almeno provarci.  Se poi si vuole continuare a fare i bambini anche a trent’anni, beh allora è meglio rimanere a dormire ed evitare questo tipo di inutili azioni.
Mi sembra però giusto far osservare a questi ‘nessundormienti’ che lo strapotere di chi amministra o governa, poggia proprio sulla pigrizia e sul qualunquismo di chi guarda, osserva e lascia correre, senza voler muovere un dito. Lamentarsi poi, non serve a nulla.
E dopo questa piccola precisazione, vi auguro sogni d’oro!
Gatto Silvestro

lunedì 10 novembre 2008

Perché mi piace Barack Obama

Il paese delle pari opportunità non ha smentito se stesso. Barack Obama, giovane afro-americano, è il primo presidente di colore degli Stati Uniti d’America. Obama è il sogno americano che diventa realtà, ma è soprattutto il profetico sogno di Martin Luther King  che si realizza. Quarant’anni sono passati da quando il pastore protestante statunitense arringava alle folle con la sua famosa “I have a dream” rimasta pietra miliare nella storia delle lotte per i diritti civili dei neri d’America.
In questi anni la democrazia americana ha galoppato, non tanto ai  livelli presidenziali, quanto nel cuore e nella mente degli americani.
Il cammino non è stato semplice: la democrazia americana, prima di arrivare ad Obama, è passata attraverso il sangue di Lincoln, dello stesso Martin Luther King, di Malcom X  ed è passata attraverso il difficile impegno sociale e politico di persone come Angela Davis, scomoda intellettuale afro-americana che delle battaglie per i diritti civili ne ha fatto un scopo di vita.
Tuttavia, Obama mi piace non perché è il primo nero a diventare presidente degli USA, ma perché racchiude in sé quello che ho sempre ammirato in una persona: la consapevolezza e il rispetto della propria appartenenza, la forza di volontà, l’impegno costante, la fiducia nelle proprie capacità.
Obama ha avuto le idee chiare fin da subito e non le ha celate. La sua sfida è quella di demolire l’idea di un’America imperialista, aggressiva e bellicosa che basa il proprio potere sulla forza delle armi per far crescere un’America nuova che basa il proprio potere sulla forza delle idee, sui diritti civili, sul rispetto dell’ambiente e degli altri.
E’ consapevole che gli americani sono abbastanza maturi da accettare questo cambiamento e il fatto che lo abbiano votato in massa gli ha dato ragione.
Dopo un personaggio negativo come Bush, considerato uno dei peggiori presidenti che l’America abbia mai avuto, Obama è certamente il meglio che l’America abbia mai partorito finora.
Mezzo bianco e mezzo nero, di umile famiglia che ha saputo guadagnarsi una dignità sociale, vissuto in parti diverse del mondo, con un cognome giapponese, Obama sembra essere il compendio di tutto il mondo, colui che racchiude in sé una globalità razziale e culturale senza precedenti. Ogni popolo, ogni persona si riconosce in lui. Forse è per questo che piace tanto.
Qualcuno lo accusa di non avere abbastanza esperienza politica per governare un paese grande e complesso come gli USA,  penso invece che lui sia abbastanza intelligente da saperlo e quindi si circonderà delle persone giuste. Ambizioso si, ma presuntuoso no.
Ce la farà perché crede in quello che fa, crede in se stesso e crede nella forza della democrazia, ma crede soprattutto nella forza della idee che possono essere grande veicolo di crescita sociale ed economica.
Molti paesi della civilissima Europa, tra cui l’Italia,  hanno ancora molto da imparare, sia per quanto riguarda l’applicazione della democrazia, sia per il rispetto reciproco che dovrebbero avere le parti politiche in causa.
L’Italia in particolare, sembra lontana anni luce da un comportamento veramente democratico, e per certi versi l'elezione di Obama a Presidente degli Stati Uniti mi rattrista nno poco guardando alla situazione politica del mio paese. 
Speranzoso

mercoledì 5 novembre 2008

Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella di tutto il reame?

