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venerdì 11 luglio 2008

Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi!


Ho sempre disprezzato e continuo a disprezzare profondamente chi, come Diliberto e quello dei socialisti di cui nemmeno ricordo più il nome, dicono che i preti devono stare zitti. Un partito ormai scomparso sepolto dalla storia e il suo capo non votato nemmeno dalla sua stessa madre dovrebbe pensarci 5 volte prima di dire che gli esponenti della più importante religione occidentale non possono dire la loro su questioni morali come l’aborto, l’eutanasia eccetera.

Ma credo che da questo ad arrivare a dire che non si può criticare l’operato della Chiesa e del suo capo, il Papa, ce ne passa....sopratutto perché ormai di Papa è rimasto ben poco e quello che riesco a vedere io con i miei occhi disincanatati è un politico, nemmeno tanto bravo, solo però che è vestito di bianco e spesso indossa improbabili cappellini.


Dei vecchi papi, a parte rarissime eccezioni, non conosciamo nemmeno il vero nome, ma solo quello “da Papa”. Non serve andare così lontano come ai tempi di Bonifacio VIII e dell’ “infallibilità del Papa”, per sentire quell’aura di “santità” che il papa emanava non solo per i cattolici ferventi, ma perfino per i laici convinti. Per rimanere vicini a noi, basta ricordare Giovanni Paolo II che, come tutti ricorderanno, si immerse in modo nuovo e senza precedenti nel mondo secolare. La sua battaglia contro il comunismo reale, le invettive contro la Mafia, il suo nuovo modo di rapportarsi con i media, sono tratti distintivi che, nessuno può negare, hanno creato una figura del tutto nuova, più attiva, più “umana”. Certo è che molto era dovuto alle doti personali e carismatiche di Giovanni Paolo II, le quali però sono assolutamente sconosciute al papa presente.

Non voglio spingermi troppo oltre e dire al Papa cosa deve fare, ma non credo di sbagliarmi se dico che il papa è il capo di tutta la chiesa, che abbraccia tutto il mondo, e deve essere una figura “santa”. Invece ci troviamo un Papa che si prende il caffè con l’omicida di massa Bush, che parla dei delitti di Garlasco, di Tommy e che immancabilmente mette bocca su ogni proposta di legge o dibattito giornalistico italiano......ci manca solo che si metta a parlare di cronaca rosa. E tutto ciò in modo assolutamente opinabile.

Un Papa calato al 100% nel mondo reale italiano, un opinionista alla pari di un Mughini. E soprattutto concentrato al 100% sull’Italia. Se avviene l’omicidio di un bambino in America o in Asia, non dice niente... ma se si tratta dell’Italia, si pronuncia anche sui più banali dibattiti estivi.

Ma guai a criticarlo!!! Lui è il papa, il tredicesimo discepolo, i rappresentante di Dio in Terra, è peccato solo nominare il suo nome invano.

E invece, a dimostrazione di quanto si sia abbassata la figura del Papa, basta vedere come lo chiamano i giornalisti: Ratzinger.. e solo raramente Benedetto... non mi ricordo nemmeno il numero... come il nome di quel socialista.

Quindi Papa,occupati di cose papali, e le critiche forse scemeranno. Per adesso per me, che non sono comunista e sono anche vagamente religioso, resti un politico vestito di bianco e con il gusto dei cappellini.

Non so perché, o forse si, ma mi ricorda un po’ un certo Berlusconi. Tale elemento, al momento presidente del consiglio di un paese che si vorrebbe definire di democrazia avanzata, si è fatto fare una legge che, se approvata, lo trarrà in salvo per l’intero periodo della legislatura da processi passati, presenti ed eventuali futuri. Però allo stesso tempo, egli stesso può avvalersi della giustizia per denunciarti se lo “diffami”. Così potrà avverarsi l’assurdo scenario: lui potrebbe ammazzare sparando alla testa una persona in pubblica piazza senza poter essere arrestato e processato, e se qualcuno lo dovesse chiamare “assassino”, potrebbe essere denunciato e condannato per diffamazione. Non scherzo, è così. Certo, anche ai comuni criminali è stato dato il contentino... se commetti oggi un reato la cui pena prevista è minore di 10 anni, il processo sarà bloccato e avrai moltissime probabilità che il reato cada in prescrizione. Infatti stasera credo che invece di uscire con gli amici andrò a rubare. Che ne dite, non è una cattiva idea, non vi può succedere nulla grazie al nostro Presidente... e nemmeno i giornalisti lo diranno perché troppo impegnati a parlare del turpiloquio di Grillo e delle invettive della Guzzanti sul Papa...suvvia, andate a rubare!
Ma non parlate male del Papa!

