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domenica 24 giugno 2012

L'ultimo Arcano


Dalla celebre saga di biasiox.

Erano giorni tormentati nella contea di Calenum. L'ex cerusico ed ora Conte Don Luis da Santa Cruz si vedeva sempre più solo ed aspettava inquieto l’arrivo dei suoi due più validi soldati. 

 Intanto Antimus Mutus e Antonio il Rosso, cavalcavano da ore senza treegua. Scendeva la notte.  La vista necessitò di qualche attimo per abituarsi a sopportare il contrasto tra il rossore accecante dell’ultimo sole e il buio alle loro spalle. Stagliandosi sul valico, i due uomini a cavallo contemplavano il congedo del giorno. Nel caldo torrido, il vapore dalle narici e il movimento pigro delle code degli animali erano l’unica animazione di quel palco sospeso nel cielo. Tutto era fermo. Le mani impugnavano giunte l’elsa delle spade mentre respiravano l’odore di sottobosco. La croce rossa sulla veste bianca copriva le loro cotte in maglia di ferro accomunandone i destini. Il profumo di cucina nelle vicinanze anticipava che dopo una giornata intera di cavalcata avrebbero trovato un rifugio coperto.  

La via per Calenum era stata lunga. Non avevano mai abbassato la guardia. Fino a quel punto non avevano fatto soste se non per i brevi riposi notturni. Era la domenica della grande investitura. Anticiparono tutti e si portarono a Ventaroli all’episcopio. C’erano tutti. Il grande re della Campania, Calle d’oro, ed il sommo sacerdote S.S. Pepe. Loro in grande uniforme in prima fila per il saluto al Conte de Grimaldellis che di li a poco avrebbe loro offerto la chances di governare un esercito non piu saldo, ma che con loro avrebbe trovato stabilità e si sarebbe sbarazzato dal Tribuno dei Tributi pagani. 

Eran anni che i due cavalieri crociati, preparavano tranelli. Tra i due il più silenzioso, detto Mutus, perché di poche parole e molti fatti, si dice che abbia sempre preso parte attiva a tutte le giunte della storia di Calenum, con perfetti cambi di armature e divise. Era un affronto troppo grande essere messi fuori gioco per lo sfizio di potere di qualcuno che furbo quanto loro non era mai stato. Allora i due architettarono tutto alla perfezione. Serviva qualcuno che li mettesse in gioco. Dove potevano trovare appiglio se non nei condottieri che loro stessi avevano combattuto? Partirono con il petto in fuori, adunarono i loro vecchi avversari e pronunciarono queste parole: Nemici…un giorno ci vide contrapposti per la conquista di Calenum: oggi ci pentiamo, e ci doniamo alla vostra compagnia. Come segno di pace, portarono loro un Bel giglio. Tutti erano in attesa di questo momento. Gradirono l’omaggio floreale, accettarono l’amicizia e tutti insieme si avviarono per architettare il piano di sconfitta di Don Luis da Santa Cruz.  Disquisirono per ore intere ed alla fine coinvolsero tutti nel loro ambizioso progetto.  Arrivarono le ore del gran consiglio del senato di Calenum, e quando si presentò loro la scheda del voto, cacciarono il Bel giglio che avevano anzitempo regalato ai nuovo compagni, e questo emanò un odore così forte e cosi aromatico che fece cadere Don Luis in stato di semicoscienza. 

Lo portarono nelle segrete del palazzo e tentarono di rianimarlo in tutti i modi. Ma le uniche parole che diceva erano: "datemi la fascia e la bandiera!! Voglio la fascia e la bandieraaaaaaaaaaaaa!!!". Poi chiamo i suoi soldati tutti ed esclamò: cacciate fuori il Tribuno dei tributi, il Passero solitario, ed il sommo Giorgius, insieme al suo vice don Luis II. Così fu fatto. 

I giorni che si susseguirono  furono duri e contorti. La pozione magica per la stregoneria del Bel giglio era tutta nelle mani dei due. Nel penetrante silenzio Mutus entrò nella stanza  e gli fece annusare un antidoto. Per qualche minuto Don Luis torno ad essere quello di prima e disse: "Mutus mi stai salvando dalla fine, e per questo ti nomino mio braccio destro. Porta un tuo amico e partecipiamo insieme al banchetto della pace". Mutus non aspettava altro. Salì sul cavallo da corsa dal Rosso e gli disse: finalmente c’è gloria per gli audaci. Dall’alto della finestra del grande palazzo si affaccio Don Luis e disse: "il mio esercito da oggi ha nuovi capi: Antimus Mutus, Antonio il Rosso , Lo Spirito (leggenda narra che fosse solo un ombra) e con  Il Bel giglio fecero una composizione con una rosa. 