Ricominciano ad apparire sui nostri muri manifesti politici che accusano e manifesti che rispondono alle accuse.
La politica carinolese sembra esser fatta di botta e risposta a suon di manifestini invece che di dialogo e collaborazione tra le parti in causa. Sulle orme della politica nazionale, ci si preoccupa di offendersi a vicenda, di accusarsi a vicende delle rispettive mancanze amministrative verso il territorio e  il popolo carinolese, ma non ci si preoccupa di collaborare per il bene degli stessi che ne avrebbero invece urgente bisogno.  Per un comune piccolo come il nostro, pieno di tanti atavici problemi e bisognoso di interventi in ogni sfera, la via della collaborazione sarebbe la cosa migliore, ma non ci si riesce a staccarsi  dai canoni offensivi ed aggressivi dettati dalla politica nazionale. Peccato!....
Un manifesto del PD rivolge varie accuse l’attuale amministrazione: di non aver tenuto fede alle promesse fatte in campagna elettorale, ossia la rescissione del contratto con la SACOM per la gestione dei cimiteri; di non aver ancora portato il PUC in Consiglio Comunale; di aver aumentato la Tarsu del 25%.
Puntualmente, dopo un paio di giorni, è arrivata la risposta dell’altra parte, sottolineando che tali accuse sono solo bugie volte a screditare il lavoro dell’amministrazione.
Insieme per cambiare ci tiene a far sapere che, dopo opportuna analisi della situazione, l’attuale amministrazione ha preferito intraprendere la strada della risoluzione contrattuale con la SACOM per non incorrere nell’ammenda di 800.000 euro prevista per la rescissione del contratto.
Per quanto riguarda il PUC, sembra che il ritardo nell’affrontare l’argomento in Consiglio Comunale sia dovuto alla lentezza con cui sono stati presentati gli atti da parte dei tecnici incaricati dalla precedente amministrazione, tra cui il segretario dell’UDC Pasquale Galdieri, in parte già quietanzato. Al terzo punto, l’attuale amministrazione si difende dicendo che la Tarsu non è aumentata neanche di un centesimo!
Come al solito siamo in precario equilibrio tra bugie e verità.
Allora per vedere quanto è profondo il pozzo, sono andato a rovistare tra le bollette di mia madre (per fortuna le ha tutte in ordine, in singole buste!) ed effettivamente ho visto che la quota monnezza di quest’anno è la stessa dell’anno scorso. Né un centesimo in più, né uno in meno. Almeno su questo, gli attuali amministratori hanno ragione, mentre al PD e all’ UDC si allunga il naso come Pinocchio! Guarda, guarda…
Com’è divertente dire bugie o farsi le scarpe! Ci si mantiene vivi, allegri, svegli, con un cervello sempre in allenamento per vedere come devi fregare l’altro!
Peccato che in tutto questo chi ne paga le pene e le conseguenze siamo sempre noi cittadini, schiacciati tra intrallazzi vari, sballottolati di qua e di là tra una bugia e l’altra, spettatori di infiniti e disgustosi trasformismi politici mentre i problemi, quelli seri, non ce li risolve nessuno.
L’unico vero interessamento di ogni amministrazione ed opposizione che si susseguono, sembra quello di aggredirsi a vicenda, di far risaltare l’una le colpe dell’altra parte, di mettere in risalto la propria bravura, con l’unico risultato di far crescere nei cittadini un profondo senso di nausea.
Nessuna collaborazione in vista, nessuna proposta, nessun tentativo di dialogo per la crescita del territorio. E allora?....E allora, è inutile stare a gonfiarsi di boria, con manifesti e manifestini, per meriti e capacità inesistenti: per noi, tutti uguali sono.
E mentre loro, i politici, rincorrono soffici poltrone, poveri noi che rimaniamo sempre con il culo sulle dure panche e nessuno ci offre neanche un cuscino per stare un po’ più comodi!
Asso di bastone 
 