Vicious


giovedì 10 luglio 2008

Merito-demerito

Fino a non tantissimi anni fa, gli impiegati della pubblica amministrazione, scuola compresa, godevano di un contratto che li accompagnava per tutta la carriera. Ad esempio, già al momento dell’assunzione essi sapevano quanto avrebbero percepito dopo 40 anni di servizio. L’incremento retributivo avanzava con l’anzianità ma ogni otto-dieci anni, a seconda dell’amministrazione da cui si dipendeva, si aveva diritto ad un aumento più consistente a condizione di aver prestato servizio senza demerito. Ogni anno il dipendente era valutato e si stilava una scheda di merito in base al comportamento, attaccamento al lavoro, capacità, modo di vestire ecc,. La valutazione si concludeva con un giudizio che poteva anche essere insufficiente il che equivaleva a demerito e di conseguenza carriera bloccata per i dipendenti meno diligenti.

Da alcuni anni anche nel settore delle retribuzioni, come in altri, si è dato l’assalto alle casse dello stato senza regole e senza freni. La retribuzione odierna scaturisce da una contrattazione biennale, che prevede solo aumenti, senza chiedere alcun risultato in cambio, al solo scopo di impegnare l’esercito di pseudo-sindacalisti a tutti i livelli. Questi molte volte costringono gli iscritti a scioperare per giustificare l’esistenza del sindacato. Le contrattazioni attuali prevedono solo ed esclusivamente meriti, con relativi aumenti, cancellando definitivamente la parola demerito. Tutti hanno diritto allo stesso stipendio con il relativo incremento contrattuale anche se non hanno lavorato per tutto l’anno, o perché assenti o perché non avevano voglia. La cancellazione del demerito ha comportato l’abbassamento generalizzato di tutti i servizi pubblici, dalla scuola alla sanità, senza parlare della giustizia, dove si raggiunge il massimo anche stando sempre in villeggiatura. Si assiste alla faccia impudente del funzionario di turno che mentre aspetti che lui faccia il suo dovere telefona all’amica o chiacchiera di pallone col collega, tanto non gli puoi fare niente e lui sempre tanto guadagna, che si impegni o no. Assistiamo a cerimonie con cui si premia l’arresto di latitanti per decenni, senza che nessuno si chieda chi è stato punito per non averlo catturato in tanti anni… Si assiste a premiazioni ed elogi per questo o quel medico per un intervento riuscito ma non si è mai sentito di un ministro che ha decurtato lo stipendio ai dipendenti di qualche ospedale perché fornivano un servizio scadente. Si sente parlare di progetti di lavoro straordinari o premialità, ma mai di una punizione per scarso rendimento cosicché un servizio si deve implorare come un regalo, pena non riceverlo proprio.
E’ notizia di questi giorni che gli scavi di Pompei, patrimonio unico invidiato in tutto il mondo, sono gestiti in modo indecente, invasi perfino da numerosi cani randagi che attentano alla sicurezza dei visitatori. Ebbene, invece di ritornare al demerito per il dirigente e per tutti i laboriosi partenopei che vi operano, si nomina un commissario con un aggravio dei costi per lo stato senza imporgli alcun obiettivo . Questo è uno dei tantissimi esempi dello sfascio dello Stato a cui siamo giunti per aver abolito la parola demerito, a cui si possono aggiungere i casi più eclatanti come l’Alitalia, le Ferrovie , la sanità in tutto il sud, i rifiuti di Napoli ecc. ecc,.
Senza applicare il demerito non si potrà mai avere il merito di cui ultimamente si stanno riempiendo la bocca anche i politici. Solo applicando il demerito si potrà assistere al risorgere del merito e conseguentemente al rifiorire del progresso e del vivere civile della nazione.

Un’eccezione si è avuta a Carinola dove il demerito è stato applicato all'ex sindaco Di Biasio. Questi, i primi cinque anni si è impegnato nell'amministrazione ed è stato infatti premiato con la rielezione. Il secondo mandato invece è stato caratterizzato dallo spreco e dal nepotismo istituzionalizzato, pertanto gli è stato dato il demerito. La bocciatura servirà al rifiorire civile di Carinola?