Antonius non credeva ai propri occhi, Salì sul cavallo e fuggi. Nella prossima puntata racconteremo il viaggio solitario di Antonius.

Amanuense Anonimo

venerdì 22 giugno 2012

Ritorno al passato



Ormai sono cinque anni che il comune di Carinola vive un continuo travaglio amministrativo. Si è iniziato con l'amministrazione Mannillo che nonostante l'impegno non riuscì a resistere più di due anni. Dopo una lunga e sofferta parentesi commissariale anch'essa punteggiata da tensioni riguardanti le bollette ed i cimiteri si è arrivati alla giunta Derisi. Questa che sembrava alla sua nascita dotata di una solidità imbattibile dopo qualche settimana si è rivelata ancora più rissosa della precedente. Eppure le premesse per un mandato proficuo per la cittadinanza c'erano tutte. Una squadra affiatata sotto un unico comando con agganci pesanti in regione ed i provincia,sembrava che tutto fosse possibile. Invece  si è iniziata una guerra sotterranea che oltre a non produrre atti amministrativi sembra portare ad un ennesimo scioglimento. Se non ci sarà un' inversione di rotta con la sottoscrizione di un serio e leale patto di legislatura la fine sembra molto probabile. Se al contrario  continueranno con giochetti e sgambetti reciproci sicuramente andranno allo scoglimento. Sembra che Carinola sia avvolta da una maledizione che non permette una vita amministrativa serena ma sempre tormentata e sull'orlo della rottura. Chi non è superstizioso e non crede alle maledizioni ha l'impressione che ci sia un puparo che manovri tutti attraverso fili invisibili.


 La sua bravura principale è quella di far credere ai manovrati di essere pienamente indipendenti e di non seguire le direttive di nessuno. Invece queste continue scaramucce sembrano avere un unico scopo, l'arrivo dell'uomo della provvidenza. Uno che riesca a tenere insieme sempre una maggioranza solida anche se variabile e far concludere tutto il ciclo amministrativo. Una sola persona può riuscire nell'impresa, quello che ci è riuscito per dieci anni  forse ci riproverà e ci riuscirà di nuovo. Sembra una utopìa invece è fattibilissimo, forse qualche incontro  con l'attuale politico potente di Nocelleto già si è avuto e si aspettano i risultati.  Forse anche i suoi più acerrimi oppositori inconsapevolmente sperano nel suo ritorno per avere di nuovo una amministrazione normale che si interessi dei problemi degli abitanti. 

Gazzettino di Carinola

Quando non puoi fare meglio, fai di peggio!


E pensare che con Giorgio alla cultura pensavamo di aver toccato il fondo e invece per la serie “quando non puoi fare meglio, fai di peggio! Cit.” abbiamo scavato oltre il fondo. Ma per seguire a pieno e in modo oltremodo stakanovista la precedente citazione, gli abbiamo dato anche deleghe per l’ecologia e questo visti i suoi vizietti notturni in montagna è un tutto dire. Ma centriamoci in un solo discorso e torniamo alla cultura.
Se dico arte catalana, congiuntivo, arte paleocrstiana, associazionismo, caro assessore Di Spirito lei non ne comprende il significato, ma tanto l'istruzione, l'erudizione o la dialettica non sono cose necessarie a Carinola per dilettarsi nella cultura. Il guaio è fatto e alla fine di tutto, in pieno stile Grimaldi lei non offrirà nulla ai carnolesi, in quanto è agli antipodi delle deleghe a lei assegnate. Sono sicuro che sempre in pieno stile Grimaldi, lei con spocchia e arroganza si limiterà al massimo a mettere qualche maxi schermo per gli europei o organizzerà feste di cattivo gusto contraddistinte dal flop così come ha già fatto a natale. Non è colpa sua,  la cultura non è cosa di tutti, la colpa è del Grimaldi che ha determinato questa vergogna, che ha umiliato due volte i casanovesi prima con Giorgio e ora con lei, che chiaramente non è neppure capace di esprimersi in un corretto italiano. Lei è un bravo ragazzo, vittima di questi Giuda che fanno del nostro territorio cosa loro, seguendo i propri capricci e i propri interessi. Spero vivamente che lei conosca il termine ETICA ed il termine MORALE e si cerchi in un vocabolario l'etimologia del significato della parola POLITICA. Caro assessore Di Spirito, so che alcuni potranno criticarmi dicendo “ma alla fine chigliu e nu buon waglion è colpa d’altri” dunque a parer mio la cosa migliore che in questo momento può fare è abbassare il capo e in piena umiltà chiedere aiuto a chi di cultura si nutre e a chi alla cultura da valore. A Casanova e nel comune ci sono molte persone che per istintiva passione vivono di cultura ed è a loro che potrebbe chiedere aiuto, a loro deve chiedere consiglio. Adesso che ha coronato il suo sogno, in piena umiltà accetti le sue falle formative e che la madonna ci aiuti. A questo punto posso solo ribadire il mio punto di vista: meglio nessun assessore per Casanova che un Lei in tale ruolo. Che pena che monotonia…