lunedì 3 novembre 2008

Carinola ha iniziato il cambiamento

Sono passati pochi mesi dalla competizione elettorale che ha portato a Carinola una amministrazione in controtendenza rispetto al passato. Tra i principali obiettivi che questa nuova coalizione ha propugnato con forza c’è stato il rilancio dell’occupazione. Determinante per l’esito della tenzone elettorale è stato l’impegno promesso per aumentare l’inserimento delle forze lavoro locali. Negli anni trascorsi si era assistito ad un sistematica svendita delle risorse locali a società che operavano nei comuni viciniori che giustamente utilizzavano maestranze loro. Per tutta la campagna elettorale i candidati della lista” Insieme per cambiare” hanno ripetuto fino alla noia che i soldi delle tasse dei carinolesi sarebbero rimaste nel comune. Avrebbero incrementato le cooperative locali esistenti e favorito la nascita di altre in modo da impegnare quanto più personale locale possibile, riducendo o eliminando l’emigrazione forzata. 
All’indomani del successo elettorale si sono subito messi all’opera per ottemperare a quanto promesso. Hanno iniziato con l’incalzare la ditta appaltatrice della raccolta dei rifiuti ad assumere personale residente nel comune con qualche risultato, dopo hanno provato ad assumere un po’ di giovani come vigili senza riuscirci però perché questi erano poco preparati per un incarico cosi' delicato. Per tenere fede alla promessa hanno fatto uno studio approfondito del territorio per studiarne la vocazione produttiva. Verificata la saturazione dell’attività agricola, principalmente a conduzione familiare, la scarsa attitudine turistica del territorio per la carenza totale di strutture ricettive, rilevata l’assenza totale di insediamenti industriali resta solo la sfera sociale. Rilevato un gran numero di abitazioni vuote per il calo demografico avuto negli ultimi anni , hanno pensato di affittarle a cooperative che si interessino della assistenza a persone psichicamente instabili. L’idea è venuta loro anche perché hanno notato una notevole compiacenza con tali soggetti da parte dei residenti. Dopo il primo insediamento si è avuto il secondo poi il terzo e si spera in molti altri ancora. Ora la mattina lungo le strade del comune si notano tanti di questi ospiti che passeggiano o che bevono al bar per curarsi dalla dipendenza dall’alcol. Oltre ai soggetti instabili mentalmente hanno favorito anche l’insediamento di persone instabili socialmente con l’inaugurazione della prima casa famiglia. Come funzioni e quali siano le finalità, di preciso in verità nessuno lo sa , ma sembra che ospiti ragazzi a rischio o con difficoltà familiari che devono essere reinseriti nel tessuto sociale. Nel caso non si riuscisse ad inserirli nella società carinolese è possibile che inseriscano qualche carinolese nel loro modo di concepire la società, anche così si crea occupazione. Queste nuove attività al momento non hanno sortito ancora l’effetto sperato, ovvero di impegnare lavoratori locali, in quanto gli operatori impegnati sono quasi tutti di fuori. Ma il sindaco e il vice sono sicuri che continuando a incrementare queste attività nell’immediato futuro si avrà la completa occupazione della forza lavoro di Carinola. Per adesso invitano i cittadini ad avere un po’ di pazienza e comprensione per i malati mentali e per i ragazzi a rischio che circolano nelle strade e nei locali senza controlli. Oltre che dare loro la dovuta solidarietà e comprensione bisogna considerarli anche come un investimento per il progresso futuro e il cambiamento del comune.

sabato 1 novembre 2008

Fulmini e crepe per il Convento

La sfortuna sembra perseguitare il nostro convento francescano di Casanova.
La sera del 28 ottobre, durante il pauroso temporale che imperversava sulla zona, un fulmine ha colpito in pieno la croce di marmo sul tetto (sarà un segno?) facendo crollare la parte destra del frontone. Deve essere stata come una vera cannonata perché le schegge della croce sono volate tutt’ intorno bucando i muri della facciata e della sagrestia.
Le mezzanelle di legno che ricoprono il soffitto si sono leggermente allargate facendo intendere che qualche danno è arrivato anche là. I danni che per ora sembrano contenuti, sicuramente peggioreranno a causa del maltempo, se non si interviene tempestivamente.
E così, dopo tre anni di restauro, il Convento si trova di nuovo ad aver bisogno del ‘medico’. D’altra parte, ottocento anni non sono pochi; se poi ci si mette pure la malasorte, questo nostro bel monumento non  riuscirà mai a ritrovare la salute. Ci vuole un vero specialista!
In attesa di sopralluoghi, la chiesa è chiusa ai fedeli.
Credo sia opportuno fare delle considerazioni. Visto che il clima è così cambiato e rischiamo catastrofi tipo paesi tropicali, sarebbe opportuno proteggere il territorio con dei parafulmini.
Uno andrebbe messo proprio nelle vicinanze del Convento, altri in ogni paese, verso i campanili delle piazze le cui strutture campanarie in ferro potrebbe attirare i fulmini mettendo a rischio l’incolumità delle persone che frequentano la zona o vi abitano.
A parte il malaugurato fulmine, quello che però mi preoccupa di più sono le numerosissime crepe che continuano a comparire sui muri del Convento e l’ allargamento di quelle comparse subito dopo il restauro.
E di nuovo  mi ritrovo a chiedere a me stesso: che tipo di intervento di consolidamento è stato fatto per il Convento? Se è stato fatto…. A questo punto, i dubbi sono tanti e la rabbia è ancora di più. E’ mai possibile che si devono sempre fregare i cittadini raccontando mezze verità che non giovano a nessuno? Come dice un detto popolare “ le bugie hanno le gambe corte” ed è vero. Niente di serio è stato fatto per quel Convento! Niente intervento di micropali incrociati, niente di niente! Solo un restauro lava-faccia in economia che non ha risolto alcun problema!
Per salvarlo, dobbiamo solo pregare che San Francesco  lo sostenga con le sue spalle come nel sogno di Papa Innocenzo III raffigurato da Giotto nella Basilica di Assisi.
A niente giova pavoneggiarsi della bellezza del monumento che spinge a fare premi e manifestazioni tra le sue mura e offrire ai cittadini un’immagine di Carinola non rispondente al vero! Giova prendere urgenti provvedimenti perché si possa mettere il Convento al sicuro dalla catastrofe che gli stiamo preparando!
Allarmismo?.... andate a vedere e vi renderete conto se c’è ragione di preoccuparsi!
Siamo leggermente stufi di essere presi per i fondelli. Siamo leggermente stufi di stare a sentire chi crede di farci abboccare all’amo delle stupidaggini che ci vengono dette. Siamo stufi di vedere finire in malora i nostri beni artistici per l’incompetenza e l’incuria di chi invece è tenuto ufficialmente a tutelarli.
A Carinola c’è bisogno di amministratori seri che si impegnino con serietà per la salvezza e la tutela della propria cultura, del proprio patrimonio artistico e per il rilancio dell’economia, anche avendo la lungimiranza di prevenire certe incresciose situazioni, non di chi canta e decanta meriti che non ci sono. Finora sembra che la serietà richiesta da certi problemi non ci sia stata. Da parte di nessuna amministrazione in carica.
E questo non ci stancheremo mai di sottolinearlo. 
Orlando furioso 