martedì 8 luglio 2008

Documentario Carinola


meglio tardi che mai... grazie agli amici di piazzetta on line per i consigli tecnici.
la redazione Quiquiri'

domenica 6 luglio 2008

Quanto ci costa il progresso: la salute del nostro Pianeta


Come ogni estate, anche quest’anno si parla delle condizioni di salute del nostro Pianeta che, a quanto pare, non sono affatto buone. Nonostante le ripetute denunce da parte di tanti organismi ambientalistici e di tanti scienziati, non sembra che si facciano grandi passi avanti. Forse perché non c’è una vera volontà politica mondiale. E intanto le cose continuano a peggiorare. Il buco nell’ozono e l’effetto serra stanno provocando dei cambiamenti climatici a volte catastrofici e bisognerebbe intervenire seriamente prima che sia troppo tardi. Ma cerchiamo di capire, in maniera molto elementare, questi problemi di cui si parla sempre e che creano tanto allarmismo per il futuro del Pianeta.
Come succede per noi, anche la Terra, se prende troppo sole, può scottarsi. Fino a qualche anno fa, a proteggerla dai raggi dannosi del sole, c’era uno strato di gas, l’ozono, che funzionava come crema solare.
Poi l’inquinamento cominciò ad attaccare lo strato di ozono aprendovi dei buchi. Il primo buco fu avvistato sopra l’Antartide nel 1982.
Questi buchi, o assottigliamenti dello strato dell’ozono, sono molto pericolosi perchè lasciano passare dei raggi solari dannosi, i quali causano seri danni al Pianeta: possono causare il cancro alla pelle degli uomini, danneggiare gli animali marini che vivono vicino alla superficie, ridurre il raccolto di importantissimi prodotti alimentari come grano, riso e mais che sono il sostentamento primario di interi popoli.
Responsabili dell’assottigliamento e dei buchi nell’ozono sono i clorofluorocarburi, ossia quei composti chimici che contengono fluoro e carbonio.

Fino a poco tempo fa, questi composti venivano usati negli spray, ma ora i governi di molti paesi, tra cui l’Italia, ne hanno proibito l’uso. I clorofluorocarburi vengono però ancora usati nei frigoriferi, nei condizionatori d’aria e nei vassoi di polietilene che si usano per la vendita di cibi quali carne e frutta. Sarebbe opportuno un uso moderato di questi prodotti per contribuire a non aggravare la situazione; piccoli contributi, è vero, ma se ci fosse una consapevolezza a livello mondiale, forse si riuscirebbe ad ottenere qualcosa.
E non è tutto. Quando si ha la febbre, la temperatura corporea sale e non si sta affatto bene. Si potrebbe dire che la Terra ha un bel febbrone. Piano piano la temperatura si alza e la Terra sta diventando sempre più calda. Quali sono le cause? I gas che intrappolano il calore del sole nell’atmosfera, i quali sono una forma di inquinamento causato dalla combustione del carbone, petrolio e altri combustibili. Ad esempio, le migliaia di aerei che solcano i cieli di tutto il mondo, stanno diventando un vero problema: le emissioni di gas nell’atmosfera dovuta alla combustione del carburante sono molto alte.
Il fenomeno del riscaldamento del clima viene definito effetto serra e provoca conseguenze disastrose: trasforma terre adatte alla coltivazione in sterili deserti, stermina specie animali, causa siccità in alcune zone e piogge acide in altre, cancella intere foreste in altre zone e provoca lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari causando l’innalzamento degli oceani e la conseguente sommersione di molte zone costiere.
Il Protocollo di Kyoto, un trattato internazionale in materia ambientale, stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra, ma non tutti i paesi vi aderiscono e per essere obbligatorio a livello internazionale, il Protocollo deve essere ratificato da almeno 55 Paesi. Questo cammino sembra alquanto lento.
Che fare? Fermare il progresso? Assolutamente no, ma ogni governo dovrebbe orientare la propria crescita verso uno sviluppo sostenibile che permetta la salvaguardia del nostro Pianeta e di noi stessi.
Galatea

lunedì 30 giugno 2008

Gli avvocati digitali

Il mestiere dell’avvocato è uno dei più rispettati ma soprattutto temuti. Secondo solo a quello del medico, il quale come sappiamo bene ha in mano la tua vita o la tua morte, l’avvocato di solito si accontenta di molto di meno: i tuoi soldi, la tua casa, la tua libertà.
E’ un mestiere necessario, per l’amor di Dio! Ognuno ne avrà dovuto ringraziare uno nella sua vita, per avergli fatto scampare un guaio, qualcuno li avrà anche ammirati ascoltandoli declamare articoli del codice civile e penale a memoria, come se fossero delle preghiere ma rivolte a un Dio molto, molto più terreno.
Tuttavia, fare per lungo tempo il mestiere di avvocato può avere delle controindicazioni. Avere a che fare quasi tutto il giorno con persone, per lo più semplici, che pendono dalle proprie labbra, è pericoloso, perché può dare un senso di onniscienza che, come sappiamo bene, non appartiene a questo mondo. E allora ecco che vedi avvocati uscire, anche se solo virtualmente, dai propri studi polverosi per cimentarsi nella lectio magistralis più gradita: quella senza contraddittorio. Stanchi di essere continuamente ribattuti nelle aule di tribunale, cercano nuovi luoghi, dove poter dare sfogo all’irrefrenabile voglia di profondere nozioni e scienza… non senza qualche caduta di stile.