Sturm und Drang

venerdì 15 giugno 2012

Dar da bere agli assetati




E’ una delle sette opere di misericordia spirituale che hanno  marcato la vita morale di tante generazioni di cristiani. Da un punto di vista religioso il simbolismo è d’obbligo: acqua = vita; vita = conoscenza, consapevolezza. Chi ha conoscenza ha ricchezza. 
E’ praticamente un dovere morale di ogni persona (o ente)  dare da bere l’acqua di vita, ossia trasferire la sua conoscenza a chi meno ha e meno sa. Veramente, di questi tempi, ci basterebbe solo l’acqua, quella liquida, quella che scorre, che evapora… quella che piaghiamo più dell’oro. 
Ironia della sorte, noi carinolesi siamo capitati proprio male con un’amministrazione simile: non ci da’ da bere né l’acqua di vita né l’acqua per la vita. 
Troppo illetterati per trasmettere conoscenza, troppo venali ed incapaci per darci l’acqua che si beve, che fa funzionare i reni, che ci fa fare una doccia altrimenti puzziamo, ci fa lavare i panni o puzzano anche quelli, ci fa cucinare e via dicendo. Dobbiamo farlo con acqua minerale? 
Un dato è certo: nella Carinola del ricco occidente del 21simo secolo c’è ancora chi non usufruisce dell’acqua a tempo pieno. Chi la vuole usare dopo le 21-22, deve pensare a riempirsi  vasca da bagno,  bacinelle,  bottiglie e quant’altro, in puro stile dopoguerra. 
Forse gli amministratori non se ne rendono conto, ma i bambini piccoli hanno bisogno di essere lavati anche la notte, se si sporcano; i malati ne hanno bisogno a tutte le ore, del giorno e della notte! O si pretende di ignorare queste realtà? 
Tutte le frazioni sono penalizzate dalla carenza di acqua, ma soprattutto Croce di Casale, Borgo Migliozzi e Borgo Vittorio che l’acqua la vedono con il contagocce. Un drastico ritorno all’età della pietra. Cosa fanno gli amministratori per risolvere il problema? Si grattano la pancia e se ne fregano. 
L’attuale tronfio barone del circondario, quello che voleva dimostrare la sua forza politica ai carinolesi, si è sgonfiato come un palloncino pieno d’aria, dimostrando solo il suo menefreghismo e la sua incapacità. Ora vorrei dire a questi signori che ci amministrano: come possono sperare nella benevolenza del popolo se non riescono a risolvere nessun problema, neanche quello che riguarda un elemento di prima necessità come l’acqua e che penalizza famiglie, bambini, vecchi e malati? 
Il popolo non vede l’ora di togliersi dai piedi un’amministrazione inetta come questa e reagisce come può. Via gli incapaci! Largo, largo ai giovani! Almeno se sbaglieranno lo faranno per inesperienza; questi lo fanno per incapacità e malafede. E se si buscano volantini offensivi, non hanno il diritto di lamentarsi perché niente fanno per non meritarseli.


Jatafafotte

mercoledì 13 giugno 2012

Ridicoli



Un' altra occasione, l'ennesima. Azzerata la giunta, c'è un rimpasto da organizzare in meno di una settimana: quali manovre in atto nella politica del do minore? I criteri di scelta dei nuovi assessori saranno poveri di fattori legati alla qualità morali e culturali dei selezionati, piuttosto determinati alla sopravvivenza della maggioranza per i prossimi mesi... fino a nuova crisi.