giovedì 30 ottobre 2008

La stupenda eredità di Padre Michele

Ho preferito dare l’ultimo saluto a Padre Michele martedì pomeriggio, lontano dal clamore della folla. Mentre il treno mi portava a Roma in un pomeriggio piovoso, non potevo fare a meno di pensare a lui, parlare di lui con gli amici che mi accompagnavano, ricordarlo così come io l’ho conosciuto. Ben poco per la verità, e di questo me ne rammarico, ma quelle rare volte che ho parlato con lui mi sono sempre sentita molto a mio agio. Avevo di fronte l’amico ed il compaesano con cui era possibile fare battute e ridere, sentendosi liberi dai canoni dell’ufficialità, anche se, devo sottolineare, Padre Michele non perdeva mai, neppure nell’ufficialità più rigida, il suo modo di essere affabile e cordiale.

Quando sono arrivata a Roma, alla Delegazione di Terra Santa, mi ha fatto un certo effetto vedere la bara messa lì per terra e accanto, su un capitello, i suoi attrezzi di lavoro: la piccozza e la cazzuola che usava per i suoi scavi e che ora sono diventati cimeli da tenere in un teca di vetro. Le preghiere e i canti dei frati francescani presenti in sala penetravano nel più profondo degli animi e creavano un’emozione rara. Profondamente mistica. Era questo il mondo a cui Padre Michele apparteneva; non certo quello mondano che pur sapeva frequentare con il dovuto distacco.

Ho trovato là tanti compaesani che vivono a Roma e, come accoglienza, ho avuto il sincero e accorato pianto della sorella Maria.

Carinola perde una persona eccezionale che poteva dare ancora tanto al mondo intero e al suo territorio a cui è rimasto sempre molto legato. Da studioso qual era, conosceva benissimo l’importanza delle radici e ne andava fiero. Come non ricordare le belle partite a pallone che quasi ogni 25 Aprile faceva con i compaesani sulla piana di San Martino! Amico tra gli amici…

Non voglio celebrarne i meriti professionali, peraltro abbondantemente celebrati su tutti i mezzi d’informazione, preferisco ricordarne le doti umane che lo hanno portato ad essere quello che era diventato.

Persona schietta, coltissima e umile, Padre Michele ha portato nel mondo il vero modo di essere della sua terra: la semplicità di cui è fatta la vera grandezza. Quella grandezza l’aveva però raggiunta solo con i propri mezzi: la passione per il proprio lavoro, il sacrificio, l’impegno continuo, lo studio e la ricerca, ma soprattutto la fede che lo aveva spinto ad una scelta di vita fin da giovanissimo. Quella fede non è mai rimasta chiusa ed inattiva dentro di lui ma, sempre fruttuosa come i talenti della ben nota parabola evangelica, ha fatto di lui un uomo di pace, rispettato ed amato sia dagli ebrei che dai palestinesi, persone normali o grandi della terra, tra cui si muoveva con la massima libertà e sicurezza. E proprio come San Francesco, di cui aveva abbracciato il carisma, è riuscito a essere veicolo di pace là dove la pace sembra impossibile. Per quella fede che lo sosteneva, aveva cercato le verità in cui credeva attraverso uno studio meticoloso e continuo della Bibbia e che lo ha portato a fare numerose e sorprendenti scoperte archeologiche.