Sorvolando questo discorso, mi è capitato di cercare Carinola su internet e mi sono imbattuta in un sito che si autodefinisce blog, ma che non accetta commenti (contraddizione in termini per chiunque frequenti anche saltuariamente la rete), o in un altro che si gloria di aver raggiunto 150.000 visite, chiamando visite quelle che in realtà si definiscono page views, ossia le pagine visualizzate prese singolarmente (per fare un esempio, il Quiquiri’ di page views ne ha avute nell’ultimo anno 237.000 circa).
Che dire, sono contenta che sempre più persone si avvicinano alla rete e scelgono di condividere le proprie idee e conoscenze in questo nuovo mondo, ma avrei un solo consiglio da darvi… non portatevi appresso i vizi della vita reale anche nella vita virtuale: gli internauti non sono così babbioni come i vostri clienti!

La guercia (con un occhio dietro la nuca)

domenica 29 giugno 2008

gli angeli, lucifero e le ciliegie


Un bel giorno, il buon Dio si rivolse ai due Angeli ai piedi del suo trono e disse: “Uagliu’, ho fame! Andate un po’ sulla Terra e portatemi della frutta… ma senza pressa, tantu ce sta tiempu!” I due Angeli lasciarono il loro posto e scesero sulla Terra a cercare un po’ di frutta. Girarono in lungo e in largo, ma non trovarono nulla di loro gradimento. Nessun tipo di frutta era degna di essere portata al Signore. “Ma questi uomini – disse il Primo Angelo – non riescono a fare mai niente di buono! Ci penserò io. Solo la mia perfezione potrà far crescere della frutta da Dio”. Decise così di lasciare il suo compagno, che si attardava a chiacchierare con gli altri, e ritirarsi a coltivare frutta. Il Secondo Angelo ci rimase male, lo pregò più volte di non lasciarlo solo in quella Terra ancora selvaggia, ma quello non volle ascoltarlo e se ne andò.
Prese dimora su un’isola deserta in mezzo al mare, alzò dei recinti altissimi per non lasciar entrare nessuno, chiuse a chiave tutti i cancelli d’accesso e iniziò a coltivare una piantina. Arò, seminò, potò e irrorò fino a quando la piantina non fu adulta e ben solida.
Dopo il tempo necessario, la pianta diede i suoi frutti: delle petulane bellissime, gialle, vellutate, profumate. Solo a guardarle veniva voglia di mangiarle

L’Angelo, soddisfatto di se stesso, ne raccolse tre, le mise su un vassoio d’oro e le portò al Signore. Quando il Signore le vide, esclamò: “Azz! Che meraviglia per i miei occhi e per la mia fame!” e cominciò a mangiarle. Ma riuscì a mangiarne solo una. Subito si sentì lo stomaco pesante, come se invece di una pesca avesse mangiato un mattone. “Neh uaglio’, nunn’è che l’hai pumpate troppo?” chiese all’Angelo. “No, mio Signore. Quanto basta!” “ E che sentimenti hai usato per irrorarle?” “Devozione, costanza e tenacia. Tutto ciò che ti piace e ti fa bene”. “Uhmm, sarà! Ma a me sembra che questa pesca abbia un po’ il sapore di una Mela, e ha un profumo particolare che mi sta dando la nausea… mi ricorda un po’ la puzza di Lucifero! Non è che tu…ci hai messo dentro un po’ di superbia?” “No, Signore, ma cosa dici?” “Dico che mi fa male lo stomaco. Va’, vatt’assetta’!”
Dopo qualche giorno, ritornò anche il Secondo Angelo. Aveva tra le mani un grosso paniere di giunco e dentro c’erano delle ciliegie: poche, brutte e bitorzolute. Facevano pena solo a guardarle. Il buon Dio le guardò e poi esclamò: “Sant’Antonio! E addò l’hai pigliate cheste? A Casale?”. “No, mio Signore. A Casanova.” “E cheste piante tennu a Casanova?… O sei tu che non ti sei dato da fare? Dimmi la verità…”. L’Angelo abbassò la testa e rispose: “ E’ vero mio Signore, non mi sono dato da fare a cercare della frutta degna di te. Mi sono fermato a chiacchierare con gli uomini lungo il marciapiede e ho perso tempo. Queste me le hanno date un po’ tutti prima di salutarci e io sono subito corso a portartele.”
Il buon Dio guardò il suo Angelo e lo prese in giro dicendogli: “ Te piace perde tiempu, eh? Ri marciapiedi pe’ chestu su fatti…” e intanto assaggiò le ciliegie. Immediatamente gli tornò il sorriso sul volto. “ Buone. Molto buone. Genuine e senza veleni nocivi. Proprio come piacciono a me. Non sono cresciute belle, ma sono cresciute nella schiettezza e nella condivisione e questo le fa belle agli occhi miei. Vatt’assettà puru tu!”
L’Angelo, tutto contento, andò a sedersi al suo posto. Guardò il suo compagno triste e abbacchiato e gli disse: “ ‘Nte preoccupà, po’ te passa! Però ’a prossima vota te ‘mpari! Invece de te ‘nzerrà a sette catenacci, putivi rimane’ cu me a perde tiempu cu gli’ati. Si tu fai sempe ru sapientone, prima o poi, Chigliu te otta da copp’abbasciu!”
Talìa

