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sabato 24 luglio 2010

Carinola: da Universitas a Comune


I ruderi del Castello Normanno
Cari amici,  da un po’ di tempo vi seguo e trovo alquanto interessanti i vostri articoli. 
Mi  sapreste dire in che anno Carinola è diventato Comune? Grazie.

L’anonimo lettore o lettrice che via mail ci ha chiesto in che anno Carinola è stato fatto Comune, probabilmente non si rende conto della complessità della sua domanda. Si aspetta forse una risposta semplice, un particolare anno che stabilisca l’inizio dell’azione amministrativa del Comune. Mi dispiace dargli una delusione, ma non è così.
La storia di Carinola come Comune è molto lunga ed onorevole e meriterebbe, per i suoi trascorsi, molta più attenzione e valorizzazione da parte di tutti. Nondimeno, per soddisfare la stimolante curiosità del nostro lettore è necessario, per forza di cose, tracciare a grandi linee il cammino storico amministrativo di Carinola, evitando pesanti approfondimenti che potrebbero interessare solo gli studiosi del ramo.

La nascita di Carinola come Universitas, il comune dell’Italia meridionale, risale all’ VIII secolo d.C circa, durante il periodo longobardo, e  faceva parte di quell’estesissimo Ducato di Benevento che, insieme al Ducato di  Spoleto, costituiva la Longobardia Minor nell’Italia centro-meridionale in opposizione alla Longobardia Maior nell’Italia settentrionale.
Quando poi, intorno all’anno 1000, arrivarono i Normanni e instaurarono il Regno normanno di Sicilia, introducendo il sistema feudale, le Universitates furono concesse in feudo a persone di fiducia del re  e molte di esse, dopo il 1140, furono trasformate in contee, i nuovi organismi feudali voluti dal Re Ruggiero d’Altavilla.
Le contee erano governate da un conte che aveva carica e poteri squisitamente militari, mentre la giustizia era affidata a magistrati e giudici appositamente designati. Caratteristica delle contee era la solidarietà del lignaggio; tutti i conti del regno erano legati  alla stirpe degli Altavilla da un vincolo di sangue e venivano nominati  direttamente dal re.
Le mura del Castello
La Contea di Calenum o Carinula fu istituita dopo il 1143-45 e fu concessa a Gionata, figlio di Riccardo, la cui bisnonna era sorella di quel Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, che fu il principale artefice dell’ ascesa normanna in Italia.
Con gli Angioini prima e gli Aragonesi poi, le Universitates indebolirono notevolmente  il loro potere a causa della crescita di quello dei feudatari (baroni), i quali influivano pesantemente sull’elezione dei magistrati. Le Universitates divennero quindi proprietà del feudatario e potevano essere vendute o comprate, insieme agli uomini e animali che le abitavano, come una qualsiasi merce. La stessa prassi continuò nei due secoli  di vicereame nel Regno di Napoli  e  poi con i Borbone. 
L’ultimo feudatario  di Carinola fu il Duca Gaetano Grillo di Mondragone, il quale ne fu proprietario fino al 1806, anno in cui il feudalesimo fu abolito da Giuseppe Bonaparte, re di Napoli  e fratello di Napoleone. Nel decennio francese, l’Universitas di Carinola divenne la Comune di Carinola, secondo il lessico portato dalla rivoluzione francese,  acquistando nuova autonomia e nuova dignità. Autonomia che mantenne anche quando la Storia riportò di nuovo i Borbone col loro Regno delle Due Sicilie, poi l’Unità d’Italia, e la Comune di Carinola era diventato definitivamente il Comune di Carinola.

Clio

Fonte: Archivi di Stato di Napoli e Caserta
           Errico Cuozzo – La monarchia bipolare: Il Regno normanno di Sicilia

martedì 20 luglio 2010

Ad ogni potere la sua P2

Vincenzo Conciatori - Il Potere
La fragile democrazia italiana  è soffocata da un’ infinità di interessi particolari: di singoli, di caste e castucce, di logge e loggette, di partiti e partitucci che si sovrappongono agli interessi generali della società. Dal Governo al più piccolo dei Comuni, quest’ andazzo determina una frenetica scalata al Potere che può garantire la salvaguardia dei propri interessi particolari, di quelli degli amici e quelli degli amici degli amici.
Il Potere, con la P maiuscola, sta all’illegalità come il cacio sta ai maccheroni: sono due parole inscindibili, legate da un doppio filo. Nel caso in cui se ne spezza uno, le tiene l’altro, di modo che la loro indissolubilità è sempre garantita.
Avere potere significa avere  la capacità di far valere sempre la propria volontà, anche di fronte all’opposizione più dura; significa dirigere persone, influenzandone le scelte e la vita; significa contare su risorse umane e materiali; significa prestigio, rispetto, ricchezza….
Signori DB e G vi dice niente tutto questo?
Il Potere, per esistere, deve appoggiarsi sull’obbedienza; ha perciò bisogno di consensi, tanti consensi, continui consensi e per ottenerli non basta il carisma o la bravura della persona: ci vuole ben altro. Ci vuole reciprocità di compromessi, alleanze, concessioni e,  dulcis in fundo,  un pizzico di corruzione. Senza questi ingredienti, il Potere non si mantiene più di tanto…. 
Dott. M e a lei cosa  dice tutto questo?
Il lato oscuro del Potere conquistato per fini particolari è tuttavia la ricattabilità da parte degli stessi soggetti che hanno sostenuto la scalata.
E’ in questa ottica che dobbiamo vedere la presenza di personaggi ambigui a Carinola, di allarmanti gestioni Sacom,  di inquietanti “rotazioni” d’appalti di cui si parla nelle intercettazioni? ... Ora molte cose sono chiare, a cominciare dalla scarsa frequentazione del parcheggio privato accanto al tribunale da parte degli avvocati che preferiscono parcheggiare in strada: chi lavora per la legge non può permettersi di parcheggiare da chi  dalla legge è fuori.

