Era tutta presa da questi pensieri, quando sentì qualcuno che la chiamava dall’esterno. Era di nuovo il giovane Tommasino che, aiutato da un suo amico, trasportava un’ ingombrante scatolone. “Guarda cosa ti manda il sig. Marchese?” le disse Tommasino “ Tutta quella roba devi pur conservarla da qualche parte: eccoti un bel frigorifero! Butta via quel catorcio arrugginito!” Mariuccia rimase a bocca aperta. Chissà perché, invece di essere contenta, sentì attorcigliarsi le budella. La sua arguzia di vecchia d’altri tempi ebbe un brusco scossone: “se sono disposti a darmi tutto questo per un solo voto, stanno proprio inguaiati!” pensò un po’ preoccupata. Tommasino strappò il cartone, mise in bella mostra il frigorifero nuovo e se ne andò.
Mariuccia guardò quell’arnese nuovo di zecca poi, non riuscendo più a contenere la sorpresa, uscì fuori e vide la sua vicina Antonetta intenta a sistemare la ghiaia sullo spiazzo davanti casa sua. “Mariu’ guarda che cosa mi ha regalato la Lista Blu?” le disse appena la vide. “La ghiaia per il cortile! Me l’hanno mandata proprio adesso! Prima mi è arrivato il sabbione dalla Lista Rossa e ora la ghiaia dalla Lista blu”. Mariuccia la guardò con un sorriso ironico sul viso: “Sono andata meglio io!” le rispose “A me è arrivato il frigorifero nuovo e tanta roba da metterci dentro. Ti sembra niente?!”… Stavano chiacchierando quando si accostò anche Teresina, l’altra vicina. Aveva tra le mani delle ricevute di bollette pagate. “ La Lista Rossa mi ha pagato le bollette del gas e della luce, visto?” disse tutta euforica. “Mio marito era arrabbiato perché il suo stipendio è già finito, e invece ci ha pensato il dott. Mazzetta. Se lo meritano proprio un voto!” Mariuccia non potè fare a meno di guardarla in viso ed esclamare sarcastica: “E già! Nel rione dei pezzenti si compra a buon mercato!” Le due donne la guardarono un po’ stupite e fu Antonetta a dire: “ Ma che ce ne frega, tanto un voto lo dobbiamo pur dare e per noi una lista vale l’altra. Almeno ci danno qualcosa!” Mariuccia non riuscì a passare su un commento simile. La sua naturale impulsività straripò e in un attimo le aggredì entrambe con un fiume di parole. “Tu che sei così contenta della tua ghiaietta, hai dimenticato quando la fognatura davanti casa tua era tutta otturata e ti entrava la melma persino in cucina? Quante volte sei andata a chiedere che te la ripulissero? E chi lo ha fatto? TU! Pagando con i tuoi soldi… E tu Teresina cara, che omaggi il dott. Mazzetta che ti ha pagato le bollette, hai dimenticato che fino a ieri non ti ha mai sputato in faccia, neppure quando camminavi tutta storta per la sciatalgia? Non ti ha chiesto neanche cosa ti fosse successo. Mai!... Ma fatemi il piacere! Ora che hanno bisogno del nostro voto, sono tutti amici nostri, ci comprano con pochi spiccioli, come fossimo cani a cui gettano un osso, poi quando hanno ottenuto quello che vogliono, si dimenticano di noi. E sapete perché? Perché per loro noi non siamo niente! La considerazione che hanno per noi è uguale a quella che hanno per i polli: ci considerano degli stupidi che possono raggirare con un pugno di granturco. La prova è quel cartello che è comparso sotto il campanile, a tre giorni dalle votazioni, dove si dice che finalmente lo aggiusteranno. Ora?... E perché non lo hanno fatto in tutti questi anni? Andassero a quel paese! Tutti! ” Voltò le spalle alle sue vicine e rientrò in casa. Le due rimasero un attimo sconcertate, in silenzio. Fu Teresina la prima a parlare:
“ Mah, forse ha ragione,” disse “d’altra parte ha la quinta elementare e capisce più di noi!”…