Personalmente, ho in comune con lui l’amore per la storia. Lui per la nobile storia della cristianità, io per la piccola storia del nostro Comune. Ancora di più, ci accomuna la certezza che il passato non può e non deve andare perduto, ma ricercato e riscoperto. Senza il passato in cui affondano le proprie radici non può esserci futuro per l’uomo.

Dopo sofferta decisione dei familiari, Padre Michele lascia definitivamente l’Italia per essere sepolto sul Monte Nebo, in Giordania, là dove ha operato per quarant’anni. Così lui desiderava, così forse è giusto che sia.

A noi carinolesi, insieme ai suoi familiari, lascia una stupenda quanto impegnativa eredità: quella di essere i custodi della sua memoria.

Di questa eredità dobbiamo esserne degni e saper tramandare alle generazioni future la figura e l’opera di questo nostro beneamato concittadino.

Clio

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Da http://lioneljourney.blogspot.com/2008/11/tribute.html (traduzione) (26.11.08)

Un Tributo


Per segnare la fine dei 30 giorni di lutto per Padre Michele Piccirillo e’ stata celebrata una messa ieri al monastero di San Salvatore. 
La chiesa era gremita. Oltre ai numerosi religiosi, i preti e il Nunzio Apostolico, c’erano anche amici musulmani ed ebrei che hanno voluto unirsi a questo memoriale. Il Custode ha presieduto la messa ma e’ stato il Decano ad avere l’onore di pronunciare l’omelia. E’ stato un momento molto toccante – credo che nessun occhio sia rimasto asciutto tra la platea. Fra' Claudio Bottini ha ripercorso la vita di padre Michele Piccirillo, la sua infanzia, gli anni della sua formazione e del suo lavoro, la sua passione per l’arte, la letteratura e l’archeologia; i suoi successi e insuccessi; e la fede e la dignita’ durante gli ultimi giorni della sua vita.


 Il Decano ha anche parlato della tempra di padre Michele Piccirillo e della sua apparente caparbietà, che a volte poteva fare male. Ma ha anche ricordato qualcosa che io penso sia da considerare un segno distintivo dei grandi personaggi: tale caparbietà, dopo tempo e di solito dopo la morte, viene riconosciuta come convinzione, passione, perseveranza e tenacita’ nel difendere cio’ che i grandi personaggi sanno essere la verita’. Cio’ e’ espressione della volonta’ di Dio. Tali personaggi sono cosi convinti e appassionati nei confronti del proprio lavoro/missione/sogno, che vi si attaccano con tenacia, combattendo ogni opposizione, perche’ sanno che Dio portera’ dei frutti ai loro sforzi. E il tempo da loro ragione, sempre. 


Questo fa parte del formarsi di un eroe: ma la gente intorno vedra’ sempre il peggio, chiamandola ostinazione, mancanza di cooperazione, egoismo, caparbieta’.  Tutto cio’ e’ dovuto al fatto che questi critici sono pieni di paura: paura dei fallimenti, paura di fare un passo nell’ignoto, paura di lasciare le cose comode e, soprattutto, paura di credere nella provvidenza di Dio, paura di avere delle convinzioni, paura di avere un ideale. Queste sono le persone tristi, che fanno della mediocrita’ una virtu’. Quanto spesso ho visto accadere lo stesso per Madre Teresa, Giovanni Paolo II, Padre Allegra, San Giovanni Bosco… ognuno di loro in un momento o un altro sono stati accusati per la loro “testardaggine” da gente senza colore e senza faccia. Solo piu’ tardi fiorirono alla santita’, attaverso la loro tenacia e perseveranza.


Dopo la messa siamo scesi tutti giu’ nella Sala dell’Immacolata, dove e’ stata proiettata l’anteprima di un documentario dove e’  presente Padre Michele Piccirillo. Il filmato e' stato girato dalla RAI e non e' ancora stato pubblicato.  La Sala era piena fino alla massima capacita’. E’ stato strano guardare padre Michele parlare nel film: riconoscevamo la sua voce, il suo gesticolare, le sue battute… ma non e’ piu’ qui tra noi. Nell’oscurita’ della sala, potevi sentire la gente singhiozzare e asciugarsi gli occhi, mentre guardavano questo grande uomo che ha dato la sua vita alla causa della pace attraverso l’archeologia, mentre con passione spiegava le scoperte e il lavoro continuo sui mosaici ritrovati in Israele, Giordania, Siria ed Egitto. Oggi i suoi discepoli continuano a lavorare qui.