Che ci fanno questi personaggi a Carinola? Chi ha venduto il nostro territorio, permettendo loro di stanziarsi da noi?  Qualcuno è colpevole. Non solo chi ha permesso loro di  "impadronirsi” del carinolese, ma anche chi non si è opposto in tutti i modi a quest’appropriazione, denunciando pubblicamente la situazione, anteponendo così il proprio interesse particolare a quello generale della comunità carinolese.
Dico bene  signori politici?
Di tutto ciò se ne terrà conto alle prossime elezioni e si pretenderanno risposte chiarissime e documentabili a queste domande. Chi non saprà essere convincente è meglio non si metta in ballo perché si smonterà qualsiasi tentativo di strumentalizzazione del popolo carinolese.
Adesso basta veramente! Ne abbiamo le scatole  piene!
La cittadinanza pretende attenzione ai propri bisogni, ai propri vecchi, ai propri bambini, ai propri malati, al futuro dei propri giovani. La cittadinanza pretende onestà d’intenti e di gestione. Pretende aderenza alla propria storia fatta di lavoro, di sacrifici  e di onestà. Quest’indebita trasformazione dell’ integra e generosa indole carinolese in qualcosa di subdolo e di oscuro, in cui il popolo assolutamente non si riconosce, è un atto arbitrario da parte vostra che vi costerà molto caro.
Politici avvisati, mezzi salvati. 

N.R.

domenica 18 luglio 2010

Chiama il 1515


Venerdì 16 Giugno 2010 come si legge da Il giornale della Protezione Civile, l'assessore regionale della Campania Vito Amendolare e quello della protezione civile Edoardo Cosenza hanno presentato il piano anincendio boschivo 2010 della Regione Campania per contrastare gli incendi che come ogni anno distruggeranno migliaia di ettari di bosco e macchia mediterranea. In evidente contrasto con i tempi di crisi sono stati stanziati il 20 per cento in più di spese per la protezione civile e sette milioni di euro per l'acquisto di venti automezzi nuovi ed attrzzature varie per i vigili del fuoco. Il sistema sarà regolato da una sala operativa regionale e da sette provinciali che coordineranno diciotto centri territoriali. Parteciperanno alla lotta imminente contro i roghi, 330 addetti regionali, 600 forestali, 150 vigili del fuoco oltre a non meno di 350 volontari della protezione civile. Il sistema si avvarrà dell'ausilio di 39 telecamere di cui 34 già istallate. Con l'uso delle telecamere il sistema determinerà autonomamente la priorità di intervento sugli incendi anche se l'operatore della sala perativa potrà sempre intervenire manualmente in caso di necessità. L'assessore Amendolara ha dichiarato che la Regione Campania si è attrezzata al meglio per fronteggiare questo periodo di crisi anche se ci si augura che non ci sia. Per non esserci la crisi si deve sperare solo nella pioggia che normalmente a Luglio ed Agosto non arriva quindi a giorni se non a momenti inizierà la guerra come negli anni passati. Quando si è approntato un esercito così poderoso di quasi 1500 uomini attrezzati di tutto punto con tantissimi mezzi  a disposizione e con una flotta aerea alle spalle di Canadair ed elicotteri di vario carico sicuramente la guerra scoppierà. Restando nelle nostre zone si incomincerà dalle pendici del monte Massico come già è successo nei giorni scorsi poi nel tempo ci sarà un attacco più verso la vetta. Ci sarà il solito incendio nella Piantagione, tra Casanova e Falciano, poi sulle Vaglie, sicuramente qualche bel rogo nella Grangelsa ed a Corbellino e poi un grande fuoco sull'ex base Nato che provocherà l'intervento spettacolare degli aerei e degli elicotteri. Questo è il programma che con piccole modifiche  vedremo attuato nei prossimi giorni se non addirittura nelle prossime ore. Ogni anno è stato sempre così e siccome non ci sono stati interventi tesi ad evitare il fenomeno così sarà anche questo anno. Ogni giorno assisteremo ad una o più battaglie,  grandi o piccole contro le fiamme che sicuramente saranno tutte vinte dal nostro esercito antincendio ma alla fine della campagna la guerra sarà persa come gli atri anni. Sarà persa perchè conteggeremo la perdita di migliai di ettari di vegetazione incenerita che significheranno ossigeno in meno per tutti e la perdita della vita per tanti animali . L'unica consolazione  sarà di sapere che respireranno peggio anche coloro che vivono su questi disastri.
Si informa che il 1515 è il numero di pronto intervento del Corpo Forestale mentre il numero verde della sala operativa regionale è 800449911

Bertolaro

Intercettazioni

Queste intercettazioni (del periodo 2004-2007), estrapolate dall’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Giudice Vincenzo Alabiso qualche giorno fa, hanno il solo scopo di informare come la criminalità organizzata che va sotto il nome del clan dei Casalesi, interessi anche il comune di Carinola. Non si vogliono peraltro insinuare sospetti, tanto meno indicare responsabili. L’obiettivo è quello di conoscere il gergo e l’arroganza con cui questi banditi manipolano denaro e opere pubbliche. Le indagini hanno consentito di scoprire una ramificata infiltrazione della camorra nel sistema degli appalti pubblici nel Casertano. Le accuse sono associazione mafiosa, riciclaggio, turbativa d’asta. Si vedrà quindi che sono boss, in particolare Nicola Schiavone, arrestato, sottoposto ad indagini per l’art. 416bis, classe ’78, a parlare di “lavori” e appalti a Carinola.