Era di buon mattino quando Mariuccia si presentò al seggio elettorale, poi sarebbe andata alla Messa delle otto come faceva tutte le domeniche. Nella sezione n° 3 c’erano solo gli addetti ai lavori: il presidente di seggio, il segretario e due belle scrutatrici dal viso ben curato e liscio come quello delle Barbie di sua nipote. Le guardò con un velo di malinconia: neanche a vent’anni lei aveva avuto un viso così, ma allora non c’erano creme e cremine, solo l’acqua del pozzo e un po’ di sapone fatto in casa che invece di ammorbidire la pelle, la rendeva secca come sfoglia di cipolla…
Mah! I tempi cambiano…
Appena la videro, la salutarono sorridenti. Mariuccia porse i documenti e ascoltò le sue generalità così come erano scritte nel registro che le ragazze avevano davanti, poi una signorina le porse due schede vidimate e una matita. Mariuccia guardò le schede e senza prenderle chiese:
“ E che dovrei farci con queste?”. La guardarono perplessi. “ Ma… deve votare! Sono le schede. Ci deve scrivere il nome del candidato che preferisce” disse la signorina. “ Io non so scrivere” ribattè Mariuccia decisa guardando la ragazza negli occhi. I presenti la osservarono ancora più perplessi.
Si fece avanti il presidente di seggio, un bel ragazzone alto e pelato, che le ricordava tanto il commissario Montalbano, con dei buffi occhiali colorati appoggiati sul naso. “Allora faccia solo una croce sul simbolo che preferisce” le disse cortese. “Non ci vedo. Ho le cataratte” ribattè ancora con decisione Mariuccia. “E’ sicura che non ci vede?” le chiese Montalbano mostrando dei fac-simili di schede per verificare la sua vista. Mariuccia osservò un attimo le schede con attenzione poi disse: “No, non vedo nulla.” Montalbano cominciò a dare segni d’ insofferenza. “ Scusi allora perché è venuta a votare?” le chiese. “ Perché pensavo qualcuno potesse votare per me” rispose. “Non si può fare. Assolutamente… Allora facciamo così: se ne vada ed è come se non fosse mai venuta” le disse il ragazzone. “ Ma io qua ci sono venuta!” disse Mariuccia con fermezza. “Senta signora, cosa vuole che le dica: non sa scrivere, non ci vede, non vuole andarsene, cosa possiamo fare?” disse spazientito, poi continuò: “Io le schede gliele ho date e lei le ha rifiutate, non è così?”
“ E’ così.” “Posso ridargliele un’altra volta. Lei che fa?” “Le rifiuto un’altra volta.” “ Allora rifiuta le schede?” “Si, le rifiuto.” “Ma questa è una protesta!” “ Se preferisci così, figlio mio, è una protesta.” “ E perché protesta?” “Perché… perchè una vecchia analfabeta e malata agli occhi come me, non viene messa in condizione di votare.” “Allora bisogna scrivere tutto. Bisogna verbalizzare!” “ E scrivi, figlio, tu che sai scrivere.” L’uomo la fissò dritto negli occhi cercando di capire con chi avesse a che fare. Gli sembrò di leggere in quello sguardo la bonaria malizia di sua nonna. Stava quasi per scappargli un sorriso, invece diede un profondo sospiro e disse: “Segretario scrivi: la signora Maria Taldeitali rifiuta la scheda secondo il D. P. R. 30 marzo 1957 n° 361 art. 104 perché ritiene di non essere adeguatamente assistita, quale analfabeta e ipovedente, nell’esercizio del suo diritto al voto.”
Il giovanotto la guardò ancora a lungo, sorpreso dalla sua impassibilità mentre lui sciorinava le sue conoscenze giuridiche, poi le disse: “Ecco signora, può andare.”
Mariuccia salutò ed uscì dalla sezione. Aveva fatto pochi passi, quando sentì il ragazzone dire chiaramente: “ Questi vecchi arteriosclerotici! Fanno perdere un sacco di tempo!” Si fermò un istante, poi con un sorriso furbo e compiaciuto disse a se stessa: “ Arteriosclerotica?...Poveru strunzu!”
Talìa