Ricominciamo... la prova di forza per la nomina del revisore dei conti non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, Giggi battuto al primo round ha plaudito la sua caduta, mentre Massimo, il piccolo idolo ha fatto un nuovo tonfo a terra, nella sua terra; lui che pensa a progetti faranoici, disinteressandosi delle piccole cose, quelle che servono al Comune e sopratutto alla comunità, sta pensando a come tirare avanti, ingannandosi da solo. A casa vanno Tonino Pagano, gli altri Antonio Giorgio, Verrengia ed il piccolo Passaretti, ci restano visto che la loro presenza non si è quasi mai accusata in questi tredici mesi di gestione De Risi. 
Giorgio ha bocciato un ampio programma culturale sognato di notte da Dionigi di Alicarnasso, mentre Massimo faceva le sue guerre sotterranee per mostrasi grande. Verrengia mostrava il sorriso, velando rabbia e frustazione, venute fuori alla prima occasione per rifarsi della sua inoperosità. Passaretti, non ha colpa se non quella di aver creduto alle parole di Massimo, quando gli propose di servirlo e di difenderlo. 

Che farai ora, tu che ti nascondi? Carinola ha bisogno di essere amministrata, ricordalo. Dunque, avete un' altra possibilità, decidete pure come vorrete essere ricordati. Carinola ha bisogno di gente normale con voglia di lavorare, non di fenomeni, di stelle e prime donne. 

MASASI

martedì 5 giugno 2012

Situazione di stallo

E' trascorso un anno e qualche settimana dalla vittoria della lista Impegno il Comune e poco si è visto. Ovviamente nessuno si aspettava posti di lavoro, crescita o miglioramento della vita ma qualcuno, incluso me, si aspettava almeno un impegno e un ascolto attivo verso i cittadini; e invece tanto silenzio. 
Tutte le amministrazioni appena elette, da tradizione, dichiarano l'imminenza di mettere in ordine i conti sballati a causa dell'amministrazione precendente e, per continuare questa tradizione, anche Impegno il Comune, appena eletta, lo ha comunicato, dimenticando, però, che erano gli stessi della passata amministrazione. 
Un anno tra i numeri è passato e i numeri che contano li ha assorbiti la Esogest; più che numeri, cifre liquide e corpose. Un assegno staccato senza perdere tempo, controfirmato dagli assessori messi li solo per firmare, appunto. Firme chiare e leggibili, tra le quali spicca quella dell'assessore alla cultura, Giorgio che solo questo ha fatto. 
Tralasciando l'Esogest, che è una delle operazioni che non possono essere dimenticate e evidenziate appena se ne ha occasione, torno sul tema di questo mio articolo, ovvero la totale mancanza di ascolto e vicinanza di questa amministrazione, verso i cittadini di Carinola. 
Forse gli addetti ai lavori hanno orecchie solo per alcuni cittadini, quelli che meritano ascolto in quanto portano voti, e altre cose non proprio legate al bene comune. Orecchie sorde, che non ascoltano idee che, vi assicuro, ci sono. Orecchie sorde accompagnate da occhi ciechi che guardano solo ciò che è opportuno guardare. A ciò si unisce una spocchia irritante degli assessori, tutti, i quali sono l'anima di qualsiasi amministrazione e che in tredici mesi non hanno dato nessun frutto. Zero proposte, zero idee, zero ascolto. Solo lontananza e strategia politica-personale.
Una situazione voluta da Grimaldi che, per un suo arrivismo e per una dimostrazione di onnipotenza, ha voluto questo stallo. L' unico che ci prova è il sindaco, ma la sua solitudine amministrativa lo incatena nel suo studio con vista sulla strada. L'irresponsabilità degli assessori è tanta, in quanto non hanno nemmeno gli attributi di guardarsi dentro e afferrare le mancanze morali-politiche verso noi cittadini. Assessori afferati alla sedia, muti e ciechi, lontani dal popolo e dalle soluzioni possibili. Che delusione!  Che monotonia!

RainMan

sabato 2 giugno 2012

Carditello: paradosso italiano


Interno della Reggia di Carditello

Un articolo sulla pagina della cronaca casertana del Mattino mi ha fatto molto sorridere. Di amarezza. Oltre cento associazioni casertane si stanno infine muovendo per la Reggia di Carditello.  Hanno chiesto al giudice responsabile di poter installare un presidio permanente per il controllo del monumento borbonico e la cura dei giardini! A questo punto, non so davvero se ridere o arrabbiarmi. Che dire? “ropp' arrubbatu, ‘e porte ‘e fierru!” Niente potrebbe rendere meglio l’idea della situazione che per anni ha visto la Reggia di Carditello in balìa di ladri, vandali, saccheggiatori e mascalzoni. Hanno fatto di tutto: preso il marmo dello scalone d’onore, quello dei camini, le porte delle stanze, gli stemmi; hanno distrutto gli affreschi, scempiato quadri, rubato suppellettili; l' hanno oltraggiata fino al punto da farla diventare un rudere messo all’asta per 15 milioni di euro, con il rischio di darla in mano alla camorra.