Nella prima intercettazione infatti lo Schiavone (figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan) parlando con una tale Raffaela Fontana (donna che favoriva il clan) gli confida che:



NICOLA = ah.. brava, hai capito perchè poi i rischi sono i nostri...
RAFFAELA = eh...
NICOLA = hai capito non sono di nessuno più...
RAFFAELA = si...
NICOLA = questo è....
RAFFAELA = ho capito dai...
NICOLA = allora stiamo un poco giù... un poco più indaffarati... poi si deve chiarire con il padre di Raffaele quello che deve avere.... perchè qualcosa a quello lo devi dare.... hai capito?! perchè pure lui vengono e portano i lavori... poi gli facciamo prendere il lavoro a qua di parte insieme a noi, ti facciamo guadagnare i soldi... quello dopo non se ne escono tre lavori a Carinola?!...

Nella seconda intercettazione c’è sempre lo Schiavone ma stavolta l’interlocutore è Francesco Iovine (sottoposto ad indagini per 416bis) a cui spiega che:

FRANCESCO = inc.. chiaccheroni.. quello si è preso il lavoro.. inc.. hai capito.. inc..
NICOLA = però aspetta ragazzo.. tu lo sai con quali cristiani parlo per il telefono e...
FRANCESCO = inc.. se dobbiamo fare inc.. (per disturbi sulla linea)...
NICOLA = Io Francesco te l'ho detto no?!.. diciamo noi.. e uno... il fatto che noi abbiamo deciso... inc.. e uno... la seconda cosa oi Ci è che comunque quelli vengono a casa mia e portano sempre lavori e cose.... e allora tu in un certo senso.. ti disobblighi.. gli fai guadagnare qualcosa di soldi... mantieni l'amicizia e poi oi Ci... parliamoci chiaro.. quelli dopo che quando hanno fatto un lavoro di questo qua... del genere.. si presentano altre 3-4 lavori a Carinola.. se ci devono..
Quindi sempre lo Schiavone al telefono con Michele D’Aniello, anche quest’ultimo arrestato e sottoposto ad indagini per art. 416 bis. Particolarmente interessante questa telefonata. Infatti:

NICOLA = Michele io ti dico la sincera verità
MICHELE = mi sono spiegato o no?...
NICOLA = se io venivo da te
MICHELE = se io ti dicevo Miche... Nicola...
NICOLA = e tu dicevi a me ... Nicò non dire nulla io ho il problema a Casale non ci voglio partecipare
MICHELE = no... no... ma è esatto...
NICOLA = non ti preoccupare che io ti capivo... ogni volta che ti sono venuto a chiedere per Falciano e per Carinola tu me le hai fatte sempre...
MICHELE = ma perciò ti sto dicendo .

Infine l’ultima intercettazione è sempre tra Nicola Schiavone e Raffaele d’Alessio, da poco costituitosi,  sottoposto ad indagine per art. 416bis.

NICOLA = bel fratello cosi siamo rimasti.... tu da me cosa vuoi...
RAFFAELE = inc.. la rotazione..
NICOLA = a me lo ha detto lui....
RAFFAELE = inc..
NICOLA = no niente....
RAFFAELE =anche a Carinola e a Falciano ci sta la rotazione..



venerdì 16 luglio 2010

La differenziata che fa la differenza

A Carinola la differenziata fa la differenza?
Cosa SI deve mettere nell’UMIDO
•    avanzi di cibo, pane vecchio
•    gusci d'uovo
•    scarti di frutta e verdura
•    carne, pesce, ossa
•    fondi di caffé, filtri di tè, camomille e tisane
•    salviette di carta unte, fazzoletti e tovaglioli di carta non stampati
•    ceneri ben spente di caminetti
•    alimenti avariati, scaduti
•    lettiere dei gatti e altri animali domestici
•    scarti organici di ristoranti e negozi di alimentari e ortofrutta
•    piante e vegetali in genere
•    potature di piante e siepi
•    erba tagliata, fiori recisi
Cosa NON si deve mettere nell’UMIDO
•    pannolini e assorbenti
•    stracci anche se bagnati
•    plastica, nylon, cellophane
•    vasi in plastica
•    sassi e metallo

Cosa SI deve mettere nella raccolta della CARTA E CARTONE:
•    giornali e riviste
•    libri e quaderni
•    fotocopie e fogli vari, avendo la cura di togliere parti adesive, coperte plastificate e punti metallici
•    cartoni ben piegati
•    imballaggi di cartone
•    scatole in carta per alimenti
Cosa NON si deve mettere nella raccolta della CARTA E CARTONE:
•    plastica di ogni genere
•    stracci
•    carta oleata, carta carbone
•    coperte plastificate
Cosa SI deve mettere nella raccolta di vetro, lattine, plastica e tetrapack:
•    bottiglie e bottigliette in vetro, anche col tappo
•    flaconi, barattoli, vasi in vetro, anche col proprio coperchio
•    bicchieri, vetri rotti, cristallo
•    scatolette in metallo per alimentari
•    lattine da bibite
•    vasetti per yogurt
•    bottiglie e flaconi in plastica per detergenti, saponi liquidi, shampoo
•    bottiglie per acqua
•    vaschette per alimenti (carne, frutta, verdura)
•    vasi in plastica per piante
•    reti per frutta e verdura
•    borsette e shoppers in plastica (quelle della spesa)
•    cartocci per il latte, i succhi di frutta, il the freddo (tetrapak)
Cosa NON si deve mettere nella raccolta di vetro, lattine, plastica e tetrapack:
•    oggetti in ceramica e porcellana
•    lampadine
•    oggetti in metallo e plastica diversi da quelli citati