sabato 28 giugno 2008

Da non perdere: documentario su Carinola

Sabato 5 luglio alle ore 22,30 su Televomero, nell'ambito della rassegna ' Altra Campania' andrà in onda un documentario su Carinola prodotto da videoplay e da ACLI anniverdi Carinola. Il documentario sarà trasmesso anche su altre tv locali e tv satellitari in date da destinarsi e sarà inoltre visibile sul sito www.videoplay.tv

giovedì 26 giugno 2008

Il venerdi' del villaggio

La Lara vien dai Carani
con le bollette fra le mani

Col suo cammin a tratti
reca un fascio di contratti.

Ormai fa come le pare
e aspetta la festa con le comare e,
domani,
col suo fare ostenterà il petto e il collare.

Siede con le compagne
a chiacchierar e a far lagne.

Con tanta devozione
fa aprir ogni portone

E con un pò di sane moine
fa sganciare tante lire.

Con la bionda e Antonietta per tutti i vicoli sgambetta

E con Pino e Tommaso prende tutti per il naso.

Dove si trova si fa sera raccontando la sua spesa

E novellando vien sovvenendo di quando la festa sta venendo

E la sera si deve ornare perché tutti vuol caricare

E tutta snella e fiera festeggerà
con don Carlo tutta la sera e,
lasciandosi nei pensier,
corre ancor a quello di ier.

Già l’aria imbruna
e sta ormai per sorgere la luna
or la banda suona con tanto sfizio
e alla festa si dia inizio.

Bocciato Leali e Tozzi,
sospirando aspetta Capozzi

E i fanciulli tutti insieme
a gridar di cambiar mestiere.
Intanto al tavolino il zappator
le lancia un risolino

Perché quando tutto sarà spento
verrà da tutti un gran lamento.

Tutti a gemere e bisbigliare che questa festa non è da fare

E c’è chi tanto le vuol male che invoca il temporale.

Ciascun in cuor suo fa crucci
e vede bello pure Ruocci.

Manca solo che tutto arzillo
si presenti pure Mannillo

E tutti e due con devozione
pensino a cambiare situazione.

Altro della tua festa non dirò
ma ti dico che farò

Questo venerdì è il più gradito
perché tutti insieme alziamo il dito

E fortemente attanagliati
gridiamo in coro ci hai stufati!

mercoledì 25 giugno 2008

tassa sul morto = tassa sul fesso?

Sono passati più di due mesi dalla data delle elezioni amministrative a Carinola. L’argomento clou della competizione elettorale è stato senza dubbio quello della tassa sul morto. Tale tassa era stata voluta fortemente dall’amministrazione uscente, ufficialmente per assicurare un posto più decoroso ai carinolesi una volta passati a miglior vita. I malpensanti invece l’avevano bollata come l’ennesimo spreco amministrativo per realizzare l’ennesimo appalto milionario (stiamo parlando di euro) per favorire qualche imprenditore amico. La protesta popolare si era concretizzata nella raccolta di migliaia di firme con le quali si chiedeva l’abolizione della tassa e della rescissione del contratto con la ditta amica. I maligni sussurravano fra la gente che quella ditta aveva finanziato la campagna elettorale precedente risoltasi vittoriosamente per l’amministrazione capeggiata da Di Biasio sindaco, oltre a occupare qualche nipote e il figlio del dirigente dell’ufficio tecnico.