Ora si svegliano le Associazioni! Perché non l’hanno fatto prima? Perché non hanno occupato a tempo indeterminato l’area della Reggia per evitare quello scempio?
Mai vista una vergogna simile, né da parte delle istituzioni né da parte dei cittadini che dovrebbero essere i primi custodi del proprio patrimonio artistico. Qualsiasi cosa si celi sotto la situazione di Carditello, e che probabilmente noi non possiamo sapere, ci si doveva muovere molto tempo prima e portarla all’attenzione dell’Italia e del mondo. Forse la Reggia sarebbe stata meno abusata.

Tutto questo mi porta col pensiero alla nostra Carinola dove alcuni monumenti versano ancora in condizioni precarie. A dire il vero, tante cose sono state fatte, seppur a rilento, ma tante ancora devono essere fatte. Dopo il restauro del Convento di San Francesco e quello dell’Episcopio di Ventaroli, adesso tocca all’Annunziata, la bella chiesa quattrocentesca che sta agonizzando nell’umidità che le divora le pareti e nella sporcizia che la circonda dentro e fuori. 
I tempi di intervento sono sempre troppo lunghi e non sempre si può aspettare. L’Annunziata, come un malato in grave crisi cardiaca, ha subito bisogno del medico per salvarsi, o finirà per morire. Le istituzioni locali non possono permettersi di aspettare troppo, altrimenti porteranno sulle spalle il peso della loro colpa. Ancora una volta invito ad intervenire al più presto; ancora una volta invito a salvare un pezzo importantissimo del nostro patrimonio storico-artistico, prima che sia troppo tardi.



Clio

martedì 29 maggio 2012

A Casanova attori veri



Grande spettacolo teatrale domenica  sera nella piazza di  Casanova. La Compagnia Teatrale casanovese "A Scarpasciota" ha  ripresentato la commedia di Eduardo De Filippo "Non ti pago", completando infine una "Festa di Maggio" molto infelice a causa dell'inclemenza del tempo. 
Davanti ad un pubblico numerosissimo, che ha riempito tutta la pur  capiente piazza di Casanova, la Compagnia ha dato il meglio di sè. Tutti gli astanti all'unanimità hanno dovuto riconoscere la bravura di questi ragazzi e non. Tutti magnifici, tutti pronti nelle battute che nella commedia si susseguono a ritmo frenetico. 
La loro impeccabile esibizione è riuscita  a strappare tantissimi e prolungati applausi alla platea. Da precisare che gli spettatori erano tutti di Casanova e avere applausi dai casanovesi non è cosa facile. Forse abituati alle pietose recitazioni  a cui assistono nelle fiction della Rai e di Mediaset hanno compreso meglio il grande valore di questi loro attori. 
La padronanza del palcoscenico e la scioltezza di linguaggio da loro esibito nella più grande naturalezza e semplicità sono riuscite a coinvolgere tutti. Si ha avuto l'impressione di stare in piazza ad assistere ad un dialogo tra amici o in casa ad ascoltare normalissimi e divertenti battibecchi tra marito e moglie; insomma, alla vita quotidiana  di una famiglia che scorreva, con tutte le sue sfumature, sulla scena. 
Bravi oltre ogni immaginazione, hanno dato dimostrazione delle virtù nascoste di un paese trasformato, grazie a loro, per una sera in grande città. Al contrario del nome che si è dato,  la Compagnia ha dato il senso dell'ordine e di una preparazione meticolosa, indispensabile per ottenere grandi risultati. La cura dei costumi, della scenografia e dei particolari è davvero encomiabile, degna di professionisti. E da professionisti hanno recitato. Per una sera si è avuto la sensazione che Eduardo, Peppino e Titina De Filippo fossero ricomparsi per incanto sul palco. 
I tre protagonisti pricipali, insieme a tutti gli altri, hanno regalato una serata di sano divertimento. Il tempo inclemente in questi giorni già minacciava la serata con dei grandi nuvoloni neri che, per incanto, alle prime battute si sono fermati, rimandando la pioggia alla mattina successiva  per non rovinare uno spettacolo così bello.


Anonimo

domenica 20 maggio 2012

Trent’anni e li dimostra tutti!