Cosa SI deve mettere nel NON DIFFERENZIABILE: 
•    lampadine
•    pannolini e assorbenti in genere
•    carte oleate e plastificate
•    ceramiche e porcellane
•    stracci sporchi
•    scarpe vecchie
•    polveri dell'aspirapolvere
•    gomma
•    giocattoli
Questo semplice vademecum raccolta differenziata di base che, per motivi di brevita’,  tralascia volutamente le altre raccolte comunque imporanti, viene effettuata a Carinola o meglio gli operatori la effettuano come da contratto? Io non credo! Basterebbe vedere quali mezzi usano per le varie raccolte. Vedere che triturano vetro, indifferenziato, plastica tutto in un mezzo. Caro commissario credo che bisognerebbe indagare se la raccolta dei rifiuti a Carinola si effettua nel modo corretto. Cari cittadini denunciate il disservizio!  Ricordate le “care” bollette sui rifiuti che pagate e quindi denunciate!

Anonimo

                                      

sabato 10 luglio 2010

Lettera aperta alla cittadinanza


Cari concittadini,
la trasparenza e la chiarezza che hanno accompagnato la mia Amministrazione – alle quali non ho rinunciato nemmeno per restare sindaco – mi spingono a rivolgermi direttamente a Voi per distinguere la mia personale responsabilità da quella di coloro che hanno sottratto il governo del territorio al popolo carinolese.
Sia chiaro che tale affermazione non investe l’attuale lavoro dei Commissari, puntuale ed equilibrato, quanto piuttosto l’irresponsabilità di una parte della politica locale  che, favorendo questa forma di amministrazione straordinaria, ha determinato una ferita e una limitazione della capacità di autogoverno della comunità.
Non mancheranno il tempo e le sedi per conoscere le ragioni ancora ignote di questo improvviso e rapido commissariamento.

I Consiglieri dimissionari (o “dimissionati”) – infatti – e persino gli assessori uscenti, nel dimettersi, non hanno indicato motivi politici e programmatici che giustificassero la crisi, sottolineando invece l’ottimo lavoro svolto e i risultati raggiunti. Il giudizio sull’Amministrazione Mannillo è dunque positivo per attestazione degli stessi che ne hanno determinato la caduta.
Del resto non poteva essere altrimenti, sia per quella trasparenza e chiarezza richiamate in apertura, che per la dedizione con cui  quotidianamente ci si è impegnati con equilibrio per il bene del “carinolese”.

Per quale ragione allora non c’è più un Sindaco, ma un Commissario?
Perché Carinola così storicamente nobile e sempre padrona dei suoi destini, si trova ora esposta all’improvvisazione di uomini politici di fortuna riflessa, inesperti, confusi e fonte di doppiezza?
Perché proprio ora Carinola, capace di alte mediazioni culturali e territoriali si smarrisce nell’impoverimento della rappresentanza o nell’obbligo di doversi adeguare ad una moda transitoria?

Saranno tali questioni che decideranno il futuro di Carinola, anche perché, d’ora in poi, chi vorrà impegnarsi in politica dovrà misurarsi con l’improvvisazione, la scarsa riflessività  e l’instabilità introdotte nella politica carinolese.
Convinto nel primato della responsabilità, ho ritenuto nelle ore della crisi – e non per la mia persona – che l’interruzione forzata e irresponsabile della Consiliatura producesse danni al territorio e per questo ho rivolto in quel frangente all’intero Consiglio Comunale, con atto formale, l’invito a trovare un’intesa per scongiurare il rischio di perdere finanziamenti per milioni di euro relativi a decine di opere pubbliche.
La risposta, coerente con la nuova stagione dell’improvvisazione, è giunta direttamente con il dimissionamento dei Consiglieri.

Dimissionamento “pasticciato” al punto da fondare, per lo scrupolo legalitario che ci contraddistingue, un ricorso al TAR, per la verifica giurisdizionale della legittimità di un atto che resta politico oltre ogni sentenza, ma sul quale hanno meditato e pasticciato in pochi, pur producendo il massimo danno possibile a Carinola, ai cittadini e  al territorio.
Certo, infine, che questi improvvisati apprendisti stregoni saranno puniti da quelle stesse forze che hanno evocato e che non riusciranno a dominare ancora, ottenendo fiducioso il riscontro del tempo galantuomo e del nobile popolo carinolese.

Luglio ’10

                                                                           Dr. Gennaro G. Mannillo

giovedì 8 luglio 2010

Ciaveterotto

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il messaggio ricevuto da parte di un anonimo. Per non offendere la suscettibilità di alcune anime, si è preferito farne una traduzione eufemistica shakespeariana. 