Ed io penso che il piu’ grande tributo che possiamo fargli e’ continuare a lavorare. Lavorare con tenacia e passione, con fiducia totale in Dio, con una tenacia che attirera’ le critiche di chi ha niente altro che la mediocrita’ come virtu’, la mediocrita’ come sogno e la comodita’ come ideale.
Lionel Goh

lunedì 27 ottobre 2008

La terza verità


Mentre camminava spedito per la sua strada, un giovane si trovò di fronte ad un inaspettato incrocio. Non sapendo più quale strada seguire, fu costretto a fermarsi.

“Ahia! - disse a se stesso - pensavo fosse una strada tutta lineare e invece no! E ora dove vado?”

Cominciò a chiedere informazioni a chiunque passava di là, ma nessuno sapeva dirgli dove portassero esattamente quelle strade. Tutti erano incerti e dubbiosi circa la loro direzione e nessuno poteva affermare con sicurezza quale fosse la meta definitiva. Non sapendo quale strada prendere, il giovane si sedette sul ciglio e aspettò.

Dopo un po’ passò un vecchietto e il giovane chiese anche a questi dove conducessero quelle strade. Il vecchio, senza fretta, si sedette accanto al ragazzo e gli disse: “dipende. Tu cosa cerchi?”

Questi pensò un attimo e poi rispose sicuro: “la verità”.

Il vecchio scoppiò in una sonora risata e disse: “ Sei troppo giovane e troppo ingenuo ancora: non esiste la verità. Esistono le verità! Ed esistono le bugie.”

Il giovanotto guardò il vecchio con aria perplessa.

“Mettiamola così: – disse il vecchio osservando il suo confuso interlocutore – se vai a destra troverai bugie camuffate da verità; se vai a sinistra troverai verità che sembrano bugie; se vai a centro troverai mezze bugie e mezze verità….”

Il giovane, sempre più perplesso, lo guardò e gli chiese come potesse, allora, scegliere la via migliore da seguire. Il vecchio non parlò. Per tutta risposta, prese una mela dallo zainetto e gliela mostrò sul palmo della mano.

“Questa è una verità” disse semplicemente.

Tagliò la mela in due parti: “queste sono due verità”. La tagliò in quattro parti: “queste sono quattro verità.…”

“Mangiale tutte” disse poi al giovane. E il giovane, incuriosito ed attento, mangiò i quattro spicchi di mela lentamente, in silenzio.

“E ora?” gli chiese il vecchio.

“Non c’è più nessuna verità!” rispose il giovane sorridendo.

“Ti sbagli. Ci sono ancora tre verità e una bugia”.

Sempre più incuriosito, il giovane pensava attentamente, ma non riusciva a trovare le tre verità e la bugia. Il vecchio sorrise.

“La prima verità – disse - è che tu hai la pancia piena e io sono rimasto digiuno. La seconda verità è che io sono rimasto digiuno e tu hai la pancia piena. La bugia è che la mela l’abbiamo mangiata tutti e due.”

“E la terza verità?” chiese il giovane guardando il vecchio.

“Dov’è ora la mela?”

“Nella mia pancia” rispose sicuro il ragazzo.

“Ecco! La verità è dentro di te. Ed è in quella direzione che devi andare”.

Il giovane scrutava il vecchio per cercare di capire.

“Non devi seguire strade che portano ad altre verità, ma segui solo la strada che porta alla tua verità. Se pensi che una di queste tre strade porti là, scegli quella” spiegò allora il vecchio.

Il giovane rimase un attimo pensieroso, poi salutò il vecchio, girò le spalle e s’incamminò per la strada da cui era venuto.

“Dove vai ora?” gli chiese il vecchio.

