Tenetevi forte. Quello che sto per dirvi potrebbe stramazzarvi al suolo. Per infarto del miocardio o per incontenibile crisi da riso. Antimo Marrese, in arte Antimus Mutus, ha messo nero su bianco, è salito in cattedra e, stufo del dilettantismo imperante, ci ha propinato il suo vangelo : un vero e proprio decalogo con tanto di precetti e dettami da seguire per mettere in atto una sana azione amministrativa e tendere al rilancio e allo sviluppo della nostra comunità. Un compendio di una terapia ad ampio spettro che spazia dalla conoscenza del territorio, fino ad arrivare alla imprescindibilità dei partiti, intesa come fucina di idee e palestra obbligata per la selezione della classe dirigente. Belle parole e propositi ancora migliori. Peccato che a diffonderli, come un novello apostolo, casto e puro come tradizione vuole, sia proprio lui : uno dei più pericolosi dinosauri della politica carinolese, sulla scena da oltre un quarantennio e fedele servitore di un solo credo : il suo!
Ma chi è Antimus Mutus ? Dall’ elenco telefonico risulterebbe essere un coltivatore diretto e, di per sé, questa è già un’ offesa verso chi, per davvero, quotidianamente sopporta il peso della usurante fatica della terra (lo vorrei vedere appresso alle mie vacche). Entra in politica agli inizi degli anni settanta, ovviamente tuffandosi a capo fitto tra le braccia di Mamma Diccì. La cosa gli piace, ha fame e comincia a fare capricci per avere il privilegio di attaccarsi alle mammelle della adorata mamma. In casa ha una sorta di fratellastro che gli insidia il posto e spesso arriva prima di lui : Aldo Migliozzi. Mamma Diccì però è esperta e capisce subito che tra i due a promettere meglio è Aldo ma, da buona Mamma del sud rurale e contadina, considera Antimus pur sempre “nu piezz ‘e core” e gli concede il latte in polvere del Comitato di Gestione dell’ Usl, siamo negli anni 80. Qui Mutus arrotonda la sua indennità di Assessore sempiterno e, strisciando come un serpente, ora con Loffredo, ora con Marcantonio, ora con Fiorillo, tira dritto per quasi un ventennio. Il suo motto, tanto per non derogare dagli spagnoleggianti aforismi della terra dei lazzari che furono è : ”Francia o Spagna purchè se mangna!” Improvvisamente però il cielo sopra di lui si ottenebra, arriva la saetta : il Consiglio comunale di Carinola viene sciolto perché ritenuto condizionato dalla criminalità organizzata. Mutus è preoccupato, colto da un momento di sbandamento, vede allontanarsi i privilegi di Mamma Diccì ma ha il merito di non darsi per vinto. Si mette in quarantena.
Meno di ventiquattro mesi ed è già pronto per il CCD di Pieferdinando Casini : in pubblico va dicendo che odia i comunisti e che si sente di Centrodestra. Si candida perfino alla Provincia, per mano della divina provvidenza non viene eletto. Intanto a Carinola mamma Diccì ha allevato un altro dei suoi figli migliori, ormai pronto per il grande salto : il giovane Di Biasio si è fatto strada, ha prevalso su quel buon uomo che era Antonio Matano. Marrese si guarda intorno, vede il Polo della libertà infestato dai Grimaldi e decide di cedere alle lusinghe di Pasquale e del Dibiasismo galoppante che annovera, tra i più pedissequi interpreti, Il sig. Giovanni Di Gennaro, altra meteora generata dalla vacatio della Democrazia cristiana, nel caso di specie quella casanovese. Pasquale comprende che Mutus può coprirgli una frazione, lo coinvolge nella gestione con tanto di licenza e agibilità. Mutus ne è grato, fa tesoro di quelle linee di credito e dimostra fedeltà in ogni occasione utile. Se ne sta zitto, come da quarant’ anni, come una statua. Dispensa certificati e accresce il profilo clientelare dell’ un’ azione amministrativa di per sé già deprimente. E cresce, tanto.
Con Pasquale supera tutti i travagli politici, approda dapprima nel il PPI, poi passa alla Margherita e, infine, si fonde con i DS in quel fritto misto cucinato con olio andato a male che è il Partito Democratico. Pasquale è contento, felice, compie salti di gioia e quando finalmente capisce che non può fare il Sindaco perché la legge glielo vieta, spinge Mutus verso il grande salto. Questi ha una sola titubanza : chi parlerà in campagna elettorale? Io non la faccio da una vita, a mala pena pronuncio le vocali e sbaglio tutte le finali, dice. Pasquale lo rassicura, ci penso io. Amen. Arriva la corrida delle elezioni e Mutus viene nascosto come un cane colto da improvvisa zoppia prima di essere catapultato sulla passerella di una Kermess di bellezza per esemplari a quattro zampe. La gente, il popolo, quello che Marrese invoca a che titolo non si sa bene, ne sgama l’infimo livello. L’ esito è scontato : Mutus perde! Di Biasio se ne fa subito una ragione, si rimbocca le maniche e prepara la rivincita non prima di essersi esibito in un paio di sparate in Municipio che nemmeno il miglior Benigni (con rispetto parlando). Mutus è triste , ha bisogno di una scossa, rischia l’ esaurimento, lui non ha mai perso. Non sa perdere . Non conosce nemmeno il significato del termine opposizione. Vuole riciclarsi, secondo alcuni pensa seriamente al suicidio ma, questa volta, la longa manus della provvidenza si ritira……..(Peccato) .