Ahi, voi! avete procurato una profonda crepa al mio organo riproduttivo, voi e le vostre inutili liste che, come labili pensieri vaganti, da 2 diventano 4 per poi diventare 50 e quindi nuovamente 2. La stessa profonda crepa l’hai procurata tu, ex assessore alla cultura, che prima ti vestisti di una camicia nera e poscia vieni a tendere la fremente mano in questuante attesa di un obolo  dall’aedo Di Biasio che tanto, asserisci, hai avuto in dispregio. La medesima cosa per te, o aedo Di Biasio, che in uno sfavillante risalir di fiamma con Gennaro e con il suo stregato compagno di nera anima. E tu Giggino, che ti adorni di sessantottina veste olezzante di celebrato cannolo siciliano e non ci capisci un cannello tondo. E tu Grimaldi che ti pavoneggi, aprendo la tua iridea ruota nonostante tu sia l’anatroccolo  di anderseniana memoria destinato a non diventare mai cigno.

Una più profonda e netta fenditura l’ha fatta la camorra, amica di tutte le facce di cucurbitacea che dicono essere i paladini del popolo. E anche tu popolo, che sei sempre stato schiavo e schiavo resterai. Ahi!

Ha inciso un’ altra incrinatura la mediocrità di tutti, e voi con la cultura, il pensiero libero e tutte le vostre inutili elucubrazioni mentali.

Una grande incrinatura al mio organo riproduttivo l’avete fatta anche voi che tutti i giorni cincischiate a vanvera nei bar, inetti a proferir parola intera. L’ha fatta la noia di questo Comune,  l’invidia e  io stesso che scrivo di puzzolenti cucurbitacee che vengono rotte.

Se anche voi vi siete stufati di vedervi frantumare il vostro organo riproduttivo, fate come me: usatelo in miglior modo, fornicate senza pietà con le consorti e le pulzelle e le innamorate di tutte quelle facce di cucurbitacea che rompono la cucurbitacea mentre sono impegnati a romperla.



Peter Pan 

l'originale sarà pubblicato a richiesta

lunedì 5 luglio 2010

Foro Popilio un anno dopo

E' passato un anno dall' inizio della prima campagna di scavi a Foro Popilio ed il silenzio che avvolge adesso il luogo sembra doversi rompere da un momento all'altro. Si ha la sensazione che il sito sia vittima di un incantesimo che lo ha paralizzato, ma che un tocco magico potrebbe farlo tornare in vita all’istante. Basta chiudere gli occhi…
Allora, in un attimo, vedo spuntare da tutti i lati i ragazzi, archeologi e volontari, tutti animati dal desiderio della scoperta del passato. Vedo zi’ Peppe a torso nudo, mentre maneggia il piccone come fosse una penna per uno scrittore e, accanto a lui, Michele  che ripulisce il terreno con ritmo frenetico.
Nell' altro lato del campo, la “capa” Raffaella da indicazioni ai volontari col suo sorriso perenne e con le lunghe dita dalle unghie smaltate costantemente piantate nella terra.
Si vede arrivare Antonio con le sue attrezzature e lo si vede poi prendere appunti,come sempre, insieme a Francesco, con i suoi occhi innamorati.
Ecco l’altro Antonio, Pietro, Sara, Simona, Samantha, Annalisa, Fabio e tutti gli altri.  E Raffaella che trasporta una carriola più grande di lei soccorsa da Oxana, più o meno stessa taglia, ma entrambe con un grande sorriso soddisfatto. Tutto il campo è perfettamente in funzione, come un alveare e come se tutti avessero fatto quel lavoro da anni; qualcuno, come Clelio, effettivamente quel lavoro lo fa da una vita. 
Il lavoro viene controllato dalla super “capa” Eliana che scava, scrive,  prende appunti, pulisce, cataloga e soprattutto tiene i rapporti privilegiati col capo in testa…. 

Eccolo là il guru dello scavo, il professor Rescigno che, mimetizzato tra attrezzi e ragazzi, controlla e spiega ogni particolare pietruzza che viene alla luce. Se poi invece di una pietruzza si rinviene un fonte battesimale paleocristiano, allora diventa un fiume di entusiastiche parole. Come un disco incantato, continua a ripetere la sua spiegazione a chiunque gli arrivi a tiro di voce. Col suo accento francese e i suoi modi gentili, riesce ad affascinare tutti i suoi interlocutori e a trasmettere il suo grande sapere.
Riapro gli occhi ma non vedo nulla di tutto questo. L'incantesimo non è stato rotto,   non è stato mosso nemmeno un grammo di terra e tutto è immobile, fermo.
La cattiveria della politica ha fermato tutto e solo un miracolo potrà rimettere in movimento la grande avventura. Ripenso alla faccia triste del professore Rescigno, mentre sorvegliava i lavori di copertura degli scavi, sicuro che quello fosse il metodo migliore per difendere quei tesori, pur sapendo di esporsi alle critiche degli ignoranti che non sanno che quella è la tecnica più antica di conservazione. 
Purtroppo ci vorrà tempo per far  tornare in vita Foro Popilio, ma con l'aiuto di tutte le persone di buona volontà, principalmente giovani, ci si potrà riuscire. E poi chissà, potrebbe anche accadere  un miracolo: che i commissari, nelle pieghe del bilancio, recuperino una somma che permetta di portare alla luce la cattedrale di Foro Popilio per la gioia di molti e la rabbia di quei pochi che hanno sempre avversato questi lavori.