Un disegno dell'Infiorata 2012
Si è appena conclusa la fatica della squadra dell’Infiorata che quest’anno festeggia il 30mo anno dall’inizio di questa tradizione legata alla festa  della Madonna Grande ed Eccelsa. Sono proprio trent’anni che va avanti la fatica di preparare un tappeto di fiori su cui la Madonna può camminare per essere portata alla chiesetta che ha voluto  in montagna, nel luogo dove apparve secoli fa ad un pastore.  Nuova tradizione, se vogliamo, ma che si inserisce egregiamente in quella secolare di portare la statua della Madonna nel luogo originario del ritrovamento della sua immagine. 
Questa tradizione, iniziata in sordina, è andata sempre più arricchendosi  e perfezionandosi  di disegni stupendi, fatti con fiori e con tutto ciò che la natura offre. 
 
Schiere di giovani la notte del sabato sera si presentano a dare il loro aiuto per portare avanti questa tradizione. Ma l’entusiasmo di una solo notte non basta. L’infiorata richiede una preparazione metodica che inizia una decina di giorni prima con la raccolta del mirto e di tutto ciò che occorre per srotolare questo stupendo tappeto. E’ soprattutto in questo periodo che occorrerebbe  il valido aiuto  dei giovani che potrebbero partecipare con le loro forze ed il loro entusiasmo. Così come occorrerebbe che più giovani si facessero carico  di realizzare qualche disegno in più. Pur nella sua bellezza, quest’anno i disegni realizzati erano solo quattro. Questo denota una mancanza di forza lavoro  sconcertante. 
 
Dalle pagine di questo blog voglio ringraziare pubblicamente tutte le persone che lavorano all' Infiorata da anni, ma  in particolare  due fratelli rumeni: Mariano e Giovanni, che da anni partecipano a tutte le fasi di preparazione dell’Infiorata. Mariano è veramente da ammirare perché, pur non essendo di Casanova e non avendo assimilato fin da piccolo l’amore per questa festa, è quello che più aiuta per questa manifestazione e lo fa dopo le sue giornate di lavoro niente affatto leggere. 
Tanti giovani casanovesi non fanno quello che fa Mariano; si limitano a dare una mano solo la notte del sabato, a disturbare con chitarra e canti  chi ha lavorato tutto il santo giorno e vorrebbe riposare (anche questo!) o a fotografare il tappeto la mattina, prima che esca la processione.  Questo non è edificante per i giovani casanovesi che rischiano di far finire una manifestazione  stupenda per la loro mala volontà. 
 
Tra i tanti devo salvare Ilaria, che ogni anno ci regala un bellissimo disegno, fatto con minuzia di particolari e con maestria, preoccupandosi di raccogliere personalmente tutto ciò che le occorre.  
 
Il mio è si un rimprovero alle nuove generazioni che non riescono a capire l’importanza del ricambio in certe cose, ma è anche uno stimolo a rendersi disponibili negli anni futuri, altrimenti questa tradizione finirà per stanchezza e per vecchiezza.  In tal caso, sarebbe inutile stare a rimproverare qualcosa o qualcuno, ma semplicemente noi stessi che non sappiamo offrire alla comunità un piccolo sacrificio.



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mercoledì 9 maggio 2012

Fuori un altro




Oggi un altro giovane ha abbandonato Carinola in cerca di lavoro. Anche lui dopo tanti abbandona questo comune forse per non tornarvi che per sporadiche ferie. Ormai è nella normalità delle cose andare a trovare un lavoro lontano da casa. Il problema che questi cometantissimi altri è uno che ha studiato ed ha conseguito un titolo universitario.Quello che doveva essere un traguardo che gli avrebbe aperto le porte del futuro, a Carinola si rivela un passaporto per l'esilio. A Carinola infatti ci sono pochissime prospettive lavorative per gli operai ma per chi studia assolutamente nessuna. Questo era l'ultimo dei giovani rimasti che si interessava della vita culturale del comune e del suo ambiente bistrattato. Tante le iniziative ascritte a questo gruppo di giovani che uno alla volta sono stati costretti a partire. Nessuno si dispiace per questo anzi si ha l'impressione che ad ogni partenza qualcuno tiri un sospiro di sollievo.Per i potenti gli uomini di cultura sono sempre stato un ostacolo da abbattere perchè  considerati di intralcio alla loro egemonìa ed un pericolo per il loro futuro. Come  moderni Erode gioiscono della morte dei giovanetti favorendola invece di tentare di evitarla.Non sanno però che queste partenze rafforzano il loro potere nella stessa misura che impoveriscono il territorio. Ormai queste terre sono destinate ad essere abitate solo da persone ignoranti e maleducate, per adesso in gran numero, in futuro dalla quasi totalità. Tra gli effetti ci sarà il declino totale del territorio e chi ha favorito questo un giorno dovrà fare i conti con questi errori. Quando il degrado avrà raggiunto il massimo livello, anche per loro la vita in questi luoghi sarà molto difficile, ed allora ,forse, qualche rimorso lo avranno, ma sarà troppo tardi.