Bisogna intervenire, il trattamento sanitario obbligatorio è dietro l’ angolo. Lo capisce bene Marcantonio, allevato con gli stesi metodi. Si lascia intenerire e va da Mutus : ”Non abbatterti, gli dice, ci sono qui io. Ti faccio fare l’ Assessore con me, gestirai con me. Tutto, proprio tutto!”. Mutus sa che Marcantonio è sincero, del resto se non ci si aiuta tra Dinosauri vuol dire davvero che al peggio non c’è mai fine. E poi c’è Pietro li giù, una garanzia. Si riprende, gongola su e giù per le strade di Casale al pomeriggio con il suo nuovo Salvatore e di mattino all’ ufficio tecnico. Marcantonio ad Antimus ha prescritto una cura, estesa poi anche a Giovanni Di Gennaro. Innovativo come medicamento, prevede la recita di un ritornello per tre volte al giorno che suona cosi : ”Pasquale Di Biasio a morte! Pasquale Di Biasio a morte!” La cura ha successo, Mutus si riprende, Marcantonio è soddisfatto e lo è perfino Gennaro Mannillo : in questo modo, pensa la nuova fascia tricolore, non cado mai.” Marcantonio come Di Bella? Errore! Sulla scena irrompe Grimaldi con una agenda chiara e precisa e con una determinazione cinica e, soprattutto, una mission da compiere.. : sistemare definitivamente la pratica Marcantonio, portare con se Mutus e dare il benservito a Mannillo.
Comincia l’ attuazione pratica : Marcantonio viene trombato in 40 giorni per ben due volte: boicottato alle provinciali e fatto fuori dal pure agognato scranno di Assessore provinciale, al suo posto (che smacco) Rosa Di Maio, che nel frattempo , dopo averne presentato la lista, ha preso le distanze opportunisticamente da Pasquale Di Biasio. Nel mezzo l’ intimazione di sfratto a Gennaro che se ne va a casa mesto e rabbioso. Mutus capisce che Grimaldi non sa cosa farsene di Marcantonio . Ormai sono solo due a credere che possa fare il candidato Sindaco : il fido Filippo e quel gran fico di Giovanni Micillo. Invero Grimaldi lo ha sodomizzato per la terza volta, forse addirittura per la quarta, (speriamo non cominci a piacergli) se consideriamo che non lo ha neppure candidato nella sua lista alle provinciali dove, molto verosimilmente, sarebbe stato eletto. E Marcantonio lo sa bene, molto bene, anche se, come un disperato, continua ad arrampicarsi e a sforzarsi di non darlo a vedere, parte che ormai non tiene più.
Allora Mutus che fa, udite udite? Scrive il suo decalogo, in pratica, emulo di Antonella Clerici, ci dà la ricetta per governare Carinola. Sa bene che Marcantonio è in off-side e ritiene che lui, strumentalizzando i socialisti della 167, quelli con il cuore nel pozzo (quello di borgo Migliozzi), possa chiudere Casale e tentare la rivincita. In fondo anche “Susanna mon amour” si è fatto il restailing per servire come paggio alla corte di Grimaldi. Il ragionamento di Mutus è di una semplicità disarmante : Marcantonio non accetterà mai la Di Maio, anche se Grimaldi ha dimostrato di non essere come Cappuccetto Rosso e di saper andare dove lo porta il… Cuore! Risultato : entro in gioco io, alla grande, e Marcantonio verrà con me, dovrà farlo per forza, nessuno può garantirlo più di me! Mutus ci crede, si gioca la carta, scrive e prescrive, spera e si gode la disperazione di Marcantonio che, giorno dopo giorno, si acuisce sempre di più!
Dopo 40 anni, ancora TU, Mutus, direbbe il grande Lucio Battisti? Si può sopportare? A proposito , sapete una delle più enfatiche uscite pubbliche di Mutus in due anni di finta opposizione qual è stata? Quella sugli scavi di Forum Popilli e sul progetto di creare un Parco Archeologico da intitolare alla memoria di Padre Michele Piccirillo. Queste le sue parole, rilasciate a Corriere e Gazzetta di Caserta (verificare per credere) : ”Si tratta di una strumentalizzazione politica.”! Giudicate voi…….
Intanto le vacche mee se le stanna a fenì, che ve pozzana accire, sti recchiuni…Ca ce vonnu ri Tibotti……….!!!
Vincenzo L’ Amatriciano