Qualche anno fa, l’allora sindaco dott. Antonio Matano, mio carissimo amico d’infanzia e di vita prematuramente scomparso, mi disse che gli sarebbe piaciuto avere una lista completa di tutti i sindaci del Comune di Carinola e, soprattutto, gli sarebbe piaciuto conoscere il nome del primo sindaco e dei primi assessori del nostro Comune. Allora, non fui in grado si soddisfare la sua curiosità, e di questo me ne dolgo tantissimo, perché le mie ricerche andavano in un’altra direzione. Ora, pur non avendo ancora elaborato la lista completa dei sindaci di Carinola, posso asserire al 99,9% chi fossero i componenti della prima amministrazione comunale di Carinola. E credo farà piacere anche ai lettori saperlo.
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Bisogna ritornare al decennio francese (1806-1816), a quegli anni di grandi cambiamenti politici, sociali e amministrativi che investirono tutta l’Europa e che furono la vera propulsione verso la modernità. Fino al 1806, nel nostro territorio perdurava ancora il sistema feudale introdotto dai normanni, anche se esso aveva subìto, nel corso dei secoli, diverse modifiche man mano che i baroni riuscivano a strappare al re prerogative e vantaggi che li avevano trasformati in tanti despoti non più controllabili dal potere centrale. Essi, i baroni, forti del loro potere, immancabilmente trasgredivano alle regole di comportamento annotate negli Statuti che ogni feudatario avrebbe dovuto rispettare ed opprimevano il popolo con pesi ed oneri insostenibili.
Come detto in un altro articolo, nel 1806 Carinola era una Universitas retta dal Duca Gaetano Grillo di Mondragone, marchese di Clarafuentes e ultimo proprietario del territorio carinolese. A lui andavano tutte le tasse: gli affitti delle terre, le tasse sul macinato, quelle sul sale e persino su certi usi civici, diritti essenziali e naturali della popolazione; ed era lui a nominare i giudici per l’esercizio della giustizia, che tanto giustizia non era. Chiaramente.
Con la venuta di Napoleone, il Regno fu investito da una raffica di novità, da parole nuove che suonavano come musica alle orecchie di molti: libertà, uguaglianza, fraternità, parole coniate in seno alla rivoluzione francese e che si diffusero con la velocità di un fulmine, perché erano ciò a cui il popolo oppresso aspirava.
Il Regno di Napoli era preso e Napoleone non lo risparmiò. Fu introdotto il Codice Napoleonico, la riforma Amministrativa e, soprattutto, fu abolito quel maledetto feudalesimo che tante ingiustizie aveva partorito.
L’apparato amministrativo borbonico, così vecchio ed obsoleto per le nuove esigenze della nuova era, fu rivoluzionato in ogni sua parte, in ogni angolo più nascosto, in ogni lembo di terra, piccolo e grande. Fu effettuata una nuova ripartizione più funzionale del Regno con l’istituzione delle Province, i Distretti e i Circondari. Nelle Universitates, l’ inconsistente Parlamento, la vecchia amministrazione comunale che faceva comunque capo al barone, fu sostituito con un nuovissimo organismo amministrativo: il Decurionato.
Il Decurionato era un organo decisionale abbastanza snello perché costituito da un numero ristretto di persone elette per sorteggio da tutti coloro che erano iscritti nella lista degli eleggibili, lista che veniva approvata in precedenza dagli Intendenti regi provinciali. Non tutti potevano far parte della lista degli eleggibili a decurione, ma solo coloro che avevano una rendita annua imponibile non inferiore a 24 ducati. Il potenziale decurione poteva essere anche analfabeta ma, insieme ad altri decurioni, analfabeti anche loro, doveva costituire 1/3 dell’intero organo collegiale.
Con queste premesse, è chiaro che veniva esclusa dalle decisioni della Comune la maggior parte del popolo, analfabeta e povero. Spettava perciò al Decurionato farsi carico di tutte le esigenze della popolazione carinolese e soddisfare i suoi bisogni in tutte le fasce d’età.
La prima squadra di ‘gentiluomini’ che costituì la prima amministrazione comunale carinolese era così composta:
Giacomo Rozera, sindaco
Antonio Saraceni, decurione
Filippo De Simine, decurione
Antonio di Theo, decurione
Giuseppe La Provitola, decurione
Giacomo Spani, decurione
Antonio Dinella, decurione
Gaetano Martullo, decurione
Pietro Mazzucchi, decurione
Questi gli uomini che dovettero far nascere ed organizzare la moderna Amministrazione Pubblica di Carinola a cominciare dal 1809, ma che solo verso il 1813 divenne funzionale in ogni sua parte.
Possiamo solo immaginare con quanto impegno e quanta energia questi uomini affrontarono il loro oneroso ruolo di “padri” della nuova era. Grazie a loro, Carinola iniziò il suo cammino verso la modernità che, pur tra alti e bassi o rallentamenti, non ha mai conosciuto soste.
Attenzione però: non bisogna dimenticare che, malgrado i rivoluzionari cambiamenti, il periodo napoleonico fu pur sempre un periodo di monarchia assoluta. Anche l’Amministrazione Pubblica diventava quindi uno strumento, sicuramente più moderno e sciolto, per tenere sotto controllo l’intero Regno e ben saldo il potere. In questa ottica va quindi visto l’operato del Decurionato che, se da un lato liberò il popolo da tanti pesi nei confronti del feudatario, dall’altro segnò l’ascesa della borghesia che acquisì in maniera esclusiva il potere politico.
Ma questa è un’altra pagina.
Clio
Fonte: Archivio di Stato di Caserta – documenti del decennio francese