venerdì 4 maggio 2012

Chiacchierata con un tombarolo



Uno scavo fatto dai tombaroli

 

Ho conosciuto G.T. quasi per caso, tramite amici comuni. Chiacchierando davanti  ad un caffè,  non so come siamo finiti a parlare di Foro Popilio. Non ho potuto non notare il lampo di compiacimento che gli attraversò gli occhi e il sorriso un po’ sornione che gli apparve sul viso, anche se cercava di essere molto naturale ed equilibrato. Ho cominciato a sospettare di lui quando mi ha mostrato delle monete ritrovate a Foro Popilio in ottimo stato, come se fossero appena uscite dalla zecca: una del’imperatore Adriano e l’altra di Antonio Pio. Mi disse che era un cultore delle monete romane e che ne aveva una bella collezione. Gli chiesi dove le prendesse e mi rispose semplicemente che le “comprava”. A questo punto cominciai a ridere di gusto, ma non dissi una parola. L’incontro finì li e  il mio sospetto rimase sospetto. Fu qualche tempo dopo che cominciò ad aprirsi e a parlare, quando in un successivo incontro io gli chiesi se avesse “comprato” altre monete. Calcai molto la parola e allora lui cominciò a sorridere. Fu così che iniziò a parlare senza più remore.

Aveva cominciato a fare il tombarolo verso i trent’anni, coinvolto da un suo amico che già era nel giro. Ogni notte, caricati in macchina il metal detector, le pale i picconi e qualche cassetta, andavano direttamente a Foro Popilio.  Quando il metal detector iniziava a suonare, allora iniziavano a scavare. A volte le monete saltavano fuori subito perché erano molto in superficie,  altre volte  bisognava scavare più in profondità. Ma non erano solo monete quelle che saltavano fuori; anche statuette e altri oggetti in metallo. La sua casa cominciò ad essere frequentata da “strani personaggi”: professori universitari, archeologi e  cultori d’arte che venivano, per lo più da Napoli,  a comprare i reperti. Era ancora un dilettante, ma il fatto che pagassero senza discutere troppo, lo rese sospettoso. Lo fregavano sul prezzo e lui non ne era consapevole. Stava svendendo a poco prezzo tesori d’arte che valevano molto di più! Allora si rese conto che doveva studiare il mestiere, capire quanto potessero valere certi reperti prima di piazzarli sul mercato. E così fece, per mesi. Quando infine ebbe una conoscenza maggiore del mestiere, si rese conto di quanti milioni si era fatto fregare. Ma si sarebbe rifatto!

Foro Popilio era lì che aspettava e sicuramente avrebbe regalato ancora tesori, come faceva tutte le volte.
Il colpaccio lo fecero una notte di primavera. E come sempre, quando il metal detector iniziò a suonare, loro iniziarono a scavare. Il terreno era umido perché aveva piovuto fino a due giorni prima e la terra si lasciava prendere con facilità. Ma successe che, mentre scavavano, il terreno franò e si formò una grande buca. Alla luce della torcia videro che, sotto di loro, c'era una stanza abbastanza ampia. La buca non  era molto profonda e uno di loro saltò giù. L’urlo di stupore che diede fece saltare giù anche l’altro: la stanza era completamente affrescata e per terra giacevano una diecina di reperti tra statuine e altre cose. Il sogno di un tombarolo era diventato realtà! Con quei reperti guadagnò 50 milioni di lire  con cui si comprò la casa e non smise più di visitare Foro Popilio.

Qualcuno potrebbe domandarmi: se lo conosci, perché non lo denunci?... Non posso denunciare una persona per cose che ha fatto trent’anni fa, né senza averne prove tangibili. Il problema vero è che di tombaroli  che visitano Foro Popilio ce ne sono ancora tanti, anche se i metal detector non suonano più da un bel po'. Credo che tutto quello che c’era da trafugare sia stato trafugato. E il Comune di Carinola rimarrà per sempre a bocca asciutta!

Cosa è rimasto a Foro Popilio? Forse niente, forse ben poco. Ma  lasciare che questo luogo sia stato saccheggiato e continui ad essere saccheggiato in questo modo, senza prendere seri provvedimenti,  è una delle più grandi mancanze  delle amministrazioni di  Carinola, che lascia che il popolo venga per sempre depredato delle proprie ricchezze e della propria storia.