Lucrezio

giovedì 1 luglio 2010

Sogno di una notte di una pazza estate

Fa fresco stasera e tutto tace, ma sono sicuro che c’è qualcuno che non dorme, né di giorno né di notte. Qualcuno che pianifica, programma, studia, progetta, immagina, inventa, contatta…. Perché le prossime elezioni sono sì lontane, ma non tanto. Arriveranno. Come una cambiale a scadenza, arriveranno puntuali. E allora non bisogna farsi trovare impreparati; bisogna aver fatto tutto, aver preparato la squadra di combattimento, con l’avanguardia e la retroguardia fatta di dottori, avvocati, professionisti, gente comune purché capaci di difendere il nucleo centrale, quello tosto. Bisogna aver predisposto le cose da dire, da gettare in pasto alla gente che se ne potrà sfamare e potrà metabolizzarle, fino a quando gli entreranno nel sangue e nel cervello e andranno poi a finire in una mano, quella stessa mano che servirà a fare una croce o scrivere un nome.

E’ un copione già scritto e recitato troppe volte. Stessi attori, stesse comparse. Stesso identico finale. 
Un finale diverso si potrebbe anche avere se i protagonisti fossero diversi, ma sono protagonisti che non amano il palcoscenico politico, e soprattutto, non amano gli inciuci. E li capisco perfettamente.
Così mentre altri la notte vegliano e sorvegliano, io posso dormire e sognare persino un sindaco rassicurante e tranquillo,  guida carismatica di un’amministrazione ad hoc.

Il mio sindaco ideale vive a Casale, ma non è un Migliozzi né un Marrese, né tanto meno un Trabucco. E’ un professore che stimo per la sua umanità,  la sua cultura e la sua apertura mentale, per la capacità di saper stare vicino alla gente, per l’amore che ha per il territorio e le tradizioni locali, il rispetto per ogni frazione del Comune, il disprezzo per posizioni di potere e prestigio acquisite indebitamente.

Eh si, il mio sindaco ideale si chiama Michele Lepore (non me ne volere Michele). Qualcuno potrebbe fare gli occhiacci, ma io sono convinto che, investito di una tale responsabilità al di fuori  dei soliti schieramenti politici che ormai hanno abbondantemente rotto, Michele saprebbe circondarsi di persone efficienti ed energiche, giovani e meno giovani da ogni frazione del Comune, che veramente darebbero una svolta al territorio. Saprebbe trasfondere la sua grande umanità e cultura nella gestione del Comune. Darebbe gli assessorati alle persone giuste, secondo le loro competenze e capacità e saprebbe scegliere un ottimo Assessore alla Cultura nella persona del prof. Giovanni Battista  Abate che, a sua volta, coinvolgerebbe anche le pietre col suo carisma intellettuale e la sua professionalità.

Michele è uno che non guarda  ad altro se non all’interesse del Comune e, grazie alla sua apertura mentale, Carinola potrebbe avere un gruppo di amministratori dinamici, propositivi, moderni, competenti, capaci di affrontare anche le pressioni più robuste dell’amministrare.
Un bel sogno. Svanito con la prima luce dell’alba, prima che si trasformasse in incubo, perché torme di cani feroci erano in agguato per strappare l’osso. Ne vedevo le sagome in lontananza.  
Poi anche loro sono spariti…. ma ritorneranno. Sono sicuro che ritorneranno.

Sognatore notturno

lunedì 28 giugno 2010

Siamo tutti presidenti

Forse in nessuna nazione al mondo ci sono tanti presidenti come in Italia. Iniziando dalle presidenze più prestigiose, non sempre ricoperte da personaggi prestigiosi, fino alla presidenza dell'ultimo comitato cittadino. Abbiamo il presidente della repubblica, del senato, della camera, della regione, della provincia, del consiglio regionale, del consiglio provinciale, del consiglio comunale, delle circoscrizioni, delle vittime delle varie disgazie nazionali, della confindustria, del consorzio idrico, del consorzio di bonifica, delle varie federazioni di sport, del comitato festeggiamenti, dei vari circoli culturali, ambientali, ricreativi, di pensionati, dello sport e chi ne ha più ne metta, ognuno è presidente di qualcosa. Il bello dell'Italia (per loro) è che se si è ricoperta una presidenza importante i benefici restano a vita, sia economici che di status. Economici perchè si gode di un sostanzioso appannaggio e di rappresentanza in quanto a vita si ha diritto alla scorta, auto di servizio e segreteria, tutto a spese dei cassintegrati ovviamente. Altro lato positivo (sempre per loro) del sistema italiano è che le presidenze più sono prestigiose e meno titoli devi avere per accedervi. Per essere eletto presidente della repubblica basta saper firmare, così per le altre presidenze più alte, unici meriti da valutare: quelli politici. Questo è il merito che viene preso in considerazione in Italia, solo quello politico, altre capacità non contano. Tra gli altri privilegi delle presidenze italiane c'è quello che la permaneza nella carica non dipende dai risultati conseguiti ma esclusivamente dalla volontà politica.

Per avvalorare quanto affermato basta leggere la notizia di questi giorni che al presidente della Figc Giancarlo Ebete, nonostante la figura barbina della nazionale italiana di calcio, non vengano chieste le dimissioni. Se fosse successa la stessa cosa alla squadra del più piccolo paesino il presidente sarebbe stato cacciato in malo modo. Quella è una carica politica e perciò non è soggetta al giudizio di merito ma esclusivamente alla valutazione politica.