“A coltivare mele”

Talìa

giovedì 23 ottobre 2008

Premio di poesia Fulvio Nuvolone

Si è svolta la settimana scorsa la serata conclusiva con la premiazione del premio Fulvio Nuvolone in una cornice incantevole e suggestiva offerta dal convento Francescano di Casanova con una folla che riempiva l’intera navata centrale della chiesa.
Abbiamo assistito al discorso delle autorità ,alla premiazione dei vincitori, ed al riconoscimento con piatto e targa alla giuria che ha esaminato le poesie in un lavoro difficile ma appassionato che con fatica ha scelto le cose migliori.
La parte finale è stata brillantemente dominata dal prezioso intervento dell’attrice Pamela Villoresi che con il delicato accompagnamento di due eccellenti musicisti ha interpretato la chiama delle donne , una serie di racconti evocanti il novecento e le lotte operaie con qualche primo accenno di scioperi per ottenere i diritti allora negati a chi offriva la propria vita per svolgere lavori al limite della sopportabilità umana.
Ciò che mi ha colpito è stato il taglio marcatamente di sinistra che gli argomenti trattati lasciavano trasparire, nonostante il patrocinio del Comune che , come sappiamo, è retto da una coalizione di centro destra.
Non me la sarei aspettato ma è stata una piacevole sorpresa .
Naturalmente il tutto si spiega con le origini politiche del primo cittadino che come tutti sappiamo proviene dalla sinistra ed intente restarci visto che – voci di corridoio- lo danno iscritto al psi che di destra non è-
Così stando le cose abbiamo la sensazione che per la nuova Amministrazione resta difficile pensare che la destra possa prevalere e questo non può farci che piacere perché 20 anni di militanza non si possono cancellare con il solo obiettivo di gestire il potere ma che questa strana alleanza sia solo il mezzo per attuare idee che in altre aggregazioni non si sono potute esprimere-

Se così fosse ci aspettiamo iniziative dirette ad agevolare i più deboli e non posizioni forti che ne ostacolino la crescita , ci aspettiamo interventi mirati a ridurre la disoccupazione e premiare le imprese locali a dispetto di quelle “straniere” municipalizzare i servizi principali e trovare la possibilità di occupare le nostre maestranze e i nostri professionisti.

Se questi processi saranno avviati si potrebbe capire la scelta di Gennaro altrimenti il suo è stato un episodio destinato a finire.
il sognatore


lunedì 20 ottobre 2008

proposte e suggerimenti per lo sviluppo

Con l'insediamento ogni giorno di nuovi centri commerciali, avere a Carinola, inteso come Comune, tre mercati (Carinola, Casale e Nocelleto) sembra del tutto inutile e di scarsa importanza sia per gli utenti che per gli operatori.

L'idea, mia naturalmente, sarebbe quella di realizzare nel Capoluogo un ampia area che settimanalmente sarebbe adibita a parcheggio ed il sabato ad area mercato, capace di offrire un’ alternativa reale ai supermercati e dare la possibilità alle famiglie di spendere meno e trovare una vasta gamma di prodotti.
L'area in questione, inoltre potrebbe essere sfruttata per fiere, concerti e manifestazioni capaci di attrarre un gran numero di persone.

Visto che in questi giorni si discute di PUC sarebbe opportuno, da parte nostra, segnalare tutte le esigenze che lo strumento urbanistico può affrontare e risolvere, quale ad esempio la predisposizione lungo la SS Appia di un area artigiana, la necessità di dare un' area attrezzata per la commercializzazione della frutta, prevedere aree edificabili nei paesini più penalizzati dalla diminuzione demografica, una toponomastica degna di questo di nome, un piano del traffico e della viabilità interna più eficiente, vedi Casale e Nocelleto.

Spero in un copioso contributo di idee e di suggerimenti…

Ale’