Per l’intera legislatura il vicesindaco era stato Mannillo, che era riuscito nell’intento tirando qualche pugnalata nella schiena ai compagni di partito. Da professionista della politica, il Mannillo per il rinnovo del consiglio comunale aveva fiutato l’aria poco salubre per l’amministrazione uscente, anche perché intanto era scoppiato anche il caso monnezza che aveva coalizzato l’opposizione di mestiere e la società civile del comune in una forza rilevante.
Sabotata la nascente lista alternativa di giovani con una macchiavellica inversione politica, si era portato vicino alle destre col solo scopo di realizzare il suo obiettivo di essere eletto sindaco. Le varie piroette e cambi di casacca comunque non erano sufficienti per raggiungere lo scopo, allora bisognava impiantare la campagna elettorale sul caso cimiteri. Dopo una sfilza di manifesti, di ogni taglio, in cui affermava di essere estraneo all' affare si impegnava, se eletto, sindaco a revocare il contratto con la famosa ditta assegnataria. Questo impegno, giurato da tutti i balconi insieme alla promessa di immediata approvazione del piano regolatore, è stata la mossa determinante per l’esito delle elezioni conclusesi in suo favore.

Una buona fetta di elettori lo hanno votato proprio in virtù di questi impegni e lo aspettano al guado. Per adesso, prima ha fatto una sospensione, poi ha creato una commissione di studio sull’argomento. Contemporaneamente è partita positivamente la raccolta differenziata dei rifiuti , è stato pulito il comune e, ciliegina sulla torta: ha indetto un concorso per dieci vigili urbani estivi.

Si ha l’impressione che cerchi di far dimenticare la promessa di rescindere il contratto sui cimiteri impegnandosi su altro, forse anche sul piano regolatore. Le motivazioni che serpeggiano fra la gente sono di vario genere. Qualche insigne giurista nostrano continua a pontificare che la legge non permette la rescissione del contratto senza pagare una forte penale. Altri meno alfabetizzati giuridicamente sostengono che l’affare l’avevano combinato tutti insieme e adesso lo devono portare avanti ( certi imprenditori sono alquanto irascibili se non si mantengono i patti). Altri non comprendono per quale motivo non ancora abbiano portato quel contratto in procura per far indagare sulle motivazioni che hanno portato a firmarlo contro la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini . Il sindaco in carica sembra un po’ perplesso sul come muoversi e allora prende tempo senza sapere che molti di quelli che lo hanno votato i traditori li vedrebbero volentieri appesi e non gli daranno quartiere finchè non si esprimerà con un atto formale .
Tutti sperano che se ne discuta in consiglio comunale con la convinzione che in quella sede qualcuno possa dire una parola chiara sulla grigia vicenda della tassa sul morto. Moltissimi invocano il miracolo del ritorno della parola a Marrese dopo la scoppola elettorale e racconti tutti i retroscena e i nomi degli attori protagonisti di questa ormai pietosa commedia. Aspettiamo fiduciosi.

BELFAGOR


martedì 24 giugno 2008

L’altra vacanza: gioielli italiani


L’estate ci è piombata addosso all’improvviso, come da qualche anno succede, e con il caldo che incalza si pensa alle vacanze, al mare o qualsiasi altro posto dove rifugiarsi per un po’. Chi di noi non desidera regalarsi una bella vacanza, rompere con il tran tran della quotidianità e rilassarsi in qualche luogo incantevole? Credo che tutti lo desideriamo, ma il più delle volte sogniamo paesi esteri che possano regalarci emozioni sconosciute, diverse.


Chi un viaggio se lo può permettere, non ci pensa due volte a farsi un capatina all’estero, tornando a casa carico di ricordi, di foto e di souvenirs. Chi invece un viaggio non può permetterselo, deve orientarsi verso luoghi più accessibili. Non è un problema: c’è un modo diverso di concedersi una vacanza ed è quello di andare alla scoperta di luoghi italiani sconosciuti in cui trascorrere un week end diverso. E ce ne sono tanti… basta solo guardarsi intorno.