Stessa regola è stata sempre applicata anche a Carinola nelle assegnazioni di competenza comunale. Ogni incarico discrezionale dell'amministrazione è stato sempre assegnato guardando solo all'opportunismo politico e mai alle capacità delle persone. A questa consuetudine non è stata mai sottratta la nomina del presidente del consiglio comunale che a Carinola è stata sempre considerata una carica secondaria da assegnare a politici di secondo piano. Questa presidenza importantissima in questo comune è stata svilita proprio per essere stata assegnata a personaggi sbiaditi che mai hanno cercato di migliorarsi. Con questi presupposti abbiamo avuto da decenni presidenti del consiglio comunale quasi barzelletta in quanto impreparati e incapaci di districarsi tra le varie leggi e regolamenti della vita del consiglio e di conseguenza quella del comune. In verità quasi mai sono stati rieletti e succederà lo stesso anche per l'ultimo presidente. Questo sembra che sia particolarmente sfortunato in quanto trovatosi al centro di una crisi politica ed essendo privo di una minima preparazione ad affrontarla è finito come capro espiatorio della stessa. E' di questi giorni la notizia che l'ex sindaco di Carinola ha presentato ricorso al TAR nei confronti del presidente uscente per rilevanti illegittimità nell'espletamento delle sue funzioni. Gli viene contestata la sua aperta faziosità in contrasto con la legge, che espressamente impone al presidente del consiglio di essere al di sopra delle parti . Il suo operato dovrebbe essere sempre ispirato allo scopo di dirimere le controversie che inevitabilmente si creano all'interno di qualunque amministrazione comunale. Il presidente in questione non solo non è stato indipendente ma non si è preoccupato nemmeno di apparire tale, capeggiando addirittura i dissidenti e invogliandoli a dimettersi. Ha raccolto le firme dei dimissionari e personalmente le ha consegnate al protocollo del comune. Comportamento assurdo per un presidente, dimostrando di vivere nella totale ignoranza dei suoi doveri. Il presidente del consiglio della passata amministrazione ignorava le lettere del prefetto, questo capeggiava l'opposizione, il prossimo chissà cosa combinerà. Non si sa quale sarà il verdetto del giudice sulla vicenda ma ci si deve augurare che questo pseudopresidente venga almeno interdettio a vita dai pubblici uffici se non anche a pagare le spese del commissariamento. Un verdetto simile sarebbe utile non solo per punire chi è convinto che la politica dia dirtto all'impunità ma sarebbe di monito per tutti gli sprovveduti, e sono molti, che aspirano a sostituirlo. Si spera sempre che le istituzioni vengano legittimate da un intervento superiore ed anche se non succedesse bisogna continuare a sperare, in caso contrario veramente la democrazia sarebbe finita.

Saul

sabato 26 giugno 2010

Una casa famiglia molto manesca

Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. E’ un detto che non si smentisce mai, neanche per le intenzioni più nobili… come  le case famiglie.
Il decreto ministeriale per la Solidarietà Sociale del 2001, con l’istituzione delle  case famiglie   per l’accoglienza dei minori, degli anziani, dei disabili e delle persone con problemi psico-sociali, sicuramente intese offrire un clima positivamente familiare a chi proveniva da una situazione di grande svantaggio sociale. Una casa famiglia è quindi un’alternativa a orfanotrofi e altri tipi di istituti, quali i carceri minorili,  e richiede delle figure parentali che possano sostituire il padre e  la madre, oltre ad altro personale altamente professionale.
Non sempre è così. L’apertura di case famiglie sono oggi diventate l’occasione per crearsi un lavoro e non sempre le problematiche portate dagli ospiti che le abitano trovano la risposta giusta in fatto di competenza e professionalità. Succede così  che i requisiti organizzativi richiesti, adatti alle necessità educative degli ospiti, siano invece inadeguati e le figure che dovrebbero essere punto di riferimento non sono in grado di gestire una situazione che può sfuggire facilmente di mano.
E’ quello che purtroppo è successo più volte con gli ospiti della casa famiglia per minori, l’Anthea, che si trova a Casanova.  
Questi ragazzi vivono sul nostro territorio da qualche anno, ma da quel che mi risulta, hanno sempre creato dei grossi problemi, sia a scuola che fuori. L’ultimo spiacevole episodio risale a due giorni fa, quando tre di loro si sono avventati su un giovane casanovese e l’hanno letteralmente riempito di botte, facendolo abbondantemente sanguinare. Ne è nata una rissa tra giovani residenti e gli ospiti dell’Anthea che ha richiesto l’intervento dei carabinieri e l’arrivo dell’ambulanza. Quello che più preoccupa è che un giovane della casa famiglia ha tirato fuori un coltello e se ne faceva scudo contro i residenti.
Non so quali siano stati esattamente i motivi che hanno provocato l’episodio, ma non è questo il vero problema. Il vero problema è che i ragazzi dell’Anthea  non sembrano fare grandi passi verso comportamenti più civili. Non riescono a superare la loro aggressività che li tiene ben lontani dall’integrarsi con gli altri, anzi, qualora si trovano con gli altri adolescenti per esigenze  educative, il gruppo scuola ad esempio, non esitano ad esibire il loro comportamento deviante come fosse qualcosa di cui andare molto fieri. C’è sempre un coltello alla loro portata che stabilisce le distanze tra loro e i normali adolescenti.
Viene automatico chiedersi: qual’è l’utilità delle case famiglie se non riescono ad assolvere alla funzione per cui sono state istituite? E per quale motivo non ci riescono? Qual’è l’utilità di questa specifica casa famiglia  di Casanova?
La dura realtà di questa spiacevole situazione che si è venuta a creare è che i giovani casanovesi non vogliono più in paese i loro coetanei difficili;  non gradiscono più la loro presenza perché non si riconoscono in loro e non riescono ad accettare comportamenti ed atteggiamenti così diversi ed aggressivi.
Possiamo biasimarli?