venerdì 17 ottobre 2008

IL TEMA DI MIO NIPOTE NON ANCORA NATO

  Ricordo ancora le parole di mio nonno che mi parlavano di verdi distese e verdi colline, di uccelli e animali di diverse specie che qui trovavano il luogo ideale per riprodursi e per vivere durante le diverse stagioni. Ricordo ancora quando mi parlava di gente che poteva vivere senza lavorare tanto, con il diritto di stare per strada o in un bar o addirittura più di mezz’ora in giro. Non sono mai riuscito bene a comprendere mio nonno, non sono mai riuscito a capire appieno quello che volesse farmi immaginare con le sue parole. Eppure quando parlava, mi rendevo conto che i suoi occhi erano lucidi per una nostalgia strana,  e a causa di quei ricordi, rimpiangeva il tempo passato. Gli avanzamenti della nostra società lo avevano già soggiogato. Non sopportava più neanche l’idea di poter vivere fino a 120 anni, di questo non ringraziava la medicina ma l’odiava. Dopo i novant’anni riteneva che quel restare in vita fosse la penitenza da scontare per aver fatto parte di quella società. Ma io, sinceramente, non sono mai riuscito a capirlo appieno. Oggi il mondo è sicuramente diverso da quello in cui lui visse, siamo riusciti a vincere la lotta contro la natura, il caldo non è più un problema dopo che  abbiamo costruito lo scudo solare, i sei mesi di buio raffreddano il globo così tanto da farci stare bene i restanti sei, e che importa che per metà anno dobbiamo star chiusi in casa per il freddo? Certo non importa a me. Certo chi dovrà vivere nelle falansterie create per i mesi di buio non sarà molto contento in quel periodo, ma non si può avere tutto dalla vita, no?
Penso ancora a quando mi parlava di una parola che non ho mai compreso appieno: “uguaglianza”. Ai suoi tempi gli ignoranti, o almeno alcuni, credevano che si potesse arrivare ad un’uguaglianza tra le genti del mondo.. ahaha non c’è cosa più assurda!! La divisione delle classi sancita una cinquantina di anni fa è stata la cosa migliore della storia dell’uomo, ognuno quando nasce sa cosa lo aspetta in vita. E così siamo tutti più tranquilli e felici.
Come sappiamo le città sono ormai intasate e solo i burbi ci vivono… non riesco a capire come facciano!! Quello che ai suoi tempi era considerato un centro di vita e un luogo dove sperare di vivere, non è altro che un campo di lavoro per la gente delle villette..bah così ci chiamano. Tutti là a darsi da fare in quelle centrali di idrogeno, la vera svolta scientifica del ventunesimo secolo, che ha salvato il pianeta dalla catastrofe, quando, all’inizio del secolo, il riscaldamento della terra si accelerò considerevolmente. Le pianure verdi scomparivano di anno in anno, le specie animali più diverse comparivano e scomparivano mutando l’ecosistema di tutte le zone ancora fertili. Mio padre ricorda ancora quando si videro i primi leproserpiditi, animali strani, che in un batter d’occhio fecero scomparire tutti gli insetti della zona. In principio tutti pensarono a un miracolo, per un anno o due le piante e le vegetazioni furono rigogliosissime, ma dopo il terzo anno tutto improvvisamente rinsecchì. La flora e la fauna divennero di colpo un ricordo ancestrale, immerso nell’immaterialità del ricordo, nascosto così bene da non riaffiorare mai più. Tutto sommato però, siamo riusciti a sopravvivere con l’impianto di forme animali geneticamente modificate e a uscire così da una catastrofe annunciata. La gente iniziò a vedere di buon occhio la scomparsa dei vecchi generi di vita, visti come semplici rivali nella difficile scalata della vita nell’ecosistema ormai creato.  "Animali.., uff!! questi animali, ci torturano", queste le frasi più frequenti. Il nonno diceva però che si era sottovalutato il problema, si era sottovalutato tutto: “L’essere umano è un animale, lo abbiamo ormai dimenticato tutti!”, così diceva, poverino… ancora immerso nella sua mentalità retrograda. Noi siamo uomini, superuomini, possiamo distruggere e creare, moltiplicare e dividere, scindere ed unire. Siamo Dio. Siamo padroni del nostro destino, e il nostro destino è la supremazia.
Io dal canto mio, mi ritengo fiero e fortunato di vivere in un’epoca in cui l’uomo è riuscito a dominare un pianeta al cui confronto potrebbe essere un semplice granello di sabbia artificiale, in un’epoca in cui, superate le vecchie superstizioni sulla natura, si sono finalmente comprese le potenzialità creatrici della scienza, che è il futuro, o meglio “crea” il futuro. Anche se non riesco a dare una spiegazione logica, durante brevi interspazi di tempo e lettura, a quello che il mio vecchio nonno voleva dirmi. Ho da poco ritrovato una sua vecchia agenda elettronica, e forse le osservazioni in essa racchiuse, che lui si ostinava ancora a chiamare col suo tono arcaico “pensieri”, sono solo le farneticazioni tipiche dello stato senile, destinate  a restare incomprensibili per un ragazzino dei nostri giorni. Ricorderò mio nonno così, come un vecchio bizzarro che scriveva:
 “Il tempo ci cambia, il cambiamento a volte ci distrugge, il mutare ci annienta ed io non so più chi sono, cosa sono, cosa ci faccio qui, in un mondo che non è reale ed allo stesso tempo non  è immaginario. Vivo nel limbo di passioni artificiali, che mi spingono alla sopravvivenza senza darmi l’idea di ciò che meriti di essere vissuto, nel vuoto dei miei 110 anni cado in un nero abissale che mi opprime e che per altri è sollevazione. Fluttuo in ciò che pare immateriale ma che a tutti gli effetti ci avviluppa in uno stato di agonia che ereditiamo dalla nascita, e che tratteniamo e sopportiamo fino alla morte.”
Mr. Flick&Maryjane