Un’occasione di famiglia mi ha portato per caso in uno di questi luoghi, che non esito a definire un vero gioiello italiano, e ne sono rimasta profondamente colpita. Parlo del Borgo di Tragliata, a una ventina di km da Roma, sull’Aurelia.
E’ un piccolo borgo molto antico: poche case, immerse nel verde e adibite ad agriturismo biologico. Per chi vuole ristorarsi dalle fatiche e riprendersi dallo stress è veramente il luogo adatto dove trascorrere un paio di giorni in tranquillità e in intimità.
Mi ha colpito il modo in cui l’intero borgo è stato restaurato: ogni piccolo dettaglio è stato rispettato e valorizzato per cui l’atmosfera che si respira nelle case è quella familiare ed accogliente del secolo scorso, quando la famiglia viveva e si muoveva in una dimensione tutta a misura d’uomo .



Il borgo sorge su un suggestivo sperone di tufo e risale all’epoca etrusca di cui ancora conserva i blocchi delle mura perimetrali e i granai ad imbuto. Nel periodo romano, sotto Traiano, divenne una ‘domus coltivata’ funzione che ha mantenuto nel corso dei secoli. Il borgo passò poi ai papi che l’hanno tenuto fino a quando non fu acquistato, nel secolo scorso, dalla famiglia dell’attuale proprietario.



Ogni epoca storica ha lasciato la propria impronta; del periodo medioevale si conserva una torre di avvistamento pei i Saraceni, inglobata nel nucleo centrale, e una piccola chiesa. Due stupendi casali del seicento accolgono gli ospiti nei loro ambienti rustici e caldi. Si può accedere alle case più alte attraverso stretti sentieri a gradini intagliati del tufo del periodo etrusco.
Accanto al fascino del passato si può usufruire di comodità moderne che rendono la permanenza piacevole. Dal borgo si può anche andare verso il vicino lago di Bracciano in salutari e piacevoli escursioni.
Consiglio a chi può farlo di non lasciarsi sfuggire l’occasione di trascorrere un fine settimana in questo bellissimo borgo. Ne ritornerà sicuramente ritemprato e con tanta voglia di ritornarci.



Fata Morgana

sabato 21 giugno 2008

sproloquio alla pro loco

Da come abbiamo appurato dai manifesti affissi in questi giorni, la Pro Loco ha inaugurato la campagna iscrizioni che durerà all’incirca fino alla fine di luglio. La Pro Loco è una delle associazioni che più di tutte ha maggiori vantaggi e maggiori possibilità di ricevere sovvenzioni pubbliche che in teoria dovrebbero essere utilizzate per il rilancio del territorio in cui l’associazione risiede. A Carinola la Pro Loco da anni è in mano a gente che non sa neppure che cosa significa sviluppo territoriale ma allo stesso tempo conosce bene cosa significa sovvenzione.

Da anni l’associazione in questione è capeggiata da persone che non hanno fatto assolutamente nulla per il nostro territorio ma, nonostante ciò la Pro Loco carinolese rimane nell’albo regionale delle Pro Loco della Campania. La permanenza in questo albo regionale è possibile soltanto grazie ad un effettivo impegno sul territorio che annualmente deve essere dimostrato a chi di dovere. Solo così la Pro Loco può continuare a usufruire dei soldi dei contribuenti che dovrebbero servire, appunto, per la creazione di iniziative finalizzate alla promozione territoriale. Sorvoliamo sul fatto che l’associazione in questione usufruisce a costo zero di uno dei locali di Palazzo Novelli, mai utilizzato come sportello informazioni turistico secondo gli accordi fatti con la passata amministrazione, sorvoliamo anche sul direttivo il quale è composto da persone morte da anni, ma non possiamo sorvolare su come sia possibile che la Pro Loco di Carinola rimanga nell’albo regionale senza aver fatto nulla in questi anni. A questo punto le ipotesi sono due: o l’associazione ha lavorato in maniera così silenziosa che nessuno si è accorto del lavoro fatto, oppure non sappiamo chi ha fatto in modo che soltanto sulla carte vi fossero annoverato le iniziative cui dovrebbe concentrarsi la struttura associativa. Ma lasciamo perdere, e pensiamo ciò che conta: finalmente la Pro Loco apre le porte ai cittadini per rinnovare una struttura importantissima che a Carinola invece è in letargo da anni. Oggi chi veramente vuole impegnarsi sul territorio può e deve farlo grazie anche alle possibilità che una struttura come la Pro Loco possiede. E’ tempo che queste persone si tolgano di mezzo lasciando il posto a coloro che hanno idee, progetti costruttivi per il nostro territorio. Persone che fanno non che scrivono. Persone che usino le sovvenzione in maniera da poter veramente valorizzare il territorio meritando la permanenza nell’albo regionale. Persone che non lascino vuoto uno spazio concesso a costo zero e che non inventino iniziative solo sulla carta. Quindi a tutti i giovani che veramente hanno qualcosa da dire e soprattutto da fare iscrivetevi nella Pro. Loco e mandiamo in pensione queste persone oggettivamente inette per ciò che fino ad ora hanno dimostrato con il non fare.