Bruner

giovedì 24 giugno 2010

Da campioni a coglioni

Mo' ce la possiamo solo sognare
E così ci siamo tolti il pensiero. La nostra bella avventura ai mondiali finisce qui, con un bel 3 a 2 che ci ha regalato l’ultimo posto del girone e il ritorno a casa, oltre a tanta amarezza e vergogna. Eppure la Slovacchia non era una squadra imbattibile; ha  giocato bene per tutto il primo tempo, poi è scesa di tono. La colpa è nostra che non abbiamo saputo cogliere l’occasione, che sembravamo dei morti viventi, senza grinta, senza convinzione. Come si può chiamare una squadra simile ‘nazionale’? Una nazionale di rammolliti ecco cosa siamo con gente così!
Le scelte di Lippi sono sicuramente discutibili: ha portato ai mondiali una squadra di giocatori non in perfetta forma fisica, o almeno che non hanno saputo dare il meglio di se stessi neppure con squadre come la Nuova Zelanda e la Slovacchia, squadre rispettabilissime per carità, ma che potevano benissimo essere battute se la nostra nazionale fosse stata quella di quattro anni fa.
Anche le scelte per ogni singola partita sono discutibili. Se avesse messo Pirlo, Gattuso e Quagliariello dall’inizio, forse le cose sarebbero andate diversamente. E forse se ci fosse stato Cassano, le cose potevano andare ancora meglio. Forse.
Ma è inutile fare il processo alle intenzioni ora che siamo fuori. Diciamo le cose come veramente stanno: abbiamo fatto pena. Non c’è stata intesa in campo; troppi errori, singoli e di squadra, ci hanno regalato tre belle pallette, e dico tre, della Slovacchia che una nazionale d’elite come la nostra non può  permettersi e digerire.
La riflessione che voglio fare è una sola: vale la pena dare milioni di euro a un calciatore e ad allenatore per poi fare simili figure? Credo sia immorale valutare le loro prestazioni sportive in quel modo, quando invece dovrebbero fare un’unica cosa per guadagnarsi da vivere: ANDARE  A ZAPPARE!

Sportivo deluso

Mondo Sommerso

La preistoria
'L'acqua è il simbolo della saggezza, offre l'immagine della quiete, della buona accoglienza, del disinteresse. 
Indifferente, cedevole, che non si logora, accetta ogni forma, ogni posto. Essa va verso il basso che tutti disprezzano, è la grande confluenza di tutte le cose, il che non le impedisce di offrirsi come massa limpida, poichè ogni impurità non fa che attraversarla'.

Circa trecento milioni di anni fa un teleosteo fece capolino per un intervallo stranamente più lungo fra una boccata d'acqua e l'altra e sbirciò tra le immense foreste palustri del Carbonifero. Lo spettacolo che gli si presentò dovette apparirgli a dir poco squallido e soprattutto mortale, come sarebbe apparso Marte ad un improbabile astronauta senza scafandro  protettivo.
Se questo nostro irriconoscibile antenato avesse potuto prevedere che il cammino evolutivo lo avrebbe portato a dimorare permanentemente in quell'ambiente ostile, precludendogli per sempre il ritorno alla ineguagliabile dimistichezza con la matrice marina, in preda ai più evidenti sintomi della paura, avrebbe  voltato le reni aglomerulari al proprio futuro e sarebbe corso  a rifugiarsi rabbrividendo nel più profondo abisso (per lui tutt'altro che spaventoso)  del tiepido mare preistorico.
E la terraferma sarebbe rimasta dominio incontrastato della vita vegetale.

La storia - Baia, città sommersa
O forse no, forse, quando i primi pionieri del mondo animale approdarono alla terraferma, in loro c'era il senso del destino che doveva compiersi e in qualche modo essi 'sapevano' che da quel momento in poi avrebbero conosciuto una nostalgia (dolore del ritorno) che non li avrebbe abbandonati mai più.
Come il Wurdhalak transilvano (il vampiro delle leggende) che, malgrado tutto, ispira una certa tenerezza con il suo bisogno di portarsi appresso la bara con la terra madre su cui riposare, così anche  gli Amnioti  hanno dovuto fare in modo da portare con sè (per tre quarti) un pezzo di quel mare che permettesse loro di continuare a vivere l'illusione del tempo perduto in cui la vita e  morte erano meno differenziate che nel mondo nuovo  e in cui il fuori da sè aveva un significato meno spaventoso.
Ma nessuno di noi è, definitivamente uscito dall'acqua.
Fuori fa freddo e vento e sole succhiano agli organi la loro linfa vitale, dentro invece è ancora caldo e umido e quieto.
Staccarsi dal mare ha significato rinunciare a questa estensione di sè al di fuori dei confini del proprio sangue, a questa vita diffusa al di là dei confini del proprio corpo.

L'attualità
Il costo che ne abbiamo pagato è la solitudine; la ricchezza è il lutto. L'amore, che l'abitante dell'acqua ha per l'ambiente che lo nutre e lo scalda, il terrestre lo rivolge verso se stesso, simbolo di un mondo scomparso, tabernacolo dei suoi ricordi più antichi.
Come è successo ai primordi anche oggi la vita sorge dall'acqua, madre ancestrale che dal buio e dal caos permette alla prima pietra di affiorare. Nessuno, dunque, può 'fare a meno dell'acqua'.
E' certo  che  privatizzarla   assume, per noi Amniotici, un significato distruttivo, vorrebbe dire uguale a morire. Se essa diverrà merce di guadagno, il nostro ambiente si impoverirà  e niente di più facile allora che si irrigidisca anche  la nostra fluidità umana tanto da renderci infine sterili e pietrificati.

Anonimo