O si reperiscono i fondi necessari per avviare una seria campagna di scavi o si mette almeno un custode a protezione del sito. Se gli amministratori non riescono ad essere i custodi delle ricchezze  e della storia del loro territorio, mi dispiace dirlo, ma non hanno il diritto di stare al posto che occupano.

 

sabato 28 aprile 2012

An american hobo: Woody Guthrie



Nella lingua inglese, con la parola hobo si intende semplicemente un “vagabondo”, un senza fissa dimora che passa la sua vita girovagando tra gli stati americani, mangiando quando può, dormendo dove può, di solito nei vagoni dei lunghissimi treni americani. Qualcuno la traduce semplicemente con il termine “barbone”, ma non è assolutamente esatto, perché a questa parola è collegata tutta un’etica che abbraccia vari aspetti della cultura americana, dalla musica alla letteratura, alla filosofia. Un hobo infatti non è necessariamente un mortodifame, un disoccupato o uno sfaticato, non è neppure un testa calda o un criminale; è semplicemente una persona libera che volontariamente sceglie quel tipo di vita perché rifiuta l’ imposizione della cultura ufficiale americana e soprattutto rifiuta un tipo di schiavismo legato al mondo del lavoro. Se vogliamo, possiamo considerare l’hobo  un paladino di una libertà personale e intellettuale, che non si piega agli schemi di una cultura e di una società di asservimento. La cultura hobo si affermò in America già dalla seconda metà del 1800, ma nella prima metà del novecento, anni ’50, venne conosciuta in tutto il mondo grazie a scrittori  della beat generation come Jack Kerouac

Uno dei rappresentanti più importanti della cultura hobo fu senza dubbio il cantante e musicista folk Woodrow Wilson Guthrie, meglio conosciuto come Woody Guthrie. Dopo una serie di tragedie familiari in cui perse madre, padre e sorella, Woody cominciò a girare gli Stati Uniti con la sua chitarra, forse per scappare alla  depressione, al seguito di lavoratori stagionali che si spostavano dall’Oklahoma, dove era nato nel 1912, alla California. Imparò da loro le canzoni tradizionali folk e blues che sono ora protette e conservate nella Library of Congress di Washington. Quella più conosciuta è certamente This land is your land (Questa terra è la tua terra) da cui fu tratto il film Bound for glory (questa terra è la mia terra). Spirito ribelle e poeta di grande talento, diventò l’ispiratore principale  di tanti intellettuali americani che stavano riscoprendo il valore della musica  popolare e a lui attinsero artisti come Bob Dylan, Joan Baez, Judy Collins, il più contemporaneo Bruce Springsteen e tanti altri, anche italiani. Fu tacciato di essere “comunista” per il suo schierarsi al fianco dei lavoratori più oppressi, anche perchè sulla sua chitarra portava scritto this machine kills fascists (questo arnese ammazza i fascisti), ma fu soprattutto un uomo libero che il crescente capitalismo americano non riuscì a piegare.

 QUESTA TERRA È LA TUA TERRA

Questa terra è la tua terra questa terra è la mia terra

dalla California all’isola di New York
dalle foreste di sequoie alle acque del Golfo del Messico
questa terra è fatta per te e per me

Mentre camminavo su quel nastro di asfalto

vidi sopra di me il cielo infinito
vidi sotto di me la valle dorata
questa terra è fatta per te e per me

Ho girato e vagato e inseguito i miei passi

attraverso le sabbie scintillanti dei deserti di diamante
e tutto intorno a me una voce risuonava
questa terra è stata creata per te e per me

Il sole usciva splendente e io camminavo

nei campi di grano che ondeggiavano e la nube di polvere si alzava
mentre la nebbia saliva una voce cantava
questa terra è stata fatta per te e per me

Mentre camminavo vidi un cartello

e sul cartello c’era scritto “Non oltrepassare”
ma dall’altra parte non c’era scritto niente
questa parte è stata fatta per te e per me

All’ombra del campanile ho visto la mia gente

vicino all’Ufficio Assistenza ho visto la mia gente
loro stavano lì affamati ed io stavo lì a chiedermi
questa terra è stata fatta per te e per me?

Nessuno potrà mai fermarmi

mentre percorro quella grande strada della libertà
nessuno potrà mai farmi tornare indietro
questa terra è stata fatta per te e per me

Vi consiglio di ascoltarla. Nella versione originale, naturalmente.

Calamity Jane

venerdì 27 aprile 2012

Giggi

Che sia il momento di dire qualcosina?
Sembra proprio di si
Ogni ulteriore silenzio suona come complicita' in cio' che ancora chiaro non e', ma che poco sara'.
Meglio vuotare il sacco subito oggi che dopo in altre situazioni...

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