mercoledì 18 giugno 2008

Catun si fascia di quel ch’elli è inceso


Non posso essere d’accordo con il navigatore solitario che spesso approda su altri lidi: la solitudine a volta gioca brutti scherzi e si perde l’ obbiettività delle cose. Si cominciano a vedere sirene là dove sono solo scogli.
Non si può giudicare oggi con obbiettività, quello che è accaduto più di trent’anni fa. La televisione allora era ancora in bianco e nero. Il Ministero per i Beni Culturali non esisteva ancora… Le coordinate erano diverse, le variabili diverse, così come diversa era la sensibilità e la conoscenza delle cose. Una sola cosa era la stessa, se non peggiore: la scaltrezza politica.
Non è corretto dire che l’amministrazione comunale e il popolo sono allo stesso modo responsabili per gli scempi che si sono perpetrati nei nostri paesi ai danni di noi stessi e della nostra memoria storica. Una sola è responsabile: l’amministrazione comunale. Perché?... perché non ha formato il cittadino là dove c’era da formarlo, non ha sorvegliato là dove c’era da sorvegliare, non ha punito là dove c’era da punire, non ha valorizzato là dove c’era da valorizzare. Come si dice dalle nostre parti: il pesce puzza sempre dalla testa. Ed è sacrosanta verità.

Di una sola cosa il popolo è responsabile: di non aver protestato subito e ad alta voce come è stato fatto più di trent’anni dopo per le ecoballe, ma, allora, il gene della sudditanza era ancora più attivo di ora. Secoli di oppressione sulla groppa plasmano il carattere popolare sul modello tir’ a campa’, tanto necessario alla propria sopravvivenza. Ogni tanto spunta qualche Masaniello, ma è voce singola che viene subito zittita.
A suo tempo, era il periodo della dittatura democristiana. Ogni sorta di connivenze era a portata di mano: a te cosa serve, uno scarico abusivo? Fallo, tanto chi se ne accorge. A te cosa serve, aprire una porta sulla strada in pieno centro storico? Fallo in quattro e quattr’otto e di’ che la porta c’era già prima, tanto chi va a controllare. E a te che altro serve, alzare una mansardina in pieno centro? E vai. Progettala come riparazione del tetto. Ti serve un lavoro? Fammi l’autista per qualche tempo e poi si vedrà.
Ecco come sono andate le cose per anni, e noi tutti lo sappiamo bene. Certo, i cittadini ne hanno approfittato di una situazione così; e chi non avrebbe approfittato di una situazione che facilitava cose che altrimenti sarebbero state molto più complicate?! In fin dei conti, i piatti della bilancia si equilibrano sempre allo stesso modo: tu dai una cosa a me, io do’ una cosa a te.
Caro navigatore solitario, il cittadino con la C maiuscola non si forma da solo, ma va educato, formato, istruito, magari col metodo del bastone e della carota, ma va fatto. Questo è il compito principale di ogni amministrazione comunale che si rispetti. Questo è il compito dello Stato. Ma noi sappiamo benissimo che ogni amministrazione che si è avvicendata alla guida del nostro Comune o ogni governo che si è avvicendato alla guida della Nazione, ha avuto ben altri interessi. Altri interessi. Questa è ed è sempre stata la tragedia della politica. Ai livelli alti così come a quelli più bassi. Purtroppo.
Formare un cittadino civile, sensibile a tutte le problematiche del proprio Comune e oltre, richiede degli amministratori altrettanto civili e sensibili, ma chi forma i formatori?... Le leggi dello Stato, ecco gli strumenti di formazione di ogni amministratore. Le leggi ci sono e si dovrebbero far rispettare, con le buone o con le cattive, ma quasi mai così avviene…. Come se non bastasse, arriva un Berluska, sovverte l’ordine costituito con le sue leggi ad personam, e si ritorna al punto di partenza peggio di prima. Ahinoi!
Autoassoluzione?... può darsi, ma io sono convinta che la formazione civile di un popolo va guidata e accompagnata con metodi e strumenti adatti che ne favoriscano una continua crescita.
Galatea

sabato 14 giugno 2008

Petizione on-line

Firmate anche voi la petizione on-line promossa dagli amici di piazzettaonline per la rimozione dei container di immondizia dalla circumvallazione di Casale.